dalla parte dei bambini

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dalla parte dei bambini
ISSN 1724-7608
Semestrale
Marzo 2011
la rivista dei sostenitori dell’UNICEF
Semestrale del Comitato Italiano per l’UNICEF - Onlus - n. 1 del 15/03/2011 Anno XVIII Reg. del Trib. Civile di Roma n. 00383/94
dalla parte dei bambini
MALNUTRIZIONE
Aiutiamo 200 milioni di bambini
a battere la malattia che “non si vede”
A PAGINA 8
MORTALITÀ INFANTILE
Il bilancio del 2010, le sfide del 2011
A PAGINA 10
PAKISTAN
Dalla generosità dei donatori una risposta
alla più grave emergenza umanitaria della storia
A PAGINA 11
AUDREY HEPBURN
Nasce a Roma un club di donatori dedicato
all’attrice. Primo progetto: il Ciad
Haiti
Un grande impegno diretto sul campo.
Così abbiamo affrontato il dramma
dei bambini travolti dal terremoto A PAGINA 4
UNICEF / UNI 79234 / NOORANI
A PAGINA 12
ı
editoriale
2010: un anno di straordinaria generosità
l 2010 non è stato un anno come gli altri. Quelli che ci siamo lasciati alle spalle sono stati mesi drammaticamente
eccezionali, segnati da due grandi emergenze: da una parte il terremoto che ha travolto Haiti
a gennaio, determinando le condizioni per l'esplosione di una terribile epidemia di colera,
tuttora in corso; dall'altra il Pakistan, paese già ferito da un endemico sottosviluppo, dove dal
luglio scorso per tre mesi un monsone di inaudita violenza ha sommerso un quinto del paese,
e ha colpito 20 milioni di persone.
UNICEF / M. SAGLIO
Vincenzo Spadafora
somministra il vaccino
a un bambino durante
la sua visita in Sierra Leone.
Due eventi cui tutti voi, sostenitori, volontari, operatori sul campo e centinaia di migliaia di
donatori avete saputo rispondere con straordinaria generosità. Gettando il cuore oltre l'ostacolo e facendo sì che, sul doppio fronte dell'emergenza umanitaria, l'UNICEF potesse rispondere in modo immediato ed efficace con un'eccezionale dimostrazione di umanità. Ancora
una volta, infatti, è stata lampante l'importanza unica che, all'interno di tutto questo grande
meccanismo di emergenza e risposta umanitaria, riveste l'atto singolo della donazione. Un
impegno diretto, che chiama in causa la singola persona, la sua coscienza e le sue possibilità,
tanti piccoli gesti di solidarietà capaci di cambiare in modo decisivo le sorti di tanti bambini
in difficoltà, di ridare luce e speranza a tanti angoli di dolore nel mondo.
Piccoli gesti, ma capaci di fare cose grandi. Lo dimostrano le
pagine che seguono, nelle quali abbiamo provato a raccontarvi
tutto quello che, grazie al vostro sostegno, siamo riusciti a fare
per riportare Haiti e Pakistan fuori dall'emergenza: garantendo
acqua potabile, cibo, medicinali, ma anche riaprendo le scuole
e regalando ai tanti bambini una speranza di futuro. Ma non solo. L'attenzione continua di voi donatori, accanto all'impegno
dei volontari, ha fatto sì che l'accendersi improvviso di due
emergenze non ci abbia costretto a mettere da parte le campagne pluriennali che vedono l'UNICEF impegnato nelle aree più
povere del mondo: contro la malnutrizione che flagella le regioni
dell'Africa centrale e contro malattie come malaria e tetano, per
attivare programmi di prevenzione che continuino a ridurre i numeri, sempre drammatici, legati alla mortalità infantile.
✑
A queste sfide, che restano aperte anche per il 2011, si aggiungono i drammatici fatti delle ultime settimane: i cambiamenti in atto nel Nordafrica, il conflitto che si è aperto in Libia,
il catastrofico terremoto e la conseguente emergenza nucleare che ha colpito il Giappone. Tutti eventi che ci chiedono di
continuare a tener vivo il nostro impegno sul campo e la vostra generosità, nella convinzione che
ogni gesto, anche il più piccolo, può salvare la vita
e regalare un futuro migliore ai bambini più poveri
del mondo.
Una sfida che possiamo affrontare solo insieme.
Vincenzo Spadafora
Presidente del Comitato Italiano per l’UNICEF Onlus
marzo 2011 > dalla parte dei bambini
3
emergenza Haiti
➣
Il 12 gennaio 2010 ha provocato nell’isola caraibica oltre 220 MILA VITTIME. Enorme il numero dei senza tetto: tra loro oltre 800 MILA BAMBINI.
A ottobre per le precarie condizioni igieniche è esplosa anche L’EPIDEMIA DI COLERA che ha colpito in particolare i più deboli. Una sfida che si deve vincere
UNICEF / UNI 90111 / RAMONEDA
IL TERREMOTO
✒
L’intervento UNICEF
Un futuro ai bambini, oltre l’emergenza
Erano le 16.30 del 12 gennaio.
Acqua, cibo, salute, sicurezza, istruzione:
sono le cinque direttrici fondamentali su cui si muove l’UNICEF ad Haiti, dopo che l’isola è stata colpita
dall’epidemia di colera, scoppiata nel mese di ottobre. Essendo l’acqua il veicolo principale del contagio, l’impegno maggiore è stato sulla potabilizzazione, sull’accesso a servizi igienici e sull’educazione
della popolazione al lavaggio delle mani e all’uso di
acqua “sicura”.
Dall’inizio della crisi l’UNICEF ha distribuito 14 milioni di compresse per la potabilizzazione dell’acqua, quasi 8 tonnellate di cloro per la disinfezione delle scorte idriche della capitale e di altre
città, centinaia di migliaia di saponette, 2
milioni di bustine di sali reidratanti e forniture per l’igiene (inclusi bagni chimici) per gli ospedali
e gli ambulatori di Port-au-Prince.
La sfida
Sono ancora 400mila, sull’isola, le persone a rischio
colera, in gran parte bambini che abitano nei quartieri
urbani più poveri e nelle aree rurali più isolate. L’obiettivo prossimo è poter garantire un intervento continuativo anche su questo fronte. Per questo l’UNICEF
ha lanciato un appello alla solidarietà internazionale
per raccogliere 47,4 milioni di dollari necessari a
coprire un piano di aiuti di emergenza. Fin’ora è stato
raccolto solo un decimo di questa cifra.
Il colera colpisce soprattutto i bambini,
vittime delle condizioni igieniche disastrose
cui sono ridotte città e villaggi haitiani
dopo il terremoto del gennaio 2010.
Haiti
Così abbiamo aiutato l’isola
ad affrontare l’emergenza
4 marzo 2011 > dalla parte dei bambini
da Port-au-Prince Benedetta Verrini
Su internet
Su www.unicef.it/haiti
tutti gli aggiornamenti
sull’emergenza, cosa
è stato fatto e quanto
c’è ancora da fare.
In un istante, in quel pomeriggio di un giorno normale, sulla capitale di Haiti si è scatenato l’inferno. Un terremoto magnitudo 7
ha raso al suolo Port-au-Prince causando
220mila morti e lasciando oltre un milione
di persone senza più un tetto. Tra di loro,
una folla immensa di bambini che avevano
cominciato quella giornata come tutte le altre. Da quell’istante hanno dovuto fare i
conti con la fame, con l’emergenza igienica
e sanitaria, con il rischio quotidiano di violenze e di abusi.
Ad Haiti, nell’immaginario dei bambini,
il terremoto è “le grand serpent”, il grande
serpente che con un colpo di coda rabbioso
ha scosso la terra e travolto la vita di tutti gli
abitanti di Port au Prince. Per gran parte di
loro, “le grand serpent” è arrivato a peggiorare una situazione già drammaticamente
difficile. «Il terremoto ha alimentato una
preesistente e prolungata crisi nell’ambito
della protezione dell’infanzia, trasformandola in un’emergenza senza pari», spiega
Françoise Gruloos-Ackermans, rappresentante UNICEF ad Haiti. Già prima del terremoto, 1,2 milioni di bambini erano definiti
“a rischio di violenza e abusi”. Dopo il sisma,
questo numero è salito a 1,5 milioni. 500mila di loro sono considerati “ad alto rischio”.
Monitorare la situazione è difficile: per questo l’UNICEF, su richiesta del governo locale,
ha rafforzato i controlli negli aereoporti e
presso i confini e ha preso in esame più di
6mila minori in transito.
Il grande serpente, tra i tanti disastri, ha
distrutto anche le scuole. Ne sono state
contate quattromila, rase al suolo o gravemente danneggiate. Le conseguenze sono
facilmente immaginabili, in un paese in cui
più della metà dei bambini in età scolare
non entrava mai in una classe. Per questo
l’UNICEF ha tra le priorità quella di agevolare
con tutti mezzi la riorganizzazione delle
scuole, lavorando con il governo per alleviare il peso delle tasse scolastiche in un
contesto dove il 90% delle scuole sono a
pagamento e non pubbliche. Con la ripresa
dell’anno scolastico, a ottobre, 720.000
bambini sono potuti tornare in un’aula (in
muratura o in tenda) grazie all’impegno del-
➶
marzo 2011 > dalla parte dei bambini
5
➣
emergenza Haiti
Una strada inondata tra le baracche di Raboto, nel distretto
di Artibonite, nel nord dell’isola. Il colera si è diffuso
per le precarie condizioni igieniche. In questi mesi secondo
le autorità 157.300 persone sono state contagiate dal virus.
L’azione dell’UNICEF ad Haiti
L’intervento post terremoto
1.770.000
6 marzo 2011 > dalla parte dei bambini
DIFFERENZA
1.900.000
Piccoli gesti...
bambini vaccinati
400.000
Per salvare i bambini
dalla minaccia del colera,
possiamo fare davvero
grandi cose anche con
piccole cifre.
Per esempio, 1 confezione
di 50 tavolette di cloro costa 0,40 euro e con una tavoletta si possono purificare 5 litri d’acqua.
zanzariere distribuite
225
tende-scuola allestite
5.300
insegnanti
e operatori formati
185.615
...e gesti speciali
Info: n. verde 800.745.000;
donazioneinmemoria
@unicef.it
62.800
minori beneficiari
di spazi ricreativi
2.047
minori privi d’identità
registrati e protetti
14.000.000
compresse
per la potabilizzazione
dell’acqua distribuite
7.000.000
di litri di acqua potabile
distribuiti ogni giorno
22.000
maestri formati sulla
prevenzione e l’igiene
Leo Messi, ambasciatore UNICEF ad Haiti
Il più grande talento del calcio mondiale, Leo Messi,
ha fatto la sua prima “missione sul campo” come ambasciatore UNICEF proprio ad Haiti, il 15 luglio scorso.
Il campione ha trascorso alcune ore al Carrefour
Aviation, un campo di 50mila sfollati che hanno perso la casa in seguito al sisma. Messi ha giocato con
i bambini, firmato magliette e, soprattutto, guardato
da vicino i devastanti effetti della catastrofe.
Dobbiamo impegnarci
tutti perché a questo
paese ora non è rimasto nulla
e dobbiamo lavorare
molto per farlo risorgere
La scuola, una rete sociale
In classe: un ritorno alla normalità
C’è una differenza sostanziale tra il “tornare a scuola” e l’“andare
✒
a scuola”: lo ha sottolineato con chiarezza la rappresentante
ad
UNICEF
Haiti, Françoise Gruloos-Ackermans, in occasione della riapertura di
una scuola a Port Au Prince, il 3 ottobre 2010. La riapertura delle classi
in tempo per il nuovo anno scolastico ha rappresentato un obiettivo
straordinario, «una battaglia che dobbiamo combattere tutti insieme
per il futuro di questo Paese», ha spiegato la Ackermans. «La sfida non
è semplicemente riportare a scuola i bambini che la frequentavano già
prima del sisma, ma far arrivare sui banchi tutti i bambini, senza distinzioni». Nel corso del 2010 l’UNICEF ha distribuito in 2mila scuole sparse
in tutto il paese 720mila kit scolastici.
La soddisfazione è evidente sul volto di una raggiante Gruloos-Ackermans, che ha preso spunto da questa giornata per lanciare la campagna "Go to school" e sottolineare quanto sia importante che, a
maggior ragione dopo la tragedia del terremoto, si debba fare di tutto
per garantire ai bambini di Haiti il diritto all’istruzione di base. Approfittando, se così si può dire, di questa calamità, per garantire questo
diritto anche ai tanti bambini che, già prima del terremoto, non avevano mai messo piede in una scuola. Scuola che non vuol dire solo compiti e lezioni, ma anche un mezzo per ricostruire un tessuto sociale.
«Tanti di questi bambini hanno perso i genitori durante il terremoto»,
spiega Henriette Moisset, preside della Ecole Celie Lilavois, una delle
scuole riaperte a tempo di record «e
sono ancora traumatizzati. Gli insegnanti parlano con loro, gli stanno
vicini, gli danno una speranza, li
fanno crescere. Un lavoro difficilissimo, ma è fondamentale che questi
bambini siano qui in classe, anzichè
abbandonati in strada».
UNICEF / UNI 90123 / RAMONEDA
Scegli di fare una donazione in memoria a favore
dell'UNICEF per onorare
il ricordo di una persona
scomparsa. Le renderai
omaggio regalando ai
bambini che lottano per
sopravvivere in condizioni
di povertà e conflitti una
speranza di vita. Se lo desideri, i familiari della persona che vuoi ricordare riceveranno una lettera che
li informerà del tuo nobile
gesto di solidarietà.
bambini che hanno ricevuto
materiali didattici
UNICEF / NYHQ2010-2434 / MARCO DORMINO
Ma non è bastato il terremoto. A inizio ottobre un altro flagello si è abbattuto sull’isola: una devastante epidemia di colera
è esplosa in maniera incontrollata ed è dilagata in breve in tutti i 10 dipartimenti del
Paese. Il colera non sfiorava Haiti da almeno un secolo. Ma l’acqua sporca, il veicolo
dell’epidemia, è andata ad allagare insediamenti con condizioni igieniche già pessime. L’UNICEF ha allestito 72 centri per la
cura del colera e ha lavorato a una campagna di prevenzione nelle scuole e nelle
comunità di cui hanno beneficiato un milione e mezzo di bambini e ragazzi. Senza
questo impegno, il già drammatico bilancio in vite umane dell’epidemia sarebbe
intollerabilmente più grave.
Tutto questo è stato reso possibile anche
grazie alla generosità di cittadini, aziende e
governi di tutto il mondo, che con le loro
donazioni hanno finanziato 300 dei 350 milioni di dollari richiesti nell’appello alla solidarietà internazionale lanciato per Haiti. Ed
è stato reso possibile anche grazie a centinaia di operatori. Il direttore dell’UNICEF, Anthony Lake, che ha visitato l’isola in questi
mesi, ha definito quella della popolazione
civile e degli operatori umanitari una
prova di «eroismo quotidiano».
UNICEF / NYHQ2010-2416 / DORMINO
Un’emergenza dopo l’altra
UNICEF / UNI 97582 / DORMINO
l’UNICEF e delle organizzazioni partner. Non
solo, sono state create anche opportunità di
svago e socializzazione per circa centomila
bambini e ragazzi negli oltre 300 "Spazi a
misura di bambino" allestiti nelle aree terremotate.
UNICEF / NYHQ2010-1398 / SUSAN MARKISZ
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UNICEF / UNI 99709 / MARCO DORMINO
A FARE LA
persone assistite
nei bisogni sanitari
marzo 2011 > dalla parte dei bambini
7
200 MILIONI
L’azione dell’UNICEF
➣
Sono i bambini tra 0 e 5 anni che nel
mondo soffrono di problemi nutrizionali. Li aiutiamo così
Lotta
alla malattia
che non
si vede
Quando Sefora Mublala, 30 anni, arriva al Lwani Salaminta Health Centre
in Bandundu, Repubblica Democratica del
Congo, con i suoi due gemellini, Mbo Priscille e Mpia Israel, di poco più di due anni, dice
al medico che la accoglie: «Tutti e due sono
sempre malati, piangono tutto il giorno e
stanno perdendo peso. Eppure», osserva
con un tono sorpreso «li ho allattati al seno
fino a un anno e otto mesi, e da allora hanno
sempre mangiato porridge…». È un caso, significativo, della malattia - spesso nascosta
- che affligge le fasce più deboli dei paesi poveri o in via di sviluppo: la malnutrizione.
Frutto non solo, di una mancanza endemica
di cibo, ma molto spesso causata anche da
una dieta sbagliata e da usi culturali errati.
Per questo l’attività continua di monitoraggio nutrizionale è fondamentale.
I dati sono impressionanti: circa 200 milioni di bambini sotto i 5 anni nei Paesi in via
di sviluppo soffrono di qualche forma di
malnutrizione. La combinazione di carenze
nutrizionali croniche e malattie (come malaria o diarrea) ha come effetto un aumento
netto della malnutrizione cronica, con ritardo nella crescita. Malnutrizione che è spesso
frutto di un circolo vizioso tra madre e bambino: è sempre più evidente, infatti, come
sia fondamentale intervenire anche a sostegno della nutrizione delle donne in gravidanza e allattamento.
L’UNICEF opera con i suoi partner nelle
aree del mondo dove la malnutrizione infantile è più grave e diffusa, in particolare
nel continente africano. La gamma di interventi messi in campo è molto ampia, e va
dalla tutela e la promozione dell’allattamento al seno alla somministrazione di micronutrienti e integratori, dalla raccolta regolare e accurata di dati relativi alla situazione
nutrizionale per orientare gli interventi, fino
alla gestione integrata della malnutrizione
acuta con un lavoro da effetuare a livello di
famiglia e comunità. Il primo livello di intervento è quello della fornitura regolare di
“alimenti terapeutici pronti all’uso”, di cui
l’UNICEF è il primo acquirente e fornitore
mondiale, come per esempio il latte terapeutico e il Plumpynut, un prodotto dalla
consistenza burrosa che contiene tutti gli
elementi nutrizionali di base. I bimbi possono succhiare il Plumpynut direttamente dalla confezione, evitando di toccarlo con le
mani sporche, e le mamme possono somministrarlo a casa senza dover restare per
giorni con il figlio nei centri di nutrizione terapeutica.
Contro la malnutrizione in Ciad
4.273.167 euro
i fondi inviati dal Comitato Italiano
per l’UNICEF nel 2009 e nel 2010,
raccolti grazie al 5 per mille, alle
donazioni e al grande contributo
di una famiglia di Pordenone,
che sono stati utilizzati
per migliorare le condizioni
nutrizionali dei bambini.
Harmata Addun, 22 anni,
con la sua bimba di tre
anni, Zara Abacar, in un
Centro nutrizionale a
Sidi Village, nella regione
del Kanem, in Ciad.
Sono sconvolto da quello
che sto vedendo qui. I bambini
della Repubblica Centrafricana sono i più
dimenticati del mondo: spero che la mia
presenza serva per attirare
l’attenzione sul loro dramma
Roberto Bolle, Ambasciatore UNICEF
35 i centri per la terapia
della malnutrizione acuta
grave che sono stati aperti,
attrezzati e riforniti a fine
2009; altri 30 quelli del
2010, dei quali 4 sono
unità mobili in grado
di portare il servizio
nelle aree più isolate.
140 le tonnellate
di alimenti terapeutici distribuite.
14.656
i bambini tra
i 6 mesi e i 5 anni
curati nel 2010
(sono stati
8.785 nel 2009).
93
gli operatori sanitari
specialisti
in nutrizione
che sono
stati formati.
UNICEF / ITAL2010-0080 / GIACOMO PIROZZI
Malnutrizione
In punta di piedi, per i bimbi
Tra le famiglie nei vilaggi del Ciad
Qui i bambini guariscono
di Anna Carmella Babini, volontaria UNICEF
l’UNICEF collabora al funzionamento dei Centri terapeutici, cui fornisce sia i medicinali di base per
il trattamento sistematico delle malattie dell’infanzia legate alla malnutrizione sia prodotti alimentari terapeutici, tra cui il “miracoloso” Plumpynut. La mia missione sul campo è durata 10 settimane; ogni giornata era caratterizzata dalla missione in un villaggio. Per la rielaborazione dei dati e la
produzione di rapporti si lavorava la sera (stanche morte!), in camera, o nelle giornate o mezze giornate “libere”, in ufficio. La cosa positiva e incoraggiante è che nella maggior parte dei centri la condizione dei bambini migliorava a vista d’occhio nel corso delle settimane. I bambini prendono peso
e guariscono dalle malattie, riacquistando un aspetto sano e sereno. Una volta guarito, sta alla
famiglia continuare a prendersi cura del bambino e questo è il momento più difficile e delicato.
Ho constato personalmente, infatti, che una delle cause della malnutrizione e delle malattie dei
bambini sono le cattive pratiche familiari in termini di igiene e nutrizione.
8 marzo 2011 > dalla parte dei bambini
Su internet
Su www.unicef.it/
malnutrizione
gli aggiornamenti sui
programmi e i risultati
degli interventi.
UNICEF / NYHQ2010-1165 / RICCARDO GANGALE
La mia missione in Ciad aveva base a Mao, città-capoluogo della regione del Kanem, colpita
✒
da una crisi alimentare e nutrizionale eccezionale. Tra le attività di risposta alla crisi nutrizionale
Così, dopo qualche giorno sul campo, la star della danza Roberto Bolle, Ambasciatore dell’UNICEF, ha commentato la situazione
che gli si presentava agli occhi ogni giorno durante il viaggio
che ha compiuto lo scorso novembre tra i centri nutrizionali di
Nola, Bossangoa e Bangui, dove medici, nurtizionisti e volontari
combattono la piaga della malnutrizione infantile. Un viaggio
che ha lasciato il segno nel cuore dell’etoile della Scala.
Rientrato dall’Africa, Bolle ha voluto che il suo annuale galà
di danza, svoltosi presso l’Auditorium della Conciliazione di Roma – tutto esaurito per l’occasione –, fosse dedicato proprio ai
programmi legati alla lotta alla malnutrizione, per i bambini e
per le mamme in gravidanza, che l’UNICEF sta portando avanti
nella Repubblica Centro-Africana.
Segui l’attività di Bolle per l’UNICEF su: www.unicef.it/ambasciatori
marzo 2011 > dalla parte dei bambini
9
Mortalità infantile
L’ALLUVIONE
A sei mesi dal monsone che ha devastato il Paese, 4 MILIONI
di persone sono ancora senzatetto. È la più grave emergenza affrontata dall’Onu
➣
La “strategia accelerata” sostenuta dall’UNICEF
nel 2010 ha salvato la vita a 230 MILA bambini africani. Ma ancora non basta
Orchidee e Pigotte portano la vita
nell’Africa degli ultimi
➣
SEGNALI POSITIVI
Pakistan
3.567.599
9.633.178
739
Le persone cui ogni giorno
l’UNICEF fornisce acqua potabile. Sono state distribuite 30 milioni di compresse e bustine
di cloro per potabilizzare
le scorte idriche e filtri
per l’acqua.
I vaccini che sono stati effettuati
contro la poliomielite, 8.631.689
contro il morbillo. È stata somministrata inoltre vitamina A
e farmaci antiparassitari rispettivamente a 634.361 e 766.461
bambini con meno di 5 anni.
I centri nutrizionali che sono stati
aperti nel paese, di cui 31 centri
di stabilizzazione nutrizionale
per la cura della malnutrizione
grave con complicazioni mediche tramite ricovero.
L’azione dell’UNICEF
UNICEF / NYHQ2010-2733 / MARTA RAMONEDA
Nei campi d’accoglienza
i bimbi tornano a sorridere
✒
✒
10 marzo 2011 > dalla parte dei bambini
www.unicef.it/Pakistan
UNICEF / NYHQ2007-0006 / MICHAEL KAMBER
Lo si capisce fin dal nome: “Strategia accelerata per la sopravvivenza e lo sviluppo della prima infanzia”. È questo lo strumento che l’UNICEF ha messo in campo
per dare una risposta al dramma della
mortalità infantile, che dal 2008 vede impegnato l’UNICEF in otto paesi dell’Africa
occidentale e centrale: Benin, Repubblica
Democratica del Congo, Ghana, Guinea
Bissau, Senegal, Togo, Repubblica Centrafricana e Ciad.
Un impegno enorme, che va a portare
un aiuto a 123 milioni di persone, di cui
22 milioni di bambini sotto i 5 anni.
L’obiettivo dell’UNICEF rispetto a questo
programma è ambizioso: riuscire, entro la
fine del 2011, a salvare la vita a oltre 240 mila bambini sotto i 5
anni, tanti sono coloPigotte, un cuore di stoffa
ro che potranno beGrazie a Foxy, un milione i bambini vaccinati
neficiare degli interHa già 12 anni, ma non è ancora stanca di fare
venti finanziati dalla
del bene ai bambini. Stiamo parlando della Pigotta,
generosità dei donala celebre bambola di pezza dell’UNICEF che ogni anno,
tori italiani e del laportata nelle piazze italiane, viene “adottata” da decine
voro di migliaia di
di migliaia di persone che contribuiscono così a salvare
la vita a tanti bambini africani. L’iniziativa è supportata
volontari che nel corda Foxy, brand delle Industrie Cartarie Tronchetti che
so del 2010 hanno
Nell’Africa centrale
sostiene l’UNICEF da un decennio.
e occidentale
saputo trasformare
In 12 anni, l’iniziativa Adotta una Pigotta ha permesso
nel 2008 sono
in un successo i prodi portare aiuti, vaccini, antibiotici, vitamine, zanzariere
morti 2,6 milioni
getti di raccolta fondi bambini.
a oltre un milione di bambini.
di legati alle iniziative “Orchidea UNICEF” e “Adotta
una Pigotta".
Una carta che aiuta mamme e bimbi
Un impegno straordinario
Una quota per i vaccini
confortato da risultati che aprono
una finestra alla speranza. Il tasScegliere a quale carta di pagamento affiliarsi non è un gesto da
affidare al caso. Perché, anche attraverso questo strumento, si possoso globale di mortalità sotto i 5
no aiutare i bambini poveri del mondo. L’iniziativa lanciata dalla
anni è calato da 89 morti ogni
collaborazione tra UNICEF e Agos si chiama carta Attiva for Children,
1.000 nati vivi nel 1990 ai 60 more unisce tutti i vantaggi di carta Attiva Agos Ducato all’opportunità
ti nel 2009, con una diminuzione
di partecipare al progetto “Vaccinazioni e maternità sicura” attivato
costante della mortalità infantile
dall’UNICEF in Sierra Leone, che contribuisce a salvare la vita di tre
milioni di bambini ogni anno. Agos devolverà infatti a UNICEF i 15 euro
da 12,4 milioni a 8,1 milioni di
della quota associativa di ogni nuovo titolare e il 10% del monte intebambini che, ogni anno, perdono
ressi, rinunciando a parte della redditività di Carta Attiva for Children.
la vita per cause in gran parte prevenibili o curabili.
A FARE LA
DIFFERENZA
Polizze vita
✒
Puoi aiutare i bambini
anche indicando
l’UNICEF come beneficiario della tua polizza vita.
Il beneficiario può essere scelto liberamente
e si può esprimere
questa volontà anche
se la polizza è già stata
sottoscritta, comunicando tale variazione
all’ente assicurativo.
Le persone che hanno
scelto di dare il loro
contributo indicando
l’UNICEF come beneficiario della polizza vita,
hanno contribuito nel
2010 a salvare milioni
di bambini malnutriti.
Per info [email protected].
Ci sono i sorrisi come quello di Saima, 10 anni, arrivata in un campo tendato
d’emergenza con la sua famiglia dopo essere fuggita dalla sua fattoria nel Punjab, e
che da qualche settimana ha ripreso ad andare a scuola, se pur in un’aula di fortuna.
Ma ci sono anche tante lacrime, tanti
sguardi vuoti, sfiniti, delle decine di migliaia di bambini costretti a mendicare dopo
aver perso chi la casa, chi l’intera famiglia.
È questa la situazione del Pakistan oggi,
dopo il monsone che lo scorso luglio, per
tre mesi, ha devastato un quinto del territorio del paese, sconvolgendo la vita di 20
milioni di persone, 4 milioni delle quali sono ancora senzatetto.
Un dato ancora più drammatico è quello
che riguarda l’infanzia: almeno 2
milioni di bambini sono in una
condizione di malnutrizione e l’indice di mortalità, in un paese in cui
oltre il 20,3% della popolazione già
viveva sotto la soglia della povertà,
è ulteriormente cresciuto. È aumentata infatti la diffusione di malattie respiratorie e intestinali, della
malaria e dell’epatite.
Una situazione che vede in prima linea fin dal primo momento
l’UNICEF, che ha distribuito gli aiuti
già stoccati sul campo, e gli aiuti inviati dalla Supply Division di Copenaghen - il centro logistico per gli aiuti
d’emergenza - mediante ponti aerei e navi
cargo. Ora, oltre a continuare a dare sostegno agli interventi di emergenza in atto,
sta lavorando alla ricostruzione.
UNICEF / NYHQ2010-2742 / MARTA RAMONEDA
UNICEF / NYHQ2008-1201 / FERGUSON
Non c’è tempo da perdere.
da Lahore Stefano Santini
Il ritorno alla normalità, per tanti
bambini pakistani, ha significato
anche la ripresa della scuola,
se pur in aule di fortuna.
marzo 2011 > dalla parte dei bambini
11
Audrey Hepburn
L’IMPEGNO
➣
Tra il 1988 e il 1993 l’attrice compì, come Ambasciatrice di
Buona Volontà UNICEF, OTTO MISSIONI tra i bambini più bisognosi del mondo
Il“miracolo”di Audrey
rinasce a Roma
«Chi non crede ai miracoli,
12 marzo 2011 > dalla parte dei bambini
Nasce il club degli Amici di Audrey
I figli della Hepburn, Sean e Luca, ridanno slancio al sogno
L’
Italia e la famiglia di Audrey
✒
Hepburn lanciano una straordinaria joint venUNICEF
ture della solidarietà. A vent’anni dalla nomina di Audrey Hepburn ad Ambasciatrice di
buona volontà, UNICEF Italia ha promosso insieme ai figli dell’attrice Sean Ferrer e Luca
Dotti il club di top donor Amici di Audrey. Il
club ha tra i soci fondatori alcuni protagonisti
della vita imprenditoriale, culturale e artistica
italiana, chiamati a raccolta dalla giornalista
di cinema e spettacolo Désirée Colapietro Petrini per mobilitare risorse straordinarie per la lotta alla mortalità infantile.
I membri del club sceglieranno annualmente e sosterranno congiuntamente un
intervento dell’UNICEF, e avranno la possibilità di essere coinvolti in maniera attiva
nel lavoro del’organizzazione, anche attraverso viaggi sul campo e incontri con
i principali esperti mondiali di lotta alla mortalità infantile.
(Nella foto, da sinistra, Vincenzo Spadafora, Luca Dotti, Désirée Colapietro Petrini,
lo chef Filippo La Mantia - che ha offerto la prima cena degli Amici - e Sean Ferrer)
UNICEF / 167-5719 / LUCA DOTTI
A FARE LA
DIFFERENZA
Entra nel club
Puoi aderire al Club
Amici di Audrey sottoscrivendo una donazione “speciale”.
Per avere più informazioni puoi contattare
Giovanna Li Perni,
responsabile
Grandi Donatori
dell’UNICEF Italia:
[email protected]
A sinistra, Audrey Hepburn
tra le montagne della Svizzera.
La foto, esclusiva, è conservata
nell’archivio privato
della famiglia di Audrey.
A destra: la prima missione della
Hepburn come Ambasciatrice
UNICEF in Etiopia, nel 1988, dove
l’attrice visitò l’orfanotrofio
di Mek’ele che dava ospitalità
a 500 bambini. In basso,
durante una missione in Africa.
Il suo impegno fu premiato
nel 1992 con la Presidential
Medal of Freedom dal
presidente degli Stati Uniti.
Il primo fronte di impegno del Club Amici
di Audrey è il Ciad.
Per seguire e sostenere
il progetto degli
Amici di Audrey:
www.unicef.it/audrey
Un quinto dei bambini sono malnutriti
Le risorse che il Club degli Amici di Audrey raccoglierà nel corso del 2011 sosterranno
l’operatività di 30 centri dell’UNICEF specializzati nel trattamento della malnutrizione dei
bambini nella regione Lac in Ciad, uno dei paesi più poveri della fascia sub sahariana.
In questa regione, più del 20% di bambini soffre di malnutrizione acuta.
Nei centri nutrizionali personale formato dall’UNICEF valuta le condizioni di salute dei
bambini, effettua vaccinazioni contro le principali malattie e terapie contro la diarrea
acuta, fornisce alimenti terapeutici, e realizza campagne comunitarie per informare
le madri su come prevenire la malnutrizione e riconoscerne i primi segni nei bambini.
UNICEF / NYHQ1992-1179 / BETTY PRESS
L’UNICEF contro la malnutrizione infantile in Ciad
UNICEF / NYHQ1992-1185 / BETTY PRESS
non è realista». Una frase così contiene una
forza capace di cambiare il mondo. Una forza che ti trasforma e ti fa andare oltre, anche
se sei una persona esile e delicata, passata
attraverso un’infanzia difficile nell’Olanda
occupata da nazisti, che ha poi vissuto per
quasi quarant’anni nel mondo sognante e
dorato di Hollywood.
A pronunciarla e a farla diventare una
vera e propria regola di vita, è stata Audrey Hepburn, una delle grandi dive del
cinema americano, che il grande pubblico
conosce per la collezione infinita di titoli
da blockbuster e riconoscimenti (un Oscar
e due Golden Globe, per esempio), mentre un pubblico di piccoli – un pubblico
senza voce, quello dei milioni di bambini
delle aree svantaggiate del mondo – ha
conosciuto per l’instancabile attività che
l’attrice, dal 1988 fino all’ultimo giorno
della sua vita, ha dedicato alla causa
dell’UNICEF.
Come Ambasciatrice di Buona Volontà
dell’UNICEF ha viaggiato in tutto il mondo,
dalla prima drammatica missione nell’orfanotrofio etiope di Mek’ele, nel 1988, al
Sudan martoriato dalla guerra civile, fino
alle aree più povere del centro e Sud
America, la Somalia, il Bangladesh. Portando nel dolore un sorriso, dando alle
migliaia di bambini incontrati ogni volta
lo stesso amore che dedicava ai figli. «Il
mio dovere è portare all’attenzione del
mondo le sofferenze di questi bambini»,
diceva, spiegando la sua missione di ambasciatrice.
E sono proprio i due figli di Audrey, Sean e Luca, a continuare oggi l’impegno instancabile della loro mamma attraverso
l’attività del club di top donor italiani
“Amici di Audrey”, appena costituito a Roma. Una realtà che le avrebbe strappato
uno dei suoi ennesimi, teneri sorrisi,
capaci di fare miracoli.
marzo 2011 > dalla parte dei bambini
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