In duecento per dire no alla pedofilia
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In duecento per dire no alla pedofilia
Trento l'Adige lunedì 11 febbraio 2008 LA PROTESTA A Terlago c’è chi punta il dito contro un ex potente «Qui ha iniziato lui» 11 L’ATTACCO SANDRO CASTELLI IL PRETE DON GROSSELLI «Questa situazione affermano Sandro Castelli della lista di opposizione Paganella e Franca Belli della lista Quadrifoglio - è il frutto del grave degrado nel quale è stata abbandonata questa zona del lago» «Non ho nulla contro i gay - dice don Grosselli della pastorale del turismo - ma sarò sempre contro la pedofilia. Sempre! Sono qui anche per dire che la montagna ha bisogno di rispetto e deve essere vissuta con animo sereno». In duecento per dire no alla pedofilia Sospetti, rabbia e polemiche alla manifestazione sul lago BRUNO ZORZI «Guardi qui, vede questi questi sentierini così ben tracciati li fanno i nostri "amici" per andare nei boschi a fare le loro cose». Il sindaco Agostino Depaoli guida la silenziosa processione di più di duecento persone (non moltissime quelle del posto) che si snoda nel sole freddo di questa domenica mattina. E chi sono gli «amici»? «Quelli che vengono qui da anni - dice Sandro Castelli del gruppo di opposizione Paganella -. E qui ci vengono perché c’è que- Moralità «Siamo qui per riappropiarci di questa zona e per riqualificare la moralità» Il sindaco Agostino Depaoli sto degrado. Eppure questa zona è bella, è caratterizzata da un particolare fenomeno glaciale e c’era l’idea di farne un parco. Invece, l’amministrazione non si muove». «Nel bilancio appena approvato - aggiunge Franca Belli del gruppo Quadrifoglio - non è stata messo nulla per riqualificare il lago. Le chiacchiere non bastano». Poi c’è chi dice: «Parlo, ma niente nome, per favore, perché ho paura». Paura di chi? «Di certa gente che potrebbe vendicarsi». Ma chi? Gli «amici» che vengono qui? «Di qualcuno che ha iniziato questo schifo una trentina di anni fa». E anche l’anonimo, che anni fa ha avuto un ruolo in paese, ci racconta di ripetuti allarmi, del fatto che già REAZIONI 10 anni fa venne chiesto l’intervento delle forze dell’ordine. «Vennero qui in borghese, ma non cambiò nulla». C’è rabbia verso i pedofili e alcuni questa rabbia l’indirizzano verso un personaggio della zona che viene descritto come un vero proprio «boss» che ha avuto potere fino a non molti anni fa. Questo angolo che viene descritto come una sorta di porto franco di perversioni e - questo purtroppo è certo - di pedofilia, per molti del paese sarebbe stato favorito da questo personaggio le cui passioni insane erano, a quanto pare, note e stranote. E perché non è mai stato denunciato? «Perché - dice l’anonimo - la gente ha sempre avuto paura». Andiamo dal sindaco che sta in testa a questo «serpente» di persone. Depaoli, l’opposizione dice che questa zona è stata abbandonata al degrado. «Oggi siamo qui - ribatte - per riappropriarci di questo territorio e soprattutto per riqualificare la moralità». Però tutti sapevano che qui accadono fatti «strani». «Guardi oggi non si siamo qui fare polemiche e per dividerci tra maggioranza e opposizione, ma, ripeto, per riappropriarci di questa zona. D’altra parte cosa dovremmo fare? Abbattere tutte queste piante?» Sì, questa non può essere la mattina delle polemiche e allora guardiamo avanti. «Terlago sarà la sede - afferma Depaoli - di iniziative contro la pedofilia». Cosa farete? Convegni? Iniziative permanenti? «Non abbiamo ancora deciso, ma stiamo collaborando con alcune associazioni, come l’Associazione famiglie numerose». Intanto c’è chi racconta che i sentieri degli «amici», qui sul Doss de la volp ribattezzato Doss del cul, hanno una loro...come dire...segnaletica. «Ogni tanto trovi qualche barattolo su un ramo, un pezzo di stoffa, un’altra indicazione. Sono organizzati. Ma poi guarda come sono battuti ’sti sentieri». «Per forza, con tutta la gente che gira qui. Domenica nel parcheggio la in fondo c’erano una ventina di macchine». «È vero - aggiunge Castelli -: si vedono qui auto targate Bolzano, Venezia»... Nel corteo c’è anche Paolo Cavagnoli dell’Associazione per i minori. Domanda: l’impressione è che qui a Terlago sia emersa una realtà più vasta di quanto si pensi. È d’accordo? «Certo - risponde - è emersa una realtà che c’è, ma secondo noi non è così estesa». Il fatto è che la pedofilia è figlia del silenzio e di silenzio si nutre. Ma, attenzione, qui sono accaduti gravi fatti di pedofilia ma non è un luogo di incontro di pedofili, qui ci vengono omosessuali. «Qui più che i gay - dice Castelli - mi pare che il problema sia quello dell’esibizionismo». Su Internet il boschetto in riva al lago è presente su decine di siti, tanti gay, ma anche di scambisti. Ma questo è un problema di morale, la pedofilia invece è un reato. Tra la gente c’è anche don Bepi Grosselli, responsabile della pastorale del turismo e prete per anni e anni impe- gnato sul versante del lavoro. «Sono qui perché bisogna dire sempre no alla pedofilia». E questo va bene, ma non c’è il pericolo di creare un clima da crociata contro i gay? «Nulla contro i gay, ma sempre contro la pedofilia e sono qui anche perché la montagna va rispettata e va affrontata con animo sereno. Sono stato parroco in Calisio e so cosa può succedere nei boschi vicino alla città, dai riti magici allo spaccio. E poi questo è un posto bellissimo. Questo era il lago dei trentini e luoghi come questi sono importanti anche per il turismo sociale, se è vero come è vero, che moltissime famiglie non arrivano a fine mese». La gente è indignata: «Abbiamo sopportato anche troppo Ora ci sono di mezzo i minori e questo non è tollerabile» «Basta con queste sconcezze Abbiamo diritto al nostro lago» CRISTINA SANTONI È bella la passeggiata che dall’hotel Lillà porta su attraverso sentieri stretti di fango delimitati da muretti di pietre incasellate perfettamente, fino alla cava e poi giù, guardando le acque del lago. I partecipanti alla passeggiata di protesta, che ieri mattina si è svolta nei pressi del lago di Terlago, sono le persone più diverse: dai ragazzini in scarpe da ginnastica alle signore con il bastone, tutti li per ragioni simili, in un coro di riflessioni. «Io ero curiosa – spiega Elisa Gadotti, ventunenne del luogo – e volevo vedere come si sarebbe mossa la comunità. Mai a nessuno prima sarebbe venuto in mente di sfilare in una fanfara di protesta solo perché le zone di Terlago, è risaputo, sono mete della classica “camporella”, ma adesso è stato superato il punto di non ritorno, ci sono di mezzo dei bambini: ora l’importante è rispettare la situazione delle vittime». Tutti i presenti sono stati mossi da qualcosa, forse rabbia. «Questa passeggiata da sola non risolverà i problemi – commenta Paolo De Carli, un altro giovane ma è comunque una provocazione. Prima sarebbe stato difficile intervenire perchè la comunità sarebbe stata considerata intollerante e avrebbe sbattuto contro un muro: per non sembrare intransigenti ci siamo privati noi della libertà e siamo arrivati a questo punto. Purtroppo, come spesso accade, siamo stati costretti ad aspettare il danno e ora cerchiamo una soluzione». Analogo commento è anche quello di Carmen Bonetti, mamma di Terlago, che aggiunge: «credo sia un gesto utile quello di protestare assieme, affinché la gente, magari genitori inconsapevoli, si renda conto che fatti gravi come quelli accaduti qui possono accadere anche da altre parti». «Ero dibattuto se partecipare o meno – confessa Corrado Defant – perché se da una parte temevo che questa manifestazione potesse essere solo fumo negli occhi, dall’altra credo sia un inizio per risolvere il problema. Io stesso mi sono privato da tre anni le passeggiate in questi posti splendidi, perché non volevo rischiare di fare certi incontri. Che siano omosessuali o eterosessuali, rapporti consumati alla luce del giorno danno fastidio a tutti, per non parlare degli abusi sui minori: una violenza terribile». Sono tante le persone che Tre immagini della manifestazione di ieri a Terlago (Foto Marco Miori) marciano, gli adolescenti chiacchierano tra loro sottovoce: alcuni di loro sono li perchè, ammettono, sono stati costretti dai genitori, altri hanno scelto liberamente di partecipare. Giulia, sedici anni, accompagnata dal fratello e i cugini, abita nei pressi del lago ed è abituata da sempre a vedere uno strano via vai di auto e persone ma «non ci hanno – sottolinea - mai dato alcun fastidio. Ognuno è libero di fare quello che vuole, fino a certi limiti però. Spero che con questo primo passo la situazione si risolva». Un particolare ricorrente è che quasi tutti si rifiutano di parlare di paura, piuttosto di rabbia e di un forte disagio, «ed è un controsenso, perché ad essere in imbarazzo non dovremmo essere noi, ma chi si comporta senza pudore proprio sulla strada dove le nonne passano con i nipotini» dice la signora Carla Zambaldi. Il disagio ancora c’è e se ne andrà un poco alla volta, intanto è cresciuta la determinazione degli abitanti a non tollerare più di essere privati del proprio territorio, della propria libertà e della propria innocenza. L’ACCUSA «Ci costituiremo parte civile al processo» Alla manifestazione di ieri a Terlago c’era anche il coordinatore dell’Associazione famiglie numerose, Stefano Rossetti (lui e sua moglie hanno 7 figli). «Ci costituiremo parte civile - afferma - nel processo contro i tre che sono stati arrestati, e siamo qui oggi per i nostri figli e per ringraziare le forze dell’ordine che hanno fatto un ottimo lavoro. Fatti come questi non devono più accadere. Per tenere alta l’attenzione, qui a Terlago terremo, in collaborazione col comune, un corso su Internet, pedofilia e pedopornografia. Comunque, non pensavamo che qui da noi a Trento potessero accadere fatti di questa gravità». Rossetti, poi, coglie l’occasione per lanciare un’attacco al presidente dell’Arcigay, Stefano Co, che nei giorni scorsi ha detto che la triste vicenda di Terlago è diventata l’occasione per riesumare il vecchio pregiudizio: omosessuale uguale pedofilo. «Non voglio polemizzare con i gay afferma - ma una cosa è doveroso dire: questo è un luogo frequentato da omosessuali e qui è accaduto un grave fatto di pedofilia che i gay avrebbero dovuto denunciare. Dovevano denunciare questi fatti!» Alla manifestazione c’era anche qualche esponente politico: il consigliere provinciale della Margherita, Giorgio Casagranda e un gruppo di ragazzi di un partito nuovo: il Partito trentino dei lavoratori Etnosocialismo. Un nome che riecheggia qualcosa di già visto fino ad una sessantina di anni fa. Anche se l’aspetto di questi giovani non è quello dei naziskin. «Ci presentiamo alle provinciali dicono - con Marcello Carli».