Una vita - EmmeWeb

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Personaggi | La contessa di Cinecittà
Marina Cicogna ha scelto Modena come residenza elettiva
Una vita
da
e stelle sono milioni di milioni. E sono state
tante quelle che hanno brillato (e continuano a
brillare) nella vita di Marina Cicogna, signora
del cinema e del jet set internazionale. Lei le chiama
per nome, Jeanne, «l'amica avvincente e arguta, la compagna di viaggio curiosa e attenta», o Luchino, «insopportabile e amatissimo», oppure ancora Gianni e Suni,
«impossibile resistere al potere del loro fascino». Per noi
sono cognomi e volti eccellenti, protagonisti della storia
dello spettacolo, dell'imprenditoria e del costume,
Moreau, Visconti, Agnelli, e poi Onassis, Bardot, Garbo e Callas. Tutte celebrità vere, altro che i divi da un
giorno del Grande Fratello. In quel mondo (un bel
mondo, certo) la contessa Marina Cicogna ha sempre vissuto con
eleganza, anche nei momenti difficili che la vita riserva a tutti. Determinata, sicura di sé, decisa anche nelle scelte più personali,
dagli anni Sessanta ha saputo diventare una delle più apprezzate
produttrici cinematografiche italiane e internazionali, conquistan-
film
L
Da sinistra, la contessa
con Luchino Visconti, Federico
Fellini e Marcello Mastroianni;
con Mick Jagger. Sotto e a fianco,
ritratti di Audrey Hepburn,
Gianni e Susanna (Suni) Agnelli.
Nella pagina a sinistra,
Bernardo Bertolucci e Pier Paolo
Pasolini; Marina Cicogna
con Jackie Kennedy
alla Feltrinelli di Roma
La famosa produttrice cinematografica e signora del jet set
ci racconta qualcosa della sua vita.
Ma altrettanto fanno le sue fotografie, capaci di mostrare
il volto nascosto delle star di ieri e di oggi
di Stefano Marchetti
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Modena vs Hollywood:
«Non ho mai amato molto
le grandi città»,
spiega Marina Cicogna.
«Ci si va volentieri,
ma poi ti prende
un senso di soffocamento.
Avevo voglia di un luogo
dove avere contatti
e relazioni vere»
Il libro
Immagini di fascino
moking e abiti da sera: Luchino Visconti, Federico Fellini e Marcello Mastroianni sono lì,
insieme, sorridenti in una serata di gala. La storia ormai leggendaria del cinema italiano è
davanti ai nostri occhi, e ci guarda in uno scatto che sembra eterno. «È un mondo perduto,
umano e amabile che vorremmo tornasse vivo come sono vive queste fotografie», osserva la
scrittrice Dacia Maraini. Sono «Scritti e scatti», quelli che Marina Cicogna ha selezionato per il
suo affascinante libro, edito da Electa, che ha accompagnato la mostra romana. Dalla sua raccolta fotografica, ha scelto «fior da fiore»: ritratti di celebrità e di personalità, a cui lei stessa ha
abbinato dei ricordi, scritti di suo pugno, come inedite didascalie in tre lingue.
Il libro apre finestre curiose su protagonisti del Novecento, come Cecil Beaton, fotografo e costumista britannico (vinse due Oscar, per «Gigi» e «My fair Lady»), ritratto da Marina Cicogna accanto alla scultura di una Medusa dagli occhi fiammeggianti, oppure Luis Miguel Dominguin, il torero più ammirato di Spagna, impegnato a radunare i torelli in strada alla Feria di Pamplona, in
una divertente immagine. O ancora Ezra Pound, intellettuale solitario, a Spoleto. «Marina sa che
il tempo passa», scrive nell'introduzione Jeanne Moreau, «ma lei è sempre stata capace di fermarlo, anche solo per pochi attimi. Ovunque si trovi, il suo sguardo attento, il suo profondo bisogno di fedeltà la spingono a voler catturare quelli che sono i suoi amici». E a queste parole affettuose, fanno eco quelle dello stilista Calvin Klein: «Mi sono chiesto spesso come facesse Marina
a far sentire le persone tanto a loro agio di fronte all'obiettivo. Poi ho capito che la risposta non
è poi così complicata: semplicemente perché Marina Cicogna è irresistibile».
S
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Personaggi | La contessa di Cinecittà
do uno spazio di rilievo in un mondo che, dietro la macchina da
presa, è stato quasi esclusivamente maschile. Fra i film che portano la sua «firma», basti ricordare «Metti una sera a cena», oppure «Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto» di Elio Petri, che
nel 1970 venne premiato con un Oscar.
MODENA NEL CUORE
Ha girato il mondo, e continua a viaggiare, ha frequentato salotti influenti, ha trascorso le vacanze nei luoghi più esclusivi. Poi, qualche anno fa, forse non tutti lo sanno, ha scelto Modena come luogo
del cuore. «Io sono del Nord», rivela, «ma né Venezia né Milano
erano le città in cui volevo vivere. Ho scoperto Modena attraverso
un'amica, e mi è piaciuta. Mi piacciono le persone, mi piace molto
la dimensione della città». E nella sua bella casa lungo i viali del
parco, dunque, la contessa Cicogna affianca alle istantanee di una
vita brillante i ricordi di una lunga carriera di successi. Lo scorso
anno, per la prima volta, ha deciso di estrarre dai cassetti le fotografie che ha scattato a tutti i personaggi che hanno popolato la sua
vita, e ne ha presentato una selezione a Parigi. Qualche settimana
fa, accogliendo l'invito di Frédéric Mitterrand, direttore dell'Accademia di Francia a Roma, ha presentato i suoi «Scatti e scritti»
nelle prestigiose sale di Villa Medici. E la cornice della mostra è
stata realizzata appositamente per lei da Dante Ferretti, uno scenografo da Oscar.
IL CINEMA NEL DNA
Era forse scritto nelle stelle che Marina Cicogna dovesse fare una vita da cinema. Suo nonno era Giuseppe
Volpi, conte di Misurata, ex governatore della Libia,
uomo d'ingegno e di creatività, che fondò anche il festival del cinema di Venezia: non a caso, ancora oggi, è
intitolata a lui la coppa che premia il miglior attore e la
migliore attrice. Il cinema era una passione di famiglia? «In realtà non proprio. Più che altro, passione mia,
e una serie di coincidenze», risponde. «Mio padre per
caso produsse "Ladri di biciclette", ed è rimasto anche
l'unico film che ha prodotto. Mio nonno fondò il festival
di Venezia, più che altro perché amava quella città, e
cercava ogni modo per farla conoscere a tutti. Io comunque fin da ragazzina ero ben decisa a occuparmi di cinema". Aveva quindici anni, quando al Lido arrivò David
Selznick, il produttore di "Via col vento" e "King Kong",
per promuovere un film della moglie Jennifer Jones: e
già lì la giovanissima Marina aveva modo di parlare di
cinema. Poi gli studi all'esclusivo Sarah Lawrence
College, dove conobbe anche Barbara Warner, figlia di un noto produttore hollywoodiano: «Durante le vacanze di Pasqua, nella casa
dei Warner a Malibu, dove mi avevano invitata, c'erano party con
Marlon Brando e Montgomery Clift», ha raccontato. «Ero al settimo cielo». A New York poi la giovane Marina ha frequentato una
scuola di fotografia, e la passione per le arti visive le è entrata an-
Il nonno,
Giuseppe Volpi,
ha fondato
il festival di Venezia,
il padre ha prodotto
«Ladri di biciclette».
La contessa Cicogna
ha lavorato
a tanti successi
del cinema italiano,
da «Indagine
su un cittadino
al di sopra
di ogni sospetto»
di Elio Petri,
a «Medea»
di Pier Paolo
Pasolini
a «C'era una
volta il West»
di Sergio Leone
Con «Indagine su un cittadino
al di sopra di ogni sospetto»
Marina Cicogna nel 1970
ha vinto il David di Donatello
come Miglior film
e l’Oscar come Miglior film
straniero.
A fianco, una giovanissima
Brigitte Bardot
cor più nel sangue. È diventata davvero parte di lei.
AL LAVORO
Dagli anni Sessanta, la contessa Cicogna ha seguito le produzioni di film
che sono ormai entrati, a buon diritto,
nella storia del grande schermo. Ha
lasciato il segno e la firma in «Indagine su un cittadino» appunto, ma
anche ne «La classe operaia va in Paradiso», vincitore della Palma
d'oro a Cannes nel 1972, e ha lavorato anche a tanti altri successi,
da «Medea» di Pier Paolo Pasolini a «C'era una volta il West» di
Sergio Leone e «Ultimo tango a Parigi» di Bernardo Bertolucci. E
con sé ha sempre portato la sua macchina fotografica, la sua Leica
che sul set, come nei momenti di pausa e di festa, è diventata lo
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Personaggi | La contessa di Cinecittà
«sguardo» del ricordo, lo strumento per fissare momenti, emozioni,
personaggi, amici. «Ho sempre scattato fotografie, e alcune furono
anche pubblicate da riviste. Un mio scatto di Brigitte Bardot venne
scelto da "Vogue America", una foto di Audrey Hepburn in spiaggia
apparve su "Gente"», aggiunge Marina Cicogna. «Ma forse non ho
mai preso molto sul serio queste immagini, tanto che non avevo
mai avuto l'idea di esporle. Poi, come spesso accade, sono finite nei
cassetti». Grazie alla pazienza di Roberto Vacirca, fotografo modenese che l'ha affiancata nel lavoro di digitalizzazione e catalogazione, due anni fa la contessa ha deciso di riannodare il fil rouge della
memoria e delle emozioni. «Desideravo ritrovare, attraverso le
fotografie, visi, atteggiamenti, paesaggi che non esistono più, testimonianze di un'epoca dove tutto ciò che è straordinario ci sembrava normale ed eterno», ha scritto nella prefazione del suo librocatalogo «Scritti e scatti».
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I RITRATTI
Vediamo Catherine Deneuve («Non descrivete la bellezza perfetta, guardate il
suo viso», dice di lei la contessa Cicogna)
e Liz Taylor («Era considerata la più bella donna del mondo, lei non lo pensava
affatto»), Florinda Bolkan, a cui la contessa è stata legata per vent'anni, e che
è ritratta ad Angkor in Cambogia («I
tratti del suo viso corrispondono a quelli della misteriosa statua orientale»),
Helmut Berger («Leggiadria, umorismo
intelligente, ma la rivolta sempre in agguato») e
Luchino Visconti («Possessivo e generoso, vendicativo e dispettoso: uno dei miei più grandi amici»). Marina Cicogna li ha conosciuti tutti, uno
per uno.
Ma esiste ancora il jet set? «In realtà forse non
è mai realmente esistito. Noi non sapevamo certamente di appartenere al jet set, o per lo meno
non ce ne rendevamo conto», sottolinea. «Certo,
la gente che esce e si diverte esiste ancora. Ma è
davvero cambiato il gusto delle persone: non c'è
più discrezione, non c'è più riservatezza, tutto finisce sui giornali. E le persone che magari, davvero, avrebbero voglia di uscire, adesso non escono più. Hanno perso l'abitudine». Certo, l'epoca
dei paparazzi ha coinciso proprio con quella «Dolce vita», ma oggi il
gossip appare più sfrontato e invadente. Anche lei, qualche volta,
si è sentita inseguita dal gossip: «Io e alcuni amici cominciammo a
rendercene conto negli anni Settanta, quando vedemmo sui giornali alcune nostre foto scattate a Porto Rotondo, su una spiaggia
lontanissima e appartata. La vera differenza è che mentre oggi ci
sono personaggi pubblici che fanno e farebbero di tutto solo per
farsi notare, noi invece facevamo di tutto per non farci notare».
Di lei come
fotografa
Calvin Klein dice:
«Mi sono chiesto
spesso
come facesse
Marina
a far sentire
le persone
tanto a loro agio
di fronte
all'obiettivo.
Poi ho capito
che la risposta
non è poi così
complicata:
semplicemente
Marina Cicogna
è irresistibile»
Da sinistra, alcuni scatti
della contessa Cicogna:
lo stilista Valentino,
Luchino Visconti
e Silvana Mangano
I RICORDI
Qualcosa, di quell'epoca, le manca: «Soprattutto mi mancano alcune persone speciali, come Silvana Mangano, un'amica straordinaria, morta molto
giovane», confida la contessa. «Mi mancano Federico Fellini e Luchino, mi manca Marcello Mastroianni, una persona molto riservata e deliziosa. Tutti amici e professionisti eccellenti, con cui era
molto facile lavorare». È un mondo, quello del cinema, che Marina
Cicogna continua ad amare e a frequentare: non a caso, guida anche il «Los Angeles, Italia: film, fashion and art fest», la grande
festa dell'arte cinematografica che si tiene alla vigilia della notte
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Personaggi
Marina Cicogna con Florinda Bolkan
LA SERENITÀ
SI COSTRUISCE
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degli Oscar, un ritrovo di stelle. Anzi, di star.
Eppure, ha preferito abitare in una città
come Modena che proprio non è Hollywood:
«Non ho mai amato molto le grandi città. Ci
si va volentieri, ma poi ti prende un senso di
soffocamento: hai voglia di andare in luoghi
dove puoi avere contatti e relazioni vere»,
ammette.
Tra l'altro, Marina Cicogna vorrebbe che
il suo prossimo film raccontasse proprio una
storia modenese: una commedia su una famiglia che va a Medjugorie, una storia di fede e
di speranza. «Credo che oggi nel cinema
funzionino la leggerezza, la capacità dei film
di essere divertenti e intelligenti, ma anche
l'esigenza di sottolineare qualcosa in cui credere. Andare a Medjugorie, per molti, è un
viaggio di speranza».
Anche lei, Marina, ora vive un rapporto
nuovo con la fede: «Io non ho avuto un'educazione religiosa in senso classico, mia madre era un'agnostica convinta, e ho fatto la
Prima comunione a 14 anni: nelle foto sono
tanto grande, che sembro una sposa», sorride. «Ho scoperto la fede in maniera diversa, e proprio qui a Modena. Ho fatto la Cresima due anni fa in Duomo. Chi ha fede ha
una maniera più serena di affrontare i problemi e la vita: e a Modena ho conosciuto
molte persone così, che vivono serenamente anche situazioni difficili, appoggiandosi
alla Chiesa». Insomma, la fede «aiuta ad
affrontare argomenti più ampi del quotidiano».
Anche in una vita da cinema, a riflettori spenti, resta un tempo per lo spirito.