La somministrazione perioperatoria di ossigeno riduce l`incidenza di
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La somministrazione perioperatoria di ossigeno riduce l`incidenza di
DALLA LETTERATURA 2. il timore del rischio di diabete non dovrebbe dissuadere i medici dal prescrivere i diuretici tiazidici ad adulti non diabetici affetti da ipertensione; 3. anche se l’impiego dei betabloccanti mostra di aumentare il rischio di diabete, tale effetto indesiderato deve essere soppesato rispetto agli accertati benefici dei beta-bloccanti nel ridur- re il rischio di eventi cardiovascolari. Nell’Editoriale di Sowers e Bakris si sottolinea, tra l’altro, che i dati ottenuti da studi di breve e di lunga durata indicano che gli ACEinibitori possono addirittura ridurre il rischio di diabete. Questi autori suggeriscono l’opportunità di eseguire studi prospettici per determi- nare se gli effetti avversi dei betabloccanti sulla tolleranza al glucosio possano essere attenuati dal concomitante impiego di ACE-inibitori. Tuttavia, Sowers e Bakris ritengono che i beta-bloccanti, fino a che tali studi non saranno condotti, rivestano un ruolo importante nel trattamento dell’ipertensione in pazienti con malattia coronarica nota e in quelli con ipertensione e diabete. La somministrazione perioperatoria di ossigeno riduce l’incidenza di infezione delle ferite chirurgiche Greif R, Akca O, Horn EP, Kurz A, Sessler DI. Supplemental perioperative oxygen to reduce the incidence of surgical-wound infection. Outcomes Research Group. N Engl J Med 2000;342:161-7. L’infezione delle ferite è una complicanza post-chirurgica frequente, talora grave ed economicamente costosa. Circa il 5% dei pazienti sottoposti ad intervento operatorio e il 10-20% di quanti si sottopongono a chirurgia colorettale vanno incontro a infezioni delle ferite. La distruzione mediante ossidazione, o killing ossidativo, è la più importante difesa contro gli agenti patogeni chirurgici ed è dipendente dalla pressione parziale di ossigeno nei tessuti contaminati. Un metodo semplice per migliorare la tensione di ossigeno in tessuti adeguatamente perfusi è quello di aumentare la concentrazione dell’ossigeno inspirato. A partire da questa evidenza, è stato progettato uno studio per verificare se la somministrazione supplementare di ossigeno durante il periodo perioperatorio fosse in grado di ridurre l’incidenza di infezione delle ferite chirurgiche. Sono stati arruolati 500 pazienti da sottoporre a resezione colorettale e, per randomizzazione, 250 sono stati assegnati a ricevere ossigeno inspirato BIF Mag-Giu 2000 - N. 3 al 30% (gruppo 1) e 250 ossigeno all’80% (gruppo 2) nel corso dell’intervento chirurgico e durante le due ore successive. Tutti i pazienti sono stati sottoposti ad una profilassi antibiotica. Utilizzando un protocollo in doppio cieco, si è proceduto a valutare le ferite ad intervalli giornalieri fino alle dimissioni del paziente e, in seguito, durante una visita di controllo eseguita due settimane dopo l’intervento. Sono state considerate infette le ferite caratterizzate da pus con coltura positiva. Il momento in cui asportare i punti di sutura e la data delle dimissioni dall’ospedale sono stati stabiliti dal chirurgo, che non era a conoscenza del gruppo di trattamento di appartenenza del paziente. La saturazione di ossigeno del sangue arterioso è risultata normale in entrambi i gruppi; tuttavia, la pressione parziale arteriosa e sottocutanea di ossigeno è risultata significativamente maggiore nei pazienti del gruppo 2 rispetto ai pazienti del gruppo 1. Tra i 250 soggetti del gruppo 2, 13 (5,2%) hanno presentato infe- zione delle ferite chirurgiche rispetto a 28 del gruppo 1 (11,2%). Si è pertanto osservata una riduzione relativa del rischio di infezione tra i due gruppi dello studio di oltre il 50%, con una riduzione assoluta pari al 6% (IC 95%: 1,2% ÷ 10,8%). La durata della degenza ospedaliera è risultata simile nei due gruppi. In conclusione, lo studio evidenzia che la somministrazione perioperatoria di ossigeno supplementare può essere un metodo pratico per ridurre l’incidenza delle infezioni delle ferite chirurgiche. Altri fattori che influiscono in modo certo o probabile sulla frequenza delle infezioni operatorie sono: profilassi antibiotica, durata dell’intervento chirurgico, meccanismi di difesa dell’ospite, utilizzo di aria ultrafiltrata in sala operatoria, temperatura corporea del paziente in sala operatoria, presenza di ipovolemia, di diabete mellito e di adiposità del paziente, il suo stato nutrizionale, l’impiego di trasfusioni di sangue. L’importanza di ciascun fattore, tuttavia, è difficile da determinare. 29