PIANO SOCIALE DI ZONA AMBITO TERRITORIALE DI VENAFRO
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Allegato alla deliberazione del Commissario Prefettizio, adottata con i poteri del C.C., n. 01/2016. PIANO SOCIALE DI ZONA AMBITO TERRITORIALE DI VENAFRO In attuazione della Legge Regionale 6 maggio 2014, n. 13 “Riordino del sistema regionale integrato degli interventi e servizi sociali” Periodo di programmazione finanziata 2016-2018 PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO Indice 1. Lo scenario di riferimento ......................................................................................... p.4 1.1.Descrizione dell'ATS di Venafro e caratteristiche del territorio ................. p.4 1.2. Analisi socio-demografica ..................................................................... p.8 1.3. Analisi del fabbisogno del territorio e dell'offerta ................................ p. 20 2. Finalità del Piano Sociale di Zona dell'ATS di Venafro ........................................ p. 27 3. Obiettivi generali.................................................................................................... p. 27 4. Obiettivi specifici (Obiettivi di Servizio) p. 28 Area di sistema e welfare di accesso ............................................................. p.28 Ufficio di Piano ....................................................................................... p. 28 Servizio di Segretariato sociale ............................................................ p. 30 Servizio PUA............................................................................................ p. 30 Servizio Sociale Professionale ................................................................ p. 31 Servizio Pronto Intervento Sociale ...................................................... p. 32 Area intervento responsabilità familiari e minori ....................................... p. 33 Assistenza domiciliare educativa ........................................................... p. 34 Centro diurno per minori ........................................................................ p.35 Strutture residenziali per minori soggetti a provvedimento della Magistratura Minorile p ............................................................................................... 37 Equipe multidisciplinare di presa in carico e prevenzione minori .......................................................................................................... p. 38 Sostegno alle famiglie affidatarie .................................................... p. 39 Integrazione scolastica e sociale di minori in affido DSA e Bes .......... p. 39 Area di intervento anziani ................................................................................ p. 39 Servizio di Assistenza Domiciliare Integrata......................................... p. 40 Servizio di Assistenza Domiciliare Socio-Assistenziale ........................ p. 42 Centri diurni per anziani ..................................................................... p. 43 Pagina 2 di 81 PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO Casa di riposo o comunità alloggio ...................................................... p. 43 Area di intervento disabili ............................................................................ p. 43 Servizio di Assistenza Domiciliare Socio-Assistenziale minori o adulti disabili (SAD Disabli) ................................................................................................................. p. 44 Centri socio educativi per disabili non anziani ......................... Ricoveri in "Dopo di noi" ........................................................... p. 44 p. 47 Ricoveri in strutture disabili a bassa intensità assistenziale..... p. 47 Area di intervento disagio adulti e contrasto alla povertà ................... p. 48 Borse lavoro tirocini di orientamento .................................................. p. 49 Contrasto alla povertà e devianza........................................................ p. 51 Area di intervento migranti, richiedenti asilo e apolidi ............... Sportello tematico migranti .............................................. Servizio di mediazione culturale Definizione dei risultati ed indicatori di qualità p. 53 p. 53 p. 54 p.56 Integrazione socio sanitaria p. 69 La Strategia p.70 Organizzazione p.77 Piano Finanziario p.88 Pagina 3 di 81 PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO 1. Lo scenario di riferimento 1.1. Descrizione dell'Ambito Territoriale di Venafro e caratteristiche del territorio L’ambito Territoriale Sociale di Venafro si compone dei seguenti sedici Comuni Associati: Il comune di Acquaviva d'Isernia è situato nella zona nord-est del territorio Dell’Ambito Territoriale, ha un ’altitudine di 750 metri s.l.m. e presenta una estensione di 1370 ettari. Il comune di Castel San Vincenzo, nato dalla fusione avvenuta nel 1929 tra i comuni adiacenti di Castellone al Volturno e San Vincenzo al Volturno, è situato su uno sperone roccioso, che lo pone in una posizione preminente sull ’Alta Valle del Volturno. Il centro abitato è posto a 735 metri s.l.m. Il territorio comunale si estende su una superficie di 2236 ettari, interamente montani, ed è in buona parte coperto da boschi cedui e ad alto fusto. Il comune di Cerro al Volturno ha un’estensione di 2.369 ettari, 14 centri abitati, un’altezza media di 500 metri s.l.m. Il comune di Colli a Volturno, edificato originariamente su uno sperone roccioso da cui si gode la vista di un lungo tratto del fiume Volturno, affonderebbe le proprie radici in un insediamento abitativo preistorico, ma l’elemento caratterizzante della storiografia collese è senza dubbio riferibile al Pagina 4 di 81 PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO Monte San Paolo, su cui già da tempo eminenti studiosi hanno individuato resti di cinte megalitiche sannite. Ha un’altezza di 385 m s.l.m. Il comune di Conca Casale è il comune più piccolo dell’Ambito Territoriale, è situato in un avvallamento esposto sul versante Nord del Monte Corno, ad una altezza di 650 metri s.l.m. Il comune di Filignano ha 3200 ettari di estensione territoriale comprendente 2 frazioni e 11 borgate, con un passato di forte emigrazione alle spalle, è un ’oasi di tranquillità in un ambiente accuratamente conservato. Il comune di Fornelli nasce nel X secolo d. C. come uno dei tanti castelli che facevano da scudo al complesso abbaziale di San Vincenzo al Volturno. Ha un’altitudine di 530 m s.l.m. Il comune di Montaquila ha un’altitudine di 470 m s.l.m. e comprende 2 frazioni: Masserie La Corte e Roccaravindola. Il comune di Montenero Val Cocchiara, è situato su limite estremo nord dell’Ambito Territoriale, presenta una peculiarità naturalistico paesistico quale il Pantano, un’area di circa 300 ettari, che si qualifica come uno degli ecosistemi palustri più importanti dell’Italia centro - meridionale. Ha un’altitudine di 894 m s.l.m. Il comune di Pizzone, addossato alla catena delle Mainarde, è posto a 724 metri s. l. m, ma all’interno del Comune si supera più volte quota (circa 2000), mentre raramente si scende al di sotto dell ’altitudine del capoluogo. Attualmente la sua estensione territoriale è di 3314 ettari, tutti montani e in massima parte destinati a boschi cedui, di alto fusto e a pascoli. Il nome del Comune certamente trae origine dalla posizione geografica; l’abitato infatti è posto alle pendici di un ’alta montagna, proprio su un “pizzo”. Il comune di Pozzilli, situato a pochi chilometri dal comune di Venafro, ha un ’altitudine di 230 m s.l.m. Ha un indice demografico in crescita basato anche sulla presenza di un istituto di ricovero e di cura a carattere scientifico (Neuromed). Il comune di Rionero Sannitico con i suoi 1052 metri sul livello del mare, è il più alto dei paesi dell ’Ambito Territoriale. Si compone del capoluogo e di altre nove frazioni, tra cui Montalto; spicca per consistenza demografica soprattutto nel periodo estivo. Il comune di Rocchetta a Volturno con un’altitudine di 552 m s.l.m., è situato ai piedi del Monte Azzone dal quale nasce anche il fiume Volturno (elemento caratterizzante dell’Ambito Territoriale). Dotato, inoltre, di complessi turistici e residenziali (Colle Principe e Vallefiorita). Il comune di Scapoli ha un’altitudine di 611 m s.l.m., deve il suo nome alla particolare conformazione del suo abitato, situato sul declivio di un monte. È considerato centro di attenzione internazionale grazie all’antica tradizione dei maestri artigiani costruttori di zampogne. Pagina 5 di 81 PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO Il comune di Sesto Campano, ultimo dell’Ambito Territoriale in quanto ai confini con la Campania, possiede una vastità di territorio pianeggiante con un ’altitudine di 325 m s.l.m. Il comune di Venafro, comune capofila dell ’Ambito Territoriale, è posto ai piedi del monte Santa Croce. L ’area presenta, sia per la particolare localizzazione geografica, sia per la “forma” stessa del territorio, elevati fattori di accessibilità nei confronti della Campania, del Lazio, tramite le conche di Sesto Campano (SS. 85) e tramite il passo della Nunziata Lunga (Casilina dir. 6). E ’ tra i centri più importanti della regione riguardo al patrimonio artistico e storico di cui è dotato. Profilo demografico dell’Ambito Territoriale di Venafro. L’Ambito Territoriale di Venafro si estende su una superficie pari a 424,39 kmq e sotto il profilo amministrativo è corrispondente al Distretto Sanitario di Base di Venafro. L’altezza sul livello del mare non risulta essere un fattore di omogeneità in quanto vi è un’estrema diversificazione nella superficie territoriale tra i Comuni dell ’Ambito; infatti il territorio si presenta per la maggior parte dei comuni su zone collinari e montuose e va dai 230 m. s.l.m. al valore massimo di 1057 m. s.l.m. nel Comune di Rionero Sannitico. È da considerare, inoltre, la differenza di superficie tra il comune più grande (comune capofila) ed il resto dei comuni appartenenti all ’Ambito. Questo fattore favorisce sicuramente la mobilità e il collegamento fra le diverse località abitate. Pagina 6 di 81 PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO 1.2. Analisi socio-demografica Caratteristiche demografiche della popolazione dell'ATS di Venafro Il primo dato che interessa è quello relativo alla popolazione residente nell'ATS. Da una lettura dei dati aggiornati al 01.01.2015 risulta come la popolazione dell'ATS di Venafro ammonti a 28.825 unità, e rappresenta il 33,09 % della Provincia di Isernia e il 9,20 % della Regione Molise. Come si evince sia dalla Tabella n. 1 che dal Grafico n. 1, il Comune più popolato dell'Ambito si conferma quello di Venafro, con una popolazione di 11.329 unità, i restanti 15 comuni hanno una densità massima che si attesta sotto le 3.000 unità. La media della densità della popolazione nei 16 comuni dell'ATS di Venafro è pari a 1.801,56 unità. Rispetto alla rivelazione fatta nel 2009 si rileva una diminuzione della popolazione pari a 709 unità. Pagina 7 di 81 PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO Tabella n. 1. Popolosità dell'ATS di Venafro. Popolazione Residente Uomini Donne 11329 5510 5819 Acquaviva di Isernia 437 225 212 Castel San Vincenzo 534 265 269 Cerro al Volturno 1300 631 669 Colli a Volturno 1364 661 703 Conca Casale 202 107 95 Filignano 652 325 327 Fornelli 1940 961 979 Montaquila 2465 1259 1206 Montenero Val Cocchiara 556 286 270 Pizzone 332 176 156 Pozzilli 2407 1193 1214 Rionero Sannitico 1113 562 551 Rocchetta al Volturno 1095 540 555 Scapoli 699 346 353 Sesto Campano 2400 1207 1193 28825 14254 14571 Comuni Venafro Totale Fonte: Ufficio di Piano. Pagina 8 di 81 PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO POPOLAZIONE RESIDENTE AL 1 GENNAIO 2015 12000 9000 6000 3000 0 Pop. Residente Venafro Cerro al Volturno Filignano Montenero Val Cocchiara Rionero Sannitico Uomini Acquaviva di Isernia Colli a Volturno Fornelli Pizzone Rocchetta al Volturno Donne Castel San Vincenzo Conca Casale Montaquila Pozzilli Scapoli Grafico n. 1. Popolazione residente aggiornata al 1 gennaio 2015. La popolazione generale è composta dal 51% da donne e dal 49% da uomini (grafico n. 2). Grafico n. 2. Popolosità dell'ATS di Venafro suddivisa per genere. Pagina 9 di 81 PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO Dall'analisi della composizione della popolazione per fasce di età si osserva che i minori da 0-18 anni sono pari al 17% della popolazione, gli anziani, ovvero gli ultrasessantacinquenni sono pari a 20% della popolazione, mentre la maggior parte sono adulti, ovvero il 63% sono persone che si attestano nella fascia d'età tra i 19 e i 64 anni (grafico n. 3). Grafico n. 3. Popolosità dell'ATS di Venafro suddivisa per genere1. Popolosità ATS Venafro per genere 49% 51% Donne Uomini Condizione delle famiglie e dei minori e i servizi di assistenza, cura e tutela Non sono disponibili i dati relativi al numero di famiglie presenti nell'ATS, la struttura familiare, quindi il numero legami matrimoniali civili e/religiosi; il numero delle convivenze e il numero di famiglie separate o divorziate. Si rilevano, accanto alle caratteristiche socio-demografiche del contesto, già descritte, alcune condizioni specifiche di rischio che riguardano i minori e la famiglia. La popolazione infantile e adolescenziale dell'ATS risulta così distribuita per classi d'età prescolare e scolare, come si evince dalla Tabella n. 2, la fascia di minori più numerosa riguarda i bambini e le bambine dai 4 ai 12 anni, a seguire gli adolescenti (13-18 anni) e infine gli infanti (0-3 Popolazione residente per classi d’età 20% 17% 63% Minori 0-18 anni Adulti 19 -64 anni Anziani > 65 anni anni). I dati riportati sono riferiti esclusivamente a comuni di Venafro, Sesto Campano, Montenegro V., Conca Casale, Ciolli al V. in quanto gli unici disponibili. 1 Pagina 10 di 81 PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO Tabella n. 2. Distribuzione della popolazione minorile per età e sesso - anno 2013 - ATS Venafro. Età 0-3 anni 277 253 530 Maschi Femmine Totali 4-12 anni 562 618 1180 13-18 anni 516 427 943 Fonte: Ufficio di Piano. Dalla lettura dei dati della tabella n. 3, si evince che relativamente ai comuni dell'ATS di cui sono disponibili i dati, sono 60 le famiglie che risultano essere "multiproblematiche", 24 i minori in regime di affidamento familiare, 7 i minori che si trovano negli istituti, 59 i minori sottoposti a provvedimenti dell'autorità giudiziaria. COMUNI DELL’ATS Famiglia multiproblematica Acquaviva D'Isernia 0 0 0 Minori sottosposti a provvedimen ti dell'autorità giudiziaria 0 Castel san Vincenzo 4 0 2 4 Cerro al V. 2 0 2 2 Colli al V. 1 2 0 0 Conca casale 0 0 0 0 Filignano 0 0 0 0 Montaquila (fuori dall'ATS nel 2013) - - - - Montenero V. 0 0 0 0 Pozzilli 4 0 0 2 Pizzone 1 0 0 0 Rionero Sannitico 2 0 0 0 Rocchetta al V. 2 2 0 2 Scapoli 0 0 0 0 Sesto Campano 8 2 2 1 Venafro 36 18 1 48 TOTALE 60 24 7 59 Minori in regime di Minori affidamento familiare isituzionalizzati Pagina 11 di 81 PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO Tabella n. 3. Condizioni che riguardano i minori e la famiglia nell'ATS di Venafro. Fonte: Ufficio di Piano. Per quanto riguarda il servizio di Assistenza Domiciliare Educativa (ADE) rivolto alle famiglie multi problematiche con minori a carico in condizioni di disagio o di pregiudizio evolutivo, nell'arco temporale 2008-2014 sono stati mediamente negli anni n. 31 gli utenti che hanno beneficiato del Servizio, con un netta prevalenza degli uomini sulle donne e con un picco nelle annualità 20092010 per ridursi progressivamente nel 2014. Utenti ADE - Ambito Territoriale Venafro 2008 - 2014 63 49 50 38 36 36 32 27 25 23 22 23 20 13 7 15 13 12 16 9 9 6 5 16 7 4 0 2008 2009 2010 Uomini Grafico n. 4. Servizio ADE, Anni 2008-2014. Fonte Con.Sol. 2011 Donne 2012 2013 Totale 2014 Pagina 12 di 81 PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO Area del disagio adulto Per quanto riguarda l'area del disagio adulto, nel territorio dell'ATS di Venafro, risulta che l'incidenza più elevata riguarda il problema della povertà/marginalità sociale, seguita dalla disoccupazione o perdita dell'occupazione e dai disturbi relativi alla salute mentale. A seguire si trovano l'emergenza abitativa, le dipendenze da droghe e infine quelle da alcool. Tabella n. 4. Incidenza delle problematiche relative all'area del disagio adulto. COMUNI DELL’ATS Dipendenz Dipendenz Dipendenze da gioco e da e da droghe alcool Salute mentale Povertà/margi Emergenz Disoccupaz nalità sociale a abitativa ione o perdita dell'occupa zione Acquaviva D'Isernia 0 0 0 0 0 0 0 Castel san Vincenzo 0 0 0 0 0 0 0 Cerro al V. 0 0 0 0 1 0 1 Colli al V. 0 0 0 0 1 0 0 Conca casale 0 0 0 0 0 0 0 Filignano 0 0 0 0 1 0 1 Montaquila (fuori dall'ATS nel 2013) - - - - - - - Montenero V. 0 0 0 0 0 0 0 Pozzilli 0 0 0 1 0 2 2 Pizzone 0 0 0 0 0 1 0 Rionero Sannitico 0 0 0 0 0 0 0 Rocchetta al V. 0 1 0 2 4 1 4 Scapoli 0 0 0 0 0 0 0 Sesto Campano 0 1 0 2 3 2 4 Venafro 5 0 0 6 9 0 4 TOTALE 5 2 0 11 19 6 16 Fonte: Ufficio di Piano. Pagina 13 di 81 PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO Popolazione anziana e servizi di assistenza Per quanto attiene alla popolazione anziana, non risultano disponibili dati sociodemografici relativamente alle caratteristiche della popolazione, oltre al dato parziale sull'incidenza della popolazione per come è stato descritto nel grafico n.3. Sono tuttavia presenti i dati relativi ai servizi di assistenza della popolazione anziana. Nel 2013, risultavano 15 gli anziani in carico al Servizio Sociale Professionale, in base ai dati disponibili. Tabella n. 5. N. utenti anziani in carico al SSP - Anno 2013. ANALISI DELLA DOMANDA SOCIALE ESPRESSA CASI IN CARICO AL SERVIZIO SOCIALE PROFESSIONALE - annualità 2013 Comuni N. Utenti Anziani Acquaviva D'Isernia 0 Castel san Vincenzo 0 Cerro al V. 0 Colli al V. 0 Conca casale 0 Filignano 0 Montaquila (Anno 2013 fuoriscito dall'Ambito, rientrato nel 2014.) Montenero V. 0 Pozzilli 0 Pizzone 0 Rionero Sannitico 0 Rocchetta al V. 2 Scapoli Sesto Campano 0 4 Venafro 9 15 TOTALE Fonte: Ufficio di Piano. Il servizio di Assistenza relativo alla popolazione anziana presente nell'ATS di Venafro è il Servizio di Assistenza Domiciliare (SAD). Dai dati aggiornati al 2014 si evidenzia come il SAD riguardi prevalentemente la popolazione anziana femminile più che quella maschile (grafico n. 5). Inoltre, risulta che gli anni nei quali il Servizio ha coinvolto un maggior numero di utenti sono stati il 2009 e il 2010, per poi decrescere progressivamente negli anni più redenti 2013 e 2014. Pagina 14 di 81 PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO Utenti SAD ANZIANI - Ambito Territoriale Venafro 2008 - 2014 100 80 54 60 48 53 44 37 40 20 77 73 33 27 24 19 20 11 11 14 7 18 4 13 17 4 0 2008 2009 Uomini 2010 2011 Donne Grafico n. 5. Servizio SAD Anziani, Anni 2008-2014.Fonte Con.Sol. Pagina 15 di 81 2012 2013 Totale 2014 PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO Popolazione disabile e servizi di assistenza Relativamente alla popolazione disabile, non risultano disponibili dati sociodemografici relativamente alle caratteristiche della popolazione. Sono tuttavia presenti i dati relativi ai servizi di assistenza della popolazione disabile. Nel 2013, risultavano 65 i disabili in carico al Servizio Sociale Professionale, in base ai dati disponibili. ANALISI DELLA DOMANDA SOCIALE ESPRESSA - CASI IN CARICO AL SERVIZIO SOCIALE PROFESSIONALE - annualità 2013 Comuni N. Utenti Disabili Acquaviva D'Isernia 4 Castel san Vincenzo 1 Cerro al V. Colli al V. 1 0 Conca casale 1 Filignano Montenero V. 1 1 Pozzilli 7 Pizzone 1 Rionero Sannitico Rocchetta al V. 5 3 Scapoli Sesto Campano 3 11 Venafro 26 TOTALE 65 Tabella n. 6. N. utenti disabili in carico al SSP - Anno 2013. Fonte: Ufficio di Piano. I servizi di Assistenza relativi alla popolazione disabile presente nell'ATS di Venafro sono il Servizio di Assistenza Domiciliare per Utenti Disabili e il Servizio di Trasporto Disabili. Dai dati aggiornati al 2014 si evidenzia come il SAD Disabili segnala un andamento in crescita dell'utenza femminile nel corso degli anni (grafico n. 6) per un totale di 201 utenti nell'arco temporale 2008-2014. Inoltre, risulta che gli anni nei quali il Servizio ha coinvolto un maggior numero di utenti sono stati il 2011 e il 2012. Pagina 16 di 81 PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO Utenti SAD DISABILI - Ambito Territoriale Venafro 2008 2014 50 47 45 35 38 34 30 25 25 13 19 10 7 3 11 8 20 23 21 17 12 109 13 3 0 2008 2009 Uomini 2010 2011 2012 2013 Donne 2014 Totale Grafico n. 6. Servizio SAD Disabili, Anni 2008-2014. Fonte Con.Sol. Dal 2008 al 2014 è stato inoltre garantito dall'ATS di Venafro il Servizio Trasporto Disabili, rivolto ad un utenza di 8 unità negli anni dal 2009 al 2013 e di 6 unità negli anni 2008 e 2014 (Grafico n. 7). Grafico N. 7. Servizio Trasporto Disabili, Anni 2008-2014. Fonte Con.Sol. Pagina 17 di 81 PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO Popolazione straniera e servizi socio-assistenziali Per quanto riguarda la popolazione straniera, in base ai dati di stranieri che hanno avuto contatti con l’UDP, si evince che sono 338 i Cittadini extracomunitari che si sono rivolti nell'ATS di Venafro,con una maggiore incidenza nel Comune di Venafro (261 unità), seguito da Sesto Campano (47 unità). Tra questi il 58% sono uomini, e il 42% donne (grafici n. 8 e 9). COMUNI DELL’ATS Cittadini extracomunitari residenti Uomini Donne Acquaviva D'Isernia 0 0 0 Castel san Vincenzo 0 0 0 Cerro al V. 0 0 0 Colli al V. 18 7 11 Conca casale 0 0 0 Filignano 0 0 0 Montaquila 0 0 0 Montenero V. 6 6 3 N. Utenti Servizio Trasporto Disabili_ Anni 2008 - 2014 10 8 8 8 8 8 8 6 6 6 4 2 0 2008 Pozzilli 2009 2010 2011 Totale 2012 6 2013 2014 0 0 Pizzone 0 0 0 Rionero Sannitico 0 0 0 Rocchetta al V. 0 0 0 Scapoli 0 0 0 Sesto Campano 47 39 8 42% 58% Uomini Donne Venafro 261 142 119 TOTALE 338 194 141 Tabella n. 7. Incidenza dei Cittadini Extracomunitari che si sono rivolti all’ATS di Venafro , Anno 2013 Fonte: Ufficio di piano (si precisa che sono stati evidenziati esclusivamente gli immigrati che si sono rivolti per servizi all’UDP) Pagina 18 di 81 PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO Incidenza del genere della popolazione extracomunitariaGrafico n. 8. Incidenza dei Cittadini Extracomunitari nell'ATS di Venafro, Anno 2013. Pagina 19 di 81 PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO Grafico n . 9 . I n c id e n za d e l la p op o l az i o n e e x t r a co m u n ita r i a n e l t e rr i t or i o d e l l ' AT S d i V e n a f r o . Cittadini Extracomunitari Residenti ATS di VENAFRO 300 261 225 142 150 119 75 0 00 0 0 000 0 Acquaviva di Isernia Castel San Vincenzo Cerro al Volturno 47 39 17 11 00 0 0 0 0 0 80 0 3 6 3 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 8 Cittadini Extracomunitari Residenti Uomini Donne Venafro Sesto Campano Scapoli Rocchetta al Volturno Rionero Sannitico Pizzone Pozzili Montenero Val Cocchiara Montaquila Filignano Conca Casale Colli al Volturno 0 Pagina 20 di 81 PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO 1.3. Analisi del fabbisogno del territorio e dell'offerta L’analisi statistica dei dati raccolti dall'Ufficio di Piano dell'ATS di Venafro permette una valutazione della domanda sociale del territorio e dell'offerta che lo stesso attualmente è in grado di garantire. I servizi che sono stati presi in considerazione sono il Servizio per l'Affidamento dei Minori, Il Servizio di Sensibilizzazione e/o Prevenzione, il Pronto Intervento Sociale, i Servizi di Supporto (teleassistenza, telefonia sociale, mense ecc.), I servizi informativi e di mediazione per i cittadini stranieri. I Centri socio-educativi per disabili, i Servizi di Supporto Psicologico alla genitorialità, il Servizio di Mediazione Familiare, Il Servizio per il Sostegno Socio Educativo Domiciliare, il servizio di Assistenza domiciliare, gli Uffici di Cittadinanza Sociale, il Servizio Sociale Professionale. Complessivamente il totale della spesa sostenuta nell'anno 2013 è pari a 186.632,65 euro, corrispondente a un fabbisogno stimato di 115.000,00 euro, ovvero di gran lunga inferiore al bisogno effettivo. Come si legge dal grafico sottostante, dai dati riferiti all'anno 2013, i Servizi sui quali l'ATS ha investito le maggiori risorse finanziarie sono il Servizio di Assistenza domiciliare (68.020,51 euro) seguito dal Sostegno socio-educativo domiciliare (34.619,51 euro). A seguire e con importi decisamente inferiori, si trovano il Servizio di Sensibilizzazione e/o prevenzione, i Servizi di Supporto sociale, i CSE per Disabili, Gli Uffici di Cittadinanza Sociale e Il Servizio Sociale Professionale. Dalla lettura del grafico sottostante è, inoltre, evidente che i servizi per i quali era stata stimata una previsione ingente di risorse che poi non ha corrisposto alla spesa effettiva per l'annualità di riferimento, sono il Servizio per l'Affidamento dei minori, il Pronto intervento sociale e il servizio di Mediazione Familiare. Inoltre colpisce l'assenza di dati relativi ai servizi per i Cittadini stranieri. pagina 21 di 81PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFROGrafico n. 10. Adeguatezza delle risorse rispetto al Fabbisogno rilevato nel territorio dell'ATS di Venafro nell'anno 2013. Fonte: Ufficio di piano. Da un'analisi dei dati relativi al numero di utenti per area di intervento si evidenzia che l'area del disagio sociale riguarda prevalentemente i disabili che si trovano al primo posto, seguiti dalle famiglie multiproblematiche e dai minori sottoposti a provvedimenti dell'autorità Adeguatezza delle risorse rispetto al Fabbisogno - 2013 Affidamento dei Minori Sensibilizzazione e/o Prevenzione Pronto Intervento Sociale Servizi €60.000,00 €6.717,36 €16.800,00 €15.000,00 €15.258,98 di Supporto Servizi per Cittadini Stranieri CSE per €14.076,00 Disabili Supporto alla €20.000,00 Genitorialità Mediazione Familiare Sostegno Socio - €34.619,03 Ed Domiciliare SAD Uffici di Cittadinanza Sociale SSP €68.020,51 €15.570,39 €20.000,00 €15.570,39 fabbisogno stimato spesa sostenuta nell'annualità 2013 giudiziaria. D'altro canto i dati più bassi riguardano l'utenza affetta da dipendenze (droga, alcool e gioco d'azzardo, quest'ultimo non rilevato affatto). Il numero di utenti in carico al Servizio Sociale Professionale nell'anno 2013 è di 178 unità. Sono stati attivati i servizi socio-assistenziali in a favore delle categorie elencate nella tabella sotto. Pagina 22 di 81 PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO Area di intervento N Anziani Disabili Famiglia Multiproblematica Minori in affidamento familiare Minori istituzionalizzati Minori sottoposti a provvedimenti dell’autorità giudiziaria Dipendenza da droghe Dipendenza da alcool Dipendenza dal gioco Salute Mentale Povertà/Marginalità Emergenza abitativa Disoccupazione perdita dell’occupazione Tabella n. 8. Servizi socio assistenziali per area di intervento/n. utenti anno 2013. Fonte: Ufficio di piano. Pagina 23 di 81 PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO Servizi socio-assistenziali per aree di intervento/n.utenti - anno 2013 70 65 60 59 53 35 24 19 18 16 15 11 7 6 5 2 0 disoccupazione o perdita dell'occupazione emergenza abitativa povertà/marginalità sociale salute mentale dipendenze da gioco dipendenze da alcool dipendenze da droghe minori sottosposti a provvedimenti dell'autorità giudiziaria minori istituzionalizzati minor in regime di affidamento familiare famiglia multiproblematica disabili anziani 0 Grafico n. 11. Servizi socio assistenziali per area di intervento/n. utenti anno 2013. L'analisi dei dati appena effettuata porta a concludere che c'è sicuramente bisogno di incentivare e ampliare i servizi a favore delle famiglie multiproblematiche con figli a carico che si trovano in condizioni di disagio evolutivo e che in molto casi sono sottoposti ai provvedimenti dell'autorità giudiziaria. Vanno inoltre ulteriormente potenziati i Servizi per i Disabili e quelli per la popolazione anziana ed extracomunitaria. Per quanto attiene alla spesa complessiva relativa ai servizi erogati nel territorio dell'ATS di Venafro, secondo i dati della Con.Sol è riassunta nei grafici che seguono. Pagina 24 di 81 PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO a) il Servizio ADE ha visto un picco di spesa nel 2010 pari a 78.544, 85 euro, per poi decrescere e attestarsi intorno ai 46.000,00 euro c/a negli anni 2013 e '14; b) il Servizio SAD Anziani ha visto un picco di spesa nel 2009 pari a 85.316,27 euro, per poi decrescere progressivamente e significativamente a 22.934,24 del 2014; c) il Servizio SAD Disabili ha visto un picco di spesa nel 2012 pari a 53.494,80 euro, per poi decrescere fino a 46.959,84 del 2014; d) il Servizio Trasporto Disabili ha visto un picco di spesa nel 2009 pari a 109.757,56 euro, per poi decrescere fino a 22.147,99 del 2014. Grafico n. 12. Spesa Servizio ADE. Anni 2008-2014. Importi Servizi Venafro 2008/2014 - Servizio ADE 100000, Pagina 25 di 81 €78.544,85 80000, €57.242,59 60000, €51.828, 15 €46.279, 96 40000, €46.278, 96 €39.548,25 20000, €14.180, 55 0, 2,8 5,5 2008 2009 8,6 2010 7,8 2011 Media Operatrici 6,2 2012 3,8 2013 Importo Annuo 3, 2014 PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO 90000, Importi Servizi Venafro 2008/2014 - Servizio SAD ANZIANI €85.316, €83.147, 27 51 67500, 45000, €49.671, 65 €44.395,24 €28.940, 15 €24.133, 23 22500, 0, 7,7 2008 10,2 10,3 2009 2010 9, 8,2 6,2 2011 2012 2013 Media Operatrici Grafico n. 13. Spesa Servizio SAD Anziani. Anni 2008-2014. Grafico n. 14. Spesa Servizio SAD Disabili. Anni 2008-2014. Importo Annuo €22.934,24 5, 2014 Pagina 26 di 81 PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO Importi Servizi Venafro 2008/2014 120000, Servizio TRASPORTO €109.757,56 90000, 60000, 44887 30000, 44776 45748 47431 47530 24881 51945 €22.147,99 €13.191,37 €9.148,20 €15.035,23 €14.153,70 €13.905,90 0, 2008 2009 2010 2011 Km Percorsi 2012 2013 2014 Importo Annuo Grafico n. 15. Spesa Servizio Trasporto Disabili. Anni 2008-2014. Occorre sottolineare, che per poter effettuare un profilo dei bisogni sociali della popolazione dell'ATS di Venafro, occorrerebbero ulteriori dati, al momento mancanti, relativi a: 60000, Importi Servizi Venafro 2008/2014 - Servizio SAD DISABILI €53.494, 80 €52.725, 30 €46.959, 84 €43.839, 25 45000, €30.150,48 30000, €16.802, 53 15000, €7.703, 04 0, 5,4 2008 7,8 9,1 2009 2010 Media Operatrici 10,5 2011 9,8 2012 7,4 2013 Importo Annuo 6,1 2014 numero di richieste di intervento/casi in carico al servizio numero di utenti/nuclei familiari/gruppi per singolo servizio numero di interventi/affidamenti al servizio, numero operatori impiegati/ore attività annue risorse medie e totali erogate, spesa pro-capite annua. Ciò al fine di individuare alcuni tra gli indicatori più significativi riferibili alla qualità dei servizi e degli interventi in maniera di tutela, protezione e promozione del benessere bio psico-sociale dei cittadini. Tali indicatori, una volta individuati, saranno da considerarsi rappresentativi del fabbisogno sociale registrato sul territorio dell'ATS di Venafro alla base del quale si pone la realizzazione del relativo PSZ. Pagina 27 di 81 PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO 2. Finalità del Piano Sociale di Zona dell'ATS di Venafro La finalità generale del PSZ, coerentemente con la normativa nazionale l. 328 del 2000 e con la recente normativa regionale, Legge 6 maggio 2014, n. 13 “Riordino del sistema regionale integrato degli interventi e servizi sociali” nonché con il Regolamento di attuazione della Legge regionale, consiste nel facilitare l’accesso da parte dei cittadini ai servizi e agli interventi sociali e sociosanitari pubblici al fine di scongiurare e/o ridurre il rischio di povertà e di esclusione sociale, sostenendo tutte quelle categorie sociali che versano in condizioni di fragilità socioeconomica e relazionale, vale a dire famiglie multiprobelmatiche, minori in condizioni di rischio evolutivo o in situazioni di disagio, cittadini extracomunitari, individui adulti affetta da varie forme di disagio, disabili, anziani ecc. 3. Obiettivi generali Gli obiettivi generali riguardano la prevenzione del disagio e la promozione del benessere biologico-psicologico-sociale individuale e collettivo per la quale si rende necessaria l'innovazione dei servizi in campo sociale, che possano garantire un livello qualitativo di efficacia/efficenza per cui il fabbisogno previsto della popolazione territoriale possa trovare corrispondenza nell'offerta erogata. Gli obiettivi generali attorno ai quali il Piano articola l’azione programmatoria, promuovendo l’integrazione sia nelle sue diverse fasi (programmazione, valutazione, organizzazione ed erogazione dei servizi sociali, sanitari e socio- sanitari, educativi), sia tra le diverse politiche (mobilita, giovani, ambiente, scuola e formazione) in linea con gli indirizzi regionali, sono i seguenti: - garantire forme di sostegno personalizzate e nel contempo equità d’accesso nei vari Comuni; - contrastare l’isolamento e la solitudine dei cittadini contribuendo al sostegno e all’inclusione delle persone e promuovendo le competenze solidaristiche delle comunità locali; - promuovere politiche di integrazione a tutti i livelli e sviluppo di reti assistenziali a cui partecipino attori diversi; - valorizzare le singole autonomie, di tutti i soggetti - Regione, Enti locali, Aziende sanitarie, strutture pubbliche, private non profit e profit, associazioni, volontariato, forze sociali - che a vario titolo sono chiamati a svolgere un ruolo per l’ affermazione dei diritti di cittadinanza; - sviluppare l’accesso ai canali informativi, privi di barriere fisiche culturali e linguistiche; - utilizzare i servizi in rete articolati anche nelle zone periferiche, finora trascurate; Pagina 28 di 81 PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO - realizzare prestazioni che rispondano alla logica di intervento personalizzato scaturito da un progetto che tenga conto delle peculiarità di ciascun soggetto; - porre in essere risposte tempestive programmate nel rispetto non solo dei tempi dei Servizi Sociali, ma prevalentemente dei diritti del cittadino ad ottenere i servizi richiesti il più breve tempo possibile; - conseguire percorsi assistenziali dove sia garantita una possibilità di scelta e la continuità di figure di riferimento stabili - sviluppare una comunicazione semplice e chiara su quanto si realizza, facilitando l’orientamento, l’accompagnamento e il filtro della domanda sociale. 4. Gli obiettivi specifici di Servizio (Per i risultati e gli indicatori di qualità si fa riferimento al paragrafo successivo) Area di sistema e welfare d’accesso. Le azioni e gli interventi che l'ATS di Venafro intende realizzare sono finalizzati a strutturare a livello di ambito un sistema di accesso universalistico ed efficace mediante l’attivazione dei seguenti servizi afferenti l’area di intervento in esame, distinti per funzioni, ma strettamente correlati per il funzionamento dell’intero sistema: Ufficio di Piano L’Ufficio di Piano costituisce il luogo preposto alla pianificazione territoriale e alla realizzazione dei servizi e degli interventi programmati nel PdZ. Esso, infatti, riveste un ruolo strategico in quanto ha il compito di elaborare e attuare la progettazione esecutiva della programmazione di zona e di gestire i servizi e gli interventi previsti nel PdZ. Le funzioni dell’Ufficio di Piano sono le seguenti: analisi del sistema d’offerta dei servizi (localizzazione, funzioni, prestazioni, professioni, costi) presenti nell’ATS, per valutarne l’appropriatezza e l’eventuale ridefinizione; supporto al Coordinatore d’Ambito per l’elaborazione della programmazione complessiva delle politiche sociali territoriali, comprensive anche di servizi svolti da singoli comuni finanziati con fondi propri; supporto al Coordinatore d’Ambito per l’attivazione della concertazione territoriale per l’analisi dei problemi sociali e dei bisogni dei cittadini; supporto al Coordinatore d’Ambito per il monitoraggio dei problemi e della domanda sociale e l’individuazione di eventuali nuovi bisogni, attraverso l’organizzazione di momenti concertativi con i soggetti presenti nel territorio dell’Ambito Territoriale; Pagina 29 di 81 PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO raccordo degli Uffici di Segretariato Sociale, il Servizio Sociale Professionale e i singoli Comuni; predisposizione dell’organizzazione necessaria a realizzare le funzioni unitarie di accesso ai servizi socio-sanitari attraverso la PUA e l’UVM del Distretto sanitario competente per territorio; predisposizione di piani di comunicazione sociale; aggiornamento in materia di normativa regionale, nazionale, europea anche al fine di intercettare nuove e differenti risorse economiche; definizione delle procedure amministrative connesse alla programmazione, gestione, controllo e rendicontazione delle risorse finanziarie; definizione delle modalità di individuazione, allocazione delle risorse economiche, strutturali, umane; organizzazione e affidamento dei servizi ai soggetti del terzo settore previsti dal PdZ; definizione dei regolamenti d’accesso e di compartecipazione ai servizi da parte degli utenti; predisposizione di sistemi di monitoraggio e valutazione dei servizi; costruzione e alimentazione dei sistemi di monitoraggio amministrativo, contabile e finanziario degli OdS previsti nel PSR; monitoraggio della qualità offerta ai destinatari dei servizi attraverso l’alimentazione costante del sistema di monitoraggio regionale sugli indicatori di qualità degli OdS; supporto al Coordinatore d’Ambito nella predisposizione di sistemi di valutazione del Piano di zona in grado di sostenere il suo processo di adeguamento o la sua ridefinizione; monitoraggio delle procedure di affidamento dei servizi previsti nel Piano di Zona con particolare attenzione alle caratteristiche dei soggetti a cui affidare, ai criteri di valutazione delle proposte progettuali ed ai vincoli posti nei bandi e negli avvisi per sostenere il rispetto della normativa vigente in materia di contratti di lavoro per tutte le risorse umane impegnate dai soggetti affidatari per la erogazione dei servizi; predisposizione e alimentazione costante dei sistemi informativi per l’elaborazione di dati territoriali locali, provinciali e regionali. L’Ufficio di Piano si configura, ai sensi dell’art. 30 del TUEL, come un “ufficio comune” dei comuni che aderiscono all’ATS (convenzione) che, posto all’interno del Comune capofila, svolge le attività di progettazione esecutiva, gestione e monitoraggio del sistema dei servizi sul territorio di riferimento ed è finalizzata all’attuazione del PdZ. L’Ufficio di Piano è, di norma, diretto dal Coordinatore d’Ambito che, nel caso in cui il Comitato dei sindaci non abbia individuato un dirigente per le funzioni gestionali amministrative, assolve anche alla funzione di Responsabile. Diversamente l’Ufficio di Piano è diretto da un responsabile amministrativo e gestionale dipendente del Comune capofila, che ne sostiene i costi e la spesa per il personale. Pagina 30 di 81 PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO Gli Uffici di Piano saranno sottoposti ad autovalutazione al fine di determinarne gli indicatori di qualità. Per la composizione dell’Ufficio di Piano, il Comitato dei Sindaci può indicare sia personale in organico presso i Comuni dell’ATS, sia decidere di fare ricorso a figure esterne, a qualsiasi titolo contrattualizzate, anche in regime di appalto di servizio, per la parte dei compiti non di direzione, tramite ditte specializzate. L’Ufficio di Piano è disciplinato da apposito regolamento, che è parte integrante del PdZ, redatto in applicazione del dettato del PSR, soprattutto in funzione dell’OdS. Nelle more dell’approvazione del PSR e del relativo PdZ, il personale facente parte dell’Ufficio di Piano della programmazione precedente, al fine di garantire la continuità dei servizi, resta in carica e collabora con il Coordinatore d’Ambito alla stesura del PdZ fino alla nomina del nuovo Ufficio di Piano. Servizio di segretariato sociale Il servizio di segretariato sociale opera come sportello unico per l ’ accesso ai servizi socio- assistenziali e sociosanitari o sportello di cittadinanza, svolge attivit à d’informazione, di accoglienza, di accompagnamento, di ascolto e di orientamento sui diritti di cittadinanza con caratteristiche di gratuità per l ’utenza. Il servizio di segretariato sociale deve caratterizzarsi per l ’elevato grado di prossimità al cittadino, diversificandosi dalle attività di presa in carico. Il servizio di segretariato sociale fornisce notizie e informazioni sui servizi sociali e sociosanitari presenti nell ’ ATS di Venafro e nel Distretto Sociosanitario. Accoglie la domanda del cittadino/utente, svolge attività di consulenza, orientamento e indirizzo, fornisce indicazioni sulle modalità d’ accesso ai servizi e opera in stretta sinergia con il Servizio Sociale Professionale. Il segretariato sociale deve aiutare il cittadino a rintracciare l a soluzione al suo problema, quando questo non presenta la necessità di essere preso in carico dal Servizio sociale professionale. Collabora con le Associazioni e con gli Enti di Patronato, coordinandone gli interventi. Il servizio di segretariato sociale deve articolarsi territorialmente in maniera da garantire la massima fruibilità da parte di tutti i cittadini, garantendo, nei limiti delle risorse disponibili, il raggiungimento di una articolazione con almeno uno sportello per ogni Comune dell ’Ambito Sociale. Il servizio di segretariato sociale è assicurato nell ’ ambito del servizio sociale professionale dal quale è coordinato, e deve essere garantito da personale in possesso di adeguata e documentata esperienza. L ’ accesso al servizio è libero da parte di cittadini e famiglie. Il servizio/intervento ha rilevanza sociosanitaria in quanto si configura come la naturale estensione della Porta Unica d ’Accesso (PUA). Il costo del servizio è a totale carico dell ’ Ambito Sociale. Servizio di Porta Unica di Accesso PUA Pagina 31 di 81 PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO Il Servizio Porta Unica d’Accesso (PUA) riguarda l'integrazione degli interventi e dei servizi dell'area socio-sanitaria e prevede l'accettazione territoriale integrata tra sociale e sanitario, ovvero governa i flussi informativi che consentono il monitoraggio delle attività delle strutture residenziali e semiresidenziali a ciclo continuativo e diurno, sociali, socio-sanitarie e sanitarie, in particolare, garantendo una gestione centralizzata dell'accesso al servizio per la gestione dei singoli casi presi in carico. Una sorta di "apertura della cartella utente" in un sistema informativo centrato sulla persona, al fine di consentire la gestione di tutte le attività inerenti la presa in carico di un cittadino/paziente quando accede ad una qualsiasi sportello reale e/o virtuale che l'Ente ha reso disponibile, come la PUA. Viene creata, dunque, una sorta di cartella sanitaria territoriale che pone il cittadino-utente al centro del sistema. Il sistema informativo propone di elaborare alcuni strumenti di analisi delle informazioni raccolte sia indicativi dei bisogni della popolazione (Tipologie di diagnosi, tipologie di prestazioni differenziate per area geografica, ecc.) sia indicativi della produttività del sistema sociosanitario e quindi analisi dei tempi di intervento, della quantità delle attività svolte, ecc. sia per gli operatori interni all’amministrazione che per eventuali strutture esterne convenzionate. Servizio sociale professionale Il Servizio Sociale professionale è un servizio aperto ai bisogni di tutta la comunità, finalizzato ad assicurare prestazioni necessarie a prevenire, ridurre e/o rimuovere situazioni problematiche o di bisogno sociale dei cittadini. L ’ attenzione prioritaria è indirizzata ai soggetti più deboli ed emarginati, con interventi di prevenzione del disagio, potenziamento e attivazione delle risorse individuali familiari e comunitarie, di valorizzazione dell ’ individuo. Sono prestazioni del Servizio sociale professionale: la lettura e la decodificazione della domanda sociale, la presa in carico della persona, della famiglia e/o del gruppo sociale, la predisposizione di progetti personalizzati, l ’ attivazione e integrazione dei servizi e delle risorse in rete, l ’ accompagnamento e a l ’ aiuto nel processo di promozione ed emancipazione. Il Servizio Sociale professionale è trasversale ai vari servizi specialistici, svolge uno specifico ruolo nei processi di pianificazione e coordinamento della rete dei servizi sociali e sociosanitari; assume un ruolo di interventi professionali proprio e di livello essenziale per osservare e gestire i fenomeni sociali, erogare prestazioni di informazione, consulenza e aiuto professionale. Rispetto alla tipologia di intervento si distingue in: a) Servizio di segretariato sociale; b) Gestione sociale del caso (case management/presa in carico); c) Osservazione, pianificazione, direzione e coordinamento delle politiche socio-assistenziali e sociosanitarie; Il Servizio Sociale professionale deve articolarsi territorialmente in maniera da assicurare la massima fruibilità da parte di tutti i cittadini, garantendone Pagina 32 di 81 PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO l’accesso in ogni Comune. Il personale del Servizio Sociale Professionale è composto da Professionisti assistenti sociali iscritti nel rispettivo Albo. L’accesso al servizio è libero da parte di cittadini e famiglie. Il servizio/intervento ha rilevanza sociosanitaria in quanto si configura come l ’integrazione sociale dell’Unita di Valutazione Multidimensionale Integrata (UVM). Il servizio sociale professionale, assicura una adeguata presenza dell ’Assistente Sociale in rapporto alla dimensione demografica dell ’Ambito Sociale e garantisce la funzione primaria della presa in carico anche integrata (multidisciplinare o multidimensionale) del soggetto singolo o gruppo sociale o nucleo familiare che rappresenta l ’avvio del percorso personalizzato di cura e assistenza e che si articola nelle seguenti fasi operative: a) valutazione del bisogno; b) predisposizione del piano di intervento personalizzato; c) richiesta di erogazione di prestazioni esterne al servizio; d) erogazione prestazioni professionali di competenza (sostegno ed accompagnamento nella rimozione/riduzione del disagio, mediante incontri e visite programmate); e) controllo dell’appropriatezza degli interventi esterni rispetto agli obiettivi assistenziali; f) verifica e valutazione dell’andamento del piano di intervento personalizzato; g) gestione della cartella sociale dell’utente e chiusura del caso. L’assistente sociale garantisce le prestazioni professionali di competenza sopraelencate ed è individuato quale responsabile unico del caso, assolvendo alla funzione di case manager, fermo restando l’approccio interdisciplinare di équipe nella gestione del caso, nell’ottica del lavoro di rete, con tutti gli operatori e i servizi territoriali a vario titolo coinvolti. h) garantire nell’ambito della funzione di presa in carico anche i protocolli operativi da adottare per i casi di emergenza riconducibili ai casi di pronto intervento sociale e per i quali si rendono necessari interventi urgenti e indifferibili; i) assicurare la direzione e l’organizzazione dei suddetti servizi da parte del Coordinatore d’Ambito; j) prevedere percorsi di formazione ed aggiornamento per gli operatori impiegati; k) assicurare una sede fisica dei servizi suddetti accessibile ed adeguata a garantire la riservatezza dell’utenza che si reca ai servizi e rispondente agli obiettivi di servizio; l) dotare gli operatori di adeguata strumentazione tecnologica; m) creare una rete stabile con i servizi pubblici e privati presenti sul territorio; n) adottare un programma unico di lavoro funzionale alla gestione della cartella sociale dell’utente e mediante l’uso di strumenti unici di valutazione del bisogno, di progettazione personalizzata, e di verifica e valutazione degli interventi posti in essere. Servizio di Pronto Intervento Sociale Il Pronto Intervento Sociale è un servizio di emergenza attivo presso il Comune e/o l’Ambito Sociale ed è finalizzato ad intervenire in maniera tempestiva ed immediata a Pagina 33 di 81 PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO favore di una o più persone che si trovano in situazioni di grave disagio e difficoltà e richiedono un soccorso immediato (ad esempio: minori italiani e stranieri, anche non accompagnati, nomadi, vittime di tratta e/o indotti nelle economie illegali, genitori con figli, donne sole e/o con figli vittime di violenza e maltrattamenti ecc.). L ’obiettivo è quello di garantire protezione e tutela materiale, sociale e giuridica attraverso l’attivazione di interventi di primo soccorso sociale e pronta accoglienza, nonché garantire una rete di risorse di pronta accoglienza tesa ad assicurare la soddisfazione immediata di bisogni primari e vitali della/e persona/e. Il servizio garantisce una reperibilità telefonica 24 ore su 24, 365 giorni l’anno e l’attivazione di interventi immediati tesi a valutare e prendere in carico situazioni di emergenza sociale. Il servizio garantisce una reperibilità telefonica 24 ore su 24, 365 giorni l ’anno attraverso un numero unico e gratuito sempre attivo e presidiato dalle 8 alle 18 dal lunedì al venerdì da un operatore sociale. Dalle 18 alle 8 del mattino e nel fine settimana, nonché nei giorni festivi, è attiva una segreteria telefonica che garantisce l’intervento di un operatore sociale entro e non oltre 2 ore dalla registrazione del messaggio d’aiuto. L’equipe di lavoro del servizio è composta da un Coordinatore (Assistente sociale o psicologo) e 3 operatori turnanti (Educatore professionale, Laureato in Scienze dell’Educazione, Psicologo, Operatore Sociosanitario, Mediatore interculturale o Operatore sociale di strada). Al servizio si accede tramite il numero di emergenza sociale attivo 24 ore su 24 e messo a disposizione dai Comuni e/o dall'Ufficio di Piano. Area di intervento delle responsabilità familiari e minori Per questa area di intervento l’obiettivo programmatico consiste nel consolidare e potenziare il sistema dei servizi e degli interventi di sostegno alla capacità di cura della famiglia e al benessere psico-fisico del minore, mediante percorsi integrati personalizzati qualificati ed in stretta connessione con la rete dei servizi sanitari consultoriali. I servizi e gli interventi che l'ATS di Venafro intende realizzare sono: a) assicurare la realizzazione dei seguenti servizi/interventi mediante percorsi integrati personalizzati di supporto alla funzione genitoriale e alla rimozione/riduzione del disagio/pregiudizio educativo dei minori: ADE (assistenza domiciliare educativa); Affidamento Familiare; Sostegno all’integrazione sociale e scolastica dei minori disabili o con disturbi dell’apprendimento (DSA) o titolari di BES. Pagina 34 di 81 PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO a) assicurare l’erogazione degli interventi mediante progetti individualizzati, favorendo l’integrazione tra i servizi, l’ottimizzazione delle risorse umane impiegate e l’ottimizzazione dei costi, al fine di prevenire e/o ridurre il rischio di allontanamento del minore dalla famiglia, l’abbandono educativo e forme di marginalità e di esclusione sociale; b) promuovere sul territorio, anche in collaborazione con il privato sociale l’istituzione di strutture residenziali e/o a ciclo diurno specializzate nel trattamento dei minori in situazione di bisogno e delle loro famiglie; c) promuovere iniziative di prevenzione, sensibilizzazione di contrasto alle forme di devianza sociale e comportamentale nei minori e negli adolescenti (dipendenze, disturbi dell’alimentazione, bullismo etc.). All’interno di questa area di intervento l'ATS di Venafro si propone di garantire i seguenti “Livelli essenziali delle prestazioni”: 1. Assistenza Domiciliare Educativa (ADE) [a valere su FSR] 2. Centro Diurno per minori (pagamento retta) [a carico del Comune e/o del PdZ]; 3. Strutture residenziali per minori soggetti a provvedimento della Magistratura Minorile [a carico del Comune e/o in parte della Regione]; 4. Equipe multidisciplinare di presa in carico e prevenzione minori (e percorsi alternativi alla comunità - affido) [a valere su FSR e PdZ]; 5. Sostegno alle famiglie affidatarie [a valere su FSR]; 6. Integrazione scolastica e sociale di minori affetti da DSA e BES [ASReM]. Assistenza Domiciliare Educativa (ADE) Il servizio di Assistenza domiciliare educativa ha lo scopo di garantire un complesso di interventi volti a mantenere e sostenere il minore in età scolare con problemi relazionali, di socializzazione e comportamentali, all ’interno del proprio contesto quotidiano qualora versi in situazione di media o lieve disabilità e/o manifesti elementi di possibile rischio di emarginazione. Il Servizio è finalizzato a rafforzare i legami del minore nel sistema delle relazioni significative per la sua vita (famiglia, scuola, gruppo dei pari) e al contempo di fornire, al minore e alla sua famiglia un ’ opportunità di crescita sociale. In particolare il servizio si pone l ’ obiettivo di: . . a) accompagnare e aiutare il minore nella sua crescita psicofisica; b) accrescere le sue capacità di relazionarsi e contrastare il rischio di emarginazione; . c) stimolare il raggiungimento e mantenimento dell ’autonomia personale e sociale; d) sviluppare le potenzialità dell ’ utente/cliente e del suo nucleo familiare; . Pagina 35 di 81 PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO . . e) sostenere la famiglia nel carico educativo assistenziale; f) assicurare interventi di sostegno alle funzioni genitoriali (anche attraverso colloqui, incontri, titoli sociali). Le prestazioni previste dal Servizio sono principalmente le seguenti: a) interventi educativi personalizzati; b) realizzazione di attività che consentono una migliore fruizione del tempo libero, migliori relazioni sociali, un adeguato sviluppo delle abilità funzionali; c) supporto socio-psico-pedagogico al minore e al relativo nucleo familiare. Il servizio deve prevedere almeno un accesso domiciliare a settimana per almeno 1 ora. Il servizio di sostegno educativo territoriale o domiciliare è assicurato da psicologi, pedagogisti, educatori professionali, assistenti sociali. Si accede liberamente tramite il Segretariato sociale del Comune o dell ’Ambito Sociale di residenza del richiedente o tramite la Porta Unica d’Accesso (PUA). In caso di accreditamento del servizio la tariffa è stabilita dal Piano Sociale Regionale vigente e posta a carico del Comune e/o dell’Ambito Sociale ed, eventualmente, degli utenti. Le modalità di compartecipazione al costo del servizio sono disciplinate al Titolo IV regolamento di attuazione della L. regionale n. 13/2014. Centro Diurno per Minori Ogni comune appartenente a ciascun ATS, in un’ottica di prevenzione del rischio di istituzionalizzazione e su indicazione dell’equipe multidisciplinare per l’infanzia dell’ATS, favorisce l’accesso ad un Centro Diurno per minori, attraverso il pagamento della retta ad almeno un minore ogni 100 minori residenti e, comunque, per non meno di 5 minori l’anno. I costi sono posti a carico del singolo comune che, in ottica di prevenzione, risparmierà sugli eventuali costi di istituzionalizzazione del minore a rischio. Il Centro diurno per minori è una struttura semiresidenziale socio-educativa per bambini e adolescenti che accoglie minori in età scolare che necessitano di interventi di tipo assistenziale e, in particolar modo, di sostegno educativo, nell'evidenza che i processi di de-istituzionalizzazione devono essere accompagnati da azioni mirate a creare forme di prevenzione secondaria del disagio. Per questo i minori che vengono accolti, devono potere fare riferimento ad operatori referenti, in grado di sostenerli attraverso la costruzione di relazioni interpersonali significative. Tra gli elementi che caratterizzano il Centro Diurno, spiccano: - la capacità di organizzare e costruire progettualità educative rivolte sia al singolo minore che al gruppo; Pagina 36 di 81 PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO - la capacità di prestare ascolto e di accogliere i minori, divenendo per loro referenti sicuri; - la capacità di attuare interventi di integrazione col territorio, per ridurre i processi di emarginazione. Il Centro Diurno è una struttura semiresidenziale che ha finalità educative e assistenziali volte alla realizzazione di progetti di integrazione del minore nel territorio e con il nucleo familiare e accoglie minori di età compresa tra i 6 e i 18 anni, maschi e/o femmine. Il Centro Diurno può accogliere un massimo di 30 unità, sia bambini che bambine, in età compresa tra i 6 e 18 anni, e deve garantire l'apertura per tutti i dodici mesi dell'anno, esclusi i giorni di festa. La struttura, che deve corrispondere agli standard di civile abitazione, deve essere costituita da: - locale adibito a cucina e a dispensa, non inferiore a 15 mq; - n° 2 servizi igienici, di cui uno ad uso del personale e uno per i minori, dotati di - doccia o vasca, W.C. bidet, lavandino e di arredamento necessario per la - funzionalità dello spazio; - zona soggiorno per le attività di gruppo, per come in precedenza descritte, non - inferiore a 24 mq o, in alternativa, due stanze tra loro attigue non inferiori, - complessivamente, a 28 mq; - locale adibito a sala da pranzo non inferiore a 18 mq; - locale adibito a studio non inferiore a 15 mq; - n. 1 locale adibito a sala televisiva o mediateca, non inferiore a 12mq. Tutti i locali devono essere dota ti di finestre o balconi, nonché di impianti di riscaldamento funzionante, ed essere collocati sullo stesso piano. Ogni locale, dovrà essere sufficientemente arredato e disporre di tutti quegli ausili (giochi, libri e così via), al fine di consentire il massimo agio ai minori e agli operatori. Il Centro Diurno è una struttura di accoglienza quotidiana a carattere semiresidenziale. Il minore può essere accolto ed essere sostenuto, sia in modo continuativo che saltuario, nell'arco della giornata compreso tra le 8.00 e le 20.00. Le ore di permanenza nella struttura sono, comunque, stabilite in base alle necessità del minore e sulla base del progetto di intervento individualizzato. Oltre a garantire il pranzo e la merenda o colazione, nei giorni che vanno dal lunedì al sabato, nel Centro Diurno devono essere assicurate: - il sostegno didattico inteso come continuità delle ore curriculari, ma anche come ulteriore possibilità offerta nell'acquisizione del senso critico e della capacità di analisi; - gioco e attività ludiche, attraverso cui il minore si appropria degli spazi che lo circondano, condividendo con i suoi pari e gli operatori esperienze diverse da Pagina 37 di 81 PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO quelle scolastiche, familiari e a quelle di strada; - attività manuali ed espressive per fare crescere il senso dell'estetica, della creatività, nonché le capacità manipolative e di gestione degli strumenti e degli attrezzi. Per la gestione del Centro Diurno è prevista la presenza di almeno un operatore ogni 10 minori,in possesso della qualifica di Educatore (Educatore professionale, Pedagogista, Laureato in Scienze dell’Educazione) o Assistente sociale o Psicologo. Tra gli operatori devono figurare almeno un Educatore e una unità di personale ausiliario per il governo della struttura e la preparazione dei pasti. Per la gestione della struttura e la organizzazione delle prestazioni da erogare, è individuato un coordinatore della struttura tra le figure professionali dell’area socio-psicopedagogica, impiegate nella stessa. L’ammissione al servizio avviene su proposta del Servizio sociale professionale comunale o d’Ambito Sociale anche a seguito di disposizione del Tribunale per i Minorenni. In caso di accreditamento della struttura la retta giornaliera deve essere fissata all’interno di quella minima e massima indicata dal Piano Sociale Regionale vigente. La retta non varia in base alle condizioni economiche della famiglia e/o dell’utente ed è a carico del Comune e/o dell’Ambito Sociale cui è affidato il minore. Residenzialità per minori Il servizio di accoglienza in strutture residenziali per minori, come definite dagli art. 30, 31 e 32 del Regolamento 1/2015 costituisce “Livello essenziale delle prestazioni”. Ogni comune appartenente a ciascun ATS, in ottica di prevenzione del rischio di istituzionalizzazione e su disposizione della Magistratura minorile, garantisce il ricovero del minore a rischio in strutture residenziali dedicate. Il Comune che si trovi nella condizione di dover ricoverare un minore in struttura, può fare richiesta di accesso al Fondo regionale di sostegno per le spese derivanti dall’attività in parola, a patto che in Comune stesso si trovi nelle seguenti condizioni: 1. abbia sottoscritto gli atti di associazione con l’ATS competente per territorio (accordo di programma e/o convenzione) e non ne sia retrocesso neanche temporaneamente; 2. sia in regola con i versamenti della propria quota finanziaria del fondo del PdZ; 3. abbia attivato il Servizio Sociale Professionale dell’ATS per la gestione del/i minore/i ricoverati; 4. abbia chiesto l’attivazione dell’Equipe multidisciplinare di presa in carico e prevenzione dell’ATS per la gestione caso. Pagina 38 di 81 PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO Equipe multidisciplinare di presa in carico e prevenzione minori L'ATS di Venafro intende istituire una “Equipe multidisciplinare di presa in carico e prevenzione minori (e percorsi alternativi alla comunità - affido)” che svolge i seguenti compiti: a) garantisce l’erogazione di specifiche attività volte alla prevenzione dell’istituzionalizzazione del minore a rischio o vittima di violenza e, nei casi in cui sia già intervenuto un collocamento in struttura, attiva tutte le procedure per il reinserimento in famiglia del minore stesso; b) svolge tutti i compiti previsti nella direttiva regionale sull’affido familiare di cui alla deliberazione di Giunta regionale 16 novembre 2009 n. 1092 e richiamata nell’art. 69 del Regolamento 1/2015; c) contribuisce al benessere nel sistema di convivenza prevenendo il disagio individuale e collettivo nella famiglia, nella scuola e nella comunità mediante prestazioni e interventi psicologici di pertinenza dei servizi sociali territoriali, rivolti al singolo minore, alla coppia, alla famiglia, in ambito residenziale e semiresidenziale, e nello specifico a favore di minori in situazioni di disagio e/o di fragilità sociale, con disabilità, donne e minori oggetto di violenza (psicologica, fisica, sessuale, assistita ecc.); d) garantisce interventi specialistici volti alla prevenzione ed al contrasto delle violenze sui minori in accordo con le Autorità Giudiziarie (Procure Ordinarie, Procura presso il Tribunale per i Minorenni, Tribunale per i Minorenni), con le Forze dell’Ordine, con l’Ufficio Scolastico Regionale e l’Ufficio dei Servizi Sociali per i Minorenni (USSM), nonché con i servizi sanitari territoriali; e) promuove il lavoro multidisciplinare e l’integrazione delle prestazioni psicologiche del comparto sociale e sanitario allo scopo di intervenire sin dalle prime manifestazioni di disagio psicologico e il pieno ed armonico sviluppo psicologico del minore in relazione ai contesti familiari, associativi, comunitari e del tempo libero; f) promuove attività di supervisione, lavoro di équipe e formazione continua volte alla gestione ottimale di casi complessi e alla prevenzione del “burn out” tra le professioni di aiuto in ambito sociale. Pagina 39 di 81 PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO Sostegno alle famiglie affidatarie Il sostegno alle famiglie affidatarie verrà svolto ai sensi della deliberazione di Giunta regionale 16 novembre 2009 n. 1092 e richiamata nell’art. 69 del Regolamento 1/2015. Integrazione scolastica e sociale di minori affetti da DSA e BES L'ATS di Venafro, per il tramite della propria “Equipe multidisciplinare di presa in carico e prevenzione minori”, del proprio Servizio Sociale Professionale, nonché degli operatori del servizio di Assistenza Educativa Domiciliare (ADE), concorre alla presa in carico, valutazione e inserimento scolastico dei bambini e dei ragazzi affetti da DSA e BES, in collaborazione con il Dipartimento di Neuropsichiatria Infantile e riabilitazione dell’età evolutiva dell’ASReM e all’Ufficio Scolastico Regionale. A tal fine si richiama e si conferma la validità di quanto disposto nella Legge regionale 8 gennaio 2010, n. 1, recante ad oggetto “Titolo Interventi in favore dei soggetti con disturbi specifici di apprendimento (DSA)”, e nella deliberazione di Giunta regionale n. 614 del 02.10.2012. Si conferma che le attività sanitarie di diagnosi e cura dei disturbi restano a totale carico dell’ASReM, come illustrato nel successivo capitolo sull’integrazione socio-sanitaria. Area di intervento anziani Per questa area di intervento l’obiettivo programmatico consiste nel consolidare e potenziare la presa in carico territoriale nel proprio contesto di vita, quale misura alternativa alla istituzionalizzazione e alla riduzione dei ricoveri delle persone anziane, soprattutto se non autosufficienti. I servizi e gli interventi che il PSZ intende realizzare sono: 1. assicurare il mantenimento di ogni abilità residua (ADL) delle persone anziane allo scopo di garantire la salvaguardia dei livelli di autonomia, indipendenza e qualità della vita delle persone anziane e disabili mediante il consolidamento e l’attuazione del complesso degli interventi finora erogati al domicilio e in strutture semiresidenziali a ciclo diurno, ovvero dei seguenti servizi: a) SAD (servizio di assistenza domiciliare), implementandone le prestazioni socio-assistenziali; b) Centri diurni per anziani, consolidandone e valorizzandone il ruolo a livello territoriale, ove presenti; Pagina 40 di 81 PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO c) avviare, a seguito dell’emanazione di specifico indirizzo regionale in materia di integrazione socio-sanitaria ai sensi dell’articolo 43 della Legge Regionale, la presa in carico integrata di tutte le persone non autosufficienti, ed in particolare degli anziani, dei disabili, dei pazienti con patologie cronico-degenerative e di quelli psichiatrici; 2. il Comune di Venafro e il Distretto Sanitario competente per territorio, stipulano apposito protocollo operativo che, nel recepire l’atto di indirizzo regionale e il D.P.C.M. 14 febbraio 2001, fissa gli obblighi e gli impegni reciproci nell’attuazione dell’integrazione sociosanitaria afferente le aree di intervento di comune competenza della non autosufficienza, dei disabili e dei pazienti psichiatrici stabilizzati, ovvero stabilendo il modello gestionale, nonché le procedure e gli strumenti operativi concernente i seguenti aspetti: a) modalità di funzionamento della PUA e suo raccordo con il sistema di accesso dell’ambito; b) istituzione e modalità di funzionamento dell’UVM; c) definizione del Piano di Assistenza Individuale (PAI) d) modalità operative per l’effettuazione della presa in carico integrata da parte dell’UVM di tutti i pazienti in ADI o di quelli che ricevono altre prestazioni sanitarie al domicilio che richiedono anche le prestazioni socio-assistenziali del SAD; e) apporto delle rispettive risorse umane e finanziarie; f) modalità di coordinamento professionale di tutte le risorse umane impiegate; g) modalità e strumenti di verifica e valutazione degli interventi integrati attuati. h) All’interno di questa area di intervento l'ATS di Venafro si propone di garantire i seguenti “Livelli essenziali delle prestazioni” nei confronti delle persone anziane: 1. Servizio di Assistenza Domiciliare Integrata (ADI) e Assistenza Domiciliare Socioassistenziale (SAD), attraverso l’erogazione dell’Assistenza Tutelare di Base e della Non Autosufficienza [ASReM, FSC, FNA e Comuni e/o PdZ]; 2. Centri Diurni per anziani (retta per la frequenza di struttura semi-residenziale); 3. Casa di Riposo o Comunità alloggio o RSA (integrazione alla retta) [a carico dei Comuni o del PdZ]. Assistenza Domiciliare Integrata (ADI) e Socio-assistenziale (SAD) Il servizio di Assistenza Domiciliare Integrata (ADI), già presente ed attivo nel territorio dell'ATS di Venafro, come descritto nel capitolo 1 del presente PSZ, consiste in interventi da fornire ai cittadini al fine di favorire la permanenza nel loro ambiente di vita, evitando l’istituzionalizzazione e consentendo loro una soddisfacente vita di relazione attraverso un complesso di prestazioni socio-assistenziali e sanitarie. Caratteristica del servizio è l’unitarietà dell’intervento, che assicura prestazioni mediche, infermieristiche, riabilitative e socio-assistenziali in forma integrata e Pagina 41 di 81 PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO secondo piani individuali programmati. Il servizio di assistenza domiciliare integrata comprende prestazioni di tipo socio-assistenziale e sanitario che si articolano per aree di bisogno, con riferimento a persone affette da malattie croniche invalidanti e/o progressivo-terminali. Sono prestazioni di assistenza domiciliare integrata quelle di aiuto alla persona nello svolgimento delle normali attività quotidiane, quelle infermieristiche e quelle riabilitative e riattivanti, da effettuarsi sotto il controllo del personale medico, quelle di sostegno alla mobilità personale, vale a dire le attività di trasporto e accompagnamento per persone anziane e parzialmente non autosufficienti, che a causa dell’età e/o di patologie invalidanti, accusano ridotta o scarsa capacità nella mobilità personale, anche temporanea, con evidente limitazione dell’autonomia personale e conseguente riduzione della qualità della vita. Il servizio di assistenza domiciliare integrata deve articolarsi territorialmente in maniera da garantire la massima fruibilità da parte di tutti i cittadini. Le figure professionali che possono operare nel servizio sono: l’Operatore Socio Sanitario (O.S.S.) anche specializzato (O.S.S.S.), infermieri, terapisti della riabilitazione, personale medico con specifica formazione in relazione alle diverse aree di bisogno. E consentita anche la presenza programmata di Assistente sociale, Educatore (Educatore professionale, Pedagogista, Laureato in Scienze dell’Educazione) e Psicologo in relazione al progetto di assistenza personalizzato. L’ammissione al servizio avviene su richiesta del medico di medicina generale (MMG) e proposta dalla Unità di Valutazione Integrata Multidimensionale (UVIM), la quale definisce il piano assistenziale individuale (PAI) e propone la migliore soluzione organizzativa possibile nel rispetto della libera scelta dell’utente/paziente e dei propri familiari. Il servizio ha rilevanza sociosanitaria. Ai sensi del DPCM 29 novembre 2001 i costi sono a carico del Servizio Sanitario Regionale ad eccezione dei costi per prestazioni di aiuto infermieristico e assistenza tutelare alla persona che sono per il 50% a carico del SSR e per il restante 50% a carico degli utenti e/o, nei casi di incapienza, a carico del Comune o dell’Ambito Sociale di residenza del paziente all’atto dell’ammissione. In caso di accreditamento del servizio la tariffa è stabilita dalla Giunta regionale e posta a carico del Sistema Sanitario Regionale e degli utenti come sopra indicato. Le modalità di compartecipazione al costo del servizio sono disciplinate al Titolo IV del presente regolamento. Nel periodo di vigenza del Piano di rientro dal disavanzo del settore sanitario, le tariffe sono approvate con specifico decreto del Commissario ad acta. Ogni comune appartenente all'ATS di Venafro, in un'ottica di prevenzione del rischio di istituzionalizzazione, deve garantire l’accesso al Servizio SAD. Il servizio di Assistenza domiciliare socio-assistenziale (SAD) consiste in interventi da fornire ai cittadini al fine di favorire la permanenza nel loro ambiente di vita, evitando l’istituzionalizzazione e consentendo loro una soddisfacente vita di relazione attraverso un complesso di prestazioni socio-assistenziali. Il servizio di assistenza domiciliare socio- assistenziale comprende prestazioni di tipo socio- assistenziale che si articolano per aree di bisogno in assistenza domiciliare per diversamente abili e assistenza domiciliare per anziani e per i soggetti singoli con ridotta capacità di provvedere alle primarie necessità Pagina 42 di 81 PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO di vita all’interno del proprio ambiente domestico e comunque esposte al rischio di abbandono o famiglie a rischio di esclusione sociale. Sono prestazioni di assis tenza domiciliare quelle di aiuto alla persona nello svolgimento delle normali attività quotidiane, aiuto nella gestione dell ’ambiente domestico, aiuto nelle attività fisiche personali, volto a favorire e/o a mantenere l'autosufficienza nell'attività giorn aliera, prestazioni igienico-sanitarie di semplice attuazione complementari alle attività assistenziali, interventi di segretariato sociale. Il servizio di assistenza domiciliare socio-assistenziale deve articolarsi territorialmente in maniera da garantire la massima fruibilità da parte di tutti i cittadini. Sono previste le seguenti figure professionali: Addetto all’assistenza di base o Operatori sociali assistenziali (O.S.A.), Operatori sociosanitari (O.S.S.), Operatori socio sanitari specializzati (OSSS), Assistente familiare, Animatore socio-educativo, Animatore di residenze per anziani. Nei casi di disabili e anziani non autosufficienti l’ammissione al servizio avviene su proposta della Unità di Valutazione Multidimensionale integrata sociosanitaria, la quale definisce il piano assistenziale individuale e propone la migliore soluzione organizzativa possibile nel rispetto della libera scelta dell’utente/paziente e dei propri familiari. Negli altri casi l’accesso al servizio è stabilito dal Servizio sociale professionale del Comune e /o dell’Ambito Sociale a seguito di redazione del Piano di Assistenza Individuale. Il servizio/intervento non ha rilevanza sociosanitaria In caso di accreditamento del servizio la tariffa è stabilita dal Piano Sociale Regionale vigente e posta a carico del Comune e/o dell’Ambito Sociale ed, eventualmente, degli utenti. Centro Diurno per Anziani Ogni comune dell'ATS di Venafro, in ottica di prevenzione del rischio di istituzionalizzazione e su indicazione della UVM integrata del Distretto Sanitario di competenza, favorisce l’accesso ad un Centro Diurno per anziani, autorizzato e/o accreditato, attraverso il pagamento della retta ad almeno un anziano non autosufficiente e in condizioni di indigenza ogni 100 anziani residenti e, comunque, per non meno di 5 anziani non autosufficienti l’anno. I costi sono posti a carico del singolo comune che, in ottica di prevenzione, risparmierà sugli eventuali costi di istituzionalizzazione dell’anziano fragile. E’ consentito, nell’ambito dell’attività di programmazione di ciascun PdZ, delegare l’ATS all’erogazione del servizio in parola, ponendo a carico del fondo del PdZ l’eventuale costo. Il Servizio centro diurno per anziani è disciplinato dall'art. 48 del Regolamento n. 1/2015. Pagina 43 di 81 PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO Residenzialità per anziani Il servizio di accoglienza degli anziani non autosufficienti in Comunità alloggio per anziani o Casa di riposo o Residenza protetta Socio-sanitaria o RSA, come definiti dagli articoli 50, 51, 52 e 53 del Regolamento 1/2015, costituisce “Livello essenziale delle prestazioni”. Ogni comune garantisce il ricovero degli anziani non autosufficienti e in condizioni di indigenza attraverso l’integrazione della retta di ricovero per la sola componente sociale, secondo quanto disposto dal Regolamento 1/2015. Gli anziani non autosufficienti sono inviati in struttura dall’UVM integrata del Distretto Sanitario di competenza. E’ consentito, nell’ambito dell’attività di programmazione di ciascun PdZ, delegare l’ATS all’erogazione del servizio in parola, ponendo a carico del fondo del PdZ l’eventuale costo. Inoltre sarebbe utile istituire un Servizio di Trasporto e affiancamento per anziani non autosufficienti residenti nei paesi più lontani dal Comune capofila, attivando un servizio con personale qualificato che possa coadiuvarli e supportarlo nel rinnovo dei piani terapeutici, facendo da tramite tra il distretto sanitario e quei territori più periferici dell'ATS. Area di intervento disabili Per questa area di intervento l’obiettivo programmatico consiste nel consolidare e potenziare la presa in carico territoriale nel proprio contesto di vita, quale misura alternativa alla istituzionalizzazione e alla riduzione dei ricoveri delle persone disabili, soprattutto se non autosufficienti. I servizi e gli interventi che l'ATS di Venafro intende realizzare sono: a) assicurare il mantenimento di ogni abilità residua (ADL) delle persone disabili allo scopo di garantire la salvaguardia dei livelli più alti di autonomia, indipendenza e qualità della vita delle persone disabili, mediante il consolidamento e l’attuazione del complesso degli interventi finora erogati al domicilio e in strutture semiresidenziali a ciclo diurno, ovvero dei seguenti servizi: SAD (servizio di assistenza domiciliare), implementandone le prestazioni socio-assistenziali afferenti; Centri diurni socio-educativi per disabili, consolidandone e valorizzandone il ruolo a livello territoriale, ove presenti; b) confermare, a seguito dell’emanazione di specifico indirizzo regionale in materia di integrazione socio-sanitaria ai sensi dell’articolo 43 della Legge regionale 13/2014, la presa in carico integrata di tutte le persone non autosufficienti, ed in particolare degli anziani, dei disabili, dei pazienti con patologie cronico-degenerative e di quelli psichiatrici, contenente: Pagina 44 di 81 PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO 1. 2. 3. 4. modalità di funzionamento della PUA e suo raccordo con il sistema di accesso dell’ATS; istituzione e modalità di funzionamento dell’UVM; definizione del Piano di Assistenza Individuale (PAI) modalità operative per la presa in carico integrata da parte dell’UVM di tutti i pazienti in ADI o di quelli che ricevono altre prestazioni sanitarie al domicilio che richiedono anche le prestazioni socio-assistenziali del SAD; 5. apporto delle rispettive risorse umane e finanziarie; 6. modalità di coordinamento professionale di tutte le risorse umane impiegate; 7. modalità e strumenti di verifica e valutazione degli interventi integrati attuati. All’interno di questa area di intervento l'ATS garantirà i seguenti “Livelli essenziali delle prestazioni”: 1. Servizio di Assistenza Domiciliare socio-assistenziale nei confronti di minori o adulti disabili (SAD Disabili) [a carico del FSR e del FNA]; 2. Centri Socio-educativi per disabili non anziani (C.S.E.) (finanziamento in conto gestione per il funzionamento dei centri) [a carico della FNA e/o del FSR e/o del PdZ e/o dei Comuni); 3. ricoveri in “Dopo di Noi” (integrazione retta) [Comuni, PdZ]; 4. ricoveri in strutture per disabili a bassa intensità assistenziale come Residenza protetta sociosanitaria e Residenza Sanitaria Assistita per Disabili (integrazione retta) ricoveri in strutture per disabili mentali a bassa intensità assistenziale [ASReM e Comune]. 5. Assistenza Domiciliare socio-assistenziale per disabili (SAD Disabili) Il servizio di Assistenza Domiciliare Socio-assistenziale (SAD) è disciplinato dall'art. 65 del Regolamento n. 1/2015 come per gli anziani. Centri Socio-educativi per disabili non anziani (C.S.E.) Il Centro socio educativo per disabili è una struttura non residenziale, che ha la funzione di accogliere disabili con diversi profili di autosufficienza, che fornisce interventi a carattere educativo e assistenziale. Due sono gli obiettivi primari: contribuire alla crescita evolutiva del disabile, pur sapendo di potere fare leva soltanto su residue capacità dell'assistito e fornire il necessario appoggio alla famiglia, contribuendo ai processi educativi e socializzanti. Il Centro è una struttura semiresidenziale che ha finalità educative e assistenziali volte alla realizzazione di progetti di integrazione socio- relazionale dell’adulto disabile. Il Centro si rivolge a persone adulte di età compresa tra i 18 e i 64 anni con certificazione di disabilità ai sensi della L. 104/92 anche in condizione di gravità (art. 3, comma 3), con compromissione cognitiva e fisica, ad elevato carico assistenziale (bassi livelli di capacità – rilevazione tramite ICF al livello 3 della checklist (non superiore al 70%). E ’ consentita l’attivazione di un nucleo interno Pagina 45 di 81 PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO dedicato a minori di età compresa tra i 12 e i 17 anni non superiore al 50% della ricettività. Il Centro può accogliere fino a massimo 20 disabili adulti sia maschi che femmine, in età compresa tra i 18 e 64 anni, e deve garantire l'apertura per almeno 48 settimane l'anno, esclusi i giorni di festa. Per il 50% della capienza è consentita l’accoglienza di minori di età compresa tra i 12 e i 17 anni (18 anni non compiuti). Il Centro socio educativo deve essere ubicato nell'area urbana, facilmente raggiungibile con mezzi propri, pubblici o gestiti sotto altra forma. Deve potere accogliere da 10 a 20 unità e garantire un'apertura giornaliera, anche con orario flessibile, non inferiore alle 7 ore. Del numero complessivo di ore mensile, è opportuno riservarne almeno 4 per gli incontri dell'operatore con i familiari dell'assistito. Tutti gli ambienti, com presi i corridoi ed eventuali piattaforme non devono prevedere alcun dislivello e devono rispettare le norme contenute nel DPR 384/78. Anche le scale devono essere a norma di legge. Gli standard minimi devono prevedere, oltre alla sala da pranzo (se è prevista la mensa): - - un locale per attività collettive; - - locali per attività di socializzazione; - - laboratorio per attività manipolative e cognitive; - - stanza per lo svolgimento di attività individualizzate. Il CSE deve essere dotato, inoltre, di: - 1 bagno ogni 5 utenti con i servizi di dimensioni appropriate, per consentire tutti i movimenti possibili anche ad ospiti in carrozzina. Il bagno, inoltre, deve essere fornito di doccia senza alcun dislivello tra la pedana e il pavimento. - 1 bagno, con relativo antibagno per il personale, per una superficie complessiva di 10 mq; - 1 spogliatoio con superficie non inferiore a 8 mq. Tutti i locali devono essere dotati di mobilio e attrezzature ed ausili idonei a garantire attività socio-riabilitative assistenziali e, dunque: - attività indirizzate al sviluppare l'autonomia personale del disabile; - attività motorie finalizzate a consentire un migliore rapporto del disabile con il proprio corpo e mantenimento e sviluppo delle capacità di gestione dei movimenti; - attività di socializzazione; - attività di terapia occupazionale. Il personale deve operare stabilmente nel centro socio educativo. L’equipe professionale deve essere composta almeno dalle seguenti figure: - un responsabile coordinatore con qualifica superiore (Sociologo, Psicologo o Assistente sociale); - Addetto all’Assistenza di Base (O.S.A.) o O.S.S.; Pagina 46 di 81 PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO - Educatore (Educatore professionale, Pedagogista, Laureato in Scienz e dell’Educazione) o Psicologo; - Animatore socio-educativo Terapista occupazionale. Il numero di operatori compresenti dipende dal numero e dal tipo di disabilità degli utenti effettivamente frequentanti, ma non può mai essere inferiore allo standard minimo che è rappresentato dal rapporto di 1 operatore ogni 5 disabili. Questi obiettivi possono essere raggiunti attraverso specifiche attività programmate e gestite all'interno del centro, tra le quali: - attività educative miranti a facilitare la comunicazione del disabile, in funzione di una migliore organizzazione del suo spazio temporale, attraverso le fasi della pulizia personale, del consumo dei pasti, del vestirsi ecc; - attività psico-motoria attraverso cui il portatore di handicap partecipa alla presa di coscienza del suo corpo, gestendo, secondo le sue possibilità, manipolando e partecipando ad iniziative pittoriche, di drammatizzazione, d'ippoterapia, di musicoterapia ed altro; - attività di socializzazione con interventi sia all'interno che all'esterno del centro (visite guidate, passeggiate, incontri con altri ragazzi di pari età, ecc); - terapia occupazionale attraverso la manipolazione di materiale, il loro assemblaggio, o l'acquisizione dei metodi per facilitare alcuni gesti quotidiani come tenere correttamente tra le dita la penna, la forchetta, fare un nodo ecc; - attività specifiche di stampo laboratoriale organizzate per moduli “giovani adulti” - 16- 25 anni, “adulti” - 25-40 anni e “grandi adulti” - 40-55 anni. La realizzazione delle attività qui sommariamente descritte richiedono la partecipazione attiva dei membri del nucleo familiare, come approccio partecipativo e conoscitivo ai bisogni del disabile. L’ammissione al servizio avviene su proposta della Unità di Valutazione Multidimensionale integrata sociosanitaria convocata con validità di conferenza dei servizi, la quale definisce il piano assistenziale individuale e propone l ’ammissione alla struttura nel rispetto della libera scelta dell ’utente/paziente e dei propri familiari. Per i disabili minori è necessario la presenza di un Piano di Assistenza Individualizzato che sia frutto della presa in carico congiunta tra il Servizio sociale professionale e il Servizio a valenza dipartimentale di neuropsichiatria infantile dell ’ASReM. E’ consentito l’accesso anche in assenza della predetta valutazione per 30 giorni, periodo entro il quale dovrà essere espletata la prevista procedura e acquisita la relativa documentazione (PAI) a responsabilità del soggetto gestore della struttura. La struttura non ha rilevanza sociosanitaria. In caso di accreditamento della struttura la retta giornaliera deve essere fissata all ’ interno di quella minima e massima indicata dal Piano Sociale Regionale vigente. La retta varia in base alle condizioni economiche della famiglia e/o dell ’ utente ed è a Pagina 47 di 81 PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO carico della famiglia del disabile o, in caso di incapienza, del Comune e/o dell’Ambito Sociale cui è residente il disabile all’atto dell’ammissione al Centro. Residenzialità per disabili in “Dopo di Noi” Il servizio di accoglienza in struttura rivolto alle persone con disabilità e prive di sostegno familiare, definito “dopo di noi” ai sensi dell’art. 45 del Regolamento 1/2015, costituisce “Livelli essenziale delle prestazioni”. Ogni comune favorisce il ricovero dei disabili privi di sostegno familiare, non autosufficienti e in condizioni di indigenza, attraverso l’integrazione della retta di ricovero per la sola componente sociale. I disabili non autosufficienti sono inviati in struttura dall’UVM integrata del Distretto Sanitario di competenza. Nell’ambito dell’attività di programmazione il PSZ di Venafro, delega l’ATS all’erogazione del servizio in parola, ponendo a carico del fondo del PdZ il costo. Residenzialità per disabili Il servizio di accoglienza delle persone disabili in strutture a bassa intensità assistenziale come la Residenza protetta sociosanitaria (RPS Disabili) e la Residenza Sanitaria Assistita per Disabili (RSA disabili) e i ricoveri in strutture per disabili mentali a bassa intensità assistenziale, ai sensi degli art. 46, 47 e 59 del Regolamento 1/2015, costituisce “Livelli essenziale delle prestazioni”. Ogni comune garantisce il ricovero dei disabili non autosufficienti e in condizioni di indigenza, attraverso l’integrazione della retta di ricovero per la sola componente sociale. I disabili non autosufficienti sono inviati in struttura dall’UVM integrata del Distretto Sanitario di competenza. Nell’ambito dell’attività di programmazione il PSZ di Venafro, delega l’ATS all’erogazione del servizio in parola, ponendo a carico del fondo del PdZ il costo. Area di intervento disagio adulto e contrasto alla povertà Per questa area di intervento l’obiettivo programmatico consiste nell’attivare e/o consolidare la rete territoriale dei servizi e delle strutture per far fonte alle situazioni di emergenza sociale, nonché nell’attivare, consolidare e potenziare i percorsi di inclusione e reinserimento sociale e lavorativo per i soggetti a rischio di esclusione sociale. I servizi e gli interventi che l'ATS di Venafro intende realizzare sono: Pagina 48 di 81 PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO 1. assicurare il servizio di pronto intervento sociale per garantire la presa in carico immediata del soggetto singolo o gruppo sociale o del nucleo familiare in situazione di bisogno emergenziale attraverso: a) la predisposizioni di piani di intervento personalizzati; b) l’attivazione di risorse assistenziali anche in collaborazione con i servizi di prossimità ed i soggetti del volontariato e del privato sociale (mensa, banco alimentare, pronta accoglienza per l’igiene personale, cambio indumenti, contributo economico straordinario); c) consolidare la rete territoriale dei servizi di supporto per l’attuazione del pronto intervento sociale (PIS), mediante un potenziamento mirato del servizio sociale professionale (in termini di personale e di dotazione strumentale) articolato in sportelli comunali di accoglienza o anche in sportelli di front-office territoriali; d) assicurare, nei limiti delle risorse disponibili, l’accoglienza abitativa di tutti i soggetti adulti, ivi compresi gli immigrati, in difficoltà e senza fissa dimora, ovvero in condizioni di emergenza, povertà estrema, abuso e maltrattamento, sfruttamento sessuale, assenza di rete familiare, mediante il potenziamento di strutture territoriali di accoglienza o anche attraverso la stipula di convezioni con strutture alberghiere e residenziali ricettive e funzionali allo scopo; e) prevedere azioni di sostegno e di accompagnamento nei percorsi individuali di accesso e di reinserimento nel mercato del lavoro (orientamento, bilancio delle competenze, riqualificazione professionale, interventi di formazione) di tutti i soggetti svantaggiati ed in particolare di persone ex dipendenti patologici, pazienti psichiatrici stabilizzati in carico al CSM e delle persone sottoposte a misure restrittive o ex detenuti mediante forme di collaborazione sinergiche con i centri per l’impiego, le agenzie formative e con tutti i soggetti istituzionali operanti nell’ambito delle politiche attive per il lavoro; f) attivare/consolidare il sistema dei piani personalizzati di sostegno ai percorsi di inserimento/reinserimento sociale di tutti i soggetti svantaggiati (persone ex dipendenti patolgici, pazienti psichiatrici stabilizzati in carico al CSM, persone sottoposte a misure restrittive o ex detenuti, persone in stato di povertà, disabili) mediante il ricorso alla borsa lavoro, quale misura alternativa all’assistenza economica, di inclusione sociale e di aiuto nei processi di responsabilizzazione e di riabilitazione psico-sociale del soggetto; e da realizzare promuovendo la partecipazione delle imprese locali. All’interno di questa area di intervento l'ATS di Venafro si propone di garantire i seguenti “Livelli essenziali delle prestazioni”: 1. Borse Lavoro - Tirocini di orientamento, formazione e inserimento/reinserimento finalizzati all’inclusione sociale, all’autonomia delle persone e alla riabilitazione ai sensi dell’Intesa Stato-Regioni del 22 gennaio 2015 [a carico del POR FSE] e Sostegno per l’Inclusione Attiva (SIA); Pagina 49 di 81 PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO 2. Contrasto alla povertà e devianza (Pronto Intervento economico, Pacchetti Risorsa e Minimo vitale) [a carico di Comuni e PdZ]; 3. Centro di pronta accoglienza per adulti in difficoltà (Pronto Intervento Sociale). Borse Lavoro e SIA La Borsa lavoro è uno strumento in uso ai servizi sociali nella presa in carico di soggetti a rischio di esclusione sociale. Si configura come una misura di integrazione sociale che si svolge nell’ambito di un percorso individuale di accompagnamento, ovvero di sostegno psicosociale di persone svantaggiate. La Borsa lavoro è finalizzata all ’inclusione socio – lavorativa di persone svantaggiate, non può in alcun modo configurarsi come rapporto di lavoro, né costituire vincolo di assunzione. Si configura, altresì, come misura alternativa alla assistenza economica in forma di erogazione monetaria e si rivolge, comunque, a persone con residua capacità lavorativa. In particolare è una misura dedicata a persone in età lavorativa definiti “svantaggiati” o molto “svantaggiati” ai sensi della normativa comunitaria vigente. Per «lavoratore svantaggiato» si intende chiunque soddisfi una delle seguenti condizioni: . a) non avere un impiego regolarmente retribuito da almeno sei mesi; . b) avere un'età compresa tra i 15 e i 24 anni; . c) non possedere un diploma di scuola media superiore o professionale (livello ISCED 3) o aver completato la formazione a tempo pieno da non più di due anni e non avere ancora ottenuto il primo impiego regolarmente retribuito; . d) aver superato i 50 anni di età; . e) essere un adulto che vive solo con una o più persone a carico; . f) essere occupato in professioni o settori caratterizzati da un tasso di disparità uomo-donna che supera almeno del 25 % la disparità media uomo-donna in tutti i settori economici dello Stato membro interessato se il lavoratore interessato appartiene al genere sottorappresentato; . g) appartenere a una minoranza etnica di uno Stato membro e avere la necessità di migliorare la propria formazione linguistica e professionale o la propria esperienza lavorativa per aumentare le prospettive di accesso ad un'occupazione stabile. Per «lavoratore molto svantaggiato» si intende chiunque rientri in una delle seguenti categorie: a. l av oratore priv o da almen o 24 mesi di impie go re golarme n te re tribuito; Pagina 50 di 81 PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO b) o lavoratore privo da almeno 12 mesi di impiego regolarmente retribuito che appartiene a una delle categorie di cui alle lettere da b) a g) della definizione di «lavoratore svantaggiato». La Borsa Lavoro può essere attuata presso cooperative sociali, aziende private, associazioni ed Enti Pubblici operanti sul territorio del comune e/o l ’Ambito Sociale ed individuati quali “soggetti ospitanti”. Può avere una durata massima di 6 mesi nell’arco di un anno. La Borsa Lavoro viene attuata sulla base di un progetto personalizzato che deve indicare gli obiettivi assistenziali, le attività lavorative assegnate al soggetto in relazione alla sua condizione socio- familiare e psicologica e alle sue competenze ed abilità professionali, il soggetto ospitante , la durata, i risultati attesi, nonché i tempi e le modalità di verifica del progetto. A fronte della attività lavorative svolte, il Comune o l ’ Ambito Sociale riconosce al borsista un sussidio economico mensile di importo massimo stabilito dal Piano Sociale Regionale vigente, comprensivo della copertura assicurativa contro gli infortuni e della responsabilità civile verso terzi, per un impegno lavorativo non superiore alle 20 ore settimanali. Tra il Comune o l ’Ambito Sociale, il borsista e il soggetto ospitante viene stipulato un Patto Sociale ad oggetto gli impegni delle parti nell ’attuazione del progetto. La gestione dell ’intervento è assicurata dal servizio sociale professionale che si avvale di altre figure professionali quali gli psicologi, pedagogisti, Operatori di strada, Animatori socio- educativi, Mediatori interculturali. Si accede liberamente tramite il Segretariato sociale del Comune o dell ’Ambito Sociale di residenza del richiedente o tramite la Porta Unica d’Accesso (PUA). Il servizio/intervento non ha rilevanza sociosanitaria. Compartecipazione al costo da parte degli utenti. Il Sostegno per l'inclusione attiva (SIA), attivato dalla Regione con l'art. 4 della Legge regionale del 4 maggio 2015, n. 9, tende alle medesime finalità, ma coinvolge anche famiglie con difficoltà di inserimento lavorativo e a rischio di esclusione dal mercato del lavoro. Contrasto alla povertà e devianza Il servizio si rivolge a tutti coloro che sono coinvolti in una situazione di disagio ed emarginazione e ai familiari la cui fonte di disagio è dovuta alla temporanea condizione di povertà o forte disagio economico. Il servizio si attiva con le seguenti prestazioni: 1. Minimo vitale; 2. Pronto intervento economico; Pagina 51 di 81 PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO 3. Pacchetto risorse (carta solidale acquisti); Il minimo vitale rientra tra gli interventi di politica passiva che il Comune o l ’Ambito Sociale possono attuare per ridurre lo stato di disagio economico del nucleo familiare, spesso a causa della mancanza totale o parziale di reddito. Si tratta di un intervento primario, calibrato sulle reali necessità dei destinatari, in riferimento alla composizione del nucleo familiare. Esso può essere erogato per assicurare, comunque, un reddito al nucleo familiare, sia per integrare un reddito insufficiente. In entrambi i casi l ’obiettivo è quello di aumentare le capacità reddituali della famiglia che si trova al di sotto della linea di povertà. Possono essere ammessi al Minimo vitale i nuclei familiari che si trovano al di sotto della soglia di povertà assoluta determinata dall’ISTAT. Il Comune o l’Ambito Sociale possono, in aggiunta ai criteri indicati al Titolo IV del presente regolamento, attivare una propria procedura di verifica e prova dei mezzi di sussistenza volta ad evitare l’erogazione di prestazioni improprie. Pronto Intervento economico è un’altra misura rivolta a fare fronte alle necessità immediate del nucleo familiare o di uno dei suoi membri. Si attua, soprattutto, nei casi in cui la famiglia o uno dei suoi membri ha immediato bisogno di risorse economiche, in mancanza delle quali le sue condizioni sociali e ambientali potrebbero aggravare una situazione già precaria. Nel particolare si segnala il Pronto Intervento per fare fronte ad una emergenza economica verificatasi per specificate gravi situazioni e, tra l’altro per: - all’acquisto di farmaci o di altri ausili a tutela della salute della persona; al pagamento di bollette per utenze; al pagamento di tasse scolastiche e universitarie. Trattandosi di intervento immediato, il capo famiglia (o, in sua assenza, il coniuge), presenta richiesta scritta all’Assistente sociale del Comune o dell ’Ambito Sociale di residenza, specificando il motivo della richiesta stessa. Per chi richiede per la prima volta l’intervento del servizio sociale, l ’accertamento dei requisiti, da parte dell’operatore, potrà avvenire anche in una fase successiva. Nella domanda il richiedente dovrà, comunque, fornire le medesime dichiarazioni richieste per l’accesso al Minimo vitale. Gli operatori del servizio, acquisiti gli elementi necessari, inoltrano la richiesta alla struttura comunale o d’Ambito Sociale competente che provvede alla liquidazione della somma stabilita. Il beneficiario, successivamente, dovrà dimostrare al servizio concedente, attraverso la presentazione di documenti giustificativi, la utilizzazione della somma ricevuta. L ’entità del sostegno economico, per il pronto intervento, non può superare la quota stabilita nel Piano Sociale Regionale vigente e tuttavia, a discrezionalità dell’Ente erogatore, il pronto intervento può essere assegnato, allo stesso beneficiario, più volte nell ’arco dell’anno. Pagina 52 di 81 PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO I Pacchetti Risorsa costituiscono un altro segmento dell ’intervento di sostegno economico in favore delle famiglie. Attraverso tale intervento, costituito da una serie di offerte tra loro collegate o indipendenti, l ’Ente deve potere cogliere le diverse esigenze e bisogni all ’interno del nucleo familiare: da una parte le necessità dei membri adulti e, all ’interno di questo gruppo, quello degli anziani; dall’altra le istanze dei minori, in riferimento al loro diritto di crescita e di fruibilità dei servizi che il territorio offre. Le offerte dei Pacchetti Risorsa sono: - esenzione o tariffa agevolata per servizi a domanda individuale quali mensa scolastica, trasporto scuolabus, trasporto urbano e così via; - esenzione o tariffa agevolata per la fruizione delle utenze comunali quali gas metano, acqua, rifiuti solidi urbani; - esenzione o tariffa agevolata per servizi a carattere domiciliare quali l’assistenza domiciliare, telesoccorso; - acquisti di alimenti di prima necessità; - acquisti ausili didattici; buono per canone abitativo. Il valore massimo del Pacchetto risorsa non è superiore alla quota stabilita nel Piano Sociale Regionale vigente. Durante l’arco di un anno i Pacchetti Risorsa possono essere erogati per un massimo di quattro volte, sia per fare fronte agli stessi bisogni, sia per altri interventi, comunque, compresi nel precedente elenco La gestione dell’intervento è assicurata dal servizio sociale professionale che si avvale di altre figure professionali quali gli psicologi, pedagogisti, Operatori di strada, Animatori socio- educativi, Mediatori interculturali. Si accede liberamente tramite il Segretariato sociale del Comune o dell ’Ambito Sociale di residenza del richiedente o tramite la Porta Unica d’Accesso (PUA). E’ consentito, nell’ambito dell’attività di programmazione di ciascun PdZ, delegare l’ATS all’erogazione del servizio in parola, ponendo a carico del fondo del PdZ l ’eventuale costo. Area di intervento migranti, richiedenti asilo e apolidi. Per questa area di intervento l’obiettivo programmatico consiste nel consolidare e potenziare il sistema di accesso ai servizi per la popolazione migrante I servizi e gli interventi che l'ATS intende realizzare sono: Pagina 53 di 81 PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO a) gli Uffici di Cittadinanza dovranno svolgere attività di informazione sui diritti, di formazione e affiancamento degli operatori sociali e sanitari per la promozione della cultura della integrazione organizzativa e professionale in favore degli immigrati, di primo orientamento e accompagnamento dei cittadini stranieri immigrati e loro nuclei nell’accesso alla rete dei servizi sociali, sanitari, dell’istruzione, di consulenza tecnica specialistica per supportare i servizi nella costruzione e nella gestione dei progetti personalizzati di intervento; b) la realizzazione di corsi di lingua italiana per la certificazione della conoscenza della lingua, al fine di favorire l’inserimento sociale e la ricerca di lavoro da parte dei cittadini stranieri immigrati, nonché la promozione di servizi di mediazione linguistica e culturale per contrastare la dispersione scolastica dei minori stranieri inseriti nei percorsi scolastici; c) istituzione del servizio di mediazione linguistico-culturale presso gli Uffici di cittadinanza servizi dell’Ambito territoriale, svolto da personale qualificato; d) la promozione di iniziative di contrasto al lavoro irregolare, anche in collaborazione con i Centri per l’Impiego , le Organizzazioni Sindacali e dei Datori di Lavoro, e l’istituzione a livello regionale gli elenchi delle assistenti familiari, con la definizione di adeguati percorsi di formazione e aggiornamento. All’interno di questa area di intervento l'ATS garantirà i seguenti “Livelli essenziali delle prestazioni”: 1. Sportello tematico immigrati (sportello tematico all’interno del welfare d’accesso) [a carico del PdZ] 2. Servizio di mediazione culturale [a carico del FSR]. Sportello tematico immigrati Lo Sportello tematico immigrati riguarda un Servizio a bassa soglia per attività di primo ascolto, informazione e orientamento (es. senza fissa dimora, persone che si prostituiscono, stranieri con problemi di integrazione, problematiche di disagio sociale, extracomunitari ecc.). Servizio di mediazione culturale Il servizio di Mediazione culturale e linguistica ha l ’ obbiettivo di rispondere alle domande di mediazione provenienti sia dai cittadini direttamente, siano essi italiani o Pagina 54 di 81 PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO s tran ie ri , sia dai div ers i se rv izi dell ’ Ambito S ociale e da altri en ti pu bbl i ci . La Mediazione interculturale è un servizio che contribuisce a: - facilitare la comunicazione e la comprensione fra persone con codici culturali differenti; - migliorare la relazione fra operatori dei Servizi e utenti stranieri; promuovere l’autonomia e l’integrazione degli immigrati. Il servizio offre prestazioni gratuite di mediazione linguistica e culturale e traduzioni a tutti i cittadini, nonché ai servizi dell’Ambito Sociale, alle scuole dell’obbligo, compresi nidi e scuole di infanzia e agli enti pubblici. Il servizio prevede anche le seguenti prestazioni: - orientamento normativo, socio-lavorativo e abitativo; - supporto nel disbrigo pratiche connesse al permesso di soggiorno; - servizio di supporto in loco per la prevenzione e/o riduzione del conflitto culturale; - promozione di eventi e luoghi di scambio culturale; - azioni di contrasto alla discriminazione etnica, religiosa, culturale e linguistica. Il servizio è offerto almeno nelle seguenti lingue: italiano, inglese, arabo, russo. E ’ necessario prevedere la formazione di un elenco di “mediatori volontari” che parlino le seguenti lingue: albanese, bengalese, bosniaco, bulgaro, ceco, cinese, cingalese, croato, farsi, hindi, moldavo, polacco, portoghese, rumeno, serbo, slovacco, somalo, spagnolo, ucraino. Il servizio è attivo presso lo Sportello sociale d ’Ambito Sociale e si integra con il Servizio sociale professionale. Il mediatore linguistico culturale è la figura professionale che funge da anello di congiunzione tra gli stranieri immigrati e gli operatori delle istituzioni della società di accoglienza, favorendo la conoscenza reciproca, prevenendo gli eventuali conflitti tra le parti e facilitando la comunicazione e l’integrazione ponendosi in modo equidistante e neutrale tra le parti interessate. Si accede liberamente tramite il Segretariato sociale del Comune o dell ’Ambito Sociale di residenza del richiedente o tramite la Porta Unica d’Accesso (PUA). Pagina 55 di 81 PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO 5 DEFINIZIONE DEI RISULTATI IN FUNZIONE DEGLI OBIETTIVI DI SERVIZIO 1 - Area di sistema e welfare d’accesso 1.a Servizio di segretariato sociale Il servizio di Segretariato Sociale è definito dall’art. 61 del Regolamento 1/2015 (codice regionale A1 codice CISIS A1) verrà erogato dall’ambito tramite il supporto di cooperative accreditate ed abilitate a contrarre con la PA in funzione di quanto previsto dal Regolamento 1/2015 sulla base di gara ad evidenza pubblica. Il servizio in funzione degli obiettivi di servizio previsti verrà aperto in media due ore settimanalmente su ogni comune, prevedendo un aumento di ore o una diminuzione in funzione dei fabbisogni manifestati nelle singole aree. Livello Essenziale welfare d’accesso – OdS – Segretariato sociale – Indicatori, target e fonte di finanziamento OdS - Segretariato Sociale Indicatore - Risultato atteso Target Uno sportello attivo almeno 1 giorno a settima in ciascuno dei comuni dell’Ambito di Venafro 16 sportelli 1gg/sett 3 operatori per i 16 Comuni Costo complessivo lordo annuo stimato Fonte finanziamento per anno di attuazione 2016 2017 2018 FSR FSR FSR 34456,58+ 34456,58+ 34456,58+ PdZ PdZ PdZ 8614,14 8614,14 8614,14 1 € 43.070,72 Su 3 anni 129212,16 Livello Essenziale welfare d’accesso – OdS – Segretariato sociale – Indicatori di qualità Indicatore di bisogno Indicatore di domanda Numero comuni Popolazione residente appartenete all'ATS nell’ATS al 31.12-2013 Indicatore offerta N. ore annue di funzionamento OdS - Servizio Sociale Professionale Indicatore - Risultato atteso Target Quattro assistenti sociali 4 Costo complessivo lordo annuo stimato 16 28959 di € 92803,53 Indicatore di risorse Risorse economiche e organizzative impegnate. Risorse aggiuntive dal territorio Fonte finanziamento per anno di attuazione 2016 FSR (80)+ PdZ (20%) 2017 2018 FSR (80)+ FSR (80)+ PdZ (20%) PdZ (20%) Per tre anni 278410,59 tot 16 Comuni x 50 Costo orario appalto servizio settimane x 2 ore comprensivo di lavoro on desk in media tot 1600 e back office euro 26 ore annue Pagina 56 di 81 PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO 1.b Servizio sociale professionale Il Servizio Sociale Professionale (SSP) è definito dall’art. 62 del Regolamento 1/2015 (codice regionale A2 codice CISIS D1) Verrà erogato dall’ambito tramite il supporto di cooperative accreditate ed abilitate a contrarre con la PA in funzione di quanto previsto dal Regolamento 1/2015 sulla base di gara ad evidenza pubblica Livello Essenziale welfare d’accesso – OdS – Servizio Sociale Professionale (SSP) – Indicatori, target e fonte di finanziamento Livello Essenziale welfare d’accesso – OdS – Servizio Sociale Professionale (SSP) – Indicatori di qualità 1 c Servizio di Pronto Intervento Sociale Il servizio di Pronto Intervento Sociale (PIS) è definito dall’art. 67 del Regolamento 1/2015 (codice regionale I3 codice CISIS C1) ed è Obiettivo di Servizio (OdS) In partenariato con le associazioni di volontariato individuate gia’ in fase di concertazione verranno garantiti i tre posti di emergenza per ogni anno. Di concerto con la Regione Molise si definirà l’attivazione del numero verde. Pagina 57 di 81 PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO Livello Essenziale welfare d’accesso – OdS – servizio Pronto Intervento Sociale (PIS) – Indicatori, target e fonte di finanziamento Fonte finanziamento per anno di attuazione OdS - Pronto Intervento Sociale (PIS) Indicatore di bisogno Popolazione residente 28959 Popolazione residente 28959 Indicatore di domanda Indicatore di offerta Indicatore di risorse N. di persone prese in N. di telefonate ricevute carico a seguito di 26.421 x tre anni per richiesta aiuto contatto telefonico 80 20 N. domande di accesso al durata media del periodo di accoglienza servizio per anno tre mesi 36 Indicatore di bisogno Indicatore di domanda Indicatore di offerta Indicatore di risorse Risorse economiche e organizzative N. di famiglie in carico impegnate. Risorse aggiuntive dal territorio a ciascun A.S. N. domande di accesso al Popolazione residente Costo annuo appalto servizio servizio per anno 28.959 comprensivo di lavoro on desk e 20 80 2 Area di intervento delle responsabilità familiari e minori back office e fornitura 4 assistenti sociali 92.000 euro 2.1 Assistenza Domiciliare Educativa (ADE) Indicatore - Risultato atteso Target 1 numero verde attivo n. 3 posti di alloggio d'emergenza 1 3 Costo complessivo lordo annuo stimato € 26421 2016 2017 2018 FSR FSR FSR (23770) (23770) + (23770) + + PdZ (2642) PdZ PdZ (2642) (2642) Per tre anni 75618 importo totale Per questo OdS gli indicatori di qualità sono riportati nella seguente tabella. Tabella 1: Livello Essenziale welfare d’accesso – OdS – Servizio Sociale Professionale (SSP) – Indicatori di qualità Il servizio di Assistenza Domiciliare Educativa è definito dall’art. 63 del Regolamento 1/2015 (codice regionale B11 codice CISIS F2-D6 Tabella 2: Livello Essenziale area responsabilità familiari – OdS – servizio Assistenza Domiciliare Educativa (ADE) – Indicatori, target e fonte di finanziamento OdS - Assistenza Educativa Domiciliare (ADE) Indicatore - Risultato atteso 12 famiglie Target 12 1728 ore Indicatore di bisogno Fonte finanziamento per anno di attuazione 2016 2017 2018 1728 ore Indicatore di domanda n. richieste accesso famiglie o tutore o Popolazione residente esercente la potestà 28959 parentale 64 (in media 4 x comune) N. domande di accesso al Popolazione residente servizio per anno 32 (in media due per 28959 comune Costo complessivo lordo annuo stimato 25.206 FSR Indicatore di offerta n. di minori presi in carico 25.206 FSR 25.206 FSR Indicatore di risorse Risorse economiche e organizzative impegnate. Risorse aggiuntive dal territorio come da Piano Finanziario Durata media del PE Risorse economiche e organizzative impegnate. Risorse aggiuntive dal Pari ad un anno territorio Come da Piano Finanziario scolastico I 25206 triennali 75618 Pagina 58 di 81 PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO Per questo OdS gli indicatori di qualità sono riportati nella seguente tabella. : Livello Essenziale area responsabilità familiari – OdS – servizio Assistenza Domiciliare Educativa (ADE) – Indicatori di qualità Equipe multidisciplinare di presa in carico e prevenzione minori L’ATS Venafro istituisce una “Equipe multidisciplinare di presa in carico e prevenzione minori (e percorsi alternativi alla comunità - affido)” che svolge i seguenti compiti: a) garantisce l’erogazione di specifiche attività volte alla prevenzione dell’istituzionalizzazione del minore a rischio o vittima di violenza e, nei casi in cui sia già intervenuto un collocamento in struttura, attiva tutte le procedure per il reinserimento in famiglia del minore stesso; b) svolge tutti i compiti previsti nella direttiva regionale sull’affido familiare di cui alla deliberazione di Giunta regionale 16 novembre 2009 n. 1092 e richiamata nell’art. 69 del Regolamento 1/2015; c) contribuire al benessere nel sistema di convivenza prevenendo il disagio individuale e collettivo nella famiglia, nella scuola e nella comunità mediante prestazioni e interventi psicologici di pertinenza dei servizi sociali territoriali, rivolti al singolo minore, alla coppia, alla famiglia, in ambito residenziale e semiresidenziale, e nello specifico a favore di minori in situazioni di disagio e/o di fragilità sociale, con disabilità, donne e minori oggetto di violenza (psicologica, fisica, sessuale, assistita ecc.); d) garantire interventi specialistici volti alla prevenzione ed al contrasto delle violenze sui minori in accordo con le Autorità Giudiziarie (Procure Ordinarie, Procura presso il Tribunale per i Minorenni, Tribunale per i Minorenni), con le Forze dell’Ordine, con l’Ufficio Scolastico Regionale e l’Ufficio dei Servizi Sociali per i Minorenni (USSM), nonché con i servizi sanitari territoriali; e) promuovere il lavoro multidisciplinare e l’integrazione delle prestazioni psicologiche del comparto sociale e sanitario allo scopo di intervenire sin dalle prime manifestazioni di disagio psicologico e il pieno ed armonico sviluppo psicologico del minore in relazione ai contesti familiari, associativi, comunitari e del tempo libero; f) promuovere attività di supervisione, lavoro di équipe e formazione continua volte alla gestione ottimale di casi complessi e alla prevenzione del “burn out” tra le professioni di aiuto in ambito sociale. Pagina 59 di 81 PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO Livello Essenziale area responsabilità familiari – OdS – Equipe multidisciplinare di presa in carico e prevenzione minori (e percorsi alternativi alla comunità - affido) – Indicatori, target e fonte di finanziamento Indicatore di bisogno Popolazione residente 4200 minore Popolazione residente 4200 minore Indicatore di domanda Indicatore di offerta Indicatore di risorse n. minori fuori famiglia 16 n. di minori seguiti dall'equipe 16 n. minori fuori famiglia 16 n. minori reinseriti in famiglia Come da piano finanziario 16 OdS - Equipe multidisciplinare di presa in carico e prevenzione minori (e percorsi alternativi alla comunità - affido) Indicatore - Risultato atteso Target Come da piano finanziario Fonte finanziamento per anno di attuazione 2016 2017 2018 1 Psicologo (impiego part time) 1 FSR+FSR 12512,02 2015 (10%) 1390,22 1 educatore( impiego part time) 1 6945,36 FSR Costo complessivo lordo annuo stimato € 13902,24 FSR 13902,24 FSR 6945,36 6945,36 FSR FSR 20847,38 gli indicatori di qualità sono riportati nella seguente tabella. Tabella 3: Livello Essenziale area responsabilità familiari – OdS – Equipe multidisciplinare minori – Indicatori di qualità Sostegno alle famiglie affidatarie Il sostegno alle famiglie affidatarie ai sensi della deliberazione di Giunta regionale 16 novembre 2009 n. 1092 e richiamata nell’art. 69 del Regolamento 1/2015 (codice regionale H10 codice CISIS IB5) costituisce Obiettivo di Servizio (OdS) Tabella 4: Livello Essenziale area responsabilità familiari – OdS – Sostegno alle famiglie affidatarie – Indicatori, target e fonte di finanziamento Fonte finanziamento per anno di attuazione OdS - Sostegno alle famiglie affidatarie Indicatore - Risultato atteso Target 2016 2017 2018 Una famiglia affidataria ai sensi della DGR 2 1092/2009 ogni 8.000 famiglie Indicatore dell'intensità assistenziale: € 217,8 per 12 mesi per famiglia- Tot. Costo per famiglia € Costo complessivo lordo annuo stimato Indicatore di bisogno n. famiglie residenti nell'ATS 11976 n. famiglie residenti nell'ATS 11976 3.600,00 5229,20 FSR 5229,20 FSR 5229,20 FSR 5229,20 Indicatore di domanda Indicatore di offerta Indicatore di risorse risorse economiche e organizzative numero di famiglie n. di famiglie disponibili impegnate. Risorse aggiuntive dal che accolgono un all'affido nell'ATS 5 territorio come da piano finanziario minore in affido 2 allegato risorse economiche e organizzative importo medio annuo impegnate. Risorse aggiuntive dal durata media dell'affido erogato a famiglia territorio Come da piano finanziario triennale 217,8 per 12 mesi allegato Pagina 60 di 81 PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO Gli indicatori di qualità sono riportati nella seguente tabella. Tabella 5: Livello Essenziale area responsabilità familiari – OdS – Sostegno alle famiglie affidatarie – Indicatori di qualità Assistenza Domiciliare Integrata (ADI) e Socio-assistenziale (SAD) Il servizio di Assistenza Domiciliare Integrata (ADI), definito dall’art. 66 del Regolamento 1/2015 (codice regionale C8 codice CISIS G2), e quello di Assistenza Domiciliare Socio-assistenziale (SAD), definito dall’art. 65 del Regolamento 1/2015 (codice regionale C7 codice CISIS G1. Livello Essenziale area anziani – OdS – Assistenza Domiciliare Integrata (ADI) e Assistenza Domiciliare Socio-assistenziale (SAD) – Indicatori, target e fonte di finanziamento. OdS - Assistenza Domiciliare Integrata (ADI) e Assistenza Domiciliare Socio-assistenziale (SAD) Indicatore - Risultato atteso Target Un anziano assistito in ADI o in SAD ogni 200 anziani Indicatore Intensità Assistenziale5, 88 ore2 settimanali medie per anziano per 52 settimane - Totale Molise Costo complessivo lordo annuo stimato 35 112.315 Fonte finanziamento per anno di attuazione 2016 2017 2018 PAR FSC PAR FSC POR o/e PAR (89897,17)+FNA (89897,17)+FNA FSC 59931,45 59931,45 2014/2020 € 149828,62 Gli indicatori di qualità sono riportati nella seguente tabella. Tabella 6: Livello Essenziale area anziani – OdS – servizio Assistenza Domiciliare Integrata (ADI) e Assistenza Domiciliare Socioassistenziale (SAD) – Indicatori di qualità Pagina 61 di 81 PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO Assistenza Domiciliare socio-assistenziale per disabili (SAD Disabili) Il servizio di Assistenza Domiciliare Socio-assistenziale (SAD) nei confronti di minori e adulti disabili, definito dall’art. 65 del Regolamento 1/2015 (codice regionale C7 codice CISIS G1), – OdS – Assistenza Domiciliare Socio-assistenziale (SAD) – Indicatori, target e fonte di finanziamento OdS - Assistenza Domiciliare Integrata (ADI) e Assistenza Domiciliare Socio-assistenziale (SAD) Indicatore - Risultato atteso Target 37 disabili Indicatore Intensità Assistenziale: 6 ore 3 settimanali medie per disabile per 52 settimane - Totale Molise Costo complessivo lordo annuo stimato 37 124.929 Fonte finanziamento per anno di attuazione 2016 2017 2018 FSR FSR FSR (41663)+FNA (41663)+FNA (41663)+FNA (124991,47) (124991,47) (124991,47) 166.655,30 In Convenzione con amm.ne provinciale e/o con cooperative accreditate Indicatore di bisogno Indicatore di domanda Indicatore di offerta Indicatore di risorse Popolazione residente N. domande di accesso al N. di disabili assistiti 28959 servizio per anno all'anno Come da piano finanziario allegato 60 48 area responsabilità familiari – OdS – servizio Assistenza Domiciliare Integrata (ADI) e Assistenza Domiciliare Socio-assistenziale (SAD) – Indicatori di qualità Centri Socio-educativi per disabili non anziani (C.S.E.) Il servizio di Centro Socio-educativi per disabili non anziani (C.S.E.), definito dall’art. 65 del Regolamento 1/2015 (codice regionale C1 codice CISIS LB4-3), inteso come finanziamento in conto gestione per il funzionamento dei centri e finalizzato a sostenere il costo del singolo posto/utente,. Livello Essenziale area disabili– OdS – Centri Socio-educativi per disabili non anziani (CSE) – Indicatori, target e fonte di Indicatore di bisogno n. anziani residenti nell'ATS 6092 n. anziani residenti nell'ATS 6092 Indicatore di domanda n. richieste di arruolamenti di anziani in ADI 30 n. richieste di attivazione di SAD 15 Indicatore di offerta Indicatore di risorse n. di anziani assistiti in Risorse economiche e organizzative impegnate. Risorse aggiuntive dal ADI territorio 25 n. di anziani assistiti in Risorse economiche e organizzative impegnate. Risorse aggiuntive dal SAD territorio 10 finanziamento Per questo OdS gli indicatori di qualità sono riportati nella seguente tabella. Tabella 7: Livello Essenziale area disabili – OdS – Centri Socio-educativi per disabili non anziani (CSE) – Indicatori di qualità Indicatore di bisogno Indicatore di domanda risorse Indicatore di offerta Indicatore di Pagina 62 di 81 PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO Popolazione residente 28959 N. domande di accesso ai N. di disabili inseriti in CSE per anno CSE all'anno Come da piano finanziario allegato 18 14 Borse Lavoro L’intervento “Borse lavoro”, definito dall’art. 72 del Regolamento 1/2015 (codice regionale E8 codice CISIS F3), rappresenta Obiettivo di Servizio (OdS) : Livello Essenziale area disagio adulto e contrasto alla povertà – OdS – Borse Lavoro e SIA – Indicatori, target e fonte di finanziamento Indicatore di bisogno Indicatore di domanda Popolazione residente N. domande di accesso al beneficio per anno 28959 40 Indicatore di offerta N. di persone beneficiarie 22 OdS - Borsa lavoro Indicatore - Risultato atteso Target 22 borse lavoro Indicatore di risorse Come da piano finanziario allegato Fonte finanziamento per anno di attuazione 2016 2017 2018 22 Indicatore di intensità assistenziale: importo a famiglia per 12 mesi 7.290 OdS - Centri Socio-educativi per disabili non anziani Indicatore - Risultato atteso Target 14 posti disabili Indicatore di intensità assistenziale: un accesso al CSE per 5 giorni a settimana per 44 settimane l'anno - Totale giornate 14 3080 Costo complessivo lordo annuo stimato 60666,92 Costo complessivo lordo annuo stimato € 160364,49 160364,49 POR FSE 160364,49 160364,49 Fonte finanziamento per anno di attuazione 2016 2017 2018 FNA 60666,92 FNA 60666,92 FNA 60666,92 Per questo OdS gli indicatori di qualità sono riportati nella seguente tabella. Tabella 8: Livello Essenziale area disagio adulto e contrasto alla povertà – OdS – Borse Lavoro e SIA – Indicatori di qualità Sostegno all’inclusione sociale attiva Livello Essenziale area disagio adulto e contrasto alla povertà – OdS – Borse Lavoro e SIA – Indicatori, target e fonte di finanziamento OdS -Sostegno all'Inclusione Sociale Attiva (SIA) Fonte finanziamento per anno di attuazione Indicatore - Risultato atteso Target 25 percorsi 25 Indicatore si intensità assistenziale: importo a famiglia per 12 mesi Costo complessivo lordo annuo stimato 3.600 € 2016 2017 2018 Regione 91838 Regione 91838 Da definire 91838,7 Per questo OdS gli indicatori di qualità sono riportati nella seguente tabella. Tabella 9: Livello Essenziale area disagio adulto e contrasto alla povertà – OdS –SIA – Indicatori di qualità Pagina 63 di 81 OdS - Servizio di Sportello Tematico Migranti Indicatore - Risultato atteso 1 sportello per ATS all'interno del welfare d'accesso Costo complessivo lordo annuo stimato Target Fonte finanziamento per anno di attuazione 2016 1 € 2017 2018 1288 FSR 1288 FSR 1288 FSR 1288 PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO Sportello tematico immigrati Indicatore di bisogno Indicatore di domanda Immigrati residenti N. utenti che si sono nell'ATS rivolti allo sportello 1004 50 Indicatore di offerta Indicatore di risorse N. ore annue di funzionamento Come da piano finanziario allegato 80 Lo Sportello tematico immigrati, descritto nell’Allegato 1 del Regolamento 1/2015 (codice regionale A3 codice A2-A4), rappresenta Obiettivo di Servizio (OdS) obbligatorio per tutti gli ATS, secondo gli indicatori e i target riportati nella seguente tabella. Tabella 10: Livello Essenziale area migranti, richiedenti asilo e apolidi – OdS – Sportello tematico immigranti – Indicatori, target e fonte di finanziamento Per questo OdS gli indicatori di qualità sono riportati nella seguente tabella. Tabella 11: Livello Essenziale area migranti, richiedenti asilo e apolidi – OdS – Sportello tematico immigranti – Indicatori di qualità Servizio di mediazione culturale Il Servizio di mediazione culturale, definito dall’art. 70 del Regolamento 1/2015 (codice regionale E1 codice E3), rappresenta Obiettivo di Servizio (OdS) obbligatorio per tutti gli ATS, secondo gli indicatori e i target riportati nella seguente tabella. Mediazione culturale Indicatore di bisogno Indicatore di domanda Popolazione residente N. domande di accesso al beneficio per anno 28959 30 Indicatore di offerta N. di famiglie beneficiarie 25 Indicatore di risorse Come da piano finanziario allegato Livello Essenziale area migranti, richiedenti asilo e apolidi – OdS – Servizio di mediazione culturale – Indicatori, target e fonte di finanziamento Per questo OdS gli indicatori di qualità sono riportati nella seguente tabella. Tabella 12: Livello Essenziale area migranti, richiedenti asilo e apolidi – OdS – Servizio di mediazione culturale – Indicatori di qualità Indicatore di bisogno Immigrati residenti nell'ATS 1004 Indicatore di domanda n. richieste di intervento 50 Indicatore di offerta n. di persone supportate 40 Indicatore di risorse Come da piano finanziario allegato Pagina 64 di 81 PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO UFFICIO DI PIANO L’Ufficio di Piano costituisce il luogo preposto alla pianificazione territoriale e alla realizzazione dei servizi e degli interventi programmati nel PdZ. Esso, infatti, riveste un ruolo strategico in quanto ha il compito di elaborare e attuare la progettazione esecutiva della programmazione di zona e di gestire i servizi e gli interventi previsti nel PdZ. Le funzioni dell’Ufficio di Piano sono le seguenti: OdS - Servizio di Mediazione Culturale Indicatore - Risultato atteso Target 1 Mediatore Culturale (madrelingua araba o slava o russa o cinese) Costo complessivo lordo annuo stimato 1 7084 Fonte finanziamento per anno di attuazione 2016 2017 2018 7084 FSR 7084 FSR 7084 FSR analisi del sistema d’offerta dei servizi (localizzazione, funzioni, prestazioni, professioni, costi) presenti nell’ATS, per valutarne l’appropriatezza e l’eventuale ridefinizione; supporto al Coordinatore d’Ambito per l’elaborazione della programmazione complessiva delle politiche sociali territoriali, comprensive anche di servizi svolti da singoli comuni finanziati con fondi propri; supporto al Coordinatore d’Ambito per l’attivazione della concertazione territoriale per l’analisi dei problemi sociali e dei bisogni dei cittadini; supporto al Coordinatore d’Ambito per il monitoraggio dei problemi e della domanda sociale e l’individuazione di eventuali nuovi bisogni, attraverso l’organizzazione di momenti concertativi con i soggetti presenti nel territorio dell’Ambito Territoriale; raccordo degli Uffici di Segretariato Sociale, il Servizio Sociale Professionale e i singoli Comuni; predisposizione dell’organizzazione necessaria a realizzare le funzioni unitarie di accesso ai servizi socio-sanitari attraverso la PUA e l’UVM del Distretto sanitario competente per territorio; predisposizione di piani di comunicazione sociale; aggiornamento in materia di normativa regionale, nazionale, europea anche al fine di intercettare nuove e differenti risorse economiche; definizione delle procedure amministrative connesse alla programmazione, gestione, controllo e rendicontazione delle risorse finanziarie; definizione delle modalità di individuazione, allocazione delle risorse economiche, strutturali, umane; organizzazione e affidamento dei servizi ai soggetti del terzo settore previsti dal PdZ; definizione dei regolamenti d’accesso e di compartecipazione ai servizi da parte degli utenti; predisposizione di sistemi di monitoraggio e valutazione dei servizi; costruzione e alimentazione dei sistemi di monitoraggio amministrativo, contabile e finanziario degli OdS previsti nel PSR; monitoraggio della qualità offerta ai destinatari dei servizi attraverso l’alimentazione costante del sistema di monitoraggio regionale sugli indicatori di qualità degli OdS; supporto al Coordinatore d’Ambito nella predisposizione di sistemi di valutazione del Piano di zona in grado di sostenere il suo processo di adeguamento o la sua ridefinizione; monitoraggio delle procedure di affidamento dei servizi previsti nel Piano di Zona con particolare attenzione alle caratteristiche dei soggetti a cui affidare, ai criteri di valutazione delle proposte progettuali ed ai vincoli posti nei bandi e negli avvisi per sostenere il rispetto della normativa vigente in materia di contratti di lavoro per tutte le risorse umane impegnate dai soggetti affidatari per la erogazione dei servizi; predisposizione e alimentazione costante dei sistemi informativi per l’elaborazione di dati territoriali locali, provinciali e regionali. Pagina 65 di 81 PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO L’Ufficio di Piano sarà configurato, ai sensi dell’art. 30 del TUEL, come un “ufficio comune” dei comuni che aderiscono all’ATS (convenzione) che, posto all’interno del Comune capofila, svolge le attività di progettazione esecutiva, gestione e monitoraggio del sistema dei servizi sul territorio di riferimento ed è finalizzata all’attuazione del PdZ. L’Ufficio di Piano è diretto dal Coordinatore d’Ambito eletto dal Comitato dei sindaci con Del. N°... del dicembre 2015 (Cfr. allegato) UFFICIO DI PIANO “Livello essenziale delle prestazioni” dell’area del welfare d’accesso – azione di sistema Composizione La composizione dell’Ufficio di piano risulterà così composta: OdS - Ufficio di Piano Indicatore - Risultato atteso Target Fonte finanziamento per anno di attuazione 2016 2017 2018 Coordinatore 0 Cfr. ods Cfr. ods e Cfr. ods 1 Delegato Distretto 1 ASReM ASReM ASReM 1 Assistente Sociale esperta 1 già computata nel SSP già computata già computata nel SSP nel SSP Amministrativo esperto di bandi e gare nel sociale per ATS (almeno in regime orario 50%) 1 22000 22000 22000 Istruttore amministrativo per ATS (parttime 75%) 1 PdZ PdZ PdZ 1 Istruttore contabile part-time al 33% per ATS 1 6000 6000 6000 Costo complessivo lordo annuo stimato 32766 Coordinatore Responsabile amministrativo nominato con delibera del 29-12-2015 dott. Antonio Melone Delegato Asrem dott.ssa Carmela Filice (cfr comunicazione Asrem in Allegato) Amministrativo esperto Istruttore contabile Per ulteriori supporti amministrativi il Coordinatore si riserva o di nominare (previa delega del comitato dei sindaci) o dare in appalto la relativa fornitura a società specializzate. Pagina 66 di 81 PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO Coordinatore della rete dei servizi Il Coordinatore della rete dei servizi dell’ATS (da adesso Coordinatore d’Ambito), previsto dalla deliberazione di Giunta regionale n. 1146 del 04.11.2008, si configura come organo tecnico del Comitato dei Sindaci, fatta salva la titolarità esclusiva delle amministrazioni Comunali della responsabilità di governo del sistema dei servizi sociali. Esso è il responsabile dell’Ufficio di Piano. Il suo ruolo è quello di supportare il Comitato dei Sindaci nella programmazione dei “Livelli essenziali delle prestazioni” sociali e dei relativi OdS, così come definiti nel PSR e nel PdZ, dei servizi di rilievo intercomunale, delle nuove progettualità e sperimentazioni. Inoltre, ha il compito di facilitare le connessioni tra i soggetti pubblici e privati che operano sul territorio, monitorare l’andamento delle iniziative e dei servizi inseriti nel PdZ, supportare il Comitato nella definizione della relazione consuntiva annuale (art. 39 della Legge regionale 13/2014). Il Coordinatore d’Ambito: è una figura professionale che concorre alla realizzazione del benessere locale secondo le indicazioni date dal Piano sociale regionale; risponde del suo operato al Comitato dei Sindaci che è la sede istituzionale delegata a prendere decisioni in ordine all’attuazione delle misure previste dal Piano di Zona e alle relative modalità di gestione dei servizi sociali; collabora con il Comitato dei Sindaci nella programmazione della rete dei servizi essenziali da garantire all’Ambito Territoriale, dei servizi di rilievo intercomunale, delle nuove progettualità e sperimentazioni; nella definizione del Bilancio Sociale dell’Ambito; è una figura che facilita l’interazione tra i soggetti pubblici e privati che operano sul territorio di competenza; è incaricato dal Comune capofila per conto dell’ATS, per un periodo non inferiore a due anni rinnovabile, in relazione alla verifica degli obiettivi raggiunti, per tutto il periodo di vigenza del PdZ; cura l’invio di tutti gli atti adottati dal Comitato dei Sindaci al competente Servizio dell’Assessorato regionale alle politiche sociali. Il Coordinatore d’Ambito svolge le seguenti funzioni: b) c) d) e) a) Eì il responsabile dell’Ufficio di Piano, in ragione delle scelte gestionali effettuate da ogni ATS; cura, in collaborazione con l’Ufficio di Piano, e con il Responsabile del Distretto sanitario di appartenenza, la redazione della proposta del Piano di Zona e del Bilancio Sociale dell’Ambito, in base alle linee espresse dal Comitato dei Sindaci e concertate con le diverse realtà territoriali; svolge compiti di coordinamento del processo di costruzione del PdZ attivando rapporti, relazioni e attività di concertazione, sulla base delle indicazioni dei Sindaci dei Comuni dell’ATS di appartenenza; svolge funzioni di verifica sullo stato di attuazione del PdZ, segnalando al Comitato dei Sindaci eventuali difficoltà in ordine agli obiettivi definiti nel Piano; collabora con il Comitato dei Sindaci nella organizzazione e nel coordinamento degli Uffici di Segretariato Sociale; Pagina 67 di 81 PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO f) collabora nelle attività di raccolta dati per la costruzione del Sistema Informativo locale, secondo le indicazioni del Servizio regionale competente ed in collaborazione con l’Osservatorio regionale sui fenomeni sociali ed informa dei risultati il Comitato dei Sindaci; g) collabora alla definizione dei percorsi formativi all’interno dell’ATS, sulla base degli indirizzi della Regione; h) partecipa al processo dell’integrazione socio-sanitaria attuata in base alle indicazioni nazionali e regionali e del Comitato dei Sindaci; i) collabora con i referenti pubblici individuati dai Comuni per i singoli settori di intervento e linee di attività (famiglia, infanzia e adolescenza, handicap, anziani, politiche giovanili, etc.) e i referenti del privato sociale e del volontariato in funzione dello sviluppo della rete; j) partecipa alle riunioni del Comitato dei Sindaci; k) partecipa alle periodiche riunioni della Conferenza regionale delle politiche sociali (ex art. 28 della Legge regionale 13/2014) e al gruppo di lavoro permanete dei Coordinatori d’Ambito. Il Coordinatore d’Ambito è stato scelto dal Comitato dei Sindaci tra gli idonei di cui alla deliberazione di Giunta Regionale n. 1146 del 04.11.2008 con delibera del 29-12-2015. Pagina 68 di 81 PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO 6 L’integrazione sociosanitaria Il percosso di integrazione socio sanitaria, ad eccezione di sporadiche e non codificate integrazioni tra il SSP dell’ATS e il Distretto socio sanitario, appare ancora tutto da costruire, infatti si è in attesa del compimento del processo di riforma del Sistema Sanitario Regionale e dell’emanazioni dei Piani Operativi e dell’Atto Aziendale, manca inoltre l’atto di indirizzo della Giunta Regionale in materia di integrazione sociosanitaria previsto nel Piano Sociale Regionale. Si riportano pertanto le indicazioni del Piano Sociale Regionale come utile base per stilare un accordo di collaborazione con il Distretto Socio Sanitario tendente a migliorare i livelli di integrazione socio sanitaria nelle more della emanazione degli atti di indirizzo mancanti. Processi, percorsi, procedure L’unitarietà dell’integrazione di interventi e servizi dell’area socio-sanitaria va garantita definendo processi, percorsi e procedure per le principali funzioni comuni ai diversi settori di intervento. In particolare occorre definire i seguenti processi: a) governo della domanda, attraverso il percorso PUA > UVMI > PAI: - accettazione territoriale integrata tra sociale e sanitario (Porta Unica di Accesso - PUA); - valutazione integrata a livello di Distretto Sanitario/Ambito Territoriale Sociale (Unità di Valutazione Multidimensionale integrata - UVMI); - presa in carico e della continuità dell’assistenza integrata, con il Piano Assistenziale Individuale (PAI). b) rimodulazione dell’offerta dei servizi sociali e sanitari, attraverso la chiara specificazione degli interventi tra sociale, sanitario e area comune socio-sanitaria di: - interventi di sostegno e accompagnamento, - interventi e servizi territoriali; - interventi e servizi domiciliari; - interventi e servizi semiresidenziali; - interventi e servizi residenziali. c) Promozione del sistema integrato pubblico privato dei servizi sanitari e dei servizi sociali, attraverso lo sviluppo di un sistema integrato dei servizi sociali e sanitari alla persona che, mantenendo al settore pubblico le funzioni di indirizzo, orientamento e monitoraggio, verifica, valorizzi la crescente presenza del terzo settore e della società civile della Regione Molise negli ambiti della consultazione, della concertazione, della coprogettazione, della cogestione e corresponsabilità, del controllo partecipato. In questa prospettiva: - vanno promosse azioni volte a favorire, con incentivi e quote dedicate, lo sviluppo della gestione associata (tra soggetti istituzionali) degli interventi e dei servizi dell’area dell’integrazione sociale e sanitaria; - a livello regionale e locale vanno individuati e adottati gli strumenti che favoriscono i processi di gestione mista pubblico/privato o di affidamento dei servizi d’integrazione sociale e sanitaria al privato sociale nella logica del sistema integrato pubblico/privato. d) completamento e consolidamento del sistema informativo integrato sociale e sanitario in una sinergia che preveda un unico luogo di coordinamento a livello regionale e una stretta connessione con le diverse fonti dei dati. In questo percorso alcune necessità prioritarie rimangono: Pagina 69 di 81 PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO - la progettazione e l'implementazione di flussi informativi che consentano il monitoraggio dell’attività delle strutture residenziali e semiresidenziali a ciclo continuativo e diurno, sociali, socio-sanitarie e sanitarie in particolare, ma in generale tutte le attività socio-sanitarie con particolare riferimento a quelle territoriali e domiciliari; la progettazione e l'attivazione di database che raccolgano informazioni sull’utenza e sulle prestazioni erogate, in maniera capillare e con caratteristiche che consentano di ricavare informazioni non solo di tipo quantitativo. Nell’ambito dell’organizzazione sociosanitaria, la Regione, in collaborazione con la ASREM, può ritenere di aver effettuato, durante l’ultimo triennio, un passo importante nell’ottica di informatizzazione dei servizi. In particolar modo è stato costituito un substrato di dati inerenti la gestione del territorio che costituiscono un patrimonio informativo che va oltre le aree strettamente ospedaliere e che contribuisce all’erogazione puntuale di flussi atti a soddisfare i debiti informativi Regionali e Ministeriali. La ASReM per raggiungere tale obiettivo si è mossa secondo le normative nazionali e regionali a partire dalla deliberazione di Giunta Regionale n. 417 del 31 maggio 2010 che promuove la presa in carico globale della persona e un approccio all’assistenza sociosanitaria basato sulla centralità del cittadino e l’integrazione dei percorsi di residenzialità e domiciliarità. In tale contesto l’obiettivo è stato quello di mettere al centro del percorso di cura la persona in tutta la sua complessità . “Integrazione” e “Continuità delle cure” sono le parole d'ordine. Il “Sottosistema Informativo sociosanitario ASTER” acquistato dalla Regione Molise, ha permesso la creazione di una PUA integrata sia dal punto di vista sanitario che dal punto di vista sociale, garantendo una funzione centralizzata dell’accesso al servizio per la gestione dei singoli casi presi in carico. Una sorta di apertura della “cartella utente” in un sistema informativo centrato sulla persona. Il software identificato consente la gestione di tutte le attività inerenti la presa in carico di un cittadino/paziente quando accede ad un qualsiasi sportello reale e/o virtuale, che l’Ente ha reso disponibile come la Porta Unica di Accesso (PUA). L’attuale sistema informativo sociosanitario regionale è stato ulteriormente implementato nella parte sanitaria con l’acquisto di ulteriori software per la gestione ed il monitoraggio di prestazioni territoriali atte alla creazione di una “cartella sanitaria territoriale” che pone il cittadino-utente al centro del sistema. Nel rapporto tra Distretti e ATS deve realizzarsi sia l’incontro tra i soggetti istituzionali responsabili dell’integrazione socio-sanitaria sia lo sviluppo di modalità concrete di gestione integrata delle varie aree a cui concorrano servizi sanitari e servizi sociali attraverso un forte impulso centrale, proveniente dalla Regione. 7 Strategia Obiettivo strategico è quello di produrre un sistema di servizi orientato all’efficacia e all’efficienza capace di attivare tutte le risorse, offrire al cittadino servizi conformi ai propri bisogni e orientarlo nell’accesso agli stessi, ascoltare le problematiche provenienti dal territorio, offrire consulenza professionale specifica alle famiglie e alla persona in funzione della qualità professionale dell’operatore, puntare al coordinamento tra i diversi livelli istituzionali e il Terzo Settore, tutelare le diversità culturali, ambientali, sociali e strutturali. a. Il coordinamento delle politiche regionali Il Piano Sociale Regionale intende realizzare un circuito della programmazione locale dove la Regione Molise svolga un ruolo di finanziatore e programmatore, nonché di verifica e valutazione delle politiche di Pagina 70 di 81 PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO welfare, lasciando agli ATS il ruolo di sede permanente di raccordo e concertazione tra la Regione ed i Comuni per la programmazione degli interventi sociali. Il ruolo di raccordo permanente tra la Regione ed i Comuni, assegnato dal PSR all’ATS, appare di fondamentale importanza non solo per la realizzazione degli Obiettivi prioritari del PSR ma anche per strutturare un sistema di concertazione permanente dove i bisogni, le istanze e le progettualità, che mergono nel territorio e tra i soggetti della rete locale, possano trasformarsi in nuovi impulsi per le attività programmatorie della Regione e dei Comuni. Il coordinatore d’ambito, supportato dall’ufficio di piano, promuove l’interazione tra i soggetti pubblici e privati che operano nel territorio assicurando modalità di ascolto e concertazione permanente con tutti gli stakeholders, curando il raccordo con l’Osservatorio Regionale sui fenomeni sociali, con il servizio politiche sociali della Regione Molise e con i Comuni attraverso la conferenza dei sindaci. Si pensa ad un circuito virtuoso dove l’attività di coordinamento, ascolto e concertazione, che coinvolge l’intera rete degli attori e dei servizi locali, alimenti le scelte programmatorie Regionali e Locali e contribuisca a costruire dal basso le politiche sociali nella nostra regione. b. Il coordinamento degli stakeholders In data 11 gennaio 2016 è stato pubblicato l’avviso di avvio del “percorso di progettazione partecipata” lo scopo è costituire un luogo di lavoro comune, al quale far partecipare, con pari dignità, tutti gli attori sociali, pubblici e privati, al fine di concertare prassi operative e modelli di intervento nella logica dell’integrazione delle politiche e degli interventi sociali e sanitari . Si tratta di sviluppare una attività progettuale condivisa con lo specifico obiettivo di rafforzare e qualificare i servizi sociali offerti attraverso la raccolta e la condivisione di problematiche, proposte, esigenze e idee progettuali avanzate dai diversi stakeolders che si concluderà con la redazione del Piano Sociale di Zona Di seguito si indicano i principali stakeholders: - Associazioni di categoria: portano gli interessi degli operatori economici del territorio e li rappresentano nei confronti delle istituzioni e delle altre parti sociali - Associazioni di volontariato: la legge 328/2000 assegna alle associazioni di volontariato il ruolo di soggetto politico chiamato ad una partecipazione attiva nella programmazione dei welfare locali e alla realizzazione di interventi e servizi integrativi in grado arricchire l’offerta di servizi nei singoli territori, - Associazioni sindacali: sostengono gli interessi dei lavoratori delle categorie rappresentate e più ingenerale gli interessi della collettività, portano l’esperienza e le competenze tipiche di chi quotidianamente vive i problemi sociali ed economici del territorio - Cooperative Sociali: imprese sociali senza fine di lucro che organizzano le proprie risorse per soddisfare bisogni generali della collettività, quali la promozione umana, la prevenzione dell'emarginazione ecc. portano le competenze e le esperienze sviluppate nella gestione dei servizi e nel rapporto con gli utenti, - ordini professionali: rappresentano gli interessi di operatori professionali del settore, portano le competenze e le esperienze di chi quotidianamente si misura professionalmente con le problematiche sociali. Pagina 71 di 81 PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO Si allega il verbale di concertazione approvato dal CDS. i. Tavolo di concertazione Sarà costituito un tavolo di concertazione per garantire il coinvolgimento dei soggetti di cui all’art. 1 della Legge n. 328/2000 nella progettazione e realizzazione degli interventi e per promuovere la partecipazione attiva dei cittadini. Saranno coinvolte rappresentanze delle diverse categorie di stakeolder, che hanno manifesto formale interesse al percorso di progettazione del piano di zona mediante riscontro all’avviso pubblico indetto dall’ambito. Si pensa ad tavolo di concertazione che sia organismo rappresentativo del processo di miglioramento continuo e costruzione partecipata del Piano Sociale di Zona, inteso come momento di incontro tra le varie realtà territoriali, al quale viene assegnata la funzione di condivisione del processo di pianificazione sociale. In particolare modo nella lettura dei bisogni e delle opportunità, nella individuazione delle priorità su cui intervenire e nelle proposte in merito a tali interventi, nel monitoraggio degli interventi e servizi sociali realizzati e la messa a punto di strumenti per la partecipazione degli utenti alla valutazione della qualità dei servizi e degli interventi sociali. Le competenze, attribuite al tavolo della Concertazione, saranno: 1l'analisi dei bisogni territoriali al fine di determinare una loro gerarchizzazione; 2l'individuazione delle priorità e dei settori innovativi; 3la qualificazione della spesa, attraverso la riduzione delle aree di sprechi e duplicazioni degli interventi; 4la mobilitazione di tutte le risorse che l'ambito è in grado di mettere in campo; 5l'attivazione di strumenti condivisi di monitoraggio degli interventi e dei servizi programmati e di valutazione della qualità delle attività realizzate. Considerato che la funzione del tavolo di concertazione è quella di collaborare alla definizione del Piano di Zona e all'individuazione degli strumenti per monitorarlo e valutarne i risultati, i compiti specifici attribuiti al tavolo sono: riconoscere tutti gli attori sociali come portatori di interessi comuni per la realizzazione del Piano di Zona; analisi dei bisogni e loro gerarchizzazione; individuare gli obiettivi di benessere sociale da perseguire e i settori innovativi; partecipare alla mappatura delle risorse dell'Ambito; qualificare la spesa sociale; individuare misure idonee (servizi e prestazioni sociali) coerenti con gli obiettivi di benessere sociale individuati e da perseguire; concorrere alla definizione e alla costruzione del sistema di regole; monitorare gli interventi e i servizi sociali programmati nel Piano Sociale di Zona; valutare la qualità delle prestazioni fornite con gli interventi e i servizi sociali. Il tavolo opera con il sostegno tecnico dell’ufficio di Piano e la supervisione del Coordinatore. ii. Cabina di Regia territoriale Si ipotizza anche la costituzione di una cabina di regia territoriale quale l’organismo che assicura, lungo l’intero triennio di attuazione del piano, il monitoraggio e la valutazione delle fasi attuative del sistema Pagina 72 di 81 PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO nonché la partecipazione alle fasi di riprogrammazione. Di detto organismo potrebbero far parte le istituzioni pubbliche e le OOSS più rappresentative. c. Modalità per l'accesso al sistema integrato Ai sensi dell’art. 7 della Legge regionale 13/2014 l’accesso ai servizi e agli interventi definiti nei “Livelli essenziali delle prestazioni”, di cui al presente Piano, sono effettuati attraverso gli Uffici di Segretariato Sociale degli ATS, i quali sono coordinati in senso funzionale con le PUA del Distretto di competenza. Il Segretariato sociale assicura l’apertura di uno sportello attivo per almeno un giorno a settimana su ciascuno dei comuni dell’ATS. Il Servizio Sociale Professionale dell’ATS collabora alla redazione dei PAI sociosanitari con le U.O. “Cure dì Domiciliari” presenti presso ogni Distretto sanitario dell’ASReM. Per garantire uniformità di trattamento nell’accesso e presa in carico degli utenti si stabilisce che: 1. la valutazione del bisogno di assistenza manifestato dagli utenti/cittadini/pazienti avviene attraverso gli strumenti in vigore presso la Regione Molise come la SVAMA per le persone “fragili” e la SVAM-di per le persone disabili; 2. la presa in carico delle persone non autosufficienti, siano esse anziane o disabili, deve avvenire in equipe multi professionale dell’ATS e integrate con le necessarie professionalità del Distretto sanitario e con il medico di medicina generale (MMG); 3. la proposta di progetti integrati di intervento avviene attraverso lo strumento del Piano di Assistenza Individualizzato (PAI), che, nel caso di persone non autosufficienti, è integrato sociosanitario e deve essere portato all’attenzione della Unità di Valutazione Multidimensionale del Distretto sanitario di competenza; 4. gli interventi educativi di competenza degli ATS avvengono per pianificazione individuale e familiare attraverso lo strumento Piani Educativi Individualizzati (PEI); 5. l'erogazione delle prestazioni deve ispirarsi ai principi della flessibilità, personalizzazione, risposta integrata e libera scelta del cittadino/utente/paziente. Ai sensi del comma 5 dello stesso articolo, si afferma che accedono prioritariamente agli interventi e ai servizi erogati dal sistema integrato le persone: a. in condizione di povertà o con reddito limitato o situazione economica disagiata; b. con incapacità fisica o psichica, totale o parziale, di provvedere alle proprie esigenze; c. con difficoltà di inserimento nella vita sociale attiva e nel mercato del lavoro o fuoriusciti dal mondo del lavoro; d. sottoposte a provvedimenti dell'autorità giudiziaria per le quali si rendano necessari interventi assistenziali. L’ATS di Venafro emanerà un apposito regolamento per l’accesso ai servizi secondo quanto disposto dall’art. 7 della Legge regionale, dalle indicazioni del PSR e da quanto disposto dall’art. 73 “Criteri della compartecipazione al costo del servizio” del Regolamento 1/2015. Gli Uffici di Segretariato Sociale, garantiscono che i destinatari degli interventi e dei servizi del sistema integrato siano informati sui diritti di cittadinanza sociale, sulla disponibilità delle prestazioni sociali e sociosanitarie, sui requisiti per accedervi, sulle relative procedure, sulle modalità di erogazione delle prestazioni nonché sulle possibilità di scelta tra le prestazioni stesse, garantendone, comunque, la Pagina 73 di 81 PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO riservatezza e nella facoltà di presentare osservazioni ed opposizioni nei confronti dei responsabili dei servizi e dei procedimenti, nonché ad ottenere risposte motivate. A tal fine l’ATS adotterà una “Carta dei Servizi”. La carta dei servizi sociali sarà diffusa ed esposta nei luoghi in cui avviene l'erogazione delle prestazioni in modo da consentirne la visione da parte degli utenti, essa conterrà almeno i seguenti elementi: a) b) c) d) e) caratteristiche delle prestazioni, modalità di accesso, orari e tempi di erogazione; tariffe delle prestazioni; assetto organizzativo interno; procedure amministrative per la presa in carico e la diffusione delle informazioni; modalità per la presentazione di reclami da parte degli utenti nei confronti dei responsabili dei servizi. d. La gestione dei servizi In linea con gli orientamenti della legge 328/2000 e della legge regionale n.13/2014, l’ATS intende rafforzare il sistema integrato pubblico-privato sociale dei servizi, attraverso lo sviluppo di un sistema integrato che, mantenendo al settore pubblico le funzioni di indirizzo, orientamento, monitoraggio e verifica, valorizzi il ruolo dei soggetti del terzo settore nella coprogettazione, nella cogestione e corresponsabilità dei servizi. Al fine di promuovere il miglioramento della qualità dei servizi e valorizzare il ruolo dei soggetti del terzo settore l’ATS intende affidare loro, con le procedure e le modalità previste nel regolamento regionale n.1/2015, tutti i servizi dell’ambito ad eccezione di ruoli di Direzione. Nella definizione delle diverse modalità di affidamento l’ATS: a) favorisce la pluralità di offerta dei servizi e delle prestazioni sociali, nel rispetto dei principi di trasparenza e semplificazione amministrativa; b) individua forme di aggiudicazione tali da consentire la piena espressione della capacità progettuale ed organizzativa dei soggetti; c) favorisce forme di coprogettazione finalizzate alla definizione di interventi sperimentali ed innovativi per affrontare specifiche problematiche sociali; d) definisce adeguati processi di partecipazione e coinvolgimento dei cittadini anche nelle modalità di gestione dei servizi, Le modalità di affidamento dei servizi saranno decise di volta in volta in relazione alla tipologia di servizio da affidare e, nel rispetto delle procedure di evidenza pubblica previste nella legge e nel regolamento regionale, saranno scelte tra: a) affidamento degli interventi, delle prestazioni e dei servizi sociali mediante appalto di servizi ai soggetti di cui all’articolo 2, comma 1, lettere c e g del regolamento regionale 01/2015 (cooperative sociali e altri soggetti del privato sociale senza fini di lucro) tenuto conto della normativa nazionale vigente in materia di appalti e contratti pubblici; b) accreditamento dei soggetti erogatori e rilascio agli utenti di titoli validi per l’acquisto di servizi, a condizione che i soggetti erogatori risultino accreditati con le modalità stabilite all’articolo 9 del regolamento regionale 01/2015; Pagina 74 di 81 PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO c) convenzionamento a seguito di istruttoria pubblica di coprogettazione nei limiti e in stretta osservanza a quanto stabilito all’articolo 6 del reg. reg. 01/2015. d) Convenzionamento con i soggetti del terzo settore che non presentano organizzazione di impresa per interventi che non richiedono complessità tecnica e organizzativa, utili a integrare e a supportare il sistema locale dei servizi e strutturate in modo tale da consentire esclusivamente forme documentate di rimborso delle spese sostenute, escludendo contratti di appalto ed ogni altro rapporto di esternalizzazione di servizi (art. 7 reg. reg. 01/015) Contestualmente all’approvazione del piano sarà approvato il regolamento unico per l’affidamento dei servizi e degli interventi sociali, in conformità a quanto previsto nel regolamento regionale 01/2001, e dalla normativa nazionale vigente in materia. Fino all’adozione del regolamento dell’ATS, si applicano direttamente le disposizioni di cui al regolamento regionale n. 01/2015. e. La comunicazione La comunicazione è lo strumento attraverso il quale identità e soggettività diverse entrano in contatto e costruiscono, attraverso lo scambio di significati condivisi, nuove prospettive e possibilità di confronto. Il suo ruolo diventa decisivo all’interno di organizzazioni in cui è prevista l’erogazione di prestazioni e servizi che, per essere offerti nel modo più efficace possibile, devono essere tra loro integrati ed è necessario calibrali in base alle necessità/aspettative del cittadino-utente a cui si rivolgono (target). Per questi motivi la comunicazione è un elemento importante per realizzare gli obiettivi di integrazione, di efficacia ed efficienza nonché di accessibilità ai servizi, l’ATS ritiene fondamentale sviluppare i propri programmi di comunicazione lungo due direttrici: la comunicazione interna e la comunicazione del Welfare d’accesso. i. Comunicazione interna L’ATS ritiene che la comunicazione interna è l’elemento decisivo per il miglioramento continuo della qualità, per sostenere al meglio lo sviluppo organizzativo dei servizi e professionale degli operatori, per favorire la condivisione degli obiettivi e costruire un clima organizzativo orientato al problem solving. La comunicazione interna all’ufficio di piano sarà assicurata tramite l’adozione di protocolli relativi ai flussi informativi e attraverso periodiche riunioni di equipe, l’ATS individua nelle riunioni di equipe lo strumento principe per favorire il passaggio delle informazioni, favorire l’apporto professionale dei singoli, sostenere la crescita qualitativa e la condivisione dei miglioramenti professionali, promuovere la coesione del gruppo di lavoro. Il concetto di comunicazione interna non riguarda solo l’Ufficio di Piano ma tutti i soggetti istituzionali e non della rete in qualunque modo impegnati nella erogazione dei servizi. L’ATS organizzerà lo sviluppo e il mantenimento di un fluido livello di comunicazione e scambio tra il Servizio Sociale Professionale, i soggetti erogatori dei servizi e le istituzioni coinvolte. ii. Comunicazione del welfare di accesso Sarà effettuata una campagna di comunicazione per promuovere il welfare di accesso, solo se il servizio diventa riconoscibile all’interno della comunità può essere utile e per essere utile deve offrire una comunicazione adeguata delle quattro funzioni specifiche che compongono il welfare d’accesso: Pagina 75 di 81 PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO informare: costituisce la prima funzione base e comprende tutte quelle attività che, partendo dall’ascolto dei bisogni/richieste dell’utente, informano e orientano lo stesso sulle risorse disponibili in un dato territorio e sulle modalità di accesso ai servizi locali; promuovere: favorisce nella comunità la conoscenza del servizio e ne dà visibilità sul territorio, tutelando l’esigibilità dei diritti sociali dei cittadini-utenti e informando sul corretto utilizzo dei sistemi socio-sanitari integrati; accompagnare: avvicina il servizio all’utente, seguendolo dalla fase di accesso al servizio richiesto, al percorso di facilitazione burocratica, sviluppando le sinergie positive per l’elaborazione del progetto personalizzato fino alla decisione di avviare un piano personalizzato mediante una presa in carico strutturata; osservare: consiste nella raccolta di dati sulla domanda tramite l’attività di front office Si individuano qui alcune direzioni strategiche verso cui orientare i processi di comunicazione tali da permettere la sua riconoscibilità a livello del territorio o Selezione del messaggio: Il sistema del welfare d’accesso è impegnato ad offrire ai cittadini “livelli essenziali di assistenza” necessari per dare risposta a bisogni socio-sanitari primari, che siano efficaci, cioè capaci di garantire alto profilo nel rapporto costi benefici, e appropriati, cioè utili a soddisfare specifiche esigenze e in coerenza con il livello di erogazione più vantaggioso. Per garantire questi livelli di standard è necessario che i sistemi di welfare d’accesso diventino capaci di implementare, mediante un opportuno utilizzo della comunicazione, da un lato il livello di “competenza del cittadino” (empowerment del cittadino utente), dall’altro di qualificare le informazioni in uscita dal servizio. La selezione del messaggio da veicolare al cittadino è determinante nella costruzione delle opportunità di dialogo e di educazione alla salute dello stesso. o Potenziamento dei livelli di consapevolezza: Un’adeguata comunicazione nei sistemi di welfare d’accesso è necessaria per garantire e favorire scelte consapevoli da parte del cittadino utente. Lo scambio di informazioni con i cittadini va finalizzato a sostenere un processo basato sulla costante trasparenza delle procedure d’accesso, sulla costruzione di opinioni per la valutazione e sulla gestione del percorso di cura. Questo comporta che il servizio faciliti l’accesso alle informazioni, garantendo la produzione di informazioni corrette e quanto più coordinate tra i differenti enti che costruiscono il percorso di cura. o Costruzione della “competenza del cittadino-utente”. Al fine di orientare le scelte e garantire la maggiore probabilità di successo dell’intervento è necessario costruire un percorso continuo di informazione e supporto, affinché il cittadino-utente acquisisca le necessarie competenze e conoscenze per affrontare il percorso di cura con impegno e convinzione. Attraverso un adeguato uso della comunicazione è possibile influenzare i comportamenti e aprire canali comunicativi tra il servizio e le altre componenti sociali, politiche, economiche e ambientali, necessari affinché il sistema sia capace di attuare il principio di sussidiarietà orizzontale. La comunicazione permette di potenziare e attivare la rete tra istituzioni, le associazioni di volontariato, le organizzazioni rappresentative degli interessi degli utenti, dei malati, i componenti degli organi legislativi e di governo a livello locale e regionale. o Responsabilizzazione degli operatori e dei servizi per conquistare la fiducia dei cittadini. La percezione del sistema dei servizi socio-sanitari tra i cittadini risulta essere piuttosto bassa, principalmente a causa dell’insufficiente attenzione agli aspetti relazionali e comunicativi. Per non Pagina 76 di 81 PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO rendere vano qualsiasi obiettivo, progetto o azione di comunicazione, il problema va affrontato a più livelli, dal Coordinatore, agli operatori che si trovano in prima linea nell’informazione dei cittadini. iii. Carta dei servizi La carta dei servizi è soprattutto una assunzione di impegni verso i cittadini, in essa si certificano quali sono i livelli di assistenza e i servizi assicurati e si forniscono tutte le informazioni necessarie ad un accesso consapevole. Per questi motivi è necessario prestare la dovuta attenzione non solo ai contenuti formali del documento, ma anche alle modalità di lavoro che si adottano per la sua redazione. Si tratta di un processo di riflessione e di progettazione, attraverso il quale l’organizzazione analizza sé stessa, i propri processi e le proprie logiche. Riteniamo importante elaborare la carta attraverso un gruppo di lavoro nel quale sono rappresentati tutti gli stakeholder del servizio: operatori e professionalità dell’organizzazione, dirigenza e utenza, effettiva e potenziale. La presenza degli stakeholder aiuta il gruppo di lavoro ad elaborare uno strumento capace di comunicare efficacemente con tutti i destinatari, e di raccogliere informazioni utili per l’orientamento del servizio verso parametri di qualità condivisi. Le attività di comunicazione saranno effettuate con tutti gli strumenti disponibili: conferenze stampa, redazionali, manifestini, volantini senza tralasciare i siti istituzionalie dell’ATS e dei Comuni e l’utilizzo di sistemi di messaggistica rapida come Whatsapp per la comunicazione con gli operatori dell’UdP e dei soggetti erogatori dei servizi. 8 Organizzazione Si descrive l’assetto organizzativo e gestionale dell’ATS e del sistema di promozione e protezione redatto in ossequio al dettato della Legge regionale 13/2014. a. L’ambito territoriale sociale All’ambito Territoriale la stessa Legge regionale 13/2014, all’art. 32, riconosce il ruolo di riferimento unico per la gestione associata delle funzioni, dei servizi e degli interventi sociali riconoscendo la possibilità di porre in essere azioni innovative di carattere sociale che investano più ATS. b. Il sistema di governance La gestione associata delle funzioni, dei servizi e degli interventi di competenza dei Comuni avviene nelle forme previste dalla legislazione vigente. Il TUEL disciplina l’esercizio associato di funzioni e servizi da parte dei Comuni, riconoscendo la possibilità, a quest’ultimi, di poter ricorrere ai seguenti strumenti: a) Convenzioni; b) Consorzi; c) Unioni di Comuni. Attraverso il ricorso alla forma associativa, i Comuni appartenenti all’ATS determinano una nuova ripartizione delle competenze, spostando in capo ad un’unica struttura amministrativa il potere di esercitare funzioni e servizi, in sostituzione dei singoli enti, attraverso le potestà pubbliche conferitegli dagli enti associati. Pagina 77 di 81 PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO Data la conformazione territoriale e geografica dell’ATS, la scarsa densità della popolazione, nonché la scarsità di risorse economiche dedicate alle funzioni sociali, il Comitato dei Sindaci ha scelto , come forma di associazione per la gestione dei servizi sociali, di cui al presente Piano, la Convenzione ex art. 30 del TUEL, con l’individuazione di un “ufficio comune”, presso il Comune capofila, denominato “Ufficio di Piano”. All’Ufficio di Piano è affidata la competenza amministrativa e gestionale dei servizi sociali per l’intero ATS. I provvedimenti vengono adottati dal Dirigente o dal Funzionario responsabile dell’Ufficio di Piano, che dispone delle risorse umane assegnate e delle risorse finanziarie affidate, nel rispetto delle procedure definite dalle norme di riferimento e dai regolamenti locali.. I soggetti istituzionali che partecipano alla governance dell’ATS sono: 1. Il Comitato dei Sindaci; 2. Il Coordinatore d’Ambito; 3. L’Ufficio di Piano. c. Il Comitato dei Sindaci Il Comitato dei Sindaci è l’organo politico dell’ATS ed è composto dai Sindaci dei Comuni (o da loro delegati scelti espressamente tra Assessori o Consiglieri Comunali). Esso si riunisce periodicamente ed almeno 2 volte l’anno, per approvare il rendiconto delle attività svolte nell’anno precedente e il piano attuativo annuale della programmazione triennale. I compiti del Comitato, in ordine cronologico, sono: Convocare, a cura del Presidente del Comitato dei Sindaci uscente, nel periodo compreso dal giorno successivo alla pubblicazione del presente Piano nel BURM e fino a massimo il 15° giorno successivo, la prima riunione del Comitato, dandone comunicazione alla Regione; approvare, nella prima riunione, il regolamento di funzionamento del Comitato stesso e provvedere all’elezione del Presidente e del vice Presidente; individuare il Comune capofila e nominare il Coordinatore d’Ambito, come descritto nel successivo paragrafo, che svolge le funzioni di segretario del Comitato e redige il testo dell’Accordo di programma ai sensi dell’art. 34 del TUEL; approvare gli atti necessari alla fase di “avvio” dell’ATS; individuare, in base alle peculiarità istituzionali del territorio la modalità gestione dell’ATS (convenzione, unione di comuni, consorzio, azienda speciale, istituzione pubblica, ...), attraverso la quale procedere alla nuova organizzazione dei servizi tra Comuni a livello d’ambito, determinando le forme organizzative più idonee per la realizzazione della rete integrata dei servizi e delle prestazioni sociali, anche attraverso specifici ulteriori accordi di programma, convenzioni, deleghe ad altri comuni, protocolli d’intesa per la realizzazione di progetti e servizi specifici, progettazioni sovracomunali concertate; determinare gli obiettivi e la programmazione delle attività da inserire all’interno del PdZ; individuare i progetti specifici e dell’intero PdZ tramite il supporto tecnico del Coordinatore d’Ambito e di un eventuale “tavolo tecnico di supporto”; istituire il "tavolo di concertazione" per garantire il coinvolgimento dei soggetti di cui all’art. 1 della Legge n. 328/2000 nella progettazione e realizzazione degli interventi e per promuovere la partecipazione attiva dei cittadini; Pagina 78 di 81 PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO approvare il PdZ con il relativo accordo di programma e gli atti di gestione connessi; approvare la relazione consuntiva annuale (art. 39 della Legge regionale 13/2014), la Carta dei diritti di cittadinanza sociale (ex art. 31 della Legge regionale 13/2014); nominare l’Ufficio di Piano. Nell’ambito della propria azione di indirizzo politico, il Comitato dei Sindaci svolge le seguenti funzioni: individua il Comune Capofila dell’Ambito; elegge il Presidente, il Vice Presidente ed adotta il regolamento necessario al proprio funzionamento; nomina il Coordinatore d’Ambito; istituisce l’Ufficio di Piano e attiva la verifica e la valutazione dell’attività svolta dal coordinatore in aderenza agli atti di indirizzo della Regione; approva l’accordo di programma e il PdZ, inviandoli in Regione per l’approvazione; approva i piani attuativi annuali del PdZ, la relazione consuntiva annuale con il relativo rendiconto annuale, inviandoli in Regione. d. Il Coordinatore della rete dei servizi (cfr obiettivo di sservizio specifico) . e. L’Ufficio di Piano (cfr obiettivo di servizio specifico) L’Ufficio di Piano costituisce il luogo preposto alla pianificazione territoriale e alla realizzazione dei servizi e degli interventi programmati nel PdZ. Esso, infatti, riveste un ruolo strategico in quanto ha il compito di elaborare e attuare la progettazione esecutiva della programmazione di zona e di gestire i servizi e gli interventi previsti nel PdZ. Le funzioni dell’Ufficio di Piano sono le seguenti: analisi del sistema d’offerta dei servizi (localizzazione, funzioni, prestazioni, professioni, costi) presenti nell’ATS, per valutarne l’appropriatezza e l’eventuale ridefinizione; supporto al Coordinatore d’Ambito per l’elaborazione della programmazione complessiva delle politiche sociali territoriali, comprensive anche di servizi svolti da singoli comuni finanziati con fondi propri; supporto al Coordinatore d’Ambito per l’attivazione della concertazione territoriale per l’analisi dei problemi sociali e dei bisogni dei cittadini; supporto al Coordinatore d’Ambito per il monitoraggio dei problemi e della domanda sociale e l’individuazione di eventuali nuovi bisogni, attraverso l’organizzazione di momenti concertativi con i soggetti presenti nel territorio dell’Ambito Territoriale; raccordo degli Uffici di Segretariato Sociale, il Servizio Sociale Professionale e i singoli Comuni; predisposizione dell’organizzazione necessaria a realizzare le funzioni unitarie di accesso ai servizi socio-sanitari attraverso la PUA e l’UVM del Distretto sanitario competente per territorio; predisposizione di piani di comunicazione sociale; aggiornamento in materia di normativa regionale, nazionale, europea anche al fine di intercettare nuove e differenti risorse economiche; definizione delle procedure amministrative connesse alla programmazione, gestione, controllo e rendicontazione delle risorse finanziarie; Pagina 79 di 81 PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO definizione delle modalità di individuazione, allocazione delle risorse economiche, strutturali, umane; organizzazione e affidamento dei servizi ai soggetti del terzo settore previsti dal PdZ; definizione dei regolamenti d’accesso e di compartecipazione ai servizi da parte degli utenti; predisposizione di sistemi di monitoraggio e valutazione dei servizi; costruzione e alimentazione dei sistemi di monitoraggio amministrativo, contabile e finanziario degli OdS previsti nel PSR; monitoraggio della qualità offerta ai destinatari dei servizi attraverso l’alimentazione costante del sistema di monitoraggio regionale sugli indicatori di qualità degli OdS; supporto al Coordinatore d’Ambito nella predisposizione di sistemi di valutazione del Piano di zona in grado di sostenere il suo processo di adeguamento o la sua ridefinizione; monitoraggio delle procedure di affidamento dei servizi previsti nel Piano di Zona con particolare attenzione alle caratteristiche dei soggetti a cui affidare, ai criteri di valutazione delle proposte progettuali ed ai vincoli posti nei bandi e negli avvisi per sostenere il rispetto della normativa vigente in materia di contratti di lavoro per tutte le risorse umane impegnate dai soggetti affidatari per la erogazione dei servizi; predisposizione e alimentazione costante dei sistemi informativi per l’elaborazione di dati territoriali locali, provinciali e regionali. L’Ufficio di Piano si configura, ai sensi dell’art. 30 del TUEL, come un “ufficio comune” dei comuni che aderiscono all’ATS (convenzione) che, posto all’interno del Comune capofila, svolge le attività di progettazione esecutiva, gestione e monitoraggio del sistema dei servizi sul territorio di riferimento ed è finalizzata all’attuazione del PdZ. L’Ufficio di Piano è, di norma, diretto dal Coordinatore d’Ambito che, nel caso in cui il Comitato dei sindaci non abbia individuato un dirigente per le funzioni gestionali amministrative, assolve anche alla funzione di Responsabile. Diversamente l’Ufficio di Piano è diretto da un responsabile amministrativo e gestionale dipendente del Comune capofila, che ne sostiene i costi e la spesa per il personale. Data l’importanza che, in questa programmazione riveste l’Ufficio di Piano, è precisa volontà dell’Amministrazione regionale riconoscere tale ruolo, inserendo l’Ufficio di Piano all’interno del “Livello essenziale delle prestazioni” dell’area del welfare d’accesso – azione di sistema - e assegnandogli un preciso OdS, vincolante per ogni ATS, secondo la tabella riportata al capitolo riguardante gli Obiettivi di Servizio. Gli Uffici di Piano saranno sottoposti ad autovalutazione al fine di determinarne gli indicatori di qualità. Per la composizione dell’Ufficio di Piano, il Comitato dei Sindaci può indicare sia personale in organico presso i Comuni dell’ATS, sia decidere di fare ricorso a figure esterne, a qualsiasi titolo contrattualizzate, anche in regime di appalto di servizio, per la parte dei compiti non di direzione, tramite ditte specializzate. L’Ufficio di Piano è disciplinato da apposito regolamento, che è parte integrante del PdZ, redatto in applicazione del dettato del PSR, soprattutto in funzione dell’OdS. Nelle more dell’approvazione del PSR e del relativo PdZ, il personale facente parte dell’Ufficio di Piano della programmazione precedente, al fine di garantire la continuità dei servizi, resta in carica e collabora con il Coordinatore d’Ambito alla stesura del PdZ fino alla nomina del nuovo Ufficio di Piano. Pagina 80 di 81 PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO 9 Piano Finanziario Cfr. Allegato Pagina 81 di 81