SIUCP on Web n.1
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SIUCP ON WEB D E L L A S O C I E T À I T A L I A N A U N I T A R I A D I C O L O N P R O C T O L O G I A NUMERO UNO - marzo 2013 N E W S L E T T E R CONGRESSO 2013 Endometriosi Intestinale profonda Giusto Pignata Pag. 2 Approccio alle linne guida: l’ematoma dopo stapler Guglielmo Giannotti Pag. 6 Commento di Rubina Ruggiero Pag. 11 Trattamento ambulatoriale della patologia emorriodaria Adolfo Renzi Pag. 12 Commento di Antonio Longo Pag. 19 Mondo SIUCP Pag.24 Next Events Pag. 27-28 Informazioni Utili Pag.29 Ogni promessa ... Ecco quindi che e s p e r i e n z a n e l t r a t t a m e n t o “SIUCP on Web”, la prima newsletter dell’endometriosi intestinale per via della SIUCP, arriva al suo numero di laparoscopoica. Il video è, come marzo 2013, il secondo dopo il numero consuetudine, accompagnato da un zero dello scorso dicembre, con ben 30 corposo testo. Mosso da un lato dalla volontà di pagine fitte di contenuti! c o n d ividere la sua pluriennale Le prime parole nell’introduzione a questo nuovo numero non possono esperienza nel trattamento stapleressere che di gratiudine a tutti coloro assistito del prolasso rettale e dall’altro che, numerosissimi, hanno voluto d a l l a c o n s a p e v o l e z z a d i d o v e r testimoniarci il loro apprezzamento per p r o m u o v e r e l i n e e g u i d a c o m u n i , questa nuova iniziativa della SIUCP a G u g l i e m o G i a n n o t t i c i o f f r e u n favore dei propri Soci. La formula della interessante scritto su questo tema e-pub, con tutti i vantaggi connessi ad ponendo l’accento sui limiti delle staplers u n a p u b b l i c a z i o n e i n t e r a m e n t e circolari e sulle indicazioni all’uso della elettronica, (diffusione in tempo reale, Contour Transtar. Il commento è di contenuti multimediali, iper-links e Rubuna Ruggiero. Il trattamento ambulatoriale della l’estrema economicità realizzativa patologia emorroidria, con un’ampia quanto mai utile in questi tempi) ha conquinstato molti colleghi che hanno rivisitazione delle varie procedure e dei voluto inviarci le loro esperienze per loro risultati sulla base di una attenta ricerca bibliografica è il contributo di condividerle con voi tutti. In questo numero di SIUCP on Web, Adolfo Renzi. Godibilissimi, come sempre, i commenti di Antonio Longo. che continuerete a ricevere Troverete, inoltre, notizie sui “next regolarmente e gratuitamente via events”, sul nostro Meeting di giugno, e email, troverete interessanti articoli. altre utili informazioni dal Mondo SIUCP. Per la rubrica “Video of the Buona lettura month”, Giusto Pignata ci presenta un A.R. b e l v i d e o s u l l a s u a v a s t i s s i m a SIUCP ON WEB marzo 2013 RESEZIONI COLORETTALI LAPAROSCOPICHE PER IL TRATTAMENTO DELL’ENDOMETRIOSI INTESTINALE PROFONDA Giusto Pignata, Fabrizio Lazzara, Jacopo Andreuccetti, Umberto Bracale VIDEO OF THE MONTH L’endometriosi intestinale è una malattia ginecologica d’interesse chirurgico che trova un’opzione terapeutica nelle resezioni colo-rettali laparoscopiche. Il trattamento della patologia richiede una adeguata conoscenza di procedure ginecologiche, urologiche e chirurgiche avanzate. Con l’obiettivo di rendere sempre meno invasiva la procedura, è stata sviluppata anche in questo ambito una chirurgia laparoscopica con singolo accesso che permette di ottenere lo stesso outcome chirurgico utilizzando un’unica incisione all’interno dell’ombelico per accedere alla cavità peritoneale. ENDOMETRIOSI Si definisce endometriosi la presenza di endometrio in sedi diverse dall’utero. Il tessuto risponde al ciclo ormonale perché presenta gli stessi recettori per gli steroidi dell’endometrio normale. Questo fa si che ciclicamente avvengano sanguinamenti con sfaldamenti che sono causa dell’infiammazione, della neovascolarizzazione e della fibrosi responsabili della sintomatologia della malattia. L’endometriosi, nonostante sia uno dei problemi ginecologici più frequenti, è una patologia spesso misconosciuta e diagnosticata dopo molto tempo dall’instaurarsi dei sintomi. La sintomatologia dolorosa e l’infertilità sono in grado di influenzare negativamente il benessere generale e sociale delle giovani donne affette. Le localizzazioni più frequenti degli impianti di endometriosi sono pelviche e possono coinvolgere l’ovaio, i legamenti sacro-uterini, il setto rettovaginale, le tube, la vagina, la cervice uterina, causando una grave dismenorrea, dolore pelvico e infertilità. Altre sedi meno frequenti sono le cicatrici delle laparotomie, la pleura e il polmone, il diaframma, il rene, la milza, la colecisti, il canale midollare spinale, la mammella e la mucosa nasale e possono fare si che la malattia si presenti con segni atipici come emottisi cicliche. L’endometriosi può presentarsi in forme infiltranti profonde (DIE – deeply infiltrating endometriosis) e coinvolgere per oltre 5 mm in profondità i legamenti sacrouterini, gli ureteri, il colon , il retto, la vagina, la vescica, l’utero o la vagina. In alcuni casi la malattia si manifesta con una diffusione profonda dal setto rettovaginale al retto e al sigma, generando il quadro dell’endometriosi intestinale. Il sigma può essere coinvolto direttamente da foci di endometriosi peritoneali. I sintomi tipici sono le alterazioni della normale frequenza e delle caratteristiche dell’alvo, con diarrea, stipsi, alvo alterno e in alcuni casi tenesmo rettale. In caso di invasione di parete oltre la sottomucosa fino alla mucosa si può verificare un sanguinamento endoluminale con caratteristiche di ciclicità in corrispondenza dei flussi mestruali. Sebbene sia un evento raro, è stato descritto anche il rischio di perforazione spontanea del viscere. 2 SIUCP ON WEB marzo 2013 Sebbene non sia comune l’endometriosi può coinvolgere anche la vescica, gli ureteri e i reni delineando il quadro della endometriosi del tratto urinario; spesso è asintomatica mentre meno frequentemente si manifesta con dolore al fianco ed ematuria. L’endometriosi si può sviluppare intrinsecamente nell’uretere o più frequentemente coinvolgere l’uretere dall’esterno causando ureteronefrosi e idronefrosi tanto da fare si che al momento della diagnosi il trattamento chirurgico indicato sia la nefrectomia. Circa un terzo delle donne affette da endometriosi non sviluppa sintomi, i restanti due terzi presentano una sintomatologia non correlata con il grado di endometriosi, la frequenza e le estensioni delle lesioni ma correlata alla profondità e alla sede. I sintomi dell’endometriosi sono: dismenorrea, metrorragia e mestruazioni irregolari, dolore cronico addominale pelvico o lombare, dispareunia, dischezia, alterazioni dell’alvo, proctorragia o ematochezia, nausea e vomito, stranguria, pollachiuria ed ematuria, dolore durante l’attività fisica. Sintomi meno frequenti sono associati alle localizzazioni extraperitoneali. coinvolto. Queste tecniche come si vedrà in seguito possono essere portate a termine efficacemente e in sicurezza con un approccio laparoscopico. Le donne affette da endometriosi intestinale sintomatica non sono abitualmente propense ad accettare l’ipotesi di un approccio basato sull’osservazione ed il trattamento dei sintomi. La malattia non solo si presenta con sintomi che alterano la qualità della vita ed i rapporti sociali ma la gravità del quadro di ostruzione intestinale può fare si che sia la donna stessa a presentarsi direttamente alla visita chirurgica con la richiesta di un trattamento risolutivo. Alcune donne mantengono invece un quadro di asintomaticità intestinale pur con la presenza di DIE del sigma o del retto, tanto da rendere difficile la scelta chirurgica e soggettiva la decisione di intervenire. La terapia medica, cioè il trattamento ormonale, non ha un utilizzo efficace nel trattamento della DIE, non permette l’eliminazione dei noduli ma solo una parziale riduzione di volume. Nell’ambito della riduzione delle recidive dopo trattamento chirurgico, invece, il ricorso alla terapia medica fornisce dei vantaggi poiché è ipotizzabile che i L’endometriosi si presenta con quadri variabili che m e c c a n i s m i f i s i o p a t o l o g i c i a l l a b a s e vanno dalla totale asintomaticità a dolore pelvico, d e l l ’ e n d o m e t r i o s i n o n s i a n o a l t e r a t i i n f e r t i l i t à e c o m p l i c a n z e c o n s e g u e n t i dall’asportazione del tessuto endometriale all’interessamento urologico e intestinale. ectopico. ENDOMETRIOSI INTESTINALE Due sono gli approcci chirurgici: l’escissione dei noduli, il trattamento conservativo, e la resezione colorettale, il trattamento radicale. Il trattamento conservativo è portato a termine senza l’apertura del viscere (shaving) o con la rimozione del nodulo e di una pastiglia di parete dell’intestino (escissione). Il trattamento radicale prevede la resezione del tratto intestinale coinvolto. Il coinvolgimento dell’intestino è riportato con una prevalenza che varia dal 5,3% al 12%. Come detto l’endometriosi frequentemente coinvolge il setto rettovaginale e da questa sede gli impianti possono invadere profondamente la parete del retto e del sigma. In questi casi ai sintomi La scelta della resezione colorettale è supportata caratteristici dell’endometriosi si aggiungono dall’evidenza di un significativo miglioramento dischezia, stipsi ingravescente, proctorragia della qualità della vita e riduzione del dolore. Il edematochezia. trattamento radicale si fonda sul concetto della Normalmente il trattamento medico ormonale necessità della rimozione di tutti i focolai intestinali non permette di ottenere risultati soddisfacenti di endometriosi per evitare la recidiva giacché nella DIE perché non è la presenza di endometrio sono le cellule ghiandolari endometriali e lo stroma e il sanguinamento ciclico ma la presenza di fibrosi e non la fibrosi a causare l’invasione in profondità. e alterazioni anatomiche a causarne la sintomatologia. Per questo motivo la patologia ha un predominante interesse chirurgico. Il trattamento chirurgico dell’endometriosi varia da tecniche conservative che hanno l’obiettivo di rimuovere la zona interessata dalla fibrosi e gli impianti (shaving e escissioni) a tecniche radicali che prevedono la resezione del tratto di intestino L’asportazione dei soli noduli e il trattamento conservativo sono invece scelti da molti chirurghi che ritengono che l’aumentato rischio di complicanze postoperatorie in caso di resezioni colorettali non sia bilanciato dai vantaggi terapeutici nel trattamento di una patologia benigna. Focolai microscopici di endometriosi possono essere evidenziati sulla parete del colon 3 SIUCP ON WEB marzo 2013 delle donne operate in questo modo, e ciò sembra spiegare che in più del 70% dei casi i sintomi gastrointestinali persistano dopo il trattamento. Diamo indicazione alla resezione colorettale laparoscopica nei casi di DIE intestinale sintomatica in pazienti con endometriosi di stadio IV secondo Adamyan. Leila Adamyan propose un sistema di classificazione dell’endometriosi del cavo di Douglas basata sull’estensione della malattia nel setto rettovaginale e nel cavo di Douglas. Questa sede corrisponde alla regione anatomica interessata nel caso di endometriosi intestinale del retto e del sigma. Stadio Stadio I Stadio II Stadio III Stadio IV Localizzazione dell’endometriosi L’endometriosi è localizzata al setto rettovaginale Il tessuto endometriosico invade la cervice e penetra nella vagina causando fibrosi e formazione di cisti L’endometriosi si diffonde ai legamenti sacrouterini e alla sierosa che riveste il retto La parete rettale, la giunzione retto-sigma e il peritoneo rettouterino sono coinvolti e il cavo di Douglas è obliterato La scelta della laparoscopia questa patologia che colpisce le quali la percezione del dell’intervento chirurgico, oltre ben si associa a donne giovani per peso psicologico che i segni visibili, possono essere in questo modo ridotti efficacemente. Nel caso specifico dell’endometriosi, la laparoscopia ha un interesse prima di tutto diagnostico oltre che terapeutico, anche in casi non infiltranti, dove il sintomo principale è il dolore e il problema l’infertilità. L’utilizzo di questo strumento in tutti gli ambiti del trattamento della patologia è irrinunciabile in centri che si dedicano all’endometriosi. La conversione dell’intervento verso chirurgia aperta è riportata in letteratura fino al 20% dei casi. Questa elevata frequenza di conversione si spiega ricordando che oltre alla resezione intestinale è necessario spesso eseguire ureterolisi, resezioni ureterali, cistectomie ovariche, resezioni di vagina e vescica. La resezione espone ovviamente a maggiori complicanze intraoperatorie e postoperatorie. Le più frequenti sono atonia vescicale e ritezione urinaria con necessità di cateterizzazione (20%) e stipsi cronica (27%). Altre complicanze sono fistole anastomotiche, ascessi pelvici, proctorragia, perforazione vaginale o uterina, lesioni vescicali, ureterali, intestinali, lesioni di nervi motori, fistole rettovaginali o colovaginali. La paziente deve essere informata con precisione sugli effettivi vantaggi e rischi di questa procedura, in modo da avere un ruolo attivo nella scelta dell’intervento chirurgico. Un discorso a parte merita il trattamento della DIE del tratto urinario. Il punto fondamentale è la valutazione preoperatoria e la cateterizzazione ureterale in caso di sospetto di infiltrazione. Durante l’intervento chrirurgico per DIE gli ureteri devono essere sempre evidenziati, se necessario sottopassati e montati su loop vascolari. Questo permette di valutare correttamente l’approccio più indicato. In caso di fibrosi esterna all’uretere che ne provochi l’ostruzione il trattamento di scelta è l’ureterolisi, cioè la liberazione dell’uretere dalla fibrosi fino all’ingresso in vescica. In caso d’infiltrazione dell’uretere è frequentemente indicata la resezione del tratto coinvolto. Vista la sede pelvica profonda della malattia spesso la ricostruzione del tratto urinario non può essere una anastomosi uretero-ureterale ma si deve ricorrere a tecniche di reimpianto vescicale. Scegliamo il reimpianto dell’uretere sulla cupola vescicale e la mobilizzazione della vescica che viene fissata al legamento del muscolo Psoas omolaterale. La tecnica di Lich-Gregoire con Psoas-Hitch può essere eseguita in casi selezionati anche in laparoscopia, si tratta di una procedura tecnicamente molto impegnativa ma che fornisce ottimi risultati e che può essere sfruttata per diverse patologie nelle quali sia necessario resecare la porzione terminale dell’uretere. 4 SIUCP ON WEB marzo 2013 La chirurgia laparoscopica con singolo accesso è il passo successivo nel percorso verso la riduzione dell’invasività dell’intervento chirurgico laparoscopico. La chirurgia resettiva colo-rettale con singolo accesso permette di ottenere risultati comparabili con la chirurgia laparoscopica convenzionale ma deve essere indicata a pazienti altamente selezionate e eseguita in centri specializzati. La chirurgia laparoscopica colorettale con accesso singolo non sta altresì avendo una rapida espansione viste le importanti difficoltà tecniche, la mancanza di ergonomia, e la già limitata diffusione della laparoscopia alla chirurgia colorettale. Clicca qui per vedere il video 5 SIUCP ON WEB marzo 2013 Linee guida al trattamento chirurgico del prolasso rettale. Quali indicazioni all’uso della contour-transtar? Gugliemo Giannotti LINEE GUIDA Il trattamento chirurgico del prolasso rettale con suturatrice meccanica è iniziato nel 1995 con l’entrata in commercio da parte della J&J della suturatrice circolare PPH01. Con tale strumento in questi anni si sono eseguiti migliaia di interventi chirurgici per la gestione della patologia emorroidaria come suggerito dal dott. Antonio Longo. Il passo successivo è stato l’impiego di due suturatrici (STARR) nel trattamento dei prolassi più voluminosi e più tardivamente nel trattamento del prolasso rettale associato ad ODS. Tale esigenza è nata dal riscontro in alcune casistiche di una discreta recidività del prolasso. Con il tempo abbiamo infatti capito che non era corretto parlare di recidività del prolasso, vista la precoce comparsa della stessa, ma bensì di residuità. L’utilizzo pertanto di due suturatrici meccaniche nel trattamento dei prolassi più voluminosi è stato sino ad oggi il trattamento di scelta nella cura del prolasso rettale. Come risulta dal registro STARR l’intervento di STARR con doppia PPH è efficace, sicuro e di discreta soddisfazione per il paziente. Il sintomo ostruita defecazione è abbastanza ben corretto ma rimane una discreta recidività nei follow up che superino i 24 mesi e l’urgency che rappresenta il sintomo più frequente dopo la correzione chirurgica passa dal 45% nei primi 3 mesi al 20 circa dopo un anno. In alcuni casi lo stesso persiste nel 5-7 % dei pazienti . Sulla base di questi presupposti nel 2005 è stato messo a punto dalla J&J un nuovo device ( Contour. Transtar) con caratteristiche strutturali completamente diverse dai precedenti device non solo nella forma ma anche nella capacità di resezione e sintesi tessutale che ha cambiato il corso di questa chirurgia nel trattamento del prolasso rettale. Scopo del nostro lavoro è stato quello di indicare in quali casi è più idoneo l’utilizzo di tale strumento nel trattamento del prolasso rettale . Con l’avvento delle suturatrici nel trattamento del prolasso rettale abbiamo avuto modo di poter riprendere in considerazione tutta la letteratura relativa all’etiopatogenesi del prolasso rettale e della malattia emorroidaria. E’ stata proprio quest’ultima ad essere oggetto di rivisitazione sia per quanto riguarda l’etiopatogenesi che per il suo trattamento. Da oltre 50 anni illustri chirurghi come Milligan e Morgan avevano ipotizzato che esistesse una malattia emorroidaria caratterizzata dalla comparsa di alterazioni strutturali del plesso emorroidario che portavano ad una sintomatologia caratteristica dove il sanguinamento ed il rigonfiamento dello stesso uno volta rimosso chirurgicamente portava ad una risoluzione della sintomatologia riferita dal paziente. Diverse sono state le ipotesi sull’etiopatogenesi di tale malattia. Si è pensato vi fosse una alterazione della struttura di sostegno connettivale, una alterazione del flusso ematico arterioso e venoso tutte comunque centrate su una 6 SIUCP ON WEB marzo 2013 alterazione settoriale di tale plesso e mai come epifenomeno di una alterazione strutturale più a monte di tale tale distretto. Si sono formulate diverse classificazioni di cui quella proposta dal St. Mark’s Hospital resta sempre la più accettata che divide la patologia emorroidaria in quattro gradi di prolasso emorroidario di cui nell’ultimo oltre al prolasso si riscontrano delle alterazioni morfo strutturali con la presenza di noduli fibrotici ed alterazioni dell’anoderma che portano ad una irriducibilità del prolasso stesso. Ciò che invece è stato il presupposto del trattamento del prolasso emorroidario con suturatrice meccanica secondo la tecnica proposta dal Prof. Antonio Longo è la presenza di un prolasso rettale a monte del plesso emorroidario come causa dei disturbi sul plesso stesso, motivo per cui la rimozione dello stesso con suturatrice meccanica, non rimuovendo assolutamente il plesso emorroidario, determina un’anopessi dello stesso che risolve la sintomatologia emorroidaria. Possiamo pertanto parlare di malattia emorroidaria? Alla luce di quanto detto potremmo dire di no ma questo credo non sia corretto in quanto dopo una prima fase di entusiasmo con l’utilizzo della tecnica sec. Longo nel trattamento della patologia emorroidaria, in letteratura , si sono segnalati i primi insuccessi non tanto nella non risoluzione dei sintomi ma nella brevità temporale della loro risoluzione e nella segnalazione di una discreta recidività del prolasso. Questa condizione ci ha pertanto permesso non solo di eseguire una rivalutazione dell’indicazioni a questo tipo di trattamento ma soprattutto di prendere in considerazione anche la necessaria valutazione dell’integrità anatomica e funzionale del plesso emorroidario in associazione ad una maggiore valutazione sulle dimensioni del prolasso rettale prima di porre l’indicazione chirurgica all’utilizzo di queste nuove metodiche. Nel primo caso dobbiamo pensare che la persistenza temporale dei disturbi dati dal prolasso rettale può determinare a suo volta anche una alterazione del plesso stesso con la comparsa di quelle alterazioni che nel IV grado della classificazione del St.Mark’s Hospital evidenziano la comparsa di noduli fibrotici ed alterazioni dell’anoderma che portano ad una irriducibilità dello stesso e pertanto anche dopo aver eseguito una anopessi meccanica è probabilmente necessario eseguire, magari non subito, un trattamento sul plesso stesso con la rimozione dei noduli o delle marische o anche una eventuale emorroiedectomia parziale dove fosse necessario. Dall’altro, una più corretta valutazione delle dimensioni del prolasso rettale, ci ha permesso di capire che non tutti i prolassi sono uguali e soprattutto che gli stessi non possono essere trattati tutti con la stessa tecnica. Ma quale obbiettivo dobbiamo perseguire nella risoluzione del prolasso che causa disturbi del plesso emorroidario? L’obbiettivo è la rimozione di un prolasso a prevalente interessamento mucoso che è più frequente nell’uomo dove per caratteristiche anatomiche e funzionali il canale anale è più lungo ed il bacino più stretto, mentre nella donna il disturbo è sintomatico se associato a disturbi dello svuotamento rettale che spesso si associano ad alterazioni strutturali dell’ampolla secondarie al parto. E’ proprio a questo riguardo che nascono alcune riflessioni sulle capacità strutturali della suturatrice circolare. La suturatrice circolare ha un limite di volume di prolasso da rimuovere che risente anche dello spessore dello stesso. Infatti se il volume fosse liquido la stessa potrebbe contenere sino a 18 cm cubici ma essendo lo stesso, solido non si riesce comunque a riempirlo tutto. Se il prolasso è più sottile più facilmente può entrare nel case della suturatrice ma se lo stesso è più spesso questo tende ad “impattarsi” all’ingresso della macchina. Sulla base di queste iniziali considerazioni tecniche si è proceduto ad eseguire una modificazione tecnica che prevede l’utilizzo di due suturatrici (STARR con doppia PPH). Tale metodica tecnica ha permesso sicuramente di risolvere l’aumento del volume di resezione. In una prima fase sono state introdotte l’impiego di più borse di tabacco per trazionare il prolasso all’esterno ed introdurlo nella macchina. Successivamente con l’ulteriore modifica della tecnica a paracadute si è migliorato sia l’inserimento del prolasso nella macchina che aumentato il volume di resezione dello stesso. Con questa modificazione tecnica abbiamo raggiunto l’obbiettivo preposto per quanto riguarda la risoluzione della sintomatologia emorroidaria legata al prolasso rettale lieve medio. Ma se il prolasso rettale è a tutto spessore valgono le stesse regole? La tecnica di STARR con doppia PPH è stata applicata successivamente anche ai prolassi rettali associati ad ostruita defecazione per la concomitante presenza di un rettocele ed una invaginazione intrarettale. 7 SIUCP ON WEB marzo 2013 I risultati come risulta dal registro nazionale STARR sembrano discreti nel conferire una certa soddisfazione nella risoluzione dell’ingombro rettale che si traduce in riduzione della digitazione e nella sensazione di evacuazione incompleta. Il decorso però è caratterizzato da una discreta urgency che passa dal 45% nei primi tre mesi al 20% circa ad un anno nelle casistiche peggiori ma a lungo termine con follow up oltre 24 mesi si nota una recidività dei sintomi che si aggira intorno al 35%. Nel prolasso rettale condizionate ostruita defecazione ci troviamo di fronte ad un prolasso a tutto spessore. Come ben sappiamo la parete del retto subisce a causa del trauma da parto una lacerazione della muscolatura longitudinale che condiziona l’origine del rettocele e tale circostanza porta da una alterazione strutturale dell’ampolla o meglio della parete ampollare che si presenterà con spessore non unifor me circonferenzialmente. Pertanto nel tratto interessato dal rettocele la parete sarà più sottile e ciò corrisponde sempre alla parete anteriore del retto che entra in contatto con la parete posteriore della vagina attraverso il setto retto vaginale., mentre la parete posteriore è più spessa per la presenza del grasso perirettale. Da questa considerazione emerge che tutta la parete anteriore può con una certa facilità entrare nel case della suturatrice circolare PPH ed essere resecata a tutto spessore se la parete è sottile mentre se la stessa è spessa tale resezione non può considerarsi a tutto spessore e questo determinerà una interruzione parziale del tessuto muscolare rettale con la maggiore possibilità di un sanguinamento postoperatorio. Tale circostanza è ancora più frequente se la parete è quella posteriore dove sono presenti vasi nel contesto tessutale del grasso perirettale. Talvolta questi vasi interrotti parzialmente tendono a sanguinare non tanto nel lume rettale stesso ma nello spazio perirettale costituendo il presupposto per la formazione di ematomi perirettali. L’altro elemento che dobbiamo prendere in considerazione è la formazione di una resezione non circonferenziale dell’ampolla rettale che viene sempre eseguita con la tecnica STARR con doppia PPH in quanto eseguendo la resezione con due suturatrici che resecano indipendentemente la parete rettale anteriore e quella posteriore il prodotto finale è la formazione di due orecchiette laterali che possono in qualche modo inficiare il volume di resezione creando il presupposto di una residuità di prolasso che potrebbe non essere ottimale come obbiettivo finale della resezione. Allora la domanda che dobbiamo porci è, quale obbiettivo nella chirurgia del prolasso rettale? Gli obbiettivi della chirurgia del prolasso rettale condizionante l’ostruita defecazione sono essenzialmente: · · · rimozione dell’ingombro rettale il ripristino dell’anatomia dell’ampolla rettale ripristino della compliance rettale La rimozione dell’ingombro rettale è al momento possibile con le sole suturatrici meccaniche. L’intervento di Delorme interna è una mucosectomia associata ad una rettopessi e questo dal punto di vista funzionale non segue i criteri suddetti cosi come la rettopessi ventrale dove viene rimosso l’ingombro rettale senza la rimozione del difetto che lo ha generato. Il ripristino dell’anatomia dell’ampolla rettale è data dalla resezione rettale che deve necessariamente interessare tutto il tratto di parete rettale discontinuata in modo da determinare un avvicinamento degli strati muscolari così come nell’anatomia normale Il ripristino della compliance rettale in questa chirurgia con doppia stapler prevede una prima fase funzionale con la comparsa di disturbi che assomigliano molto a quelli riferiti dal paziente prima dell’intervento e successivamente assistiamo alla comparsa di disturbi quale l’urgenza defecatoria che è espressione di una riduzione del volume rettale che nella STARR con doppia PPH è maggiore di quello con la contourtranstar dove pertanto tale sintomo risulta significativamente più ridotto. Nella fase successiva la compliance rettale risente del sollevamento del piano perineale per accorciamento del retto e questo indirettamente migliora anche la funzione dei compartimenti vicini soprattutto se presente l’utero. E’ pertanto in questa logica che si inserisce la nuova suturatrice semicircolare contour-transtar. Lo strumento che presenta caratteristiche strutturali differenti rispetto alle suturatrici circolari che possiamo riepilogare: · nella forma in quanto semicircolare · nel morso in quanto arco di resezione della lunghezza di 3 cm nello spessore della sutura finale che · confeziona una sutura dello spessore di 2 mm. · ma soprattutto nella capacità di eseguire una resezione rettale regolata circonferenziale 8 SIUCP ON WEB marzo 2013 Lo strumento per le sue caratteristiche volumetriche e strutturali è idoneo in un canale anale più ampio e dato che il canale anale dell’uomo è più stretto e lungo rispetto a quello delle donne il suo utilizzo nell’uomo è stato oggetto di comparsa di alcune complicanze motivo per cui a nostro avviso riteniamo che lo stesso attualmente nell’uomo, non vada utilizzato. Quale a nostro avviso possono essere le indicazione più idonee all’utilizzo di tale strumento.? La risposta a questo quesito ci riporta a riconsiderare il prolasso nella sua classificazione. Per coloro che sono favorevoli al trattamento del prolasso con suturatrici meccaniche, quando il prolasso interessa tutta la parete rettale con la comparsa dell’invaginazione rettale e di conseguenza di ostruzione rettale più o meno completa l’intervento deve prevedere una resezione rettale circonferenziale. Tale resezione vista l’entità del tratto da resecare può essere eseguita attualmente solo da uno strumento con queste caratteristiche tecniche perchè abbiamo volumi di resezione decisamente più ampi di quelli delle suturatrici circolari e perchè cambiano significativamente anche gli spessori del resecato. Ciò che viene eseguito in questi tipi di prolasso utilizzando la doppia suturatrice è un debulking del prolasso. Se il volume del prolasso si avvicina al volume di resezione di due suturatrici probabilmente si ottiene un discreto risultato, ma quando questo è superiore si ottiene una disobliterazione non completa del lume rettale che ha come corrispettivo una non completa risoluzione del sintomo ostruttivo. L’aver eseguito lo stesso intervento con doppia suturatrice nasceva dalla sola mancanza di uno strumento più adatto a questo tipo di resezioni e pertanto abbiamo adattato lo stesso intervento ad un altro completamente diverso. Lo stesso è avvenuto quando abbiamo riscontrato una recidività dei sintomi emorroidari in quei prolassi trattati con una sola suturatrice, nel primo periodo dell’avvento della tecnica Longo, che ci hanno portato alla successiva modifica della tecnica e che hanno dato il via alla tecnica STARR con doppia stapler. Sarebbe assolutamente non corretto, allo stato attuale, ripetere lo stesso errore e cioè voler trattare i prolassi più significativi con doppia stapler ignorando la presenza di uno strumento nato appositamente per il trattamento di prolassi più complessi. Da queste considerazioni emerge senza dubbio che allo stato attuale non abbiamo purtroppo un sistema di misurazione del prolasso. Ma è così indispensabile e necessario misurare il prolasso? Sino ad oggi abbiamo empiricamente utilizzato la misurazione del prolasso sulla base del suo allocamento nel CAD o meglio abbiamo misurato le dimensioni del prolasso solo al tavolo operatorio definendo il prolasso come lieve-medio se non superava la metà del CAD mentre prolasso voluminoso quello che fuoriusciva dall’intero CAD ed abbiamo pertanto stabilito che da questa oggettiva valutazione si poteva porre indicazione all’utilizzo di una o due suturatrici per il trattamento dello stesso. Questo sistema può avere un senso clinico oggi solo in quelle condizioni in cui stiamo parlando di prolasso con sintomatologia a prevalente interessamento emorroidario non certo per l’ostruita defecazione. Si ritiene pertanto oggi non indispensabile misurare il prolasso perchè le indicazioni vengono dal correlare la valutazione sintomatologica con quella diagnostica nella quale devono essere inevitabilmente presenti alcuni esami come la colpocistodefecografia prima di eseguire il trattamento chirurgico e che lo stesso richiede l’utilizzo di strumenti idonei. In questo caso quindi l’indicazione chirurgica ed il tipo di strumentazione che andremo ad utilizzare deve essere programmata prima dell’atto chirurgico e quindi il chirurgo dovrà essere in grado di poter gestire questo trattamento con tutti gli strumenti a sua disposizione evitando quindi di adattare una tecnica ad una condizione clinica diversa. I risultati a questo riguardo dimostrano proprio quello che abbiamo premesso. I risultati funzionali con l’utilizzo della transtar nel trattamento del prolasso rettale in un follow up oltre i 24 mesi sono superiori al trattamento con doppia PPH. (Renzi, et) Nonostante l’evidente superiorità della transtar rispetto alla STARR classica la tecnica con transtar non ha trovato ampio consenso fra i chirurghi colorettali. Le spiegazioni di questo fenomeno vengono in prima istanza dalla mancanza iniziale di una standardizzazione della metodica che lascia al chirurgo un’ampia variabilità di passaggi tecnici. Sicuramente la variante tecnica con la scomposizione del prolasso, ossia la scomposizione longitudinale e lineare del prolasso associata poi alla resezione circonferenziale del prolasso con Contour-transtar si è dimostrata la tecnica più 9 SIUCP ON WEB marzo 2013 facilmente riproducibile anche se la stessa è gravata da un alto costo a seguito del necessario utilizzo di due suturatrici meccaniche, una lineare e la transtar. Nella fase iniziale dell’esperienza si sono segnalate delle complicanze che erano dettate più dalla scarsa conoscenza della tecnica che dal semplice utilizzo della suturatrice. Queste stesse complicanze non raggiungono oggi una significatività statistica. La complicanza emorragica che rappresenta la prima causa tra le complicanze della STARR con doppia stapler con questa tecnica è passata dal 5% circa delle statistiche più note a meno del 2%. La capacità emostatica della suturatrice è decisamente superiore rispetto alla circolare in quanto lo spessore della parete rettale che viene suturata rientra tra quella che viene coperta da una carica verde ossia 2 mm di altezza del punto. Anche la comparsa degli ematomi extrarettali è decisamente un dato poco frequente con la transtar perchè l’etiopatogenesi di questi ematomi viene dalla discontinuazione di vasi nel contesto della parete muscolare parzialmente interrotta dalla presa della suturatrice circolare o da vasi del grasso perirettale che se discontinuati si retraggono nello stesso determinando un infarcimento perirettale A questo proposito questa complicanza è una condizione che si manifesta subito a ridosso dell’atto chirurgico e può essere assolutamente prevenuta valutando attentamente lo spazio perirettale o i fornici vaginali al termine della resezione. La comparsa dell’ematoma richiede delle procedure ben precise che ci permettono di arrestare il sanguinamento. La deiscenza parziale dell’anastomosi è un dato poco frequente soprattutto se la sutura viene stabilizzata con punti staccati. I casi di deiscenza sono relativi a difficoltà di manovra durante la resezione prevalente nel tratto posteriore. Qualche volta la stessa si è riscontrata come esito di drenaggio di un ematoma perirettale. Rari sono stati i casi di sepsi per contaminazione perirettale. La deiscenza non richiede necessariamente il confezionamento di una stomia. Altra indicazione all’utilizzo della Contour-transtar è il trattamento del prolasso rettale completo esteriorizzato. Questa metodica innovativa è stata realizzata prima della scomposizione del prolasso occulto. Le tecniche a disposizione per il trattamento del prolasso rettale completo sono al momento le seguenti: 1. 2. 3. 4. Delorme Rettopessi sec. Wells Frikmann-Golberg Altemeier Allo stato attuale la rettopessi posteriore sec. Welles è stata sostituita da quella ventrale che può essere eseguita anche per via laparoscopica. Le motivazioni che ci hanno guidato nella scelta dell’uno o dell’altro tratttamento nascono più dall’esperienza che ciascun chirurgo ha maturato negli anni che nella validità della tecnica. Infatti, nonostante siano stati eseguiti al momento, più di un centinaio di interventi tecnici differenti per il trattamento del prolasso rettale completo al momento i risultati dei vari interventi mostrano un indice di recidività che varia dal 45% della Delorme al 25-35% per l’Altemeier. Non è ancora disponibile un intervento chirurgico ideale per il trattamento di questi prolassi. Ciò che ci guida, come dicevamo, sono le condizioni cliniche dei pazienti che spesso presentano delle importanti comorbilità legate all’età spesso avanzata che controindicano una anestesia generale per poter permettere un accesso addominale. In altre circostanze visto l’impiego degli stessi interventi in pazienti giovani, la controindicazione ad utilizzare delle mesh in pazienti fertili dove la mesh potrebbe essere causa di infertilità od ostacolo meccanico ad una gravidanza. Da ultimo la constatazione che per un prolasso della lunghezza da 5 a 10 cm si debba eseguire una resezione di tutto il retto e parte del sigma come si verifica con l’intervento di Altemeier. E’ proprio da questa constatazione che abbiamo pensato di proporre un intervento “teloired” del prolasso che abbiamo chiamato PSP (perineal stapler prolassectomy) Un intervento dove si reseca solo ciò che prolassa così come eseguiamo quando ci troviamo di fronte ad un prolasso occulto. La tecnica infatti è la stessa ossia dapprima una resezione longitudinale con suturatrice lineare e successivamente una resezione circonferenziale con transtar. Al termine stabilizzazione della sutura circonferenziale con punti staccati. Tutti i prolassi possono essere trattati con questa tecnica? Tutti i prolassi possono essere trattati, basta che lo spessore del prolasso non superi i 7 mm. Non vi è pertanto un limite longitudinale del 10 SIUCP ON WEB marzo 2013 prolasso che magari dovrà essere scomposto con più cariche di suturatrice lineare ma l’elemento distintivo è lo spessore del prolasso, perchè la suturatrice CCS30 riesce a chiudere e confezionare una anastomosi solo se questa non supera questo spessore. Pertanto i prolassi che hanno uno spessore maggiore devono essere trattati con altra tecnica di resezione per esempio la tecnica secondo Altemeier se si intende proseguire l’intervento resettivo. Ciò inevitabilmente pone come condizione che il chirurgo che si accinge a trattare questi prolassi sia a conoscenza anche i tutte le altre metodiche chirurgiche onde poter utilizzare la metodica più corretta e soprattutto poter convertire l’intervento con questa metodica nel momento in cui la stessa non sia percorribile. Ciò che sempre si viene a verificare dopo una resezione rettale con transtar è un sollevamento significativo del piano perineale e questo ha un notevole impatto sul ripristino di una certa continenza anale che spesso ci viene riferita dal paziente nel quale a seguito della lunga persistenza del prolasso, lo stesso, inibisce in modo significativo il riflesso retto anale. Crediamo infatti che il sollevamento sia legato alla resezione di parte della tasca di douglas che spesso ritroviamo nel resecato e che la stessa viene ad essere risintetizzata mentre si procede alla resezione circonferenziale. Questo porta ad una plicatura della riflessione peritoneale che aumenta la forza di sollevamento del piano con conseguente miglioramento della continenza. Questa particolarità non avviene negli altri interventi resettivi dove , ad esempio nella Altemeier, l’anastomosi deve cadere sulla linea dentata in modo morbido senza alcuna tensione e per poter eseguire una sollevamento del piano perineale è necessario eseguire una levator plastica. La tecnica attualmente è ancora in fase di follow up saranno necessari ancora diversi casi prima di poter esprimere una giudizio complessivo. Commento di ... caso. Per questo motivo diventano fondamentali i consigli e le indicazioni dei chirurghi esperti in questo settore che si traducono nella redazione di linee guida basate sulla evidence based medicine. Il rischio di errate diagnosi e trattamento indica l'utilità di disporre una base condivisa che consenta una migliore gestione dei pazienti con prolasso rettale e contribuisca a evitare trattamenti inefficaci o non necessari. Rubina Ruggiero L'amico Guglielmo Giannotti, pioniere delle più moderne tecniche in campo coloproctologico, dall'alto della sua esperienza, in questo lavoro fa una accurata ricostruzione storica sull'evoluzione della chirurgia del prolasso rettale attraverso una riflessione sugli aspetti fisiopatologici. Conoscere i pregi e i difetti di ciascuna tecnica dalla più antica alla più recente è fondamentale per i chirurghi che si cimentano nella terapia del prolasso rettale. Come per altre branche della chirurgia, non esiste un trattamento ideale ma la strategia terapeutica va modulata e personalizzata considerando tutte le varianti del 11 SIUCP ON WEB marzo 2013 Trattamento ambulatoriale della patologia emorroidaria Gli ultimi 150 anni di una lunghissima storia Adolfo Renzi OVERVIEW ARTICLE Le tecniche ambulatoriali per il trattamento della patologia emorroidaria descritte negli ultimi centocinquanta anni sono molteplici. La maggior parte di esse vengono routinariamente eseguite in tutto il mondo con risultati variabili. In questo scritto, breve ma ricco di citazioni bibliografiche, vengono attentamente analizzate le principali tecniche e i relativi risultati. Che la patologia emorroidaria condizioni alcuni giorni o settimane della vita di molti uomini e donne è cosa nota; quando però ad esserene affetti sono personaggi illustri, magari in momenti importanti della loro vita pubblica, tutto il mondo (come ci ricorda il libro la cui copertina è riportatata in questa pagina) ne è condizionato. In calce, l’interessante ed ampio commento di Antonio Longo. Scleroterapia Questa procedura ambulatoriale consiste nell’iniezione di agenti chimici nei plessi emorroidari con conseguente fibrosi, cicatrizzazione, restringimento e fissazione delle emorroidi. Tali effetti sono secondari all’obliterazione dei vasi emorroidari indotta dalla soluzione sclerosante. Il primo tentativo di obliterare le emorroidi attraverso l’uso di iniezioni sclerosanti è stato effettuato da Morgan, il quale nel 1869 usò una soluzione di persolfato di ferro per trattare le emorroidi esterne. Nel 1871, la scleroterapia con fenolo e altri agenti chimici veniva introdotta negli Stati Uniti e pochi anni dopo indicata come “cura delle emorroidi senza dolore e s e n z a chirurgia”(1) L’assenza, o quantomeno la s c a r s a disponibilità a quel tempo, di specula anali rendeva trattabili solo le emorroidi prolassanti che venivano aggredite con una singola massiva iniezione di soluzione sclerosante. L’entusiasmo che questa tecnica generò si evince dal fatto che lo stesso Andrews (1), allora presidente della Chicago Medical Society, nonostante che un’indagine da lui stesso effettuata su oltre 3000 pazienti sottoposti a scleroterapia (molti dei quali trattati da ciarlatani itineranti e medici con scarsa esperienza) rivelasse l’alto numero di complicanze quali, dolore severo e ben nove decessi, credeva che la metodica fosse appropriata. Andrews indicava sia nell’uso di acido fenico come agente sclerosante sia nel riposo a letto per almeno otto ore dopo, due elementi imprescindibili per il buon esito del trattamento. In questo stesso periodo anche Kelsey negli Stati Uniti ed Edwards in Inghilterra riconobbero l’efficacia terapeutica della scleroterapia. Questi Autori individuarono in una soluzione meno concentrata di acido fenico, compresa tra il 5 ed il 7.5%, 12 SIUCP ON WEB marzo 2013 una più bassa frequenza di complicanze, in particolare della desquamazione (sloughing per gli autori anglosassoni). (2,3) A Terrell va il merito di avere per primo individuato nel trattamento delle emorroidi interne l’indicazione più opportuna della scleroterapia. In una sua pubblicazione del 1913, riferisce dei brillanti risultati ottenuti, contribuendo significativamente alla diffusione della metodica. (4) Del decennio successivo è un’ampia ed interessante rivisitazione storica di Anderson nella quale è riportato quanto accaduto sino ad allora, con particolare attenzione alle implicazioni storiografiche, oltre che scientifiche. (5) In merito agli agenti chimici sclerosanti, va ricordato che negli ultimi 140 anni, e cioè a partire delle prime iniezioni di Morgan, ne sono state proposte varie combinazioni e, molto spesso, più con un atteggiamento alchemico che propriamente scientifico. Il fenolo al 5% in olio di mandorle, o vegetale, proposto sin già dall’inizio del ventesimo secolo, però, ha resistito nel tempo ed è ancora oggi l’agente chimico sclerosante più usato nel mondo e, nei fatti, l’unico usato in Inghilterra. Indicazioni Le emorroidi interne non prolassanti sono quelle che maggiormente beneficiano della scleroterapia. Sebbene occasionalmente un singolo plesso emorroidario appena protrudente l’ano può essere trattato con successo, in genere, nei casi di emorroidi voluminose accompagnate da abbondante tessuto sottomucoso e che richiedono il riposizionamento manuale postdefecatorio, la scleroterapia è del tutto inefficace. La procedura inoltre non va eseguita nei casi di emorroidi interne associate alla presenza di trombi e ulcere dell’anoderma. Controindicazione assoluta, pena l’inefficacia del trattamento con in più dolore severo e desquamazione, sono le emorroidi esterne. Tecnica La scleroterapia è solitamente eseguita con il paziente in posizione di Jackknife o di Sims. Inserito un anoscopio e individuati i plessi emorroidari da trattare si procede con l’iniezione della soluzione sclerosante. Non è necessario l’uso di soluzioni antisettiche locali né di anestetici. Particolarmente utile è poter avere un ago con estremità distale angolata che facilità la visione attraverso l’anoscopio. In mancanza di un ago dedicato può essere efficacemente utilizzato un ago da anestesia spinale. La punta dell’ago va introdotta nel centro del plesso emorroidario, evitando di scendere troppo verso la linea pettinata. Una singola iniezione può essere ripetuta in ogni plesso da trattare. La formazione di un ponfo sottomucoso indica la corretta esecuzione della manovra. In funzione del tipo di soluzione può essere impiegata una diversa quantità di soluzione stessa: di quelle disponibili in commercio a base di sodium morrhuate, chinino, urea cloridrato o Sodradecol, generalmente non si usano più di 3 mL, in totale; in caso di soluzioni con fenolo al 5% in olio, 3 mL possono, invece, essere utilizzati per ciascun plesso emorroidario da trattare. Risultati Negli ultimi anni sono stati pubblicati pochi nuovi studi, almeno in lingua inglese. Nel 1985, Khoury ha riportato i risultati di uno studio randomizzato finalizzato a comparare efficacia e sicurezza d’iniezioni singole vs. multiple dimostrando che una singola seduta di scleroterapia (con più plessi trattati) è efficace quanto un trattamento frazionamento in multiple sedute . (6) In uno studio di Dencker, la scleroterapia è r i s u l t a t a e s s e re s c a r s a m e n t e e f f i c a c e s e paragonata alla legatura interna ed alla escissione sec Milligan.(7) Scarsi risultati a lungo temine, 4 anni, sono riportati anche da Santos che descrive la tecnica come efficace solo a breve termine.(8) A simili conclusioni giunge, nel 1975, anche Alexander-Williams. (9) Risultati sfavorevoli alla scleroterapia emergono anche da altri studi come quelli pubblicati da Ambrose e Gartell, (9,10) nei quali la scleroterapia viene paragonata rispettivamente con fotocoagulazione e legatura elastica. Per quanto riguarda le complicanze, la più frequente è la desquamazione (“sloughing”) che però è quasi sempre ascrivibile ad un incorretta esecuzione tecnica della procedura per una iniezione troppo super ficiale o troppo abbondante o per una seconda iniezione eseguita temporalmente troppo vicina alla precedente. Altre complicanze, meno frequenti, ma proprie della metodica sono la necrosi e la trombosi emorroidaria il cui trattamento è comunque sempre conservativo. Descritti anche 13 SIUCP ON WEB marzo 2013 casi di “stenosi chimica” del canale anale(11) per i quali, può essere necessario ricorrere ad una anoplastica. La formazione di una bruciatura (“burning”) del canale anale è una complicanza tardiva, anch’essa infrequente, e conseguente a scleroterapie ripetute nel tempo. Questa complicanza è solo parzialmente responsiva ai comuni presidi topici e può essere sintomatologicamente molto debilitante. Anche episodi di batteriemia possono rappresentare una complicanza della scleroterapia; nel 1981 Adami (12) ha osservato tale complicanza con una frequenza dell’8%; sebbene ciò quasi mai determini una setticemia, indica la necessità di una terapia antibiotica profilattica soprattutto nei soggetti a rischio. Altre complicanze molto rare quali, sepsi urologica, ascesso della prostata e delle vescichette seminali, epididimite, fistola uroperineale, fascite perineo-scrotale necrotizzante, perforazione rettale, schok settico, sono state descritte sia da Ribbans (13) nel 1985 sia da Guy e Seow-Cohen (14) nel 2003. Legatura elastica Si tratta di una procedura ambulatoriale per il trattamento della patologia emorroidaria che si fonda nell’effetto di fissazione-necrosi determinato dalla una legatura, con anelli elastici, dei plessi emorroidari. Sebbene l’idea originaria sia di Blaisdell (15), la descrizione dei principi tecnici generali e la messa a punto di uno strumento dedicato sono di Barron che nel 1963, in due articoli scientifici pubblicati a poche settimane l’uno dall’altro, riportava i soddisfacenti risultati ottenuti in 150 pazienti, quasi tutti trattati ambulatorialmente. (16,17) Oggi la legatura elastica è una delle procedure ambulatoriali più diffuse negli Stati Uniti; Corman, nella V edizione del suo textbook, (18) afferma che i risultati di questa procedura sono tanto gratificanti da averlo indotto a preferire questa tecnica all’emorroidectomia chirurgica in circa l’80% dei suoi pazienti. Indicazioni La tecnica è solitamente indicata nei pazienti affetti da emorroidi di primo e secondo grado. Tecnica La tecnica può essere eseguita in sicurezza con il paziente in diverse posizioni, senza anestesia e con l’uso facoltativo di un clistere. Dopo l’introduzione di un anoscopio, si procede collocando alla base del plesso emorroidario da trattare e previa trazione su quest’ultimo, di uno o più spesso due (nel caso uno si rompa) anelli elastici; ciò causa lo strangolamento dei vasi e l’interruzione del flusso ematico con conseguente caduta del plesso emorroidario in 5-7 giorni; residua, quindi, una piccola ulcera che guarisce lasciando la mucosa fissa alla muscolatura sottostante. La tecnica originale di Barron prevede l’uso di uno strumento, da qusti concepito, costituito da una semplice asta metallica sulla cui estremità distale è ancorato un cilindro cavo orientato con l’asse principale parallelo all’asta; su questo sono disposti degli anelli elastici. La manovra è bimanuale: l’operatore con una mano fa passare l’estremità distale di una pinza da presa, attraverso il cilindro che, grazie all’asta, è sorretto con l’altra mano; con la pinza afferra il plesso emorroidario e lo trascina attraverso il cilindro. Da quest’ultimo, grazie ad un meccanismo a scorrimento, sono rilasciati gli anelli elastici. Il plesso emorroidario più voluminoso è trattato per primo avendo cura che gli anelli elastici vengano a collocarsi da 1 a tre cm cranialmente alla linea dentata. Sebbene sia opportuno trattare un solo nodulo per seduta non di rado sono effettuate legature su più plessi contemporaneamente. Sono oggi disponibili diversi strumenti per eseguire agevolmente una legatura elastica. Sono disponibili anche strumenti a suzione come il McGown e il Lurz-Goltner che, al posto della pinza, sfruttano la forza di un aspiratore per trazionare il tessuto emorroidario nel cilindro. Il vantaggio offerto da questo tipo di strumenti risiede nel poter effettuare la procedura con una sola mano 14 SIUCP ON WEB marzo 2013 mentre l’altra sorreggere l’anoscopio: non è quindi necessario l’aiuto di un assistente. Questi strumenti rispetto a quelli a trazione manuale hanno, però, lo svantaggio che il cilindro è generalmente più piccolo, cosicché meno tessuto emorroidario è coinvolto in ogni singola legatura. Tra gli strumenti a trazione manuale il McGivney è particolarmente apprezzato per la possibilità di poter modificare, grazie a snodi con rotazione a 360°, la posizione del cilindro e del manico rispetto asta garantendo così all’operatore una visone sempre ottimale. Più di recente è stato commercializzato uno strumento monouso, O’Regan System. Il vantaggio principale risiede oltre che nella natura monouso del dispositivo, nella modalità di suzione; questa è generata con un sistema simile ad una siringa che elimina la necessità di tubi ed aspiratori. Per alcuni giorni dopo la procedura, i pazienti possono sperimentare tenesmo che, di solito, risulta agevolmente controllabile da bidet caldi e/o dai comuni analgesici. Costipare il paziente andrebbe evitato perché riportato essere motivo di peggioramento dei risultati. (19) Risultati multiple un maggior fastidio (discomfort) per il paziente (29% vs 4.5%) e una più alta incidenza di sintomi vagali (12.3% vs. 0%). Di diversa opinione sono altri autori che non individuano un significativo incremento della morbilità allorquando si proceda a sedute con multiple legature (24,27-31) Le complicanze della legatura elastica delle emorroidi sono il dolore, la trombosi, e la sepsi pelvi-perineale. La più frequente complicanza è il dolore riportato dal 5 al 60% dei pazienti (30-33). Il dolore è generalmente lievemoderato e controllabile con bidet caldi ed analgesici. Dolore severo è molto meno frequente ed è spesso secondario ad un posizionamento degli anelli elastici troppo prossimo alla linea dentata; in questi casi la precoce rimozione della legatura è l’unica soluzione. Molto meno frequente è la trombosi di emorroidi interne o più spesso delle corrispondenti esterne (2-3%). In questi casi bidet caldi ed analgesici possono aiutare una risoluzione spontanea, raramente trova indicazione una escissione chirurgica.(18) La sepsi pelvi-perineale è un evento avverso tanto drammatico quanto infrequente dopo legatura elastica. Documentato per la prima volta nel 1980 da O’Hara (34) è stato poi riportato anche da altri autori. (35-40) Sembra che i giovani uomini siano i soggetti “ideali” per questa complicanza che si presenta con un progressivo incremento del dolore anorettale, poi perineale, con difficolta ingravescente della minzione, rigonfiamento dello scroto e febbre. L’eziopatogenesi rimane incerta. Il trattamento richiede ovviamente l’ospedalizzazione, spesso in terapia intensiva, terapia antibiotica massiva curettage-drenaggio (debridment) chirurgico ed eventuale ossigenoterapia iperbarica. Bat, (41) nel 1993, pubblica uno studio prospettico eseguito in 513 pazienti con il fine principale di evidenziare le complicanze della legatura elastica: in quella serie il 4.6% dei pazienti aveva sviluppato complicanze minori tra cui dolore, dislocamento dell’anello elastico, ulcerazione della mucosa, priapismo e ritenzione urinaria. Complicanze gravi quali emorragia imponente, dolore severo e sepsi perineale che richiesero l’ospedalizzazione, si verificarono nel 2.5% dei pazienti. Il tasso di successo della metodica varia in funzione della lunghezza del follow-up, del grado della patologia emorroidaria e dai criteri stessi usati per definire successo e insuccesso.(20-23) Per lo più dai due-terzi ai tre-quarti dei pazienti con emorroidi di primo o secondo grado rispondono positivamente alla legatura elastica, sebbene in un numero significativo di questi pazienti è necessario ripetere la procedura.(24) In uno studio eseguito da Savioz (25) su 92 pazienti finalizzato ad individuare il tasso di recidiva, l’autore afferma che il 23% dei pazienti avevano avuto bisogno di una nuova seduta di legatura a cinque anni ed il 32% a dieci anni. Dall’analisi di un campione costituito da quasi tremila pazienti sottoposti a legatura elastica, seguiti per ben 12 anni, Bayer (26) afferma che il 79% non avevano avuto bisogno di nessuna ulteriore terapia, il 18% era stato sottoposto ad una nuova seduta di legatura elastica e il 2.1%, a causa della persistenza dei sintomi, era stato trattato con emorroidectomia chirurgica. Come già ricordato i plessi emorroidari patologici possono essere legati in una o più sessioni. In un interessante studio, sebbene Crioterapia retrospettivo, Lee (21) compara i risultati di sessioni di legature elastiche singole con quelli di sessioni in La crioterapia si basa sul concetto che in un cui sono state effettuate più di una legatura. tessuto, sottoposto a un rapido congelamento, L’autore identifica nelle sessioni con legature l’acqua intracellulare cristallizza, le membrane 15 SIUCP ON WEB marzo 2013 cellulari si distruggono e sopravviene la necrosi cellulare. Il congelamento, inoltre, distrugge le terminazioni nervose e induce un’anestesia immediata cosicché la distruzione cellulare è indolore. Nei primi anni ’70 la procedura si diffonde con una certa rapidità e, come era successo cento anni primi, con la scleroterapia di Morgan, viene indicata da diversi autori, (42-46) come “efficace e senza dolore”. Tuttavia, l’aumento di volume delle cellule adiacenti sopravvissute e l’edema che sopraggiungono con il riscaldamento del tessuto insieme con un considerevole incremento della tensione cellulare sono causa di profusa secrezione sierosa e dolore. La secrezione è particolarmente abbondante se il trattamento è eseguito distalmente alla linea dentata con il fine di trattare emorroidi esterne o marisce, sino al punto di obbligare i pazienti a continui cambi di assorbenti per evitare la macerazione della cute circostante. Per questo motivo dopo le prime esperienze con indicazioni “allargate”, il trattamento con crioterapia è riservato solo alle emorroidi interne. Tecnica Il paziente è posto in posizione di Sims o di Jackknife. Con l’ausilio di uno speculum in plastica (questo materiale non conduce il freddo) si pone la sonda crioscopica di forma cilindrica a contatto con la parte da trattare, ovvero per tutta la lunghezza del plesso emorroidario. Il tempo di contatto è di circa due minuti ma può variare in funzione del tipo di sonda adoperato. Le sonde ad anidrite carbonica, le più diffuse per il costo relativamente contenuto, hanno un potere di raffreddamento più basso (-89 °C) rispetto a quelle, molto più costose, ad azoto liquido (-196 °C). Il vantaggio di queste ultime risiede esclusivamente nella maggiore velocità con cui generano il congelamento del plesso emorroidario riducendo i tempi della procedura. Il congelamento, che si manifesta con la trasformazione del plesso emorroidario in una “palla di ghiaccio”, avviene a -22 °C ed è quindi ottenibile con entrambi i tipi di sonda. Trascorsi i 2-3 minuti la sonda viene rimossa ed il tessuto, in pochi minuti, si scongela tornando apparentemente identico allo stato iniziale. Alcuni Autori, fra cui Kaufman, (47) consigliano una seconda applicazione dopo un periodo di scongelamento di 5-10 minuti. Risultati A cavallo fra ultimi anni ’70 ed i primi anni ’80, Kaufman,(47) Southam(48) e Berry D’Acosta(49) hanno riportato nei loro studi risultati molto convincenti con grado di soddisfazione dei pazienti variabile dal 75% al 97%. Progressivamente, sia per l’allungarsi del follow-up, sia per l’arruolamento dei pazienti in casistiche più ampie ed in studi randomizzati, i risultati della tecnica sono apparsi progressivamente meno brillanti: Smith,(50) in uno studio randomizzato versus emorroidectomia, individua in quest’ultima una tecnica che offre una guarigione più rapida, senza residui di malattia. L’autore, inoltre, oltre a riferire della frequente presenza di fastidiosi segni lasciati sulla cute e della formazione di trombosi nei vasi emorroidari non coinvolti dalla cro-distruzione, riporta anche casi di incontinenza verosimilmente dovuti al danneggiamento dello sfintere interno per l’impossibilità di limitare, in profondità la necrosi crio-generata. O’Callaghan (51) e Goligher (52) , inoltre, concordano nell’indicare la procedura come “time-consuming” e, troppo frequentemente associata a maleodorante e profusa secrezione, irritazione della cute perianale e dolore severo. Anche questi autori riportano di come applicazioni inappropriate possono determinare stenosi e/o incontinenza per un coinvolgimento degli sfinteri. Keighley and Williams(53), senza mezze misure, descrivono la crioterapia come una terapia dolorosa frequentemente associata a secrezione profusa e ad assenza dal lavoro per 16 SIUCP ON WEB marzo 2013 almeno una settimana. Questi stessi Autori affermano che solo circa il 50% dei pazienti è pienamente soddisfatto e che i risultati a lungo termine sono poco prevedibili. Sostanzialmente, la procedura non è più raccomandata (ASCRS Textbook) . Fotocoagulazione La fotocoagulazione è una tecnica terapeutica basata sulla proprietà della luce a infrarossi di convertirsi in calore esitando nella coagulazione delle proteine tissutali, nell’evaporizzazione dell’acqua, nella formazione di un’escara e nella consequenziale cicatrizzazione e fissazione della mucosa sovraemorroidaria alla parete muscolare. La tecnica di coagulazione a raggi infrarossi, di piccole aree emorragiche, fu sviluppata da Nath, nel 1977, (54) con il fine di ottenere un’emostasi senza l’aderenza tissutale propria della coagulazione diatermica. Ad adottare per la prima volta questa tecnica per la terapia elettiva della malattia emorroidaria fu Nieger, nel 1979. (55) Tecnica Dopo avere inserito un proctoscopio, preferibilmente a taglio obliquo, la luce a infrarossi, generata da una lampada alogena, è applicata sul tessuto emorroidario attraverso uno strumento simile ad una pistola dotata di un riflettore che focalizza i raggi per mezzo di un quarzo. Da 3 a 5 impulsi di luce della durata di 1-1.5 secondi vengono applicati direttamente sul tessuto emorroidario senza che sia necessaria, per le applicazioni al di sopra della linea dentata, iniezione anestetica. A discrezione dell’operatore è la scelta di trattare uno o più plessi nella stessa seduta. Il tessuto bruciato reagisce nella stessa maniera di quello distrutto mediante congelamento (crioterapia) o strozzamento (legatura elastica). La riparazione dell’ulcera solitamente avviene in un mese. Trattamenti aggiuntivi possono essere ripetuti dopo 2-3 settimane. Risultati pazienti, Marques (56) rileva una maggiore frequenza di emorragia precoce ed un maggior dolore post-trattamento con la legatura elastica. Simili risultati erano stati riportati anche da Ambrose su un campione di 268 pazienti.(33) Weinstein riporta una maggiore frequenza di trombosi emorroidaria e di emorragia tardiva in un suo studio comparativo tra la fotocoagulazione ad infrarossi e la legatura elastica. (57) Diatermia monopolare L’elettroterapia con corrente diretta, o diater mia monopolare, è una tecnica di distruzione del tessuto emorroidaria ottenuta attraverso il calore generato da una corrente monopolare. Tecnica Posto in sede un proctoscopio, la tecnica prevede l’utilizzo di uno strumento, il più diffuso dei quali è l’Ultroid (Microvasive, Watertown, MA.), che rilascia corrente monopolare mediante una sonda la cui punta è posta a contatto con la mucosa rettale all’apice del plesso emorroidario. L’applicazione con corrente, la cui intensità è settata sulle massime capacità di tolleranza del p a z i e n t e , d u r a c i r c a 1 0 m i n u t i .(32,59-62) Generalmente e in relazione alla non breve durata di ogni applicazione ne è effettuata una sola a seduta. Paragonata alle altre tecniche di Risultati “distruzione” emorroidaria, la coagulazione a infrarossi sembra offrire un’efficacia paragonabile Norman(63) dall’analisi dei risultati su uno ma, con minori complicanze. In un recente studio studio condotto in 120 pazienti conclude che, randomizzato versus legatura elastica, pubblicato sebbene in oltre il 20% dei pazienti siano state nel 2006 ed eseguito su di un campione di 94 necessarie applicazioni aggiuntive, la tecnica 17 SIUCP ON WEB marzo 2013 garantirebbe un totale successo, senza complicanze, anche in pazienti con emorroidi di III e IV grado. Ad evidenziare l’eccessiva lunghezza della procedura è Dennison. (64) Questo autore riporta risultati simili a quelli ottenuti con la diatermia monopolare e con altre procedure ambulatoriali ma, denuncia la notevole durata di ogni singolo trattamento, particolarmente sofferta dai pazienti e dagli stessi operatori; verosimilmente questo aspetto ha particolarmente inciso sulla scarsa diffusione di questa tecnica. efficaci ma, in relazione al minor tempo necessario per la procedura con la diatermia bipolare, quest’ultima tecnica era più accetta dai pazienti. Vantaggi in termini di minore penetrazione in profondità del calore, e quindi di minori danni collaterali, e possibilità di applicazioni su più plessi in un’unica seduta, sono stati riportati da Dennison (66) allorquando la diatermia bipolare è stata paragonata alla fotocoagulazione. Porre a paragonare la diatermia bipolare con la legatura elastica è stato oggetto di uno studio di Griffith(67) che non ha messo in evidenza nessun vantaggio di una tecnica sull’altra. Diatermia Bipolare Minor dolore postopersatorio è, infine, stato evidenziato da Yang, (68) allorquando la tecnica è Anche la diatermia bipolare (BICAP; Circon paragonata all’Ultroid (diatermia monopolare). ACMI; Stamford, CT) è una tecnica che sfrutta il calore per determinare una distruzione del tessuto Legatura delle arteriosa: HAL, DG-HAL, THD, HALemorroidario con c o n s e g u e n t e RAR ulcerazione, fibrosi e Non si tratta, come è noto, di una tecnica fissazione del tessuto squisitamente amulatoriale, ma per completezza mucoso agli strati ho ritenuto opportuno inserirla in quest’articolo. sottostanti. Questa Questa tecnica nota con l’acronimo HAL metodologia di (Hemorrohoidal Artery Ligation), è una procedura applicazione della chirurgica non invasiva per il trattamento della corrente elettrica ai patologia emorroidaria sviluppata e proposta nel tessuti, a differenza di quanto accade per la 1995 dal chirurgo giapponese Morinaga(69). Come corrente monopolare, la fotocoagulazione e la abbiamo già avuto modo di accennare terapia con laser ne limiterebbe il danno in nell’introduzione di questo capitolo, il presupposto profondità. (58,59) teorico risiede nell’aver individuato l’eziopatogenesi della patologia emorroidaria in Tecnica un iper-afflusso di sangue in queste stesse strutture. La procedura pertanto comporta la precisa La tecnica, originariamente sviluppata per identificazione, Doppler guidata, dei rami terminali il trattamento di ulcere dell’apparato digerente delle arterie emorroidarie superiori e la loro superiore, prevede l’uso di pinze dedicate legatura. Vari centri in Europa e in America hanno collegate a un generatore ed azionate da un adottato questa tecnica con alcune minime comando a pedale. Il calore, si produce nel varianti e adottando nomi diversi: Doppler Guided passaggio della corrente elettrica attraverso gli elettrodi adiacenti posizionati in punta alla pinza. Dopo pochi istanti dall’applicazione si forma un coagulo biancastro che si estende in profondità per circa 3 mm. Tutte le emorroidi possono essere trattate in una sola seduta e generalmente non è necessaria alcuna anestesia. Risultati Sono stati eseguiti diversi studi che comparano la diatermia bipolare con altri trattamenti ambulatoriali. Hilton(66) e Randall(59) hanno comparato la diatermia bipolare con il trattamento con l’Ultroid (diatermia monopolare): entrambe le procedure risultavano parimenti 18 SIUCP ON WEB marzo 2013 Haemorrhoidal Artery Ligation (DG-HAL) and anestesia locale/sedazione. Bursics, (73) inoltre, in Transanal Haemorrhoidal Dearterialisation (THD). uno studio randomizzato in cui paragona la tecnica in questione con l’emorroidectomia Tecnica convenzionale, rileva che sebbene le due Con il paziente in posizione ginecologica, si tecniche siano parimenti efficaci, la legatura esegue un’anestesia locale con infiltrazione arteriosa è meno dolorosa e permette un più perianale nei quattro quadranti. Si introduce un rapido ritorno alle attività alle attività sociali. anoscopio fenestrato dedicato il quale, alla sua sommità, presenta una microsonda doppler da 8.2 Va in ogni caso segnalato che negli studi citati, MHz. La funzione della microsonda è quella di la maggior parte dei pazienti trattati con legatura permettere l’identificazione dei i rami terminali arteriosa soffriva di emorroidi II-III grado. Se, infatti, della arterie emorroidarie superiori. La fenestratura la tecnica sembra in grado di dare soddisfacenti sull’anoscopio, situata poco sotto la microsonda risultati nelle emorroidi gravate per lo più dal solo doppler, consente di apporre un punto di sutura, sintomo sanguinamento, simili risultati non sono con ago atraumatico e filo in materiale raggiungibili per le emorroidi con sintomi da riassorbibile, e legare, così, il ramo arterioso prolasso. Lo stesso Scheyer (70), prima citato, individuato con il segnale doppler. La legatura di precisa di come il 60% dei pazienti con emorroidi ciascun ramo arterioso viene a cadere a circa 2-3 di IV grado si lamentavano per un prolasso residuo cm sopra la linea dentata. La scomparsa del e che come, di converso, solo nel 6.7% dei pazienti s e g n a l e d o p p l e r d o c u m e n t a l a c o r r e t t a con emorroidi di II grado presentava questa una esecuzione della manovra. La legatura dei rami simile affezione nel postoperatorio; il problema arteriosi ter minali dell’arteria emorroidaria sembrerebbe legato all’impossibilità di ottenere superiore determina una riduzione della pressione una soddisfacente correzione del prolasso nei ematica all’interno dei plessi con conseguente gradi avanzati di malattia. riduzione del sanguinamento e del gonfiore del Al fine di superare questo limite, la tecnica di tessuto emorroidario. L’intervento termina dopo Morinaga fu modificata alla fine del 2005 con aver eseguito, generalmente, sei legature ad ore l’aggiunta di una “plastica retto-anale”: Recto 11, 12, 2, 5, 7 e 9; la durata è di circa venti-trenta Anal Repair (RAR). Da qui l’attuale l’acronico: HALminuti. RAR. Questa procedura aggiunge alla semplice Risultati HAL una “plissettatura” del ridondante tessuto emorroidario che viene sospeso e “solidarizzato” I primi incoraggianti risultati sono stati pubblicati alla parete del retto per effetto della formazione dallo stesso Morinaga, (69) il quali riporta che a un di un tessuto cicatriziale. Questo accorgimento mese dalla procedura, dei 116 pazienti operati, il tecnico si traduce in una correzione dei sintomi 96% non aveva più sanguinamento, il 95% non legati al prolasso (mucorrea, prurito, occasionale a v e v a p i ù d o l o r e e n e l 7 8 % r i f e r i v a u n perdita di feci) frequenti nei pazienti con emorroidi miglioramento dei sintomi legati al prolasso. Tra il di III e IV grado. Middelton, (74) riferisce che 2004 e il 2007, anche Scheyer, (70) Dal Monte, (71) e l’aggiunta di questo ulteriore passaggio tecnico Lienert (72) riportano, nei loro studi, risultati molto sia effettivamente migliorativo e non sembra positivi: la tecnica viene considerata bel tollerata tradursi in maggior dolore per il paziente. dai pazienti, relativamente indolore ed in grado di poter essere eseguita ambulatorialmente in Commento di ... Antonio Longo Distruggere il tessuto emorroidario sottintende che si accetti una teoria patogenetica fondata sul presupposto che è il tessuto stesso affetto da alterazioni primitive causanti i sintomi. Il sintomo preso in considerazione è quasi sempre esclusivamente il sanguinamento. Dalla vastissima letteratura sull’argomento si rileva che sintomi quali il soiling ed il prurito, quasi mai vengono presi in considerazione perché ritenuti indipendenti dalla malattia emorroidaria. Pertanto l’efficacia di queste tecniche è quasi 19 SIUCP ON WEB marzo 2013 sempre valutata in relazione alla risoluzione del sanguinamento. Risolto tale sintomo l’intervento viene considerato efficace. La distruzione del tessuto emorroidario comporta, nel migliore dei casi, il fissaggio del tessuto residuo e della mucosa anale, non certo la correzione del prolasso. Pertanto queste tecniche non dovrebbero essere indicate nel prolasso emorroidario ed infatti sono spesso usate , soprattutto crioterapia e scleroterapia, nelle emorroidi interne sanguinanti e non prolassanti. Sappiamo che il sanguinamento proviene dalla sottomucosa, il tessuto emorroidario può sanguinare nei rari casi di ulcerazione della mucosa. Quindi non è razionale distruggere i cuscinetti emorroidari. Questo genere di terapia si ritiene indicata nelle emorroidi aumentate di volume ed aggettanti nel lume! Va osservato che le emorroidi aggettano sempre nel lume anale ed il loro supposto aumento di volume non può essere altro che una valutazione arbitraria priva di qualunque parametro di riferimento ed illogica, dadta la variabilità fisiologica del volume emorroidario. L’unica ipotesi accettabile è un rigonfiamento, sempre temporaneo, per ostacolo al deflusso venoso extra emorroidario, ma anche in questo caso si tratterebbe di una terapia indirizzata ad un effetto e non alla causa del sintomo. Infine una riflessione, certamente non condivisa da chi ritiene terapeutica la distruzione del tessuto emorroidario: quale sarebbe la rivoluzione concettuale e tecnica da Ippocrate ad oggi? Dal ferro rovente alla termo ablazione, alla crioterapia ecc…? Certamente Ippocrate interveniva su emorroidi prolassate e quindi almeno l’indicazione era corretta! L’effetto biologico del ferro rovente è comparabile nei risultati biologici alla diatermoablazione, alla crioterapia ecc… Pertanto l’unica rivoluzione ed evoluzione è probabilmente anestesiologica ed antalgica, e non nei mezzi chimici o fisici adoperati per distruggere il tessuto emorroidario. Considerate le indicazioni e le complicanze di queste procedure, qualche volta serie, è forse necessaria una revisione critica sul loro impiego. Considerazioni diverse merita la legatura elastica (RBL). Blaisdell(15) e Barron(16,17), la indicarono come metodica ambulatoriale idonea a distruggere per necrosi le emorroidi interne prolassate. L’elastico posto sopra la linea dentata doveva comprendere la emorroide interna. Chiarito che le emorroidi prolassate non sono più lunghe del normale, anzi spesso più corte perché non più stirate dalle fibre di sostegno longitudinali, è inevitabile che il posizionamento dell’anello di gomma comporti il trascinamento della mucosa rettale verso la linea dentata. Se la procedura viene ripetuta su tutti e tre i cuscinetti, dovrebbe esitare un canale anale rivestito quasi totalmente da mucosa. In altri termini si creerebbe una sorta di anastomosi ultrabassa che dovrebbe causare ano umido, soiling e l’indebolimento della capacità discriminativa, oltre naturalmente ad una percentuale di stenosi. Invece queste complicanze, stranamente, non sono quasi mai riportate ed i risultati positivi riportati negli ultimi anni in letteratura, ma soprattutto nei congressi e da relatori americani, raggiungono la strabiliante percentuale del 90-95%. In realtà, senza ammetterlo apertamente molti colleghi si sono convertiti alla teoria del prolasso muco emorroidario ed invece di applicare l’anello di gomma sull’emorroide lo applicano sulla mucosa sovrastante praticando così, ma in maniera molto meno efficace, una emorroidopessia. Senza malizia, si può rilevare che la percentuale di successi della RBL è riportata molto più elevata nei paesi dove il rimborso delle assicurazioni, per tale procedura ambulatoriale, è quasi comparabile alla emorroidectomia eseguita in ospedale. Per quanto riguarda poi la legatura arteriosa, metodica proposta inizialmente da Morinaga, essa mi ha sollevato parecchie perplessità. Il presupposto terapeutico della metodica sarebbe che il sanguinamento ed il prolasso emorroidario sarebbero causati da un iperafflusso arterioso. Pertanto la riduzione del flusso la guarirebbe. L’iperirrorazione dei cuscinetti emorroidari, abbiamo già detto, è una condizione anatomo-fisiologica normale che consente alle emorroidi di modificare rapidamente la loro replezione e deplezione, e quindi il volume e la chiusura anale perfezionando così la continenza. L’afflusso ematico ai cuscinetti è variabile e condizionato da molti fattori; per esempio le arterie e vene emorroidarie medie sono intrasfinteriali e pertanto l’afflusso ed il deflusso ematico sono condizionati dal tono sfinteriale. Quindi l’afflusso è variabile e non può essere considerato un valore assoluto e misurabile. Gli strumenti diagnostici ad oggi disponibili non hanno una sensibilità tale da apprezzare differenza di flusso tra le arterie emorroidarie tra due gruppi di studio. Teoricamente, per confermare la teoria dell’iperafflusso si dovrebbe poter misurare e differenziare l’afflusso in migliaia di pazienti e in un trial prospettico, controllare e comparare la incidenza di malattia emorroidaria nel gruppo con flusso normale e gruppo con iperafflusso. Anche se verificassimo che pazienti con malattia emorroidaria hanno un flusso emorroidario 20 SIUCP ON WEB marzo 2013 maggiore non sapremmo se questo è causa o effetto. L’incidenza della patologia emorroidaria è così elevata che supporre come fattore patogenetico una così strana e rara alterazione è quantomeno altamente improbabile. Pertanto alcuni lavori apparsi in letteratura (Ratto(75))ritengo siano da considerare non attendibili. E’ un controsenso biologico affermare che il tessuto di sostegno della mucosa anale ed emorroidario costituito da fibre muscolari lisce e da connettivo elastico, se iper-irrorato e quindi iper-ossigenato, si trasforma in fragili fibre fibrotiche che rompendosi causano il prolasso. Sarebbe il sovvertimento delle acquisizioni istochimiche dalle quali sappiamo che è il deficit di flusso a trasformare le fibre muscolari in tessuto fibrotico. Ancora più difficile è immaginare come, riducendo l’afflusso ematico, le emorroidi si tirano su nel canale anale. Tuttavia nonostante le suddette riserve sui principi terapeutici della dearterializzazione emorroidaria, ho potuto constatare che in alcuni pazienti con modesto prolasso di secondo grado, la metodica può essere efficace, anche se con elevata percentuale di recidive e di trombosi emorroidaria interna ed esterna post operatoria. Il mio convincimento, da subito, è stato che l’efficacia era dovuta ai numerosi punti applicati a tutto spessore sul retto. Tali punti fissano il prolasso mucoso rettale impedendo che scivoli nel canale anale. Pertanto legare o meno le arterie sarebbe del tutto ininfluente, così come l’uso dell’eco doppler. La conferma a tali supposizioni è arrivata nientemeno che dai detentori del brevetto del THD. I due chirurghi prima praticavano la sola legatura eco-guidata, constatata la scarsa efficacia sul prolasso avevano associato una sutura continua fissativa sulle emorroidi. Successivamente hanno dimostrato che eseguendo la sola sutura fissativa i risultati erano sovrapponibili. Hanno quindi abbandonato il Doppler. Ho personale contezza che studi similari, inviati a riviste rinomate di coloproctologia, sono sempre stati incomprensibilmente rigettati. BIBLIOGRAFIA 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13. 14. 15. 16. 17. 18. 19. 20. Andrews E. The treatment of haemorrhoids by injection. Med Rec 1879; 15:451. Edwards FS. The treatment of piles by injection. BMJ 1888; 2:815. Kelsey CB. How to treat haemorrhoids by injection of carbolic acid. N Y Med J 1885; 42:545. Terrell EH. The treatment of haemorrhoids by new method. Trans Am Proctol Soc 1916; 65. Anderson HG. The “injection” method for the treatment of haemorrhoids. Practitioner 1924; 113: 339. Khoury GA, Lake SP, Lewis MCA, et al. A randomized trial to compare single with multiple phenol injection treatment of haemorrhoids. Br J Surg 1985; 72:741 Dencker H, Hjorth N, Norryd C, et al. 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VIDEO OF THE MONTH Come molti di voi sapranno, è stato ultimato il nuovo sito della nostra Società, www.siucp.org, attraverso il quale è possibile accedere, avere informazioni e partecipare a tutti i progetti Societari. Il nuovo sito, realizzato con corale sforzo organizzativo, oltre a presentarsi con una nuova interfaccia utente, una grafica accattivante ed una immediata navigabilità ha delle features, completamente nuove che si aggiungono alle pagine di news, medici, pazienti, congressi e chi siamo, che erano già presenti nel precedente sito: - forum: come sapete un numero sempre crescente di pazienti cercano su internet una risposta alle loro domande. Ci è sembrato giusto, pertanto, oltre che offrire delle schede delle patologie d ’ i n t e re s s e c o l o n p ro c t o l o g i c o p i ù comuni, come già era sul vecchio sito, avere un atteggiamento più interattivo con gli utenti del web che navigano su www.siucp.org. A tal fine è stata creata questa sessione forum nella quale domande e risposte saranno a beneficio di tutti. Attualmente, a rispondere alle domande dei pazienti sono, a turno, i consiglieri della SIUCP; data la mole di - iscrizione/rinnovo quota Societaria on- domande si accettano molto volentieri line: facendo seguito alla richiesta di collaboratori tra i Soci... diversi Soci di facilitare le procedure sia di prima iscrizione sia di rinnovo, si è - centri UCP in Italia: come ricorderete, proceduto alla realizzazione di una dalla home page del vecchio sito si s p e c i f i c a i n t e r f a c c i a u t e n t e c h e poteva arrivare, cliccando su una cartina permette il pagamento on-line della d'Italia all'elenco delle UCP, diviso per quota annuale Societaria. La procedura regioni. Alcune di queste UCP non di pagamento, attraverso le comuni funzionavano da tempo e quelle che carte di credito, è molto rapida e non operano realmente soffrivano della r i c h i e d e n e s s u n a i n f o r m a z i o n e scarsissima visibilità data loro dal vecchio, aggiuntiva. inefficiente, sito. Pertanto nell'ambito del nuovo sito (il cui web-ranking, grazie ad - video: si tratta di una sezione del sito un efficiente lavoro di posizionamento, dedicata ai tutti i Soci SIUCP. Qui si migliora esponenzialmente giorno dopo potranno non solo visionare vari video di giorno) ogni UCP comparirà non più solo t e c n i c a c h i r u r g i c a d ’ i n t e r e s s e come voce, o poco più, nell’ambito colonproctologico, ma i Soci potranno dell’elenco regionale, ma avrà la sua inserire dei loro video apportando il loro pagina dedicata con tanto di foto dei contributo allo sviluppo scientifico della coordinatori e/o consulenti, spazio di nostra comunità. A tal fine l’inserimento testo per breve descrizione, curricula vari, dei video è stato reso molto semplice: cartina google-map ed eventuali ulteriori alla segreteria Societaria si potrà sia link. Inoltre, in questa pagina dedicata, inviare il video in formato digitale sia lo saranno riportate tutte le caratteristiche specifico link (se il video è già presente in dell'UCP, mediante uno specifico layout rete, per esempio, su YouTube). Stiamo, (il cui form è uguale per tutte le UCP e inoltre, provvedendo alla realizzazione di che è stato inviato contestualmente a uno spazio di discussione/commento per questa mail a tutti i coordinatori UCP). Gli ogni video al fine di permettere ai Soci di utenti ed i potenziali pazienti, quindi, in postare delle domande agli autori dei maniera trasparente e non mediata dal video con relativa visualizzazione delle "numero verde" (che, vi ricorderete, tante domande e delle risposte. polemiche ha generato in passato), 24 SIUCP ON WEB marzo 2013 potranno fare una valutazione non solo per vicinanza ma, verosimilmente, anche per qualità sapendo per esempio se quella specifica UCP ha la manometria, la defecografia, la colonscopia, il robot, etc, etc). RIVISTE SCIENTIFICHE - email @siucp.org: i Soci, regolarmente iscritti inoltre, potranno avere gratuitamente un’ampia casella di posta e l e t t r o n i c a “[email protected]” configurabile su Outlook o qualsiasi altro programma di posta (informazioni sulla configurazione disponibili in segreteria) oppure con collegamento attraverso il portale www.webmail.aruba.it. Attualmente la SIUCP ha già acquistato l’abbonamento per Disease Colon Rectum e Surgical Innovation. Pertanto tutti i Soci in regola con la quota Societaria annuale possono richiedere uno o più articoli, in formato full-text, direttamente alla segreteria Societaria inviando semplicemente una email con gli estremi dell’articolo desiderato. Il primo compito della SIUCP (Art.1 dello Statuto) è quello di diffondere le conoscenze. Ebbene non c'è mezzo migliore per conoscere che quello di leggere riviste scientifiche. A voi tutti, cari Soci, è noto che fino a qualche anno fa con la quota asSociativa si aveva diritto ai 12 numeri di Disease Colon Rectum (DCR), cosa di grande - web-surgery in streaming: il prestigio e da tutti molto apprezzata. nostro sito, inoltre, supporta, come già recentemente In questo senso, il Consiglio Direttivo ha a c c a d u t o p e r e v e n t i d i unanimemente deciso di fare di più. Significative grande successo nazionale ed risorse economiche sono state stanziate per internazionale, la visione in l’acquisto di ben 5 riviste scientifiche da offrire in diretta (in HD e con possibilità formato elettronico full-text a tutti i Soci in regola di domande in real-time) di con le quota asSociativa annuale. Non solo DCR, e v e n t i d i l i v e - s u r g e r y . I l quindi, ma si è anche programmato l’acquisto, di p r o s s i m o s v i l u p p o c h e altri quattro diversi abbonamenti ad altrettante i n t e n d i a m o a p p l i c a r e a riviste scientifiche. Le riviste scientifiche che questa parte del sito sarà saranno disponibili gratuitamente per i Soci, tutte q u e l l o d i m e t t e r e a di riconosciuto prestigio internazionale, saranno: disposizione, per i Soci in regola, un calendario di Disease Colon Rectum collegamenti live. Il fine è di Colorectal Disease poter offrire un’ampia e Surgical Endoscopy differenziata scelta di formazione chirurgica “live” International Journal of Colorectal Surgery dalle più attive e prestigiose Surgical Innovation sale operatorie italiane. Abbiamo creato, in definitiva, un sito moderno, ricco di contenuti multimediali e strutturato per essere in grado di sfruttare tutte le nuove tecnologie offerte dalla rete. Ciò insieme alla semplicità di consultazione rendono www.siucp.org un efficace ed unico strumento di interazione tra la Società, i suoi Soci e gli utenti tutti! Siamo molto fieri di questo risultato: nessuna Società scientifica, oggi, è in grado di offrire ai suoi Soci così tanto in tema di accesso alla letteratura scientifica internazionale! I CLUB SIUCP Cari Soci, la colonproctologia e la pelviperineologia sono, come sapete, discipline in continua evoluzione che suscitano sempre grande e costante interesse. La spinta innovativa delle nuove tecnologie, con il loro riflesso nella pratica clinica, non si ferma, e la necessità di disporre della professionalità e delle idee di specialisti che 25 SIUCP ON WEB marzo 2013 ne possano indirizzare e calmierare lo sviluppo, continua ad essere estremamente importante. Alla luce di queste considerazioni, e in forze all’esperienza maturata in oltre un decennio d’intensa attività formativa e divulgativa, la nostra Società, ha ideato e promosso i cosiddetti Club SIUCP. I Club SIUCP, fortemente voluti da questo Consiglio Direttivo, e diffusi sul territori per macroaree, rappresentano la volontà della SIUCP di essere sempre più vicina ai suoi Soci. I Club hanno l’ambizione di essere dei “laboratori di pensiero” nei quali i protagonisti, attraverso incontri periodici, possano scambiarsi informazioni, realizzare studi multicentrici, condividere linee-guida, e confrontarsi su case reports. CLUB CAMPANO Coordinamento: Giuseppe Ferulano, Adolfo Renzi Tutte le informazioni sulla partecipazione attiva ai Club SIUCP, gratuita per tutti i Soci in regola con la quota annuale, sono disponibili in una sessione dedicata del sito Societario. Invitiamo, pertanto, tutti voi a prenderne visione ed a partecipare attivamente. Si tratta di un ulteriore innovativo modo di creare una fitta rete di connessione tra noi tutti: nessuna altra Società italiana è organizzata in maniera così capillare! CLUB LOMBARDO Coordinamento: Guglielmo Giannotto, Rubina Ruggiero CLUB TOSCO-LIGURE Coordinamento: Flaminio Benvenuti 26 SIUCP ON WEB marzo 2013 NEXT EVENTS Congresso Nazionale SIUCP 2013 ed Assemblea dei Soci Presidenti: Flaminio Benvenuti, Alfonso Carriero SIUCP SIUCP SIUCP SIUCP SIUCP SIUCP SIUCP SIUCP SIUCP SIUCP SIUCP SIUCP SIUCP SIUCP SIUCP SIUCP SIUCP SIUCP SIUCP SIUCP SIUCP SIUCP NEXT EVENTS scheda di iscrizione programma preliminare 27 SIUCP ON WEB marzo 2013 NEXT EVENTS 3°#MEETING# CLUB CAMPANO Coordinamento: Giuseppe Ferulano, Adolfo Renzi Programma* NEXT EVENTS Hotel Terme di Agnano - Napoli 18 Marzo 2013 INTRODUZIONE*ALLA*GIORNATA * * * *** Giuseppe'Ferulano,'Adolfo'Renzi'' * PELVIPERINEOLOGIA*OGGI * * * * * Diagnosi*e*terapia*integrata*in*uro;gineco;colonproctologia* * *15.00% * *15.15% ' ' '16.30' * * *16.45% Coagulopatia*e*chirurgia*proctologica:*two*case*reports * Alfredo'Giordano* * * * * *18.00* ' ' '18.30 '% ' Lettura:'Francesco'Bernasconi' ' Commento:'Alessandro'Dafiero,''Giovanni'Tommaselli'' ' Coffee'break ' ' ' ' ' ' ' % LINEE*GUIDA*e*CONTENZIOSO*MEDICO*LEGALE * Dalla*realtà*Clinica*a*quella*della*Giustizia* Introduzione'e'moderazione:'Vincenzo'Landolfi' ' ** * Un*giorno*in*pretura:*racconto*di*una*disavventura* Corrado'Fantini* % TRIALS*MULTICENTRICI** * * * * Up*to*date* Adolfo'Renzi! ! Saluti'e'PreFDinner'Aperitifs ' ' ' ' HOTEL&TERME&DI&AGNANO& Via&Agnano&Astroni,&24&&80125&Napoli& Uscita&Tangenziale:&Agnano& 081&762&2180& 28 SIUCP ON WEB marzo 2013 INFO UTILI AVVISO PER I COORDINATORI UCP Modalità per la creazine gratuita di una pagina UCP personalizzata sul sito societario INFO UTILI Caro Coordinatore UCP, da alcuni mesi è possibile avere un’intera pagina web, all’interno del sito Societario, completatmente dedicata alla tua Unità di Colonproctologia. Non più quindi una semplice voce in un elenco, come in passato, ma un’intera pagina multimediale. Qui di seguito tutto quanto necessario, per accerde gratuitamente a questo servizo. Raccogli tutte le informazione necessarie (info obbligatorie e facoltative) e inviale all’indirizzo della nostra segreteria (iperlink, in fondo alla pagina). INFORMAZIONI MULTIMEDIALI PER COSTRUZIONE PAGINA WEB UCP INFO OBBLIGATORIE: Nome UCP Indirizzo UCP Nome e Cognome del Coordinatore Nome e Cognome dei Consulenti Breve descrizione dell'UCP con informazioni del tipo: quando è stata creata, in che contesto è inserita (ospedale/università/clinica convenzionata), che tipo di prestazioni sono principalmente erogate etc. (Limite del testo circa 150 parole). Attività diagnostiche: elencare quali esami, ovviamente di pertinenza colonproctologica, sono disponibili nella stessa sede dell'UCP e quali fuori, inserendolo tra parentesi. Per es.: manometria (in sede), ecografia 3D (fuori sede), defecografia (fuori sede), etc. etc. Numero telefonico/i E-mail INFO FACOLTATIVE: Indirizzo web del sito dell'UCP e/o del coordinatore Curruculum vitae del coordinatore e/o dei consulenti Foto raffigurante (a vostra discrezione) il coordinatore da solo o con i consulenti (in dimensioni non superiori a circa 800x600) Foto degli ambieti esterni e/o interni dell'UCP (tre foto in tutto, in dimensioni non superiori a circa 800x600) Numero fax Orari e giorni di ambulatorio INVIA TUTTO A: [email protected] 29 SIUCP ON WEB marzo 2013 SEGRETERIA SIUCP La segreteria della SIUCP continua, come sempre, e quindi anche con il prossimo anno, ad offrire la massima disponibiltà a tutti i Soci. Non esitate a contattarci, sia telefonicamente sia via mail, per qualsiasi tipo di informazione. Elisabetta Lanzetta SIUCP Sede legale S.I.U.C.P. Via Nazionale, 69 int. 5 00184 Roma Tel. +39 3484534256 mail: [email protected] Sito web: www.siucp.org P.I. 1027375107 C.F. 91223190371 Presidente Onorario Antonio Longo SIUCP ON WEB NUMERO UNO marzo 2013 Presidente Flaminio Benvenuti Past President Angelo Stuto Vice Presidente Angela Pezzolla Presidente Eletto Alfonso Carriero Segretario Giorgio Palazzini SIUCP ON WEB N E W S L E T T E R D E L L A S O C I E T À I T A L I A N A U N I T A R I A D I C O L O N P R O C T O L O G I A Coordinamento editoriale Adolfo Renzi Contributi Per inviare un articolo, un video, una case report, o semplicemente un commento invia una mail a: [email protected] Tesoriere Giuseppe P. Ferulano Consiglieri Antonio Capomagi Francesco Crafa Guglielmo Giannotti Francesco Longo Giusto Pignata Adolfo Renzi Rubina Ruggiero Revisori dei Conti Antonio Brescia Garanti Vincenzo Landolfi Antonio Longo Angelo Stuto Segreteria Elisabetta Lanzetta 30