identificare gli strumenti per una corretta valutazione del rischio di re

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identificare gli strumenti per una corretta valutazione del rischio di re
IDENTIFICARE GLI STRUMENTI PER UNA
CORRETTA VALUTAZIONE DEL RISCHIO DI REVITTIMIZZAZIONE
Claudio Pagliara1, Jessica Dagani2, Giovanni de Girolamo2
1
Task Force Codice Rosa, ASL 9, Grosseto
2
UO Psichiatria Epidemiologica e Valutativa IRCCS "Centro S. Giovanni di Dio"
Fatebenefratelli, Brescia
Premessa
Nel 2013, 179 sono state le donne uccise per mano di uomini: si tratta di una
vittima ogni due giorni, rispetto alle 157 del 2012. Il fenomeno del
femminicidio, dal 2012 al 2013, è aumentato dunque del 14%, e gli omicidi in
ambito familiare sono aumentati del 16,2%.
Sempre nel 2013, in 7 casi su 10 (pari al 68,2%) i femminicidi si sono
consumati all’interno del contesto familiare o affettivo. Con questi numeri,
l’anno 2013 ha registrato la più elevata percentuale di donne tra le vittime di
omicidio mai registrata in Italia, pari al 35,7% delle uccisioni totali (179 sui
502): un processo che si è particolarmente accelerato negli ultimi 25 anni,
basti pensare che le donne nel 1990 rappresentavano appena l’11,1% delle
vittime totali.
A fronte di questi dati sconcertanti vi è l’esigenza di avere operatori sanitari
con una formazione specifica in tutto il territorio nazionale, capaci di valutare il
rischio di re-vittimizzazione e di prevenire l’escalation della violenza, al fine di
evitare il perpetuarsi di questo fenomeno.
Fattori di rischio del femminicidio
L’esito più grave dei maltrattamenti è la morte, o come causa diretta dell’atto
omicidiario, o come conseguenza indiretta delle continue violenze psicologiche,
Corso FAD “Prevenzione e contrasto della violenza di genere attraverso le reti territoriali”
fisiche e sessuali (Krug et al., 2002).
Parte dei femminicidi potrebbe essere evitata conoscendo e individuando
tempestivamente i fattori di rischio, e negli anni sono stati fatti molti studi
retrospettivi sui casi di femminicidio attraverso la lettura dei fascicoli giudiziari.
In particolare alcune ricerche in lingua anglosassone hanno portato a
identificare diversi fattori di rischio del femminicidio che riguardano le
caratteristiche del reo, della vittima, della relazione e del contesto di vita.
Le caratteristiche dell’autore della violenza
 Socialmente svantaggiato: gli autori della violenza sono spesso persone
con problemi economici, disoccupati, immigrati.
 Vittime di abuso infantile
 Precedenti comportamenti violenti all’interno della relazione: è raro che
vi siano casi di femminicidio non preceduti da minacce, aggressioni
fisiche e/o sessuali.
 Proprietà: parlare di proprietà, possesso, gelosia possessiva all’interno di
una relazione intima implica il desiderio di un controllo esclusivo nei
confronti della donna e un senso di diritto nell’esercitarlo.
 Possesso di armi: i dati relativi al 2000-2004 mostrano come in Italia il
43,2% degli uxoricidi è stato commesso con un’arma da fuoco mentre il
25,3% con un’arma da taglio.
 Precedenti penali: spesso i precedenti penali riguardano reati legati alla
violenza.
 Disturbi mentali: gli studi italiani hanno rilevato in alcuni autori di
violenza la presenza, soprattutto nei casi di omicidio-suicidio, di disturbi
mentali, soprattutto depressione: va però sottolineato che questo
disturbo rappresenta una percentuale pari solo al 13,76% del totale dei
casi analizzati da Merzagora-Betsos e Pleuteri (2005).
 Abuso di sostanze: le ricerche indicano che circa il 50% di tali autori
hanno un passato di alcolismo o problemi legati all’alcool, mentre circa il
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15% aveva un passato di abuso di sostanze.
Le caratteristiche della donna (i fattori di vulnerabilità)
Le caratteristiche della donna classificate come fattori di vulnerabilità sono:
 Comportamenti incoerenti nei confronti del reo
 Svantaggio sociale
 Precedenti relazioni violente
 Problemi di salute mentale
 Abuso di sostanze
Sono da valutare le caratteristiche le caratteristiche del contesto in cui
vivevano donna e autore della violenza:
 Inadeguatezza della rete dei servizi e della rete sociale/familiare: in molti
casi di femminicidio la rete sociale e familiare era a conoscenza delle
minacce e delle violenze, ma nessuno è intervenuto in modo adeguato
per prevenire l’omicidio, per esempio rivolgendosi alle forze dell’ordine.
 Mancanza di servizi sul territorio o difficoltà di accesso
 Mancanza di coordinamento delle risorse sul territorio: i casi di
femminicidio hanno evidenziato come spesso la vittima fosse già
conosciuta alle forze dell’ordine e/o ai servizi sociali del territorio, ma è
mancata la comunicazione tra i diversi elementi della rete.
Le caratteristiche della relazione
 Tipo di relazione: il rischio di femminicidio fra le donne più giovani è
maggiore, e lo è ancora di più quanto maggiore è la differenza di età fra
l’uomo e la donna.
 Violenza all’interno della coppia
 Separazione: in Italia i dati relativi al 2000-2009 indicano che le donne
uccise dall’ex partner rappresentano circa il 40% del totale dei casi di
femminicidio.
 Stalking
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 Bambini: la presenza di bambini nati da quella relazione o da una
relazione precedente può essere associata a un maggior rischio di
femminicidio.
Lo strumento brief risk assessment for the Emergency
Department - DA5 (Snider et al., 2009)
Lo scenario sopra riportato mostra come la violenza di genere sia un fenomeno
diffuso e come molto spesso le donne vittime di violenza diventino pazienti di
reparti di emergenza a causa delle lesioni subite. Purtroppo, non è infrequente
che le violenze sfocino in omicidi: si calcola come il 30% dei femminicidi a
livello mondiale sia perpetrato dal partner attuale o passato della vittima
(Greenfeld et al., 1998).
In molti contesti sanitari e assistenziali il tempo e le risorse che possono essere
riservate alla gestione dei casi di violenza sono limitati, e molti operatori
sanitari (così come le vittime stesse) spesso faticano a prendere in
considerazione la rilevanza del rischio di re-vittimizzazione dopo un episodio di
violenza.
All’interno dello studio RAVE (Risk Assessment Validation Evaluation) condotto
da Roehl e colleghi (Rohel et al., 2005), 666 donne statunitensi sono state
intervistate tra il 2002 e il 2004 per valutare l’accuratezza predittiva di quattro
strumenti esistenti per la valutazione del rischio di re-vittimizzazione: Danger
Assessment (DA), DV- Mosaic, Domestic Violence Screening Instrument (DVSI)
e Kingston Screening Instrument for Domestic Violence (K-SID). Le donne
sono poi state rivalutate al follow-up per valutare il numero di violenze subite;
su 400 donne che hanno partecipato a queste valutazioni longitudinali, il
14,9% ha subito violenze gravi o potenzialmente letali. Analizzando i dati
ottenuti dalle valutazioni al follow-up è stato rilevato che, tra tutti gli strumenti
proposti, il DA ha mostrato la maggiore accuratezza predittiva. Purtroppo, il
tempo necessario alla compilazione dei 20 items del DA rappresenta un
ostacolo rispetto alla sua applicazione nei contesti del Pronto Soccorso. Snider
e colleghi (2009) hanno quindi analizzato i risultati dello studio RAVE, con
l’obiettivo di sviluppare uno strumento di valutazione breve adatto ai servizi di
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emergenza (Pronto Soccorso), in grado di identificare le vittime con elevato
rischio di subire aggressioni gravi o potenzialmente letali da parte di partner
attuali o passati, partendo dalla versione a 20 items del DA. Sono state
condotte delle regressioni logistiche multiple per identificare gli items del DA
con maggior potere predittivo, permettendo lo sviluppo di una versione breve
del DA, denominata DA5, composta da 5 items:
1. Gli episodi di violenza sono diventati più frequenti o di maggiore gravità
negli ultimi 6 mesi?
2. Ha mai usato un’arma contro di lei, o l’ha mai minacciata con un’arma?
3. Pensa che lui sarebbe capace di ucciderla?
4. E’ mai stata percossa da lui mentre era incinta?
5. E’ geloso di lei in maniera costante e aggressiva?
La risposta positiva a tre domande ha una sensitività del 83% (intervallo di
confidenza al 95%= 70,6%-91,4%) e denota un rischio elevato.
Questo strumento rappresenta quindi un valido aiuto per gli operatori di Pronto
Soccorso nell’ individuazione delle vittime di violenza con elevato rischio di revittimizzazione, permettendo l’attuazione di un intervento mirato e tempestivo.
Bibliografia
1. Greenfeld L, Rand M, Craven D, Klaus PA ; Perkins CA ; Ringel C; Warchol
G; Maston C; Fox JA. Violence by Intimates: analysis of data on crimes by
current or former spouses, boyfriends, and girlfriends. Washington, DC:
US Department of Justice, 1998.
2. Roehl J, O’Sullivan C, Webster D, Campbell J. Intimate Partner Violence
Risk Assessment Validation Study, Final Report. Washington, DC: US
Department of Justice, 2005.
3. Snider C, Webster D, O'Sullivan CS, Campbell J. Intimate partner violence:
development of a brief risk assessment for the emergency department.
Acad Emerg Med. 16(11):1208-16.
Corso FAD “Prevenzione e contrasto della violenza di genere attraverso le reti territoriali”