La prevenzione della lombalgia attraverso la preparazione atletica

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La prevenzione della lombalgia attraverso la preparazione atletica
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI MILANO
Facoltà di Scienze Motorie
Corso di laurea in Scienze Motorie Sport e Salute
La prevenzione della lombalgia attraverso la
preparazione atletica nel pattinaggio artistico
Relatore: Prof. Antonio La Torre
Tesi di laurea di:
Giulia Tagliaferri
Matricola N° 746155
Anno accademico 2010/2011
INDICE:
Introduzione
Capitolo 1: Sport e preparazione atletica
1.1 La preparazione atletica generale
1.2 Il ruolo dell’allenatore
1.3 Mezzi e metodi di allenamento
Capitolo 2 : Il pattinaggio artistico
2.1 Storia e regolamento
2.2 Biomeccanica
2.3 I salti
2.4 Le trottole
Capitolo 3 : Gli infortuni
3.1 I principali infortuni
3.2 Il dolore lombare
3.3 Le cause
Capitolo 4 : L’allenamento
4.1 L’allenamento giovanile
4.2 Esempi di esercizi
4.3 L’allenamento per atleti d’elite
4.4 Core Training
4.5 Esempi di esercizi
Capitolo5 : Conclusioni
Bibliografia
Introduzione
Questa tesi è nata dalla mia esperienza personale vissuta nel campo del pattinaggio artistico. Con
essa ho voluto evidenziare la mancanza generalizzata di una buona preparazione atletica,mirata
alla prevenzione dell’infortunio che colpisce maggiormente i pattinatori: la lombalgia. Ho voluto
inoltre sottolineare l’importanza della figura del preparatore atletico affiancata all’allenatore tecnico,
durante un percorso formativo, figura che fino a pochi anni fa è mancata ed è stata ritenuta di poca
importanza.
Ho praticato per 15 anni pattinaggio artistico a livello agonistico e ho vissuto in prima persona
l’arresto dell’attività a causa del mal di schiena che era subentrato. Ho assistito a tantissimi
abbandoni di atleti di elite per lo stesso problema ed ho iniziato ad interessarmi per costruire un
piano di allenamento finalizzato alla prevenzione del dolore del rachide. Ho avuto modo in
quest’ultimo anno di applicare il training posturale su me stessa ottenendo ottimi risultati, e
affievolendo il dolore che mi aveva colpito. Ho pensato allora di sviluppare questa tesi per poter
proporre l’introduzione della preparazione atletica in tutto l’ambito del pattinaggio artistico a rotelle,
agli allenatori un nuovo metodo di allenamento, e sensibilizzarli sul problema esistente. Spero in
un futuro di poter applicare i miei studi su un gruppo di pattinatori di elite e di poterli allenare nel
modo più corretto per poterli portare a gare di livello internazionale. Spero anche attraverso questa
tesi di far conoscere a più persone il pattinaggio artistico a rotelle, che in Italia non è molto
conosciuto e sta iniziando a diffondersi solo in questi ultimi anni, nonostante l’Italia stessa possa
vantarsi di numerosi campioni a livello internazionale.
1) Sport e preparazione atletica:
1.1La preparazione atletica generale
La preparazione atletica può essere interpretata in modi diversi a seconda del concetto di
allenamento che viene proposto. Possiamo parlare di preparazione atletica come momento
ludico di benessere psicofisico, come ad esempio un allenamento finalizzato al mantenimento
dello stato di forma e al piacere di muoversi, oppure possiamo entrare nella sfera
dell’allenamento funzionale finalizzato al raggiungimento di un obiettivo o di una performance.
In questa tesi si è preso in considerazione l’allenamento funzionale,coordinato alla disciplina
tecnica agonistica del pattinaggio artistico, e agli effetti positivi e negativi che esso può
provocare sulla stessa e direttamente sul fisico dell’atleta se non adeguatamente preparato.
Tutte le discipline sportive sottopongono il fisico dell’atleta a stress e a carichi di enorme entità
che creano a lungo andare delle modificazioni anatomo-strutturali del corpo. Tali modifiche
possono essere vantaggiose rispetto ai risultati della performance, ma molte volte risultano
essere dannose a causa dell’invasività dell’allenamento tecnico della disciplina sportiva. Nello
sport agonistico capita molto frequentemente di imbattersi in problemi di varia entità legati al
sovraccarico di lavoro e alla metodica utilizzata nell’allenamento tecnico. Proprio per questo
motivo alcuni preparatori atletici hanno iniziato ad approfondire il concetto di preparazione
fisica affiancando alla disciplina tecnico-tattica una preparazione generale finalizzata al
potenziamento muscolare, alla compensazione di squilibri muscolo scheletrici, e soprattutto
alla prevenzione degli infortuni.
E’ stato dimostrato attraverso studi scientifici specifici l’utilità e l’efficacia che una buona
preparazione atletica ha sugli atleti. Nello studio di Mennix, healy e Farber , dell’Indiana
University Department, attraverso l’osservazione dei risultati di una preparazione atletica
specifica fatta eseguire ad un gruppo di 15 pattinatori per dieci settimane, si è osservato che
essa chiaramente migliora le capacità e lo stato fisico dell’atleta, oltre a migliorare la
resistenza alla fatica durante gli allenamenti. Sempre per accertare questa tesi dallo studio di
Mcmaster, Liddle e Walsh,dell’ AmJ Sport Med, in cui è stato fatto eseguire un allenamento
neuromuscolare di forza della durata di tre mesi, si è verificato che attraverso una buona
preparazione atletica senza i pattini i pattinatori erano in grado di sviluppare molto più controllo
e forza rispetto a prima. Da questi studi è quindi emerso quanto sia importante modellare
sull’atleta un’adeguata preparazione atletica che porti l’agonista ad una eccellente forma
fisica.
1.2 il ruolo dell’allenatore
La preparazione atletica specifica può essere quindi indicata come l’insieme delle metodiche e
dei mezzi per il miglioramento dello stato di salute e della prestazione sportiva. Per poter
ottenere dei buoni risultati sia nella disciplina stessa sia nella preparazione fisica vera e propria
occorre prima di tutto che il preparatore atletico sia una persona professionale e specializzata
sulla disciplina su cui deve operare. In passato, purtroppo fino a pochi anni fa,la figura del
preparatore atletico veniva reputata come marginale rispetto all’allenamento vero e proprio della
disciplina sportiva, e le ore di lavoro dedicate ad esso venivano nettamente ridotte rispetto alle
ore in pista, o a volte venivano inserite solo nei periodi di pre-gara per poter creare un piccolo
supporto all’atleta sottoposto ad un periodo di grande stress fisico. Questo succedeva, e in
alcuni sport succede ancora oggi, soprattutto nel settore giovanile, nel quale si ritiene
totalmente inutile la figura del preparatore fisico, perché toglie ore di allenamento tecnico tattico
specifico sullo sport praticato. Tale fase, invece, è importantissima ai fini della crescita
dell’atleta poiché sviluppa le sue capacita coordinative e successivamente quelle condizionali e
nella quale impara maggiormente a sentire e gestire il proprio corpo. Tali abilità sono
fondamentali per il futuro di atleti agonisti. In questi anni si è iniziato a ritenere la figura del
trainer sempre più importante, ed in alcuni campi è stata già inserita con continuità nella
programmazione annuale dell’allenamento.
Il ruolo del preparatore atletico è molto importante e anche molto difficile, perché è la figura
che crea la base strutturale dell’atleta sulla quale verrà impostato tutto il lavoro
dell’allenamento tecnico. E’ necessario che il trainer imposti un lavoro preciso, individualizzato
per ogni atleta analizzando prima di tutto la disciplina, i gesti tecnici, gli obiettivi della
competizione , la biomeccanica dei movimenti, ma soprattutto creando uno studio preciso sul
singolo atleta basandosi sul livello di maturazione e di sviluppo, sui dati antropometrici, sul
carattere, sullo sviluppo delle capacità coordinative e condizionali attraverso test specifici ,
sullo sviluppo di abilità e schemi motori acquisiti dal ragazzo.; il tutto in base anche
all’esperienza acquisita dall’atleta in passato. E’ necessario quindi studiare la competizione e
gli atleti nel dettaglio in quanto questo insieme di conoscenze costituisce uno degli aspetti
basilari per il lavoro dell’allenatore, che dovrà sistematizzare mezzi e metodi di allenamento
per strutturare specifici piani di lavoro a breve, medio e lungo termine idonei agli aspetti
specifici della disciplina e alle caratteristiche individuale degli atleti da lui allenati.
Il preparatore non ha solo la funzione di far eseguire gli esercizi, di scegliere quelli più idonei,
di sviluppare una periodizzazione del lavoro e dei carichi, ma ha anche la funzione di stimolare
l’atleta mentalmente e fisicamente per far si che esso raggiunga migliori risultati, motivandolo
nell’allenamento e nella preparazione fisica, senza permettere all’atleta di annoiarsi o di
perdere la focalizzazione sull’obiettivo da raggiungere così da poter ottenere da ogni atleta il
massimo rendimento.
1.3 Mezzi e metodi di allenamento
Per poter essere efficace, la preparazione atletica funzionale alla disciplina deve tener conto di
specifici principi e metodiche lungo tutto il corso della programmazione annuale:

Il carico di lavoro che un atleta è in grado di sopportare, ovvero l’insieme delle
esercitazioni proposte durante un periodo o una seduta di allenamento, considerando
che l’atleta deve poter sopportare anche gli stimoli dell’allenamento tecnico specifico
della disciplina. Importante diventa quindi definire il carico esterno ed interno del
ragazzo, ovvero l’insieme delle attività proposte e l’effetto che esse generano sul suo
corpo, per poter così modulare in maniera corretta le successive sedute di allenamento.
Queste caratteristiche sono molto utili al preparatore atletico per poter creare e costruire
direttamente sull’atleta giorno per giorno le sedute di allenamento tenendo sempre in
considerazione lo stato fisico e mentale dell’atleta

I mezzi di allenamento servono all’atleta per incrementare il livello di prestazione
.Le diverse tipologie di esercizi sono i mezzi che il preparatore atletico
utilizza per
sviluppare le capacità del proprio atleta. Le esercitazioni possono essere di vario
tipo,ognuna di esse finalizzata al raggiungimento di uno specifico obiettivo. Difficoltà e
bravura del trainer è di farle eseguire nel momento giusto alternandole, sia nei periodi in
cui l’atleta deve affrontare la competizione agonistica, sia nei periodi di preparazione
motoria in cui bisogna raggiungere la massima forma fisica, variandone la quantità
l’intensità e la densità in relazione al percorso che si sta seguendo.

La programmazione; Quando l’allenatore ha analizzato alla perfezione tutti i fattori
sopra riportati e ha compreso cosa il suo atleta è in grado di fare, può successivamente
iniziare la pianificazione e la programmazione dell’allenamento. Il preparatore deve
individuare i periodi in cui l’allenamento deve raggiungere il picco di intensità per ottenere
il massimo dall’atleta, che corrisponde generalmente al periodo di gara agonistica, e
quando l’intensità deve diminuire, non tralasciando mai il lavoro tecnico svolto nella
disciplina, in concomitanza con gli allenamenti di preparazione atletica.
La programmazione prevede di dividere il lavoro dell’atleta in 5 fasi:
1. Preparazione iniziale: è il momento della preparazione fisica globale e della
riduzione delle carenze fisiche. Le sedute devono essere impegnative sul piano
energetico e devono essere motivanti dal punto di vista psicologico , senza utilizzare
lavori troppo ripetitivi; generalmente questi allenamenti vengono proposti ad atleti
agonisti dopo un periodo di stop(per infortuni o vacanze) per riprendere la forma fisica,
o in un periodo di assenza di competizioni.
2. Preparazione
transitoria:
viene
riproposta
la
“preparazione
fisica globale”
aumentando il volume di lavoro. Viene aggiunto in questa fase un approccio
preliminare ai gesti tecnici di base.
3. Preparazione specifica: l’allenamento inizia a essere più specializzato nella
disciplina; esso si avvicina al gesto tecnico ed in questa fase si apprendono schemi e
tecniche nuove per l’atleta. E’ il periodo dell’allenamento vero e proprio in cui egli può
migliorare la sua performance e aumentare il suo livello prestativo. Generalmente
corrisponde al periodo pre-gara.
4. Preparazione agonistica: è un allenamento mirato allo sviluppo e alla stabilizzazione
sportiva in vista della competizione.
5. Mantenimento e transizione: questo tipo di allenamento è finalizzato al recupero
delle energie psicofisiche spese per affrontare un nuovo ciclo d’allenamento, che può
coincidere con il periodo delle vacanze. In questa fase non è obbligatoria l’inattività
completa dell’atleta,ma si lavora a basso volume e a bassa intensità permettendo al
corpo di recuperare a livello muscolare ma di non abbassare troppo il livello di
condizione fisica.
Il preparatore atletico ha cosi in mano tutti gli strumenti per creare un allenamento individuale,
mirato alla disciplina e ai suoi obiettivi. Deve però, come ultima cosa, diversificare l’allenamento
giovanile dall’allenamento di atleti d’elite, evitando così di creare scompensi in atleti emergenti
che porteranno ad avere problemi fisici futuri e saranno obbligati ad abbandonare
precocemente lo sport a causa dell’errata preparazione ricevuta.
2)Il pattinaggio artistico:
2.1 storia e regolamento:
il pattinaggio artistico nacque a Berlino nel 1700, dove per la prima volta vennero utilizzati dei
pattini rudimentali per l’edizione del balletto "Der Maler oder die Wintervergnügungen".
Successivamente nel 1863 a Londra vennero costruite a Covent Garden due gradi piste di
pattinaggio, facendolo cosi diventare un momento di aggregazione per la gente. Sempre in
Inghiltrerra Mr. Plimpton, che fù colui che inventò i pattini, fondò la prima associazione di
pattinaggio a rotelle statunitense ed organizzò la prima Federazione Internazionale di
Pattinaggio. Organizzò anche la prima competizione (Plimpton Medal) e messe a punto il primo
sistema di categorie. Con il miglioramento della meccanica dei pattini si diffuse sempre di più
questa disciplina facendo sorgere in tutta Europa grandi piste in cemento per poter pattinare. Il
pattinaggio rimase popolare fino alla Prima Guerra Mondiale, dopo di che il cinema, il ballo, la
danza e le auto catturarono l’attenzione del pubblico e il pattinaggio a rotelle fu
improvvisamente dimenticato. In Italia il pattinaggio approdò negli anni ’60, quando a Milano
viene costruita la prima grande pista; da allora sono nate molte società di pattinaggio artistico
che tutt’ora sono in attività. Il pattinaggio artistico su ghiaccio fu inserito nel programma olimpico
alle Olimpiadi di Londra del 1908, ancora prima che ci fosse la divisione invernale delle gare. Il
pattinaggio artistico su rotelle invece non è ancora stato inserito nel programma olimpico. Il
pattinaggio a rotelle ha sempre vissuto alti e bassi per tutta la sua storia, ed ai giorni nostri è
uno degli sport meno conosciuti e meno praticati, anche se ha molto impatto visivo sul pubblico
perché è caratterizzato da elementi acrobatici e molto spettacolari. Per focalizzare bene
l’obiettivo della mia tesi è necessario introdurre una breve spiegazione sul regolamento e sulle
categorie in uso ad oggi, così che si possa meglio comprendere il concetto principale della tesi
sviluppata.
Il pattinaggio artistico, o di figura, racchiude tantissime discipline che si differenziano sia
tecnicamente sia artisticamente tra di loro:
1.
Specialità Singolo: l’atleta esegue una sequenza di esercizi su base musicale in cui
deve riportare tutte le difficoltà tecniche e artistiche richieste dalla categoria in cui
gareggia. Ogni gara deve presentare due esercizi musicali, il primo chiamato Short
Program in cui deve presentare più difficoltà strettamente tecniche e stabilite dalla
Federazione, il secondo chiamato Long Program (in Italia è chiamato Libero) in cui l’atleta
può inserire qualsiasi esercizio o difficoltà tecnica che sia in grado di eseguire. Ogni atleta
a fine gara sarà valutato attraverso due parametri, il contenuto tecnico e il contenuto
artistico.
2.
Specialità obbligatori: ogni atleta dovrà eseguire degli esercizi specifici seguendo
dei cerchi delineati per terra. questo tipo di specialità serve agli atleti per acquisire
determinati movimenti tecnici che dovranno diventare automatici per migliorare la
performance della specialità singolo o coppia.
3.
Specialità coppia: gli atleti devono simulare una danza o interpretare un tema,
eseguendoli insieme. Esistono due differenti tipi di coppie, le coppie artistico che hanno
l’obbligo di eseguire sollevamenti , prese, salti e trottole similari alla specialità singolo,
mentre le coppie danza devono riprodurre sui pattini specifiche danze rese obbligatorie
dalla Federazione, identiche a tutte le altre coppie. Spesso gli atleti che praticano la
coppia danza sono atleti che hanno esperienze passate nel campo della danza e dei balli
da sala.
4.
Specialità sincronizzato:anche in questa disciplina le gare si compongono di due
prove. Le gare vengono effettuate a squadre composte da almeno 12 atleti, uomini e
donne, che pattinano all’unisono e che eseguono gli stessi elementi delle altre specialità
formando delle figure sulla pista.Molto importante per questa specialità è la capacità di
coordinazione e di inventiva, perché viene richiesto di costruire figure molto spettacolari.il
pattinaggio sincronizzato è una specialità nuovissima praticata da pochi anni, e non sono
ancora stati fatti studi ne’ considerazioni in merito.
In ognuna di queste discipline, come in ogni sport, sono state create delle categorie che vanno
dai pulcini( 5 anni) ai cadetti(13 anni) che sono uguali per tutti, attraverso le quali ogni atleta che
intraprenda la carriera agonistica deve passare. Dopo di esse per l’atleta le strade si dividono: i
più bravi accedono alle categorie di livello che sono Jeunesse, Juniores e Seniores, mentre
quelli che tecnicamente sono ad un livbello inferiore possono gareggiare in categorie
promozionali A B C e D. L’accesso a queste categorie è sempre per età e la scelta tra le
categorie di livello o le altre è a discrezione dell’atleta e del suo allenatore.In questa tesi
prenderò in considerazione il pattinaggio artistico singolo e mi focalizzerò principalmente sul
lavoro che un preparatore atletico dovrebbe eseguire su giovani atleti e atleti di livello.
2.2 La Biomeccanica
Da pochissimo tempo anche per il pattinaggio artistico si sono intrapresi studi di biomeccanica
dei gesti tecnici, ma, pochi anni fa, non esisteva nessun tipo di materiale sull’analisi
biomeccanica di questo sport. I motivi sono stati molti: innanzitutto questi studi richiedevano
tanto tempo per essere realizzati, richiedevano attrezzature tecnologiche molto costose e
soprattutto richiedevano la disponibilità di atleti di elite capaci di eseguire correttamente il gesto
tecnico. Gli studi di biomeccanica pubblicati infatti risalgono non prima del 2009,anno in cui
sono stati pubblicati dal Seminario Internazionale di Pattinaggio Artistico di Roccaraso svariati
articoli riguardanti la biomeccanica e la tecnica precisa dei principali esercizi svolti dai
pattinatori. Questo è potuto accadere perché attualmente vengono usate apparecchiature più
moderne, veloci e facili, come il tappetino a conduttanza che registra la forza esplosiva degli
atleti in test di forza come lo squat o lo squat jump, e come il sistema BTS SMART_D Motion
Capture System, che effettua la ricerca attraverso sistemi computerizzati che ricostruiscono i
movimenti biomeccanici attraverso le posizioni, la velocità e l’accelerazione del corpo, e
analizzano movimenti e traiettorie rispetto agli assi corporei attraverso dei marker posti su tutto
il corpo. Prima degli studi pubblicati non si conosceva esattamente la difficoltà eseguita e i
processi svolti, e di conseguenza si allenava sulla base di conoscenze puramente
empiriche;con l’inizio di studi più approfonditi finalmente si è iniziato a
conoscere più
dettagliatamente cosa far eseguire ai propri atleti e soprattutto come.
Fondamentale nel pattinaggio è la posizione di base del pattinatore che viene assunta durante
tutto l’esercizio. questa posizione, determinante per avere un giusto allineamento dell’asse
corporeo, consiste nel ricercare la massima tensione del corpo mantenuta con la contrazione
della muscolatura antero-posteriore.E’ indispensabile per un pattinatore mantenere sempre in
tensione i muscoli stabilizzatori del bacino che sono la base di tutti i movimenti di salto e
rotazione; uno squilibrio di essi porterebbe il pattinatore fuori asse e inevitabilmente alla caduta.
Nella posizione base le spalle devono essere ben spinte verso il basso e allineate con i
fianchi;le braccia stanno in tensione verso fuori e tese, le mani distese con il palmo verso il
basso e la testa deve seguire la linea della colonna vertebrale estendendosi verso l’alto. Per
poter sviluppare dalla posizione base qualsiasi ulteriore gesto tecnico, è fondamentale porre
l’attenzione sulla base di appoggio interna od esterna del piede perno. Ogni esercizio in
particolare richiede che si debba caricare il peso sulla parte esterna o interna del piede a
seconda di quanto richiesto dalla tecnica del salto specifico. Il non corretto utilizzo del giusto
appoggio può causare la non riuscita della difficoltà tecnica o addirittura una caduta in volo.La
posizione base è propedeutica all’esecuzione di salti e trottole che sono i fondamentali del
pattinaggio artistico.
2.3 I Salti
Il salto è l’esercizio più tecnico e più difficile da eseguire durante una competizione e da
imparare durante l’anno, perché richiede una minuziosa attenzione di ogni singolo segmento
corporeo. Un angolo di lavoro diverso da quello ottimale anche solo di un grado porterebbe
l’atleta a sbagliare la difficoltà e inevitabilmente a perdere una gara .Per questo motivo è stato
svolto da S.Locandro e da F.Merni, S.Fantozzi e L.Querin, membri della FIHP uno studio
biomeccanico dettagliato sull’esecuzione di un salto in alteti di alto livello. In questo studio sono
state analizzate dettagliatamente le varie fasi di esecuzione di un salto:
- Preparazione: l’atleta si trova quasi sempre con le spalle alla direzione in cui sta
andando,deve trovare la posizione corretta con il giusto equilibrio, il giusto peso
corporeo e la perfetta tenuta corporea. Entrano in gioco tutti i muscoli stabilizzatori e
l’atleta deve mantenere in tenuta tutto il suo corpo.
- Caricamento: l’atleta estende una gamba verso dietro per caricare la spinta, l’angolo
tra braccia e busto aumenta, le braccia fungono anch’esse da caricamento per il salto,
l’atleta deve essere in grado con questo caricamento di generare forza reattivo-elastica
ed esplosiva nella fase successiva, senza perdere troppo controllo corporeo ed
equilibrio.
- Puntata/Spinta: La maggio parte dei salti(escluso l’axel) viene effettuato attraverso la
spinta del freno; quando il freno appoggia, le gambe vengono richiamate vicine in un
tempo brevissimo.si stima la fase di spinta circa 0.06 secondi.in questi pochi secondi le
sollecitazioni che gravano sulla caviglia sono altissime perché su di essa si scarica tutto
il peso corporeo.il bacino si abbassa ed anche il ginocchio subisce sollecitazioni non
indifferenti; la schiena tende a inclinarsi in avanti fino a 37°permettendo l’avvicinamento
delle gambe e delle braccia al tronco. Inizia la fase di volo nella quale le gambe si
incrociano per avere meno attrito nella rotazione, le braccia vengono energicamente
richiamate al petto, e il busto inizia la torsione per permettere al corpo di girare e
chiudere la rotazione.durante la fase di volo tutt i muscoli dell’atleta sono in tensione
massima per permettere di mantenere la posizione corretta durante le torsioni e non
sbilanciare l’equilibrio. La forza che le gambe devono generare durante la spinta è
proporzionale al numero di giri che l’atleta deve compiere. per un atleta di alto livello lo
sforzo per compiere una sola rotazione sara minimo, sarà invece altissimo quando la
rotazione arriva a 3 o 4 giri consecutivi.
- Atterraggio: è la parte più complessa del salto. Esso prevede l’arrivo con il peso
sull’esterno della pianta del piede,il baricentro basso e le braccia vengono aperte
istantaneamente appena il piede tocca terra. La gamba sinistra viene iperestesa dietro e
la schiena viene inarcata rendendo molto artistico l’atterraggio. Il rachide al momento
dell’atterraggio subisce una forte compressione perché scarica tutta la forza dell’impatto
al suolo.Questa posizione porta a uno sbilanciamento di tutto il corpo verso l’esterno
destro, facendo in modo che il busto rispetto ai piedi ruoti di 15°.
2.4 Le trottole
Le trottole sono, a differenza dei salti, elementi più semplici da imparare e che l’atleta durante
l’allenamento rischia meno di disimparare. Nelle trottole è fondamentale riuscire a “sentire”
bene le pressioni e i perni di rotazione su cui si sta lavorando. L’asse di rotazione fa riferimento
alla ruota di pressione , chiamata ruota perno, su cui si sta ruotando.Più l’asse corporeo
coinciderà con l’asse di rotazione più la trottola risulterà facile; le trottole verticali infatti sono le
prime che si insegnano ai giovani atleti per poi evolversi in trottole orizzontali in velocità.
Secondo lo studio condotto da S.Locandro e P.Colombo le trottole sono divise in 4 fasi di
esecuzione:
- Preparazione: non è statica come quella dei salti, ma prevede un’accelerazione
orizzontale lineare
su un piede solo per acquisire tutta la spinta necessaria da
trasformare poi nella trottola.
- Centratura: questo è il momento dell’annullamento della velocità lineare e della
trasformazione in velocità angolare che permetterà la rotazione del piede della gamba
portante in un punto fisso detto centratura. La gamba libera genererà delle spinte
notevoli che se non stabilizzate con la perfetta tensione del corpo porteranno l’atleta alla
perdita della centratura e della staticità, ovvero alla non riuscita della trottola.
- Rotazione: il pattinatore assume la posizione richiesta e in tensione completa inizia ad
eseguire le rotazioni che dovranno essere minimo tre.i l busto in questa fase gioca un
ruolo importantissimo perché da totale stabilità alla rotazione.
- Uscita:
avviene una diminuzione della velocità angolare, la gamba libera viene
abbassata e di conseguenza viene eretto il busto e si esegue un’uscita simile alla
posizione di atterraggio dei salti.
Inizialmente le braccia sia nei salti che nelle trottole servono per aiutare nel mantenimento
dell’equilibrio. In un secondo momento vengono usate in riferimento ai primi semplici esercizi di
coordinazione .in fine quando si eseguono esercizi più avanzati le braccia fungono da aiuto alla
spinta, e come stabilizzatori di equilibrio. Molto spesso alle braccia non viene data l’importanza
che hanno, e sono spesso passive nei confronti dei movimenti delle gambe, rischiando anche di
ostacolare il movimento stesso delle altre parti del corpo.il potenziamento delle braccia non
deve essere considerato una perdita di tempo soprattutto nella fase a secco e di preparazione
atletica, o direttamente in pista nella preparazione del gesto tecnico.
3) Gli infortuni:
Il pattinaggio artistico sta diventando negli ultimi tempi sempre più popolare sia come sport
competitivo, sia come sport ricreativo. Più il numero dei partecipanti aumenta e più assistiamo
al crescere del numero di atleti che presentano infortuni da sport e problemi. Il pattinaggio si sta
ancora tutt’oggi evolvendo e si stanno creando continuamente nuove evoluzioni e nuove
difficoltà, portando gli atleti ad eseguire movimenti più difficili e a seguire programmi di
allenamento molto più rigidi. I problemi più comuni derivanti da queste evoluzioni sono
principalmente infortuni muscolo-scheletrici e infortuni cronici da sovraccarico, che si verificano
soprattutto sui piedi, sulle anche, sulle ginocchia e sul tratto lombare del rachide. il pattinaggio
è uno sport molto completo, è una combinazione tra atletismo, forza, resistenza e capacità
artistica. Per poter far convergere tutto ciò il pattinatore deve potersi allenare molte ore, ed è
perennemente sottoposto a stress fisico, senza poter quasi mai far riposare il proprio corpo.
Questo con il passare del tempo porta inevitabilmente alla comparsa di infortuni da
sovraccarico.
1.1 I principali infortuni
Nel pattinaggio artistico singolo i problemi acuti più comuni sono infortuni muscolo-scheletrici,
infortuni cronici da sovraccarico e problemi medici. Fattori che contribuiscono a ciò sono
l’utilizzo di scarponi, il regime di allenamento molto intenso, i fattori ambientali e l’elevata forza
utilizzata che può gravare su corporature molto esili, che rappresentano lo standard di un
giovane pattinatore o pattinatrice. Gli studi effettuati dal Wisconsin Medical Journal su
pattinatori di diversi livelli hanno mostrato che il 50% degli infortuni sono di tipo traumatico e il
50% sono causati dal sovraccarico e troppo allenamento. Le lesioni da sovraccarico però
risultano essere più presenti in pattinatori della specialità singolo, perché eseguono esercizi
molto più invasivi per il fisico. La frequenza della sindrome da sovraccarico del pattinatore
singolo sembra essere in aumento, e correlata con l’aumento dell’intensità dei loro allenamenti.
lo studio effettuato da D. Fortin e D. Roberts ha analizzato 208 campioni di pattinatori d’elite i
quali hanno partecipato a gare nazionali. Lo scopo dello studio era valutare che tipo di infortuni
erano maggiormente presenti in questo sport, la loro gravità, la relazione di essi con il tipo di
pattinaggio e il livello competitivo degli atleti, e nello specifico la natura e la frequenza
dell’insorgenza degli infortuni nei 208 casi analizzati. I soggetti sono stati analizzati attraverso
parametri puramente fisici e anatomici, ed attraverso l’allineamento dei segmenti corporei, la
stabilità,la flessibilità e la forza, misurati con test pratici e in pista. Dallo studio sono risultati i
dati ripostati in tabella.:
Tabella1. Infortuni riportati dal Medical History in relazione al sito della lesione
SITO
TESTA
SPALLE
CAVIGLIE
GINOCCHIA
GAMBE
SCHIENA
TOTALE
Infortuni
per atleta
Senior m.
2
1
10
5
4
7
29
Junior m.
1
1
8
6
3
5
24
Cadetti m.
1
2
5
1
4
13
Senior f.
2
10
6
8
8
34
3
2
5
10
5
1
3
12
Junior f.
Cadetti f.
3
1.32
Valutando anche gli infortuni minori che non sono stati ripostati in tabella, risulta da questa
ricerca che per ogni atleta corrispondono 1.32 infortuni, e si è verificato che sono molto più
frequenti nelle pattinatrici donne rispetto agli uomini. I maggiori siti di lezione sono risultati
essere le caviglie, le ginocchia e il tratto lombare del rachide. Negli ultimi anni,seguenti a questi
studi,sono aumentati i casi di dolori alla schiena e di abbandono della disciplina per lombalgia
cronica. Si è riscontrato anche che le maggiori lesioni per un pattinatore avvengono nella parte
inferiore del corpo, dal tratto lombare verso il basso, che è la parte più sollecitata durante tutto
l’allenamento. Tutti gli infortuni si sono verificati durante gli allenamenti, nel periodo in cui gli
atleti apprendevano nuovi gesti tecnici e nuove evoluzioni,a differenza della gara in cui non si
sono verificati quasi mai dolori. Tutti gli studi esaminati sono stati effettuati allo scopo di
sviluppare un metodo preventivo per evitare gli infortuni in giovani atleti; l’obiettivo della mia tesi
è sviluppare un allenamento generale preventivo, e incentrarmi soprattutto sulla prevenzione
del dolore del rachide lombare.
1.2 Il dolore lombare
Il dolore lombare è uno dei maggiori infortuni da sovraccarico. Se si fa riferimento alla
biomeccanica e alla tecnica di salti e trottole, si comprende bene quanto sia importante l’uso
della schiena e quanto essa venga sottoposta a pressioni. La patologia primaria che fa
insorgere la lombalgia nel pattinatore è lo schiacciamento vertebrale a livello di L3, L4 ed L5,
sulle quali si scarica tutto il peso corporeo durante un arrivo di un salto ad impatto con il terreno.
Nessuno dei pattinatori esaminati dagli studi è in grado di dire esattamente quando è insorto il
dolore, perché è stato causa di continue sollecitazioni,sommatesi nel tempo,che hanno
aggravato sempre più la situazione. Si possono verificare tre livelli di insorgenza del dolore: il
dolore lieve, primo segnale di allarme,in cui l’atleta è obbligato al riposo per qualche settimana
o mese; il dolore medio in cui l’atleta deve sottoporsi a cure mediche quali massaggi miofasciali,
ginnastica posturale e fisioterapia, con conseguente riposo che può arrivare fino ad un anno; il
dolore acuto, che può diventare cronico o trasformarsi in un ernia discale,se non curato, in cui
gli atleti devono sottoporsi a osteopati, fisioterapisti e ortopedici, e, se necessario, interrompere
l’attività agonistica.
La caratteristica comune che accomuna tutti i pattinatori affetti da mal di schiena è la presenza
di un’accentuata iperlordosi lombare ai limiti fisiologici, di un irrigidimento dei muscoli
paravertebrali dovuti alle continue contratture che si formano, e di un’incapacità di assumere la
posizione di retroversione del bacino. La tecnica e le impostazioni dei salti richiedono tutti
un’accentuata flessione del busto in avanti, che aumenta il carico sottoposto a L3; anche la
struttura del pattino che blocca la caviglia porta a un’inevitabile sbilanciamento in avanti , ad un
estensione della schiena e ad una maggiore flessione dell’anca,il tutto per poter compensare la
mancanza di caricamento della caviglia e per poter mantenere l’equilibrio corretto.
1.3 Le cause
La predominanza di lesioni sulla parte inferiore del corpo è legata principalmente alla forza
impressa dai pattinatori per eseguire il numero di rotazioni, e dalla tecnica richiesta per il salto e
l’atterraggio. Ci sono alcune particolari figure richieste da regolamento nelle quali il pattinatore
deve assumere posizioni innaturali che sovraccaricano la schiena in maniera abnorme; ne è un
esempio pratico la trottola chiamata rovesciata, nella quale il pattinatore durante le rotazioni
deve ritrovarsi supino con la schiena completamente inarcata in iper-estensione; questo
inevitabilmente con il tempo e gli allenamenti provoca alterazioni a livello del rachide.
Figura1.Trottola rovesciata.
Per arrivare a saper fare una difficoltà tecnica l’atleta deve esercitarsi circa 2 o 3 ore al giorno
per un minimo di 5 giorni. Questo è uno sport che richiede tanto allenamento e richiede tante
ore di lavoro in pista per ripetere di continuo lo stesso movimento, finchè non viene appreso alla
perfezione. La ripetitività del gesto in allenamento porta a un continuo sovraccarico delle stesse
strutture muscolari e articolari, che, sforzo dopo sforzo, risentono del carico che sono costrette
ad ammortizzare. Le cause principali del mal di schiena sono sicuramente due: le posture
sbagliate e le cadute. Se un atleta deve ripetere il gesto tecnico tantissime volte per poterlo
eseguire correttamente,anche solo una sola volta ad allenamento, durante tutte le altre
ripetizioni errate egli lavorerà con angoli e posture sbagliate, sia per la riuscita del salto o
trottola, sia per la salute della sua schiena. Conseguentemente molte volte la tecnica e la
postura sbagliata provocano una caduta a terra; ogni tipo di esercizio nel pattinaggio deve
essere eseguito a grande velocità che in caso di caduta accentua i danni al fisico. Durante un
allenamento standard l’atleta si ritrova a cadere circa un centinaio di volte, e, sollecitazione
dopo sollecitazione, il rachide può subire schiacciamenti vertebrali ed i muscoli risentire delle
contratture da stress fisico; se l’atleta non dispone di una buona parete addominale e di muscoli
lombari molto potenti, per ogni caduta risentirà il colpo esclusivamente sulla schiena.
Il pattinaggio è uno sport principalmente di forza e di potenza, e i giovani atleti iniziano fin da
subito ad allenarsi per sviluppare queste capacità. Una gravissima causa dell’insorgenza del
mal di schiena in atleti molto giovani è dovuta al fatto che gli allenatori iniziano già dai 9 anni a
far eseguire esercizi puramente di forza, e a far provare delle difficoltà tecniche superiori alle
loro potenzialità, sforzando in maniera abnorme le loro strutture fisiche che sono ancora in
crescita e sviluppo. Questo avviene perché il periodo compreso tra i 9 e i 12 anni è quello in cui
i giovani atleti apprendono e imparano meglio e più velocemente i gesti tecnici e affinano le loro
abilità artistiche, arrivando ai 13 anni in grado di entrare nelle categorie di livello. Tutto viene
fatto a discapito della salute del ragazzo/a, il quale verso i 15-16 anni ha l’insorgenza del mal di
schiena. Si hanno cosi abbandoni precoci alla disciplina verso i 16-17 anni, momento nel quale
gli atleti iniziano ad essere completi e a poter gareggiare ad un livello tecnico superiore,
bruciando totalmente la carriera sportiva dell’atleta. Da pochi anni la Federazione Italiana
Hockey e Pattinaggio(FIHP) ha cercato di rimediare a questo problema assegnando ad ogni
categoria delle difficoltà specifiche adeguate all’età degli atleti che ci gareggiano, anche se, per
esperienza personale, la maggior parte degli allenatori non rispetta queste regole.
Questi problemi che si riscontrano nel pattinaggio artistico possono essere attenuati attraverso
un buon programma di allenamento effettuato da un preparatore atletico competente che lavora
fuori pista, cercando di potenziare maggiormente le strutture anatomiche più colpite da infortuni,
e preparare il fisico dell’atleta ai continui microtraumi che è inevitabilmente costretto a subire.
Purtroppo nel pattinaggio italiano viene sottovalutata la figura del preparatore atletico, e non
viene considerata la prevenzione che egli può essere in grado di effettuare; si trovano quindi
nelle società allenatori di pattinaggio che si improvvisano preparatori atletici oppure, molto più
spesso di quanto si possa pensare, si riscontra una mancanza totale di una ginnastica
preparatoria all’attività agonistica.
4) L’allenamento:
il pattinaggio artistico è uno sport che unisce capacità di forza, flessibilità e artistiche, insieme a
capacità di potenza aerobica, anaerobica e di equilibrio. Per far si che il pattinatore arrivi ad
essere completo durante la sua carriera è necessario allenare ognuna di queste. Per questo
motivo è necessario sviluppare un buon programma di preparazione atletica fuori pista che
accompagni per tutto l’anno l’allenamento tecnico. È fondamentale che il preparatore segua
ogni atleta singolarmente, tenendo presente che ogni ragazzo/a ha determinate caratteristiche
e capacità che andranno allenate in modo differente dagli altri. Questa personalizzazione
dell’atleta non viene tenuta conto dai preparatori delle società sportive di pattinaggio italiane,
ma si tende sempre a far eseguire un training standard, ripetuto ogni allenamento ed uguale per
tutti. Rispetto agli allenamenti standardizzati che si svolgono nella maggior parte delle società
sportive è opportuno, dopo l’analisi dei dati degli studi effettuati recentemente, inserire alcune
innovazioni, basate sulla teoria dell’allenamento, che influiscono maggiormente sulla
performance degli atleti e fungano da prevenzione per gli infortuni sportivi. L’allenamento
ottimale dovrebbe seguire la fase evolutiva dell’atleta proponendo esercitazioni adatte alle
capacità fisiche del ragazzo/a:
1) PERIODO DI PREPARAZIONE GENERALE
Avviamento sportivo multilaterale
5-6 anni
Contenuti generali
7-8 anni
2) ALLENAMENTO DI SPECIALIZZAZIONE
Inizio della specializzazione sportiva
8-9 anni
Approfondimento sulla specializzazione
10-12 anni
Primi successi sportivi
15 anni
Vertice nazionale
16-17 anni
Vertice internazionale
18-19 anni
Mantenimento ad alto livello
20 anni in poi..
Questo semplice schema sintetizza le tappe che un pattinatore deve percorrere durante la sua
carriera, ed è evidente che l’allenamento dovrà essere costruito in funzione delle prospettive a
medio e a lungo termine. Si devono distinguere due metodi diversi di allenamento in relazione
alla crescita dell’atleta: l’allenamento giovanile e l’allenamento per atleti d’èlite.
4.1 L’allenamento giovanile
Nel training giovanile assume una notevole importanza il lavoro multilaterale,che consiste in un
insieme di esercitazioni strutturate al fine di avere una crescita motoria e psicofisica dell’atleta.
L’approccio multilaterale nella formazione giovanile può essere propedeutico alla prevenzione
della specializzazione precoce,ovvero un prematuro intervento unilaterale tendente ad
esasperare fin da subito solo gli aspetti tecnici della disciplina. La specializzazione precoce per
un atleta giovane porterebbe a meccanismi negativi agenti sul suo corpo che si rifletterebbero
inevitabilmente anche sulla prestazione sportiva; ci sarebbe una maturazione troppo accelerata
degli organi e delle strutture anatomiche più sollecitate, si rischierebbe la perdita di interesse
da parte dell’atleta a causa della monotonia del gesto tecnico;la “stagnazione” della prestazione
in quanto l’atleta ha un bagaglio motorio limitato, perchè ha dovuto lavorare sulla tecnica a
discapito della preparazione atletica, e quindi non riesce ad operare al di fuori degli schemi
standardizzati della disciplina; l’atleta potrebbe incorrere facilmente a traumi dell’apparato
locomotore, in quanto se non ben educato presenterebbe squilibri tra i vari segmenti corporei e
posture sbagliate. Infine ci sarebbe un altissimo rischio di abbandono precoce dell’attività
agonistica per mancanza di nuovi stimoli motori e psicologici.
L’allenamento per i giovani pattinatori deve quindi contenere sia la preparazione fisica generale,
cioè tutti gli esercizi che migliorano lo stato fisico dell’atleta, sia la preparazione fisica specifica,
nella quale gli esercizi selezionati sono direttamente correlati alle tecniche specifiche del
pattinaggio. Quello che differenzia le tipologie di allenamento per ogni età è la percentuale con
cui esse verranno applicate:
Si prediligeranno allora per i più piccoli esercizi a carattere ludico ed esercizi che sviluppino le
capacità coordinative utili alla disciplina, come la capacità di equilibrio e di ritmo, di reazione e
combinazione motoria. Si potrà verso gli 8-9 anni introdurre esercitazioni per le capacità
condizionali come la forza, la mobilità articolare, la resistenza e la rapidità, ma dovranno essere
puramente a carico naturale. Si proporranno al bambino esercizi sotto forma di gioco che
insegnino loro alcuni schemi basilari della disciplina, come ad esempio le posture, le posizioni
delle braccia, i metodi per effettuare cadute non traumatiche, gli equilibri su un piede, la fase di
volo….
La lezione standard per tutti i giovani atleti dovrà essere strutturata in due fasi: la prima parte di
preparazione atletica vera e propria in cui svolgeranno gli esercizi specifici, e la seconda parte
più ludica incentrata più sulla preparazione generale. Non dovrà essere troppo intensa,
soprattutto i primi tempi, perché i ragazzi dopo la preparazione atletica dovranno allenarsi con i
pattini in pista, e se troppo stanchi non renderebbero nella parte tecnica e mancherebbero di
concentrazione.
4.2 Esempi di esercizi
Sulla base di quanto affermato precedente, vengono riportati di seguito alcuni esercizi relativi
all’allenamento di giovani pattinatori:

Esercizi con balzi e salti in alto e in lungo sotto forma ludica.

Esercizi di rapidità attraverso scatti e percorsi in velocità.

Esercizi in coppia di opposizione e spinta per sviluppo della forza generale, con
contatto con il terreno per simulare la caduta e superare la paura di cadere.

Giochi di squadra in campi ridotti per sviluppare la tattica di situazione.

Esercizi a carico naturale eseguiti alla massima velocità senza affaticamento.

Esercizi con la corda per rapidità resistenza e potenza dei salti.

Esercizi per l’allenamento specifico di determinati gruppi muscolari sotto
forma di
circuito per divertire il ragazzo. Se fatti in velocità sviluppano la rapidità

Esercizi per la coordinazione
generale
tra arti inferiori e superiori: saltelli,
circonduzioni delle braccia, esercizi speculari del corpo.

Esercizi di pronazione e supinazione del corpo,per imparare a lavorare sull’asse
orizzontale.

Esercizi di mobilità articolare attiva e passiva

Esercizi a base musicale per abituare i pattinatori al ritmo e alla concentrazione
sulla musica.
4.3 L’allenamento per atleti d’elite
Lo studio dell’’allenamento per atleti d’elitè, ovvero pattinatori che partecipano a gare nazionali
ed internazionali,dai 13 anni in poi, assume un’importanza maggiore per la prevenzione agli
infortuni da sovraccarico. Verso i 10-11 anni il pattinatore è in grado di iniziare la
specializzazione nella sua disciplina, ed inizia ad impostare un percorso formativo che lo
porterà
ad essere completo tecnicamente ed artisticamente negli anni successivi, per
permettere poi la partecipazione alle categorie di livello. La preparazione atletica aiuta gli atleti
a migliorare le capacità implicate nello sport, e soprattutto ha un ruolo importante per la
prevenzione specifica del dolore lombare. Il trainer deve innanzi tutto studiare la condizione
fisica dell’atleta attraverso test da campo specifici, per valutare le condizioni posturali e il grado
di allenamento del ragazzo/a,per poter scoprire eventuali scompensi corporei e soprattutto per
impostare un adeguato programma di allenamento basato su dati antropometrici e medici.
Devono essere eseguiti, come suggerito dallo studio di M.E. Bower test standard per valutare le
capacità fisiche relative alla produzione di forza,alla velocità e alla potenza dell’atleta,correlate
ai test posturali. In questo studio è stato valutato come un allenamento neuromuscolare possa
aiutare il controllo posturale dell’atleta. Per poter valutare ciò sono stati eseguiti test standard e
procedure pratiche per poter fornire ai tecnici informazioni di partenza. E’ stata calcolata la
massa corporea e le misure antropometriche su ogni singolo pattinatore, e sono stati fatti
eseguire test relativi alla forza dei muscoli più utilizzati dai pattinatori,come gli abduttori,i
quadricipiti,gli adduttori ecc.., alla velocità di reazione e alla resistenza aerobica ed anaerobica.
Con questi dati forniti è stato creato un programma di allenamento funzionale da far eseguire
per 4 settimane 3 volte a settimana agli atleti. E’ risultato che l’allenamento neuromuscolare e
propriocettivo eseguito costantemente migliora il controllo posturale del pattinatore e ( fa
effetto) già dopo quattro settimane dall’inizio del training.
Stabilita la condizione fisica del pattinatore e il livello di partenza, si procederà alla
pianificazione dell’allenamento. Il ciclo annuale di preparazione atletica verrà diviso in 3 unità a
seconda degli impegni agonistici ed ai programmi di gara della stagione:
-Preparazione globale di base: consiste nella preparazione fisica vera e propria,
generalmente coincide con il ritorno dalle vacanze, nel quale lo scopo principale è far
ritrovare all’atleta la forma fisica per affrontare l’anno agonistico. Deve essere praticata
maggiormente
la
preparazione
fisica
generale
che
influirà
notevolmente
su
organi,apparati, e sulle strutture muscolo scheletriche. saranno eseguiti esercizi di
resistenza, di velocità ,di stretching,di forza e di potenziamento; attraverso la corsa lunga
e intervallata si aumenta la resistenza generale,si migliora l’elasticità muscolare, si allena
il sistema respiratorio e cardiocircolatorio. Si fanno eseguire esercizi finalizzati al
miglioramento della velocità, della rapidità e della coordinazione. E’ proprio in questa fase
molto delicata che l’allenatore deve creare una buona struttura muscolare dell’atleta in
grado di prevenire gli infortuni, soprattutto quelli del rachide lombare; deve essere svolto
un allenamento posturale che educhi il pattinatore a ricercare sempre le posizioni di minor
carico sul rachide.
-Preparazione pre-allenamento: a differenza della preparazione sopra citata, non dovrà
essere troppo stancante,perché successivamente l’atleta dovrà allenarsi con i pattini
lavorando sulle difficoltà tecniche. il training fuoripista presenterà allora una prima parte di
preparazione atletica generale lavorando con un’intensità minore rispetto alla precedente,
ed una seconda parte di preparazione atletica specifica, dove verranno ripetuti senza i
pattini i movimenti tecnici; un esempio sono le rotazioni a terra sull’asse longitudinale che
simulano
la fase di volo dei salti, oppure i salti a piedi pari con rotazioni sull’asse
longitudinale di uno o due giri.
-Preparazione pre-gara: lo scopo prevalente del training pre-gara sarà quello di avviare i
processi energetici specifici richiesti dalla prestazione e di svolgere un adeguato
riscaldamento utile per l’allenamento successivo o per l’evento sportivo. Il riscaldamento
non deve assolutamente affaticare il soggetto,ma deve invece comprendere un’elevata
componente specialistica . Il lavoro fuoripista sarà effettuato quindi a bassa intensità per
permettere all’atleta di conservare energie per il lavoro tecnico in pista . si focalizza
l’attenzione sul riscaldamento del metabolismo aerobico, sulla mobilizzazione del tronco,
sullo stretching e sul riscaldamento specifico (che comprende prove della sequenza di
gara, salti, trottole a secco)
Diventeranno molto importanti per atleti di un certo livello esercizi di stretching passivo ed attivo
eseguiti costantemente per tutto l’anno agonistico, finalizzati al mantenimento dell’elasticità
muscolare e alla conservazione della mobilità articolare. Si introdurranno inoltre esercizi di
ginnastica posturale preferibilmente a fine allenamento, per ristabilire più possibile gli equilibri
muscolo-scheletrici che sono stati modificati, come contratture o movimenti articolari limitati
dalle contrazioni muscolari, e per scaricare le tensioni accumulate durante tutta la seduta di
allenamento. Ciò risulta determinante al fine di un corretto riallineamento della postura postallenamento, e certamente, attraverso il rilassamento indotto dallo stretching, porterà all’atleta
un benessere psico-fisico.
4.4 Core Training
Il Core rappresenta la parte centrale del corpo,che comprende la zona lombare, i muscoli del
rachide e la parete addominale, che fungono da stabilizzatori del corpo e trasmettono agli arti
inferiori la forza scaricata su di essi attraverso la catena cinetica. Questi muscoli sono molto
importanti per i pattinatori perché hanno la capacità di controllare le posture e i movimenti del
tronco sul bacino e sulle gambe, e permettono se ben allenati di assorbire un alta percentuale
della forza scaricata sul tratto lombare. Il rinforzo e il potenziamento di questa zona è una
validissima forma di prevenzione per l’insorgenza del mal di schiena. Principalmente il quadrato
dei lombi, i paraspinali, il retto dell’addome, gli obliqui e i trasversi sono muscoli stabilizzatori
della colonna
e agiscono attraverso contrazioni isometriche
per resistere alla forza delle
compressioni date dagli atterraggi dei salti, dalle posture e dalle rotazioni delle trottole. Un buon
tono muscolare del core aiuta l’atleta ad avere un maggiore controllo dei movimenti del rachide
ed una migliore propriocettività che gli permetterà durante movimenti dinamici di mantenere
volontariamente la posizione corretta. Questa condizione non agevola solamente gli atleti di alto
livello nelle prestazioni, ma è utile durante i movimenti di tutti i giorni, quale sollevare un peso o
eseguire delle torsioni del tronco, per evitare dolori muscolari alla schiena e problemi al rachide
lombare. I pattinatori affetti da lombalgia da sovraccarico presentano una debolezza muscolare
e uno squilibrio a livello del core, e non sono in grado di coordinare il movimento dei muscoli
stabilizzatori perché non hanno sviluppato un’adeguata propriocettività cinestesica del loro
corpo. Il core training ha la funzione di allenare il pattinatore ad un’azione intramuscolare ed
intermuscolare, riuscendo a interiorizzare i movimenti corretti della fascia lombare e
addominale.
Dopo aver chiarito l’importanza del lavoro sul core bisogna stabilire quale sia il miglior metodo
di allenamento su di esso. L’allenatore deve innanzi tutto sensibilizzare l’atleta sull’importanza
di tale allenamento e riguardo i movimenti che il suo bacino e il suo rachide possono eseguire.
Si lavorerà in scarico dal peso corporeo facendo lavorare i muscoli del core in modo statico,
attraverso contrazioni isometriche dalla posizione supina; diventa importante l’uso della
respirazione per percepire la contrazione e il rilassamento dei muscoli paravertebrali e lombari.
Successivamente quando sarà automatizzato questo movimento si introdurranno esercizi con
movimenti dinamici, avendo però da parte dell’atleta la consapevolezza acquisita delle tensioni
e delle contrazioni statiche da mantenere durante tutti gli esercizi. La stabilità del core sarà in
stretto contatto con la stabilità di tutti gli altri segmenti corporei: un buon potenziamento
addominale e lombare sarà direttamente proporzionale ad una buona preparazione fisica
generale e, viceversa, il potenziamento degli altri distretti corporei agevolerà il core training.
4.5 Esempi di esercizi
La preparazione generale è sempre focalizzata sulla forza, la potenza, la resistenza, la rapidità
e la mobilità articolare;a differenza dell’allenamento giovanile cambia l’intensità e la difficoltà
degli esercizi. Vengono introdotti nuovi gruppi di esercizi per supportare la crescente difficoltà
della specialità:

Esercizi di stretching posturale:
- allungamento dei bicipiti femorali e della catena cinetica posteriore, attraverso esercizi
a terra o squadre di Mezieres.
- esercizi in allungo del rachide lombare: due esempi sono: posizione supina gambe
raccolte al petto, oppure, in quadrupedia, esercizio chiamato comunemente “il gatto”
dove si esegue un inarcamento e una flessione del rachide.
- esercizi in torsione per la mobilizzazione del rachide lombo-sacrale.
- esercizi di mobilità articolare attiva e passiva.

Esercizi di propriocettività: esercizi in condizione di disequilibrio con l’ausilio di tavolette
propriocettive, ad occhi aperti e chiusi, per valutare la core ability e per il rinforzo delle
strutture stabilizzatrici di tutto il corpo. Si possono riprodurre esercizi tecnici di equilibrio
su tavolette propriocettive o su superfici instabili, come le posizioni delle trottole o piccoli
Salti con arrivo in tenuta corporea.

Esercizi tecnici: riproduzione di gesti tecnici senza pattini, facendo cura ad ogni minimo
dettaglio riguardante le posizioni da mantenere; ne sono esempi le chiusure in velocità
delle braccia, le rotazioni sull’asse longitudinale, le posizioni delle trottole, i salti vero
l’alto con tenuta degli arrivi.

Esercizi di core training: il preparatore atletico dovrebbe dedicare una parte del suo
allenamento( circa 20 minuti) agli esercizi di core ability per garantire l’efficacia di questo
tipo di allenamento nel corso dell’anno agonistico:
-
Potenziamento addominale attraverso l’esercizio del crunch, nel quale la schiena
non subisce modifiche posturali, ma la parte lombare resta in scarico sul terreno. si
può eseguire sia isometricamente sia attraverso movimenti controllati e lenti.
-
Esercizi di respirazione e rilassamento muscolare; quando si inspira l’aria si gonfia
la pancia e si ha un’anteropulsione del bacino, quando si espira si esegue
retropulsione del bacino e trazione della pancia verso il basso; vengono stirati e
rilassati tutti i muscoli paravertebrali.
-
Potenziamento muscolare degli obliqui e trasversi senza sovraccarico del rachide,
lavorando sempre in posizione neutra della lombare.
-
Potenziamento dei muscoli lombari e paravetebrali in posizione prona.
-
Esercizio del Plank: in posizione prona in appoggio su gomiti ed avambracci si
mantiene la posizione parallela al terreno. Questo esercizio richiede l’attivazione
contemporanea di addominale e dorso-lombari per la stabilizzazione dell’equilibrio.
Può essere eseguito con la fronte rivolta verso terra oppure laterale, e può essere
fatto in forma statica con 4 appoggi, o con instabilità su 2 appoggi per atleti
avanzati.
-
Esercizi con la swiss ball: la palla crea un’ulteriore instabilità della core zone.
-
Esercizi a circuito su muscoli addominali e dorso-lombari, sia di potenza,eseguiti in
velocità, sia di resistenza.
5) Conclusioni:
Lo studio da me fatto con questa tesi dimostra che nel mondo dello sport e più
specificamente nel mondo del pattinaggio è necessario ed indispensabile affiancare ad un
allenatore tecnico specifico un preparatore atletico, strada già intrapresa in altri sport con
proficuo successo (vedi calcio, basket, pallavolo, etc.).
Nel mondo del pattinaggio è cattiva abitudine delegare questa parte della preparazione
atletica, che come abbiamo visto è fondamentale per la stessa salute dell’atleta, ad
allenatori tecnici che non sono abilitati e preparati per questa attività, o a personaggi
talvolta improvvisati.
E’ opportuno, ed è questo l’intendimento che ho voluto dare a questa mia tesi nella
speranza di poter diffondere quest’analisi agli addetti del settore, che gli atleti possono
avere il supporto specifico di un preparatore atletico abilitato alla professione che studi
preparazioni fisiche personalizzate nell’arco dell’intera stagione sportiva.
Egli dovrà individuare le caratteristiche atletiche e mentali del singolo atleta ed avere la
capacità di studiare un percorso di preparazione che si svolga nell’ambito dell’intera
stagione sportiva e che possa permettere all’atleta stesso di sviluppare al massimo le
proprie capacità fisiche trasportandole nell’espressione finale del gesto atletico,
prevenendo e salvaguardando l’integrità fisica non solo del momento ma guardando
anche nella prospettiva dell’attività che svolgerà nel medio e lungo termine.
Solo in questo modo l’atleta potrà esser messo in grado di esprimere al massimo il suo
potenziale, riducendo altresì in modo importante sia gli infortuni temporanei sia gli infortuni
che spesso richiano di portare l’atleta all’abbandono dell’attività stessa, con conseguenze
negative definitive sulla salute fisica della persona.
La mia speranza è che questo mio studio possa portare ad una maggior presa di
coscienza del mondo sportivo del pattinaggio delle problematiche e dell’importanza
dell’attività del preparatore atletico professionista, desiderando a mia volta portare questo
mio studio a conoscenza delle miglia glia di genitori che aiutano i ragazzi ad approcciare a
questo sport.
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