Pesci banana e bla bla generazionali.
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Pesci banana e bla bla generazionali.
Milano. CORRIERE DELLA SERA. Giovedì 13 Maggio 1982. Un testo dalle vignette della Bretecher. Pesci banana e bla bla generazionali. Radiografia pungente e amara di una certa epoca al Filodrammatici. I personaggi di questo Pesci banana, lo spettacolo in scena dall’altra sera al Filodrammatici, sono tutti facilmente riconoscibili e, seppure spinti per esasperazione linguistica sul filo del paradosso, possono condividere vaste zone biografiche con buona parte del pubblico che frequenta i teatri: fra i trentacinque e i quarant’anni, con un passato di contestatori lentamente scivolato in una male accettata integrazione, professioni «à la page» e pseudocreative ma sempre ben lontane dalla creatività autentica, crisi di coppia a catena, vorticose separazioni e riconciliazioni, nuovi amori con giovanissime che li fanno sentire «come diciottenni», vane ricerche di attività sportive per reagire alla pigrizia del corpo, tappe d’obbligo nelle filosofie orientali e nei miraggi della psicanalisi. Cristiano Censi e Isabella Del Bianco, sul finire degli anni Sessanta, quando si chiamavano soltanto Cristiano e Isabella ed esercitavano una funzione piuttosto innovativa, o quanto meno anticonvenzionale, nel panorama teatrale di allora, avevano realizzato un intelligente e spiritoso spettacolo ispirato alle «strips» di Jules Feiffer. Tornati a lavorare insieme dopo percorsi diversi, i due ricalcano ora quella fortunata formula a meta strada tra il teatro da camera, il cabaret e il vero e proprio fumetto, richiamandosi, per Pesci banana al mondo agro, pungente, amarognolo delle vignette di Claire Bretecher. Lo spettacolo, il cui copione è stato elaborato dallo stesso Censi, ha facce diverse nei due tempi in cui è diviso: nella prima parte la misura è piuttosto quella dello sketch breve, prevalentemente a due personaggi, giocato sulla battuta fulminea; nella seconda parte, pur senza perdere la sua scansione rapida, l’azione prende maggiore respiro ripercorrendo dettagliatamente la serata di due coppie, in avanzata fase di deterioramento, che s’incontrano per l’aperitivo, vanno a cena, poi al cinema, poi in gelateria e infine di nuovo a casa per l’ultimo whisky, il tutto con imprevedibili scontri, le ordinarie follie, le normali ripicche e gli ovvi bla-bla generazionali. Niente di nuovo, in fondo. Questa fauna post-sessantottina, col suoi «casini esistenziali», ha popolato infiniti monologhi, ha addirittura rivitalizzato in questi anni una perduta tradizione di satira teatrale. Ma dai fumetti della Bretecher Censi ha ricavato quanto meno quell’asciuttezza, quella tagliente es- senzialità di linguaggio che, insieme con una certa vellutata ma impietosa crudeltà, costituisce la nota più originale del copione. Anche se la fonte remota ma più attendibile di tale genere di teatro, in una chiave opportunamente aggiornata, va forse cercata nei Gobbi e nelle signorine snob di Franca Valeri. Ne è comunque derivato uno spettacolo divertente, senza cadute di gusto, realizzato con humour ed eleganza, e interpretato con graffiante efficacia, oltre che da Censi e dalla Del Bianco, da Alida Cappellini e Toni Garrani. Platea piena, alla prima, e successo molto caloroso. Renato Palazzi