Anatomia funzionale - Apparato locomotore I muscoli

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Anatomia funzionale - Apparato locomotore I muscoli
Anatomia funzionale - Apparato locomotore
I muscoli
I muscoli sono gli organi attivi del movimento, sono infatti costituiti da fibre che, in presenza di stimoli
nervosi, si contraggono accorciandosi.
L’accorciamento (contrazione) del ventre muscolare produce quindi il movimento, attraverso i tendini che si
inseriscono sulle ossa.
Cenni di biomeccanica muscolare
Una credenza errata, considera il muscolo come un organo in grado di avvicinare i suoi estremi ( tendini ) e
successivamente di allontanarli alla stessa lunghezza.
Il muscolo é in grado solo di contrarsi, cioè di avvicinare i propri estremi, sarà riallungato dall'intervento di una
forza esterna ( un altro muscolo [antagonista], la gravità o qualsiasi altra forza esterna all'organismo ).
Il muscolo separato dal suo organismo originario é in grado di funzionare in laboratorio.
Se collegato a generatori di corrente tarati in modo adeguato (Elettrostimolatore), si possono riprodurre egualmente
alcune delle sue prestazioni.
Immaginando di inserire ad un appiglio un tendine del muscolo e di attaccare un peso all'altro, in modo che il muscolo
rimanga appeso noteremo che se percorso da corrente elettrica solleverà il carico.
ESEMPIO DI MONOCIPITE FUSIFORME
G
Quando la
corrente circola
la
massa contrattile
si accorcia e alza
il peso
G
Quando l'interruttore si apre il
peso del carico riporta il
muscolo alla lunghezza
precedente.
Se non ci fosse il peso, la
massa contrattile
rimarrebbe sempre accorciata
come nella figura A
Nel caso il muscolo non fosse collegato ad un peso, ma collocato su un supporto orizzontale, successivamente alla
contrazione (Concentrica ISOTONICA auxotonica) che avviene
T1
avvicinando gli estremi della massa contrattile (Tendini) che per
tornare alla lunghezza originaria ha necessità di una forza esterna
che riporti lo stesso alla lunghezza originaria.
All’interno del corpo umano (e non in “Vitro”), cio avviene grazie
ad un sistema di muscoli (Agonisti – Antagonisti).
Ricordiamo inoltre che il muscolo quando resiste ad una trazione e
viene allungato si chiama CONTRAZIONE ECCENTRICA.
Quando la contrazione avviene senza che i suoi estremi si muovano
si chiama CONTRAZIONE STATICA (se lo sforzo non è
massimale) e CONTRAZIONE ISOMENTRICA (Se lo sforzo di
T2
contrazione è massimale contro una resistenza inamovibile).
Qualora la contrazione avvenga sfruttando le capacità di rimbarzo
elastico si chiama CONTRAZIONE PLIOMETRICA.
Qualora la contrazione avvenga per tutti isuoi gradi alla medesima
velocità è chiamata CONTRAZIONE ISOCINETICA
Qualora la contrazione
IL MUSCOLO NELLE STRUTTURE ARTICOLARI E
c
a b
SCHELETTRICHE
Abbiamo visto come avviene il movimento del muscolo separandolo dal corpo.
Ora ‚ è necessario comprendere a livello funzionale elementare come agisce nella sua sede naturale.
In genere i muscoli con le loro estremità comprendono una o più articolazioni.
Nel caso più semplice ‚ una sola articolazione
( Come nell'esempio),
nel caso più complesso sono una moltitudine di articolazioni interessate ( es. muscoli della colonna vertebrale).
Consideriamo le articolazioni come fulcro di leve corporee costituite da segmenti ossei ad esse attaccate.
In genere il muscolo inserisce il suo tendine ad una estremità subito dopo l’articolazione, l'altro nella parte terminale o
mediana del segmento osseo di riferimento.
Immaginate di inserire il muscolo del precedente "esperimento" con il T1 nella parte dell'osso del braccio ( omero) e il
T2 nella parte dell'avambraccio ( ulna ).
Il T2 risulta essere il punto di applicazione della forza del muscolo “b” ( in questo caso sull'avambraccio ). Avremo che
la distanza fra punto sopra citato e il fulcro “a” ( l'articolazione) é il "braccio della forza" , mentre la distanza dalla
mano “c”, all'articolazione “a” é il "braccio della resistenza".
Ne risulta che i muscoli sono inseriti in un sistema di leve che per lo più sono del terzo genere, sempre svantaggiose, si
può vedere come FM è 6 volte FT , . Quindi 5kg. equivalgono su muscolo in
questo caso a 30 Kg. . Chi in proporzione ha leve più lunghe, ha la
muscolatura che subisce ancora più sforzo, le tensioni interne a volte sono
elevatissime. Il vantaggio è nel guadagno di gradi di movimento e della
velocità periferica, a parità di velocità angolare, la velocità distale è
maggiore tanto più è lungo il braccio.
Col gomito semi flesso, la forza del bicipite é
completamente impiegata nella flessione, e la leva
é nella posizione della massima efficienza
meccanica.
Se si pone un grosso libro sul palmo della mano
quando il braccio é esteso su di un tavolo, si può
vedere che é difficile sollevare il libro da questa
posizione; invece se 1’omero e alzato con una
flessione di un quarto all’inizio de1 sollevamento,
questo é più facile.
Ricerche sui campioni di sollevamento pesi mostrano che in generale gli
uomini più leggeri sono, in proporzione al loro peso corporeo, più forti che i
più pesanti. Non ci si può attendere che un uomo di piccola taglia abbia tanta
forza quanto uno più grande, ma nello stesso tempo egli abbisogna di minor
forza per muoversi.
Se vi ricordate durante i test di trazioni o piegamenti sulle braccia
esprimere il movimento in tutti i suoi gradi significa uno sforzo ben
diverso rispetto a quello che sfrutta solo i gradi più vantaggiosi del
movimento.
L’apparato locomotore appare
quindi costituito da un sistema di
leve in cui le ossa rappresentano la forza resistente o resistenza
che si oppone al moto, la forza muscolare é la potenza e 1’articolazione il fulcro, su cui agisce la potenza per
vincere la resistenza e generare il movimento.
Esistono tre tipi di leva (Fig. 11):
– la leva di primo genere o interfissa, in cui il fulcro si trova tra la resistenza e la potenza;
– la leva di secondo genere o interresistente, in cui la resistenza e situata tra il fulcro e la potenza;
– la leva di terzo genere o interpotente, in cui la potenza si trova tra la resistenza ed il fulcro.
Una leva e detta in equilibrio quando il prodotto della resistenza per il suo braccio e uguale al prodotto della
potenza per il suo braccio. Si dice che una leva é vantaggiosa quando il braccio della potenza é maggiore di
quello della resistenza.
Note:
Riflessione sull'importanza del riscaldamento per preparare i muscoli al meglio visti i carichi interni reali sulle
strutture ossee; sull'utilizzo dei sovraccarichi molto pesanti esclusivamente a sviluppo corporeo già in una fase avanzata
se non del tutto ultimata (dai 16 – 17 anni, non prima e non subito con carichi massimi), per non incorre nel
danneggiamento delle cartilagini di accrescimento; - sul legame dei muscoli agonisti ed antagonisti nello svolgere
un lavoro muscolare in quanto facenti parte di un sistema di leve complesso; - l'importanza di definire il punto fermo
per sapere quale distretto muscolare è coinvolto nel movimento.
Di seguito vengono elencati muscoli principali fondamentali nell’esecuzione degli esercizi alfabeto:
2 deltoide (solleva il braccio orizzontalmente)
3 grande pettorale (avvicina il braccio al tronco e lo ruota internamente, se il braccio e sollevato lo abbassa)
5 bicipite brachiale (flette l’avambraccio sul braccio)
7 grande obliquo dell’addome (ruota e flette il torace sul bacino)
8 retto addominale (flette il torace sul bacino e viceversa, contribuisce al mantenimento della statica del
bacino, alla espirazione forzata, al contenimento dei visceri), trasverso (non visibile, strato profondo)
11 adduttori della coscia (adduzione della coscia),
12 retto femorale quadricipite (estende la gamba sulla coscia, il vasto lungo {bi-articolare} alza flettendo
l’arto inf. sul busto)
14 tibiale anteriore (flette dorsalmente il piede, lo adduce e lo ruota internamente)
16 trapezio (estende il capo, abduce la spalla, avvicina la scapola alla colonna vertebrale)
18 – tricipite brachiale (estende l’avambraccio sul braccio)
19 grande dorsale (estende il braccio, lo abbassa e lo ruota esternamente)
21 grande gluteo (estende la coscia sul bacino)
24 bicipite femorale (flette la gamba sulla coscia, estende la coscia sul bacino e la ruota leggermente
all’esterno)
26 –tricipite della sura, soleo mono-articolare (flessione plantare del piede)
27 tricipite della sura, gastrocnemio / gemelli porzione bi-articolare (flessione plantare del piede)
Articolazioni
Si da il nome di articolazioni all’unione di due ossa tra di loro, le estremità delle quali vengono chiamate:
capi articolari. A seconda del grado di mobilità che le
articolazioni presentano vengono classificate, le articolazioni più
mobili sono definite diartrosi.
Rivestite internamente dalla membrana sinoviale che forma la
capsula sinoviale, la quale secerne un liquido, sinovia, che oltre
ad agire da lubrificante e quindi a facilitarne i movimenti, serve
7
alla nutrizione delle cartilagini articolari stesse.
Vi sono anche altri tipi di articolazioni meno mobili (Es. ossa del
bacino, (sinfisi)).
I legamenti che si inseriscono sulle ossa sono formazioni
di natura connettivale e tendinea, di notevole solidità. Essi
hanno la funzione di tenere saldamente legati i capi
articolari e di impedire che avvengano dislocazioni (lussazioni) cioè che le ossa si allontanino una
dall’altra.
1 spalla (scapolo ’omerale – pressione
negativa)
2 gomito
3 polso (radio carpica)
4 ginocchio
5 – caviglia (tibio – tarsica)
6
colonna
vertebrale
o
rachide
(intervertebrale costo/vertebrali)
7 anca (coxo – femorale)
Le formazioni nervose articolari variano da
un’articolazione all’altra:
per esempio, le porzioni anteriori del
ginocchio ricevono soprattutto fibre dai nervi dei muscoli adiacenti, mentre la caviglia ne riceve relativamente
pochi.
In genere abbiamo 4 tipi di nervi articolari (Fig. 8.7), tre dei quali presentano corpuscoli terminali
specializzati, come i recettori cutanei, spesso circondati da una capsula di tessuto connettivo.
Tra i recettori, un tipo informa prevalentemente sulle modificazioni di posizione della giunzione (tipo 1), e
un secondo sulla velocità con cui si muove l’articolazione (tipo 2). Entrambi si trovano nella posizione
della capsula articolare che viene sottoposta a flessioni e stiramenti. Un terzo recettore (tipo 3) sembra
essere particolarmente adatto a registrare l’effettiva posizione dell’articolazione e si trova sui legamenti
articolari.
Un quarto tipo (tipo 4) é costituito dalle terminazioni libere sensitive dolorifiche, simili a quelle sparse in
tutto l’organismo.
La membrana sinoviaIe e la cartilagine articolare non hanno fibre nervose proprie. Gli impulsi provenienti
dall’articolazione afferiscono all’area somato-sensitiva della corteccia, per cui si crede che l’innervazione
articolare sia importante per la percezione cosciente della posizione e del movimento relativo dei diversi
segmenti nello spazio, la propriocettività.
Apparato cardio-circolatorio
Il cuore é un muscolo cavo involontario striato, situato nel torace tra i
due polmoni e spostato verso sinistra.
E’ diviso verticalmente da un setto in due meta: una destra o cuore
venoso, l’altra sinistra o cuore arterioso.
Ciascun cuore e diviso da una membrana perforata in due cavità: una
superiore chiamata atrio o orecchietta una inferiore detta ventricolo.
La circolazione e il movimento ad ondate del sangue dovuto alle
contrazioni e dilatazioni del cuore attraverso le arterie e le vene.
La contrazione del cuore si chiama sistole, la dilatazione diastole,
mediamente le sistole e le diastole sono 72 al minuto (dipende in genere
dalla prestanza atletica), come abbiamo potuto verificare con le
pulsazioni cardiache a riposo e le considerazione nella dispensa
precedente.
Le arterie più importanti da conoscere nomenclatura e dislocazione sono