PIANO SOCIALE DI ZONA AMBITO TERRITORIALE DI VENAFRO

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PIANO SOCIALE DI ZONA AMBITO TERRITORIALE DI VENAFRO
Allegato alla deliberazione del Commissario Prefettizio, adottata con i poteri del
C.C., n. 01/2016.
PIANO SOCIALE DI ZONA
AMBITO TERRITORIALE DI VENAFRO
In attuazione della Legge Regionale 6 maggio 2014, n. 13 “Riordino
del sistema regionale integrato degli interventi e servizi sociali”
Periodo di programmazione finanziata 2016-2018
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Indice
1. Lo scenario di riferimento ......................................................................................... p.4
1.1.Descrizione dell'ATS di Venafro e caratteristiche del territorio ................. p.4
1.2. Analisi socio-demografica ..................................................................... p.8
1.3. Analisi del fabbisogno del territorio e dell'offerta ................................ p. 20
2. Finalità del Piano Sociale di Zona dell'ATS di Venafro ........................................ p. 27
3. Obiettivi generali.................................................................................................... p. 27
4.
Obiettivi specifici (Obiettivi di Servizio)
p. 28
Area di sistema e welfare di accesso ............................................................. p.28
Ufficio di Piano ....................................................................................... p. 28
Servizio di Segretariato sociale ............................................................ p. 30
Servizio PUA............................................................................................ p. 30
Servizio Sociale Professionale ................................................................ p. 31
Servizio Pronto Intervento Sociale ...................................................... p. 32
Area intervento responsabilità familiari e minori ....................................... p. 33
Assistenza domiciliare educativa ........................................................... p. 34
Centro diurno per minori ........................................................................ p.35
Strutture residenziali per minori soggetti a provvedimento della Magistratura
Minorile p ............................................................................................... 37
Equipe
multidisciplinare
di
presa
in
carico
e
prevenzione
minori .......................................................................................................... p. 38
Sostegno alle famiglie affidatarie .................................................... p. 39
Integrazione scolastica e sociale di minori in affido DSA e Bes .......... p. 39
Area di intervento anziani ................................................................................ p. 39
Servizio di Assistenza Domiciliare Integrata......................................... p. 40
Servizio di Assistenza Domiciliare Socio-Assistenziale ........................ p. 42
Centri diurni per anziani ..................................................................... p. 43
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Casa di riposo o comunità alloggio ...................................................... p. 43
Area di intervento disabili ............................................................................ p. 43
Servizio di Assistenza Domiciliare Socio-Assistenziale minori o adulti disabili (SAD
Disabli) ................................................................................................................. p. 44
Centri socio educativi per disabili non anziani .........................
Ricoveri in "Dopo di noi" ...........................................................
p. 44
p. 47
Ricoveri in strutture disabili a bassa intensità assistenziale.....
p. 47
Area di intervento disagio adulti e contrasto alla povertà ...................
p. 48
Borse lavoro tirocini di orientamento .................................................. p. 49
Contrasto alla povertà e devianza........................................................ p. 51
Area di intervento migranti, richiedenti asilo e apolidi ...............
Sportello tematico migranti ..............................................
Servizio di mediazione culturale
Definizione dei risultati ed indicatori di qualità
p. 53
p. 53
p. 54
p.56
Integrazione socio sanitaria
p. 69
La Strategia
p.70
Organizzazione
p.77
Piano Finanziario
p.88
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1. Lo scenario di riferimento
1.1. Descrizione dell'Ambito Territoriale di Venafro e caratteristiche del territorio
L’ambito Territoriale Sociale di Venafro si compone dei seguenti sedici Comuni Associati:
Il comune di Acquaviva d'Isernia è situato nella zona nord-est del territorio
Dell’Ambito Territoriale, ha un ’altitudine di 750 metri s.l.m. e presenta una estensione
di 1370 ettari.
Il comune di Castel San Vincenzo, nato dalla fusione avvenuta nel 1929 tra i comuni
adiacenti di Castellone al Volturno e San Vincenzo al Volturno, è situato su uno sperone
roccioso, che lo pone in una posizione preminente sull ’Alta Valle del Volturno. Il centro
abitato è posto a 735 metri s.l.m. Il territorio comunale si estende su una superficie di
2236 ettari, interamente montani, ed è in buona parte coperto da boschi cedui e ad alto
fusto.
Il comune di Cerro al Volturno ha un’estensione di 2.369 ettari, 14 centri abitati,
un’altezza media di 500 metri s.l.m. Il comune di Colli a Volturno, edificato
originariamente su uno sperone roccioso da cui si gode la vista di un lungo tratto del fiume
Volturno, affonderebbe le proprie radici in un insediamento abitativo preistorico, ma
l’elemento caratterizzante della storiografia collese è senza dubbio riferibile al
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Monte San Paolo, su cui già da tempo eminenti studiosi hanno individuato resti di cinte
megalitiche sannite. Ha un’altezza di 385 m s.l.m.
Il comune di Conca Casale è il comune più piccolo dell’Ambito Territoriale, è situato in
un avvallamento esposto sul versante Nord del Monte Corno, ad una altezza di 650 metri
s.l.m.
Il comune di Filignano ha 3200 ettari di estensione territoriale comprendente 2 frazioni e
11 borgate, con un passato di forte emigrazione alle spalle, è un ’oasi di tranquillità in un
ambiente accuratamente conservato. Il comune di Fornelli nasce nel X secolo d. C. come
uno dei tanti castelli che facevano da scudo al complesso abbaziale di San
Vincenzo
al
Volturno.
Ha
un’altitudine
di
530
m
s.l.m.
Il comune di Montaquila ha un’altitudine di 470 m s.l.m. e comprende 2 frazioni:
Masserie La Corte e Roccaravindola. Il comune di Montenero Val Cocchiara, è situato su
limite estremo nord dell’Ambito Territoriale, presenta una peculiarità naturalistico paesistico quale il Pantano, un’area di circa 300 ettari, che si qualifica come uno degli
ecosistemi palustri più importanti dell’Italia centro - meridionale. Ha un’altitudine di 894
m s.l.m.
Il comune di Pizzone, addossato alla catena delle Mainarde, è posto a 724 metri s. l.
m, ma all’interno del Comune si supera più volte quota (circa 2000), mentre raramente
si scende al di sotto dell ’altitudine del capoluogo. Attualmente la sua estensione
territoriale è di 3314 ettari, tutti montani e in massima parte destinati a boschi cedui, di
alto fusto e a pascoli. Il nome del Comune certamente trae origine dalla posizione
geografica; l’abitato infatti è posto alle pendici di un ’alta montagna, proprio su un
“pizzo”.
Il comune di Pozzilli, situato a pochi chilometri dal comune di Venafro, ha un ’altitudine
di 230 m s.l.m. Ha un indice demografico in crescita basato anche sulla presenza di un
istituto di ricovero e di cura a carattere scientifico (Neuromed). Il comune di Rionero
Sannitico con i suoi 1052 metri sul livello del mare, è il più alto dei paesi dell ’Ambito
Territoriale. Si compone del capoluogo e di altre nove frazioni, tra cui Montalto; spicca
per consistenza demografica soprattutto nel periodo estivo.
Il comune di Rocchetta a Volturno con un’altitudine di 552 m s.l.m., è situato ai piedi del
Monte Azzone dal quale nasce anche il fiume Volturno (elemento caratterizzante
dell’Ambito Territoriale). Dotato, inoltre, di complessi turistici e residenziali (Colle
Principe
e
Vallefiorita).
Il comune di Scapoli ha un’altitudine di 611 m s.l.m., deve il suo nome alla particolare
conformazione del suo abitato, situato sul declivio di un monte. È considerato centro di
attenzione internazionale grazie all’antica tradizione dei maestri artigiani costruttori di
zampogne.
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Il comune di Sesto Campano, ultimo dell’Ambito Territoriale in quanto ai confini con la
Campania, possiede una vastità di territorio pianeggiante con un ’altitudine di 325 m
s.l.m.
Il comune di Venafro, comune capofila dell ’Ambito Territoriale, è posto ai piedi del
monte Santa Croce. L ’area presenta, sia per la particolare localizzazione geografica, sia
per la “forma” stessa del territorio, elevati fattori di accessibilità nei confronti della
Campania, del Lazio, tramite le conche di Sesto Campano (SS. 85) e tramite il passo
della Nunziata Lunga (Casilina dir. 6). E ’ tra i centri più importanti della regione
riguardo al patrimonio artistico e storico di cui è dotato.
Profilo demografico dell’Ambito Territoriale di Venafro.
L’Ambito Territoriale di Venafro si estende su una superficie pari a 424,39 kmq e sotto
il profilo amministrativo è corrispondente al Distretto Sanitario di Base di Venafro.
L’altezza sul livello del mare non risulta essere un fattore di omogeneità in quanto vi è
un’estrema diversificazione nella superficie territoriale tra i Comuni dell ’Ambito; infatti
il territorio si presenta per la maggior parte dei comuni su zone collinari e montuose e
va dai 230 m. s.l.m. al valore massimo di 1057 m. s.l.m. nel Comune di Rionero
Sannitico. È da considerare, inoltre, la differenza di superficie tra il comune più grande
(comune capofila) ed il resto dei comuni appartenenti all ’Ambito. Questo fattore
favorisce sicuramente la mobilità e il collegamento fra le diverse località abitate.
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1.2. Analisi socio-demografica
 Caratteristiche demografiche della popolazione dell'ATS di Venafro
Il primo dato che interessa è quello relativo alla popolazione residente nell'ATS. Da una lettura dei
dati aggiornati al 01.01.2015 risulta come la popolazione dell'ATS di Venafro ammonti a 28.825
unità, e rappresenta il 33,09 % della Provincia di Isernia e il 9,20 % della Regione Molise. Come si
evince sia dalla Tabella n. 1 che dal Grafico n. 1, il Comune più popolato dell'Ambito si conferma
quello di Venafro, con una popolazione di 11.329 unità, i restanti 15 comuni hanno una densità
massima che si attesta sotto le 3.000 unità. La media della densità della popolazione nei 16
comuni dell'ATS di Venafro è pari a 1.801,56 unità. Rispetto alla rivelazione fatta nel 2009 si rileva
una diminuzione della popolazione pari a 709 unità.
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Tabella n. 1. Popolosità dell'ATS di Venafro.
Popolazione
Residente
Uomini
Donne
11329
5510
5819
Acquaviva di Isernia
437
225
212
Castel San Vincenzo
534
265
269
Cerro al Volturno
1300
631
669
Colli a Volturno
1364
661
703
Conca Casale
202
107
95
Filignano
652
325
327
Fornelli
1940
961
979
Montaquila
2465
1259
1206
Montenero Val Cocchiara
556
286
270
Pizzone
332
176
156
Pozzilli
2407
1193
1214
Rionero Sannitico
1113
562
551
Rocchetta al Volturno
1095
540
555
Scapoli
699
346
353
Sesto Campano
2400
1207
1193
28825
14254
14571
Comuni
Venafro
Totale
Fonte: Ufficio di Piano.
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POPOLAZIONE RESIDENTE AL 1 GENNAIO 2015
12000
9000
6000
3000
0
Pop. Residente
Venafro
Cerro al Volturno
Filignano
Montenero Val Cocchiara
Rionero Sannitico
Uomini
Acquaviva di Isernia
Colli a Volturno
Fornelli
Pizzone
Rocchetta al Volturno
Donne
Castel San Vincenzo
Conca Casale
Montaquila
Pozzilli
Scapoli
Grafico n. 1. Popolazione residente aggiornata al 1 gennaio 2015.
La popolazione generale è composta dal 51% da donne e dal 49% da uomini (grafico n. 2).
Grafico n. 2. Popolosità dell'ATS di Venafro suddivisa per genere.
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Dall'analisi della composizione della popolazione per fasce di età si osserva che i minori da 0-18
anni sono pari al 17% della popolazione, gli anziani, ovvero gli ultrasessantacinquenni sono pari
a 20% della popolazione, mentre la maggior parte sono adulti, ovvero il 63% sono persone che
si attestano nella fascia d'età tra i 19 e i 64 anni (grafico n. 3).
Grafico n. 3. Popolosità dell'ATS di Venafro suddivisa per genere1.
Popolosità ATS Venafro
per genere
49%
51%
Donne
Uomini

Condizione delle famiglie e dei minori e i servizi di assistenza, cura e tutela
Non sono disponibili i dati relativi al numero di famiglie presenti nell'ATS, la struttura familiare,
quindi il numero legami matrimoniali civili e/religiosi; il numero delle convivenze e il numero di
famiglie separate o divorziate. Si rilevano, accanto alle caratteristiche socio-demografiche del
contesto, già descritte, alcune condizioni specifiche di rischio che riguardano i minori e la
famiglia. La popolazione infantile e adolescenziale dell'ATS risulta così distribuita per classi d'età
prescolare e scolare, come si evince dalla Tabella n. 2, la fascia di minori più numerosa riguarda i
bambini e le bambine dai 4 ai 12 anni, a seguire gli adolescenti (13-18 anni) e infine gli infanti (0-3
Popolazione residente per classi d’età
20%
17%
63%
Minori 0-18 anni
Adulti 19 -64 anni
Anziani > 65 anni
anni).
I dati riportati sono riferiti esclusivamente a comuni di Venafro, Sesto Campano, Montenegro V., Conca Casale, Ciolli al
V. in quanto gli unici disponibili.
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Tabella n. 2. Distribuzione della popolazione minorile per età e sesso - anno 2013 - ATS Venafro.
Età
0-3 anni
277
253
530
Maschi
Femmine
Totali
4-12 anni
562
618
1180
13-18 anni
516
427
943
Fonte: Ufficio di Piano.
Dalla lettura dei dati della tabella n. 3, si evince che relativamente ai comuni dell'ATS di cui
sono disponibili i dati, sono 60 le famiglie che risultano essere "multiproblematiche", 24 i
minori in regime di affidamento familiare, 7 i minori che si trovano negli istituti, 59 i minori
sottoposti a provvedimenti dell'autorità giudiziaria.
COMUNI DELL’ATS
Famiglia
multiproblematica
Acquaviva D'Isernia
0
0
0
Minori
sottosposti a
provvedimen
ti
dell'autorità
giudiziaria
0
Castel san Vincenzo
4
0
2
4
Cerro al V.
2
0
2
2
Colli al V.
1
2
0
0
Conca casale
0
0
0
0
Filignano
0
0
0
0
Montaquila (fuori
dall'ATS nel 2013)
-
-
-
-
Montenero V.
0
0
0
0
Pozzilli
4
0
0
2
Pizzone
1
0
0
0
Rionero Sannitico
2
0
0
0
Rocchetta al V.
2
2
0
2
Scapoli
0
0
0
0
Sesto Campano
8
2
2
1
Venafro
36
18
1
48
TOTALE
60
24
7
59
Minori in regime di
Minori
affidamento familiare isituzionalizzati
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Tabella n. 3. Condizioni che riguardano i minori e la famiglia nell'ATS di Venafro.
Fonte: Ufficio di Piano.
Per quanto riguarda il servizio di Assistenza Domiciliare Educativa (ADE) rivolto alle famiglie
multi problematiche con minori a carico in condizioni di disagio o di pregiudizio evolutivo,
nell'arco temporale 2008-2014 sono stati mediamente negli anni n. 31 gli utenti che hanno
beneficiato del Servizio, con un netta prevalenza degli uomini sulle donne e con un picco nelle
annualità 20092010 per ridursi progressivamente nel 2014.
Utenti ADE - Ambito Territoriale Venafro 2008 - 2014
63
49
50
38
36
36
32
27
25
23
22
23
20
13
7
15
13
12
16
9
9
6
5
16
7
4
0
2008
2009
2010
Uomini
Grafico n. 4. Servizio ADE, Anni 2008-2014.
Fonte Con.Sol.
2011
Donne
2012
2013
Totale
2014
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 Area del disagio adulto
Per quanto riguarda l'area del disagio adulto, nel territorio dell'ATS di Venafro, risulta che
l'incidenza più elevata riguarda il problema della povertà/marginalità sociale, seguita dalla
disoccupazione o perdita dell'occupazione e dai disturbi relativi alla salute mentale. A seguire si
trovano l'emergenza abitativa, le dipendenze da droghe e infine quelle da alcool.
Tabella n. 4. Incidenza delle problematiche relative all'area del disagio adulto.
COMUNI DELL’ATS
Dipendenz Dipendenz Dipendenze
da gioco
e da
e da
droghe
alcool
Salute
mentale
Povertà/margi Emergenz Disoccupaz
nalità sociale a abitativa
ione o
perdita
dell'occupa
zione
Acquaviva D'Isernia
0
0
0
0
0
0
0
Castel san Vincenzo
0
0
0
0
0
0
0
Cerro al V.
0
0
0
0
1
0
1
Colli al V.
0
0
0
0
1
0
0
Conca casale
0
0
0
0
0
0
0
Filignano
0
0
0
0
1
0
1
Montaquila (fuori
dall'ATS nel 2013)
-
-
-
-
-
-
-
Montenero V.
0
0
0
0
0
0
0
Pozzilli
0
0
0
1
0
2
2
Pizzone
0
0
0
0
0
1
0
Rionero Sannitico
0
0
0
0
0
0
0
Rocchetta al V.
0
1
0
2
4
1
4
Scapoli
0
0
0
0
0
0
0
Sesto Campano
0
1
0
2
3
2
4
Venafro
5
0
0
6
9
0
4
TOTALE
5
2
0
11
19
6
16
Fonte: Ufficio di Piano.
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 Popolazione anziana e servizi di assistenza
Per quanto attiene alla popolazione anziana, non risultano disponibili dati sociodemografici
relativamente alle caratteristiche della popolazione, oltre al dato parziale sull'incidenza della
popolazione per come è stato descritto nel grafico n.3. Sono tuttavia presenti i dati relativi ai
servizi di assistenza della popolazione anziana. Nel 2013, risultavano 15 gli anziani in carico al
Servizio Sociale Professionale, in base ai dati disponibili.
Tabella n. 5. N. utenti anziani in carico al SSP - Anno 2013.
ANALISI DELLA DOMANDA SOCIALE ESPRESSA CASI IN CARICO AL SERVIZIO SOCIALE
PROFESSIONALE - annualità 2013
Comuni
N. Utenti
Anziani
Acquaviva D'Isernia
0
Castel san Vincenzo
0
Cerro al V.
0
Colli al V.
0
Conca casale
0
Filignano
0
Montaquila (Anno 2013 fuoriscito dall'Ambito,
rientrato nel 2014.)
Montenero V.
0
Pozzilli
0
Pizzone
0
Rionero Sannitico
0
Rocchetta al V.
2
Scapoli
Sesto Campano
0
4
Venafro
9
15
TOTALE
Fonte: Ufficio di Piano.
Il servizio di Assistenza relativo alla popolazione anziana presente nell'ATS di Venafro è il Servizio
di Assistenza Domiciliare (SAD). Dai dati aggiornati al 2014 si evidenzia come il SAD riguardi
prevalentemente la popolazione anziana femminile più che quella maschile (grafico n. 5). Inoltre,
risulta che gli anni nei quali il Servizio ha coinvolto un maggior numero di utenti sono stati il 2009 e
il 2010, per poi decrescere progressivamente negli anni più redenti 2013 e 2014.
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Utenti SAD ANZIANI - Ambito Territoriale Venafro 2008 - 2014
100
80
54
60
48
53
44
37
40
20
77
73
33
27
24
19
20
11
11
14
7
18
4
13
17
4
0
2008
2009
Uomini
2010
2011
Donne
Grafico n. 5. Servizio SAD Anziani, Anni 2008-2014.Fonte Con.Sol.
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2012
2013
Totale
2014
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 Popolazione disabile e servizi di assistenza
Relativamente alla popolazione disabile, non risultano disponibili dati sociodemografici
relativamente alle caratteristiche della popolazione. Sono tuttavia presenti i dati relativi ai
servizi di assistenza della popolazione disabile. Nel 2013, risultavano 65 i disabili in carico al
Servizio Sociale Professionale, in base ai dati disponibili.
ANALISI DELLA DOMANDA SOCIALE ESPRESSA - CASI IN CARICO AL
SERVIZIO SOCIALE PROFESSIONALE - annualità 2013
Comuni
N. Utenti Disabili
Acquaviva D'Isernia
4
Castel san Vincenzo
1
Cerro al V.
Colli al V.
1
0
Conca casale
1
Filignano
Montenero V.
1
1
Pozzilli
7
Pizzone
1
Rionero Sannitico
Rocchetta al V.
5
3
Scapoli
Sesto Campano
3
11
Venafro
26
TOTALE
65
Tabella n. 6. N. utenti disabili in carico al SSP - Anno 2013.
Fonte: Ufficio di Piano.
I servizi di Assistenza relativi alla popolazione disabile presente nell'ATS di Venafro sono il Servizio
di Assistenza Domiciliare per Utenti Disabili e il Servizio di Trasporto Disabili. Dai dati aggiornati al
2014 si evidenzia come il SAD Disabili segnala un andamento in crescita dell'utenza femminile nel
corso degli anni (grafico n. 6) per un totale di 201 utenti nell'arco temporale 2008-2014. Inoltre,
risulta che gli anni nei quali il Servizio ha coinvolto un maggior numero di utenti sono stati il 2011 e
il 2012.
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Utenti SAD DISABILI - Ambito Territoriale Venafro
2008 2014
50
47
45
35
38
34
30
25
25
13
19
10
7
3
11
8
20
23
21
17
12
109
13
3
0
2008
2009
Uomini
2010
2011
2012
2013
Donne
2014
Totale
Grafico n. 6. Servizio SAD Disabili, Anni 2008-2014. Fonte Con.Sol.
Dal 2008 al 2014 è stato inoltre garantito dall'ATS di Venafro il Servizio Trasporto Disabili,
rivolto ad un utenza di 8 unità negli anni dal 2009 al 2013 e di 6 unità negli anni 2008 e 2014
(Grafico n. 7).
Grafico N. 7. Servizio Trasporto Disabili, Anni 2008-2014. Fonte Con.Sol.
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 Popolazione straniera e servizi socio-assistenziali
Per quanto riguarda la popolazione straniera, in base ai dati di stranieri che hanno avuto
contatti con l’UDP, si evince che sono 338 i Cittadini extracomunitari che si sono rivolti nell'ATS
di Venafro,con una maggiore incidenza nel Comune di Venafro (261 unità), seguito da Sesto
Campano (47 unità). Tra questi il 58% sono uomini, e il 42% donne (grafici n. 8 e 9).
COMUNI DELL’ATS
Cittadini extracomunitari
residenti
Uomini
Donne
Acquaviva D'Isernia
0
0
0
Castel san Vincenzo
0
0
0
Cerro al V.
0
0
0
Colli al V.
18
7
11
Conca casale
0
0
0
Filignano
0
0
0
Montaquila
0
0
0
Montenero V.
6
6
3
N. Utenti Servizio Trasporto Disabili_ Anni 2008 - 2014
10
8
8
8
8
8
8
6
6
6
4
2
0
2008
Pozzilli
2009
2010
2011
Totale
2012
6
2013
2014
0
0
Pizzone
0
0
0
Rionero Sannitico
0
0
0
Rocchetta al V.
0
0
0
Scapoli
0
0
0
Sesto Campano
47
39
8
42%
58%
Uomini
Donne
Venafro
261
142
119
TOTALE
338
194
141
Tabella n. 7. Incidenza dei Cittadini Extracomunitari che si sono rivolti all’ATS di Venafro , Anno 2013
Fonte: Ufficio di piano (si precisa che sono stati evidenziati esclusivamente gli immigrati
che si sono rivolti per servizi all’UDP)
Pagina 18 di 81
PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO
Incidenza del genere della popolazione extracomunitariaGrafico n. 8. Incidenza dei Cittadini
Extracomunitari nell'ATS di Venafro, Anno 2013.
Pagina 19 di 81
PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO
Grafico
n . 9 . I n c id e n za d e l la p op o l az i o n e e x t r a co m u n ita r i a n e l t e rr i t or i o d e l l ' AT S d i V e n a f r o .
Cittadini Extracomunitari Residenti ATS di VENAFRO
300
261
225
142
150
119
75
0 00 0 0 000
0
Acquaviva di Isernia
Castel San Vincenzo
Cerro al Volturno
47 39
17
11 00 0
0
0
0
0
80
0
3
6
3
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
8
Cittadini Extracomunitari Residenti
Uomini
Donne
Venafro
Sesto Campano
Scapoli
Rocchetta al Volturno
Rionero Sannitico
Pizzone
Pozzili
Montenero Val Cocchiara
Montaquila
Filignano
Conca Casale
Colli al Volturno
0
Pagina 20
di 81
PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO
1.3. Analisi del fabbisogno del territorio e dell'offerta
L’analisi statistica dei dati raccolti dall'Ufficio di Piano dell'ATS di Venafro permette una valutazione della domanda
sociale del territorio e dell'offerta che lo stesso attualmente è in grado di garantire. I servizi che sono stati presi in
considerazione sono il Servizio per l'Affidamento dei Minori, Il Servizio di Sensibilizzazione e/o Prevenzione, il
Pronto Intervento Sociale, i Servizi di Supporto (teleassistenza, telefonia sociale, mense ecc.), I servizi informativi e
di mediazione per i cittadini stranieri. I Centri socio-educativi per disabili, i Servizi di Supporto Psicologico alla
genitorialità, il Servizio di Mediazione Familiare, Il Servizio per il Sostegno Socio Educativo Domiciliare, il servizio di
Assistenza domiciliare, gli Uffici di Cittadinanza Sociale, il Servizio Sociale Professionale. Complessivamente il totale
della spesa sostenuta nell'anno 2013 è pari a 186.632,65 euro, corrispondente a un fabbisogno stimato di 115.000,00
euro, ovvero di gran lunga inferiore al bisogno effettivo. Come si legge dal grafico sottostante, dai dati riferiti all'anno
2013, i Servizi sui quali l'ATS ha investito le maggiori risorse finanziarie sono il Servizio di Assistenza domiciliare
(68.020,51 euro) seguito dal Sostegno socio-educativo domiciliare (34.619,51 euro). A seguire e con importi
decisamente inferiori, si trovano il Servizio di Sensibilizzazione e/o prevenzione, i Servizi di Supporto sociale, i CSE
per Disabili, Gli Uffici di Cittadinanza Sociale e Il Servizio Sociale Professionale. Dalla lettura del grafico sottostante
è, inoltre, evidente che i servizi per i quali era stata stimata una previsione ingente di risorse che poi non ha
corrisposto alla spesa effettiva per l'annualità di riferimento, sono il Servizio per l'Affidamento dei minori, il Pronto
intervento sociale e il servizio di Mediazione Familiare. Inoltre colpisce l'assenza di dati relativi ai servizi per i
Cittadini stranieri.
pagina 21 di 81PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFROGrafico n. 10. Adeguatezza delle risorse
rispetto al Fabbisogno rilevato nel territorio dell'ATS di Venafro nell'anno 2013.
Fonte: Ufficio di piano.
Da un'analisi dei dati relativi al numero di utenti per area di intervento si evidenzia che l'area
del disagio sociale riguarda prevalentemente i disabili che si trovano al primo posto, seguiti
dalle famiglie multiproblematiche e dai minori sottoposti a provvedimenti dell'autorità
Adeguatezza delle risorse rispetto al Fabbisogno - 2013
Affidamento dei Minori
Sensibilizzazione e/o
Prevenzione Pronto
Intervento Sociale Servizi
€60.000,00
€6.717,36
€16.800,00
€15.000,00
€15.258,98
di Supporto Servizi per
Cittadini Stranieri CSE per
€14.076,00
Disabili Supporto alla
€20.000,00
Genitorialità Mediazione
Familiare Sostegno Socio -
€34.619,03
Ed Domiciliare SAD Uffici
di Cittadinanza Sociale
SSP
€68.020,51
€15.570,39
€20.000,00
€15.570,39
fabbisogno stimato
spesa sostenuta nell'annualità 2013
giudiziaria. D'altro canto i dati più bassi riguardano l'utenza affetta da dipendenze (droga,
alcool e gioco d'azzardo, quest'ultimo non rilevato affatto).
Il numero di utenti in carico al Servizio Sociale Professionale nell'anno 2013 è di 178 unità. Sono
stati attivati i servizi socio-assistenziali in a favore delle categorie elencate nella tabella sotto.
Pagina 22 di 81
PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO
Area di intervento
N
Anziani
Disabili
Famiglia Multiproblematica
Minori in affidamento familiare
Minori istituzionalizzati
Minori sottoposti a provvedimenti
dell’autorità giudiziaria
Dipendenza da droghe
Dipendenza da alcool
Dipendenza dal gioco
Salute Mentale
Povertà/Marginalità
Emergenza abitativa
Disoccupazione perdita dell’occupazione
Tabella n. 8. Servizi socio assistenziali per area di intervento/n. utenti anno 2013.
Fonte: Ufficio di piano.
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PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO
Servizi socio-assistenziali per aree di
intervento/n.utenti - anno 2013
70
65
60
59
53
35
24
19
18
16
15
11
7
6
5
2
0
disoccupazione o perdita dell'occupazione
emergenza abitativa
povertà/marginalità sociale
salute mentale
dipendenze da gioco
dipendenze da alcool
dipendenze da droghe
minori sottosposti a provvedimenti dell'autorità
giudiziaria
minori istituzionalizzati
minor in regime di affidamento familiare
famiglia multiproblematica
disabili
anziani
0
Grafico n. 11. Servizi socio assistenziali per area di intervento/n. utenti anno 2013.
L'analisi dei dati appena effettuata porta a concludere che c'è sicuramente bisogno di incentivare
e ampliare i servizi a favore delle famiglie multiproblematiche con figli a carico che si trovano in
condizioni di disagio evolutivo e che in molto casi sono sottoposti ai provvedimenti dell'autorità
giudiziaria. Vanno inoltre ulteriormente potenziati i Servizi per i Disabili e quelli per la popolazione
anziana ed extracomunitaria.
Per quanto attiene alla spesa complessiva relativa ai servizi erogati nel territorio dell'ATS di
Venafro, secondo i dati della Con.Sol è riassunta nei grafici che seguono.
Pagina 24 di 81
PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO
a) il Servizio ADE ha visto un picco di spesa nel 2010 pari a 78.544, 85 euro, per poi
decrescere e attestarsi intorno ai 46.000,00 euro c/a negli anni 2013 e '14;
b) il Servizio SAD Anziani ha visto un picco di spesa nel 2009 pari a 85.316,27 euro, per poi
decrescere progressivamente e significativamente a 22.934,24 del 2014;
c) il Servizio SAD Disabili ha visto un picco di spesa nel 2012 pari a 53.494,80 euro, per poi
decrescere fino a 46.959,84 del 2014;
d) il Servizio Trasporto Disabili ha visto un picco di spesa nel 2009 pari a 109.757,56 euro,
per poi decrescere fino a 22.147,99 del 2014.
Grafico n. 12. Spesa Servizio ADE. Anni 2008-2014.
Importi Servizi Venafro 2008/2014 - Servizio ADE
100000,
Pagina 25 di 81
€78.544,85
80000,
€57.242,59
60000,
€51.828,
15
€46.279,
96
40000,
€46.278,
96
€39.548,25
20000,
€14.180,
55
0,
2,8
5,5
2008
2009
8,6
2010
7,8
2011
Media Operatrici
6,2
2012
3,8
2013
Importo Annuo
3,
2014
PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO
90000,
Importi Servizi Venafro 2008/2014 - Servizio SAD
ANZIANI
€85.316,
€83.147,
27
51
67500,
45000,
€49.671,
65
€44.395,24
€28.940,
15
€24.133,
23
22500,
0,
7,7
2008
10,2
10,3
2009
2010
9,
8,2
6,2
2011
2012
2013
Media Operatrici
Grafico n. 13. Spesa Servizio SAD Anziani. Anni 2008-2014.
Grafico n. 14. Spesa Servizio SAD Disabili. Anni 2008-2014.
Importo Annuo
€22.934,24
5,
2014
Pagina 26 di 81
PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO
Importi Servizi Venafro 2008/2014 120000,
Servizio TRASPORTO
€109.757,56
90000,
60000,
44887
30000,
44776
45748
47431
47530
24881
51945
€22.147,99
€13.191,37
€9.148,20
€15.035,23
€14.153,70 €13.905,90
0,
2008
2009
2010
2011
Km Percorsi
2012
2013
2014
Importo Annuo
Grafico n. 15. Spesa Servizio Trasporto Disabili. Anni 2008-2014.
Occorre sottolineare, che per poter effettuare un profilo dei bisogni sociali della popolazione
dell'ATS di Venafro, occorrerebbero ulteriori dati, al momento mancanti, relativi a:
60000,
Importi Servizi Venafro 2008/2014 - Servizio SAD
DISABILI
€53.494,
80
€52.725,
30
€46.959,
84
€43.839,
25
45000,
€30.150,48
30000,
€16.802,
53
15000,
€7.703,
04
0,
5,4
2008
7,8
9,1
2009
2010
Media Operatrici
10,5
2011
9,8
2012
7,4
2013
Importo Annuo
6,1
2014
 numero di richieste di intervento/casi in carico al servizio
 numero di utenti/nuclei familiari/gruppi per singolo servizio
 numero di interventi/affidamenti al servizio,
 numero operatori impiegati/ore attività annue
 risorse medie e totali erogate, spesa pro-capite annua.
Ciò al fine di individuare alcuni tra gli indicatori più significativi riferibili alla qualità dei servizi e
degli interventi in maniera di tutela, protezione e promozione del benessere bio psico-sociale
dei cittadini. Tali indicatori, una volta individuati, saranno da considerarsi rappresentativi del
fabbisogno sociale registrato sul territorio dell'ATS di Venafro alla base del quale si pone la
realizzazione del relativo PSZ.
Pagina 27 di 81
PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO
2. Finalità del Piano Sociale di Zona dell'ATS di Venafro
La finalità generale del PSZ, coerentemente con la normativa nazionale l. 328 del 2000 e con la
recente normativa regionale, Legge 6 maggio 2014, n. 13 “Riordino del sistema regionale
integrato degli interventi e servizi sociali” nonché con il Regolamento di attuazione della Legge
regionale, consiste nel facilitare l’accesso da parte dei cittadini ai servizi e agli interventi sociali
e sociosanitari pubblici al fine di scongiurare e/o ridurre il rischio di povertà e di esclusione
sociale, sostenendo tutte quelle categorie sociali che versano in condizioni di fragilità socioeconomica e relazionale, vale a dire famiglie multiprobelmatiche, minori in condizioni di
rischio evolutivo o in situazioni di disagio, cittadini extracomunitari, individui adulti affetta da
varie forme di disagio, disabili, anziani ecc.
3. Obiettivi generali
Gli obiettivi generali riguardano la prevenzione del disagio e la promozione del
benessere biologico-psicologico-sociale individuale e collettivo per la quale si rende
necessaria l'innovazione dei servizi in campo sociale, che possano garantire un livello
qualitativo di efficacia/efficenza per cui il fabbisogno previsto della popolazione
territoriale possa trovare corrispondenza nell'offerta erogata.
Gli obiettivi generali attorno ai quali il Piano articola l’azione programmatoria,
promuovendo l’integrazione sia nelle sue diverse fasi (programmazione, valutazione,
organizzazione ed erogazione dei servizi sociali, sanitari e socio- sanitari, educativi), sia tra
le diverse politiche (mobilita, giovani, ambiente, scuola e formazione) in linea con gli
indirizzi regionali, sono i seguenti:
- garantire forme di sostegno personalizzate e nel contempo equità d’accesso nei vari
Comuni;
- contrastare l’isolamento e la solitudine dei cittadini contribuendo al sostegno e
all’inclusione delle persone e promuovendo le competenze solidaristiche delle
comunità locali;
- promuovere politiche di integrazione a tutti i livelli e sviluppo di reti assistenziali a cui
partecipino attori diversi;
- valorizzare le singole autonomie, di tutti i soggetti - Regione, Enti locali, Aziende
sanitarie, strutture pubbliche, private non profit e profit, associazioni,
volontariato, forze sociali - che a vario titolo sono chiamati a svolgere un ruolo
per l’ affermazione dei diritti di cittadinanza;
- sviluppare l’accesso ai canali informativi, privi di barriere fisiche culturali e
linguistiche;
- utilizzare i servizi in rete articolati anche nelle zone periferiche, finora
trascurate;
Pagina 28 di 81
PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO
- realizzare prestazioni che rispondano alla logica di intervento personalizzato scaturito
da un progetto che tenga conto delle peculiarità di ciascun soggetto;
- porre in essere risposte tempestive programmate nel rispetto non solo dei tempi dei
Servizi Sociali, ma prevalentemente dei diritti del cittadino ad ottenere i servizi
richiesti il più breve tempo possibile;
- conseguire percorsi assistenziali dove sia garantita una possibilità di scelta e la
continuità di figure di riferimento stabili
- sviluppare una comunicazione semplice e chiara su quanto si realizza, facilitando
l’orientamento, l’accompagnamento e il filtro della domanda sociale.
4. Gli obiettivi specifici di Servizio
(Per i risultati e gli indicatori di qualità si fa riferimento al paragrafo successivo)
Area di sistema e welfare d’accesso.
Le azioni e gli interventi che l'ATS di Venafro intende realizzare sono finalizzati a strutturare a
livello di ambito un sistema di accesso universalistico ed efficace mediante l’attivazione dei
seguenti servizi afferenti l’area di intervento in esame, distinti per funzioni, ma strettamente
correlati per il funzionamento dell’intero sistema:
Ufficio di Piano
L’Ufficio di Piano costituisce il luogo preposto alla pianificazione territoriale e alla realizzazione
dei servizi e degli interventi programmati nel PdZ. Esso, infatti, riveste un ruolo
strategico in quanto ha il compito di elaborare e attuare la progettazione esecutiva
della programmazione di zona e di gestire i servizi e gli interventi previsti nel PdZ.
Le funzioni dell’Ufficio di Piano sono le seguenti:
analisi del sistema d’offerta dei servizi (localizzazione, funzioni, prestazioni, professioni,
costi) presenti nell’ATS, per valutarne l’appropriatezza e l’eventuale ridefinizione;
supporto al Coordinatore d’Ambito per l’elaborazione della programmazione
complessiva delle politiche sociali territoriali, comprensive anche di servizi svolti da
singoli comuni finanziati con fondi propri;
supporto al Coordinatore d’Ambito per l’attivazione della concertazione territoriale per
l’analisi dei problemi sociali e dei bisogni dei cittadini;
supporto al Coordinatore d’Ambito per il monitoraggio dei problemi e della domanda
sociale e l’individuazione di eventuali nuovi bisogni, attraverso l’organizzazione di
momenti concertativi con i soggetti presenti nel territorio dell’Ambito Territoriale;
Pagina 29 di 81
PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO
raccordo degli Uffici di Segretariato Sociale, il Servizio Sociale Professionale e i singoli
Comuni;
predisposizione dell’organizzazione necessaria a realizzare le funzioni unitarie di
accesso ai servizi socio-sanitari attraverso la PUA e l’UVM del Distretto sanitario
competente per territorio;
predisposizione di piani di comunicazione sociale;
aggiornamento in materia di normativa regionale, nazionale, europea anche al fine di
intercettare nuove e differenti risorse economiche;
definizione delle procedure amministrative connesse alla programmazione, gestione,
controllo e rendicontazione delle risorse finanziarie;
definizione delle modalità di individuazione, allocazione delle risorse economiche,
strutturali, umane;
organizzazione e affidamento dei servizi ai soggetti del terzo settore previsti dal PdZ;
definizione dei regolamenti d’accesso e di compartecipazione ai servizi da parte degli
utenti;
predisposizione di sistemi di monitoraggio e valutazione dei servizi;
costruzione e alimentazione dei sistemi di monitoraggio amministrativo, contabile e
finanziario degli OdS previsti nel PSR;
monitoraggio della qualità offerta ai destinatari dei servizi attraverso l’alimentazione
costante del sistema di monitoraggio regionale sugli indicatori di qualità degli OdS;
supporto al Coordinatore d’Ambito nella predisposizione di sistemi di valutazione del
Piano di zona in grado di sostenere il suo processo di adeguamento o la sua ridefinizione;
monitoraggio delle procedure di affidamento dei servizi previsti nel Piano di Zona con particolare
attenzione alle caratteristiche dei soggetti a cui affidare, ai criteri di valutazione delle proposte
progettuali ed ai vincoli posti nei bandi e negli avvisi per sostenere il rispetto della normativa
vigente in materia di contratti di lavoro per tutte le risorse umane impegnate dai soggetti
affidatari per la erogazione dei servizi;
predisposizione e alimentazione costante dei sistemi informativi per l’elaborazione di dati
territoriali locali, provinciali e regionali.
L’Ufficio di Piano si configura, ai sensi dell’art. 30 del TUEL, come un “ufficio comune” dei
comuni che aderiscono all’ATS (convenzione) che, posto all’interno del Comune capofila, svolge
le attività di progettazione esecutiva, gestione e monitoraggio del sistema dei servizi sul
territorio di riferimento ed è finalizzata all’attuazione del PdZ.
L’Ufficio di Piano è, di norma, diretto dal Coordinatore d’Ambito che, nel caso in cui il Comitato
dei sindaci non abbia individuato un dirigente per le funzioni gestionali amministrative, assolve
anche alla funzione di Responsabile.
Diversamente l’Ufficio di Piano è diretto da un responsabile amministrativo e gestionale
dipendente del Comune capofila, che ne sostiene i costi e la spesa per il personale.
Pagina 30 di 81
PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO
Gli Uffici di Piano saranno sottoposti ad autovalutazione al fine di determinarne gli indicatori di
qualità.
Per la composizione dell’Ufficio di Piano, il Comitato dei Sindaci può indicare sia personale in
organico presso i Comuni dell’ATS, sia decidere di fare ricorso a figure esterne, a qualsiasi
titolo contrattualizzate, anche in regime di appalto di servizio, per la parte dei compiti non di
direzione, tramite ditte specializzate.
L’Ufficio di Piano è disciplinato da apposito regolamento, che è parte integrante del PdZ,
redatto in applicazione del dettato del PSR, soprattutto in funzione dell’OdS.
Nelle more dell’approvazione del PSR e del relativo PdZ, il personale facente parte dell’Ufficio
di Piano della programmazione precedente, al fine di garantire la continuità dei servizi, resta in
carica e collabora con il Coordinatore d’Ambito alla stesura del PdZ fino alla nomina del nuovo
Ufficio di Piano.
Servizio di segretariato sociale
Il servizio di segretariato sociale opera come sportello unico per l ’ accesso ai servizi
socio- assistenziali e sociosanitari o sportello di cittadinanza, svolge attivit à
d’informazione, di accoglienza, di accompagnamento, di ascolto e di orientamento sui
diritti di cittadinanza con caratteristiche di gratuità per l ’utenza. Il servizio di
segretariato sociale deve caratterizzarsi per l ’elevato grado di prossimità al cittadino,
diversificandosi dalle attività di presa in carico. Il servizio di segretariato sociale
fornisce notizie e informazioni sui servizi sociali e sociosanitari presenti nell ’ ATS di
Venafro e nel Distretto Sociosanitario. Accoglie la domanda del cittadino/utente,
svolge attività di consulenza, orientamento e indirizzo, fornisce indicazioni sulle
modalità d’ accesso ai servizi e opera in stretta sinergia con il Servizio Sociale
Professionale. Il segretariato sociale deve aiutare il cittadino a rintracciare l a
soluzione al suo problema, quando questo non presenta la necessità di essere preso
in carico dal Servizio sociale professionale. Collabora con le Associazioni e con gli Enti
di Patronato, coordinandone gli interventi. Il servizio di segretariato sociale deve
articolarsi territorialmente in maniera da garantire la massima fruibilità da parte di
tutti i cittadini, garantendo, nei limiti delle risorse disponibili, il raggiungimento di una
articolazione con almeno uno sportello per ogni Comune dell ’Ambito Sociale. Il
servizio di segretariato sociale è assicurato nell ’ ambito del servizio sociale
professionale dal quale è coordinato, e deve essere garantito da personale in
possesso di adeguata e documentata esperienza. L ’ accesso al servizio è libero da
parte di cittadini e famiglie. Il servizio/intervento ha rilevanza sociosanitaria in quanto
si configura come la naturale estensione della Porta Unica d ’Accesso (PUA). Il costo
del servizio è a totale carico dell ’ Ambito Sociale.
Servizio di Porta Unica di Accesso PUA
Pagina 31 di 81
PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO
Il Servizio Porta Unica d’Accesso (PUA) riguarda l'integrazione degli interventi e dei servizi dell'area
socio-sanitaria e prevede l'accettazione territoriale integrata tra sociale e sanitario, ovvero
governa i flussi informativi che consentono il monitoraggio delle attività delle strutture residenziali
e semiresidenziali a ciclo continuativo e diurno, sociali, socio-sanitarie e sanitarie, in particolare,
garantendo una gestione centralizzata dell'accesso al servizio per la gestione dei singoli casi presi
in carico. Una sorta di "apertura della cartella utente" in un sistema informativo centrato sulla
persona, al fine di consentire la gestione di tutte le attività inerenti la presa in carico di un
cittadino/paziente quando accede ad una qualsiasi sportello reale e/o virtuale che l'Ente ha reso
disponibile, come la PUA. Viene creata, dunque, una sorta di cartella sanitaria territoriale che pone
il cittadino-utente al centro del sistema.
Il sistema informativo propone di elaborare alcuni strumenti di analisi delle informazioni raccolte
sia indicativi dei bisogni della popolazione (Tipologie di diagnosi, tipologie di prestazioni
differenziate per area geografica, ecc.) sia indicativi della produttività del sistema sociosanitario e
quindi analisi dei tempi di intervento, della quantità delle attività svolte, ecc. sia per gli operatori
interni all’amministrazione che per eventuali strutture esterne convenzionate.
Servizio sociale professionale
Il Servizio Sociale professionale è un servizio aperto ai bisogni di tutta la comunità,
finalizzato ad assicurare prestazioni necessarie a prevenire, ridurre e/o rimuovere
situazioni problematiche o di bisogno sociale dei cittadini. L ’ attenzione prioritaria è
indirizzata ai soggetti più deboli ed emarginati, con interventi di prevenzione del
disagio, potenziamento e attivazione delle risorse individuali familiari e comunitarie, di
valorizzazione dell ’ individuo. Sono prestazioni del Servizio sociale professionale: la
lettura e la decodificazione della domanda sociale, la presa in carico della persona,
della famiglia e/o del gruppo sociale, la predisposizione di progetti personalizzati,
l ’ attivazione e integrazione dei servizi e delle risorse in rete, l ’ accompagnamento e a
l ’ aiuto nel processo di promozione ed emancipazione. Il Servizio Sociale professionale è
trasversale ai vari servizi specialistici, svolge uno specifico ruolo nei processi di
pianificazione e coordinamento della rete dei servizi sociali e sociosanitari; assume un
ruolo di interventi professionali proprio e di livello essenziale per osservare e gestire i
fenomeni sociali, erogare prestazioni di informazione, consulenza e aiuto professionale.
Rispetto alla tipologia di intervento si distingue in:
a) Servizio di segretariato sociale;
b) Gestione sociale del caso (case management/presa in carico);
c) Osservazione, pianificazione, direzione e coordinamento delle politiche socio-assistenziali
e sociosanitarie;
Il Servizio Sociale professionale deve articolarsi territorialmente in maniera da
assicurare la massima fruibilità da parte di tutti i cittadini, garantendone
Pagina 32 di 81
PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO
l’accesso in ogni Comune. Il personale del Servizio Sociale Professionale è composto
da Professionisti assistenti sociali iscritti nel rispettivo Albo.
L’accesso al servizio è libero da parte di cittadini e famiglie. Il servizio/intervento ha
rilevanza sociosanitaria in quanto si configura come l ’integrazione sociale
dell’Unita di Valutazione Multidimensionale Integrata (UVM). Il servizio sociale
professionale, assicura una adeguata presenza dell ’Assistente Sociale in rapporto
alla dimensione demografica dell ’Ambito Sociale e garantisce la funzione primaria
della presa in carico anche integrata (multidisciplinare o multidimensionale) del
soggetto singolo o gruppo sociale o nucleo familiare che rappresenta l ’avvio del
percorso personalizzato di cura e assistenza e che si articola nelle seguenti fasi
operative:
a) valutazione del bisogno;
b) predisposizione del piano di intervento personalizzato;
c) richiesta di erogazione di prestazioni esterne al servizio;
d) erogazione prestazioni professionali di competenza (sostegno ed accompagnamento nella
rimozione/riduzione del disagio, mediante incontri e visite programmate);
e) controllo dell’appropriatezza degli interventi esterni rispetto agli obiettivi assistenziali;
f) verifica e valutazione dell’andamento del piano di intervento personalizzato;
g) gestione della cartella sociale dell’utente e chiusura del caso. L’assistente sociale
garantisce le prestazioni professionali di competenza sopraelencate ed è individuato
quale responsabile unico del caso, assolvendo alla funzione di case manager, fermo
restando l’approccio interdisciplinare di équipe nella gestione del caso, nell’ottica del
lavoro di rete, con tutti gli operatori e i servizi territoriali a vario titolo coinvolti.
h) garantire nell’ambito della funzione di presa in carico anche i protocolli operativi da
adottare per i casi di emergenza riconducibili ai casi di pronto intervento sociale e per i
quali si rendono necessari interventi urgenti e indifferibili;
i) assicurare la direzione e l’organizzazione dei suddetti servizi da parte del Coordinatore
d’Ambito;
j) prevedere percorsi di formazione ed aggiornamento per gli operatori impiegati;
k) assicurare una sede fisica dei servizi suddetti accessibile ed adeguata a garantire la
riservatezza dell’utenza che si reca ai servizi e rispondente agli obiettivi di servizio;
l) dotare gli operatori di adeguata strumentazione tecnologica;
m) creare una rete stabile con i servizi pubblici e privati presenti sul territorio;
n) adottare un programma unico di lavoro funzionale alla gestione della cartella sociale
dell’utente e mediante l’uso di strumenti unici di valutazione del bisogno, di
progettazione personalizzata, e di verifica e valutazione degli interventi posti in essere.
Servizio di Pronto Intervento Sociale
Il Pronto Intervento Sociale è un servizio di emergenza attivo presso il Comune e/o
l’Ambito Sociale ed è finalizzato ad intervenire in maniera tempestiva ed immediata a
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PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO
favore di una o più persone che si trovano in situazioni di grave disagio e difficoltà e
richiedono un soccorso immediato (ad esempio: minori italiani e stranieri, anche non
accompagnati, nomadi, vittime di tratta e/o indotti nelle economie illegali, genitori con
figli, donne sole e/o con figli vittime di violenza e maltrattamenti ecc.). L ’obiettivo è
quello di garantire protezione e tutela materiale, sociale e giuridica attraverso
l’attivazione di interventi di primo soccorso sociale e pronta accoglienza, nonché
garantire una rete di risorse di pronta accoglienza tesa ad assicurare la soddisfazione
immediata di bisogni primari e vitali della/e persona/e.
Il servizio garantisce una reperibilità telefonica 24 ore su 24, 365 giorni l’anno e
l’attivazione di interventi immediati tesi a valutare e prendere in carico situazioni di
emergenza sociale.
Il servizio garantisce una reperibilità telefonica 24 ore su 24, 365 giorni l ’anno
attraverso un numero unico e gratuito sempre attivo e presidiato dalle 8 alle 18 dal
lunedì al venerdì da un operatore sociale. Dalle 18 alle 8 del mattino e nel fine
settimana, nonché nei giorni festivi, è attiva una segreteria telefonica che garantisce
l’intervento di un operatore sociale entro e non oltre 2 ore dalla registrazione del
messaggio d’aiuto.
L’equipe di lavoro del servizio è composta da un Coordinatore (Assistente sociale o
psicologo) e 3 operatori turnanti (Educatore professionale, Laureato in Scienze
dell’Educazione, Psicologo, Operatore Sociosanitario, Mediatore interculturale o Operatore
sociale di strada).
Al servizio si accede tramite il numero di emergenza sociale attivo 24 ore su 24 e messo a
disposizione dai Comuni e/o dall'Ufficio di Piano.
Area di intervento delle responsabilità familiari e minori
Per questa area di intervento l’obiettivo programmatico consiste nel consolidare e potenziare
il sistema dei servizi e degli interventi di sostegno alla capacità di cura della famiglia e al
benessere psico-fisico del minore, mediante percorsi integrati personalizzati qualificati ed in
stretta connessione con la rete dei servizi sanitari consultoriali.
I servizi e gli interventi che l'ATS di Venafro intende realizzare sono:
a) assicurare la realizzazione dei seguenti servizi/interventi mediante percorsi integrati
personalizzati di supporto alla funzione genitoriale e alla rimozione/riduzione del
disagio/pregiudizio educativo dei minori:
ADE (assistenza domiciliare educativa);
Affidamento Familiare;
Sostegno all’integrazione sociale e scolastica dei minori disabili o con disturbi
dell’apprendimento (DSA) o titolari di BES.
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PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO
a) assicurare l’erogazione degli interventi mediante progetti individualizzati, favorendo
l’integrazione tra i servizi, l’ottimizzazione delle risorse umane impiegate e l’ottimizzazione
dei costi, al fine di prevenire e/o ridurre il rischio di allontanamento del minore dalla
famiglia, l’abbandono educativo e forme di marginalità e di esclusione sociale;
b) promuovere sul territorio, anche in collaborazione con il privato sociale l’istituzione di
strutture residenziali e/o a ciclo diurno specializzate nel trattamento dei minori in
situazione di bisogno e delle loro famiglie;
c) promuovere iniziative di prevenzione, sensibilizzazione di contrasto alle forme di
devianza sociale e comportamentale nei minori e negli adolescenti (dipendenze,
disturbi dell’alimentazione, bullismo etc.).
All’interno di questa area di intervento l'ATS di Venafro si propone di garantire i seguenti “Livelli
essenziali delle prestazioni”:
1. Assistenza Domiciliare Educativa (ADE) [a valere su FSR]
2. Centro Diurno per minori (pagamento retta) [a carico del Comune e/o del PdZ];
3. Strutture residenziali per minori soggetti a provvedimento della Magistratura Minorile
[a carico del Comune e/o in parte della Regione];
4. Equipe multidisciplinare di presa in carico e prevenzione minori (e
percorsi alternativi alla comunità - affido) [a valere su FSR e PdZ];
5. Sostegno alle famiglie affidatarie [a valere su FSR];
6. Integrazione scolastica e sociale di minori affetti da DSA e BES [ASReM].
Assistenza Domiciliare Educativa (ADE)
Il servizio di Assistenza domiciliare educativa ha lo scopo di garantire un complesso di
interventi volti a mantenere e sostenere il minore in età scolare con problemi
relazionali, di socializzazione e comportamentali, all ’interno del proprio contesto
quotidiano qualora versi in situazione di media o lieve disabilità e/o manifesti elementi
di possibile rischio di emarginazione.
Il Servizio è finalizzato a rafforzare i legami del minore nel sistema delle relazioni
significative per la sua vita (famiglia, scuola, gruppo dei pari) e al contempo di
fornire, al minore e alla sua famiglia un ’ opportunità di crescita sociale. In
particolare il servizio si pone l ’ obiettivo di:
.
.
a) accompagnare e aiutare il minore nella sua crescita psicofisica;
b) accrescere le sue capacità di relazionarsi e contrastare il rischio di
emarginazione;
.
c) stimolare il raggiungimento e mantenimento dell ’autonomia personale e
sociale;
d) sviluppare le potenzialità dell ’ utente/cliente e del suo nucleo familiare;
.
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PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO
.
.
e) sostenere la famiglia nel carico educativo assistenziale;
f) assicurare interventi di sostegno alle funzioni genitoriali (anche attraverso
colloqui, incontri, titoli sociali).
Le prestazioni previste dal Servizio sono principalmente le seguenti:
a) interventi educativi personalizzati;
b) realizzazione di attività che consentono una migliore fruizione del tempo libero, migliori
relazioni sociali, un adeguato sviluppo delle abilità funzionali;
c) supporto socio-psico-pedagogico al minore e al relativo nucleo familiare.
Il servizio deve prevedere almeno un accesso domiciliare a settimana per almeno 1 ora. Il
servizio di sostegno educativo territoriale o domiciliare è assicurato da psicologi,
pedagogisti, educatori professionali, assistenti sociali.
Si accede liberamente tramite il Segretariato sociale del Comune o dell ’Ambito Sociale di
residenza del richiedente o tramite la Porta Unica d’Accesso (PUA).
In caso di accreditamento del servizio la tariffa è stabilita dal Piano Sociale Regionale
vigente e posta a carico del Comune e/o dell’Ambito Sociale ed, eventualmente, degli
utenti. Le modalità di compartecipazione al costo del servizio sono disciplinate al Titolo IV
regolamento di attuazione della L. regionale n. 13/2014.
Centro Diurno per Minori
Ogni comune appartenente a ciascun ATS, in un’ottica di prevenzione del rischio di
istituzionalizzazione e su indicazione dell’equipe multidisciplinare per l’infanzia dell’ATS, favorisce
l’accesso ad un Centro Diurno per minori, attraverso il pagamento della retta ad almeno un
minore ogni 100 minori residenti e, comunque, per non meno di 5 minori l’anno. I costi sono posti
a carico del singolo comune che, in ottica di prevenzione, risparmierà sugli eventuali costi di
istituzionalizzazione del minore a rischio. Il Centro diurno per minori è una struttura
semiresidenziale socio-educativa per bambini e adolescenti che accoglie minori in età scolare che
necessitano di interventi di tipo assistenziale e, in particolar modo, di sostegno educativo,
nell'evidenza che i processi di de-istituzionalizzazione devono essere accompagnati da azioni
mirate a creare forme di prevenzione secondaria del disagio. Per questo i minori che vengono
accolti, devono potere fare riferimento ad operatori referenti, in grado di sostenerli attraverso la
costruzione di relazioni interpersonali significative. Tra gli elementi che caratterizzano il Centro
Diurno, spiccano:
- la capacità di organizzare e costruire progettualità educative rivolte sia al singolo
minore che al gruppo;
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PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO
- la capacità di prestare ascolto e di accogliere i minori, divenendo per loro referenti
sicuri;
- la capacità di attuare interventi di integrazione col territorio, per ridurre i processi
di emarginazione.
Il Centro Diurno è una struttura semiresidenziale che ha finalità educative e
assistenziali volte alla realizzazione di progetti di integrazione del minore nel territorio e
con il nucleo familiare e accoglie minori di età compresa tra i 6 e i 18 anni, maschi e/o
femmine.
Il Centro Diurno può accogliere un massimo di 30 unità, sia bambini che bambine, in età
compresa tra i 6 e 18 anni, e deve garantire l'apertura per tutti i dodici mesi dell'anno,
esclusi i giorni di festa.
La struttura, che deve corrispondere agli standard di civile abitazione, deve essere
costituita da:
- locale adibito a cucina e a dispensa, non inferiore a 15 mq;
- n° 2 servizi igienici, di cui uno ad uso del personale e uno per i minori, dotati di
- doccia o vasca, W.C. bidet, lavandino e di arredamento necessario per la
- funzionalità dello spazio;
- zona soggiorno per le attività di gruppo, per come in precedenza descritte, non
- inferiore a 24 mq o, in alternativa, due stanze tra loro attigue non inferiori,
- complessivamente, a 28 mq;
- locale adibito a sala da pranzo non inferiore a 18 mq;
- locale adibito a studio non inferiore a 15 mq;
- n. 1 locale adibito a sala televisiva o mediateca, non inferiore a 12mq. Tutti i
locali devono essere dota ti di finestre o balconi, nonché di impianti di
riscaldamento funzionante, ed essere collocati sullo stesso piano.
Ogni locale, dovrà essere sufficientemente arredato e disporre di tutti quegli
ausili (giochi, libri e così via), al fine di consentire il massimo agio ai minori e agli
operatori.
Il Centro Diurno è una struttura di accoglienza quotidiana a carattere semiresidenziale. Il
minore può essere accolto ed essere sostenuto, sia in modo continuativo che saltuario,
nell'arco
della
giornata
compreso
tra
le
8.00
e
le
20.00.
Le ore di permanenza nella struttura sono, comunque, stabilite in base alle necessità del
minore e sulla base del progetto di intervento individualizzato. Oltre a garantire il pranzo
e la merenda o colazione, nei giorni che vanno dal lunedì al sabato, nel Centro Diurno
devono essere assicurate:
- il sostegno didattico inteso come continuità delle ore curriculari, ma anche come
ulteriore possibilità offerta nell'acquisizione del senso critico e della capacità di
analisi;
- gioco e attività ludiche, attraverso cui il minore si appropria degli spazi che lo
circondano, condividendo con i suoi pari e gli operatori esperienze diverse da
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PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO
quelle
scolastiche, familiari e a quelle di strada;
- attività manuali ed espressive per fare crescere il senso dell'estetica, della
creatività,
nonché le capacità manipolative e di gestione degli strumenti e degli attrezzi. Per la
gestione del Centro Diurno è prevista la presenza di almeno un operatore ogni 10
minori,in possesso della qualifica di Educatore (Educatore professionale,
Pedagogista, Laureato in Scienze dell’Educazione) o Assistente sociale o Psicologo.
Tra gli operatori devono figurare almeno un Educatore e una unità di personale
ausiliario per il governo della struttura e la preparazione dei pasti. Per la gestione
della struttura e la organizzazione delle prestazioni da erogare, è individuato un
coordinatore della struttura tra le figure professionali dell’area socio-psicopedagogica, impiegate nella stessa.
L’ammissione al servizio avviene su proposta del Servizio sociale professionale comunale o
d’Ambito Sociale anche a seguito di disposizione del Tribunale per i Minorenni. In caso di
accreditamento della struttura la retta giornaliera deve essere fissata all’interno di quella
minima e massima indicata dal Piano Sociale Regionale vigente. La retta non varia in base
alle condizioni economiche della famiglia e/o dell’utente ed è a carico del Comune e/o
dell’Ambito Sociale cui è affidato il minore.
Residenzialità per minori
Il servizio di accoglienza in strutture residenziali per minori, come definite dagli art. 30, 31 e 32 del
Regolamento 1/2015 costituisce “Livello essenziale delle prestazioni”. Ogni comune appartenente a
ciascun ATS, in ottica di prevenzione del rischio di istituzionalizzazione e su disposizione della
Magistratura minorile, garantisce il ricovero del minore a rischio in strutture residenziali dedicate.
Il Comune che si trovi nella condizione di dover ricoverare un minore in struttura, può fare
richiesta di accesso al Fondo regionale di sostegno per le spese derivanti dall’attività in parola,
a patto che in Comune stesso si trovi nelle seguenti condizioni:
1. abbia sottoscritto gli atti di associazione con l’ATS competente per territorio (accordo
di programma e/o convenzione) e non ne sia retrocesso neanche temporaneamente;
2. sia in regola con i versamenti della propria quota finanziaria del fondo del PdZ;
3. abbia attivato il Servizio Sociale Professionale dell’ATS per la gestione del/i minore/i
ricoverati;
4. abbia chiesto l’attivazione dell’Equipe multidisciplinare di presa in carico e prevenzione
dell’ATS per la gestione caso.
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PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO
Equipe multidisciplinare di presa in carico e prevenzione minori
L'ATS di Venafro intende istituire una “Equipe multidisciplinare di presa in carico e prevenzione
minori (e percorsi alternativi alla comunità - affido)” che svolge i seguenti compiti:
a) garantisce l’erogazione di specifiche attività volte alla prevenzione dell’istituzionalizzazione
del minore a rischio o vittima di violenza e, nei casi in cui sia già intervenuto un
collocamento in struttura, attiva tutte le procedure per il reinserimento in famiglia del
minore stesso;
b) svolge tutti i compiti previsti nella direttiva regionale sull’affido familiare di cui alla
deliberazione di Giunta regionale 16 novembre 2009 n. 1092 e richiamata nell’art. 69
del Regolamento 1/2015;
c) contribuisce al benessere nel sistema di convivenza prevenendo il disagio individuale e
collettivo nella famiglia, nella scuola e nella comunità mediante prestazioni e interventi
psicologici di pertinenza dei servizi sociali territoriali, rivolti al singolo minore, alla
coppia, alla famiglia, in ambito residenziale e semiresidenziale, e nello specifico a
favore di minori in situazioni di disagio e/o di fragilità sociale, con disabilità, donne e
minori oggetto di violenza (psicologica, fisica, sessuale, assistita ecc.);
d) garantisce interventi specialistici volti alla prevenzione ed al contrasto delle violenze sui
minori in accordo con le Autorità Giudiziarie (Procure Ordinarie, Procura presso il
Tribunale per i Minorenni, Tribunale per i Minorenni), con le Forze dell’Ordine, con
l’Ufficio Scolastico Regionale e l’Ufficio dei Servizi Sociali per i Minorenni (USSM),
nonché con i servizi sanitari territoriali;
e) promuove il lavoro multidisciplinare e l’integrazione delle prestazioni psicologiche del
comparto sociale e sanitario allo scopo di intervenire sin dalle prime manifestazioni di
disagio psicologico e il pieno ed armonico sviluppo psicologico del minore in relazione
ai contesti familiari, associativi, comunitari e del tempo libero;
f) promuove attività di supervisione, lavoro di équipe e formazione continua volte alla
gestione ottimale di casi complessi e alla prevenzione del “burn out” tra le professioni
di aiuto in ambito sociale.
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PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO
Sostegno alle famiglie affidatarie
Il sostegno alle famiglie affidatarie verrà svolto ai sensi della deliberazione di Giunta regionale
16 novembre 2009 n. 1092 e richiamata nell’art. 69 del Regolamento 1/2015.
Integrazione scolastica e sociale di minori affetti da DSA e BES
L'ATS di Venafro, per il tramite della propria “Equipe multidisciplinare di presa in carico e
prevenzione minori”, del proprio Servizio Sociale Professionale, nonché degli operatori del servizio
di Assistenza Educativa Domiciliare (ADE), concorre alla presa in carico, valutazione e inserimento
scolastico dei bambini e dei ragazzi affetti da DSA e BES, in collaborazione con il Dipartimento di
Neuropsichiatria Infantile e riabilitazione dell’età evolutiva dell’ASReM e all’Ufficio Scolastico
Regionale.
A tal fine si richiama e si conferma la validità di quanto disposto nella Legge regionale 8 gennaio
2010, n. 1, recante ad oggetto “Titolo Interventi in favore dei soggetti con disturbi specifici di
apprendimento (DSA)”, e nella deliberazione di Giunta regionale n. 614 del 02.10.2012.
Si conferma che le attività sanitarie di diagnosi e cura dei disturbi restano a totale carico
dell’ASReM, come illustrato nel successivo capitolo sull’integrazione socio-sanitaria.
Area di intervento anziani
Per questa area di intervento l’obiettivo programmatico consiste nel consolidare e potenziare
la presa in carico territoriale nel proprio contesto di vita, quale misura alternativa alla
istituzionalizzazione e alla riduzione dei ricoveri delle persone anziane, soprattutto se non
autosufficienti.
I servizi e gli interventi che il PSZ intende realizzare sono:
1. assicurare il mantenimento di ogni abilità residua (ADL) delle persone anziane allo scopo di
garantire la salvaguardia dei livelli di autonomia, indipendenza e qualità della vita delle
persone anziane e disabili mediante il consolidamento e l’attuazione del complesso degli
interventi finora erogati al domicilio e in strutture semiresidenziali a ciclo diurno, ovvero
dei seguenti servizi:
a) SAD (servizio di assistenza domiciliare), implementandone le prestazioni socio-assistenziali;
b) Centri diurni per anziani, consolidandone e valorizzandone il ruolo a livello territoriale,
ove presenti;
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PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO
c) avviare, a seguito dell’emanazione di specifico indirizzo regionale in materia di integrazione
socio-sanitaria ai sensi dell’articolo 43 della Legge Regionale, la presa in carico integrata di
tutte le persone non autosufficienti, ed in particolare degli anziani, dei disabili, dei pazienti
con patologie cronico-degenerative e di quelli psichiatrici;
2. il Comune di Venafro e il Distretto Sanitario competente per territorio, stipulano apposito
protocollo operativo che, nel recepire l’atto di indirizzo regionale e il D.P.C.M. 14 febbraio
2001, fissa gli obblighi e gli impegni reciproci nell’attuazione dell’integrazione sociosanitaria afferente le aree di intervento di comune competenza della non autosufficienza,
dei disabili e dei pazienti psichiatrici stabilizzati, ovvero stabilendo il modello gestionale,
nonché le procedure e gli strumenti operativi concernente i seguenti aspetti:
a) modalità di funzionamento della PUA e suo raccordo con il sistema di accesso dell’ambito;
b) istituzione e modalità di funzionamento dell’UVM;
c) definizione del Piano di Assistenza Individuale (PAI)
d) modalità operative per l’effettuazione della presa in carico integrata da parte dell’UVM
di tutti i pazienti in ADI o di quelli che ricevono altre prestazioni sanitarie al domicilio
che richiedono anche le prestazioni socio-assistenziali del SAD;
e) apporto delle rispettive risorse umane e finanziarie;
f) modalità di coordinamento professionale di tutte le risorse umane impiegate;
g) modalità e strumenti di verifica e valutazione degli interventi integrati attuati.
h)
All’interno di questa area di intervento l'ATS di Venafro si propone di garantire i seguenti “Livelli
essenziali delle prestazioni” nei confronti delle persone anziane:
1. Servizio di Assistenza Domiciliare Integrata (ADI) e Assistenza Domiciliare Socioassistenziale (SAD), attraverso l’erogazione dell’Assistenza Tutelare di Base e della Non
Autosufficienza [ASReM, FSC, FNA e Comuni e/o PdZ];
2. Centri Diurni per anziani (retta per la frequenza di struttura semi-residenziale);
3. Casa di Riposo o Comunità alloggio o RSA (integrazione alla retta) [a carico dei Comuni
o del PdZ].
Assistenza Domiciliare Integrata (ADI) e Socio-assistenziale (SAD)
Il servizio di Assistenza Domiciliare Integrata (ADI), già presente ed attivo nel territorio dell'ATS di
Venafro, come descritto nel capitolo 1 del presente PSZ, consiste in interventi da fornire ai
cittadini al fine di favorire la permanenza nel loro ambiente di vita, evitando l’istituzionalizzazione
e consentendo loro una soddisfacente vita di relazione attraverso un complesso di prestazioni
socio-assistenziali e sanitarie. Caratteristica del servizio è l’unitarietà dell’intervento, che assicura
prestazioni mediche, infermieristiche, riabilitative e socio-assistenziali in forma integrata e
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PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO
secondo piani individuali programmati. Il servizio di assistenza domiciliare integrata comprende
prestazioni di tipo socio-assistenziale e sanitario che si articolano per aree di bisogno, con
riferimento a persone affette da malattie croniche invalidanti e/o progressivo-terminali. Sono
prestazioni di assistenza domiciliare integrata quelle di aiuto alla persona nello svolgimento delle
normali attività quotidiane, quelle infermieristiche e quelle riabilitative e riattivanti, da effettuarsi
sotto il controllo del personale medico, quelle di sostegno alla mobilità personale, vale a dire le
attività di trasporto e accompagnamento per persone anziane e parzialmente non autosufficienti,
che a causa dell’età e/o di patologie invalidanti, accusano ridotta o scarsa capacità nella mobilità
personale, anche temporanea, con evidente limitazione dell’autonomia personale e conseguente
riduzione della qualità della vita. Il servizio di assistenza domiciliare integrata deve articolarsi
territorialmente in maniera da garantire la massima fruibilità da parte di tutti i cittadini. Le figure
professionali che possono operare nel servizio sono: l’Operatore Socio Sanitario (O.S.S.) anche
specializzato (O.S.S.S.), infermieri, terapisti della riabilitazione, personale medico con specifica
formazione in relazione alle diverse aree di bisogno. E consentita anche la presenza programmata
di Assistente sociale, Educatore (Educatore professionale, Pedagogista, Laureato in Scienze
dell’Educazione) e Psicologo in relazione al progetto di assistenza personalizzato. L’ammissione al
servizio avviene su richiesta del medico di medicina generale (MMG) e proposta dalla Unità di
Valutazione Integrata Multidimensionale (UVIM), la quale definisce il piano assistenziale
individuale (PAI) e propone la migliore soluzione organizzativa possibile nel rispetto della libera
scelta dell’utente/paziente e dei propri familiari. Il servizio ha rilevanza sociosanitaria. Ai sensi del
DPCM 29 novembre 2001 i costi sono a carico del Servizio Sanitario Regionale ad eccezione dei
costi per prestazioni di aiuto infermieristico e assistenza tutelare alla persona che sono per il 50% a
carico del SSR e per il restante 50% a carico degli utenti e/o, nei casi di incapienza, a carico del
Comune o dell’Ambito Sociale di residenza del paziente all’atto dell’ammissione. In caso di
accreditamento del servizio la tariffa è stabilita dalla Giunta regionale e posta a carico del Sistema
Sanitario Regionale e degli utenti come sopra indicato. Le modalità di compartecipazione al costo
del servizio sono disciplinate al Titolo IV del presente regolamento. Nel periodo di vigenza del
Piano di rientro dal disavanzo del settore sanitario, le tariffe sono approvate con specifico decreto
del Commissario ad acta.
Ogni comune appartenente all'ATS di Venafro, in un'ottica di prevenzione del rischio di
istituzionalizzazione,
deve
garantire
l’accesso
al
Servizio
SAD.
Il servizio di Assistenza domiciliare socio-assistenziale (SAD) consiste in interventi da fornire ai
cittadini al fine di favorire la permanenza nel loro ambiente di vita, evitando
l’istituzionalizzazione e consentendo loro una soddisfacente vita di relazione attraverso un
complesso di prestazioni socio-assistenziali. Il servizio di assistenza domiciliare socio-
assistenziale comprende prestazioni di tipo socio- assistenziale che si articolano per aree di
bisogno in assistenza domiciliare per diversamente abili e assistenza domiciliare per anziani e
per i soggetti singoli con ridotta capacità di provvedere alle primarie necessità
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PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO
di vita all’interno del proprio ambiente domestico e comunque esposte al rischio di
abbandono o famiglie a rischio di esclusione sociale. Sono prestazioni di assis tenza
domiciliare quelle di aiuto alla persona nello svolgimento delle normali attività
quotidiane, aiuto nella gestione dell ’ambiente domestico, aiuto nelle attività fisiche
personali, volto a favorire e/o a mantenere l'autosufficienza nell'attività giorn aliera,
prestazioni igienico-sanitarie di semplice attuazione complementari alle attività
assistenziali, interventi di segretariato sociale.
Il servizio di assistenza domiciliare socio-assistenziale deve articolarsi territorialmente in
maniera da garantire la massima fruibilità da parte di tutti i cittadini.
Sono previste le seguenti figure professionali: Addetto all’assistenza di base o Operatori
sociali assistenziali (O.S.A.), Operatori sociosanitari (O.S.S.), Operatori socio sanitari
specializzati (OSSS), Assistente familiare, Animatore socio-educativo, Animatore di
residenze per anziani.
Nei casi di disabili e anziani non autosufficienti l’ammissione al servizio avviene su
proposta della Unità di Valutazione Multidimensionale integrata sociosanitaria, la quale
definisce il piano assistenziale individuale e propone la migliore soluzione organizzativa
possibile nel rispetto della libera scelta dell’utente/paziente e dei propri familiari.
Negli altri casi l’accesso al servizio è stabilito dal Servizio sociale professionale del
Comune e /o dell’Ambito Sociale a seguito di redazione del Piano di Assistenza
Individuale.
Il servizio/intervento non ha rilevanza sociosanitaria
In caso di accreditamento del servizio la tariffa è stabilita dal Piano Sociale Regionale
vigente e posta a carico del Comune e/o dell’Ambito Sociale ed, eventualmente, degli
utenti.
Centro Diurno per Anziani
Ogni comune dell'ATS di Venafro, in ottica di prevenzione del rischio di istituzionalizzazione e
su indicazione della UVM integrata del Distretto Sanitario di competenza, favorisce l’accesso
ad un Centro Diurno per anziani, autorizzato e/o accreditato, attraverso il pagamento della
retta ad almeno un anziano non autosufficiente e in condizioni di indigenza ogni 100 anziani
residenti e, comunque, per non meno di 5 anziani non autosufficienti l’anno. I costi sono posti
a carico del singolo comune che, in ottica di prevenzione, risparmierà sugli eventuali costi di
istituzionalizzazione dell’anziano fragile.
E’ consentito, nell’ambito dell’attività di programmazione di ciascun PdZ, delegare l’ATS
all’erogazione del servizio in parola, ponendo a carico del fondo del PdZ l’eventuale costo. Il
Servizio centro diurno per anziani è disciplinato dall'art. 48 del Regolamento n. 1/2015.
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PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO
Residenzialità per anziani
Il servizio di accoglienza degli anziani non autosufficienti in Comunità alloggio per anziani o Casa di
riposo o Residenza protetta Socio-sanitaria o RSA, come definiti dagli articoli 50, 51, 52 e 53 del
Regolamento 1/2015, costituisce “Livello essenziale delle prestazioni”. Ogni comune garantisce il
ricovero degli anziani non autosufficienti e in condizioni di indigenza attraverso l’integrazione della
retta di ricovero per la sola componente sociale, secondo quanto disposto dal Regolamento
1/2015. Gli anziani non autosufficienti sono inviati in struttura dall’UVM integrata del Distretto
Sanitario di competenza.
E’ consentito, nell’ambito dell’attività di programmazione di ciascun PdZ, delegare l’ATS
all’erogazione del servizio in parola, ponendo a carico del fondo del PdZ l’eventuale costo.
Inoltre sarebbe utile istituire un Servizio di Trasporto e affiancamento per anziani non
autosufficienti residenti nei paesi più lontani dal Comune capofila, attivando un servizio con
personale qualificato che possa coadiuvarli e supportarlo nel rinnovo dei piani terapeutici,
facendo da tramite tra il distretto sanitario e quei territori più periferici dell'ATS.
Area di intervento disabili
Per questa area di intervento l’obiettivo programmatico consiste nel consolidare e potenziare
la presa in carico territoriale nel proprio contesto di vita, quale misura alternativa alla
istituzionalizzazione e alla riduzione dei ricoveri delle persone disabili, soprattutto se non
autosufficienti.
I servizi e gli interventi che l'ATS di Venafro intende realizzare sono:
a) assicurare il mantenimento di ogni abilità residua (ADL) delle persone
disabili allo scopo di garantire la salvaguardia dei livelli più alti di
autonomia, indipendenza e qualità della vita delle persone disabili,
mediante il consolidamento e l’attuazione del complesso degli interventi
finora erogati al domicilio e in strutture semiresidenziali a ciclo diurno,
ovvero dei seguenti servizi:
SAD (servizio di assistenza domiciliare), implementandone le prestazioni socio-assistenziali
afferenti;
Centri diurni socio-educativi per disabili, consolidandone e valorizzandone il ruolo a livello
territoriale, ove presenti;
b) confermare, a seguito dell’emanazione di specifico indirizzo regionale in materia di
integrazione socio-sanitaria ai sensi dell’articolo 43 della Legge regionale 13/2014, la presa
in carico integrata di tutte le persone non autosufficienti, ed in particolare degli anziani, dei
disabili, dei pazienti con patologie cronico-degenerative e di quelli psichiatrici, contenente:
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PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO
1.
2.
3.
4.
modalità di funzionamento della PUA e suo raccordo con il sistema di accesso dell’ATS;
istituzione e modalità di funzionamento dell’UVM;
definizione del Piano di Assistenza Individuale (PAI)
modalità operative per la presa in carico integrata da parte dell’UVM di tutti i
pazienti in ADI o di quelli che ricevono altre prestazioni sanitarie al domicilio che
richiedono anche le prestazioni socio-assistenziali del SAD;
5. apporto delle rispettive risorse umane e finanziarie;
6. modalità di coordinamento professionale di tutte le risorse umane impiegate;
7. modalità e strumenti di verifica e valutazione degli interventi integrati attuati.
All’interno di questa area di intervento l'ATS garantirà i seguenti “Livelli essenziali delle
prestazioni”:
1. Servizio di Assistenza Domiciliare socio-assistenziale nei confronti di minori o adulti
disabili (SAD Disabili) [a carico del FSR e del FNA];
2. Centri Socio-educativi per disabili non anziani (C.S.E.) (finanziamento in conto gestione per
il funzionamento dei centri) [a carico della FNA e/o del FSR e/o del PdZ e/o dei Comuni);
3. ricoveri in “Dopo di Noi” (integrazione retta) [Comuni, PdZ];
4. ricoveri in strutture per disabili a bassa intensità assistenziale come Residenza protetta
sociosanitaria e Residenza Sanitaria Assistita per Disabili (integrazione retta) ricoveri in
strutture per disabili mentali a bassa intensità assistenziale [ASReM e Comune].
5.
Assistenza Domiciliare socio-assistenziale per disabili (SAD Disabili)
Il servizio di Assistenza Domiciliare Socio-assistenziale (SAD) è disciplinato dall'art. 65 del
Regolamento n. 1/2015 come per gli anziani.
Centri Socio-educativi per disabili non anziani (C.S.E.)
Il Centro socio educativo per disabili è una struttura non residenziale, che ha la funzione
di accogliere disabili con diversi profili di autosufficienza, che fornisce interventi a
carattere educativo e assistenziale. Due sono gli obiettivi primari: contribuire alla crescita
evolutiva del disabile, pur sapendo di potere fare leva soltanto su residue capacità
dell'assistito e fornire il necessario appoggio alla famiglia, contribuendo ai processi
educativi e socializzanti. Il Centro è una struttura semiresidenziale che ha finalità
educative e assistenziali volte alla realizzazione di progetti di integrazione socio-
relazionale dell’adulto disabile. Il Centro si rivolge a persone adulte di età compresa tra i
18 e i 64 anni con certificazione di disabilità ai sensi della L. 104/92 anche in condizione
di gravità (art. 3, comma 3), con compromissione cognitiva e fisica, ad elevato carico
assistenziale (bassi livelli di capacità – rilevazione tramite ICF al livello 3 della checklist
(non superiore al 70%). E ’ consentita l’attivazione di un nucleo interno
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PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO
dedicato a minori di età compresa tra i 12 e i 17 anni non superiore al 50% della
ricettività. Il Centro può accogliere fino a massimo 20 disabili adulti sia maschi che
femmine, in età compresa tra i 18 e 64 anni, e deve garantire l'apertura per almeno 48
settimane l'anno, esclusi i giorni di festa. Per il 50% della capienza è consentita
l’accoglienza di minori di età compresa tra i 12 e i 17 anni (18 anni non compiuti). Il
Centro socio educativo deve essere ubicato nell'area urbana, facilmente raggiungibile
con mezzi propri, pubblici o gestiti sotto altra forma. Deve potere accogliere da 10 a 20
unità e garantire un'apertura giornaliera, anche con orario flessibile, non inferiore alle 7
ore. Del numero complessivo di ore mensile, è opportuno riservarne almeno 4 per gli
incontri dell'operatore con i familiari dell'assistito. Tutti gli ambienti, com presi i corridoi
ed eventuali piattaforme non devono prevedere alcun dislivello e devono rispettare le
norme contenute nel DPR 384/78. Anche le scale devono essere a norma di legge. Gli
standard minimi devono prevedere, oltre alla sala da pranzo (se è prevista la mensa):
- - un locale per attività collettive;
- - locali per attività di socializzazione;
- - laboratorio per attività manipolative e cognitive;
- - stanza per lo svolgimento di attività individualizzate.
Il CSE deve essere dotato, inoltre, di:
- 1 bagno ogni 5 utenti con i servizi di dimensioni appropriate, per consentire
tutti
i
movimenti possibili anche ad ospiti in carrozzina. Il bagno, inoltre, deve essere
fornito
di doccia senza alcun dislivello tra la pedana e il pavimento.
- 1 bagno, con relativo antibagno per il personale, per una superficie complessiva
di
10
mq;
- 1 spogliatoio con superficie non inferiore a 8 mq.
Tutti i locali devono essere dotati di mobilio e attrezzature ed ausili idonei a
garantire attività socio-riabilitative assistenziali e, dunque:
- attività indirizzate al sviluppare l'autonomia personale del disabile;
- attività motorie finalizzate a consentire un migliore rapporto del disabile con il
proprio
corpo e mantenimento e sviluppo delle capacità di gestione dei movimenti;
- attività di socializzazione;
-
attività
di
terapia
occupazionale.
Il personale deve operare stabilmente nel centro socio educativo.
L’equipe professionale deve essere composta almeno dalle seguenti figure:
- un responsabile coordinatore con qualifica superiore (Sociologo, Psicologo o
Assistente sociale);
- Addetto all’Assistenza di Base (O.S.A.) o O.S.S.;
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- Educatore (Educatore professionale, Pedagogista, Laureato in Scienz e
dell’Educazione) o Psicologo;
- Animatore socio-educativo
Terapista
occupazionale.
Il numero di operatori compresenti dipende dal numero e dal tipo di disabilità degli
utenti effettivamente frequentanti, ma non può mai essere inferiore allo standard
minimo che è rappresentato dal rapporto di 1 operatore ogni 5 disabili. Questi
obiettivi possono essere raggiunti attraverso specifiche attività programmate e
gestite all'interno del centro, tra le quali:
- attività educative miranti a facilitare la comunicazione del disabile, in funzione di
una migliore organizzazione del suo spazio temporale, attraverso le fasi della pulizia
personale, del consumo dei pasti, del vestirsi ecc;
- attività psico-motoria attraverso cui il portatore di handicap partecipa alla
presa di coscienza del suo corpo, gestendo, secondo le sue possibilità,
manipolando e partecipando ad iniziative pittoriche, di drammatizzazione,
d'ippoterapia, di musicoterapia ed altro;
- attività di socializzazione con interventi sia all'interno che all'esterno del centro
(visite guidate, passeggiate, incontri con altri ragazzi di pari età, ecc);
- terapia occupazionale attraverso la manipolazione di materiale, il loro
assemblaggio, o l'acquisizione dei metodi per facilitare alcuni gesti quotidiani come
tenere correttamente tra le dita la penna, la forchetta, fare un nodo ecc;
- attività specifiche di stampo laboratoriale organizzate per moduli “giovani
adulti” - 16- 25 anni, “adulti” - 25-40 anni e “grandi adulti” - 40-55 anni.
La realizzazione delle attività qui sommariamente descritte richiedono la partecipazione
attiva dei membri del nucleo familiare, come approccio partecipativo e conoscitivo ai
bisogni del disabile.
L’ammissione al servizio avviene su proposta della Unità di Valutazione
Multidimensionale integrata sociosanitaria convocata con validità di conferenza dei
servizi, la quale definisce il piano assistenziale individuale e propone l ’ammissione alla
struttura nel rispetto della libera scelta dell ’utente/paziente e dei propri familiari.
Per i disabili minori è necessario la presenza di un Piano di Assistenza Individualizzato
che sia frutto della presa in carico congiunta tra il Servizio sociale professionale e il
Servizio a valenza dipartimentale di neuropsichiatria infantile dell ’ASReM. E’ consentito
l’accesso anche in assenza della predetta valutazione per 30 giorni, periodo entro il
quale dovrà essere espletata la prevista procedura e acquisita la relativa
documentazione (PAI) a responsabilità del soggetto gestore della struttura.
La struttura non ha rilevanza sociosanitaria.
In caso di accreditamento della struttura la retta giornaliera deve essere fissata
all ’ interno di quella minima e massima indicata dal Piano Sociale Regionale vigente.
La retta varia in base alle condizioni economiche della famiglia e/o dell ’ utente ed è a
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PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO
carico della famiglia del disabile o, in caso di incapienza, del Comune e/o dell’Ambito
Sociale cui è residente il disabile all’atto dell’ammissione al Centro.
Residenzialità per disabili in “Dopo di Noi”
Il servizio di accoglienza in struttura rivolto alle persone con disabilità e prive di sostegno familiare,
definito “dopo di noi” ai sensi dell’art. 45 del Regolamento 1/2015, costituisce “Livelli essenziale
delle prestazioni”. Ogni comune favorisce il ricovero dei disabili privi di sostegno familiare, non
autosufficienti e in condizioni di indigenza, attraverso l’integrazione della retta di ricovero per la
sola componente sociale. I disabili non autosufficienti sono inviati in struttura dall’UVM integrata
del Distretto Sanitario di competenza.
Nell’ambito dell’attività di programmazione il PSZ di Venafro, delega l’ATS all’erogazione del
servizio in parola, ponendo a carico del fondo del PdZ il costo.
Residenzialità per disabili
Il servizio di accoglienza delle persone disabili in strutture a bassa intensità assistenziale come la
Residenza protetta sociosanitaria (RPS Disabili) e la Residenza Sanitaria Assistita per Disabili (RSA
disabili) e i ricoveri in strutture per disabili mentali a bassa intensità assistenziale, ai sensi degli art.
46, 47 e 59 del Regolamento 1/2015, costituisce “Livelli essenziale delle prestazioni”. Ogni comune
garantisce il ricovero dei disabili non autosufficienti e in condizioni di indigenza, attraverso
l’integrazione della retta di ricovero per la sola componente sociale. I disabili non autosufficienti
sono inviati in struttura dall’UVM integrata del Distretto Sanitario di competenza. Nell’ambito
dell’attività di programmazione il PSZ di Venafro, delega l’ATS all’erogazione del servizio in parola,
ponendo a carico del fondo del PdZ il costo.
Area di intervento disagio adulto e contrasto alla povertà
Per questa area di intervento l’obiettivo programmatico consiste nell’attivare e/o consolidare
la rete territoriale dei servizi e delle strutture per far fonte alle situazioni di emergenza sociale,
nonché nell’attivare, consolidare e potenziare i percorsi di inclusione e reinserimento sociale e
lavorativo per i soggetti a rischio di esclusione sociale.
I servizi e gli interventi che l'ATS di Venafro intende realizzare sono:
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PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO
1. assicurare il servizio di pronto intervento sociale per garantire la presa in carico
immediata del soggetto singolo o gruppo sociale o del nucleo familiare in situazione di
bisogno emergenziale attraverso:
a) la predisposizioni di piani di intervento personalizzati;
b) l’attivazione di risorse assistenziali anche in collaborazione con i servizi di prossimità ed i
soggetti del volontariato e del privato sociale (mensa, banco alimentare, pronta accoglienza
per l’igiene personale, cambio indumenti, contributo economico straordinario);
c) consolidare la rete territoriale dei servizi di supporto per l’attuazione del pronto
intervento sociale (PIS), mediante un potenziamento mirato del servizio sociale
professionale (in termini di personale e di dotazione strumentale) articolato in sportelli
comunali di accoglienza o anche in sportelli di front-office territoriali;
d) assicurare, nei limiti delle risorse disponibili, l’accoglienza abitativa di tutti i soggetti adulti,
ivi compresi gli immigrati, in difficoltà e senza fissa dimora, ovvero in condizioni di
emergenza, povertà estrema, abuso e maltrattamento, sfruttamento sessuale, assenza di
rete familiare, mediante il potenziamento di strutture territoriali di accoglienza o anche
attraverso la stipula di convezioni con strutture alberghiere e residenziali ricettive e
funzionali allo scopo;
e) prevedere azioni di sostegno e di accompagnamento nei percorsi individuali di accesso
e di reinserimento nel mercato del lavoro (orientamento, bilancio delle competenze,
riqualificazione professionale, interventi di formazione) di tutti i soggetti svantaggiati
ed in particolare di persone ex dipendenti patologici, pazienti psichiatrici stabilizzati in
carico al CSM e delle persone sottoposte a misure restrittive o ex detenuti mediante
forme di collaborazione sinergiche con i centri per l’impiego, le agenzie formative e con
tutti i soggetti istituzionali operanti nell’ambito delle politiche attive per il lavoro;
f) attivare/consolidare il sistema dei piani personalizzati di sostegno ai percorsi di
inserimento/reinserimento sociale di tutti i soggetti svantaggiati (persone ex dipendenti
patolgici, pazienti psichiatrici stabilizzati in carico al CSM, persone sottoposte a misure
restrittive o ex detenuti, persone in stato di povertà, disabili) mediante il ricorso alla borsa
lavoro, quale misura alternativa all’assistenza economica, di inclusione sociale e di aiuto
nei processi di responsabilizzazione e di riabilitazione psico-sociale del soggetto; e da
realizzare promuovendo la partecipazione delle imprese locali.
All’interno di questa area di intervento l'ATS di Venafro si propone di garantire i seguenti “Livelli
essenziali delle prestazioni”:
1. Borse Lavoro - Tirocini di orientamento, formazione e inserimento/reinserimento finalizzati
all’inclusione sociale, all’autonomia delle persone e alla riabilitazione ai sensi dell’Intesa
Stato-Regioni del 22 gennaio 2015 [a carico del POR FSE] e Sostegno per l’Inclusione Attiva
(SIA);
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2. Contrasto alla povertà e devianza (Pronto Intervento economico, Pacchetti Risorsa e
Minimo vitale) [a carico di Comuni e PdZ];
3. Centro di pronta accoglienza per adulti in difficoltà (Pronto Intervento Sociale).
Borse Lavoro e SIA
La Borsa lavoro è uno strumento in uso ai servizi sociali nella presa in carico di soggetti a
rischio di esclusione sociale. Si configura come una misura di integrazione sociale che si
svolge nell’ambito di un percorso individuale di accompagnamento, ovvero di sostegno
psicosociale di persone svantaggiate. La Borsa lavoro è finalizzata all ’inclusione socio –
lavorativa di persone svantaggiate, non può in alcun modo configurarsi come rapporto di
lavoro, né costituire vincolo di assunzione. Si configura, altresì, come misura alternativa
alla assistenza economica in forma di erogazione monetaria e si rivolge, comunque, a
persone con residua capacità lavorativa.
In particolare è una misura dedicata a persone in età lavorativa definiti “svantaggiati” o
molto “svantaggiati” ai sensi della normativa comunitaria vigente. Per «lavoratore
svantaggiato» si intende chiunque soddisfi una delle seguenti condizioni:
.
a) non avere un impiego regolarmente retribuito da almeno sei mesi;
.
b) avere un'età compresa tra i 15 e i 24 anni;
.
c) non possedere un diploma di scuola media superiore o professionale (livello
ISCED
3)
o
aver completato la formazione a tempo pieno da non più di due anni e non avere
ancora
ottenuto il primo impiego regolarmente retribuito;
.
d) aver superato i 50 anni di età;
.
e) essere un adulto che vive solo con una o più persone a carico;
.
f) essere occupato in professioni o settori caratterizzati da un tasso di disparità
uomo-donna
che supera almeno del 25 % la disparità media uomo-donna in tutti i settori
economici dello Stato membro interessato se il lavoratore interessato appartiene al
genere sottorappresentato;
.
g) appartenere a una minoranza etnica di uno Stato membro e avere la necessità
di migliorare la propria formazione linguistica e professionale o la propria
esperienza lavorativa per aumentare le prospettive di accesso ad un'occupazione
stabile.
Per «lavoratore molto svantaggiato» si intende chiunque rientri in una delle seguenti
categorie:
a. l av oratore priv o da almen o 24 mesi di impie go re golarme n te re tribuito;
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PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO
b) o lavoratore privo da almeno 12 mesi di impiego regolarmente retribuito che
appartiene
a una delle categorie di cui alle lettere da b) a g) della definizione di «lavoratore
svantaggiato».
La Borsa Lavoro può essere attuata presso cooperative sociali, aziende private,
associazioni ed Enti Pubblici operanti sul territorio del comune e/o l ’Ambito Sociale ed
individuati quali “soggetti ospitanti”. Può avere una durata massima di 6 mesi nell’arco
di un anno. La Borsa Lavoro viene attuata sulla base di un progetto personalizzato che
deve indicare gli obiettivi assistenziali, le attività lavorative assegnate al soggetto in
relazione alla sua condizione socio- familiare e psicologica e alle sue competenze ed abilità
professionali, il soggetto ospitante , la durata, i risultati attesi, nonché i tempi e le
modalità di verifica del progetto.
A fronte della attività lavorative svolte, il Comune o l ’ Ambito Sociale riconosce al
borsista un sussidio economico mensile di importo massimo stabilito dal Piano Sociale
Regionale vigente, comprensivo della copertura assicurativa contro gli infortuni e
della responsabilità civile verso terzi, per un impegno lavorativo non superiore alle 20
ore settimanali.
Tra il Comune o l ’Ambito Sociale, il borsista e il soggetto ospitante viene stipulato un
Patto Sociale ad oggetto gli impegni delle parti nell ’attuazione del progetto. La
gestione dell ’intervento è assicurata dal servizio sociale professionale che si avvale di
altre figure professionali quali gli psicologi, pedagogisti, Operatori di strada, Animatori
socio- educativi, Mediatori interculturali.
Si accede liberamente tramite il Segretariato sociale del Comune o dell ’Ambito Sociale di
residenza del richiedente o tramite la Porta Unica d’Accesso (PUA).
Il servizio/intervento non ha rilevanza sociosanitaria. Compartecipazione al costo da parte
degli utenti.
Il Sostegno per l'inclusione attiva (SIA), attivato dalla Regione con l'art. 4 della Legge
regionale del 4 maggio 2015, n. 9, tende alle medesime finalità, ma coinvolge anche
famiglie con difficoltà di inserimento lavorativo e a rischio di esclusione dal mercato del
lavoro.
Contrasto alla povertà e devianza
Il servizio si rivolge a tutti coloro che sono coinvolti in una situazione di disagio ed
emarginazione e ai familiari la cui fonte di disagio è dovuta alla temporanea condizione
di
povertà
o
forte
disagio
economico.
Il servizio si attiva con le seguenti prestazioni:
1. Minimo vitale;
2. Pronto intervento economico;
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PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO
3. Pacchetto
risorse
(carta
solidale
acquisti);
Il minimo vitale rientra tra gli interventi di politica passiva che il Comune o l ’Ambito Sociale
possono attuare per ridurre lo stato di disagio economico del nucleo familiare, spesso a
causa della mancanza totale o parziale di reddito. Si tratta di un intervento primario,
calibrato sulle reali necessità dei destinatari, in riferimento alla composizione del nucleo
familiare.
Esso può essere erogato per assicurare, comunque, un reddito al nucleo familiare, sia
per integrare un reddito insufficiente. In entrambi i casi l ’obiettivo è quello di
aumentare le capacità reddituali della famiglia che si trova al di sotto della linea di
povertà.
Possono essere ammessi al Minimo vitale i nuclei familiari che si trovano al di sotto della
soglia di povertà assoluta determinata dall’ISTAT. Il Comune o l’Ambito Sociale possono,
in aggiunta ai criteri indicati al Titolo IV del presente regolamento, attivare una propria
procedura di verifica e prova dei mezzi di sussistenza volta ad evitare l’erogazione di
prestazioni improprie.
Pronto Intervento economico è un’altra misura rivolta a fare fronte alle necessità
immediate del nucleo familiare o di uno dei suoi membri. Si attua, soprattutto, nei casi in
cui la famiglia o uno dei suoi membri ha immediato bisogno di risorse economiche, in
mancanza delle quali le sue condizioni sociali e ambientali potrebbero aggravare una
situazione già precaria.
Nel particolare si segnala il Pronto Intervento per fare fronte ad una emergenza
economica verificatasi per specificate gravi situazioni e, tra l’altro per:
- all’acquisto di farmaci o di altri ausili a tutela della salute della persona; al pagamento di bollette per utenze;
al
pagamento
di
tasse
scolastiche
e
universitarie.
Trattandosi di intervento immediato, il capo famiglia (o, in sua assenza, il coniuge),
presenta richiesta scritta all’Assistente sociale del Comune o dell ’Ambito Sociale di
residenza, specificando il motivo della richiesta stessa. Per chi richiede per la prima
volta l’intervento del servizio sociale, l ’accertamento dei requisiti, da parte
dell’operatore, potrà avvenire anche in una fase successiva. Nella domanda il
richiedente dovrà, comunque, fornire le medesime dichiarazioni richieste per
l’accesso al Minimo vitale. Gli operatori del servizio, acquisiti gli elementi necessari,
inoltrano la richiesta alla struttura comunale o d’Ambito Sociale competente che
provvede alla liquidazione della somma stabilita. Il beneficiario, successivamente,
dovrà dimostrare al servizio concedente, attraverso la presentazione di documenti
giustificativi, la utilizzazione della somma ricevuta. L ’entità del sostegno
economico, per il pronto intervento, non può superare la quota stabilita nel Piano
Sociale Regionale vigente e tuttavia, a discrezionalità dell’Ente erogatore, il pronto
intervento può essere assegnato, allo stesso beneficiario, più volte nell ’arco
dell’anno.
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PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO
I Pacchetti Risorsa costituiscono un altro segmento dell ’intervento di sostegno
economico in favore delle famiglie. Attraverso tale intervento, costituito da una
serie di offerte tra loro collegate o indipendenti, l ’Ente deve potere cogliere le
diverse esigenze e bisogni all ’interno del nucleo familiare: da una parte le
necessità dei membri adulti e, all ’interno di questo gruppo, quello degli anziani;
dall’altra le istanze dei minori, in riferimento al loro diritto di crescita e di
fruibilità
dei
servizi
che
il
territorio
offre.
Le
offerte
dei
Pacchetti
Risorsa
sono:
- esenzione o tariffa agevolata per servizi a domanda individuale quali mensa
scolastica,
trasporto scuolabus, trasporto urbano e così via;
- esenzione o tariffa agevolata per la fruizione delle utenze comunali quali gas
metano,
acqua, rifiuti solidi urbani;
- esenzione o tariffa agevolata per servizi a carattere domiciliare quali
l’assistenza
domiciliare, telesoccorso;
- acquisti di alimenti di prima necessità;
- acquisti ausili didattici;
buono
per
canone
abitativo.
Il valore massimo del Pacchetto risorsa non è superiore alla quota stabilita nel
Piano Sociale Regionale vigente. Durante l’arco di un anno i Pacchetti Risorsa
possono essere erogati per un massimo di quattro volte, sia per fare fronte agli
stessi bisogni, sia per altri interventi, comunque, compresi nel precedente elenco
La gestione dell’intervento è assicurata dal servizio sociale professionale che si
avvale di altre figure professionali quali gli psicologi, pedagogisti, Operatori di
strada, Animatori socio- educativi, Mediatori interculturali. Si accede liberamente
tramite il Segretariato sociale del Comune o dell ’Ambito Sociale di residenza del
richiedente o tramite la Porta Unica d’Accesso (PUA). E’ consentito, nell’ambito
dell’attività di programmazione di ciascun PdZ, delegare l’ATS all’erogazione del
servizio in parola, ponendo a carico del fondo del PdZ l ’eventuale costo.
Area di intervento migranti, richiedenti asilo e apolidi.
Per questa area di intervento l’obiettivo programmatico consiste nel consolidare e potenziare
il sistema di accesso ai servizi per la popolazione migrante
I servizi e gli interventi che l'ATS intende realizzare sono:
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PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO
a) gli Uffici di Cittadinanza dovranno svolgere attività di informazione sui diritti, di formazione
e affiancamento degli operatori sociali e sanitari per la promozione della cultura della
integrazione organizzativa e professionale in favore degli immigrati, di primo orientamento
e accompagnamento dei cittadini stranieri immigrati e loro nuclei nell’accesso alla rete dei
servizi sociali, sanitari, dell’istruzione, di consulenza tecnica specialistica per supportare i
servizi nella costruzione e nella gestione dei progetti personalizzati di intervento;
b) la realizzazione di corsi di lingua italiana per la certificazione della conoscenza della lingua,
al fine di favorire l’inserimento sociale e la ricerca di lavoro da parte dei cittadini stranieri
immigrati, nonché la promozione di servizi di mediazione linguistica e culturale per
contrastare la dispersione scolastica dei minori stranieri inseriti nei percorsi scolastici;
c) istituzione del servizio di mediazione linguistico-culturale presso gli Uffici di
cittadinanza servizi dell’Ambito territoriale, svolto da personale qualificato;
d) la promozione di iniziative di contrasto al lavoro irregolare, anche in collaborazione con
i Centri per l’Impiego , le Organizzazioni Sindacali e dei Datori di Lavoro, e l’istituzione a
livello regionale gli elenchi delle assistenti familiari, con la definizione di adeguati
percorsi di formazione e aggiornamento.
All’interno di questa area di intervento l'ATS garantirà i seguenti “Livelli essenziali delle
prestazioni”:
1. Sportello tematico immigrati (sportello tematico all’interno del welfare d’accesso) [a
carico del PdZ]
2. Servizio di mediazione culturale [a carico del FSR].
Sportello tematico immigrati
Lo Sportello tematico immigrati riguarda un Servizio a bassa soglia per attività di primo
ascolto, informazione e orientamento (es. senza fissa dimora, persone che si prostituiscono,
stranieri con problemi di integrazione, problematiche di disagio sociale, extracomunitari ecc.).
Servizio di mediazione culturale
Il servizio di Mediazione culturale e linguistica ha l ’ obbiettivo di rispondere alle
domande di mediazione provenienti sia dai cittadini direttamente, siano essi italiani o
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PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO
s tran ie ri , sia dai div ers i se rv izi dell ’ Ambito S ociale e da altri en ti pu bbl i ci .
La Mediazione interculturale è un servizio che contribuisce a:
- facilitare la comunicazione e la comprensione fra persone con codici culturali
differenti;
- migliorare la relazione fra operatori dei Servizi e utenti stranieri;
promuovere
l’autonomia
e
l’integrazione
degli
immigrati.
Il servizio offre prestazioni gratuite di mediazione linguistica e culturale e traduzioni a tutti
i cittadini, nonché ai servizi dell’Ambito Sociale, alle scuole dell’obbligo, compresi
nidi
e
scuole
di
infanzia
e
agli
enti
pubblici.
Il servizio prevede anche le seguenti prestazioni:
- orientamento normativo, socio-lavorativo e abitativo;
- supporto nel disbrigo pratiche connesse al permesso di soggiorno;
- servizio di supporto in loco per la prevenzione e/o riduzione del conflitto
culturale;
- promozione di eventi e luoghi di scambio culturale;
- azioni di contrasto alla discriminazione etnica, religiosa, culturale e linguistica. Il
servizio è offerto almeno nelle seguenti lingue: italiano, inglese, arabo, russo. E ’
necessario prevedere la formazione di un elenco di “mediatori volontari” che
parlino le seguenti lingue: albanese, bengalese, bosniaco, bulgaro, ceco, cinese,
cingalese, croato, farsi, hindi, moldavo, polacco, portoghese, rumeno, serbo,
slovacco,
somalo,
spagnolo,
ucraino.
Il servizio è attivo presso lo Sportello sociale d ’Ambito Sociale e si integra con il Servizio
sociale
professionale.
Il mediatore linguistico culturale è la figura professionale che funge da anello di
congiunzione tra gli stranieri immigrati e gli operatori delle istituzioni della società di
accoglienza, favorendo la conoscenza reciproca, prevenendo gli eventuali conflitti tra le
parti e facilitando la comunicazione e l’integrazione ponendosi in modo equidistante e
neutrale tra le parti interessate.
Si accede liberamente tramite il Segretariato sociale del Comune o dell ’Ambito Sociale di
residenza del richiedente o tramite la Porta Unica d’Accesso (PUA).
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PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO
5 DEFINIZIONE DEI RISULTATI IN FUNZIONE DEGLI OBIETTIVI DI SERVIZIO
1 - Area di sistema e welfare d’accesso
1.a Servizio di segretariato sociale
Il servizio di Segretariato Sociale è definito dall’art. 61 del Regolamento 1/2015 (codice regionale A1 codice
CISIS A1) verrà erogato dall’ambito tramite il supporto di cooperative accreditate ed abilitate a contrarre
con la PA in funzione di quanto previsto dal Regolamento 1/2015 sulla base di gara ad evidenza pubblica.
Il servizio in funzione degli obiettivi di servizio previsti verrà aperto in media due ore settimanalmente
su ogni comune, prevedendo un aumento di ore o una diminuzione in funzione dei fabbisogni
manifestati nelle singole aree.
Livello Essenziale welfare d’accesso – OdS – Segretariato sociale – Indicatori, target e fonte di
finanziamento
OdS - Segretariato Sociale
Indicatore - Risultato atteso
Target
Uno sportello attivo almeno 1 giorno a settima in
ciascuno dei comuni dell’Ambito di Venafro
16 sportelli
1gg/sett
3 operatori per i 16 Comuni
Costo complessivo lordo annuo stimato
Fonte finanziamento per anno di
attuazione
2016
2017
2018
FSR
FSR
FSR
34456,58+ 34456,58+
34456,58+
PdZ
PdZ
PdZ 8614,14
8614,14
8614,14
1
€ 43.070,72
Su 3 anni
129212,16
Livello Essenziale welfare d’accesso – OdS – Segretariato sociale – Indicatori di qualità
Indicatore di bisogno
Indicatore di domanda
Numero
comuni Popolazione residente
appartenete all'ATS
nell’ATS al 31.12-2013
Indicatore
offerta
N. ore annue di
funzionamento
OdS - Servizio Sociale Professionale
Indicatore - Risultato atteso
Target
Quattro assistenti sociali
4
Costo complessivo lordo annuo stimato
16
28959
di
€ 92803,53
Indicatore di risorse
Risorse economiche e
organizzative impegnate.
Risorse aggiuntive dal territorio
Fonte finanziamento per anno di
attuazione
2016
FSR (80)+
PdZ (20%)
2017
2018
FSR (80)+ FSR (80)+
PdZ (20%) PdZ (20%)
Per tre anni
278410,59
tot
16 Comuni x 50
Costo orario appalto servizio
settimane x 2 ore
comprensivo di lavoro on desk
in media tot 1600
e back office euro 26
ore annue
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PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO
1.b Servizio sociale professionale
Il Servizio Sociale Professionale (SSP) è definito dall’art. 62 del Regolamento 1/2015 (codice regionale
A2 codice CISIS D1)
Verrà erogato dall’ambito tramite il supporto di cooperative accreditate ed abilitate a contrarre con la
PA in funzione di quanto previsto dal Regolamento 1/2015 sulla base di gara ad evidenza pubblica
Livello Essenziale welfare d’accesso – OdS – Servizio Sociale Professionale (SSP) – Indicatori, target e fonte di finanziamento
Livello Essenziale welfare d’accesso – OdS – Servizio Sociale Professionale (SSP) – Indicatori di qualità
1 c Servizio di Pronto Intervento Sociale
Il servizio di Pronto Intervento Sociale (PIS) è definito dall’art. 67 del Regolamento 1/2015 (codice
regionale I3 codice CISIS C1) ed è Obiettivo di Servizio (OdS)
In partenariato con le associazioni di volontariato individuate gia’ in fase di concertazione verranno
garantiti i tre posti di emergenza per ogni anno. Di concerto con la Regione Molise si definirà
l’attivazione del numero verde.
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PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO
Livello Essenziale welfare d’accesso – OdS – servizio Pronto Intervento Sociale (PIS) – Indicatori, target e fonte di finanziamento
Fonte finanziamento per anno di
attuazione
OdS - Pronto Intervento Sociale (PIS)
Indicatore di bisogno
Popolazione residente
28959
Popolazione residente
28959
Indicatore di domanda
Indicatore di offerta
Indicatore di risorse
N. di persone prese in
N. di telefonate ricevute
carico a seguito di
26.421 x tre anni
per richiesta aiuto
contatto telefonico
80
20
N. domande di accesso al durata media del
periodo di accoglienza
servizio per anno
tre mesi
36
Indicatore di bisogno
Indicatore di domanda
Indicatore di offerta
Indicatore di risorse
Risorse economiche e organizzative
N. di famiglie in carico impegnate. Risorse aggiuntive dal
territorio
a ciascun A.S.
N. domande di accesso al
Popolazione residente
Costo annuo appalto servizio
servizio per anno
28.959
comprensivo di lavoro on desk e
20
80
2 Area di intervento delle responsabilità
familiari e minori
back office e fornitura 4 assistenti
sociali 92.000 euro
2.1 Assistenza Domiciliare Educativa (ADE)
Indicatore - Risultato atteso
Target
1 numero verde attivo
n. 3 posti di alloggio d'emergenza
1
3
Costo complessivo lordo annuo stimato
€
26421
2016
2017
2018
FSR
FSR
FSR (23770) (23770) + (23770) +
+ PdZ (2642)
PdZ
PdZ
(2642)
(2642)
Per tre anni
75618
importo
totale
Per questo OdS gli indicatori di qualità sono riportati nella seguente tabella.
Tabella 1: Livello Essenziale welfare d’accesso – OdS – Servizio Sociale Professionale (SSP) – Indicatori di qualità
Il servizio di Assistenza Domiciliare Educativa è definito dall’art. 63 del Regolamento 1/2015 (codice
regionale B11 codice CISIS F2-D6
Tabella 2: Livello Essenziale area responsabilità familiari – OdS – servizio Assistenza Domiciliare Educativa (ADE) – Indicatori,
target e fonte di finanziamento
OdS - Assistenza Educativa Domiciliare (ADE)
Indicatore - Risultato atteso
12 famiglie
Target
12
1728 ore
Indicatore di bisogno
Fonte finanziamento per anno di
attuazione
2016
2017
2018
1728 ore
Indicatore di domanda
n. richieste accesso
famiglie o tutore o
Popolazione residente
esercente la potestà
28959
parentale
64 (in media 4 x comune)
N. domande di accesso al
Popolazione residente servizio per anno
32 (in media due per
28959
comune
Costo complessivo lordo annuo stimato
25.206 FSR
Indicatore di offerta
n. di minori presi in
carico
25.206
FSR
25.206
FSR
Indicatore di risorse
Risorse economiche e organizzative
impegnate. Risorse aggiuntive dal
territorio come da Piano Finanziario
Durata media del PE Risorse economiche e organizzative
impegnate. Risorse aggiuntive dal
Pari ad un anno
territorio Come da Piano Finanziario
scolastico I
25206
triennali
75618
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PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO
Per questo OdS gli indicatori di qualità sono riportati nella seguente tabella.
: Livello Essenziale area responsabilità familiari – OdS – servizio Assistenza Domiciliare Educativa (ADE) – Indicatori di qualità
Equipe multidisciplinare di presa in carico e prevenzione minori
L’ATS Venafro istituisce una “Equipe multidisciplinare di presa in carico e prevenzione minori (e
percorsi alternativi alla comunità - affido)” che svolge i seguenti compiti:
a) garantisce l’erogazione di specifiche attività volte alla prevenzione dell’istituzionalizzazione del
minore a rischio o vittima di violenza e, nei casi in cui sia già intervenuto un collocamento in
struttura, attiva tutte le procedure per il reinserimento in famiglia del minore stesso;
b) svolge tutti i compiti previsti nella direttiva regionale sull’affido familiare di cui alla deliberazione di
Giunta regionale 16 novembre 2009 n. 1092 e richiamata nell’art. 69 del Regolamento 1/2015;
c) contribuire al benessere nel sistema di convivenza prevenendo il disagio individuale e collettivo
nella famiglia, nella scuola e nella comunità mediante prestazioni e interventi psicologici di
pertinenza dei servizi sociali territoriali, rivolti al singolo minore, alla coppia, alla famiglia, in
ambito residenziale e semiresidenziale, e nello specifico a favore di minori in situazioni di
disagio e/o di fragilità sociale, con disabilità, donne e minori oggetto di violenza (psicologica,
fisica, sessuale, assistita ecc.);
d) garantire interventi specialistici volti alla prevenzione ed al contrasto delle violenze sui minori in
accordo con le Autorità Giudiziarie (Procure Ordinarie, Procura presso il Tribunale per i Minorenni,
Tribunale per i Minorenni), con le Forze dell’Ordine, con l’Ufficio Scolastico Regionale e l’Ufficio dei
Servizi Sociali per i Minorenni (USSM), nonché con i servizi sanitari territoriali;
e) promuovere il lavoro multidisciplinare e l’integrazione delle prestazioni psicologiche del comparto
sociale e sanitario allo scopo di intervenire sin dalle prime manifestazioni di disagio psicologico e il
pieno ed armonico sviluppo psicologico del minore in relazione ai contesti familiari, associativi,
comunitari e del tempo libero;
f) promuovere attività di supervisione, lavoro di équipe e formazione continua volte alla gestione
ottimale di casi complessi e alla prevenzione del “burn out” tra le professioni di aiuto in ambito
sociale.
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PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO
Livello Essenziale area responsabilità familiari – OdS – Equipe multidisciplinare di presa in carico e prevenzione minori (e percorsi
alternativi alla comunità - affido) – Indicatori, target e fonte di finanziamento
Indicatore di bisogno
Popolazione
residente
4200
minore
Popolazione
residente
4200
minore
Indicatore di domanda
Indicatore di offerta
Indicatore di risorse
n. minori fuori famiglia
16
n. di minori seguiti
dall'equipe
16
n. minori fuori famiglia
16
n. minori reinseriti in
famiglia
Come da piano finanziario
16
OdS - Equipe multidisciplinare di presa in carico e prevenzione
minori (e percorsi alternativi alla comunità - affido)
Indicatore - Risultato atteso
Target
Come da piano finanziario
Fonte finanziamento per anno di
attuazione
2016
2017
2018
1 Psicologo (impiego part time)
1
FSR+FSR
12512,02
2015 (10%)
1390,22
1 educatore( impiego part time)
1
6945,36
FSR
Costo complessivo lordo annuo stimato
€
13902,24
FSR
13902,24
FSR
6945,36
6945,36
FSR
FSR
20847,38
gli indicatori di qualità sono riportati nella seguente tabella.
Tabella 3: Livello Essenziale area responsabilità familiari – OdS – Equipe multidisciplinare minori – Indicatori di qualità
Sostegno alle famiglie affidatarie
Il sostegno alle famiglie affidatarie ai sensi della deliberazione di Giunta regionale 16 novembre 2009
n. 1092 e richiamata nell’art. 69 del Regolamento 1/2015 (codice regionale H10 codice CISIS IB5)
costituisce Obiettivo di Servizio (OdS)
Tabella 4: Livello Essenziale area responsabilità familiari – OdS – Sostegno alle famiglie affidatarie – Indicatori, target e fonte di
finanziamento
Fonte finanziamento per anno di
attuazione
OdS - Sostegno alle famiglie affidatarie
Indicatore - Risultato atteso
Target
2016
2017
2018
Una famiglia affidataria ai
sensi della DGR
2
1092/2009 ogni 8.000 famiglie
Indicatore dell'intensità assistenziale: € 217,8 per
12 mesi per famiglia- Tot. Costo per famiglia
€
Costo complessivo lordo annuo stimato
Indicatore di bisogno
n. famiglie residenti
nell'ATS 11976
n. famiglie residenti
nell'ATS 11976
3.600,00
5229,20
FSR
5229,20
FSR
5229,20
FSR
5229,20
Indicatore di domanda
Indicatore di offerta
Indicatore di risorse
risorse economiche e organizzative
numero di famiglie
n. di famiglie disponibili
impegnate. Risorse aggiuntive dal
che accolgono un
all'affido nell'ATS 5
territorio come da piano finanziario
minore in affido 2
allegato
risorse economiche e organizzative
importo medio annuo
impegnate. Risorse aggiuntive dal
durata media dell'affido
erogato a famiglia
territorio Come da piano finanziario
triennale
217,8 per 12 mesi
allegato
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PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO
Gli indicatori di qualità sono riportati nella seguente tabella.
Tabella 5: Livello Essenziale area responsabilità familiari – OdS – Sostegno alle famiglie affidatarie – Indicatori di qualità
Assistenza Domiciliare Integrata (ADI) e Socio-assistenziale (SAD)
Il servizio di Assistenza Domiciliare Integrata (ADI), definito dall’art. 66 del Regolamento 1/2015
(codice regionale C8 codice CISIS G2), e quello di Assistenza Domiciliare Socio-assistenziale (SAD),
definito dall’art. 65 del Regolamento 1/2015 (codice regionale C7 codice CISIS G1.
Livello Essenziale area anziani – OdS – Assistenza Domiciliare Integrata (ADI) e Assistenza Domiciliare Socio-assistenziale (SAD) –
Indicatori, target e fonte di finanziamento.
OdS - Assistenza Domiciliare Integrata (ADI) e Assistenza
Domiciliare Socio-assistenziale (SAD)
Indicatore - Risultato atteso
Target
Un anziano assistito in ADI o in SAD ogni
200 anziani
Indicatore Intensità Assistenziale5, 88 ore2
settimanali medie per anziano per 52
settimane - Totale Molise
Costo complessivo lordo annuo stimato
35
112.315
Fonte finanziamento per anno di attuazione
2016
2017
2018
PAR FSC
PAR FSC
POR o/e PAR
(89897,17)+FNA (89897,17)+FNA
FSC
59931,45
59931,45
2014/2020
€ 149828,62
Gli indicatori di qualità sono riportati nella seguente tabella.
Tabella 6: Livello Essenziale area anziani – OdS – servizio Assistenza Domiciliare Integrata (ADI) e Assistenza Domiciliare Socioassistenziale (SAD) – Indicatori di qualità
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PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO
Assistenza Domiciliare socio-assistenziale per disabili (SAD Disabili)
Il servizio di Assistenza Domiciliare Socio-assistenziale (SAD) nei confronti di minori e adulti disabili,
definito dall’art. 65 del Regolamento 1/2015 (codice regionale C7 codice CISIS G1),
– OdS – Assistenza Domiciliare Socio-assistenziale (SAD) – Indicatori, target e fonte di finanziamento
OdS - Assistenza Domiciliare Integrata (ADI) e Assistenza
Domiciliare Socio-assistenziale (SAD)
Indicatore - Risultato atteso
Target
37 disabili
Indicatore Intensità Assistenziale: 6 ore 3
settimanali medie per disabile per 52 settimane
- Totale Molise
Costo complessivo lordo annuo stimato
37
124.929
Fonte finanziamento per anno di
attuazione
2016
2017
2018
FSR
FSR
FSR
(41663)+FNA (41663)+FNA (41663)+FNA
(124991,47) (124991,47) (124991,47)
166.655,30
In Convenzione con amm.ne provinciale e/o con cooperative accreditate
Indicatore di bisogno
Indicatore di domanda
Indicatore di offerta
Indicatore di risorse
Popolazione residente N. domande di accesso al N. di disabili assistiti
28959
servizio per anno
all'anno
Come da piano finanziario allegato
60
48
area responsabilità familiari – OdS – servizio Assistenza Domiciliare Integrata (ADI) e Assistenza Domiciliare Socio-assistenziale
(SAD) – Indicatori di qualità
Centri Socio-educativi per disabili non anziani (C.S.E.)
Il servizio di Centro Socio-educativi per disabili non anziani (C.S.E.), definito dall’art. 65 del
Regolamento 1/2015 (codice regionale C1 codice CISIS LB4-3), inteso come finanziamento in conto
gestione per il funzionamento dei centri e finalizzato a sostenere il costo del singolo posto/utente,.
Livello Essenziale area disabili– OdS – Centri Socio-educativi per disabili non anziani (CSE) – Indicatori, target e fonte di
Indicatore di bisogno
n. anziani residenti
nell'ATS
6092
n. anziani residenti
nell'ATS
6092
Indicatore di domanda
n.
richieste
di
arruolamenti di anziani in
ADI
30
n. richieste di attivazione
di SAD
15
Indicatore di offerta
Indicatore di risorse
n. di anziani assistiti in Risorse economiche e organizzative
impegnate. Risorse aggiuntive dal
ADI
territorio
25
n. di anziani assistiti in Risorse economiche e organizzative
impegnate. Risorse aggiuntive dal
SAD
territorio
10
finanziamento
Per questo OdS gli indicatori di qualità sono riportati nella seguente tabella.
Tabella 7: Livello Essenziale area disabili – OdS – Centri Socio-educativi per disabili non anziani (CSE) – Indicatori di qualità
Indicatore di bisogno
Indicatore di domanda
risorse
Indicatore di offerta Indicatore di
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PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO
Popolazione residente
28959
N. domande di accesso ai N. di disabili inseriti in
CSE per anno
CSE all'anno
Come da piano finanziario allegato
18
14
Borse Lavoro
L’intervento “Borse lavoro”, definito dall’art. 72 del Regolamento 1/2015 (codice regionale E8 codice
CISIS F3), rappresenta Obiettivo di Servizio (OdS)
: Livello Essenziale area disagio adulto e contrasto alla povertà – OdS – Borse Lavoro e SIA – Indicatori, target e fonte di
finanziamento
Indicatore di bisogno
Indicatore di domanda
Popolazione residente N. domande di accesso al
beneficio per anno
28959
40
Indicatore di offerta
N. di persone
beneficiarie
22
OdS - Borsa lavoro
Indicatore - Risultato atteso
Target
22 borse lavoro
Indicatore di risorse
Come da piano finanziario allegato
Fonte finanziamento per anno di
attuazione
2016
2017
2018
22
Indicatore di intensità assistenziale: importo a
famiglia per 12 mesi
7.290
OdS - Centri Socio-educativi per disabili non anziani
Indicatore - Risultato atteso
Target
14 posti disabili
Indicatore di intensità assistenziale: un accesso al
CSE per 5 giorni a settimana per 44 settimane
l'anno - Totale giornate
14
3080
Costo complessivo lordo annuo stimato
60666,92
Costo complessivo lordo annuo stimato
€ 160364,49
160364,49
POR FSE
160364,49 160364,49
Fonte finanziamento per anno di
attuazione
2016
2017
2018
FNA
60666,92
FNA
60666,92
FNA
60666,92
Per questo OdS gli indicatori di qualità sono riportati nella seguente tabella.
Tabella 8: Livello Essenziale area disagio adulto e contrasto alla povertà – OdS – Borse Lavoro e SIA – Indicatori di qualità
Sostegno all’inclusione sociale attiva
Livello Essenziale area disagio adulto e contrasto alla povertà – OdS – Borse Lavoro e SIA –
Indicatori, target e fonte di
finanziamento
OdS -Sostegno all'Inclusione Sociale Attiva (SIA)
Fonte finanziamento per anno di
attuazione
Indicatore - Risultato atteso
Target
25 percorsi
25
Indicatore si intensità assistenziale: importo
a famiglia per 12 mesi
Costo complessivo lordo annuo stimato
3.600
€
2016
2017
2018
Regione
91838
Regione
91838
Da
definire
91838,7
Per questo OdS gli indicatori di qualità sono riportati nella seguente tabella.
Tabella 9: Livello Essenziale area disagio adulto e contrasto alla povertà – OdS –SIA – Indicatori di qualità
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OdS - Servizio di Sportello Tematico Migranti
Indicatore - Risultato atteso
1 sportello per ATS all'interno del welfare
d'accesso
Costo complessivo lordo annuo stimato
Target
Fonte finanziamento per anno di
attuazione
2016
1
€
2017
2018
1288 FSR 1288 FSR 1288 FSR
1288
PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO
Sportello tematico immigrati
Indicatore di bisogno
Indicatore di domanda
Immigrati residenti
N. utenti che si sono
nell'ATS
rivolti allo sportello
1004
50
Indicatore di offerta
Indicatore di risorse
N. ore annue di
funzionamento
Come da piano finanziario allegato
80
Lo Sportello tematico immigrati, descritto nell’Allegato 1 del Regolamento 1/2015 (codice regionale A3
codice A2-A4), rappresenta Obiettivo di Servizio (OdS) obbligatorio per tutti gli ATS, secondo gli
indicatori e i target riportati nella seguente tabella.
Tabella 10: Livello Essenziale area migranti, richiedenti asilo e apolidi – OdS – Sportello tematico immigranti – Indicatori, target
e fonte di finanziamento
Per questo OdS gli indicatori di qualità sono riportati nella seguente tabella.
Tabella 11: Livello Essenziale area migranti, richiedenti asilo e apolidi – OdS – Sportello tematico immigranti – Indicatori di
qualità
Servizio di mediazione culturale
Il Servizio di mediazione culturale, definito dall’art. 70 del Regolamento 1/2015 (codice regionale E1
codice E3), rappresenta Obiettivo di Servizio (OdS) obbligatorio per tutti gli ATS, secondo gli indicatori
e i target riportati nella seguente tabella.
Mediazione culturale
Indicatore di bisogno
Indicatore di domanda
Popolazione residente N. domande di accesso al
beneficio per anno
28959
30
Indicatore di offerta
N. di famiglie
beneficiarie
25
Indicatore di risorse
Come da piano finanziario allegato
Livello Essenziale area migranti, richiedenti asilo e apolidi – OdS – Servizio di mediazione culturale – Indicatori, target e fonte di
finanziamento
Per questo OdS gli indicatori di qualità sono riportati nella seguente tabella.
Tabella 12: Livello Essenziale area migranti, richiedenti asilo e apolidi – OdS – Servizio di mediazione culturale – Indicatori di
qualità
Indicatore di bisogno
Immigrati residenti
nell'ATS
1004
Indicatore di domanda
n. richieste di intervento
50
Indicatore di offerta
n. di persone
supportate
40
Indicatore di risorse
Come da piano finanziario allegato
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PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO
UFFICIO DI PIANO
L’Ufficio di Piano costituisce il luogo preposto alla pianificazione territoriale e alla realizzazione dei
servizi e degli interventi programmati nel PdZ. Esso, infatti, riveste un ruolo strategico in quanto ha il
compito di elaborare e attuare la progettazione esecutiva della programmazione di zona e di gestire i
servizi e gli interventi previsti nel PdZ.
Le funzioni dell’Ufficio di Piano sono le seguenti:
OdS - Servizio di Mediazione Culturale
Indicatore - Risultato atteso
Target
1 Mediatore Culturale (madrelingua araba o slava o
russa o cinese)
Costo complessivo lordo annuo stimato
1
7084
Fonte finanziamento per anno di
attuazione
2016
2017
2018
7084 FSR
7084 FSR 7084 FSR
analisi del sistema d’offerta dei servizi (localizzazione, funzioni, prestazioni, professioni, costi) presenti
nell’ATS, per valutarne l’appropriatezza e l’eventuale ridefinizione;
supporto al Coordinatore d’Ambito per l’elaborazione della programmazione complessiva delle
politiche sociali territoriali, comprensive anche di servizi svolti da singoli comuni finanziati con fondi
propri;
supporto al Coordinatore d’Ambito per l’attivazione della concertazione territoriale per l’analisi dei
problemi sociali e dei bisogni dei cittadini;
supporto al Coordinatore d’Ambito per il monitoraggio dei problemi e della domanda sociale e
l’individuazione di eventuali nuovi bisogni, attraverso l’organizzazione di momenti concertativi
con i soggetti presenti nel territorio dell’Ambito Territoriale;
raccordo degli Uffici di Segretariato Sociale, il Servizio Sociale Professionale e i singoli Comuni;
predisposizione dell’organizzazione necessaria a realizzare le funzioni unitarie di accesso ai
servizi socio-sanitari attraverso la PUA e l’UVM del Distretto sanitario competente per
territorio; predisposizione di piani di comunicazione sociale;
aggiornamento in materia di normativa regionale, nazionale, europea anche al fine di
intercettare nuove e differenti risorse economiche;
definizione delle procedure amministrative connesse alla programmazione, gestione, controllo
e rendicontazione delle risorse finanziarie;
definizione delle modalità di individuazione, allocazione delle risorse economiche, strutturali,
umane;
organizzazione e affidamento dei servizi ai soggetti del terzo settore previsti dal PdZ;
definizione dei regolamenti d’accesso e di compartecipazione ai servizi da parte degli
utenti; predisposizione di sistemi di monitoraggio e valutazione dei servizi;
costruzione e alimentazione dei sistemi di monitoraggio amministrativo, contabile e finanziario
degli OdS previsti nel PSR;
monitoraggio della qualità offerta ai destinatari dei servizi attraverso l’alimentazione costante
del sistema di monitoraggio regionale sugli indicatori di qualità degli OdS;
supporto al Coordinatore d’Ambito nella predisposizione di sistemi di valutazione del Piano di
zona in grado di sostenere il suo processo di adeguamento o la sua ridefinizione;
monitoraggio delle procedure di affidamento dei servizi previsti nel Piano di Zona con particolare
attenzione alle caratteristiche dei soggetti a cui affidare, ai criteri di valutazione delle proposte
progettuali ed ai vincoli posti nei bandi e negli avvisi per sostenere il rispetto della normativa
vigente in materia di contratti di lavoro per tutte le risorse umane impegnate dai soggetti affidatari
per la erogazione dei servizi;
predisposizione e alimentazione costante dei sistemi informativi per l’elaborazione di dati
territoriali locali, provinciali e regionali.
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PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO
L’Ufficio di Piano sarà configurato, ai sensi dell’art. 30 del TUEL, come un “ufficio comune” dei
comuni che aderiscono all’ATS (convenzione) che, posto all’interno del Comune capofila,
svolge le attività di progettazione esecutiva, gestione e monitoraggio del sistema dei servizi sul
territorio di riferimento ed è finalizzata all’attuazione del PdZ.
L’Ufficio di Piano è diretto dal Coordinatore d’Ambito eletto dal Comitato dei sindaci con Del. N°... del
dicembre 2015 (Cfr. allegato)
UFFICIO DI PIANO
“Livello essenziale delle prestazioni” dell’area del welfare d’accesso – azione di sistema
Composizione
La composizione dell’Ufficio di piano risulterà così composta:
OdS - Ufficio di Piano
Indicatore - Risultato atteso
Target
Fonte finanziamento per anno di attuazione
2016
2017
2018
Coordinatore
0
Cfr. ods
Cfr. ods e
Cfr. ods
1 Delegato Distretto
1
ASReM
ASReM
ASReM
1 Assistente Sociale esperta
1
già computata nel SSP già computata già computata nel SSP
nel SSP
Amministrativo esperto di bandi e gare
nel sociale per ATS (almeno in regime
orario 50%)
1
22000
22000
22000
Istruttore amministrativo per ATS (parttime 75%)
1
PdZ
PdZ
PdZ
1 Istruttore contabile part-time al 33% per
ATS
1
6000
6000
6000
Costo complessivo lordo annuo stimato
32766
Coordinatore Responsabile amministrativo nominato con delibera del 29-12-2015 dott.
Antonio Melone
Delegato Asrem dott.ssa Carmela Filice (cfr comunicazione Asrem in Allegato)
Amministrativo esperto
Istruttore contabile
Per ulteriori supporti amministrativi il Coordinatore si riserva o di nominare (previa delega
del comitato dei sindaci) o dare in appalto la relativa fornitura a società specializzate.
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PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO
Coordinatore della rete dei servizi
Il Coordinatore della rete dei servizi dell’ATS (da adesso Coordinatore d’Ambito), previsto dalla
deliberazione di Giunta regionale n. 1146 del 04.11.2008, si configura come organo tecnico del Comitato
dei Sindaci, fatta salva la titolarità esclusiva delle amministrazioni Comunali della responsabilità di governo
del sistema dei servizi sociali. Esso è il responsabile dell’Ufficio di Piano.
Il suo ruolo è quello di supportare il Comitato dei Sindaci nella programmazione dei “Livelli essenziali
delle prestazioni” sociali e dei relativi OdS, così come definiti nel PSR e nel PdZ, dei servizi di rilievo
intercomunale, delle nuove progettualità e sperimentazioni. Inoltre, ha il compito di facilitare le
connessioni tra i soggetti pubblici e privati che operano sul territorio, monitorare l’andamento delle
iniziative e dei servizi inseriti nel PdZ, supportare il Comitato nella definizione della relazione
consuntiva annuale (art. 39 della Legge regionale 13/2014).
Il Coordinatore d’Ambito:
è una figura professionale che concorre alla realizzazione del benessere locale secondo le indicazioni
date dal Piano sociale regionale;
risponde del suo operato al Comitato dei Sindaci che è la sede istituzionale delegata a prendere
decisioni in ordine all’attuazione delle misure previste dal Piano di Zona e alle relative modalità di
gestione dei servizi sociali;
collabora con il Comitato dei Sindaci nella programmazione della rete dei servizi essenziali
da garantire all’Ambito Territoriale, dei servizi di rilievo intercomunale, delle nuove
progettualità e sperimentazioni; nella definizione del Bilancio Sociale dell’Ambito; è una
figura che facilita l’interazione tra i soggetti pubblici e privati che operano sul territorio di
competenza;
è incaricato dal Comune capofila per conto dell’ATS, per un periodo non inferiore a due anni
rinnovabile, in relazione alla verifica degli obiettivi raggiunti, per tutto il periodo di vigenza del
PdZ; cura l’invio di tutti gli atti adottati dal Comitato dei Sindaci al competente Servizio
dell’Assessorato regionale alle politiche sociali.
Il Coordinatore d’Ambito svolge le seguenti funzioni:
b)
c)
d)
e)
a) Eì il responsabile dell’Ufficio di Piano, in ragione delle scelte gestionali effettuate da ogni
ATS;
cura, in collaborazione con l’Ufficio di Piano, e con il Responsabile del Distretto sanitario di
appartenenza, la redazione della proposta del Piano di Zona e del Bilancio Sociale dell’Ambito, in
base alle linee espresse dal Comitato dei Sindaci e concertate con le diverse realtà territoriali;
svolge compiti di coordinamento del processo di costruzione del PdZ attivando rapporti,
relazioni e attività di concertazione, sulla base delle indicazioni dei Sindaci dei Comuni dell’ATS
di appartenenza;
svolge funzioni di verifica sullo stato di attuazione del PdZ, segnalando al Comitato dei Sindaci
eventuali difficoltà in ordine agli obiettivi definiti nel Piano;
collabora con il Comitato dei Sindaci nella organizzazione e nel coordinamento degli Uffici di
Segretariato Sociale;
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f) collabora nelle attività di raccolta dati per la costruzione del Sistema Informativo locale, secondo le
indicazioni del Servizio regionale competente ed in collaborazione con l’Osservatorio regionale sui
fenomeni sociali ed informa dei risultati il Comitato dei Sindaci;
g) collabora alla definizione dei percorsi formativi all’interno dell’ATS, sulla base degli indirizzi
della Regione;
h) partecipa al processo dell’integrazione socio-sanitaria attuata in base alle indicazioni nazionali
e regionali e del Comitato dei Sindaci;
i) collabora con i referenti pubblici individuati dai Comuni per i singoli settori di intervento e linee
di attività (famiglia, infanzia e adolescenza, handicap, anziani, politiche giovanili, etc.) e i
referenti del privato sociale e del volontariato in funzione dello sviluppo della rete;
j) partecipa alle riunioni del Comitato dei Sindaci;
k) partecipa alle periodiche riunioni della Conferenza regionale delle politiche sociali (ex art. 28
della Legge regionale 13/2014) e al gruppo di lavoro permanete dei Coordinatori d’Ambito.
Il Coordinatore d’Ambito è stato scelto dal Comitato dei Sindaci tra gli idonei di cui alla deliberazione di
Giunta Regionale n. 1146 del 04.11.2008 con delibera del 29-12-2015.
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6 L’integrazione sociosanitaria
Il percosso di integrazione socio sanitaria, ad eccezione di sporadiche e non codificate integrazioni
tra il SSP dell’ATS e il Distretto socio sanitario, appare ancora tutto da costruire, infatti si è in attesa del
compimento del processo di riforma del Sistema Sanitario Regionale e dell’emanazioni dei Piani Operativi e
dell’Atto Aziendale, manca inoltre l’atto di indirizzo della Giunta Regionale in materia di integrazione sociosanitaria previsto nel Piano Sociale Regionale.
Si riportano pertanto le indicazioni del Piano Sociale Regionale come utile base per stilare un
accordo di collaborazione con il Distretto Socio Sanitario tendente a migliorare i livelli di integrazione
socio sanitaria nelle more della emanazione degli atti di indirizzo mancanti.
Processi, percorsi, procedure
L’unitarietà dell’integrazione di interventi e servizi dell’area socio-sanitaria va garantita definendo
processi, percorsi e procedure per le principali funzioni comuni ai diversi settori di intervento. In particolare
occorre definire i seguenti processi:
a) governo della domanda, attraverso il percorso PUA > UVMI > PAI:
- accettazione territoriale integrata tra sociale e sanitario (Porta Unica di Accesso - PUA);
- valutazione integrata a livello di Distretto Sanitario/Ambito Territoriale Sociale (Unità di
Valutazione Multidimensionale integrata - UVMI);
- presa in carico e della continuità dell’assistenza integrata, con il Piano Assistenziale
Individuale (PAI).
b) rimodulazione dell’offerta dei servizi sociali e sanitari, attraverso la chiara specificazione degli
interventi tra sociale, sanitario e area comune socio-sanitaria di:
- interventi di sostegno e accompagnamento,
- interventi e servizi territoriali;
- interventi e servizi domiciliari;
- interventi e servizi semiresidenziali;
- interventi e servizi residenziali.
c) Promozione del sistema integrato pubblico privato dei servizi sanitari e dei servizi sociali, attraverso
lo sviluppo di un sistema integrato dei servizi sociali e sanitari alla persona che, mantenendo al
settore pubblico le funzioni di indirizzo, orientamento e monitoraggio, verifica, valorizzi la crescente
presenza del terzo settore e della società civile della Regione Molise negli ambiti della
consultazione, della concertazione, della coprogettazione, della cogestione e corresponsabilità, del
controllo partecipato. In questa prospettiva:
- vanno promosse azioni volte a favorire, con incentivi e quote dedicate, lo sviluppo della
gestione associata (tra soggetti istituzionali) degli interventi e dei servizi dell’area
dell’integrazione sociale e sanitaria;
- a livello regionale e locale vanno individuati e adottati gli strumenti che favoriscono i
processi di gestione mista pubblico/privato o di affidamento dei servizi d’integrazione
sociale e sanitaria al privato sociale nella logica del sistema integrato pubblico/privato.
d) completamento e consolidamento del sistema informativo integrato sociale e sanitario in una
sinergia che preveda un unico luogo di coordinamento a livello regionale e una stretta
connessione con le diverse fonti dei dati.
In questo percorso alcune necessità prioritarie rimangono:
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- la progettazione e l'implementazione di flussi informativi che consentano il monitoraggio
dell’attività delle strutture residenziali e semiresidenziali a ciclo continuativo e diurno, sociali,
socio-sanitarie e sanitarie in particolare, ma in generale tutte le attività socio-sanitarie con
particolare riferimento a quelle territoriali e domiciliari;
la progettazione e l'attivazione di database che raccolgano informazioni sull’utenza e
sulle
prestazioni erogate, in maniera capillare e con caratteristiche che consentano di ricavare
informazioni non solo di tipo quantitativo.
Nell’ambito dell’organizzazione sociosanitaria, la Regione, in collaborazione con la ASREM, può ritenere di
aver effettuato, durante l’ultimo triennio, un passo importante nell’ottica di informatizzazione dei servizi. In
particolar modo è stato costituito un substrato di dati inerenti la gestione del territorio che costituiscono un
patrimonio informativo che va oltre le aree strettamente ospedaliere e che contribuisce all’erogazione
puntuale di flussi atti a soddisfare i debiti informativi Regionali e Ministeriali.
La ASReM per raggiungere tale obiettivo si è mossa secondo le normative nazionali e regionali a partire
dalla deliberazione di Giunta Regionale n. 417 del 31 maggio 2010 che promuove la presa in carico
globale della persona e un approccio all’assistenza sociosanitaria basato sulla centralità del cittadino e
l’integrazione dei percorsi di residenzialità e domiciliarità.
In tale contesto l’obiettivo è stato quello di mettere al centro del percorso di cura la persona in tutta la
sua complessità . “Integrazione” e “Continuità delle cure” sono le parole d'ordine.
Il “Sottosistema Informativo sociosanitario ASTER” acquistato dalla Regione Molise, ha permesso la
creazione di una PUA integrata sia dal punto di vista sanitario che dal punto di vista sociale,
garantendo una funzione centralizzata dell’accesso al servizio per la gestione dei singoli casi presi in
carico. Una sorta di apertura della “cartella utente” in un sistema informativo centrato sulla persona. Il
software identificato consente la gestione di tutte le attività inerenti la presa in carico di un
cittadino/paziente quando accede ad un qualsiasi sportello reale e/o virtuale, che l’Ente ha reso
disponibile come la Porta Unica di Accesso (PUA).
L’attuale sistema informativo sociosanitario regionale è stato ulteriormente implementato nella parte
sanitaria con l’acquisto di ulteriori software per la gestione ed il monitoraggio di prestazioni territoriali atte
alla creazione di una “cartella sanitaria territoriale” che pone il cittadino-utente al centro del sistema.
Nel rapporto tra Distretti e ATS deve realizzarsi sia l’incontro tra i soggetti istituzionali responsabili
dell’integrazione socio-sanitaria sia lo sviluppo di modalità concrete di gestione integrata delle varie
aree a cui concorrano servizi sanitari e servizi sociali attraverso un forte impulso centrale, proveniente
dalla Regione.
7 Strategia
Obiettivo strategico è quello di produrre un sistema di servizi orientato all’efficacia e all’efficienza capace di
attivare tutte le risorse, offrire al cittadino servizi conformi ai propri bisogni e orientarlo nell’accesso agli
stessi, ascoltare le problematiche provenienti dal territorio, offrire consulenza professionale specifica alle
famiglie e alla persona in funzione della qualità professionale dell’operatore, puntare al coordinamento tra
i diversi livelli istituzionali e il Terzo Settore, tutelare le diversità culturali, ambientali, sociali e strutturali.
a. Il coordinamento delle politiche regionali
Il Piano Sociale Regionale intende realizzare un circuito della programmazione locale dove la Regione
Molise svolga un ruolo di finanziatore e programmatore, nonché di verifica e valutazione delle politiche di
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welfare, lasciando agli ATS il ruolo di sede permanente di raccordo e concertazione tra la Regione ed i
Comuni per la programmazione degli interventi sociali.
Il ruolo di raccordo permanente tra la Regione ed i Comuni, assegnato dal PSR all’ATS, appare di
fondamentale importanza non solo per la realizzazione degli Obiettivi prioritari del PSR ma anche per
strutturare un sistema di concertazione permanente dove i bisogni, le istanze e le progettualità, che
mergono nel territorio e tra i soggetti della rete locale, possano trasformarsi in nuovi impulsi per le
attività programmatorie della Regione e dei Comuni.
Il coordinatore d’ambito, supportato dall’ufficio di piano, promuove l’interazione tra i soggetti pubblici e
privati che operano nel territorio assicurando modalità di ascolto e concertazione permanente con tutti gli
stakeholders, curando il raccordo con l’Osservatorio Regionale sui fenomeni sociali, con il servizio politiche
sociali della Regione Molise e con i Comuni attraverso la conferenza dei sindaci.
Si pensa ad un circuito virtuoso dove l’attività di coordinamento, ascolto e concertazione, che
coinvolge l’intera rete degli attori e dei servizi locali, alimenti le scelte programmatorie Regionali e
Locali e contribuisca a costruire dal basso le politiche sociali nella nostra regione.
b. Il coordinamento degli stakeholders
In data 11 gennaio 2016 è stato pubblicato l’avviso di avvio del “percorso di progettazione partecipata”
lo scopo è costituire un luogo di lavoro comune, al quale far partecipare, con pari dignità, tutti gli attori
sociali, pubblici e privati, al fine di concertare prassi operative e modelli di intervento nella logica
dell’integrazione delle politiche e degli interventi sociali e sanitari .
Si tratta di sviluppare una attività progettuale condivisa con lo specifico obiettivo di rafforzare e qualificare i
servizi sociali offerti attraverso la raccolta e la condivisione di problematiche, proposte, esigenze e idee
progettuali avanzate dai diversi stakeolders che si concluderà con la redazione del Piano Sociale di Zona
Di seguito si indicano i principali stakeholders:
-
Associazioni di categoria: portano gli interessi degli operatori economici del territorio e li
rappresentano nei confronti delle istituzioni e delle altre parti sociali
-
Associazioni di volontariato: la legge 328/2000 assegna alle associazioni di volontariato il ruolo
di soggetto politico chiamato ad una partecipazione attiva nella programmazione dei welfare
locali e alla realizzazione di interventi e servizi integrativi in grado arricchire l’offerta di servizi
nei singoli territori,
-
Associazioni sindacali: sostengono gli interessi dei lavoratori delle categorie rappresentate e più
ingenerale gli interessi della collettività, portano l’esperienza e le competenze tipiche di chi
quotidianamente vive i problemi sociali ed economici del territorio
-
Cooperative Sociali: imprese sociali senza fine di lucro che organizzano le proprie risorse per
soddisfare bisogni generali della collettività, quali la promozione umana, la prevenzione
dell'emarginazione ecc. portano le competenze e le esperienze sviluppate nella gestione dei
servizi e nel rapporto con gli utenti,
-
ordini professionali: rappresentano gli interessi di operatori professionali del settore, portano
le competenze e le esperienze di chi quotidianamente si misura professionalmente con le
problematiche sociali.
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PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO
Si allega il verbale di concertazione approvato dal CDS.
i. Tavolo di concertazione
Sarà costituito un tavolo di concertazione per garantire il coinvolgimento dei soggetti di cui all’art. 1 della
Legge n. 328/2000 nella progettazione e realizzazione degli interventi e per promuovere la partecipazione
attiva dei cittadini. Saranno coinvolte rappresentanze delle diverse categorie di stakeolder, che hanno
manifesto formale interesse al percorso di progettazione del piano di zona mediante riscontro all’avviso
pubblico indetto dall’ambito.
Si pensa ad tavolo di concertazione che sia organismo rappresentativo del processo di miglioramento
continuo e costruzione partecipata del Piano Sociale di Zona, inteso come momento di incontro tra le varie
realtà territoriali, al quale viene assegnata la funzione di condivisione del processo di pianificazione sociale.
In particolare modo nella lettura dei bisogni e delle opportunità, nella individuazione delle priorità su cui
intervenire e nelle proposte in merito a tali interventi, nel monitoraggio degli interventi e servizi sociali
realizzati e la messa a punto di strumenti per la partecipazione degli utenti alla valutazione della qualità dei
servizi e degli interventi sociali.
Le competenze, attribuite al tavolo della Concertazione, saranno:
1l'analisi dei bisogni territoriali al fine di determinare una loro gerarchizzazione;
2l'individuazione delle priorità e dei settori innovativi;
3la qualificazione della spesa, attraverso la riduzione delle aree di sprechi e duplicazioni degli
interventi;
4la mobilitazione di tutte le risorse che l'ambito è in grado di mettere in campo;
5l'attivazione di strumenti condivisi di monitoraggio degli interventi e dei servizi programmati e
di valutazione della qualità delle attività realizzate.
Considerato che la funzione del tavolo di concertazione è quella di collaborare alla definizione del
Piano di Zona e all'individuazione degli strumenti per monitorarlo e valutarne i risultati, i compiti
specifici attribuiti al tavolo sono:
riconoscere tutti gli attori sociali come portatori di interessi comuni per la realizzazione del
Piano di Zona;
analisi dei bisogni e loro gerarchizzazione;
individuare gli obiettivi di benessere sociale da perseguire e i settori innovativi;
partecipare alla mappatura delle risorse dell'Ambito;
qualificare la spesa sociale;
individuare misure idonee (servizi e prestazioni sociali) coerenti con gli obiettivi di benessere
sociale individuati e da perseguire;
concorrere alla definizione e alla costruzione del sistema di regole;
monitorare gli interventi e i servizi sociali programmati nel Piano Sociale di Zona;
valutare la qualità delle prestazioni fornite con gli interventi e i servizi sociali.
Il tavolo opera con il sostegno tecnico dell’ufficio di Piano e la supervisione del Coordinatore.
ii. Cabina di Regia territoriale
Si ipotizza anche la costituzione di una cabina di regia territoriale quale l’organismo che assicura, lungo
l’intero triennio di attuazione del piano, il monitoraggio e la valutazione delle fasi attuative del sistema
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PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO
nonché la partecipazione alle fasi di riprogrammazione. Di detto organismo potrebbero far parte le
istituzioni pubbliche e le OOSS più rappresentative.
c. Modalità per l'accesso al sistema integrato
Ai sensi dell’art. 7 della Legge regionale 13/2014 l’accesso ai servizi e agli interventi definiti nei “Livelli
essenziali delle prestazioni”, di cui al presente Piano, sono effettuati attraverso gli Uffici di Segretariato
Sociale degli ATS, i quali sono coordinati in senso funzionale con le PUA del Distretto di competenza.
Il Segretariato sociale assicura l’apertura di uno sportello attivo per almeno un giorno a settimana su
ciascuno dei comuni dell’ATS.
Il Servizio Sociale Professionale dell’ATS collabora alla redazione dei PAI sociosanitari con le U.O. “Cure
dì Domiciliari” presenti presso ogni Distretto sanitario dell’ASReM.
Per garantire uniformità di trattamento nell’accesso e presa in carico degli utenti si stabilisce che:
1. la valutazione del bisogno di assistenza manifestato dagli utenti/cittadini/pazienti avviene
attraverso gli strumenti in vigore presso la Regione Molise come la SVAMA per le persone
“fragili” e la SVAM-di per le persone disabili;
2. la presa in carico delle persone non autosufficienti, siano esse anziane o disabili, deve
avvenire in equipe multi professionale dell’ATS e integrate con le necessarie professionalità
del Distretto sanitario e con il medico di medicina generale (MMG);
3. la proposta di progetti integrati di intervento avviene attraverso lo strumento del Piano di
Assistenza Individualizzato (PAI), che, nel caso di persone non autosufficienti, è integrato
sociosanitario e deve essere portato all’attenzione della Unità di Valutazione Multidimensionale del
Distretto sanitario di competenza;
4. gli interventi educativi di competenza degli ATS avvengono per pianificazione
individuale e familiare attraverso lo strumento Piani Educativi Individualizzati (PEI);
5. l'erogazione delle prestazioni deve ispirarsi ai principi della flessibilità, personalizzazione,
risposta integrata e libera scelta del cittadino/utente/paziente.
Ai sensi del comma 5 dello stesso articolo, si afferma che accedono prioritariamente agli interventi e ai
servizi erogati dal sistema integrato le persone:
a. in condizione di povertà o con reddito limitato o situazione economica disagiata;
b. con incapacità fisica o psichica, totale o parziale, di provvedere alle proprie esigenze;
c. con difficoltà di inserimento nella vita sociale attiva e nel mercato del lavoro o
fuoriusciti dal mondo del lavoro;
d. sottoposte a provvedimenti dell'autorità giudiziaria per le quali si rendano necessari
interventi assistenziali.
L’ATS di Venafro emanerà un apposito regolamento per l’accesso ai servizi secondo quanto disposto
dall’art. 7 della Legge regionale, dalle indicazioni del PSR e da quanto disposto dall’art. 73 “Criteri della
compartecipazione al costo del servizio” del Regolamento 1/2015.
Gli Uffici di Segretariato Sociale, garantiscono che i destinatari degli interventi e dei servizi del sistema
integrato siano informati sui diritti di cittadinanza sociale, sulla disponibilità delle prestazioni sociali e
sociosanitarie, sui requisiti per accedervi, sulle relative procedure, sulle modalità di erogazione delle
prestazioni nonché sulle possibilità di scelta tra le prestazioni stesse, garantendone, comunque, la
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riservatezza e nella facoltà di presentare osservazioni ed opposizioni nei confronti dei responsabili dei
servizi e dei procedimenti, nonché ad ottenere risposte motivate.
A tal fine l’ATS adotterà una “Carta dei Servizi”. La carta dei servizi sociali sarà diffusa ed esposta nei
luoghi in cui avviene l'erogazione delle prestazioni in modo da consentirne la visione da parte degli
utenti, essa conterrà almeno i seguenti elementi:
a)
b)
c)
d)
e)
caratteristiche delle prestazioni, modalità di accesso, orari e tempi di erogazione;
tariffe delle prestazioni;
assetto organizzativo interno;
procedure amministrative per la presa in carico e la diffusione delle informazioni;
modalità per la presentazione di reclami da parte degli utenti nei confronti dei
responsabili dei servizi.
d. La gestione dei servizi
In linea con gli orientamenti della legge 328/2000 e della legge regionale n.13/2014, l’ATS intende
rafforzare il sistema integrato pubblico-privato sociale dei servizi, attraverso lo sviluppo di un sistema
integrato che, mantenendo al settore pubblico le funzioni di indirizzo, orientamento, monitoraggio e
verifica, valorizzi il ruolo dei soggetti del terzo settore nella coprogettazione, nella cogestione e
corresponsabilità dei servizi.
Al fine di promuovere il miglioramento della qualità dei servizi e valorizzare il ruolo dei soggetti del terzo
settore l’ATS intende affidare loro, con le procedure e le modalità previste nel regolamento regionale
n.1/2015, tutti i servizi dell’ambito ad eccezione di ruoli di Direzione.
Nella definizione delle diverse modalità di affidamento l’ATS:
a) favorisce la pluralità di offerta dei servizi e delle prestazioni sociali, nel rispetto dei principi di
trasparenza e semplificazione amministrativa;
b) individua forme di aggiudicazione tali da consentire la piena espressione della capacità
progettuale ed organizzativa dei soggetti;
c) favorisce forme di coprogettazione finalizzate alla definizione di interventi sperimentali ed
innovativi per affrontare specifiche problematiche sociali;
d) definisce adeguati processi di partecipazione e coinvolgimento dei cittadini anche nelle
modalità di gestione dei servizi,
Le modalità di affidamento dei servizi saranno decise di volta in volta in relazione alla tipologia di
servizio da affidare e, nel rispetto delle procedure di evidenza pubblica previste nella legge e nel
regolamento regionale, saranno scelte tra:
a)
affidamento degli interventi, delle prestazioni e dei servizi sociali mediante appalto di servizi ai soggetti di cui
all’articolo 2, comma 1, lettere c e g del regolamento regionale 01/2015 (cooperative sociali e altri soggetti del
privato sociale senza fini di lucro) tenuto conto della normativa nazionale vigente in materia di appalti e contratti
pubblici;
b)
accreditamento dei soggetti erogatori e rilascio agli utenti di titoli validi per l’acquisto di servizi, a condizione che i
soggetti erogatori risultino accreditati con le modalità stabilite all’articolo 9 del regolamento regionale 01/2015;
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c)
convenzionamento a seguito di istruttoria pubblica di coprogettazione nei limiti e in stretta osservanza a quanto
stabilito all’articolo 6 del reg. reg. 01/2015.
d)
Convenzionamento con i soggetti del terzo settore che non presentano organizzazione di impresa per interventi
che non richiedono complessità tecnica e organizzativa, utili a integrare e a supportare il sistema locale dei servizi e
strutturate in modo tale da consentire esclusivamente forme documentate di rimborso delle spese sostenute,
escludendo contratti di appalto ed ogni altro rapporto di esternalizzazione di servizi (art. 7 reg. reg. 01/015)
Contestualmente all’approvazione del piano sarà approvato il regolamento unico per l’affidamento dei servizi e degli
interventi sociali, in conformità a quanto previsto nel regolamento regionale 01/2001, e dalla normativa nazionale
vigente in materia.
Fino all’adozione del regolamento dell’ATS, si applicano direttamente le disposizioni di cui al regolamento regionale n.
01/2015.
e. La comunicazione
La comunicazione è lo strumento attraverso il quale identità e soggettività diverse entrano in contatto e
costruiscono, attraverso lo scambio di significati condivisi, nuove prospettive e possibilità di confronto. Il
suo ruolo diventa decisivo all’interno di organizzazioni in cui è prevista l’erogazione di prestazioni e servizi
che, per essere offerti nel modo più efficace possibile, devono essere tra loro integrati ed è necessario
calibrali in base alle necessità/aspettative del cittadino-utente a cui si rivolgono (target).
Per questi motivi la comunicazione è un elemento importante per realizzare gli obiettivi di integrazione, di
efficacia ed efficienza nonché di accessibilità ai servizi, l’ATS ritiene fondamentale sviluppare i propri
programmi di comunicazione lungo due direttrici: la comunicazione interna e la comunicazione del Welfare
d’accesso.
i. Comunicazione interna
L’ATS ritiene che la comunicazione interna è l’elemento decisivo per il miglioramento continuo della
qualità, per sostenere al meglio lo sviluppo organizzativo dei servizi e professionale degli operatori, per
favorire la condivisione degli obiettivi e costruire un clima organizzativo orientato al problem solving.
La comunicazione interna all’ufficio di piano sarà assicurata tramite l’adozione di protocolli relativi ai flussi
informativi e attraverso periodiche riunioni di equipe, l’ATS individua nelle riunioni di equipe lo strumento
principe per favorire il passaggio delle informazioni, favorire l’apporto professionale dei singoli, sostenere
la crescita qualitativa e la condivisione dei miglioramenti professionali, promuovere la coesione del
gruppo di lavoro.
Il concetto di comunicazione interna non riguarda solo l’Ufficio di Piano ma tutti i soggetti istituzionali
e non della rete in qualunque modo impegnati nella erogazione dei servizi. L’ATS organizzerà lo
sviluppo e il mantenimento di un fluido livello di comunicazione e scambio tra il Servizio Sociale
Professionale, i soggetti erogatori dei servizi e le istituzioni coinvolte.
ii. Comunicazione del welfare di accesso
Sarà effettuata una campagna di comunicazione per promuovere il welfare di accesso, solo se il
servizio diventa riconoscibile all’interno della comunità può essere utile e per essere utile deve offrire
una comunicazione adeguata delle quattro funzioni specifiche che compongono il welfare d’accesso:
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PIANO SOCIALE DI ZONA - AMBITO TERRITORIALE SOCIALE DI VENAFRO

informare: costituisce la prima funzione base e comprende tutte quelle attività che, partendo
dall’ascolto dei bisogni/richieste dell’utente, informano e orientano lo stesso sulle risorse disponibili in
un dato territorio e sulle modalità di accesso ai servizi locali;

promuovere: favorisce nella comunità la conoscenza del servizio e ne dà visibilità sul territorio,
tutelando l’esigibilità dei diritti sociali dei cittadini-utenti e informando sul corretto utilizzo dei sistemi
socio-sanitari integrati;

accompagnare: avvicina il servizio all’utente, seguendolo dalla fase di accesso al servizio
richiesto, al percorso di facilitazione burocratica, sviluppando le sinergie positive per l’elaborazione del
progetto personalizzato fino alla decisione di avviare un piano personalizzato mediante una presa in
carico strutturata;

osservare: consiste nella raccolta di dati sulla domanda tramite l’attività di front office
Si individuano qui alcune direzioni strategiche verso cui orientare i processi di comunicazione tali da
permettere la sua riconoscibilità a livello del territorio
o
Selezione del messaggio: Il sistema del welfare d’accesso è impegnato ad offrire ai cittadini “livelli
essenziali di assistenza” necessari per dare risposta a bisogni socio-sanitari primari, che siano efficaci,
cioè capaci di garantire alto profilo nel rapporto costi benefici, e appropriati, cioè utili a soddisfare
specifiche esigenze e in coerenza con il livello di erogazione più vantaggioso. Per garantire questi
livelli di standard è necessario che i sistemi di welfare d’accesso diventino capaci di implementare,
mediante un opportuno utilizzo della comunicazione, da un lato il livello di “competenza del
cittadino” (empowerment del cittadino utente), dall’altro di qualificare le informazioni in uscita dal
servizio. La selezione del messaggio da veicolare al cittadino è determinante nella costruzione delle
opportunità di dialogo e di educazione alla salute dello stesso.
o
Potenziamento dei livelli di consapevolezza: Un’adeguata comunicazione nei sistemi di welfare
d’accesso è necessaria per garantire e favorire scelte consapevoli da parte del cittadino utente.
Lo scambio di informazioni con i cittadini va finalizzato a sostenere un processo basato sulla
costante trasparenza delle procedure d’accesso, sulla costruzione di opinioni per la valutazione e
sulla gestione del percorso di cura. Questo comporta che il servizio faciliti l’accesso alle
informazioni, garantendo la produzione di informazioni corrette e quanto più coordinate tra i
differenti enti che costruiscono il percorso di cura.
o
Costruzione della “competenza del cittadino-utente”. Al fine di orientare le scelte e garantire la
maggiore probabilità di successo dell’intervento è necessario costruire un percorso continuo di
informazione e supporto, affinché il cittadino-utente acquisisca le necessarie competenze e
conoscenze per affrontare il percorso di cura con impegno e convinzione. Attraverso un adeguato
uso della comunicazione è possibile influenzare i comportamenti e aprire canali comunicativi tra il
servizio e le altre componenti sociali, politiche, economiche e ambientali, necessari affinché il
sistema sia capace di attuare il principio di sussidiarietà orizzontale. La comunicazione permette di
potenziare e attivare la rete tra istituzioni, le associazioni di volontariato, le organizzazioni
rappresentative degli interessi degli utenti, dei malati, i componenti degli organi legislativi e di
governo a livello locale e regionale.
o
Responsabilizzazione degli operatori e dei servizi per conquistare la fiducia dei cittadini. La
percezione del sistema dei servizi socio-sanitari tra i cittadini risulta essere piuttosto bassa,
principalmente a causa dell’insufficiente attenzione agli aspetti relazionali e comunicativi. Per non
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rendere vano qualsiasi obiettivo, progetto o azione di comunicazione, il problema va affrontato a più
livelli, dal Coordinatore, agli operatori che si trovano in prima linea nell’informazione dei cittadini.
iii. Carta dei servizi
La carta dei servizi è soprattutto una assunzione di impegni verso i cittadini, in essa si certificano quali
sono i livelli di assistenza e i servizi assicurati e si forniscono tutte le informazioni necessarie ad un accesso
consapevole. Per questi motivi è necessario prestare la dovuta attenzione non solo ai contenuti formali
del documento, ma anche alle modalità di lavoro che si adottano per la sua redazione. Si tratta di un
processo di riflessione e di progettazione, attraverso il quale l’organizzazione analizza sé stessa, i propri
processi e le proprie logiche.
Riteniamo importante elaborare la carta attraverso un gruppo di lavoro nel quale sono rappresentati tutti
gli stakeholder del servizio: operatori e professionalità dell’organizzazione, dirigenza e utenza, effettiva e
potenziale. La presenza degli stakeholder aiuta il gruppo di lavoro ad elaborare uno strumento capace di
comunicare efficacemente con tutti i destinatari, e di raccogliere informazioni utili per l’orientamento del
servizio verso parametri di qualità condivisi.
Le attività di comunicazione saranno effettuate con tutti gli strumenti disponibili: conferenze stampa,
redazionali, manifestini, volantini senza tralasciare i siti istituzionalie dell’ATS e dei Comuni e l’utilizzo
di sistemi di messaggistica rapida come Whatsapp per la comunicazione con gli operatori dell’UdP e
dei soggetti erogatori dei servizi.
8 Organizzazione
Si descrive l’assetto organizzativo e gestionale dell’ATS e del sistema di promozione e protezione
redatto in ossequio al dettato della Legge regionale 13/2014.
a. L’ambito territoriale sociale
All’ambito Territoriale la stessa Legge regionale 13/2014, all’art. 32, riconosce il ruolo di riferimento
unico per la gestione associata delle funzioni, dei servizi e degli interventi sociali riconoscendo la
possibilità di porre in essere azioni innovative di carattere sociale che investano più ATS.
b. Il sistema di governance
La gestione associata delle funzioni, dei servizi e degli interventi di competenza dei Comuni avviene
nelle forme previste dalla legislazione vigente.
Il TUEL disciplina l’esercizio associato di funzioni e servizi da parte dei Comuni, riconoscendo la
possibilità, a quest’ultimi, di poter ricorrere ai seguenti strumenti:
a) Convenzioni;
b) Consorzi;
c) Unioni di Comuni.
Attraverso il ricorso alla forma associativa, i Comuni appartenenti all’ATS determinano una nuova
ripartizione delle competenze, spostando in capo ad un’unica struttura amministrativa il potere di
esercitare funzioni e servizi, in sostituzione dei singoli enti, attraverso le potestà pubbliche conferitegli
dagli enti associati.
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Data la conformazione territoriale e geografica dell’ATS, la scarsa densità della popolazione, nonché la
scarsità di risorse economiche dedicate alle funzioni sociali, il Comitato dei Sindaci ha scelto , come
forma di associazione per la gestione dei servizi sociali, di cui al presente Piano, la Convenzione ex art.
30 del TUEL, con l’individuazione di un “ufficio comune”, presso il Comune capofila, denominato
“Ufficio di Piano”.
All’Ufficio di Piano è affidata la competenza amministrativa e gestionale dei servizi sociali per l’intero
ATS. I provvedimenti vengono adottati dal Dirigente o dal Funzionario responsabile dell’Ufficio di Piano,
che dispone delle risorse umane assegnate e delle risorse finanziarie affidate, nel rispetto delle
procedure definite dalle norme di riferimento e dai regolamenti locali..
I soggetti istituzionali che partecipano alla governance dell’ATS sono:
1. Il Comitato dei Sindaci;
2. Il Coordinatore d’Ambito;
3. L’Ufficio di Piano.
c. Il Comitato dei Sindaci
Il Comitato dei Sindaci è l’organo politico dell’ATS ed è composto dai Sindaci dei Comuni (o da loro
delegati scelti espressamente tra Assessori o Consiglieri Comunali).
Esso si riunisce periodicamente ed almeno 2 volte l’anno, per approvare il rendiconto delle attività
svolte nell’anno precedente e il piano attuativo annuale della programmazione triennale. I compiti del
Comitato, in ordine cronologico, sono:
Convocare, a cura del Presidente del Comitato dei Sindaci uscente, nel periodo compreso dal
giorno successivo alla pubblicazione del presente Piano nel BURM e fino a massimo il 15° giorno
successivo, la prima riunione del Comitato, dandone comunicazione alla Regione;
approvare, nella prima riunione, il regolamento di funzionamento del Comitato stesso e
provvedere all’elezione del Presidente e del vice Presidente;
individuare il Comune capofila e nominare il Coordinatore d’Ambito, come descritto nel
successivo paragrafo, che svolge le funzioni di segretario del Comitato e redige il testo
dell’Accordo di programma ai sensi dell’art. 34 del TUEL;
approvare gli atti necessari alla fase di “avvio” dell’ATS;
individuare, in base alle peculiarità istituzionali del territorio la modalità gestione dell’ATS
(convenzione, unione di comuni, consorzio, azienda speciale, istituzione pubblica, ...), attraverso la
quale procedere alla nuova organizzazione dei servizi tra Comuni a livello d’ambito, determinando
le forme organizzative più idonee per la realizzazione della rete integrata dei servizi e delle
prestazioni sociali, anche attraverso specifici ulteriori accordi di programma, convenzioni, deleghe
ad altri comuni, protocolli d’intesa per la realizzazione di progetti e servizi specifici, progettazioni
sovracomunali concertate;
determinare gli obiettivi e la programmazione delle attività da inserire all’interno del PdZ;
individuare i progetti specifici e dell’intero PdZ tramite il supporto tecnico del Coordinatore
d’Ambito e di un eventuale “tavolo tecnico di supporto”;
istituire il "tavolo di concertazione" per garantire il coinvolgimento dei soggetti di cui all’art. 1
della Legge n. 328/2000 nella progettazione e realizzazione degli interventi e per promuovere la
partecipazione attiva dei cittadini;
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approvare il PdZ con il relativo accordo di programma e gli atti di gestione connessi;
approvare la relazione consuntiva annuale (art. 39 della Legge regionale 13/2014), la Carta dei diritti
di cittadinanza sociale (ex art. 31 della Legge regionale 13/2014);
nominare l’Ufficio di Piano.
Nell’ambito della propria azione di indirizzo politico, il Comitato dei Sindaci svolge le seguenti
funzioni:
individua il Comune Capofila dell’Ambito;
elegge il Presidente, il Vice Presidente ed adotta il regolamento necessario al proprio
funzionamento;
nomina il Coordinatore d’Ambito;
istituisce l’Ufficio di Piano e attiva la verifica e la valutazione dell’attività svolta dal coordinatore in
aderenza agli atti di indirizzo della Regione;
approva l’accordo di programma e il PdZ, inviandoli in Regione per l’approvazione;
approva i piani attuativi annuali del PdZ, la relazione consuntiva annuale con il relativo rendiconto
annuale, inviandoli in Regione.
d. Il Coordinatore della rete dei servizi (cfr obiettivo di sservizio
specifico) .
e. L’Ufficio di Piano (cfr obiettivo di servizio specifico)
L’Ufficio di Piano costituisce il luogo preposto alla pianificazione territoriale e alla realizzazione dei
servizi e degli interventi programmati nel PdZ. Esso, infatti, riveste un ruolo strategico in quanto ha il
compito di elaborare e attuare la progettazione esecutiva della programmazione di zona e di gestire i
servizi e gli interventi previsti nel PdZ.
Le funzioni dell’Ufficio di Piano sono le seguenti:
analisi del sistema d’offerta dei servizi (localizzazione, funzioni, prestazioni, professioni, costi)
presenti nell’ATS, per valutarne l’appropriatezza e l’eventuale ridefinizione;
supporto al Coordinatore d’Ambito per l’elaborazione della programmazione complessiva delle
politiche sociali territoriali, comprensive anche di servizi svolti da singoli comuni finanziati con
fondi propri;
supporto al Coordinatore d’Ambito per l’attivazione della concertazione territoriale per
l’analisi dei problemi sociali e dei bisogni dei cittadini;
supporto al Coordinatore d’Ambito per il monitoraggio dei problemi e della domanda sociale e
l’individuazione di eventuali nuovi bisogni, attraverso l’organizzazione di momenti concertativi
con i soggetti presenti nel territorio dell’Ambito Territoriale;
raccordo degli Uffici di Segretariato Sociale, il Servizio Sociale Professionale e i singoli Comuni;
predisposizione dell’organizzazione necessaria a realizzare le funzioni unitarie di accesso ai
servizi socio-sanitari attraverso la PUA e l’UVM del Distretto sanitario competente per
territorio; predisposizione di piani di comunicazione sociale;
aggiornamento in materia di normativa regionale, nazionale, europea anche al fine di
intercettare nuove e differenti risorse economiche;
definizione delle procedure amministrative connesse alla programmazione, gestione, controllo
e rendicontazione delle risorse finanziarie;
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definizione delle modalità di individuazione, allocazione delle risorse economiche, strutturali,
umane;
organizzazione e affidamento dei servizi ai soggetti del terzo settore previsti dal PdZ;
definizione dei regolamenti d’accesso e di compartecipazione ai servizi da parte degli
utenti; predisposizione di sistemi di monitoraggio e valutazione dei servizi;
costruzione e alimentazione dei sistemi di monitoraggio amministrativo, contabile e finanziario
degli OdS previsti nel PSR;
monitoraggio della qualità offerta ai destinatari dei servizi attraverso l’alimentazione costante
del sistema di monitoraggio regionale sugli indicatori di qualità degli OdS;
supporto al Coordinatore d’Ambito nella predisposizione di sistemi di valutazione del Piano di
zona in grado di sostenere il suo processo di adeguamento o la sua ridefinizione;
monitoraggio delle procedure di affidamento dei servizi previsti nel Piano di Zona con particolare
attenzione alle caratteristiche dei soggetti a cui affidare, ai criteri di valutazione delle proposte
progettuali ed ai vincoli posti nei bandi e negli avvisi per sostenere il rispetto della normativa
vigente in materia di contratti di lavoro per tutte le risorse umane impegnate dai soggetti affidatari
per la erogazione dei servizi;
predisposizione e alimentazione costante dei sistemi informativi per l’elaborazione di dati
territoriali locali, provinciali e regionali.
L’Ufficio di Piano si configura, ai sensi dell’art. 30 del TUEL, come un “ufficio comune” dei comuni che
aderiscono all’ATS (convenzione) che, posto all’interno del Comune capofila, svolge le attività di
progettazione esecutiva, gestione e monitoraggio del sistema dei servizi sul territorio di riferimento ed
è finalizzata all’attuazione del PdZ.
L’Ufficio di Piano è, di norma, diretto dal Coordinatore d’Ambito che, nel caso in cui il Comitato dei
sindaci non abbia individuato un dirigente per le funzioni gestionali amministrative, assolve anche alla
funzione di Responsabile.
Diversamente l’Ufficio di Piano è diretto da un responsabile amministrativo e gestionale dipendente
del Comune capofila, che ne sostiene i costi e la spesa per il personale.
Data l’importanza che, in questa programmazione riveste l’Ufficio di Piano, è precisa volontà
dell’Amministrazione regionale riconoscere tale ruolo, inserendo l’Ufficio di Piano all’interno del “Livello
essenziale delle prestazioni” dell’area del welfare d’accesso – azione di sistema - e assegnandogli un preciso
OdS, vincolante per ogni ATS, secondo la tabella riportata al capitolo riguardante gli Obiettivi di Servizio.
Gli Uffici di Piano saranno sottoposti ad autovalutazione al fine di determinarne gli indicatori di qualità.
Per la composizione dell’Ufficio di Piano, il Comitato dei Sindaci può indicare sia personale in organico
presso i Comuni dell’ATS, sia decidere di fare ricorso a figure esterne, a qualsiasi titolo contrattualizzate,
anche in regime di appalto di servizio, per la parte dei compiti non di direzione, tramite ditte specializzate.
L’Ufficio di Piano è disciplinato da apposito regolamento, che è parte integrante del PdZ, redatto in
applicazione del dettato del PSR, soprattutto in funzione dell’OdS.
Nelle more dell’approvazione del PSR e del relativo PdZ, il personale facente parte dell’Ufficio di Piano
della programmazione precedente, al fine di garantire la continuità dei servizi, resta in carica e
collabora con il Coordinatore d’Ambito alla stesura del PdZ fino alla nomina del nuovo Ufficio di Piano.
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9 Piano Finanziario Cfr. Allegato
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