Telefoni e tablet nuovi signori della vita sociale

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Telefoni e tablet nuovi signori della vita sociale
L’ECO DI BERGAMO
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VENERDÌ 27 NOVEMBRE 2015
CulturaeSpettacoli
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www.ecodibergamo.it
Telefoni e tablet
nuovi signori
della vita sociale
Influenza. Questi strumenti elettronici «disegnano»
il nostro ambiente, anche se l’utilizzo è consapevole
Una conferenza con Adriano Pessina a Noesis
GIULIO BROTTI
Nel 1964, Umberto
Eco pubblicò un libro il cui titolo divenne presto un modo
di dire: in «Apocalittici e integrati», egli distingueva tra gli
intellettuali allarmati dal potere omologante del «mysterium televisionis» e quelli invece portati a celebrare i fasti
del «nuovo villaggio globale».
Ci è parso che inclinasse sul
primo versante, con qualche
distinguo e aggiornando il discorso all’epoca di Internet, la
lezione sul tema «Umanesimo digitale: oltre le maschere
dell’identità» che Adriano
Pessina, ordinario di Filosofia morale e direttore del Centro di Ateneo di Bioetica dell’Università Cattolica di Milano, ha tenuto martedì sera
nell’auditorium del Liceo
Mascheroni (l’incontro rientrava nel programma del XXIII Corso di Filosofia dell’associazione Noesis). «Non si deve pensare – ha esordito Pessina - che l’odierna tecnologia
costituisca un medium indifferente, di cui noi potremmo
fare un uso buono o cattivo in
base alle nostre intenzioni.
Essa dà forma, invece, a un
inedito ambiente di vita e a
una nuova “antropotecnica”,
a un preciso modo di rappresentare e progettare l’esistenza degli esseri umani».
Tuttavia, la promessa di Internet e dei social network di
favorire la comunicazione tra
le persone risulterebbe ingannevole: «Nelle conversazioni online manca una componente originaria dell’esperienza umana, la dimensione
del corpo; nei molteplici
“contatti” che possiamo stabilire tramite Facebook o
Twitter è assente, paradossalmente, proprio l’aspetto
del “con-tatto”, dell’incontro
effettivo tra soggetti che convengono in un medesimo luogo». Oggigiorno, inoltre, l’andamento frenetico dei flussi
informativi renderebbe difficile approfondire criticamente argomenti e problemi:
«Il pubblico tende a “schierarsi” in chiave prevalentemente emotiva – ha detto
Pessina - e si diffonde un
“principio di autorità” per cui
ci si fida delle opinioni o delle
versioni dei fatti esposte da
un certo commentatore televisivo, piuttosto che da un altro. In più, nelle giovani generazioni, una diffusa desuetudine alla scrittura manuale sostituita dalla digitazione
sulle tastiere - impedisce di
prendersi il tempo necessario
per tentare di mettere ordine
nei propri pensieri, per ponderare ciò che si sta comunicando». Quali potrebbero essere, allora, i rimedi contro
questa deriva? Ispirandoci a
Ned Ludd – l’operaio inglese
che nel 1779, in un accesso di
furore antimoderno, avrebbe
distrutto due telai meccanici
– dovremmo rinunciare tout
court alla tecnologia digitale?
No, come non abbiamo potuto rinunciare alle macchine
tessili. Secondo Pessina, non
sembra esserci soluzione,
tuttavia: «Occorre fare uso
consapevolmente di questa
nuova tecnologia, sempre tenendo presente che il virtuale
non può sostituire il mondo
reale. Inoltre, dovremmo ricordare che quanto facciamo
nella Rete ha comunque un
prezzo: mentre utilizziamo
un motore di ricerca, questo
acquisisce informazioni su di
noi, per poter poi tentare di
condizionare le nostre ulteriori scelte». E ricordiamo
che il tempo dedicato alla rete, viene comunque sottratto
a qualcosa.
Ricordiamo gli argomenti
dei prossimi incontri del Cor-
Telefonini, smartphone, tablet, computer ridisegnano la nostra vita
so di Filosofia di Noesis, che
in questa sua edizione ha per
titolo una nota espressione di
Terenzio, «Homo sum, humani nihil a me alienum puto»
(Sono un uomo, e ritengo che
nulla di umano mi sia estraneo): martedì nell’auditorium del Mascheroni, Umberto Curi, docente di Storia
della filosofia all’Università
di Padova, affronterà il tema
Melchionna tra i reclusi
Il senso della trasgressione
Incontro
L’ex magistrato ha scritto
un libro sull’argomento,
sottolineando il valore
dell’andare oltre in positivo
«Scusi, dottore: trasgressivi si nasce o si diventa?». Bella domanda, anche
perché a porla è un detenuto al
procuratore emerito Benito
Melchionna. Eccone un altro:
«Da dove si può partire per migliorare la condizione di chi è
in carcere?». E poi la distinzione fatta da un recluso fra
disobbedienza, trasgressione
e violazione. Per finire, l’anali-
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si particolarmente applaudita
di un detenuto di origine congolese che s’è districato in modo impeccabile fra citazioni
latine e di San Paolo. Questo
dialogo a schema rovesciato,
con una trentina di detenuti
che interrogano la toga in pensione, s’è svolto ieri pomeriggio per due ore al carcere nel
quadro degli «incontri con
l’autore» organizzato dal direttore Antonino Porcino.
L’ultimo libro di Melchionna
s’intitola «Elogio della trasgressione, dialoghi irriverenti di un procuratore emerito
della Repubblica», Grafin editore. Il titolo è intrigante, in
realtà tratta della trasgressione in modo proprio, quella positiva: non andare contro, ma
passare oltre. In sostanza, una
declinazione ragionata per
non prendersi troppo sul serio
come ha convenuto anche Vittorio Feltri, applaudito relatore insieme con Ivo Lizzola, docente universitario. Il saggio
procede attraverso una serie
di dialoghi con sei ragazzi freschi di studi classici e spazia
da Socrate a Erasmo da Rotterdam, da Roosevelt alle teocrazie, soffermandosi su una
serie di questioni che riguardano l’universo giudiziario e
la rieducazione dei detenuti:
Benito Melchionna
dal difficile confine tra verità e
giustizia alla differenza tra verità e certezza giudiziaria.
«Purtroppo – ha risposto Melchionna ai suoi interlocutori –
non s’è trovato niente di me-
«Alle origini del genere umano. Sul mito di Prometeo» (è
richiesta la prenotazione);
«Ecce Homo. Gloria di
un’umanità ferita» si intitolerà la relazione che il biblista
monsignor Patrizio Rota Scalabrini terrà il 15 dicembre
nella chiesa del Santo Sepolcro, nel monastero di Astino;
martedì 12 gennaio, ancora
nell’auditorium del Liceo
Mascheroni, il responsabile
del supplemento culturale de
«Il Sole 24 Ore» Armando
Massarenti argomenterà intorno alla tesi «Nessuno è infelice se non per colpa propria» (tutte queste lezioni inizieranno alle 20; per le modalità di iscrizione al corso, consultare il sito www.noesisbg.it ).
glio del carcere, che dovrebbe
essere l’estrema ratio e ricordando che l’evoluzione del diritto tende alla decarcerizzazione».
Fra l’altro questo «magistrato eretico» come ama definirsi, a 18 anni era passato dagli studi di teologia alla polizia
penitenziaria, prestando servizio per 4 anni a San Vittore. I
detenuti erano giunti all’appuntamento ben preparati: il
libro, una volta letto, è stato
discusso in vista anche della
preparazione del periodico interno, «Spazio». Nel dialogo
sono intervenuti anche i sei
ragazzi del libro e si deve a uno
di loro la sintesi meglio riuscita del senso della trasgressione: «Significa mettersi in gioco e migliorare se stessi e gli
altri». Se Lizzola ha volato alto, Feltri è stato il simpatico
protagonista grazie al registro
che gli è più congeniale: l’iro-
nia. «Invecchiando ho cominciato a trasgredire – ha detto
riferendosi al mestieraccio del
giornalista – e riesco addirittura a dire quello che penso».
E infatti ha raccontato delle
querele ricevute (<la querelite
è una nuova malattia>) e dei
25 milioni di lire sborsati alla
Boccassini: «Sogno spesso di
finire in carcere: è un incubo,
ma ho evitato la cella per la generosità di qualche giudice».
Il presidente del Tribunale,
Ezio Siniscalchi, e il presidente del Tribunale di sorveglianza, Monica Lazzaroni, seduti
in prima fila, l’hanno presa
con il sorriso sulle labbra. E’
intervenuto anche Ermanno
Baldassarre, presidente degli
avvocati, mentre alcuni brani
del libro sono stati letti dall’attore Francesco Porfido e dall’avvocato Andrea Brignoli.
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F. C.
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