leggi il testo - ISIS "Vincenzo Manzini"

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leggi il testo - ISIS "Vincenzo Manzini"
LIONS CLUB DI SAN DANIELE
CONCORSO “UN TEMA PER VOLARE LONTANO”
Edizione 2005
Primo premio a: VALENTINA COLLINO, classe IV Liceo scientifico
Insegnante coordinatrice: Marilena Rossetti
Elaborato: LA CONTRACCEZIONE: UN DUBBIO “AMLETICO”
Scienza e religione, da sempre, rimandano a due modi di pensare, due mentalità completamente diverse. Si
potrebbero definire come poli opposti che, nella maggior parte dei casi, esprimono posizioni che vengono a
conflitto su svariate problematiche. Il campo della scienza è quello della razionalità, della precisione, della
certezza, mentre nel sentimento religioso c’è sempre qualcosa di incerto, un’adesione immediata e spesso
inspiegabile: se per la scienza a valere sono i dati e l’oggettività, per la religione ciò che conta veramente
sono fede e devozione, inevitabilmente da rapportare alla dimensione soggettiva. Considerando queste
differenze abissali, è facile comprendere il motivo di molte accese discussioni. E la contraccezione è uno di
quei temi su cui il confronto-dibattito tra le parti è risultato più intenso, per le differenti dimensioni e
prospettive che sono connesse con la nascita di una nuova vita.
La mia riflessione si è fermata a considerare vari aspetti del tema, con l’intento di chiarirmi il motivo del
dibattito e di riconoscere i punti su cui discordano scienziati e uomini di Chiesa.
Prima di tutto credo sia opportuno riprendere che cos’è la contraccezione, da un punto di vista scientifico e
oggettivo. Contraccezione significa “prevenzione del concepimento attuata volontariamente”, ma con questo
termine ci si riferisce in genere all’insieme dei mezzi e dei metodi utili come contraccettivi. Si possono
raggruppare in quattro gruppi. Esistono “metodi naturali”, ovvero il coito interrotto, il metodo Ogino-Knaus
(detto anche del calendario o della temperatura basale), il Billings: si basano sulla conoscenza e sul controllo
che si ha del proprio corpo e delle proprie reazioni. Un secondo gruppo viene chiamato dei “metodi
barriera”; include il preservativo, il diaframma e la spirale, tutti mezzi “meccanici” che impediscono o
perlomeno ostacolano l’incontro fra ovulo e spermatozoo. Ma si può far ricorso anche a dei “metodi
chimici”: il più usato e sicuro è senz’altro l’assunzione della pillola, che intervenendo sul naturale sviluppo
del ciclo mestruale rende indisponibili ovuli da fecondare. Infine ci sono i “metodi chirurgici”, come la
legatura delle tube e la vasectomia, entrambi metodi irreversibili.
Affrontando il tema in questo modo così oggettivo, quasi ci si dimentica della mia introduzione, il ricorso
alla contraccezione sembra piuttosto un fatto normale, praticamente scontato. Effettivamente, nella società
moderna, la stragrande maggioranza delle donne, ma sarebbe meglio poter dire le coppie, fanno uso di
contraccettivi. Ma quali sono le ragioni per cui si cerca di evitare un figlio? Obiettivi impedimenti di salute
che suggeriscono di evitare una gravidanza? La ricerca di una vita più libera da obblighi e responsabilità? Le
difficoltà economiche o la ricerca di un benessere maggiore? La convinzione che un mondo come il nostro
ha poco da offrire alle nuove generazioni? Sembrano tutte ragioni modeste (a parte la prima) di fronte al
miracolo rappresentato da una nuova vita che nasce. D’altra parte, in tempi di infertilità galoppante, ci sono
anche le coppie che un figlio lo vogliono a tutti i costi, anche a costo di ricorrere alla fecondazione
artificiale: per alcune corrisponde senz’altro ad un bisogno primario, ma in alcuni casi (laddove si cerca il
maschio o la femmina o il bimbo con le caratteristiche di…) viene pure il sospetto che si tratti di un’altra
forma di “consumismo”. A quanto pare, la gerarchia dei valori si è profondamente modificata rispetto ai
tempi in cui un figlio anche nelle famiglie più povere era considerato una benedizione del cielo: posizione
che ancora oggi è quella sostenuta dalla Chiesa. A questo punto, cioè, è per me evidente che il confronto
scienza e religione si gioca sul piano etico.
Parlare di etica non risulta affatto semplice. Riguarda l’ethos, ovvero il comportamento, ha per oggetto
l’attività degli individui e comporta una valutazione della stessa, ricercandone i criteri guida, i principi a cui
si ispira. L’etica è dunque anche filosofia, ma si declina in maniera diversa in ognuno di noi, si traduce cioè
in tante scelte individuali legate a contesti di vita molto differenti tra loro, con seguito di incoerenze e
mancanze inevitabili.
Anche la scienza risponde ad una sua “etica”. Non è difficile dedurre ciò che per la scienza è “eticamente”
giusto: ricercare e mettere a punto mezzi e metodi sempre più sicuri per rispondere al bisogno di evitare una
gravidanza oppure a quello di avere un figlio laddove ciò non avviene naturalmente. È quindi un aiuto, un
fattore positivo, che consente alle persone di agire in base al libero arbitrio personale, in particolare a favore
della donna, che è messa in condizione di valutare se e quando avviare una maternità.
Dal punto di vista della religione, altri sono i valori di riferimento. E’ vero che la Chiesa, pur dando un
giudizio irremovibile in materia, ammette alcuni metodi contraccettivi, più precisamente quelli “naturali”:
non sono “creati” dall’uomo, non vanno contro natura. Viene invece identificato come colpa grave l’utilizzo
di metodi chimici o meccanici per prevenire la gravidanza. Il nostro comportamento dovrebbe dunque essere
volto innanzitutto a rispettare le possibilità che la natura (o colui che l’ha creata) ci offre, ad esaltarle anzi,
evitando false certezze che sviliscono noi per primi.
A tal proposito vorrei riportare alcune parole di un prelato, Monsignor Caffarra, a mio parere molto
significative: “ Ripercorrendo il cammino percorso in Occidente dalla coscienza, mi sembra che la
nobilitazione della contraccezione e dell’aborto, per una sorta di eterogenesi di fini, si sia trasformata in
una banalizzazione. La contraccezione e l’aborto costituiscono la liberazione della sessualità da un dato di
natura che ne impedisce la totale spontaneità […]. Per banalizzazione intendo la negazione di ogni
significato serio all’esercizio della sessualità”.
A questo punto la domanda è lecita: ma che cos’è giusto fare?
Nel passato non molto lontano, anche solo cinquant’anni fa, nessuno si chiedeva cosa fosse giusto o cosa non
lo fosse; di certo le nostre nonne non passavano il tempo a filosofare sulla contraccezione e sull’amore.
D’altra parte non erano a conoscenza di tutte le scoperte scientifiche in questo campo, non avevano né gli
strumenti né le conoscenze adatte. Perciò dovremmo pensare che, fino ad oggi, tutti i nostri avi hanno agito
eticamente, perché seguivano semplicemente la natura, lasciando le conseguenze al destino (o al caso), e
riuscendo magari a vivere la sessualità in maniera più serena e tranquilla rispetto a noi, che invece di pensare
a quanto è bella e importante, ci troviamo davanti a un problema “amletico”: è etico o pure no? I miei valori
me lo permettono?
Trovare un punto d’incontro mi pare quasi impossibile, ma vorrei cercare una mediazione, analizzando le
conseguenza di una scelta o dell’altra. Su questo argomento, così delicato, la cosa giusta da fare è valutare.
Valutare significa prendere in considerazione diversi fattori, delle varianti: il perché di una scelta e la
persona che la fa. Decidere di utilizzare metodi contraccettivi è sicuramente la strada più facile per la donna,
la rende tranquilla, le dà una certa libertà riguardo la sua sessualità. D’altro canto, i metodi naturali, ammessi
dalla Chiesa, non danno questa tranquillità.
Non è facile decidere di utilizzare dei metodi contraccettivi non naturali, proprio perché vanno contro natura,
ma d’altra parte le persone scelgono in base ai loro desideri e possibilità. Questo non è egoismo, bensì
valutazione intelligente. Non si può generalizzare individuando una condotta etica che valga per tutti
indistintamente. È giusto esprimere un’opinione, ma credo sia assolutamente sbagliato criminalizzare e
condannare chi agisce diversamente.
È meglio decidere in modo critico quando avere un bambino, oppure, con metodi naturali, rischiare una
gravidanza senza esserne convinti? Secondo me, sta qui il nodo fondamentale. Credo fermamente che la cosa
migliore sia programmare una gravidanza in modo serio, con la consapevolezza di poter garantire un futuro
sereno a chi nascerà, da tutti i punti di vista. Questo è un gran punto a favore per la scienza. La Chiesa si
esprimerebbe, al contrario, introducendo il concetto di prudenza. Se l’uomo è prudente ed intelligente, non
rischia di sbagliare. Purtroppo gli essere umani non sono perfetti, commettono spesso degli errori e non
credo sia giusto che a farne le spese sia un’altra vita. In fatto di contraccezione, tra scienza permissiva e
religione irremovibile, il mio senso etico mi crea ancora qualche dubbio residuo. Su questo argomento non
esiste una morale giusta o sbagliata, non si può definire “male” una scelta rispetto ad un’altra: credo sia
opportuno lasciare l’esercizio del libero arbitrio al singolo, che su questo dubbio amletico, in modo
intelligente, possa valutare entrambe le parti.
Autrice: Valentina Collino
Classe: IVA Liceo scientifico