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Portale di servizio sociale professionale
“S.O.S. Servizi Sociali On Line”
www.servizisocialionline.it
Sezione “Articoli”
Adolescenti e sofferenza
Di Ilaria Muselli e Stefania Lucini*
Ogni percorso di crescita è caratterizzato presto o tardi da conflitti, crisi, senso di inadeguatezza. Si cerca di
evitare questi momenti, anche a costo di rifugiarsi nell’alcol, perché la società non ci ha educato ad
accettare e affrontare le difficoltà.
Stare male fa crescere? Pare essere una domanda piuttosto inquietante ma allo stesso tempo quasi
scontata. Sì, perché quando ci si confronta con il mondo adulto sembra una ricorrenza sentir parlare della
sofferenza passata, sia in riferimento alla povertà materiale, sia a quella affettiva ed educativa. Un tempo
infatti c’era meno attenzione alla sofferenza individuale, anche se questa esisteva già nel passato. Il
percorso di crescita però va al di là dei tempi e delle epoche, perché è una tappa obbligata per tutti ed è
inevitabilmente caratterizzata da un alternarsi di momenti di relativa quiete, stabilità o equilibrio, a periodi
in cui invece ci si sente in conflitto, in disarmonia con se stessi e con il mondo. Sembra quasi di viversi in
caduta libera verso i meandri del dubbio e dell’incertezza. Ma è proprio la natura dell’uomo che lo spinge a
desiderare quiete ed allo stesso tempo movimento come ricerca, conoscenza e cambiamento. Questa
alternanza più o meno pacifica ha però un ruolo di guida e di crescita che lo mette nella condizione di
sperimentarsi anche a livello emotivo. Allora, la realtà con cui entra in contatto durante la crescita e la
maturazione potrebbe portare spesso alla rottura di un equilibrio precedente, magari rassicurante, per
lasciare spazio ad un nuovo, sconosciuto. Accade quindi che ogni volta che il vecchio equilibrio viene messo
in discussione o si spezza, si dia vita a una crisi. Certamente l’adulto, in teoria, dovrebbe essere
maggiormente preparato a un’eventuale situazione del genere rispetto all’adolescente, ancora un po’
fragile e immaturo. E’ risaputo però che le crisi che gli adolescenti sperimentano, sono più di natura interna
che esterna, cioè legate a trasformazioni personali più che agli eventi della vita. Sta di fatto che il valore
positivo di una crisi è quello di diventare un motore indispensabile al cambiamento e all’ampliamento della
coscienza, quasi come una forza positiva e trasformatrice. La disponibilità dell’individuo ad accettare o
meno la crisi attraverso la flessibilità e la tolleranza consente alla crisi stessa di creare vissuti meno
devastanti. L’adolescente risulta essere spesso turbato di fronte alle proprie incertezze o crisi, reagendo
talvolta in maniera quasi difensiva, per non confrontarsi con le crisi individuali e cercando alle volte,
scorciatoie a trabocchetto (droghe, alcol, ecc.), che allevino la sensazione di fragilità e impotenza di fronte a
ciò che la vita riserva. Importante è ricordare che la crisi porta con sé il cambiamento ed è necessario
viverla perché questo avvenga. Inevitabilmente però ci costringe a un ingresso nell’ignoto, chiedendoci di
sostenere le nostre debolezze e nello stesso tempo di cercare nel buio le nostre risorse.
Dal punto di vista biologico esiste la sofferenza fisica, la quale è un indicatore importante che consente
all’uomo di reagire alle situazioni con comportamenti atti a salvaguardare se stessi e la propria salute.
Ovviamente esiste poi la sofferenza che ha conseguenze sulla psiche e sull’ambito relazionale. Ma come si
comporta l’uomo d’oggi di fronte a tutto ciò? La crisi e la sofferenza sembrano essere aspetti totalmente
banditi dall’uomo moderno. Quindi abbiamo chiesto ad alcune persone di parlarci della loro esperienza in
merito a quanto sopra descritto. Marcello racconta: “Poco tempo fa non avendo sbocchi di crescita o di
maturazione e nei momenti di sofferenza anche a livello sentimentale, mi appoggiavo a tutto ciò che era
sbagliato per dimenticare e per sfuggire dalla realtà. Non mi sentivo di affrontare la vita in modo maturo e
nello stesso tempo non ero consapevole delle conseguenze di ciò che stavo facendo. Spero che nel tempo
io possa maturare, anche subendo quei colpi che potrebbero farmi crescere come persona”. Fausto a sua
volta aggiunge: “Non riuscivo a sopportare le circostanze che mi provocavano sofferenza e crisi e finivo per
mascherare il mio disagio. Mi rendo conto, in questo periodo della mia vita, che ho bisogno degli altri per
poter uscire da questo problema. Ho bisogno di rivelare a qualcuno ciò che sento e così probabilmente
troverò il modo per sopportare quei momenti che ritengo particolarmente difficili”. Fabio utilizza il termine
“Subire” per raccontare la propria esperienza: “Fino ad oggi ho subito la sofferenza. Per parecchio tempo
non sono stato capace di affrontare ciò che mi avveniva e finivo per non voler “sentire” più nulla. In questo
momento riesco a superare alcune difficoltà, ma nello stesso tempo faccio fatica a capire se tutta questa
sofferenza in futuro produrrà in me un cambiamento”. Ferdinando, pur riconoscendo una certa difficoltà
nel rispondere a questo tema, ci dice: “Se penso alla sofferenza e ai periodi di crisi ricordo quando,
soprattutto in passato, affrontavo le situazioni in maniera superficiale. Crisi e sofferenza erano due parole
che mi facevano paura e dalle quali mi nascondevo facendo uso di sostanze e di alcol. Ancora oggi faccio
molta fatica ad affrontare la realtà di tutti i giorni e combatto per far sì che la mia vita prenda la giusta
direzione. Mentre sto scrivendo queste righe e rifletto, mi accorgo che la sofferenza fa davvero crescere
perché ti fa raggiungere comunque ciò che vuoi, mentre senza di questa è una crisi fine a se stessa senza
sbocchi”. Parte degli scritti qui riportati, purtroppo, testimoniano come la società “educhi” a non concepire
la sofferenza. Le persone intervistate però mostrano come la loro vera forza stia man mano emergendo
attraverso la consapevolezza della fragilità. Come scrive Vittorino Andreoli nel suo libro L’uomo di vetro
“…adesso voglio parlare della mia fragilità, non mascherarla, convinto che sia la forza che aiuta a vivere”,
ed aggiungerei, a crescere come persone.
*Psicoterapeute Comunità Promozione Umana