La prevenzione della lombalgia attraverso la preparazione atletica
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La prevenzione della lombalgia attraverso la preparazione atletica
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI MILANO Facoltà di Scienze Motorie Corso di laurea in Scienze Motorie Sport e Salute La prevenzione della lombalgia attraverso la preparazione atletica nel pattinaggio artistico Relatore: Prof. Antonio La Torre Tesi di laurea di: Giulia Tagliaferri Matricola N° 746155 Anno accademico 2010/2011 INDICE: Introduzione Capitolo 1: Sport e preparazione atletica 1.1 La preparazione atletica generale 1.2 Il ruolo dell’allenatore 1.3 Mezzi e metodi di allenamento Capitolo 2 : Il pattinaggio artistico 2.1 Storia e regolamento 2.2 Biomeccanica 2.3 I salti 2.4 Le trottole Capitolo 3 : Gli infortuni 3.1 I principali infortuni 3.2 Il dolore lombare 3.3 Le cause Capitolo 4 : L’allenamento 4.1 L’allenamento giovanile 4.2 Esempi di esercizi 4.3 L’allenamento per atleti d’elite 4.4 Core Training 4.5 Esempi di esercizi Capitolo5 : Conclusioni Bibliografia Introduzione Questa tesi è nata dalla mia esperienza personale vissuta nel campo del pattinaggio artistico. Con essa ho voluto evidenziare la mancanza generalizzata di una buona preparazione atletica,mirata alla prevenzione dell’infortunio che colpisce maggiormente i pattinatori: la lombalgia. Ho voluto inoltre sottolineare l’importanza della figura del preparatore atletico affiancata all’allenatore tecnico, durante un percorso formativo, figura che fino a pochi anni fa è mancata ed è stata ritenuta di poca importanza. Ho praticato per 15 anni pattinaggio artistico a livello agonistico e ho vissuto in prima persona l’arresto dell’attività a causa del mal di schiena che era subentrato. Ho assistito a tantissimi abbandoni di atleti di elite per lo stesso problema ed ho iniziato ad interessarmi per costruire un piano di allenamento finalizzato alla prevenzione del dolore del rachide. Ho avuto modo in quest’ultimo anno di applicare il training posturale su me stessa ottenendo ottimi risultati, e affievolendo il dolore che mi aveva colpito. Ho pensato allora di sviluppare questa tesi per poter proporre l’introduzione della preparazione atletica in tutto l’ambito del pattinaggio artistico a rotelle, agli allenatori un nuovo metodo di allenamento, e sensibilizzarli sul problema esistente. Spero in un futuro di poter applicare i miei studi su un gruppo di pattinatori di elite e di poterli allenare nel modo più corretto per poterli portare a gare di livello internazionale. Spero anche attraverso questa tesi di far conoscere a più persone il pattinaggio artistico a rotelle, che in Italia non è molto conosciuto e sta iniziando a diffondersi solo in questi ultimi anni, nonostante l’Italia stessa possa vantarsi di numerosi campioni a livello internazionale. 1) Sport e preparazione atletica: 1.1La preparazione atletica generale La preparazione atletica può essere interpretata in modi diversi a seconda del concetto di allenamento che viene proposto. Possiamo parlare di preparazione atletica come momento ludico di benessere psicofisico, come ad esempio un allenamento finalizzato al mantenimento dello stato di forma e al piacere di muoversi, oppure possiamo entrare nella sfera dell’allenamento funzionale finalizzato al raggiungimento di un obiettivo o di una performance. In questa tesi si è preso in considerazione l’allenamento funzionale,coordinato alla disciplina tecnica agonistica del pattinaggio artistico, e agli effetti positivi e negativi che esso può provocare sulla stessa e direttamente sul fisico dell’atleta se non adeguatamente preparato. Tutte le discipline sportive sottopongono il fisico dell’atleta a stress e a carichi di enorme entità che creano a lungo andare delle modificazioni anatomo-strutturali del corpo. Tali modifiche possono essere vantaggiose rispetto ai risultati della performance, ma molte volte risultano essere dannose a causa dell’invasività dell’allenamento tecnico della disciplina sportiva. Nello sport agonistico capita molto frequentemente di imbattersi in problemi di varia entità legati al sovraccarico di lavoro e alla metodica utilizzata nell’allenamento tecnico. Proprio per questo motivo alcuni preparatori atletici hanno iniziato ad approfondire il concetto di preparazione fisica affiancando alla disciplina tecnico-tattica una preparazione generale finalizzata al potenziamento muscolare, alla compensazione di squilibri muscolo scheletrici, e soprattutto alla prevenzione degli infortuni. E’ stato dimostrato attraverso studi scientifici specifici l’utilità e l’efficacia che una buona preparazione atletica ha sugli atleti. Nello studio di Mennix, healy e Farber , dell’Indiana University Department, attraverso l’osservazione dei risultati di una preparazione atletica specifica fatta eseguire ad un gruppo di 15 pattinatori per dieci settimane, si è osservato che essa chiaramente migliora le capacità e lo stato fisico dell’atleta, oltre a migliorare la resistenza alla fatica durante gli allenamenti. Sempre per accertare questa tesi dallo studio di Mcmaster, Liddle e Walsh,dell’ AmJ Sport Med, in cui è stato fatto eseguire un allenamento neuromuscolare di forza della durata di tre mesi, si è verificato che attraverso una buona preparazione atletica senza i pattini i pattinatori erano in grado di sviluppare molto più controllo e forza rispetto a prima. Da questi studi è quindi emerso quanto sia importante modellare sull’atleta un’adeguata preparazione atletica che porti l’agonista ad una eccellente forma fisica. 1.2 il ruolo dell’allenatore La preparazione atletica specifica può essere quindi indicata come l’insieme delle metodiche e dei mezzi per il miglioramento dello stato di salute e della prestazione sportiva. Per poter ottenere dei buoni risultati sia nella disciplina stessa sia nella preparazione fisica vera e propria occorre prima di tutto che il preparatore atletico sia una persona professionale e specializzata sulla disciplina su cui deve operare. In passato, purtroppo fino a pochi anni fa,la figura del preparatore atletico veniva reputata come marginale rispetto all’allenamento vero e proprio della disciplina sportiva, e le ore di lavoro dedicate ad esso venivano nettamente ridotte rispetto alle ore in pista, o a volte venivano inserite solo nei periodi di pre-gara per poter creare un piccolo supporto all’atleta sottoposto ad un periodo di grande stress fisico. Questo succedeva, e in alcuni sport succede ancora oggi, soprattutto nel settore giovanile, nel quale si ritiene totalmente inutile la figura del preparatore fisico, perché toglie ore di allenamento tecnico tattico specifico sullo sport praticato. Tale fase, invece, è importantissima ai fini della crescita dell’atleta poiché sviluppa le sue capacita coordinative e successivamente quelle condizionali e nella quale impara maggiormente a sentire e gestire il proprio corpo. Tali abilità sono fondamentali per il futuro di atleti agonisti. In questi anni si è iniziato a ritenere la figura del trainer sempre più importante, ed in alcuni campi è stata già inserita con continuità nella programmazione annuale dell’allenamento. Il ruolo del preparatore atletico è molto importante e anche molto difficile, perché è la figura che crea la base strutturale dell’atleta sulla quale verrà impostato tutto il lavoro dell’allenamento tecnico. E’ necessario che il trainer imposti un lavoro preciso, individualizzato per ogni atleta analizzando prima di tutto la disciplina, i gesti tecnici, gli obiettivi della competizione , la biomeccanica dei movimenti, ma soprattutto creando uno studio preciso sul singolo atleta basandosi sul livello di maturazione e di sviluppo, sui dati antropometrici, sul carattere, sullo sviluppo delle capacità coordinative e condizionali attraverso test specifici , sullo sviluppo di abilità e schemi motori acquisiti dal ragazzo.; il tutto in base anche all’esperienza acquisita dall’atleta in passato. E’ necessario quindi studiare la competizione e gli atleti nel dettaglio in quanto questo insieme di conoscenze costituisce uno degli aspetti basilari per il lavoro dell’allenatore, che dovrà sistematizzare mezzi e metodi di allenamento per strutturare specifici piani di lavoro a breve, medio e lungo termine idonei agli aspetti specifici della disciplina e alle caratteristiche individuale degli atleti da lui allenati. Il preparatore non ha solo la funzione di far eseguire gli esercizi, di scegliere quelli più idonei, di sviluppare una periodizzazione del lavoro e dei carichi, ma ha anche la funzione di stimolare l’atleta mentalmente e fisicamente per far si che esso raggiunga migliori risultati, motivandolo nell’allenamento e nella preparazione fisica, senza permettere all’atleta di annoiarsi o di perdere la focalizzazione sull’obiettivo da raggiungere così da poter ottenere da ogni atleta il massimo rendimento. 1.3 Mezzi e metodi di allenamento Per poter essere efficace, la preparazione atletica funzionale alla disciplina deve tener conto di specifici principi e metodiche lungo tutto il corso della programmazione annuale: Il carico di lavoro che un atleta è in grado di sopportare, ovvero l’insieme delle esercitazioni proposte durante un periodo o una seduta di allenamento, considerando che l’atleta deve poter sopportare anche gli stimoli dell’allenamento tecnico specifico della disciplina. Importante diventa quindi definire il carico esterno ed interno del ragazzo, ovvero l’insieme delle attività proposte e l’effetto che esse generano sul suo corpo, per poter così modulare in maniera corretta le successive sedute di allenamento. Queste caratteristiche sono molto utili al preparatore atletico per poter creare e costruire direttamente sull’atleta giorno per giorno le sedute di allenamento tenendo sempre in considerazione lo stato fisico e mentale dell’atleta I mezzi di allenamento servono all’atleta per incrementare il livello di prestazione .Le diverse tipologie di esercizi sono i mezzi che il preparatore atletico utilizza per sviluppare le capacità del proprio atleta. Le esercitazioni possono essere di vario tipo,ognuna di esse finalizzata al raggiungimento di uno specifico obiettivo. Difficoltà e bravura del trainer è di farle eseguire nel momento giusto alternandole, sia nei periodi in cui l’atleta deve affrontare la competizione agonistica, sia nei periodi di preparazione motoria in cui bisogna raggiungere la massima forma fisica, variandone la quantità l’intensità e la densità in relazione al percorso che si sta seguendo. La programmazione; Quando l’allenatore ha analizzato alla perfezione tutti i fattori sopra riportati e ha compreso cosa il suo atleta è in grado di fare, può successivamente iniziare la pianificazione e la programmazione dell’allenamento. Il preparatore deve individuare i periodi in cui l’allenamento deve raggiungere il picco di intensità per ottenere il massimo dall’atleta, che corrisponde generalmente al periodo di gara agonistica, e quando l’intensità deve diminuire, non tralasciando mai il lavoro tecnico svolto nella disciplina, in concomitanza con gli allenamenti di preparazione atletica. La programmazione prevede di dividere il lavoro dell’atleta in 5 fasi: 1. Preparazione iniziale: è il momento della preparazione fisica globale e della riduzione delle carenze fisiche. Le sedute devono essere impegnative sul piano energetico e devono essere motivanti dal punto di vista psicologico , senza utilizzare lavori troppo ripetitivi; generalmente questi allenamenti vengono proposti ad atleti agonisti dopo un periodo di stop(per infortuni o vacanze) per riprendere la forma fisica, o in un periodo di assenza di competizioni. 2. Preparazione transitoria: viene riproposta la “preparazione fisica globale” aumentando il volume di lavoro. Viene aggiunto in questa fase un approccio preliminare ai gesti tecnici di base. 3. Preparazione specifica: l’allenamento inizia a essere più specializzato nella disciplina; esso si avvicina al gesto tecnico ed in questa fase si apprendono schemi e tecniche nuove per l’atleta. E’ il periodo dell’allenamento vero e proprio in cui egli può migliorare la sua performance e aumentare il suo livello prestativo. Generalmente corrisponde al periodo pre-gara. 4. Preparazione agonistica: è un allenamento mirato allo sviluppo e alla stabilizzazione sportiva in vista della competizione. 5. Mantenimento e transizione: questo tipo di allenamento è finalizzato al recupero delle energie psicofisiche spese per affrontare un nuovo ciclo d’allenamento, che può coincidere con il periodo delle vacanze. In questa fase non è obbligatoria l’inattività completa dell’atleta,ma si lavora a basso volume e a bassa intensità permettendo al corpo di recuperare a livello muscolare ma di non abbassare troppo il livello di condizione fisica. Il preparatore atletico ha cosi in mano tutti gli strumenti per creare un allenamento individuale, mirato alla disciplina e ai suoi obiettivi. Deve però, come ultima cosa, diversificare l’allenamento giovanile dall’allenamento di atleti d’elite, evitando così di creare scompensi in atleti emergenti che porteranno ad avere problemi fisici futuri e saranno obbligati ad abbandonare precocemente lo sport a causa dell’errata preparazione ricevuta. 2)Il pattinaggio artistico: 2.1 storia e regolamento: il pattinaggio artistico nacque a Berlino nel 1700, dove per la prima volta vennero utilizzati dei pattini rudimentali per l’edizione del balletto "Der Maler oder die Wintervergnügungen". Successivamente nel 1863 a Londra vennero costruite a Covent Garden due gradi piste di pattinaggio, facendolo cosi diventare un momento di aggregazione per la gente. Sempre in Inghiltrerra Mr. Plimpton, che fù colui che inventò i pattini, fondò la prima associazione di pattinaggio a rotelle statunitense ed organizzò la prima Federazione Internazionale di Pattinaggio. Organizzò anche la prima competizione (Plimpton Medal) e messe a punto il primo sistema di categorie. Con il miglioramento della meccanica dei pattini si diffuse sempre di più questa disciplina facendo sorgere in tutta Europa grandi piste in cemento per poter pattinare. Il pattinaggio rimase popolare fino alla Prima Guerra Mondiale, dopo di che il cinema, il ballo, la danza e le auto catturarono l’attenzione del pubblico e il pattinaggio a rotelle fu improvvisamente dimenticato. In Italia il pattinaggio approdò negli anni ’60, quando a Milano viene costruita la prima grande pista; da allora sono nate molte società di pattinaggio artistico che tutt’ora sono in attività. Il pattinaggio artistico su ghiaccio fu inserito nel programma olimpico alle Olimpiadi di Londra del 1908, ancora prima che ci fosse la divisione invernale delle gare. Il pattinaggio artistico su rotelle invece non è ancora stato inserito nel programma olimpico. Il pattinaggio a rotelle ha sempre vissuto alti e bassi per tutta la sua storia, ed ai giorni nostri è uno degli sport meno conosciuti e meno praticati, anche se ha molto impatto visivo sul pubblico perché è caratterizzato da elementi acrobatici e molto spettacolari. Per focalizzare bene l’obiettivo della mia tesi è necessario introdurre una breve spiegazione sul regolamento e sulle categorie in uso ad oggi, così che si possa meglio comprendere il concetto principale della tesi sviluppata. Il pattinaggio artistico, o di figura, racchiude tantissime discipline che si differenziano sia tecnicamente sia artisticamente tra di loro: 1. Specialità Singolo: l’atleta esegue una sequenza di esercizi su base musicale in cui deve riportare tutte le difficoltà tecniche e artistiche richieste dalla categoria in cui gareggia. Ogni gara deve presentare due esercizi musicali, il primo chiamato Short Program in cui deve presentare più difficoltà strettamente tecniche e stabilite dalla Federazione, il secondo chiamato Long Program (in Italia è chiamato Libero) in cui l’atleta può inserire qualsiasi esercizio o difficoltà tecnica che sia in grado di eseguire. Ogni atleta a fine gara sarà valutato attraverso due parametri, il contenuto tecnico e il contenuto artistico. 2. Specialità obbligatori: ogni atleta dovrà eseguire degli esercizi specifici seguendo dei cerchi delineati per terra. questo tipo di specialità serve agli atleti per acquisire determinati movimenti tecnici che dovranno diventare automatici per migliorare la performance della specialità singolo o coppia. 3. Specialità coppia: gli atleti devono simulare una danza o interpretare un tema, eseguendoli insieme. Esistono due differenti tipi di coppie, le coppie artistico che hanno l’obbligo di eseguire sollevamenti , prese, salti e trottole similari alla specialità singolo, mentre le coppie danza devono riprodurre sui pattini specifiche danze rese obbligatorie dalla Federazione, identiche a tutte le altre coppie. Spesso gli atleti che praticano la coppia danza sono atleti che hanno esperienze passate nel campo della danza e dei balli da sala. 4. Specialità sincronizzato:anche in questa disciplina le gare si compongono di due prove. Le gare vengono effettuate a squadre composte da almeno 12 atleti, uomini e donne, che pattinano all’unisono e che eseguono gli stessi elementi delle altre specialità formando delle figure sulla pista.Molto importante per questa specialità è la capacità di coordinazione e di inventiva, perché viene richiesto di costruire figure molto spettacolari.il pattinaggio sincronizzato è una specialità nuovissima praticata da pochi anni, e non sono ancora stati fatti studi ne’ considerazioni in merito. In ognuna di queste discipline, come in ogni sport, sono state create delle categorie che vanno dai pulcini( 5 anni) ai cadetti(13 anni) che sono uguali per tutti, attraverso le quali ogni atleta che intraprenda la carriera agonistica deve passare. Dopo di esse per l’atleta le strade si dividono: i più bravi accedono alle categorie di livello che sono Jeunesse, Juniores e Seniores, mentre quelli che tecnicamente sono ad un livbello inferiore possono gareggiare in categorie promozionali A B C e D. L’accesso a queste categorie è sempre per età e la scelta tra le categorie di livello o le altre è a discrezione dell’atleta e del suo allenatore.In questa tesi prenderò in considerazione il pattinaggio artistico singolo e mi focalizzerò principalmente sul lavoro che un preparatore atletico dovrebbe eseguire su giovani atleti e atleti di livello. 2.2 La Biomeccanica Da pochissimo tempo anche per il pattinaggio artistico si sono intrapresi studi di biomeccanica dei gesti tecnici, ma, pochi anni fa, non esisteva nessun tipo di materiale sull’analisi biomeccanica di questo sport. I motivi sono stati molti: innanzitutto questi studi richiedevano tanto tempo per essere realizzati, richiedevano attrezzature tecnologiche molto costose e soprattutto richiedevano la disponibilità di atleti di elite capaci di eseguire correttamente il gesto tecnico. Gli studi di biomeccanica pubblicati infatti risalgono non prima del 2009,anno in cui sono stati pubblicati dal Seminario Internazionale di Pattinaggio Artistico di Roccaraso svariati articoli riguardanti la biomeccanica e la tecnica precisa dei principali esercizi svolti dai pattinatori. Questo è potuto accadere perché attualmente vengono usate apparecchiature più moderne, veloci e facili, come il tappetino a conduttanza che registra la forza esplosiva degli atleti in test di forza come lo squat o lo squat jump, e come il sistema BTS SMART_D Motion Capture System, che effettua la ricerca attraverso sistemi computerizzati che ricostruiscono i movimenti biomeccanici attraverso le posizioni, la velocità e l’accelerazione del corpo, e analizzano movimenti e traiettorie rispetto agli assi corporei attraverso dei marker posti su tutto il corpo. Prima degli studi pubblicati non si conosceva esattamente la difficoltà eseguita e i processi svolti, e di conseguenza si allenava sulla base di conoscenze puramente empiriche;con l’inizio di studi più approfonditi finalmente si è iniziato a conoscere più dettagliatamente cosa far eseguire ai propri atleti e soprattutto come. Fondamentale nel pattinaggio è la posizione di base del pattinatore che viene assunta durante tutto l’esercizio. questa posizione, determinante per avere un giusto allineamento dell’asse corporeo, consiste nel ricercare la massima tensione del corpo mantenuta con la contrazione della muscolatura antero-posteriore.E’ indispensabile per un pattinatore mantenere sempre in tensione i muscoli stabilizzatori del bacino che sono la base di tutti i movimenti di salto e rotazione; uno squilibrio di essi porterebbe il pattinatore fuori asse e inevitabilmente alla caduta. Nella posizione base le spalle devono essere ben spinte verso il basso e allineate con i fianchi;le braccia stanno in tensione verso fuori e tese, le mani distese con il palmo verso il basso e la testa deve seguire la linea della colonna vertebrale estendendosi verso l’alto. Per poter sviluppare dalla posizione base qualsiasi ulteriore gesto tecnico, è fondamentale porre l’attenzione sulla base di appoggio interna od esterna del piede perno. Ogni esercizio in particolare richiede che si debba caricare il peso sulla parte esterna o interna del piede a seconda di quanto richiesto dalla tecnica del salto specifico. Il non corretto utilizzo del giusto appoggio può causare la non riuscita della difficoltà tecnica o addirittura una caduta in volo.La posizione base è propedeutica all’esecuzione di salti e trottole che sono i fondamentali del pattinaggio artistico. 2.3 I Salti Il salto è l’esercizio più tecnico e più difficile da eseguire durante una competizione e da imparare durante l’anno, perché richiede una minuziosa attenzione di ogni singolo segmento corporeo. Un angolo di lavoro diverso da quello ottimale anche solo di un grado porterebbe l’atleta a sbagliare la difficoltà e inevitabilmente a perdere una gara .Per questo motivo è stato svolto da S.Locandro e da F.Merni, S.Fantozzi e L.Querin, membri della FIHP uno studio biomeccanico dettagliato sull’esecuzione di un salto in alteti di alto livello. In questo studio sono state analizzate dettagliatamente le varie fasi di esecuzione di un salto: - Preparazione: l’atleta si trova quasi sempre con le spalle alla direzione in cui sta andando,deve trovare la posizione corretta con il giusto equilibrio, il giusto peso corporeo e la perfetta tenuta corporea. Entrano in gioco tutti i muscoli stabilizzatori e l’atleta deve mantenere in tenuta tutto il suo corpo. - Caricamento: l’atleta estende una gamba verso dietro per caricare la spinta, l’angolo tra braccia e busto aumenta, le braccia fungono anch’esse da caricamento per il salto, l’atleta deve essere in grado con questo caricamento di generare forza reattivo-elastica ed esplosiva nella fase successiva, senza perdere troppo controllo corporeo ed equilibrio. - Puntata/Spinta: La maggio parte dei salti(escluso l’axel) viene effettuato attraverso la spinta del freno; quando il freno appoggia, le gambe vengono richiamate vicine in un tempo brevissimo.si stima la fase di spinta circa 0.06 secondi.in questi pochi secondi le sollecitazioni che gravano sulla caviglia sono altissime perché su di essa si scarica tutto il peso corporeo.il bacino si abbassa ed anche il ginocchio subisce sollecitazioni non indifferenti; la schiena tende a inclinarsi in avanti fino a 37°permettendo l’avvicinamento delle gambe e delle braccia al tronco. Inizia la fase di volo nella quale le gambe si incrociano per avere meno attrito nella rotazione, le braccia vengono energicamente richiamate al petto, e il busto inizia la torsione per permettere al corpo di girare e chiudere la rotazione.durante la fase di volo tutt i muscoli dell’atleta sono in tensione massima per permettere di mantenere la posizione corretta durante le torsioni e non sbilanciare l’equilibrio. La forza che le gambe devono generare durante la spinta è proporzionale al numero di giri che l’atleta deve compiere. per un atleta di alto livello lo sforzo per compiere una sola rotazione sara minimo, sarà invece altissimo quando la rotazione arriva a 3 o 4 giri consecutivi. - Atterraggio: è la parte più complessa del salto. Esso prevede l’arrivo con il peso sull’esterno della pianta del piede,il baricentro basso e le braccia vengono aperte istantaneamente appena il piede tocca terra. La gamba sinistra viene iperestesa dietro e la schiena viene inarcata rendendo molto artistico l’atterraggio. Il rachide al momento dell’atterraggio subisce una forte compressione perché scarica tutta la forza dell’impatto al suolo.Questa posizione porta a uno sbilanciamento di tutto il corpo verso l’esterno destro, facendo in modo che il busto rispetto ai piedi ruoti di 15°. 2.4 Le trottole Le trottole sono, a differenza dei salti, elementi più semplici da imparare e che l’atleta durante l’allenamento rischia meno di disimparare. Nelle trottole è fondamentale riuscire a “sentire” bene le pressioni e i perni di rotazione su cui si sta lavorando. L’asse di rotazione fa riferimento alla ruota di pressione , chiamata ruota perno, su cui si sta ruotando.Più l’asse corporeo coinciderà con l’asse di rotazione più la trottola risulterà facile; le trottole verticali infatti sono le prime che si insegnano ai giovani atleti per poi evolversi in trottole orizzontali in velocità. Secondo lo studio condotto da S.Locandro e P.Colombo le trottole sono divise in 4 fasi di esecuzione: - Preparazione: non è statica come quella dei salti, ma prevede un’accelerazione orizzontale lineare su un piede solo per acquisire tutta la spinta necessaria da trasformare poi nella trottola. - Centratura: questo è il momento dell’annullamento della velocità lineare e della trasformazione in velocità angolare che permetterà la rotazione del piede della gamba portante in un punto fisso detto centratura. La gamba libera genererà delle spinte notevoli che se non stabilizzate con la perfetta tensione del corpo porteranno l’atleta alla perdita della centratura e della staticità, ovvero alla non riuscita della trottola. - Rotazione: il pattinatore assume la posizione richiesta e in tensione completa inizia ad eseguire le rotazioni che dovranno essere minimo tre.i l busto in questa fase gioca un ruolo importantissimo perché da totale stabilità alla rotazione. - Uscita: avviene una diminuzione della velocità angolare, la gamba libera viene abbassata e di conseguenza viene eretto il busto e si esegue un’uscita simile alla posizione di atterraggio dei salti. Inizialmente le braccia sia nei salti che nelle trottole servono per aiutare nel mantenimento dell’equilibrio. In un secondo momento vengono usate in riferimento ai primi semplici esercizi di coordinazione .in fine quando si eseguono esercizi più avanzati le braccia fungono da aiuto alla spinta, e come stabilizzatori di equilibrio. Molto spesso alle braccia non viene data l’importanza che hanno, e sono spesso passive nei confronti dei movimenti delle gambe, rischiando anche di ostacolare il movimento stesso delle altre parti del corpo.il potenziamento delle braccia non deve essere considerato una perdita di tempo soprattutto nella fase a secco e di preparazione atletica, o direttamente in pista nella preparazione del gesto tecnico. 3) Gli infortuni: Il pattinaggio artistico sta diventando negli ultimi tempi sempre più popolare sia come sport competitivo, sia come sport ricreativo. Più il numero dei partecipanti aumenta e più assistiamo al crescere del numero di atleti che presentano infortuni da sport e problemi. Il pattinaggio si sta ancora tutt’oggi evolvendo e si stanno creando continuamente nuove evoluzioni e nuove difficoltà, portando gli atleti ad eseguire movimenti più difficili e a seguire programmi di allenamento molto più rigidi. I problemi più comuni derivanti da queste evoluzioni sono principalmente infortuni muscolo-scheletrici e infortuni cronici da sovraccarico, che si verificano soprattutto sui piedi, sulle anche, sulle ginocchia e sul tratto lombare del rachide. il pattinaggio è uno sport molto completo, è una combinazione tra atletismo, forza, resistenza e capacità artistica. Per poter far convergere tutto ciò il pattinatore deve potersi allenare molte ore, ed è perennemente sottoposto a stress fisico, senza poter quasi mai far riposare il proprio corpo. Questo con il passare del tempo porta inevitabilmente alla comparsa di infortuni da sovraccarico. 1.1 I principali infortuni Nel pattinaggio artistico singolo i problemi acuti più comuni sono infortuni muscolo-scheletrici, infortuni cronici da sovraccarico e problemi medici. Fattori che contribuiscono a ciò sono l’utilizzo di scarponi, il regime di allenamento molto intenso, i fattori ambientali e l’elevata forza utilizzata che può gravare su corporature molto esili, che rappresentano lo standard di un giovane pattinatore o pattinatrice. Gli studi effettuati dal Wisconsin Medical Journal su pattinatori di diversi livelli hanno mostrato che il 50% degli infortuni sono di tipo traumatico e il 50% sono causati dal sovraccarico e troppo allenamento. Le lesioni da sovraccarico però risultano essere più presenti in pattinatori della specialità singolo, perché eseguono esercizi molto più invasivi per il fisico. La frequenza della sindrome da sovraccarico del pattinatore singolo sembra essere in aumento, e correlata con l’aumento dell’intensità dei loro allenamenti. lo studio effettuato da D. Fortin e D. Roberts ha analizzato 208 campioni di pattinatori d’elite i quali hanno partecipato a gare nazionali. Lo scopo dello studio era valutare che tipo di infortuni erano maggiormente presenti in questo sport, la loro gravità, la relazione di essi con il tipo di pattinaggio e il livello competitivo degli atleti, e nello specifico la natura e la frequenza dell’insorgenza degli infortuni nei 208 casi analizzati. I soggetti sono stati analizzati attraverso parametri puramente fisici e anatomici, ed attraverso l’allineamento dei segmenti corporei, la stabilità,la flessibilità e la forza, misurati con test pratici e in pista. Dallo studio sono risultati i dati ripostati in tabella.: Tabella1. Infortuni riportati dal Medical History in relazione al sito della lesione SITO TESTA SPALLE CAVIGLIE GINOCCHIA GAMBE SCHIENA TOTALE Infortuni per atleta Senior m. 2 1 10 5 4 7 29 Junior m. 1 1 8 6 3 5 24 Cadetti m. 1 2 5 1 4 13 Senior f. 2 10 6 8 8 34 3 2 5 10 5 1 3 12 Junior f. Cadetti f. 3 1.32 Valutando anche gli infortuni minori che non sono stati ripostati in tabella, risulta da questa ricerca che per ogni atleta corrispondono 1.32 infortuni, e si è verificato che sono molto più frequenti nelle pattinatrici donne rispetto agli uomini. I maggiori siti di lezione sono risultati essere le caviglie, le ginocchia e il tratto lombare del rachide. Negli ultimi anni,seguenti a questi studi,sono aumentati i casi di dolori alla schiena e di abbandono della disciplina per lombalgia cronica. Si è riscontrato anche che le maggiori lesioni per un pattinatore avvengono nella parte inferiore del corpo, dal tratto lombare verso il basso, che è la parte più sollecitata durante tutto l’allenamento. Tutti gli infortuni si sono verificati durante gli allenamenti, nel periodo in cui gli atleti apprendevano nuovi gesti tecnici e nuove evoluzioni,a differenza della gara in cui non si sono verificati quasi mai dolori. Tutti gli studi esaminati sono stati effettuati allo scopo di sviluppare un metodo preventivo per evitare gli infortuni in giovani atleti; l’obiettivo della mia tesi è sviluppare un allenamento generale preventivo, e incentrarmi soprattutto sulla prevenzione del dolore del rachide lombare. 1.2 Il dolore lombare Il dolore lombare è uno dei maggiori infortuni da sovraccarico. Se si fa riferimento alla biomeccanica e alla tecnica di salti e trottole, si comprende bene quanto sia importante l’uso della schiena e quanto essa venga sottoposta a pressioni. La patologia primaria che fa insorgere la lombalgia nel pattinatore è lo schiacciamento vertebrale a livello di L3, L4 ed L5, sulle quali si scarica tutto il peso corporeo durante un arrivo di un salto ad impatto con il terreno. Nessuno dei pattinatori esaminati dagli studi è in grado di dire esattamente quando è insorto il dolore, perché è stato causa di continue sollecitazioni,sommatesi nel tempo,che hanno aggravato sempre più la situazione. Si possono verificare tre livelli di insorgenza del dolore: il dolore lieve, primo segnale di allarme,in cui l’atleta è obbligato al riposo per qualche settimana o mese; il dolore medio in cui l’atleta deve sottoporsi a cure mediche quali massaggi miofasciali, ginnastica posturale e fisioterapia, con conseguente riposo che può arrivare fino ad un anno; il dolore acuto, che può diventare cronico o trasformarsi in un ernia discale,se non curato, in cui gli atleti devono sottoporsi a osteopati, fisioterapisti e ortopedici, e, se necessario, interrompere l’attività agonistica. La caratteristica comune che accomuna tutti i pattinatori affetti da mal di schiena è la presenza di un’accentuata iperlordosi lombare ai limiti fisiologici, di un irrigidimento dei muscoli paravertebrali dovuti alle continue contratture che si formano, e di un’incapacità di assumere la posizione di retroversione del bacino. La tecnica e le impostazioni dei salti richiedono tutti un’accentuata flessione del busto in avanti, che aumenta il carico sottoposto a L3; anche la struttura del pattino che blocca la caviglia porta a un’inevitabile sbilanciamento in avanti , ad un estensione della schiena e ad una maggiore flessione dell’anca,il tutto per poter compensare la mancanza di caricamento della caviglia e per poter mantenere l’equilibrio corretto. 1.3 Le cause La predominanza di lesioni sulla parte inferiore del corpo è legata principalmente alla forza impressa dai pattinatori per eseguire il numero di rotazioni, e dalla tecnica richiesta per il salto e l’atterraggio. Ci sono alcune particolari figure richieste da regolamento nelle quali il pattinatore deve assumere posizioni innaturali che sovraccaricano la schiena in maniera abnorme; ne è un esempio pratico la trottola chiamata rovesciata, nella quale il pattinatore durante le rotazioni deve ritrovarsi supino con la schiena completamente inarcata in iper-estensione; questo inevitabilmente con il tempo e gli allenamenti provoca alterazioni a livello del rachide. Figura1.Trottola rovesciata. Per arrivare a saper fare una difficoltà tecnica l’atleta deve esercitarsi circa 2 o 3 ore al giorno per un minimo di 5 giorni. Questo è uno sport che richiede tanto allenamento e richiede tante ore di lavoro in pista per ripetere di continuo lo stesso movimento, finchè non viene appreso alla perfezione. La ripetitività del gesto in allenamento porta a un continuo sovraccarico delle stesse strutture muscolari e articolari, che, sforzo dopo sforzo, risentono del carico che sono costrette ad ammortizzare. Le cause principali del mal di schiena sono sicuramente due: le posture sbagliate e le cadute. Se un atleta deve ripetere il gesto tecnico tantissime volte per poterlo eseguire correttamente,anche solo una sola volta ad allenamento, durante tutte le altre ripetizioni errate egli lavorerà con angoli e posture sbagliate, sia per la riuscita del salto o trottola, sia per la salute della sua schiena. Conseguentemente molte volte la tecnica e la postura sbagliata provocano una caduta a terra; ogni tipo di esercizio nel pattinaggio deve essere eseguito a grande velocità che in caso di caduta accentua i danni al fisico. Durante un allenamento standard l’atleta si ritrova a cadere circa un centinaio di volte, e, sollecitazione dopo sollecitazione, il rachide può subire schiacciamenti vertebrali ed i muscoli risentire delle contratture da stress fisico; se l’atleta non dispone di una buona parete addominale e di muscoli lombari molto potenti, per ogni caduta risentirà il colpo esclusivamente sulla schiena. Il pattinaggio è uno sport principalmente di forza e di potenza, e i giovani atleti iniziano fin da subito ad allenarsi per sviluppare queste capacità. Una gravissima causa dell’insorgenza del mal di schiena in atleti molto giovani è dovuta al fatto che gli allenatori iniziano già dai 9 anni a far eseguire esercizi puramente di forza, e a far provare delle difficoltà tecniche superiori alle loro potenzialità, sforzando in maniera abnorme le loro strutture fisiche che sono ancora in crescita e sviluppo. Questo avviene perché il periodo compreso tra i 9 e i 12 anni è quello in cui i giovani atleti apprendono e imparano meglio e più velocemente i gesti tecnici e affinano le loro abilità artistiche, arrivando ai 13 anni in grado di entrare nelle categorie di livello. Tutto viene fatto a discapito della salute del ragazzo/a, il quale verso i 15-16 anni ha l’insorgenza del mal di schiena. Si hanno cosi abbandoni precoci alla disciplina verso i 16-17 anni, momento nel quale gli atleti iniziano ad essere completi e a poter gareggiare ad un livello tecnico superiore, bruciando totalmente la carriera sportiva dell’atleta. Da pochi anni la Federazione Italiana Hockey e Pattinaggio(FIHP) ha cercato di rimediare a questo problema assegnando ad ogni categoria delle difficoltà specifiche adeguate all’età degli atleti che ci gareggiano, anche se, per esperienza personale, la maggior parte degli allenatori non rispetta queste regole. Questi problemi che si riscontrano nel pattinaggio artistico possono essere attenuati attraverso un buon programma di allenamento effettuato da un preparatore atletico competente che lavora fuori pista, cercando di potenziare maggiormente le strutture anatomiche più colpite da infortuni, e preparare il fisico dell’atleta ai continui microtraumi che è inevitabilmente costretto a subire. Purtroppo nel pattinaggio italiano viene sottovalutata la figura del preparatore atletico, e non viene considerata la prevenzione che egli può essere in grado di effettuare; si trovano quindi nelle società allenatori di pattinaggio che si improvvisano preparatori atletici oppure, molto più spesso di quanto si possa pensare, si riscontra una mancanza totale di una ginnastica preparatoria all’attività agonistica. 4) L’allenamento: il pattinaggio artistico è uno sport che unisce capacità di forza, flessibilità e artistiche, insieme a capacità di potenza aerobica, anaerobica e di equilibrio. Per far si che il pattinatore arrivi ad essere completo durante la sua carriera è necessario allenare ognuna di queste. Per questo motivo è necessario sviluppare un buon programma di preparazione atletica fuori pista che accompagni per tutto l’anno l’allenamento tecnico. È fondamentale che il preparatore segua ogni atleta singolarmente, tenendo presente che ogni ragazzo/a ha determinate caratteristiche e capacità che andranno allenate in modo differente dagli altri. Questa personalizzazione dell’atleta non viene tenuta conto dai preparatori delle società sportive di pattinaggio italiane, ma si tende sempre a far eseguire un training standard, ripetuto ogni allenamento ed uguale per tutti. Rispetto agli allenamenti standardizzati che si svolgono nella maggior parte delle società sportive è opportuno, dopo l’analisi dei dati degli studi effettuati recentemente, inserire alcune innovazioni, basate sulla teoria dell’allenamento, che influiscono maggiormente sulla performance degli atleti e fungano da prevenzione per gli infortuni sportivi. L’allenamento ottimale dovrebbe seguire la fase evolutiva dell’atleta proponendo esercitazioni adatte alle capacità fisiche del ragazzo/a: 1) PERIODO DI PREPARAZIONE GENERALE Avviamento sportivo multilaterale 5-6 anni Contenuti generali 7-8 anni 2) ALLENAMENTO DI SPECIALIZZAZIONE Inizio della specializzazione sportiva 8-9 anni Approfondimento sulla specializzazione 10-12 anni Primi successi sportivi 15 anni Vertice nazionale 16-17 anni Vertice internazionale 18-19 anni Mantenimento ad alto livello 20 anni in poi.. Questo semplice schema sintetizza le tappe che un pattinatore deve percorrere durante la sua carriera, ed è evidente che l’allenamento dovrà essere costruito in funzione delle prospettive a medio e a lungo termine. Si devono distinguere due metodi diversi di allenamento in relazione alla crescita dell’atleta: l’allenamento giovanile e l’allenamento per atleti d’èlite. 4.1 L’allenamento giovanile Nel training giovanile assume una notevole importanza il lavoro multilaterale,che consiste in un insieme di esercitazioni strutturate al fine di avere una crescita motoria e psicofisica dell’atleta. L’approccio multilaterale nella formazione giovanile può essere propedeutico alla prevenzione della specializzazione precoce,ovvero un prematuro intervento unilaterale tendente ad esasperare fin da subito solo gli aspetti tecnici della disciplina. La specializzazione precoce per un atleta giovane porterebbe a meccanismi negativi agenti sul suo corpo che si rifletterebbero inevitabilmente anche sulla prestazione sportiva; ci sarebbe una maturazione troppo accelerata degli organi e delle strutture anatomiche più sollecitate, si rischierebbe la perdita di interesse da parte dell’atleta a causa della monotonia del gesto tecnico;la “stagnazione” della prestazione in quanto l’atleta ha un bagaglio motorio limitato, perchè ha dovuto lavorare sulla tecnica a discapito della preparazione atletica, e quindi non riesce ad operare al di fuori degli schemi standardizzati della disciplina; l’atleta potrebbe incorrere facilmente a traumi dell’apparato locomotore, in quanto se non ben educato presenterebbe squilibri tra i vari segmenti corporei e posture sbagliate. Infine ci sarebbe un altissimo rischio di abbandono precoce dell’attività agonistica per mancanza di nuovi stimoli motori e psicologici. L’allenamento per i giovani pattinatori deve quindi contenere sia la preparazione fisica generale, cioè tutti gli esercizi che migliorano lo stato fisico dell’atleta, sia la preparazione fisica specifica, nella quale gli esercizi selezionati sono direttamente correlati alle tecniche specifiche del pattinaggio. Quello che differenzia le tipologie di allenamento per ogni età è la percentuale con cui esse verranno applicate: Si prediligeranno allora per i più piccoli esercizi a carattere ludico ed esercizi che sviluppino le capacità coordinative utili alla disciplina, come la capacità di equilibrio e di ritmo, di reazione e combinazione motoria. Si potrà verso gli 8-9 anni introdurre esercitazioni per le capacità condizionali come la forza, la mobilità articolare, la resistenza e la rapidità, ma dovranno essere puramente a carico naturale. Si proporranno al bambino esercizi sotto forma di gioco che insegnino loro alcuni schemi basilari della disciplina, come ad esempio le posture, le posizioni delle braccia, i metodi per effettuare cadute non traumatiche, gli equilibri su un piede, la fase di volo…. La lezione standard per tutti i giovani atleti dovrà essere strutturata in due fasi: la prima parte di preparazione atletica vera e propria in cui svolgeranno gli esercizi specifici, e la seconda parte più ludica incentrata più sulla preparazione generale. Non dovrà essere troppo intensa, soprattutto i primi tempi, perché i ragazzi dopo la preparazione atletica dovranno allenarsi con i pattini in pista, e se troppo stanchi non renderebbero nella parte tecnica e mancherebbero di concentrazione. 4.2 Esempi di esercizi Sulla base di quanto affermato precedente, vengono riportati di seguito alcuni esercizi relativi all’allenamento di giovani pattinatori: Esercizi con balzi e salti in alto e in lungo sotto forma ludica. Esercizi di rapidità attraverso scatti e percorsi in velocità. Esercizi in coppia di opposizione e spinta per sviluppo della forza generale, con contatto con il terreno per simulare la caduta e superare la paura di cadere. Giochi di squadra in campi ridotti per sviluppare la tattica di situazione. Esercizi a carico naturale eseguiti alla massima velocità senza affaticamento. Esercizi con la corda per rapidità resistenza e potenza dei salti. Esercizi per l’allenamento specifico di determinati gruppi muscolari sotto forma di circuito per divertire il ragazzo. Se fatti in velocità sviluppano la rapidità Esercizi per la coordinazione generale tra arti inferiori e superiori: saltelli, circonduzioni delle braccia, esercizi speculari del corpo. Esercizi di pronazione e supinazione del corpo,per imparare a lavorare sull’asse orizzontale. Esercizi di mobilità articolare attiva e passiva Esercizi a base musicale per abituare i pattinatori al ritmo e alla concentrazione sulla musica. 4.3 L’allenamento per atleti d’elite Lo studio dell’’allenamento per atleti d’elitè, ovvero pattinatori che partecipano a gare nazionali ed internazionali,dai 13 anni in poi, assume un’importanza maggiore per la prevenzione agli infortuni da sovraccarico. Verso i 10-11 anni il pattinatore è in grado di iniziare la specializzazione nella sua disciplina, ed inizia ad impostare un percorso formativo che lo porterà ad essere completo tecnicamente ed artisticamente negli anni successivi, per permettere poi la partecipazione alle categorie di livello. La preparazione atletica aiuta gli atleti a migliorare le capacità implicate nello sport, e soprattutto ha un ruolo importante per la prevenzione specifica del dolore lombare. Il trainer deve innanzi tutto studiare la condizione fisica dell’atleta attraverso test da campo specifici, per valutare le condizioni posturali e il grado di allenamento del ragazzo/a,per poter scoprire eventuali scompensi corporei e soprattutto per impostare un adeguato programma di allenamento basato su dati antropometrici e medici. Devono essere eseguiti, come suggerito dallo studio di M.E. Bower test standard per valutare le capacità fisiche relative alla produzione di forza,alla velocità e alla potenza dell’atleta,correlate ai test posturali. In questo studio è stato valutato come un allenamento neuromuscolare possa aiutare il controllo posturale dell’atleta. Per poter valutare ciò sono stati eseguiti test standard e procedure pratiche per poter fornire ai tecnici informazioni di partenza. E’ stata calcolata la massa corporea e le misure antropometriche su ogni singolo pattinatore, e sono stati fatti eseguire test relativi alla forza dei muscoli più utilizzati dai pattinatori,come gli abduttori,i quadricipiti,gli adduttori ecc.., alla velocità di reazione e alla resistenza aerobica ed anaerobica. Con questi dati forniti è stato creato un programma di allenamento funzionale da far eseguire per 4 settimane 3 volte a settimana agli atleti. E’ risultato che l’allenamento neuromuscolare e propriocettivo eseguito costantemente migliora il controllo posturale del pattinatore e ( fa effetto) già dopo quattro settimane dall’inizio del training. Stabilita la condizione fisica del pattinatore e il livello di partenza, si procederà alla pianificazione dell’allenamento. Il ciclo annuale di preparazione atletica verrà diviso in 3 unità a seconda degli impegni agonistici ed ai programmi di gara della stagione: -Preparazione globale di base: consiste nella preparazione fisica vera e propria, generalmente coincide con il ritorno dalle vacanze, nel quale lo scopo principale è far ritrovare all’atleta la forma fisica per affrontare l’anno agonistico. Deve essere praticata maggiormente la preparazione fisica generale che influirà notevolmente su organi,apparati, e sulle strutture muscolo scheletriche. saranno eseguiti esercizi di resistenza, di velocità ,di stretching,di forza e di potenziamento; attraverso la corsa lunga e intervallata si aumenta la resistenza generale,si migliora l’elasticità muscolare, si allena il sistema respiratorio e cardiocircolatorio. Si fanno eseguire esercizi finalizzati al miglioramento della velocità, della rapidità e della coordinazione. E’ proprio in questa fase molto delicata che l’allenatore deve creare una buona struttura muscolare dell’atleta in grado di prevenire gli infortuni, soprattutto quelli del rachide lombare; deve essere svolto un allenamento posturale che educhi il pattinatore a ricercare sempre le posizioni di minor carico sul rachide. -Preparazione pre-allenamento: a differenza della preparazione sopra citata, non dovrà essere troppo stancante,perché successivamente l’atleta dovrà allenarsi con i pattini lavorando sulle difficoltà tecniche. il training fuoripista presenterà allora una prima parte di preparazione atletica generale lavorando con un’intensità minore rispetto alla precedente, ed una seconda parte di preparazione atletica specifica, dove verranno ripetuti senza i pattini i movimenti tecnici; un esempio sono le rotazioni a terra sull’asse longitudinale che simulano la fase di volo dei salti, oppure i salti a piedi pari con rotazioni sull’asse longitudinale di uno o due giri. -Preparazione pre-gara: lo scopo prevalente del training pre-gara sarà quello di avviare i processi energetici specifici richiesti dalla prestazione e di svolgere un adeguato riscaldamento utile per l’allenamento successivo o per l’evento sportivo. Il riscaldamento non deve assolutamente affaticare il soggetto,ma deve invece comprendere un’elevata componente specialistica . Il lavoro fuoripista sarà effettuato quindi a bassa intensità per permettere all’atleta di conservare energie per il lavoro tecnico in pista . si focalizza l’attenzione sul riscaldamento del metabolismo aerobico, sulla mobilizzazione del tronco, sullo stretching e sul riscaldamento specifico (che comprende prove della sequenza di gara, salti, trottole a secco) Diventeranno molto importanti per atleti di un certo livello esercizi di stretching passivo ed attivo eseguiti costantemente per tutto l’anno agonistico, finalizzati al mantenimento dell’elasticità muscolare e alla conservazione della mobilità articolare. Si introdurranno inoltre esercizi di ginnastica posturale preferibilmente a fine allenamento, per ristabilire più possibile gli equilibri muscolo-scheletrici che sono stati modificati, come contratture o movimenti articolari limitati dalle contrazioni muscolari, e per scaricare le tensioni accumulate durante tutta la seduta di allenamento. Ciò risulta determinante al fine di un corretto riallineamento della postura postallenamento, e certamente, attraverso il rilassamento indotto dallo stretching, porterà all’atleta un benessere psico-fisico. 4.4 Core Training Il Core rappresenta la parte centrale del corpo,che comprende la zona lombare, i muscoli del rachide e la parete addominale, che fungono da stabilizzatori del corpo e trasmettono agli arti inferiori la forza scaricata su di essi attraverso la catena cinetica. Questi muscoli sono molto importanti per i pattinatori perché hanno la capacità di controllare le posture e i movimenti del tronco sul bacino e sulle gambe, e permettono se ben allenati di assorbire un alta percentuale della forza scaricata sul tratto lombare. Il rinforzo e il potenziamento di questa zona è una validissima forma di prevenzione per l’insorgenza del mal di schiena. Principalmente il quadrato dei lombi, i paraspinali, il retto dell’addome, gli obliqui e i trasversi sono muscoli stabilizzatori della colonna e agiscono attraverso contrazioni isometriche per resistere alla forza delle compressioni date dagli atterraggi dei salti, dalle posture e dalle rotazioni delle trottole. Un buon tono muscolare del core aiuta l’atleta ad avere un maggiore controllo dei movimenti del rachide ed una migliore propriocettività che gli permetterà durante movimenti dinamici di mantenere volontariamente la posizione corretta. Questa condizione non agevola solamente gli atleti di alto livello nelle prestazioni, ma è utile durante i movimenti di tutti i giorni, quale sollevare un peso o eseguire delle torsioni del tronco, per evitare dolori muscolari alla schiena e problemi al rachide lombare. I pattinatori affetti da lombalgia da sovraccarico presentano una debolezza muscolare e uno squilibrio a livello del core, e non sono in grado di coordinare il movimento dei muscoli stabilizzatori perché non hanno sviluppato un’adeguata propriocettività cinestesica del loro corpo. Il core training ha la funzione di allenare il pattinatore ad un’azione intramuscolare ed intermuscolare, riuscendo a interiorizzare i movimenti corretti della fascia lombare e addominale. Dopo aver chiarito l’importanza del lavoro sul core bisogna stabilire quale sia il miglior metodo di allenamento su di esso. L’allenatore deve innanzi tutto sensibilizzare l’atleta sull’importanza di tale allenamento e riguardo i movimenti che il suo bacino e il suo rachide possono eseguire. Si lavorerà in scarico dal peso corporeo facendo lavorare i muscoli del core in modo statico, attraverso contrazioni isometriche dalla posizione supina; diventa importante l’uso della respirazione per percepire la contrazione e il rilassamento dei muscoli paravertebrali e lombari. Successivamente quando sarà automatizzato questo movimento si introdurranno esercizi con movimenti dinamici, avendo però da parte dell’atleta la consapevolezza acquisita delle tensioni e delle contrazioni statiche da mantenere durante tutti gli esercizi. La stabilità del core sarà in stretto contatto con la stabilità di tutti gli altri segmenti corporei: un buon potenziamento addominale e lombare sarà direttamente proporzionale ad una buona preparazione fisica generale e, viceversa, il potenziamento degli altri distretti corporei agevolerà il core training. 4.5 Esempi di esercizi La preparazione generale è sempre focalizzata sulla forza, la potenza, la resistenza, la rapidità e la mobilità articolare;a differenza dell’allenamento giovanile cambia l’intensità e la difficoltà degli esercizi. Vengono introdotti nuovi gruppi di esercizi per supportare la crescente difficoltà della specialità: Esercizi di stretching posturale: - allungamento dei bicipiti femorali e della catena cinetica posteriore, attraverso esercizi a terra o squadre di Mezieres. - esercizi in allungo del rachide lombare: due esempi sono: posizione supina gambe raccolte al petto, oppure, in quadrupedia, esercizio chiamato comunemente “il gatto” dove si esegue un inarcamento e una flessione del rachide. - esercizi in torsione per la mobilizzazione del rachide lombo-sacrale. - esercizi di mobilità articolare attiva e passiva. Esercizi di propriocettività: esercizi in condizione di disequilibrio con l’ausilio di tavolette propriocettive, ad occhi aperti e chiusi, per valutare la core ability e per il rinforzo delle strutture stabilizzatrici di tutto il corpo. Si possono riprodurre esercizi tecnici di equilibrio su tavolette propriocettive o su superfici instabili, come le posizioni delle trottole o piccoli Salti con arrivo in tenuta corporea. Esercizi tecnici: riproduzione di gesti tecnici senza pattini, facendo cura ad ogni minimo dettaglio riguardante le posizioni da mantenere; ne sono esempi le chiusure in velocità delle braccia, le rotazioni sull’asse longitudinale, le posizioni delle trottole, i salti vero l’alto con tenuta degli arrivi. Esercizi di core training: il preparatore atletico dovrebbe dedicare una parte del suo allenamento( circa 20 minuti) agli esercizi di core ability per garantire l’efficacia di questo tipo di allenamento nel corso dell’anno agonistico: - Potenziamento addominale attraverso l’esercizio del crunch, nel quale la schiena non subisce modifiche posturali, ma la parte lombare resta in scarico sul terreno. si può eseguire sia isometricamente sia attraverso movimenti controllati e lenti. - Esercizi di respirazione e rilassamento muscolare; quando si inspira l’aria si gonfia la pancia e si ha un’anteropulsione del bacino, quando si espira si esegue retropulsione del bacino e trazione della pancia verso il basso; vengono stirati e rilassati tutti i muscoli paravertebrali. - Potenziamento muscolare degli obliqui e trasversi senza sovraccarico del rachide, lavorando sempre in posizione neutra della lombare. - Potenziamento dei muscoli lombari e paravetebrali in posizione prona. - Esercizio del Plank: in posizione prona in appoggio su gomiti ed avambracci si mantiene la posizione parallela al terreno. Questo esercizio richiede l’attivazione contemporanea di addominale e dorso-lombari per la stabilizzazione dell’equilibrio. Può essere eseguito con la fronte rivolta verso terra oppure laterale, e può essere fatto in forma statica con 4 appoggi, o con instabilità su 2 appoggi per atleti avanzati. - Esercizi con la swiss ball: la palla crea un’ulteriore instabilità della core zone. - Esercizi a circuito su muscoli addominali e dorso-lombari, sia di potenza,eseguiti in velocità, sia di resistenza. 5) Conclusioni: Lo studio da me fatto con questa tesi dimostra che nel mondo dello sport e più specificamente nel mondo del pattinaggio è necessario ed indispensabile affiancare ad un allenatore tecnico specifico un preparatore atletico, strada già intrapresa in altri sport con proficuo successo (vedi calcio, basket, pallavolo, etc.). Nel mondo del pattinaggio è cattiva abitudine delegare questa parte della preparazione atletica, che come abbiamo visto è fondamentale per la stessa salute dell’atleta, ad allenatori tecnici che non sono abilitati e preparati per questa attività, o a personaggi talvolta improvvisati. E’ opportuno, ed è questo l’intendimento che ho voluto dare a questa mia tesi nella speranza di poter diffondere quest’analisi agli addetti del settore, che gli atleti possono avere il supporto specifico di un preparatore atletico abilitato alla professione che studi preparazioni fisiche personalizzate nell’arco dell’intera stagione sportiva. Egli dovrà individuare le caratteristiche atletiche e mentali del singolo atleta ed avere la capacità di studiare un percorso di preparazione che si svolga nell’ambito dell’intera stagione sportiva e che possa permettere all’atleta stesso di sviluppare al massimo le proprie capacità fisiche trasportandole nell’espressione finale del gesto atletico, prevenendo e salvaguardando l’integrità fisica non solo del momento ma guardando anche nella prospettiva dell’attività che svolgerà nel medio e lungo termine. Solo in questo modo l’atleta potrà esser messo in grado di esprimere al massimo il suo potenziale, riducendo altresì in modo importante sia gli infortuni temporanei sia gli infortuni che spesso richiano di portare l’atleta all’abbandono dell’attività stessa, con conseguenze negative definitive sulla salute fisica della persona. La mia speranza è che questo mio studio possa portare ad una maggior presa di coscienza del mondo sportivo del pattinaggio delle problematiche e dell’importanza dell’attività del preparatore atletico professionista, desiderando a mia volta portare questo mio studio a conoscenza delle miglia glia di genitori che aiutano i ragazzi ad approcciare a questo sport. Bibliografia G. Visintin, A. La Torre, G. Brunetti; ”Allenare l’atleta, manuale di metodologia dell’allenamento sportivo” ; Edizioni SDS. G. Fiorini, S. Coretti, S. Bocchi; “Educazione fisica” ; Marietti scuola editore ; pag 146-158. S. Locandro, P. Colombo; “ Le trottole”; Seminario internazionale di pattinaggio artistico; Roccaraso 2010. S. Beraldo “ L’allenamento sportivo giovanile; Centro studi della FILPJK S. Locandro, P. Colombo; “ Schemi di base fondamentali per una corretta impostazione” ; Sipar; 2008. R. Brandon; “Core stability training programme” ; International Journal of Sport Medicine; November 2000. M. Bower, W. 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