Un albero speciale

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Un albero speciale
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Prosegue il percorso che offre agli insegnanti uno strumento concreto per narrare
la Bibbia: indicazioni per definire una strategia narrativa efficace, un metodo,
suggerimenti concreti per la scelta del linguaggio.
S
«
i legge la Scrittura tanto più volentieri quanto più spesso la si legge, ed essa insegna
cose sempre nuove e affascina sempre più gradevolmente» (Gregorio Magno).
GENESI 3,1-24
Il testo può essere tratto dal libro Racconta la Bibbia ai tuoi ragazzi oppure da La mia prima Bibbia,
entrambi editi dalla Elledici (vedi nell’Area riservata agli abbonati: www.scuola.elledici.org).
Anna
Peiretti
1. LA STRATEGIA NARRATIVA
Prima di raccontare
Raccontare è costruire un mondo il più possibile
arredato, fino agli ultimi particolari... Si considerino le conoscenze, le esperienze e il patrimonio
personale di storie di chi ascolta.
Quante cose sappiamo!
Perché il bambino possa comprendere e trovare il
senso della storia è necessario confidare che egli conosca:
– esperienze di visite in parchi, giardini particolarmente belli e ricchi di specie di fiori e piante;
– la realtà del giardino come luogo in cui si vive bene,
quasi in paradiso (come si dice nel linguaggio comune);
– l’animale serpente, anche come animale simbolo
della tentazione;
– leggende tradizionali sull’albero della vita;
– la tradizione dell’albero della vita, rituale in gran parte d’Europa: quando nasceva un primogenito si
piantava un albero;
– l’albero genealogico della famiglia, simbolo della vita che passa tra generazioni. È credenza di molti
popoli (ad esempio in Turchia) che chi abbatte un
albero non avrà discendenza, mentre chi pianta un
albero avrà vita. Non è l’uomo padrone della vita,
questo è il messaggio.
Quante storie abbiamo già ascoltato!
Vi sono in tutti i popoli miti di alberi della conoscenza; ad esempio, presso la tradizione iraniana l’Hom,
oppure il melo del giardino delle Esperidi. Una leggenda narra che la croce di Cristo fu innalzata sul
Golgota, sul ceppo di questo albero antico. La croce
stessa, così come l’albero di Genesi, è chiamata «Albero della Vita».
Storie sul tema, invece, della tentazione:
– l’incontro di Mogli con il serpente Kaa ne Il Libro
della Giungla;
– BRUNO FERRERO, La mela, in Cerchi nell’acqua, Elledici.
– COEHLO, Le tentazioni, in Racconti del Makbuk.
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L’Ora di Religione novembre 2011
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2. DARE VOCE
Il ruolo del narratore
Il narratore porta vita al testo, partecipa alla storia
e gioca un ruolo in essa...
«Quel giardino meraviglioso poteva essere la casa
degli uomini per sempre, sarebbero stati felici lì. Sarebbero stati tanto felici da poter dire di essere in paradiso! Invece capita che Adamo ed Eva vengono
mandati via. È Dio che li caccia. Perché? Immaginiamo il giardino, è davvero meraviglioso... Ve lo descrivo... Qui accadrà qualcosa di molto interessante...».
Ogni storia racconta un tempo, è un periodo di
tempo raccontato... C’è un ritmo da seguire in
ogni storia.
Il racconto del terzo capitolo di Genesi è costruito su
dialoghi serrati, prima fra il serpente ed Eva, poi fra
Dio e Adamo, fra Dio e il serpente, fra Dio e la donna.
Il ritmo della narrazione è dunque dato dal discorso
diretto. Il narratore assume tonalità e timbri di voce
diversi per ogni personaggio. Il serpente parla in tono suadente, lentamente. Dio parla con autorità.
4. IL CODICE SIMBOLICO
Filtrare le parole, raccogliere il simbolo della storia.
3. NARRARE LA STORIA
Metodo narrativo
Il narratore stabilisce con una decisione arbitraria
dove inizia e dove finisce la storia. Definisce i confini della storia.
I confini sono spaziali: la condizione di stare dentro il
giardino segna l’inizio della storia, mentre lo stare
fuori dal giardino segna la conclusione. I due momenti rappresentano la condizione iniziale dell’uomo
che vive nella beatitudine di Dio, e quando se ne allontana vive sotto la sua maledizione. Inizio è la vita,
la fine è la morte. Si può narrare con due figure in cartoncino, da muovere sulle dita (vedi l’allegato nell’Area riservata agli abbonati).
Si racconta la storia in fotogrammi, narrando con
intenzione di mostrare una sceneggiatura cinematografica...
1. Il serpente si avvicina ad Eva, che cammina nel
giardino. La invita a mangiare dei frutti...
2. Eva sa che non può mangiare dell’albero del bene
e del male.
3. Il serpente la convince.
4. Eva mangia il frutto e ne dà ad Adamo.
5. Interviene Dio; parla a Eva e al serpente.
6. Dio maledice l’uomo, la donna e il serpente.
Questo è un albero speciale, che non assomiglia a
nessun altro. Non esiste in realtà, ma va immaginato
come albero straordinario. Un commento rabbinico
narra che Adamo separò le radici di questo albero,
dando origine al bene e al male. Questa pianta aveva
anche il tronco saporito e dello stesso gusto del frutto. Il simbolo svela nella storia di Barlaam (Legenda
Aurea) il suo senso profondo. Il principe indiano Iosafat era costretto a vivere recluso in un palazzo; il padre non voleva che conoscesse la povertà, la malattia, la vecchiaia e la morte. Quando a Iosafat capitò
un giorno di vedere un lebbroso e un cadavere cadde
in un profondo turbamento. Grazie all’incontro con
l’eremita Barlaam, entrato a palazzo con un’astuzia, si
salvò: Iosafat si convertì al cristianesimo. Questa storia è rappresentata in una scultura della lunetta del
portale meridionale del battistero di Parma: c’è un
giovane su un albero insidiato da un drago (serpente),
che simboleggia il peccato.
5. IL «MOTORE» DELLA STORIA
Chi ascolta mette in movimento la storia. Il bambino ascoltando partecipa attivamente alla storia,
la interpreta, cerca il senso che ha per lui...
• Immagina il giardino del paradiso.
• Prova curiosità per l’albero della conoscenza.
• Esprime un giudizio sul serpente, un giudizio di
valore.
• Sente la necessità di esprimere un giudizio sulla
scelta di Eva.
• Ricorda personali esperienze di disobbedienza e
le condivide con gli altri.
• Dà voce alle emozioni che prova nell’ascolto del finale: Dio maledice l’uomo.
• Scopre nell’arte la rappresentazione dei personaggi della storia.
ANNA PEIRETTI
novembre 2011
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