Informazioni e Tendenze Immobiliari

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Informazioni e Tendenze Immobiliari
SETTEMBRE 2012 NUMERO 17
Informazioni e Tendenze Immobiliari
In questo numero
1
2
Introduzione
Le compravendite
• Istat
• Agenzia del Territorio
• Confindustria
• Ance
• Gabetti
• Immobiliare.it
3
• Scenari Immobiliari
Le locazioni
• Tecnocasa
• Gabetti
4
• Immobiliare.it
I mutui
• Bce
• Banca d’Italia
• Istat
• Abi
• Crif
• Mutui.it
5
• MutuiOnline.it
Come cambia l’uso dello
spazio domestico
6
• Censis
Efficienza energetica
7
• Domotecnica,
Enel Energia
Consulta Nazionale
• Fiaip, Fimaa, Anama
1. Introduzione
Sul mercato delle compravendite immobiliari permangono segnali di
debolezza. Indubbiamente, la stretta creditizia delle banche verificatasi a
partire dall’inizio della crisi attuale ha reso più difficile l’ottenimento di un
mutuo per quelle famiglie non in grado di offrire altre garanzie che il proprio
reddito; inoltre, l’innalzamento dello spread tra Btp e Bund e, quindi, dei tassi di
interesse, ha ulteriormente inasprito le condizioni per accedere a un prestito. A
questo si aggiunga un sentiment diffuso di sfiducia che scoraggia
l’investimento immobiliare in questo momento.
Per quanto riguarda i recenti provvedimenti in materia fiscale, la cedolare
secca non ha dato i risultati sperati – specie in termini di emersione del
sommerso – e gli aumenti elevati dell’imposizione fiscale verificatisi, in
particolare, nelle maggiori città dove le aliquote per l’Imu sono state adottate
per lo più al massimo è un fattore che certamente non ha agevolato e non
agevola le compravendite, per cui oggi come oggi acquistano un’abitazione
solo quelle famiglie che ne hanno un immediato bisogno e se lo possono
permettere, oltre ai vari soggetti che vogliono investire la propria liquidità nel
mattone.
Tuttavia, i prezzi medi di superficie delle case registrano quasi ovunque una
flessione – in modo più contenuto nelle grandi città come Roma e Milano –
quindi sono più favorevoli per chi intenda acquistare; inoltre, molti proprietari
hanno preferito immettere sul mercato immobili precedentemente sfitti per
non dover sostenere da soli il peso fiscale e, dunque, hanno cercato di
vendere e/o dare in locazione un immobile quindi, così facendo, hanno
contribuito e contribuiscono a far muovere comunque il mercato. Allo stato
attuale si registrano flessioni delle quotazioni di mercato in tutti i comparti – ma
soprattutto nel residenziale – e su tutto il territorio nazionale, accompagnate
da un ulteriore calo dei volumi di compravendite immobiliari, un allungamento
dei tempi di contrattazione e un aumento dello sconto iniziale. Quel che il
pubblico cerca è una maggior qualità negli immobili e le famiglie preferiscono
acquistare case già abitabili – da tener presente che il peso delle
compravendite riguarda per circa tre quarti le case già in uso e solo per il
rimanente quarto le nuove costruzioni. Tuttavia, le detrazioni fiscali al 50% fino a
giugno 2013 per ristrutturazioni e risparmio energetico sono obiettivamente una
grande occasione da cogliere al volo, per chi, naturalmente, abbia la liquidità
necessaria.
Anche gli istituti di credito dovrebbero fare la loro parte, allentando il credit
crunch: in fondo, le famiglie italiane sono molto prudenti e le Indagini che
Tecnoborsa conduce da oltre un decennio hanno verificato nel tempo la loro
oculatezza e il fatto che possono vantare un tasso di indebitamento tra i più
bassi del mondo. In definitiva, è auspicabile una riattivazione del circuito
finanziario in termini di prezzo, quantità, durata e garanzie richieste allefamiglie,
accompagnata da un alleggerimento del carico fiscale a carico degli
immobili.
2. Le Compravendite
Istat
Per le tipologie di
utilizzo si registrano
variazioni
tendenziali negative
in tutte le ripartizioni
territoriali
Secondo l’Istat nel primo trimestre 2012 le compravendite di unità immobiliari
(154.813) sono diminuite del 16,9% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente.
Il 92,9% delle convenzioni ha riguardato immobili per abitazione, il 6,3% unità
immobiliari ad uso economico. Rispetto al primo trimestre 2011, le compravendite di
immobili ad uso residenziale sono diminuite del 17,2%, quelle di immobili ad uso
economico dell'11,8%. Per entrambe le tipologie di utilizzo si registrano variazioni
tendenziali negative in tutte le ripartizioni territoriali e le diminuzioni più marcate si
osservano al Centro (-21% per le compravendite ad uso residenziale e -22,4% per
quelle ad uso economico). Le compravendite ad uso residenziale diminuiscono in
minor misura al Sud (-14,7%) mentre per quelle ad uso economico è il Nord-Ovest a
registrare la flessione tendenziale più contenuta (-1,9%). Per le compravendite ad
uso residenziale la diminuzione tendenziale registrata nei grandi centri (-17,1%) è
lievemente inferiore rispetto a quella osservata nei centri minori (-17,3%). Le
compravendite ad uso economico mostrano un calo tendenziale più marcato nelle
città metropolitane (-13,5%) e minore, pari al -10,8%, nelle altre città.
Agenzia del Territorio
Il settore
residenziale mostra,
rispetto al II trimestre
2011, un pesante
calo degli scambi
pari al -25,3%,
aumentando così il
calo rilevato nel
I trimestre del 2011
Dalla Nota trimestrale dell’Agenzia del Territorio nel II trimestre 2012 continua e si
accentua il calo registrato nel trimestre precedente per il mercato immobiliare
italiano. Il tasso tendenziale annuo del volume di compravendite nel secondo
trimestre del 2012 (variazione percentuale del II trimestre 2012 rispetto al II trimestre
2011) per l’intero settore immobiliare risulta, infatti, pari al -24,9%, peggiorando il
dato tendenziale del I trimestre 2012 (-17,8%). Per il II trimestre 2012 tassi tendenziali
fortemente negativi per tutti i comparti. Il settore residenziale, che con 119.673
transazioni registrate nel II trimestre 2012 rappresenta il 46% circa dell’intero mercato
immobiliare, mostra rispetto al II trimestre 2011 un pesante calo degli scambi pari al 25,3% (erano 160.139), aumentando così il calo rilevato nel I trimestre del 2011.
Analogo l’andamento nel settore delle pertinenze, 95.709 NTN (36,4% del mercato),
per la maggior parte riconducibili all’uso residenziale, segna una perdita del -24,4%.
Continua la contrazione degli scambi nei settori non residenziali, con il segmento del
terziario (2.621 NTN) che perde il 32,7% delle transazioni, seguito dal commerciale
(6.583 NTN), -28,5% e, infine, il settore produttivo (2.368 NTN), -26,4%. L’elevata
flessione delle compravendite di abitazioni, registrata nel II trimestre 2012 a livello
nazionale, si evidenzia anche nelle maggiori otto città italiane. Con 20.002 NTN, le
grandi città registrano complessivamente un tasso tendenziale pari a -22,0%. Si
conferma e si accentua, quindi, il trend decrescente rilevato con i tassi negativi del I
trimestre del 2012 (-17,9% tendenziale). Tra le città, si riducono di circa un quarto i
mercati di Palermo (-27%), Milano (-26,2%), Bologna (-25,1%) e Genova (-25%). Cali
elevati, superiori al 20%, si registrano a Firenze (-21,5%) e a Torino (-21,2%). Molto
elevata anche la flessione riscontrata a Roma (-19,4%) e poco inferiore il calo del
NTN a Napoli (-14,2%). La restrizione del mercato è ancora più evidente nei Comuni
della provincia delle principali città dove il mercato delle abitazioni presenta nel II
trimestre del 2012 complessivamente una discesa del -25,4% e perdite maggiori dei
capoluoghi in quasi tutte le Province. Spicca il tasso negativo dell’hinterland di
Roma che perde quasi un terzo degli scambi (-32,2%). Molto sostenute anche le
flessioni registrate nei Comuni minori delle Province di Palermo (-28,7%), Bologna (27,4%), Genova (-27,3%) e Milano (-23,0%). Infine, solo il resto della Provincia di
Napoli mostra un tasso di calo poco inferiore al 20%. Il crollo delle compravendite
trascritte nei primi due trimestri del 2012, come peraltro già evidenziato nella
precedente nota, è strettamente connesso alla congiuntura economica fortemente
negativa evidenziata dai principali indicatori economici, che nell’ultimo trimestre
non sono migliorati.
Informazioni e Tendenze Immobiliari
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Confindustria
Le bolle immobiliari
si erano gonfiate a
partire dalla
seconda metà
degli anni ‘90
con due grandi
eccezioni:
Germania e
Giappone,
dove altrettanto
ampie bolle si erano
avute negli anni ‘80
e nei primi ‘90
Ance
Non vi sono i segnali
per una bolla
immobiliare in Italia
nel settore
residenziale,
contrariamente a
quanto è avvenuto
e sta avvenendo,
in altri Paesi,
europei e non
Nel I semestre del 2012 si stima che la spesa per l’acquisto di abitazioni, al netto
degli oneri di transazione e delle relative imposte, è pari a quasi 39 miliardi di euro,
oltre 10 miliardi in meno rispetto allo stesso semestre del 2011 (-22,6%). Tale
diminuzione risulta diffusa tra tutte le aree del Paese, con una punta elevata nelle
Isole (-26,0%) e minore al Sud (-21,0%). Tra le 12 città più grandi per popolazione i
prezzi medi per unità di superficie delle abitazioni risultano quasi ovunque in
diminuzione, con il calo maggiore a Palermo (-2,1%). Lievi rialzi si registrano solo a
Roma, Torino e Verona.
Secondo Confindustria le bolle immobiliari sono ormai quasi ovunque scoppiate e i
prezzi delle case sono scesi e continuano a scendere rapidamente, soprattutto in
termini reali. Solo negli Stati Uniti ci sono chiari segnali di stabilizzazione. In Italia sono
diminuiti, a partire dall’inizio del 2008 e fino al principio del 2012, di oltre il 10%, pari a
un -2,7% annuo in termini nominali (-4,3% al netto dell’inflazione), rimanendo però
del 9,2% sopra il livello medio di lungo periodo, in rapporto alla capacità di spesa
delle famiglie (misurata dal reddito disponibile). Per completare l’aggiustamento
entro la fine del 2013 sarebbe necessaria una diminuzione del 7% delle quotazioni.
La discesa potrebbe però essere più prolungata e profonda: nel 1997 avevano
toccato un minimo del 22,7% sotto la media di lungo termine (sempre in rapporto al
reddito disponibile). Uno scenario reso più probabile dalla persistenza della crisi che
obbliga le famiglie a rivedere i piani di spesa e sta imprimendo un’accelerazione
alla caduta dei prezzi, come si desume dal crollo del numero di compravendite (19,6% tendenziale nel I trimestre 2012), dall’aumento della quota di agenzie
immobiliari che segnalano variazione negativa dei prezzi (74,4% nel II trimestre 2012)
e dallo sconto sulla richiesta iniziale (15,4% in media). Le bolle immobiliari si erano
gonfiate a partire dalla seconda metà degli anni ‘90 con straordinaria e non
casuale sincronia nei principali Paesi, avanzati e non. Con due grandi eccezioni:
Germania e Giappone, dove altrettanto ampie bolle si erano avute negli anni ‘80 e
nei primi ‘90, scoppiando prima e lasciando a lungo depresso il mercato delle
abitazioni. Soprattutto lo sfasamento tedesco è cruciale nel determinare, anche nei
prossimi anni, le divergenze di crescita nell’Eurozona, visto che il sistema economico
germanico sarà l’unico a ricevere una spinta dall’edilizia. Altrove, invece, agirà da
freno; in particolare in due fondamentali tasselli core dell’Area euro: i Paesi Bassi e la
Francia. In entrambi le quotazioni delle abitazioni sono tuttora molto elevate rispetto
all’esperienza passata, qualunque sia il metro utilizzato.
I dati che emergono dall’analisi del contesto italiano presentati dall’Ance mostrano
che non vi sono i segnali per una bolla immobiliare in Italia nel settore residenziale,
contrariamente a quanto è avvenuto, e sta avvenendo, in altri Paesi, europei e non.
La crescita della popolazione e, soprattutto, delle famiglie italiane, osservata
nell’ultimo decennio, sostiene una domanda potenziale che ha impedito che i
prezzi delle abitazioni scendessero in misura significativa. Infatti, a fronte del forte
aumento del numero dei nuclei familiari, si è invece assistito a una progressiva
riduzione della produzione di nuove abitazioni. Dal confronto tra abitazioni messe in
cantiere e nuove famiglie, risulta, pertanto, un indicatore di fabbisogno potenziale
complessivo di circa 596.000 abitazioni. Le famiglie italiane possono vantare un
livello di indebitamento tra i più bassi del mondo. Questa caratteristica dimostra una
solidità patrimoniale a cui il sistema finanziario dovrebbe guardare con favore.
Viceversa, le famiglie italiane sono state oggetto di uno dei più severi credit crunch
dall’inizio della crisi: lo spread sui mutui, nel nostro Paese, è cresciuto, dal 2008 a
oggi, in maniera molto più consistente che negli altri Paesi e,
contemporaneamente, si è assistito ad una sensibile riduzione del Loan to Value.
Informazioni e Tendenze Immobiliari
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Gabetti
In virtù
dell’irrigidimento
dell’indice di
restrizione dei prestiti
alle famiglie,
in molti casi sono
venute a mancare
le condizioni
per concretizzare
la compravendita
Tale razionamento del credito, peraltro, non trova ragione nel profilo di rischio delle
famiglie italiane. Tutti questi fattori impediscono alla domanda potenziale di
abitazioni presente nel nostro Paese di tradursi in domanda effettiva. La ricchezza
delle famiglie è costituita per oltre due terzi da attività reali e, di queste, l’80% è la
quota di abitazioni. In questo modo, la stabilità delle quotazioni immobiliari permette
alle famiglie di mantenerne intatto il valore, svolgendo, anche, una funzione di
sostegno ai consumi. Qualsiasi previsione sull’andamento dei prezzi delle abitazioni
deve necessariamente tenere conto della struttura del mercato delle
compravendite e degli effetti che tale riduzione può recare sistema economico
generale. In base ad una stima Ance, nel 2011, solo il 27,1% degli scambi complessivi
riguarda immobili di nuova costruzione. Il peso preponderante delle compravendite
(72,9%) è, quindi, attribuibile ad abitazioni già in uso. Sono proprio queste, quindi, a
influenzare significativamente il prezzo di mercato. Di fronte a tale scenario, una
eventuale ulteriore riduzione dei prezzi, generalizzata e non selettiva, potrebbe non
essere risolutiva per una ripresa delle compravendite e ostacolare, addirittura, il
processo di innovazione avviato da una parte significativa di imprese, che ha
portato, in pochi anni, ad un notevole miglioramento qualitativo del costruito, dal
punto di vista energetico, acustico e antisismico. Evocare scenari di bolle immobiliari
nel contesto nazionale italiano, quindi, può determinare processi che si
autorealizzano, provocando effetti devastanti non solo nel settore immobiliare, ma
nell’intero sistema economico. Appare necessario, quindi, più che impegnarsi in
previsioni allarmistiche, individuare proposte realizzabili per sostenere il settore e, per
tale via, sfruttare le potenzialità di traino del comparto immobiliare sull’intera
economia. Tra queste, ad esempio: La riattivazione del circuito finanziario per
l’acquisto delle abitazioni, anche attraverso un fondo di garanzia dello Stato per
l’erogazione dei mutui alle famiglie. Un alleggerimento del carico fiscale sulla
realizzazione e sull’acquisto di abitazioni, soprattutto per quelle a più elevate
prestazioni energetiche.
Il mercato immobiliare residenziale nel primo semestre del 2012 ha risentito in modo
rilevante del contesto macroeconomico generale. Tra gli elementi più significativi si
sottolinea la difficoltà di accesso al credito, che ha creato un gap tra la richiesta di
abitazioni e l’effettiva capacità di acquisto; in virtù dell’irrigidimento dell’indice di
restrizione dei prestiti alle famiglie, in termini di prezzo, quantità, durata e garanzie
richieste, in molti casi sono venute quindi a mancare le condizioni per concretizzare
la compravendita.
Tale situazione si rileva a livello trasversale e coinvolge soprattutto giovani, famiglie
di recente formazione e stranieri, che per procedere all’acquisto necessitano
appunto di ricorrere al credito. Chi è, invece, in grado di acquistare punta agli
immobili di qualità, situati nei contesti urbani dotati di servizi e migliore rapporto
qualità prezzo, beneficiando di una maggiore forza di contrattazione.
La domanda di abitazioni, nonostante la nuova imposizione fiscale, si mantiene però
elevata, a fronte dell’aumento di nuovi nuclei familiari, in considerazione del fatto
che l’abitazione si configura come uno dei beni primari per l’individuo e per la
famiglia ed è proprio per la presenza di questa domanda costante che il suo valore
si conserva nel tempo. Si sottolinea, però, che una delle condizioni principali per la
ripresa delle compravendite, soprattutto per quelle categorie per cui la domanda
ora rimane insoddisfatta, sarà l’aumento della propensione delle banche a
concedere mutui e la parallela riduzione degli spread applicati.
Si conferma, inoltre, l’interesse per l’immobiliare quale forma di investimento in
grado di proteggere il patrimonio, grazie alle sue potenzialità di rivalutazione nel
tempo, anche se i potenziali acquirenti si sono mostrati più cauti e attenti nella
scelta, determinando trattative più lunghe.
Informazioni e Tendenze Immobiliari
Pag. 4
Le città di Milano,
Roma e Torino
offrono opzioni
interessanti sotto
il profilo qualitativo,
grazie ai numerosi
progetti urbanistici
in corso e al
potenziamento
delle infrastrutture
di trasporto
Immobiliare.it
Il prezzo medio
di vendita
delle abitazioni
nei capoluoghi italiani
è sceso del 2,7%
Da questo punto di vista le città di Milano, Roma e Torino offrono opzioni interessanti
sotto il profilo qualitativo e, grazie ai numerosi progetti urbanistici in corso e al
potenziamento delle infrastrutture di trasporto, presentano in prospettiva una buona
performance di rivalutazione immobiliare. Anche il mercato turistico delle seconde
case, seppure in un contesto di diminuzione delle compravendite e di lieve flessione
delle quotazioni, conferma l’interesse da parte dei potenziali acquirenti, soprattutto
per le soluzioni top, situate nelle prime linee o comunque dotate di buoni servizi
turistici.
Per quanto riguarda i prezzi, secondo le rilevazioni operate presso le agenzie delle
reti Gabetti, Professionecasa e Grimaldi, nel primo semestre del 2012 si sono
registrate flessioni comprese tra il -1% e il -5% per le grandi città, mentre i capoluoghi
secondari mostrano situazioni molto differenziate, da prezzi stabili a flessioni fino al
10% circa. Una caratteristica di questo semestre è il fatto che i cali sono generalizzati
a livello geografico su una media tra il 3 e il 4%.
Nell’attuale contesto, il sentiment raccolto dall’Ufficio Studi Gabetti nell’ambito
degli operatori dei principali mercati di riferimento è in ogni caso di una ulteriore
flessione dei volumi di compravendita per il 2012; tale previsione è condizionata in
particolar modo dal persistere delle restrizioni che caratterizzano l’accesso al credito
per l’acquisto di abitazioni.
Un’altra caratteristica di questa fase di mercato è costituita dall’aumento dei tempi
medi di esposizione degli immobili sul mercato: circa 6-7 mesi in media, ma si arriva
anche oltre l’anno per l’offerta di minore appeal. Gli sconti medi tra prezzo richiesto
dal venditore e prezzo offerto dal compratore hanno invece una media del 10-15%,
ma anche in questo caso si possono raggiungere percentuali superiori per l’offerta
di minore livello, posta sul mercato da più tempo.
In linea generale hanno tenuto maggiormente, in termini di quotazioni e di
compravendite, le aree centrali e le soluzioni immobiliari di maggiore livello
qualitativo, mentre è stata più in difficoltà l’offerta di scarsa qualità in contesti
periferici.
Secondo Immobiliare.it, nel I semestre 2012, sulla base delle rilevazioni effettuate
sugli oltre 700.000 annunci presenti quotidianamente sul sito, il prezzo medio di
vendita delle abitazioni nei capoluoghi italiani è sceso del 2,7%. Le rilevazioni sul
fronte della domanda di compravendita indicano un trend positivo, interrotto solo
nel mese di giugno, che ha portato a una crescita complessiva della domanda del
10%. Un dato positivo, ridimensionato però se confrontato con il ritmo di crescita
(doppio) della domanda di appartamenti in locazione. Anche sul fronte dell’offerta
di case in vendita si registra un incremento deciso (+9%), ma, ancora una volta,
inferiore a quello che ha interessato gli affitti (+16%).
Analizzando le città italiane dal punto di vista sia geografico sia di densità di
popolazione, si nota come tutto il territorio nazionale sia contraddistinto da un calo
dei prezzi medi di vendita. La maglia nera spetta al Sud e alle Isole – con la
Sardegna che raggiunge quasi il -7%, seguita da Basilicata e Puglia che si attestano
a -4% – anche se al Nord non va meglio, con decrementi che superano il 5%, fatta
eccezione per Valle d’Aosta e Trentino Alto Adige, dove si segnalano dati positivi.
Solo il Centro Italia sembra tenere: qui il livello di decrescita si arresta all’1,1% e
l’Abruzzo – unica regione italiana – segna dati positivi in ogni Provincia.
Se si tiene conto delle dimensione delle città, invece, si registrano significative
differenze: nei centri di grandi dimensioni (che superano cioè i 250 mila abitanti), la
contrazione dei prezzi è stata, in media, più rilevante (-3,4%) rispetto a quella
evidenziata nelle città più piccole (-1,5%). Tra i capoluoghi, fanalino di coda della
classifica è la città di Venezia (-8,0%) seguita da Palermo (-7,5%), mentre Roma e
Milano tengono registrando rispettivamente -1,0% e -1,9%.
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Pag. 5
Scenari Immobiliari
Il fatturato
immobiliare
dei cinque principali
Paesi europei
dovrebbe avere
nell'anno in corso
una flessione intorno
all’1,3% rispetto
al 2011, mentre
per il 2013 si attende
una ripresa
di circa l’1,6%
La situazione economica complessiva condiziona anche i mercati immobiliari
europei, mentre si amplia il divario negli andamenti e nelle previsioni tra i Paesi
(Germania e Spagna, ad esempio).
Il fatturato immobiliare dei cinque principali Paesi europei dovrebbe avere nell'anno
in corso una flessione intorno all’1,3% rispetto al 2011, mentre per il 2013 si attende
una ripresa di circa l’1,6%. Gli ultimi anni sono stati caratterizzati da un andamento
discontinuo, dal momento che il fatturato ha registrato un vero e proprio crollo nel
2009 (meno 13,3%), una miniripresa nel 2010 (più 0,7%), una crescita un po’ più
consistente nel 2011 (più 2%), per calare nuovamente nel corso del 2012, in linea
con i trend dell'economia.
Tutti i Paesi hanno evidenziato un calo del fatturato nel corso dell’ultimo anno, fatta
eccezione per la Germania, che segna un aumento intorno al 4,4%. La flessione più
vistosa in Francia (meno 4,9%), attribuibile alle difficoltà della seconda parte
dell’anno, mentre l’Italia ha visto un ridimensionamento più contenuto (meno 2%).
La Spagna ha registrato una flessione del 4%, che però segue anni di cali più
consistenti rispetto agli altri Paesi. Per il 2013 si attende una crescita inferiore o pari
all’1% in Francia, Italia e Regno Unito, mentre è previsto un ulteriore lieve calo in
Spagna e un aumento più vistoso in Germania. Per il 2014 la maggior parte dei
mercati dovrebbe mantenere stabile il fatturato, mentre Germania e Inghilterra
dovrebbero registrare una crescita più sostenuta.
L’analisi dell’ultimo decennio mostra che il fatturato dei cinque principali Paesi
europei ha avuto un trend in costante crescita dall’inizio degli anni 2000 al 2007, per
poi segnare andamenti disomogenei negli anni successivi. Nel complesso il 2012 si
dovrebbe chiudere con un fatturato superiore del 5,5% rispetto al 2001 e inferiore
del 13,8% rispetto alle punte del 2007.
Il fatturato nell’Eurozona, invece, continua ad avere il segno positivo, sebbene la
crescita sia notevolmente rallentata rispetto al passato. Il 2012 si dovrebbe chiudere
con un aumento dell’1,2%, rispetto al 2,8% del 2011 e al 2,6% dell’anno precedente.
Il ritmo di crescita dovrebbe aumentare nel 2013, con una previsione intorno al 3%.
Gli aumenti dei prezzi degli immobili registrati a partire dagli anni novanta, seguiti da
alcuni anni di crisi economica e, dunque, di sensibile flessione delle quotazioni,
comportano il rischio di scoppio di bolle immobiliari, con conseguenze pesanti sui
sistemi economici.
In realtà, fino ad ora la maggior parte dei mercati immobiliari ha mostrato una
buona tenuta e la bolla non è scoppiata né in Italia né negli altri principali Paesi.
Nelle Nazioni in cui questo è avvenuto, come Spagna e Irlanda, la situazione era
decisamente più critica, soprattutto a causa di eccessi nelle nuove costruzioni.
Attualmente i mercati a maggiore rischio sono proprio quelli caratterizzati dal trend
più brillante, cioè Svizzera e Norvegia. I prezzi, infatti, non hanno mai mostrato
flessioni negli ultimi dieci anni e hanno raggiunto livelli non sempre sostenibili, grazie
anche a un vistoso aumento degli investimenti in seguito al timore di un collasso
dell’euro, che ha indotto gli acquirenti a cercare porti sicuri al di fuori dell’eurozona.
Gli economisti delle due banche centrali, tuttavia, sono convinti che la forza
patrimoniale delle banche e la presenza di una domanda sostenuta siano sufficienti
ad evitare qualsiasi shock.
C'è una tendenza verso una omogeneizzazione dei principali mercati, caratterizzati
da scarsa offerta e cali modesti delle quotazioni degli immobili di qualità, con un
gap tra immobili primari e secondari ampio come mai in precedenza. La ripresa è
ancora incerta e disomogenea, ma si prevede che i primi segnali si vedranno nei
mercati che hanno registrato contrazioni più vistose, mentre quelli che hanno
mostrato una maggiore tenuta dovrebbero ripartire più lentamente.
Dall’analisi dell’andamento dei prezzi negli ultimi cinque anni, si nota che la Spagna
ha registrato il crollo più consistente in tutti i comparti. I valori nominali sono calati in
misura variabile dal 14% al 34% a seconda dei settori, mentre in termini reali il crollo
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ha raggiunto il 45% nel comparto residenziale e il 32% nel terziario/uffici. Flessioni
analoghe sono riscontrate in Inghilterra, dove gli aumenti erano stati
particolarmente consistenti negli anni precedenti la crisi.
In Italia la diminuzione dei prezzi nominali è compresa tra il 4% e il 14%, mentre in
termini reali si passa da una flessione media intorno al 9% nel comparto
commerciale e al 24% dell’industriale, che significa un calo medio annuo del 4%.
Flessioni più contenute sono riscontrabili in Francia e in Germania, mentre la media
dei cinque principali Paesi europei segna un calo variabile dal 14% del commerciale
al 24% del residenziale. I prezzi, dunque, hanno già subito un ridimensionamento
consistente in tutti i mercati, facendo pensare che la fase più bassa del ciclo sia
stata raggiunta.
Nel 2013 in Francia tutti i mercati vedranno quotazioni in lieve crescita, mentre la
Germania dovrebbe evidenziare aumenti più consistenti. Uno scenario in
chiaroscuro per l’Inghilterra, dove dovrebbero aumentare i prezzi degli uffici, restare
invariati gli immobili residenziali, mentre ulteriori cali, seppure di scarsa entità,
dovrebbero riguardare i mercati commerciale e industriale. La situazione sarà
ancora critica per l’Italia, dove però le flessioni dovrebbero essere minime, mentre in
Spagna si prevedono ulteriori ribassi, compresi tra il meno 1,2 e il meno 2,3%.
La tendenza per il 2014 è di stabilità delle quotazioni nella maggior parte dei
mercati, con qualche aumento in alcuni segmenti e Paesi. In Italia le previsioni
indicano una tendenza al rialzo nel residenziale, di stabilità nel terziario/uffici e nel
commerciale, mentre l’industriale dovrebbe registrare un’ulteriore lieve flessione.
Ancora in calo il residenziale e l’industriale in Spagna, a fronte di una situazione
stabile nel terziario/uffici; il commerciale, soprattutto grande distribuzione, dovrebbe
ricominciare a crescere lievemente.
3. Le locazioni
Tecnocasa
Canoni
in diminuzione
del 3,2% sia per
i bilocali sia per
i trilocali
Gabetti
Tengono soprattutto
le città universitarie
e quelle
caratterizzate da un
mercato del lavoro
più dinamico
Immobiliare.it
Nel primo semestre
2012 la domanda di
immobili in
locazione è
cresciuta del 16%,
Secondo Tecnocasa nel primo semestre 2012 sul mercato delle locazioni, nelle
grandi città, si registrano canoni in diminuzione del 3,2% sia per i bilocali sia per i
trilocali. Le motivazioni sono la minore disponibilità di spesa dei potenziali conduttori
e la maggiore offerta di abitazioni sul mercato. Il 40,5% di chi ha preso in locazione
lo ha fatto per motivi abitativi, il 5,7% per lavoro e ben il 53,8% per studio. Il 43% di
coloro che cercano casa in affitto ha un’età compresa tra 18 e 34 anni. I rendimenti
lordi immobiliari sono del 4%.
Nel mercato locativo, secondo Gabetti si è riscontrata una tenuta della domanda
in un contesto di maggiore trattabilità dei canoni. Tengono in termini di canoni e
domanda soprattutto le città universitarie e quelle caratterizzate da un mercato del
lavoro più dinamico, in cui la richiesta da parte di studenti e lavoratori fuori sede
favorisce la domanda locativa. Si segnala, inoltre, lo spostamento di parte della
domanda che in questo momento non riesce ad accedere all’acquisto, costituita
da giovani e stranieri, verso la soluzione locativa.
Se il sogno degli italiani è sempre la casa ora, complice la crisi, l’obiettivo non è più
l’acquisto bensì l’affitto: per Immobiliare.it nel primo semestre 2012 la domanda di
immobili in locazione è cresciuta del 16%, a un ritmo due volte superiore rispetto a
quella degli immobili in vendita e il trend si conferma anche sul fronte dell’offerta.
Le ragioni del fenomeno non sono da ricercare solo nelle dinamiche dell’economia,
ma anche nei cambi normativi che hanno interessato il settore immobiliare. È questo
il caso dei tanti proprietari di immobili, magari con necessità di liquidità e difficoltà di
vendita, che hanno preferito concedere in locazione il bene posseduto per evitare
di sostenere la nuova tassazione Imu per immobili inutilizzati.
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4. I Mutui
Bce
Banca d’Italia
Senza la fiammata
dello spread
Btp/bund di fine
2011 i tassi
sarebbero stati più
bassi di almeno
130 punti base per i
mutui alle famiglie
Istat
Nel I trimestre 2012
i mutui sono
diminuiti
del 49,6% rispetto
al I trimestre 2011
Abi
A fine luglio 2012 le
sofferenze lorde
sono risultate pari
a circa 114 miliardi
di euro, 1 miliardo
in più rispetto
a giugno e +15,2
miliardi rispetto
a luglio 2011
Il Consiglio direttivo della Bce ha deciso che i tassi di interesse sulle operazioni di
rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi
presso la banca centrale rimarranno invariati rispettivamente allo 0,75%, all’1,50% e
allo 0,00%.
La crisi del debito sovrano ha avuto un effetto diretto sulla stretta al credito e
sull'aumento dei costi di finanziamento. Uno studio di Banca d'Italia lo ha ora
misurato, soprattutto come effetto diretto sui tassi conseguente all'aumento dello
spread tra i titoli di stato italiani e tedeschi: ogni 100 punti base di aumento dello
spread si sono tradotti, con un ritardo di un trimestre, in un rincaro di 50 punti base
sui tassi alle imprese e in 30 punti sui mutui casa alle famiglie. La turbolenza legata
alla crisi del debito sovrano dalla metà del 2010 ha accentuato la trasmissione
dell'aumento dello spread ai tassi bancari; altro effetto dall'aumento dello spread è
stato, come noto, l'aumento del costo della raccolta all'ingrosso delle banche ma
anche di alcuni strumenti al dettaglio come le obbligazioni bancarie. Gli economisti
di Bankitalia hanno anche misurato cosa sarebbe successo senza la fiammata dello
spread Btp/bund di fine 2011 quando arrivò a toccare i 550 punti: i tassi sarebbero
stati più bassi di almeno 170 punti per i prestiti alle imprese e di 130 punti base per i
mutui alle famiglie.
Secondo quanto emerso dal rapporto Istat, nel I trimestre 2012 i mutui (92.415 in
totale), sono diminuiti del 49,6% rispetto al I trimestre 2011. In particolare, i mutui con
costituzione di ipoteca immobiliare (64.116), hanno registrato una flessione
tendenziale del 39,2% e quelli non garantiti da ipoteca immobiliare (28.299), sono
diminuiti del 63,6%. Tutte le ripartizioni territoriali mostrano variazioni tendenziali
negative per entrambe le tipologie di mutuo. Per i mutui non garantiti da ipoteca
immobiliare è il Centro (-74,5%) a registrare la flessione tendenziale più marcata. Per
i mutui garantiti da ipoteca immobiliare il calo tendenziale maggiore si registra nelle
Isole (-45,8%). La diminuzione tendenziale dei mutui osservata sul territorio di
competenza degli archivi notarili distrettuali con sede nelle città metropolitane (67% per i mutui senza costituzione di ipoteca immobiliare e -40,1% per i mutui
garantiti da ipoteca), è maggiore di quella registrata nei restanti archivi
(rispettivamente -61,2% e -38,6%).
Dai dati pubblicati dall’Abi, in Italia, alla fine di luglio 2012, i prestiti bancari destinati
alle famiglie per l’acquisto di abitazioni hanno segnato una crescita annua del +1%
(in decelerazione rispetto al +5,2% di luglio 2011 e al +1,9% di giugno u.s.), un valore
che si mantiene superiore a quello medio dell’Area Euro +0,3% (+1,3% Germania, 2,2% Spagna, +4% Francia). Stabile al 9,6% è risultata nell’ultimo anno la quota
dell’Italia dei prestiti per l’acquisto di abitazioni sul totale Area Euro (era pari al 6,5%
a fine 2003). Per quanto riguarda il tasso sui prestiti in euro alle famiglie, ad agosto,
per l’acquisto di abitazioni - che sintetizza l’andamento dei tassi fissi e variabili ed è
influenzato anche dalla variazione della composizione fra le erogazioni in base alla
tipologia di mutuo – è risultato pari al 3,93% (3,99% il mese precedente). Nell’ultimo
mese la quota del flusso di finanziamenti a tasso fisso è risultata pari al 28% (30,4% il
mese precedente; era 28,6% a giugno 2012). Inoltre, a fine luglio 2012 le sofferenze
lorde sono risultate pari a circa 114 miliardi di euro, 1 miliardo in più rispetto a giugno
e +15,2 miliardi rispetto a luglio 2011, segnando un incremento annuo di circa il
15,4%. In rapporto agli impieghi le sofferenze risultano pari al 5,7% a luglio 2012 (5%
un anno prima).
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Crif
Analizzando le
richieste di mutui
per fascia di
durata, le classi
inferiori ai 20 anni
risultano tutte in
aumento mentre
quelle oltre i 20
anni sono in calo
Mutui.it
Il 59% dei mutui
rosa è richiesto da
donne single
Con riguardo alle sofferenze al netto delle svalutazioni, a fine luglio 2012 esse sono
risultate pari a quasi 65 miliardi di euro, circa 1 miliardo in più rispetto al mese
precedente e +11,5 miliardi rispetto a luglio 2011 (+21,6% l’incremento annuo). Il
rapporto sofferenze nette/impieghi totali si è collocato al 3,34% (3,31% a giugno
2012 e 2,77% a luglio 2011).
Il quadro congiunturale ancora fragile continua a riflettersi pesantemente anche sul
mercato del credito alle famiglie. Infatti, a fronte del persistere di segnali negativi sul
fronte occupazionale, soprattutto giovanile, della fiducia e dei consumi, nei primi 8
mesi dell’anno la domanda di mutui da parte delle famiglie italiane procede con il
freno a mano tirato. Per quanto il dato rilevato nel mese di agosto metta in
evidenza una lieve riduzione del calo della domanda dei mutui ipotecari, con un
comunque pesante un -39% (dato ponderato sui giorni lavorativi), rispetto al
corrispondente mese del 2011, il dato aggregato dei primi due quadrimestri 2012 si
attesta su un significativo -44%.
Analizzando le richieste di mutui per fascia di durata, la distribuzione rimane
sostanzialmente stabile anche se con andamenti differenti: le classi inferiori ai 20
anni risultano tutte in aumento mentre quelle oltre i 20 anni sono in calo. È però la
classe compresa tra i 25 e i 30 anni ad risultare ancora una volta quella
maggiormente richiesta dalle famiglie italiane, con una quota superiore al 30%.
Relativamente alla distribuzione delle richieste di mutuo in funzione dell’importo
rimane molto marcato il continuo spostamento verso gli importi più bassi rispetto al
corrispondente periodo del 2011: nello specifico, le uniche fasce di domanda che
aumentano sono quelle fino ai 100.000 euro a scapito delle altre.
Qando si parla di soldi le donne, perlomeno in Italia, restano il sesso debole: Mutui.it
ha rilevato che solo il 27% delle richieste di mutuo vede una donna come primo
intestatario. L’indagine, compiuta analizzando un campione di oltre 16.000
preventivi di mutuo compilati da gennaio ad oggi, mostra come la disparità di
stipendio e di trattamento economico che le donne subiscono – secondo la
Commissione europea per la parità retributiva nei Paesi dell’Ue le donne
percepiscono in media il 16,4% in meno degli uomini (a parità di mansione) – si
riflette anche sul mutuo.
Analizzando la richiesta media di mutuo in cui il primo (o l’unico) intestatario sia una
donna, a destare interesse è il profilo tipo della richiedente: si tratta di un soggetto
abbastanza giovane (39 anni), interessato all’acquisto della prima casa (74% del
totale delle richieste), in grado di disporre di uno stipendio superiore alla media:
1.800 euro al mese. La richiesta che presenta alla banca è pari a 127.000 euro, da
restituire in un periodo abbastanza lungo, 24 anni; la percentuale da finanziare
attraverso il mutuo è pari al 55% del valore dell’abitazione da acquistare.
Il tasso preferito è quello variabile, chiesto dal 44% del campione femminile; il tasso
fisso, invece, è fermo al 36%. Interessante da notare, inoltre, che se in fase di
preventivo si riporta il nominativo di un cointestatario, questi dichiara uno stipendio
che non supera i 1.300 euro. Va detto, però, che sono cointestati solo il 41% dei
mutui al femminile: in breve, ciò significa che il 59% dei mutui rosa è richiesto da
donne single.
Analizzando le differenze di comportamento tra i cittadini delle venti Regioni
italiane, si nota come la presenza di mutui rosa segua fedelmente i report sui livelli di
occupazione femminile: le Regioni in cui maggiormente le donne si rivolgono in
prima persona agli istituti bancari sono tutte a Nord o nel Centro Italia. Guida la
classifica la Liguria (con il 34%), seguita da Lazio (32,8%) e Umbria (31%). La coda
della classifica, di contro, vede solo regioni del Sud, con la Puglia nella condizione
peggiore: solo il 17,6% dei mutui è richiesto da cittadini di sesso femminile. Non è una
coincidenza, purtroppo, che le ultime rilevazioni stat per il II trimestre 2012 abbiano
visto arrivare il tasso di disoccupazione tra le giovani donne del Mezzogiorno al 48%.
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MutuiOnline.it
È aumentata
la quota
di finanziamenti
con durata
di 15 anni
Poche variazioni sono state registrate sulla finalità di mutuo concesse attraverso
MutuiOnline.it nel mese di agosto. Le erogazioni rispetto al mese precedente non
hanno, infatti, riportato variazioni significative sull’acquisto prima casa, che è stabile
all’86% sul totale, e sull’acquisto seconda casa ferma intorno al 6% . Cambiamenti
significativi si segnalano, invece, sui tassi dove il variabile, che ha una quota del 56%,
cede qualche punto percentuale rispetto a luglio (-1,7%) a favore del tasso fisso, il
quale sale a 22% guadagnando +2,7%. In discesa anche il tasso variabile con Cap
che si attesta al 17%, perdendo due punti percentuali rispetto a luglio. L’Osservatorio
MutuiOnline.it ha registrato nel mese estivo anche importanti variazioni per quanto
riguarda la durata dei mutui, dove è aumentata la quota di finanziamenti con
durata di 15 anni, ora al 19% (+4,6% rispetto luglio) mentre sono proporzionalmente
diminuiti di -3,2% i mutui di 25 anni. In aumento anche la classe di importo erogata
tra 50 e 100 mila euro, che rimane anche la più erogata, salita ora al 37% (+4,4%).
Spostandoci, invece, sui dati relativi al Loan To Value, ovvero l’importo percentuale
del mutuo rispetto al valore complessivo dell’immobile, l’Osservatorio MutuiOnline.it
segnala un innalzamento al 16% (+4,47%) delle quote 31-40%, a fronte di un calo
delle quote 50-60% ora scese al 9% (-7,1%). A livello geografico le quote di mutui
erogate attraverso MutuiOnline.it al Sud e sulle Isole sono risultate in calo su totale e
registrano ad agosto rispettivamente 5% (-7%) e 7% (-3,2%). L’importo medio erogato
nel mese scorso, infine, è dato ancora in calo: da 128.060 euro è passato a 120.959
euro.
5.Come cambia l’uso dello spazio domestico
Censis
Nel 2011 in Italia i
monolocali e le
abitazioni di taglio
piccolo hanno
rappresentato ben
il 35% del numero
totale delle
compravendite
Gli italiani utilizzano sempre più intensamente la propria casa per svolgere attività
diverse, anche grazie alle molte dotazioni tecnologiche di cui sono fornite oggi le
abitazioni. In questa tendenza, lo spazio domestico più utilizzato è il soggiorno,
ambiente comune multiuso, non a caso chiamato dagli anglosassoni «living room»,
definizione che sottolinea la dimensione di relax e socializzazione. È oggi il luogo
preferito dagli italiani per guardare la televisione (lo fa il 52,7%), ma anche per
leggere libri e giornali (35,1%), e persino per navigare in Internet (27,8%).
Questa prevalenza deriva anche dal cambiamento sia della struttura sociale, sia
delle stesse abitazioni. Abbiamo assistito in questi anni alla progressiva riduzione
della dimensione media delle famiglie, con la diminuzione delle coppie con figli (4,8% tra il 2000 e il 2010) e, soprattutto, con il boom del numero di persone che
vivono da sole (+38,9%) e delle coppie senza figli (+20,2%).
Ne deriva che, da un lato, laddove la casa di cui si dispone è ampia, spesso si
tende a utilizzarne solo alcuni ambienti (come nel caso degli anziani soli) e,
dall’altro, quando la casa si acquista sul mercato, si tende a comprare unità
immobiliari di superficie contenuta. Nel 2011 in Italia i monolocali e le abitazioni di
taglio piccolo hanno rappresentato ben il 35% del numero totale delle
compravendite.
Se la famiglia e la casa si rimpiccioliscono, l’ambiente di vita domestico tende a
coincidere con il soggiorno. Vi sono naturalmente differenze significative soprattutto
in relazione a giovani e anziani. Nei comportamenti quotidiani, i giovani di 14-29
anni si distaccano fortemente dalle altre fasce di età, in quanto tendono
prevalentemente a confinarsi nei propri spazi. La maggior parte legge libri e giornali
(42,3%), naviga in Internet (38,4%) e ascolta la radio (30%), nella propria camera da
letto, mentre in seconda battuta i giovani tendono a spostarsi indifferentemente nei
vari ambienti della casa.
Di contro, le fasce di età più elevata (65-80 anni), preferiscono svolgere queste
attività negli spazi comuni dell’abitazione ma, oltre al soggiorno, attribuiscono una
notevole importanza alla cucina; nel caso della tv, la percentuale di anziani che la
Informazioni e Tendenze Immobiliari
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Senza dubbio
la casa è destinata
in futuro a essere
sempre più tecnologica.
La tecnologia
nettamente più richiesta
è quella oggi meno
presente in casa,
quella legata
al risparmio energetico
guardano in cucina è pari al 37,9%, nel caso della radio la percentuale è del 27,6%,
per la lettura è il 22,2%. La televisione sembra ridurre in parte le differenze
intergenerazionali, dato che viene vista prevalentemente in soggiorno senza
differenze significative in relazione all’età.
Oltre alla crisi, a far restare più a casa gli italiani sono le tecnologie che hanno
trasformato lo spazio domestico in un luogo di lavoro, in una centrale per
l’informazione, per lo svago e per la lettura. Abbiamo case più piccole per famiglie
più piccole che fanno però molte attività diverse. Per i progettisti e le imprese di
costruzione la sfida è pensare nuove tipologie residenziali non più basate sulle
vecchie divisioni funzionali in zona giorno e zona notte, ma come total body
utilizzabili 24 ore su 24. Un movimento culturale che potrà servire pure a riaccendere
il desiderio immobiliare.
Senza dubbio la casa è destinata in futuro a essere sempre più tecnologica. Ma
verso quali dotazioni si indirizza in questo momento la domanda delle famiglie? La
tecnologia nettamente più richiesta è quella oggi meno presente in casa, cioè
quella legata al risparmio energetico. Il tema è segnalato da ben il 51,8% degli
intervistati, senza divari significativi in relazione all’età, segno che l’attuale fase di
crisi, il dibattito sulla questione energetica e ambientale, nonché l’introduzione delle
detrazioni fiscali per chi investe sull’efficienza energetica del proprio immobile, in
questi ultimi anni hanno fatto crescere nelle famiglie italiane una forte
consapevolezza della centralità del tema. Il settore dell’edilizia presenta, insieme a
quello dei trasporti, il potenziale più alto di risparmio, se si tiene conto che in Italia
due terzi degli edifici sono stati realizzati prima dell’entrata in vigore dei primi
provvedimenti sull’efficienza energetica (che risalgono al 1976) e non presentano,
quindi, alcun tipo di accorgimento al riguardo. Tra le tecnologie di cui si sente
maggiormente il bisogno seguono i dispositivi antifurto per la sicurezza domestica, la
cui necessità è messa in primo piano da circa un quarto del campione (24,3%).
Grazie soprattutto al peso delle risposte delle fasce di età più elevate, si collocano
in terza posizione le tecnologie di supporto all’assistenza degli anziani, come i
dispositivi salvavita e di telesoccorso, i rivelatori di fumo, ecc. (16,9%). Per circa il 30%
degli intervistati tra 65 e 80 anni questa è la tecnologia domestica oggi più utile.
Infine, segnalano come prioritarie le tecnologie dell’intrattenimento domestico
(home theatre, ecc.), e quelle legate al web (wireless, ecc.) soprattutto i residenti
delle grandi aree urbane (le città con più di 500mila abitanti).
6. Efficienza energetica
Domotecnica
Enel Energia
Circa 3,3 milioni
di famiglie
dichiara di aver
programmato
interventi
per adeguare
le proprie abitazioni
Le case degli italiani hanno impianti poco efficienti, in cui le caldaie tradizionali,
adottate dal 64% delle famiglie, superano nettamente le tecnologie che offrono
maggiore risparmio, come quella a condensazione (18%) o le pompe di calore.
Nonostante ciò, l’attenzione nei confronti dell’efficienza energetica è molto
elevata: il 43% delle famiglie è disponibile a valutare ed eventualmente realizzare
interventi di riqualificazione, mentre il 13%, ovvero circa 3,3 milioni di famiglie,
dichiara di aver programmato, nel corso dei prossimi 12 mesi, interventi per
adeguare le proprie abitazioni. Oltre a motivi economici come il risparmio in
bolletta, è la fiducia nei confronti di chi eseguirà i lavori a spingere gli italiani a
effettuare interventi. Per rendere più efficiente la propria casa, le famiglie
preferiscono la professionalità e la familiarità degli artigiani specializzati, ovvero di
installatori che siano in grado di seguirli passo passo in questo processo. Un elevato
grado di fiducia è riconosciuto dalle famiglie anche alle utilities fornitrici di elettricità
e gas, in particolare per la consulenza e la preventivazione dei costi.
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7. Consulta Nazionale dell’Intermediazione Immobiliare
Fimaa, Anama e Fiaip
Un tavolo di confronto
con il Governo
per elaborare
provvedimenti urgenti
volti a far ripartire
il mercato immobiliare
La Consulta Nazionale dell'Intermediazione Immobiliare si è riunita a Roma per
riprendere l'attività dell'organismo unitario di rappresentanza della categoria.
A guidare il tavolo sarà la Fiaip con il suo Presidente Nazionale Paolo Righi, che
coordinerà i lavori della Consulta fino al dicembre del 2013. A seguire la Fimaa per
l’anno 2014, mentre dal 2015 toccherà all'Anama per i dodici mesi successivi.
Sul tavolo le priorità condivise sono state quelle dell’apertura di un tavolo di
confronto con il Governo, per elaborare provvedimenti urgenti volti a far ripartire il
mercato immobiliare. La creazione di una rappresentanza dell’intera filiera del Real
Estate al fine di rappresentare al meglio le istanze di un comparto, che oggi incide
sul Pil per una quota pari al 20%. Nella riunione è stato inoltre posto l’accento sulla
necessità di riformare la Legge 39/89 per rendere più attinente l’attività di agente
immobiliare alle mutate esigenze di un mercato in continuo cambiamento. Tra
queste la Legge 57 del 2001 ed il praticantato, che opportunamente adeguato alla
recente normativa del lavoro, può diventare uno strumento importante per
intraprendere l’attività di agente immobiliare. La volontà espressa dalle tre
Associazioni è quella di rappresentare, unitariamente, le istanze di una categoria
che sta subendo pesantemente i contraccolpi della crisi.
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