Il potere della mindfulness nel business coaching Come essere un

Transcript

Il potere della mindfulness nel business coaching Come essere un
Il potere della mindfulness nel business coaching
Come essere un business coach davvero efficace nel facilitare la crescita e lo sviluppo
delle performance nei clienti? Per rispondere a questa domanda sono stati scritti
migliaia di libri e proposti centinaia di corsi di formazione, il più delle volte tesi a
insegnare nuove tecniche: metodi da seguire, strumenti creativi da applicare,
domande potenti da fare, atteggiamenti da tenere, ecc.
Io stesso mi sono formato grazie alle più svariate tecniche di business coaching, che
mi hanno insegnato molto ma non risolto appieno il dubbio della domanda inziale.
Nei primi anni della mia professione mi sono accorto che nelle sessioni di coaching ero
spesso occupato a pensare alla tecnica “giusta” da applicare, lo stimolo giusto da
proporre per attivare la spinta al miglioramento del mio cliente. Insomma, c’era in me
più una sottile tensione su cosa dovevo fare e come dovevo essere, piuttosto che
sintonizzarmi pienamente sul reale bisogno del cliente in quel momento.
Poi è entrata nella mia vita la mindfulness e impegnarmi a praticarla mi ha aiutato a
sviluppare la capacità di vivere momento per momento le esperienze, portandomi a
stare più nella sfera “dell’essere” che non del “fare”.
Questa pratica, che trova il suo strumento naturale nella meditazione, è stato ed è
tuttora un allenamento importante per me, perché mi aiuta a portare nella mia
professione l’attenzione da “fuori” a “dentro” di me, così da essere più consapevole dei
vari aspetti del mio vissuto.
Col tempo la mindfulness è diventata un modo di essere, che mi ha permesso di trarre
beneficio anche come business coach, liberandomi un po’, durante una sessione di
coaching, dai condizionamenti mentali e dal giudizio, che a volte mi portavano
inconsapevolmente a proiettare me stesso (le mie convinzioni, le mie storie, la mia
“facciata” professionale) nell’altro, con la conseguenza di portare il cliente (coachee)
più sulla “mia strada” che non su quella che sentiva più sua e più congruente alle sue
esigenze di crescita.
La mindfulness mi ha dato la possibilità di allenarmi alla consapevolezza così da
sviluppare una maggiore calma e chiarezza, predisponendomi a vivere l’esperienza
momento per momento. Ho bisogno di crescere ancora in questa direzione che sento
di aiuto per me e per le persone che professionalmente seguo.
Oggi sono convinto che il coach, nella relazione d’aiuto col proprio cliente, debba
prima di tutto essere presente a se stesso, cioè in profonda empatia con le proprie
sensazioni, pensieri ed emozioni. E’ grazie infatti all’empatia con se stesso che il coach
può entrare pienamente in sintonia con l’altro ed essergli d’aiuto nel suo sviluppo
professionale.
Quando in una sessione di coaching sento di essere pienamente presente col cliente,
percepisco un’empatia profonda e le mie intuizioni trovano spazio, così come gli
insight della persona che ho di fronte. In quei momenti le tecniche di coaching le
dimentico, perché so che verranno da sole in modo naturale e senza sforzo, proprio
nel momento in cui serviranno al cliente, mai prima e mai dopo.
Ecco perché trovo che la mindfulness sia un potente mezzo per la mia professione di
business coach. Una pratica che serve prima di tutto a me stesso e che mi mette nelle
condizioni favorevoli per facilitare il cambiamento nelle persone.
Francesco Solinas
Senior Business Coach e Docente SCOA