Riccardo Deri

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Riccardo Deri
Istituto Paritario Malpighi-Visitandine
La traccia elaborata dagli insegnanti: "La vita ha valore perché è data da Dio in tutti i suoi stadi, dall'infanzia alla
vecchiaia anche nella malattia. Alcune persone hanno bisogno di essere assistite, sostenute, guidate e amate. Che
ne sarà di loro quando i loro genitori saranno morti? Che cosa è possibile fare per aiutarli? Tu come uomo e cristiano
che cosa pensi di tutto questo?”
Riccardo Deri
Terza media - Vincitore assoluto
La vita è un dono che ci è offerto da Dio e noi siamo tenuti a viverla nei migliori dei modi. Tutte le persone
sono uniche, ma ognuna di esse è accomunata dall'appartenenza al genere umano. Un giorno di fine
gennaio abbiamo conosciuto Elena, la mamma di Francesca, ragazza disabile di ventuno anni, che ci ha
parlato di sua figlia e, in generale, di tutte le persone come lei. La maggior parte della mia classe
conosceva già Francesca perché ogni giorno mangia in mensa insieme a noi ragazzi delle medie. La sua
giornata si svolge prevalentemente nella nostra scuola dove, accompagnata dalle sue educatrici, vive
insieme alle varie classi le lezioni di musica e ginnastica e partecipa a diversi laboratori. Inoltre Francesca
segue spesso le lezioni dei suoi compagni di quarta liceo, la classe alla quale lei è iscritta. In seguito torna
a casa a fare una passeggiata col padre oppure va al centro diurno, dove gioca e ascolta la musica un paio
di volte alla settimana va a nuotare, uno dei suoi passatempi preferiti.
Durante tutto l'arco della giornata è amata e aiutata dalle persone che le vogliono bene ma la madre di
Francesca ci ha riferito il suo timore per il futuro della figlia. Il prossimo anno la ragazza terminerà il corso
scolastico e la maggior parte della sua giornata rimarrà "vuota", dato che lei si è sempre trovata bene nella
nostra scuola e dovrà lasciarla, almeno in parte.
Con ogni probabilità andrà al centro "Ali blu" di Castel San Pietro Terme.
La madre e il padre di Francesca hanno sempre voluto che lei si integrasse in una scuola normale, dove ci
si aiuta l'un con l'altro, cosa più difficile da realizzare al centro perché la maggior parte dei ragazzi che lo
frequentano è grave.
Quello che non convince i genitori della ragazza in una struttura come "Ali blu" non sono la mancanza di
affetto e aiuto reciproco, ma la difficoltà a fare aumentare l'autonomia di Francesca.
Le strade per dare un futuro migliore ai disabili sono tante, ma ciascuna di esse non è facile da perseguire.
Nonostante tutti i "piccoli" miglioramenti che Francesca ha fatto in questi anni, rimane sempre una persona
con handicap grave, perciò il suo futuro dopo la scomparsa dei genitori sarà una struttura.
Gli istituti per lei non mancano, ma coloro che la accoglieranno dovranno amarla.
Ecco perché la madre ha detto che spera di poterla inserire "il più tardi possibile" in un centro di
accoglienza nella zona di Castel San Pietro terme, perché gli amici che la frequentano ora possano
continuare ad andarla a trovare.
Francesca, quando sarà al centro per disabili, riceverà alcune visite dalle persone che le vogliono bene e
già la conoscono, ma questo basterà a farla sentire felice quando i suoi genitori non ci saranno più?
Secondo me no, ma è difficile per me francamente pensare ad una alternativa.
La soluzione migliore sarebbe considerare tutte le persone come lei uomini come noi, come del resto sono,
e farle sentire, in questo modo, a loro agio. La "diversità" migliora tutti quelli che la vogliono incontrare; un
grande insegnamento noi lo riceviamo da Elena e Pietro (i suoi genitori) perché non si sono mai chiusi nella
difficoltà ma offrono il loro tempo libero in attività di volontariato. Anche la nostra scuola beneficia di questa
loro disponibilità.
lo ho un'esperienza con alcuni bambini diversamente abili che una volta alla settimana vengono aiutati da
istruttori e ragazzi a divertirsi per mezzo della pallacanestro.
In ogni loro incontro tre componenti della mia squadra di basket vanno a giocare con questi ragazzi e mi è
piaciuto molto questo punto di incontro tra i nostri interessi e quelli di questi bambini che ce la mettono tutta
per tirare la palla in quel canestro.
Grazie a questa esperienza che è stata resa possibile dalla mia società cestistica di San Lazzaro ho potuto
incontrare ragazzini con diversi tipi di handicap, tutti accomunati dalla voglia di giocare e divertirsi. La loro
felicità nel vederci arrivare a giocare, l'impegno nel gioco e, alla fine, i loro calorosi saluti sono i miei migliori
ricordi di questi bambini.
Nonostante non siano tante le occasioni per giocare con loro, sono state bellissime sia per me che per loro.
Durante quei momenti di gioco è stato bello aiutare quei bambini a palleggiare, a passare la palla e a tirare
con semplici giochi, che comunque ti coinvolgono e ti fanno divertire, ad esempio piccole gare di tiro.
Inoltre, dato che i protagonisti erano loro, ho apprezzato il fatto di dover fare ciò che loro sono abituati a
fare non sentendomi più forte o più bravo di loro. Questa esperienza mi ha fatto capire che la vita non è
fatta di cose troppo durature, ma di momenti in cui anche questi ragazzi sono per noi dei grandi amici e noi
siamo per loro lo stesso.
Ciò che contraddistingue la persona umana non è il linguaggio, la capacità di correre o qualsiasi altra cosa,
ma è la facoltà di pensare e di avere dei sentimenti forti, e questo non lo si può togliere neanche a loro.
Nel mondo di oggi sono importanti le piccole cose, come i miglioramenti di Francesca, come aprire una
porta, farsi capire e molto altro.
A mio parere non servono tanto delle idee impossibili da realizzare, ma ciò che conta più di tutto è che noi
ci mettiamo nei panni delle persone diversamente abili e di voler loro bene regalando loro anche pochi
momenti di felicità.