I PAESAGGI RURALI DELLA SARDEGNA. NOTA METODOLOGICA
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I PAESAGGI RURALI DELLA SARDEGNA. NOTA METODOLOGICA
I PAESAGGI RURALI DELLA SARDEGNA. NOTA METODOLOGICA SUL RICONOSCIMENTO DEGLI AMBITI LOCALI Sandro Dettori, Maria Rosaria Filigheddu, Giovanni Deplano, Damiano Muru, Antonello Falqui Dipartimento di Scienze della Natura e del Territorio, Università di Sassari La Sardegna si estende per 24.090 km2 al centro del Mediterraneo occidentale, a circa 250 km di distanza sia dalla penisola italiana che dal Nord Africa. La Sardegna risulta la terza isola del Mediterraneo per estensione ma, con 1.7 milioni di abitanti, solo l’undicesima per popolazione con una delle densità di popolazione più basse d’Italia. Come molte aree costiere del mar Mediterraneo (Grove e Rackham 2001, Davenport e Davenport 2006, Falcucci et al 2007) la Sardegna ha subito l’impatto delle comunità umane che attraverso la deforestazione hanno espanso le terre coltivate e, nel secolo scorso, soprattutto i pascoli naturali per l’allevamento di una razza locale di pecora da latte (Beccu 2000, Sedda et al 2011). Dagli Anni Sessanta del Novecento l’economia locale ha contato sempre meno su agricoltura e pastorizia il cui contributo al Prodotto Interno Lordo passa dal 30 al 3% e la quota di forza lavoro dal 45 al 6% (Istat, 2011). I successivi processi di inurbamento della popolazione rurale, infrastrutturazione territoriale e sviluppo turistico delle coste, comuni a tutta l’area mediterranea (Buraka et al 2004, Parcerisas et al 2012), hanno alterato gli habitat naturali e favorito la desertificazione delle aree interne dove la sempre più rada popolazione ha un’età media sempre più alta. La cementificazione delle coste italiane con la formazione di una “città lineare” di resort e villaggi turistici, seconde case e marina è stata regolamentata e rallentata dalla legge nazionale n. 431 del 1985 che ha tutelato le aree di particolare interesse ambientale. La norma ha imposto un vincolo paesaggistico su alcune categorie di beni naturali: ad esempio i territori costieri situati nella fascia dei 300 metri dalla battigia, i parchi e le aree protette, i boschi, le zone umide, le zone di interesse archeologico, ecc. L’accresciuta sensibilità verso i valori del patrimonio culturale e naturale come risultante dell’interazione tra uomo e natura (Unesco 1972) e per il paesaggio europeo nel suo insieme (Consiglio d’Europa 2000) ha favorito un approccio olistico alla tutela territoriale che non può limitarsi alle aree di presunto maggiore pregio. In Italia il “Codice dei beni culturali e del paesaggio” (DL n. 42 del 2004) ha, tra l’altro, imposto ai governi regionali di redigere una specifica normativa d’uso e di valorizzazione ambientale mediante la redazione di piani paesistici o di piani urbanistico-territoriali «con specifica considerazione dei valori paesistici ed ambientali». A questo strumento devono adeguarsi i Piani Urbanistici Comunali (PUC). La regione Sardegna, prima in Italia, nel 2006 ha adottato il Piano Paesaggistico Regionale (http://www.sardegnaterritorio.it/paesaggio/pianopaesaggistico2006.html) articolato in 51 ambiti di paesaggio raccolti in 12 Macro Ambiti Rurali, ricostruiti a partire dalle regioni storico-geografiche. Di questi sono stati, però, analizzati e normati solo i 27 ambiti ricadenti nel territorio costiero – quello dove maggiore è la pressione antropica – vincolando la pianificazione locale a Norme Tecniche di Attuazione che raggiungono il massimo grado di dettaglio nella trattazione degli aspetti insediativi (https://www.regione.sardegna.it/documenti/173_20060908134455.pdf). Le aree agricole litoranee e quelle interne, dove agricoltura e allevamento sono le principali attività e le comunità locali sono ad esse fortemente legate, non hanno ancora un apparato normativo di tutela dei paesaggi rurali lasciando i comuni interni privi di una normativa di riferimento. D’altra parte il paesaggio rurale va assumendo una crescente importanza a livello globale poiché espressione dell’eredità culturale delle popolazioni (Unesco 2008). Anche la politica agricola comunitaria ha riconfermato, per il periodo 2014-2020, la centralità dello sviluppo rurale basato sulla multifunzionalità delle aziende agrarie, la conservazione delle risorse naturali e della diversità biologica degli agro-ecosistemi (Consiglio d’Europa 2013). In Italia i Piani di Sviluppo Rurale nazionale e regionali avevano, già nel settennio 2007/2013, dato rilievo alla conservazione dei paesaggi rurali e istituito, con Decreto del Ministro per le Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, l’ “Osservatorio Nazionale del Paesaggio rurale, delle pratiche agricole e conoscenze tradizionali” che aveva prodotto un primo Catalogo nazionale dei paesaggi rurali storici con schedatura di 123 paesaggi distribuiti in tutte le regioni italiane (Agnoletti 2013). E’ importante sottolineare che sono ritenuti meritevoli di registrazione solo i paesaggi “vivi”, cioè le aree dove le pratiche tradizionali sono ancora attive e continuano a interagire con la componente ambientale. In questo quadro la Direzione Generale della Pianificazione Urbanistica Territoriale della RAS, al fine di aumentare le conoscenze sui paesaggi rurali regionali anche in vista dell’estensione alle zone interne del PPR, ha coinvolto le due Università sarde e l’Istituto Superiore Regionale Etnografico in un progetto di ricerca per il riconoscimento, la perimetrazione e la successiva classificazione degli ambiti di paesaggio a scala locale e intermedia. La complessità del paesaggio impone un approccio multidisciplinare che prenda in considerazione sia gli aspetti ambientali, sia l’azione storica delle comunità locali nel modellare a loro favore i paesaggi locali e nel percepirli. Il processo conoscitivo ha dovuto, però, confrontarsi coll’attuale livello delle conoscenze e la stringente tempistica imposta da esigenze pianificatorie esterne. Il gruppo di studio ha proceduto al riconoscimento speditivo di unità elementari di mappa (“Paesaggi agrari locali”: PAL) attraverso l’individuazione e perimetrazione delle forme che gli usi del suolo e la litologia disegnano sul territorio regionale. Il processo di riconoscimento, sviluppato in ambiente GIS (ESRI 2012), si è articolato nelle seguenti quattro fasi: 1. I PAL sono stati riconosciuti in sei casi di studio a partire dai data base relativi all’Uso del Suolo (RAS, 2008; scala 1:25.000), integrati con informazioni e sul substrato litologico (Aru e Baldaccini, 1992; scala 1:250.000) e geologico ("Carta Geologica di base della Sardegna in scala 1:25.000" http://www.sardegnageoportale.it/argomenti/cartageologica.html). 2. Nella fase di riconoscimento i perimetri sono stati attualizzati sovrapponendoli al data base Corine Land Cover 2012 [http://www.sinanet.isprambiente.it/it/sia-ispra/download-mais/corine-land-cover/] tenendo conto delle differenze tra le legende. I casi più complessi sono stati risolti con specifici sopralluoghi. 3. La metodologia così testata è stata applicata all’intero territorio regionale zonizzando gli ambiti locali all’interno dei 51 ambiti di paesaggio già individuati dal PPR. 4. I 258 PAL individuati sono stati aggregati in 32 macro aree rurali (MAR) sulla base di analogie nella tipologia di uso del suolo e substrato litologico, e in funzione della vicinanza spaziale e della regione storica (Figura 1). Per ogni PAL è stata predisposta una scheda descrittiva contenente elementi fisico-geografici (tra gli altri: quota media e differenziale, bioclima, substrato), sociali e amministrativi (tra gli altri: ripartizione delle terre tra i diversi usi del suolo, comuni interessati, superfici irrigue consortili, superfici gestite dall’Ente Foreste Sardegna, superfici afferenti alla Rete Ecologica Regionale, aree sottoposte a vincolo idro-geologico) e demografici (densità di popolazione, analisi per fasce di età, livello di istruzione, ecc.). L’accurata descrizione dell’Unità di Mappa è utilizzata per l’individuazione dei paesaggi agrari prevalenti e minoritari e la loro classificazione in tipologie di paesaggio rurale (https://www.gov.uk/guidance/landscape-and-seascapecharacter-assessments). Bibliografia Agnoletti M., 2013. Italian Historical Rural Landscapes. Cultural Values for the Environment and Rural Development. Springer Ed., Environmental History 1, 87 pag. Beccu E., 2000. Tra cronaca e storia le vicende del patrimonio boschivo della Sardegna. Delfino C. Ed., Sassari (Italy), 417 pag. Buraka S., Dogˇana E., C. Gaziog Lu C., 2004. Impact of urbanization and tourism on coastal environment Ocean & Coastal Management, 47, Issues 9–10: 515–527. Corine Land Cover, 1990. Co-ORdinated INformation on the Environment. European Environment Agency, Bruxelles Davenport J., Davenport JL., 2006. The impact of tourism and personal leisure transport on coastal environments: A review. Estuarine, Coastal and Shelf Science, 67: 280-292. ESRI (2012) ArcGIS Desktop and Spatial Analyst Extension: Release 10.3 for Desktop. Environmental Systems Research Institute, Redlands, CA. Falcucci A., Maiorano L., Boitani L., 2007. Changes in land-use/land-cover patterns in Italy and their implications for biodiversity conservation. Landscape Ecology, 22, 4: 617-631. Grove A.T., Rackham O., 2001. The nature of Mediterranean Europe: an ecological history. Yale University Press, New Haven. ISTAT, Istituto Centrale di Statistica 2011. Censimento della popolazione italiana, Rome. Ministeri delle Politiche Agricole Alimentari Forestali (MiPAAF) 2012. Decreto n. 17070 del 19 novembre 2012, Istituzione dell’Osservatorio Nazionale del Paesaggio rurale, delle pratiche agricole e conoscenze tradizionali. RAS, Regione Autonoma della Sardegna 2006. Piano http://www.sardegnaterritorio.it/j/v/1123?s=6&v=9&c=7424&na=1&n=10 Paesaggistico Regionale UNESCO, 1972. Convenzione riguardante la protezione sul piano mondiale del patrimonio culturale e naturale. Paris, 16 November 1972. UNESCO, 2008. Operational Guidelines for the implementation of the World Heritage Convention. Intergovernmental Committee for the World Cultural and Natural Heritage. UNESCO, Paris. Figura 1 – Macro aree rurali della Sardegna e Uso del Suolo