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Anno X - Numero 25 - Sabato 21 giugno 2014 diretto da Franco Castaldo 1,00 Il Giornale di Agrigento www.grandangoloagrigento.it IDENTIKIT DEL CANDIDATO SINDACO CHE NON C’È L e dimissioni di Marco Zambuto dalla carica di sindaco di Agrigento costituiscono l’ennesima riprova, ove mai necessaria, dell’insipienza della classe politica (la classe dirigente ...) di questo sfortunato Paese. La parabola del sindaco agrigentino, in primis con i suoi acrobatici cambi di casacca che lo hanno portato da ultimo ad indossare quella di candidato del Pd alle Europee (con scarso risultato, peraltro ...), é il paradigma di un certo modo di fare politica tipicamente italiano. Non contano i programmi, ma le alleanze; i tatticismi, spesso fini a sé stessi, prevalgono sulle strategie di lungo periodo. Si naviga a vista, si sopravvive. Nessun progetto, nessuna iniziativa. Solo commissariale si prolungasse sine die ... Diciamo ciò con convinzione di causa, perché ci mettiamo le mani slogans ad effetto, ma nessun atto o fatto concreto. Le cittá muoiono, i giovani scappano se possono, chi nei pochi capelli rimastici al solo pensiero di chi potrà rimane vive alla giornata. Un pianto. Adesso, dopo le candidarsi alla massima carica cittadina. Non vediadimissioni di Zambuto (difficilmente rimpianto a mo, infatti, alcuna personalità di spicco che possa cagione del suo immobilismo), Palazzo dei Giganti emergere tra i politici (?) agrigentini. Non ve ne sono sará gestito da un commissario che governerá la città nel Pd, a meno che il segretario regionale Raciti non sino alle prossime elezioni, che verosimilmente si terpensi ancora a Mariella Lo Bello, già sconfitta da ranno nella prossima primavera. Purtroppo. Si pur- Marco Zambuto Zambuto nel 2012. Non ve ne sono in Forza Italia, troppo, perché forse, anzi senza forse, sarebbe meglio se la gestione posto che il ras locale, l’ineffabile Gallo Afflitto il cui unico merito politico é quello di essere la longa manus ed il successore del pregiudicato Marcello Dell’Utri, non é in grado di presentare alcun uomo degno di questa qualifica che militi nel suo partito. Non parliamo, poi, del partito di Alfano, che non ha più nemmeno gli occhi per piangere e potrebbe solo ricorrere a vecchie cariatidi... Gli altri, a partire dai 5stelle, sono - ad Agrigento - meno che comprimari. Insomma, il deserto assoluto. Ed allora, meglio un commissario di lungo periodo. Almeno dieci anni. Forse allora Agrigento potrà sperare nell’inizio della rinascita. Ce lo auguriamo fortemente. Edmond Dantés, Conte di Montecristo Guerra dentro Girgenti acque: attacco a Marco Campione E a Palermo la ditta agrigentina esclusa da un importante appalto E’ Pietro Arnone e Marco Campione una storia complicata. Molto complicata. Districarsi è un’impresa. Ma va raccontata ed impedire che la sordina faccia il suo effetto e che tutto sembri normalità, banalità. Un ricorso durissimo presentato al Tribunale amministrativo per il Lazio, che non ha avuto gli esiti sperati, ha minato le fondamenta del Gruppo imprenditoriale Campione con la richiesta di revoca del provvedimento del 28 novembre 2013, emesso dall’Autorità di vigilanza sui contratti della P.A. che non ha applicato le misure interdittive previste dall’art. 38, comma 1 ter del D.Lgs. n. 163/ 2006, nei confronti della Campione Industries S.p.A.. per avere questa ultima reso dichiarazioni difformi dal vero, come tali rilevanti ai sensi dell’art. 38, comma 1, lett. h) dello stesso D.Lgs. n. 163/ 2006, in ordine alla sua effettiva dissociazione dalle condotte penalmente sanzionate con sentenza definitiva poste in essere dal precedente amministratore delegato della società. A presentarlo la ditta Civiesse s.r.l., socio della Girgenti Acque, retta dall’imprenditore Carmelo Salamone che ha evidenziato come la società di Via Imera fosse stata esclusa da un importante appalto pubblico bandito dall’ospedale Civico di Palermo (ne scriviamo ampiamente a pagina 3) per effetto di una condanna definitiva patita dal suo dominus, Marco Campione. A Palermo, la ditta Campione viene estromessa da gare importanti e ad Agrigento fa man bassa di lavori pubblici quasi fosse l’unica ditta esistente al mondo. Qualcosa non quadra. E la Civiesse mette nero su bianco spiegando: “Campione in occasione di un appalto indetto dall’Azienda Ospedaliera Arnas “Civico-BenfratelliDi Cristina” di Palermo, si era resa responsabile di false dichiarazioni, che inibivano l’affidamento dei lavori suddetti. Infatti, al fine di essere ammessa a partecipare alla procedura di gara, il legale rappresentante della Campione Industries, dichiarava di essersi dissociato dalle condotte penalmente rilevanti del precedente amministratore delegato della stessa Campione Industries - Marco Campione - definitivamente accertate dalla Corte di Cassazione con sentenza del 3 novembre 2011consumate in danno di una pubblica amministrazione (in specie: Azienda Ospedaliera San Giovanni Di Dio). Viceversa, la Commissione di gara operante presso l’Arnas disponeva l’esclusione della Campione Industries, avendo rilevato, all’esito di un esame particolarmente approfondito, che la dissociazione della Campione Industries non solo non vi era Cosa nostra e Stidda, la guerra fu decisa a Riesi Elisa Verga a pagina 3 stata, ma che la relativa dichiarazione era assolutamente fittizia. Infatti, la Campione Industries deteneva una partecipazione di controllo pari al 70% del capitale sociale, nella Colmata s.c.r.l., della quale era amministratore delegato lo stesso Marco Campione. Dunque, quest’ultimo, lungi dall’essere stato estromesso dalla holding Campione Industries, ne era parte attiva e del tutto rilevante e decisiva ai fini dell’acquisizione di pubblici appalti da parte della stessa Campione Industries, affidati, in specie, proprio dalla Girgenti Acque. Inoltre, l’azione di responsabilità risarcitoria asseritamente incardinata nei confronti di Marco Campione da parte della Campione Industries, non era mai stata nemmeno semplicemente avviata”. Le ragioni sottese a tale esclusione venivano perciò eccepite dalla Civiesse nei confronti della Girgenti Acque che, tuttavia, rimaneva assolutamente inerte. A tale “incomprensibile” atarassia, potrebbe non essere estraneo il fatto che il soggetto chiamato a vigilare sugli effetti impeditivi dell’affidamento dei lavori in favore di Campione Industries, in ragione della condanna riportata da Marco Campione e della mancata dissociazione, fosse il presidente del Consiglio d’Amministrazione della stessa Girgenti Acque: vale a dire Marco Campione. Viceversa, Marco Campione, nella detta qualità di Presidente del C.d’A. della Girgenti Acque, ha affidato alla Campione Industries i lavori per la ristrutturazione della rete idrica di Agrigento”. La vicenda non è finita ed anzi merita più di un’attenzione, indipendentemente dagli esiti giudiziari. Ciò perché la stessa vicenda racconta di un modus operandi perlomeno discutibile che fa luce sulle dinamiche che muovono il carrozzone Girgenti acque. Così come merita di essere raccontata nel dettaglio la vicenda legata alla richiesta di cattura avanzata dalla Procura di Roma (di cui non si è mai saputo nulla, ve ne daremo conto nel prossimo numero) nei confronti dello stesso Marco Campione per associazione mafiosa. Richiesta che è stata respinta ma che non ha impedito di ricostruire fatti ed avvenimenti di spessore legati ad appalti pubblici come la realizza- zione di importanti strutture marittime a Pomezia, Gaeta e Civitavecchia. Che poi nella medesima richiesta di cattura compaia anche il nome di Pietro Arnone, fratello di un noto sostenitore del gruppo Campione, non sorprende. Ed oggi, come Grandangolo vi ha già raccontato, l’Arnone si trova ad essere presidente del consiglio di amministrazione di una società che gradualmente dovrebbe sostituire Girgenti acque, creata nel 2013 denominata Hidortecne srl, (una fotocopia proprio di Girgenti acque) controllata totalmente da Girgenti acque (100 mila euro di capitale versato) che annovera tra i soci anche l’avvocato Diego Galluzzo e Salvatore Fanara. Questi ultimi due sono anche consiglieri di Girgenti acque guidata da Marco Campione. Comune di Agrigento: i possibili scenari del dopo Zambuto Clamoroso al Cibali! Pepé é tornato A Carmelo Salamone con Marco Campione distanza di una settimana dalle dimissioni di Marco Un’altra ipotesi potrebbe essere una sorta di governo di salute pubblica Zambuto dalla carica di sindaco, è iniziato in tutti i partiti e (di larghe intese) con un candidato, una squadra ed un programma movimenti un processo riflessione politica finalizzato all’in- ampiamente condiviso. Terza ipotesi quella di una frammentazione dividuazione dei suoi possibili successori. Centro-sinistra, centro- delle posizioni, e quindi il solito rinvio al ballottaggio con la determidestra e movimento 5 stelle sono alla ricerca di un candidato ideale. nazione di un sindaco minoritario rispetto a tutto il corpo elettorale (nei Intanto, al Comune si attende a breve la nomina di un commissario che ballottaggi di solito vota un terzo degli elettori), che per la gravità della dovrà gestire l’attività amministrativa fino alla prima data utile per anda- situazione in cui è piombata la città non è all’altezza del compito e re al voto che sarà nel maggio del 2015 tenuto conto che con legge magari, annullandosi il premio di maggioranza, avrà un Consiglio regionale sono stati aboliti i turni elettorali autunnali. comunale non in sintonia. Intanto un po’ tutti al di la del candidato a sinSolo con una modifica della legge, potrebbe profilarsi un voto anticipa- daco cominciano a pensare alle liste. Così è per il Centro-sinistra ma to al mese di novembre. Un’ipotesi quest’ultima pressoché anche per Centro-destra, per il Movimento 5 stelle ed per quanimpossibile da realizzare però, stante che per casi analoghi ti pensano a liste civiche in attesa che si delinei meglio il quadro non si sono fatte eccezioni ( non avrebbe senso avere approdelle candidature a sindaco. Ad esempio il gruppo dei 9 consiglieri vato una legge). A reggere il comune adesso sarà il vice-sincomunali che fanno riferimento al deputato Riccardo Gallo che daco Piero Luparello fin quando non si insedierà il com(rimangono nella componente) si suddividerebbe strategicamenmissario. Ritornando alle dimissioni di Zambuto, queste te in tre gruppi consiliari che potrebbero essere propedeutici poi erano già tenute in conto un po’ da tutti. Si sarebbe dimesso alla formazione di 3 liste in occasione delle prossime elezioni e in caso di elezione ad europarlamentare e molti sostengono magari utilizzare l’eventuale premio di maggioranza per eleggere che avrebbe lasciato comunque perché proiettato forse verso quanti più consiglieri possibili. Altri consiglieri comunali che altri incarichi come quello di sottosegretario. Zambuto da Andrea Cirino erano con Zambuto si stanno invece riposizionando in altri grupparte sua alle elezioni europee ha dato un buon contributo pi come Miccichè che dall’Udc è transitato nel Ncd di Alfano e lo al Pd in termini di voti riportati e quindi in futuro certamente sarà pro- stesso si accingerebbe a fare il consigliere Giuseppe Messina (già tagonista della scena politica all’interno del partito. Adesso inizia una assessore di Zambuto) che quando lasciò la lista in cui era stato eletto fase nuova di preparazione della campagna elettorale che darà una volta per andare con Zambuto, paradossalmente sollevò una grande polemifinita, un nuovo governo cittadino. Già è iniziato il toto nomi sui possi- ca contro la dirigenza rea di essere ritornata con Alfano. bili candidati. Grandangolo già mesi addietro li aveva resi noti (Andrea Adesso tutta la deputazione agrigentina a cominciare dal Cirino, Alessandro Patti, Giuseppe Di Rosa ecc.). Si tratta per di più ministro Alfano è chiamata ad assumersi in quota parte le responsabilidi autocandidature di consiglieri comunali ma non di candidature frutto tà delle scelte, ma soprattutto di un impegno concreto per la città sulla di alleanze tra partiti o movimenti. Ancora è prematuro parlare, invece, quale pende però la spada di Damocle del dissesto finanziario. Il comdi candidature forti con programmi ed alleanze chiare. La scelta dei can- missario che si insedierà dovrà verificare lo stato dei conti comunali e didati a sindaco è certamente difficile da operare, perché tutti hanno la constatare se vi è, come hanno sostenuto tanti consiglieri comunali, una consapevolezza di non potere sbagliare nei confronti della cittadinanza. situazione di pre-dissesto per cui si renderà necessario l’ulteriore La responsabilità e il peso questa volta sono grandi, la città deve risor- aumento delle tasse. gere. Possiamo immaginare a questo punto diversi scenari a comincia- Insomma una situazione difficilissima che probabilmente scoraggerà in re da quello classico che vede gli schieramenti contrapposti tanti dal candidarsi a sindaco. Grandangolo seguirà comunque la ovvero Centro-destra e Centro-sinistra con la novità (in questa torna- vicenda ogni settimana con approfondimenti e i consueti aggiornamenta) della presenza di un candidato dei 5 stelle quindi una corsa a tre. ti e le anticipazioni. D ev’essere una vita infelice, però, quella di Pepè: una vita da cani. Vite così, o uno ce l’ha nel sangue, c’ha la vocazione, oppure non si possono vivere. Vi pare niente la vita che fa? Fatta eccezione per i periodi di malattia, quando é sotto cura per depressione reattiva o per tenere sotto controllo gli spunti paranoidei, per il resto é una Via Crucis: Palermo, Roma, Firenze, Bettola, Piacenza, Acireale, Bologna e chi più ne ha più ne metta. Ora ha aggiunto alle sue tappe solite anche Catania. É un “va e vieni” che comporta fatica, stress, tensione e dispendio di energie. Ed ha dei costi bestiali. Deve sottrarre tempo al suo lavoro di professionista che é già, per sua confessione, “saltuario e precario”, e la situazione si é aggravata dopo che Legambiente gli ha revocato tutti gli incarichi professionali che gli aveva conferito. Fra poco lo vedremo col piattino all’angolo di una strada. Aggiungi, poi, che deve stampare volantini, magliette stampigliate, stampare e fare affiggere manifesti, andarli a distribuire di persona (perché soldi da dare alle hostess per farli distribuire non ne ha più) e vi renderete conto di quale impegno e di quanto lavoro richiede. Cose così, non é che le puoi fare nei ritagli di tempo, ci vuole una continuità di impegno. E neanche puoi pensare di farlo così, come fosse un hobby; si tratta di cose serie che Pepé assume con serietà: quando si mette in testa una cosa diventa per lui una ossessione. Si dedica anima e corpo a quella “missione”. Fino a prima che fossero rese note le patologie che hanno colpito Pepé, pensavamo che si trattasse, il suo, di un carattere un po’ balzano, un poco picchiatello; adesso invece sappiamo, con certificato medico alla mano, che all’origine di queste sue ossessioni compulsive c’é una vera e propria patologia, c’é un “disturbo della personalità” che non riesce a controllare. E, però, malattia o non malattia quando devi fare qualcosa i costi non cambiano: che tu sia sano come un pesce, o che tu sia malato. E così é accaduto anche in questo caso. Era un po’ che Pepé non andava in trasferta. Per alcuni mesi é stato a casa, buono, a curarsi la malattia. Dobbiamo dire, a merito del suo medico curante, che con la cura che gli aveva ALTRO ARTICOLO A PAGINA 3 dato, Pepé riusciva a tenere sotto controllo sia la depressione reattiva, sia il disturbo di personalità con spunti paranoidei. La cura funzionava. Infatti era da tempo che non sbroccava così. Se ne stava tranquillo a casa, andava, si e no ( ma, più no che sì) a qualche processo dov’era imputato, e poi stava a casa, a riposare ed a godersi la famiglia. Ci aveva fatto perfino temere che si fosse ritirato dalle scene, nel qual caso Grandangolo poteva chiudere i battenti e noi saremmo rimasti senza lavoro. Senza pepé in attività la depressione economica si aggraverebbe: non lavorerebbero più le tipografie, noi perderemmo Il nostro reddito, poco consumo di benzina perché Pepé non andrebbe più in trasferta, le industrie di magliette deperirebbero e così via. Adesso é ripartito alla grande. E fino a quando non lo metteranno di nuovo sotto cura, i suoi “disturbi di personalità con spunti paranoidei” ce lo restituiscono integro, tale e quale lo conoscevamo. Vero é che, con i tempi che corrono, i fasti di una volta ce li possiamo scordare, ma, comunque, con Pepé nella “pienezza” delle sue “facoltà psichiche” lo spettacolo continua. Certo, é molto ridimensionato, nessun organo di informazione si occupa più di lui, é un poco più patetico, fa “performances” più da poveracci che non le imprese dei tempi che furono; tuttavia, pur sempre spettacolo é. Adesso é andato a Catania a contestare facendosi precedere da un orribile comunicato stampa. Senza vergogna, Pepé ci riprova. Ci riprova a fare ironia, con risultati catastrofici. E dire che gliel’avevamo raccomandato di non cimentarsi più con questa materia. Ogni volta che ci prova lui, di animo così greve, raggiungere risultati pessimi, disastrosi. C’é un che di infantile in questa sua incapacità a fare dell’ironia. Anzi, a pensarci bene converrà sottoporre, mettendolo all’ordine del giorno di una apposita riunione del pool, il tema del perenne tentativo di Pepé di fare ironia e l’altrettanto perenne esito pietoso di questi suoi tentativi. Attila Segue a pagina 3 Tele Video Agrigento Lcn 92 in tutta la Sicilia Amica TV Lcn 628 - Prov. AG -TP - PA - CL - EN “Non ci resta che vendere la Valle dei templi ed il mare” Pagina 2 N. 25 • Sabato 21 giugno 2014 I nsieme all’operazione Vallicaldi Cannameli, “MareAmico” è un’associazione che va in gol e che ottiene risultati concreti a fronte del blaterare di tante altre compagini politiche e amministrative. Questo è il minimo del riconoscimento per dovere di cronaca. Diego Romeo “Non vorrei toccare il tasto politico, Noi ci occupiamo di ambientalismo e volontariato, ai politici lasciamogli la politica”. Ma è ineludibile che la vostra azione faccia emergere l’inattendibilità di una politica e di una amministrazione che coinvolge non solo Agrigento. “Questo è un altro problema della politica che non riesce a fare gol, fare politica oggi è una “diminuzione”. Noi che siamo volontari ci spendiamo per questa città”. Andiamo al dunque. Ricapitoliamo questi tiri in porta. “Innanzitutto lo scorso anno noi avevamo fatto una cosa che sembrava incredibile, l’obiettivo era che neanche più un litro di acqua inquinata e di fogna si sversasse a mare. Sembrava una follia non riuscire a buttare dopo anni di tonnellate di liquami non depurati e sversati in mare, sembrava una follia. Ci siamo riusciti. Da una settimana in condizioni normali neanche un litro di fogna va a finire, attraverso i pennelli, in mare. Vengono trasportati al depuratore di Sant’Anna. E questa è una ottima notizia per il mare di san Leone. Ovviamente i problemi non sono finiti e restano , ora ne parliamo, ma il problema principale del mare di san Leone rappresentato dalle fogne sversate in mare senza alcuna depurazione è andato a buon fine. Giova ricordare che a Ferragosto questo quantitativo arrivava a 60 litri al secondo che veniva buttato in mare senza alcuna depurazione, adesso non avverrà più”. Ritorniamo a quel dannatissimo “perché una associazione porta a compimento ciò che decide di fare e una amministrazione comunale deputata invece no”? “Perchè la politica ha tutta una serie di lacci e lacciuoli, di collegamenti, spesso non può andare “a muso duro”, non ha il coraggio e noi rischiamo giornalmente di affrontare questi problemi che sono l’abusivismo, l’inquinamento, e lo facciamo a testa bassa non avendo legami con alcuno e con nessuno che ci possa tirare per il collare e il guinzaglio. La politica quasi sempre non può farlo”. Dopo questo vostro procedere a testa bassa chi ha messo la testa a posto o è addivenuto a più miti consigli? “Ormai abbiamo ogni giorno decine e decine di segnalazioni di normali cittadini che prima soffrivano in silenzio e non avevano fiducia in nessuno. Invece ora ci segnalano e si accorgono che dalle loro segnalazioni si arriva alla risoluzione del problema. Una partecipazione civile sempre in aumento”. Cosa dice l’Arpa di voi “scapestrati”? “Anche l’Arpa non è che ci voglia bene, abbiamo diversi amici nelle strutture che sovrintendono al controllo e che per tanto tempo non hanno visto ma adesso l’atteggiamento sta cam- Intervista di Diego Romeo a Claudio Lombardo di “Mareamico” biando in tutti i controllori. Possiamo dire che abbiamo aperto ratore che non funziona, a Montallegro il depuratore è una strutgli occhi e ora si cammina con le spalle dritte molto più di tura vuota, non ha mai funzionato e ricordiamo che le acque di Montallegro arrivano a Torre Salsa. A Ribera ogni anno prima”. Quindi diciamo che la scienza accoppiata a una buona dose esplodono le fognature, sempre gestite da Girgenti acque. A di civismo è riuscita nell’intento di migliorare questi partico- Sciacca ci hanno chiamato e abbiamo scoperto cose incredibili, sotto gli occhi della Capitaneria di Porto venivano sversati in lari problemi? “Si, perché cose che prima si sussurravano ora vengono dette e mare le fogne di interi quartieri senza che nessuno dicesse nulla, tanti controlli che prima non si facevano ma non per interessi ma è successo il finimondo. A Montevago il depuratore non funzioper negligenza o superficialità , magari, ora vengono fatti bene na e le acque inquinano la foce del fiume Belice dove c’è una riserva naturale. E’ un disastro diffuso il cui unico responsabile La stretta di mano tra Claudio Lombardo e il generale Dalzini e con dati interessanti”. un falò. Qui ad Agrigento c’è il non controllo e questo ha geneRiportiamo l’attenzione sull’estate e su che cosa ci viene pro- è l’ente gestore Girgenti acque”. Ma la gente ha preso coscienza che questi amministratori rato negli anni una sorta di zona franca”. spettato. “Sicuramente questa estate il mare di san Leone sarà migliore. tutti devono andare a casa insieme ai loro derivati deputati? Fantastica questa nostra capacità di distruggere, da san Lo scorso anno è stato un disastro, è successo di tutto. Perché altrimenti dovremmo parlare di una complicità o Leone, alla Sagra, all’Efebo d’oro, alla settimana Pirandelliana, al Convegno annuale pirandelliano che come Quest’anno dalla chiusura del pennello la situazione sicura- indifferenza diffusa e devastante. mente migliorerà. Ancora però non si è fatto nulla per la situa- “Purtroppo come dicevo all’inizio esistono delle connessioni tra ricorderà quest’ultime create da Enzo Lauretta, “antico” ex zione del fiume Naro dove incombe la pesantezza dell’inquina- l’ente gestore e chi amministra la cosa pubblica, direttamente o sindaco di Agrigento. mento del depuratore del Villaggio Mosè che non funziona. indirettamente, e quindi molto spesso le amministrazioni sono “Si, Lauretta è stato l’ultimo gigante di cui possiamo portare Rimane la pesantezza della carica batterica e in più bisogna sorde, cieche, hanno l’apparato olfattivo che non funziona, nes- memoria e se avesse vent’anni in meno potrebbe essere il giganaggiustare il tiro su gli inquinatori abusivi che si collegano alle suno di queste amministrazioni fa una battaglia te di cui ha bisogno Agrigento. Per tornare come esempio a San contro Girgenti acque. Tocca a noi svegliare l’o- Leone siamo riusciti a sollecitare il Genio civile per un progetto acque bianche e poi controllare queste connespinione pubblica che sta con noi perché solo noi inteso al recupero del porticciolo turistico oggi disastrato e fra sioni acque bianche-acque nere che nel momenle attrezzature si sono rubati pure le balconate in acciaio inox, abbiamo sollevato questo problema”. to in cui piove il sistema va in tilt. Le prossime Zambuto si è dimesso e nessuno, neanche l’op- il mare ha smantellato la superficie di calpestio, il fondo marino battaglie saranno certamente sul versante della posizione, può gioire di queste dimissioni. all’imboccatura del porto non è più agevole per le barche a vela costruzione del depuratore del Villaggio Mosè Diciamo che Zambuto è apparso come una vit- di grande pescaggio, questo per dire che ad Agrigento ci vuole che è l’anello mancante per far diventare il mare tima sacrificale di questo comune andazzo un sindaco-sceriffo”. di san Leone un mare veramente pulito e baldella politica isolana, tanto che all’orizzonte Ritiene che Agrigento sia attrezzata o si stia attrezzando per neabile. Infine il controllo di tutti i depuratori e agrigentino non si vedono altre vittime e nessu- superare la prova delle prossime elezioni e della ricerca di un abbiamo notizie che la situazione dei depuratori no vuol fare la vittima. Grandangolo ha scritto sindaco? in provincia di Agrigento non vada assolutamenche per sindaco di Agrigento ci vorrebbe “un “Non sono molto fiducioso neanche se venisse un commissario te bene. Il prossimo “step” è il controllo del fundrago, un gigante”. E dei “giganti” ne sa qual- che si accorgerebbe subito del dissesto. Per salvare Agrigento zionamento di questi depuratori”. cosa Pirandello. Cosa possiamo dire di “dicibi- da questo punto di vista occorre che il presidente della Regione Le vostre azioni di “salutare disturbo” Claudio Lombardo e chi ha responsabilità politica di questa città si sieda a un tavole”? hanno messo in evidenza che non solo san Leone ma tutto il litorale agrigentino è sguarnito e indifeso. “Si, ci vuole un gigante e un drago che non si vede all’orizzon- lo e faccia due righe di decreto per portare la città al voto . Sarà Necessariamente torniamo a chiederci “perché le ammini- te. Come abbiamo scritto su Facebook ci vorrebbe un sindaco- una patata bollente per il nuovo sindaco e in prospettiva mettiastrazioni non hanno agito per risolvere un problema così sceriffo. Si sono consolidate ad Agrigento ma da tanto tempo, da moci il licenziamento dei precari, il mancato pagamento dei creun ventennio delle incrostazioni che si sono arrogate dei diritti, ditori, insomma un disastro. Il nuovo sindaco dovrebbe vendere vitale per il turismo e la salute”? ”In provincia di Agrigento come spesso ho detto abbiamo un ci sono persone che ritengono di avere acquisito dei diritti che la città, l’immagine di questa città e puntare su valle dei templi comune denominatore del disastro ambientale che è l’ente gesto- non hanno e per farglielo capire ci vuole un sindaco-sceriffo. e mare, ogni euro che entra investirlo su mare e valle dei templi. re, ovvero Girgenti acque. Questo ente in provincia gestisce le C’è gente che fa del commercio, cosa legittima, però non vuole In un decennio si potrebbe realizzare qualcosa di utile”. reti fognanti e i depuratori e ha distrutto negli anni il nostro nessun controllo e i sindaci che si sono succeduti in questi anni Quindi chiudiamo in maniera sconsolata: niente all’orizzonmare. In qualsiasi posto dove andiamo ci sono difficoltà, a non hanno fatto nulla per il controllo facendo diventare cancre- te. Licata sversamento di fanghi nel fiume Salso, a Porto ne queste incrostazioni. San Leone ne è un esempio, è la zona “La cosa più grave è che nessuno paga per i danni che si sono Empedocle la presenza delle fogne di Ciuccafa fa imporre il dell’abusivismo totale. La dimostrazione che ad Agrigento non fatti negli anni passati. I responsabili li abbiamo con nomi e divieto di balneazione sulla spiaggia del commissario si è controllato nulla è il giorno di Ferragosto con la sua inva- cognomi e ci laviamo con l’acqua sporca”. Montalbano, a Realmonte un disastro , a Siculiana checché ne sione dai paesi limitrofi, invasione di spiagge, utilizzo di dema- Anzi, qualcuno si ripropone e manda avanti i parenti o i predica il sindaco il vallone Canne sta inquinando la nio pubblico per i propri bisogni anche corporali. A Eraclea stanome perché a lui viene da ridere (come dice un comico bellissima spiaggia di Giallonardo ma anche il centro Minoa, a Montallegro, la guardia forestale e i nuclei interfor- intramontabile). di Siculiana va malissimo. E poi Cattolica Eraclea con il depu- ze impediscono e fanno verbali persino a quelli che accendono “Si, nel toto-sindaco mettiamoci pure questo” Ci stai o no? Clamoroso al Cibali! Pepé é tornato C Matteo Renzi e Beppe Grillo osì si è rivolto Grillo a Matteo Renzi. Argomento: la riforma istituzionale del Senato e la legge istituzionale, l’Italicum corretto, come il caffè. Certo il caffè per ora deve essere veramente particolarmente amaro per il grillo parlante. Prima la batosta, e che batosta, elettorale con un risultato alle europee così scarso che nessuno se lo era proprio immaginato. Poi la nuova batosta di un disappunto generalizzato, certo non da parte dei “suoi” del web, quelli che non si bene chi ne controlli la regolarità del voto on-line, ma da parte dei più si, sulla infelice alleanza fascistoide nel Parlamento europeo. Cosa che non ha fatto altro che dimostrare quale sia il vero pensiero politico del Vate delle cinque stelle. Poi ancora l’accordo, che sembra chiuso, tra Renzi e Berlusconi sul nuovo Senato: non più, come dice il Silvio, un “dopolavoro per sindaci” ma un nuovo Senato sul quale Renzi ha trovato una nuova sponda in Forza Italia dovendo però rinunziare a qualcosa rispetto alla sua idea iniziale dovendo bilanciare il rapporto tra i consiglieri regionali barra senatori e i sindaci. Almeno un sindaco per regione ha tuonato Matteo, vabbè dice Silvio, ma non necessariamente della città capoluogo di regione. E comunque molti più consiglieri regionali. Ve li immaginate i “nostri” siciliani? Già si fregiano del titolo di onorevole. Alcuni di loro si potranno fregiare anche di quello di senatore. Potranno esserlo part time: un po’ l’uno, un po’ l’altro. Un po’ onorevole, un po’ senatore. Poi però il gioco di equilibrismo più difficile: le competenze della Camera “alta”, che però ora perde quota, eccome. Allora: il Senato avrà il voto sulle leggi costituzionali, controllerà le legislazioni regionali, non dovrà però legiferare nuovamente su tutte le legge, ma solo su quelle di competenza. Non dovrà esprimersi sulla fiducia al Governo e non potrà sfiduciarlo. Insomma una mezza camera. Così l’accordo è trovato. Se poi si chiuderà positivamente o no lo dovremo verificare in Commissione martedì prossimo. Vedremo. Una bella mossa quindi quella di Matteo Renzi. Infatti Beppe si arrabbia assai assai. Ma come si permette sto bischero ad accordarsi con Silvio e non con me? Altra bella mossa di Matteo: dialogo con i cinque stelle si, ma ci vediamo mercoledì. Cioè dopo la prova del nove sull’alleanza Pd-Fi sulle riforme in commissione martedì. E Grillo risbuffa, ma insomma come si deve fare a trovare la mossa giusta per riprendere fiato ancora non si sa. In effetti non ne indovina una. Però è in buona compagnia, di altri due comici: Toti e Totino. Il Toti di FI, che esce col muso lungo dopo l’incontro tra la Boschi e Romani, ambasciatori di Matteo e Silvio, messo da parte non sa più bene di chi sia portavoce, forse di stesso. Tanto le dichiarazioni le fanno Romani e Silvio stesso e le decisioni le prende solo il secondo. Intanto in Puglia, altri musi lunghi: buio Fitto. Nel senso che Fitto è entrato in tunnel senza luce e senza uscita. In trappola. Il Totino, anche lui all’angolo, è l’altro: il Totino che fa rima con Angelino. Unico vincitore di questo altro round: Matteo Renzi. E’ proprio vero che il potere logora chi non ce l’ha. Sante parole di andreottiana memoria. C’ Segue da pagina 1 é qualcosa di triste nel suo animo, che gli impedisce di avvicinarsi, anche solo di poco ad un pur modesto risultato. Pepè apre il comunicato stampa con cui annuncia la sua trasferta catanese così: “Clamoroso al Cibali”. Lo sappiamo che voi pensate che stiamo scherzando, che stiamo inventandoci tutto, che lo facciamo per dimostrare che Pepé é ammalato ed ha bisogno di cure immediate, ma giuriamo che é tutto vero. Non sappiamo come fare per darvi le prove che non stiamo inventando niente, ma giuriamo che é tutto vero. Comprendiamo benissimo che non essendoci più un cane che pubblichi una sola riga dei suoi comunicati, voi non potendo verificare le notizie che noi diamo, confrontandole con quelle che pubblicano gli altri, siete convinti che raccontiamo panzane, ma vi giuriamo che é tutto vero. Comincia proprio così, con le parole con cui Nicolò Carosio apri la radiocronaca di una partita CataniaJuventus: “clamoroso al Cibali”, che vorrebbe essere una battuta ironica ma di cui non se ne capisce il senso. Forse voleva preannunciare azioni clamorose, chissà. Forse voleva lasciar intendere che eravamo arrivati al momento di fare sfracelli, invece abbiamo assistito a scene sui blog che ci hanno ferito al cuore. Pepé solo, solo come un cane, intervistato da un blog che non vede nessuno, con un taglio lamentoso come lamentoso era il comunicato stampa che annunciava la trasferta. Segno che in quel momento a prevalere nel disturbo della sua personalità fosse la depressione reattiva. Era tutto un lamento: “La Procura di Agrigento ha chiesto otto anni di carcere per me...mi hanno fatto la perquisizione alle quattro del mattino...manco a Riina ed a Provenzano...sono l’uomo più processato d’Italia...mi caricano di processi manco fossi Berlusconi (anzi, Berlusconi non lo nomina, per pudore) e così via piagnucolando. Dov’è il nostro Pepé, quello che fa di ogni processo una medaglia? Dov’è il nostro Pepé che dice “molti nemici, molto onore”? Dov’è il nostro Pepé che va fiero dei suoi processi? Non lo riconosciamo più! Dev’essere proprio forte la “depressione reattiva” se inclina al pessimismo ed al vittimismo. Vabbé che poi aggiunge di essere stato assolto, ma anche lui sa che è stato anche condannato per violenza, che sono in corso gli appelli ed ancora tutto può succedere, che é presto per cantare vittoria. Vero é che ogni tanto muta registro, segno che a prevalere in quel momento sono gli spunti paranoidei e spara: “io sono il leader storico degli ambientalisti” (ahahahahah!.. scusate ci é scappata una risata...), però il ragazzo va compreso. Con tutte queste persecuzioni che ha subito cosa volete, che ragioni come una persona nor- male? Una botta oggi, una botta domani, un avviso di garanzia oggi un altro domani, un’udienza oggi e l’altra domani, una perquisizione oggi e l’altra domani, una sconfitta politica oggi e l’altra domani, volete che un cristiano ragioni sempre alla stessa maniera? Ha fatto un’intervista ad un blog in cui, poveretto, mostra di avere avuto dei cedimenti. Sostiene che la procura lo perseguita. “Compresi i processi per diffamazione, sono una quarantina i processi in cui sono imputato, manco fossi Totò Riina o Matteo Messina Denaro..” aggiunge. Dimenticando che i processi per diffamazione si attivano su querela di parte e che la Procura non c’entra nulla. Del resto a Pepé bisognerebbe fare il conto di quante sono le querele per diffa- Giuseppe Arnone mazione, le cause per risarcimento danni che ha intentato contro altri. Non saranno quarantuno, ma almeno saranno millequattrocentoquarantuno. Pepé è convinto che solo lui può querelare. Se sono gli altri a querelare lui, allora, poverino, si mette a piagnucolare ed a gridare di essere perseguitato. Tuttavia, quelli che gli bruciano di più sono i processi per calunnia e per corruzione in atti giudiziari e quelli per abusivismo nella “villona” di famiglia costrui- ta dalla suocera “in campagna”, dice Pepé. Omette, perché si vergogna, di dire che “la campagna” dove la suocera ha costruita la villona, si trova in “zona B” del parco della Valle dei templi, ed omette di dire che oltre al muretto alto “quaranta centimetri” (ma lungo ventiventicinque metri) é stata trovata nella “casetta di campagna”, anche una piscina realizzata a quanto pare abusivamente. E sostiene che tutto questo ben di Dio gli é piovuto addosso da quando si é messo a fare il Lancillotto a difesa di Re Artù/Scidà. Da allora, dice che gliene sono arrivate di tutti i colori. E sfida il procuratore Fonzo a querelarlo. Furbo lui. Così se Fonzo lo querela, entra in uno stato di incompatibilità “ambientale”! E quando Pepé, con fare da gradasso dichiara “Se il procuratore Fonzo si ritiene diffamato, mi quereli”, il giornalista beffardo lo prende per il culo e gli dice: “Tanto come sono quarantuno i processi, sono quarantadue”, riferendosi ai processi per diffamazione in cui Pepe é imputato. E Pepè, facendo finta di non avere capito lo sfottimento, dice che la sfida lui non la lancia per strafottenza (come sono quarantuno sono quaranradue..) ma per coraggio ( e ti pareva...). Del resto l’avete mai visto Lancillotto che fugge? L’avete mai visto Lancillotto che indietreggia? Vero é che ad un certo punto alla considerazione del giornalista che gli dice “ meno male che é avvocato, altrimenti...” lui risponde serafico: “Certo, meno male che sono avvocato; altrimenti oggi sarei rovinato” . Ed anche qui non capisce, o fa finta di non capire l’ironia del giornalista. Del resto comincia col vittimismo, ma alla fine, quando l’intervista è finita ed a microfono già quasi chiuso, ha avuto un rigurgito ed avendo compreso che con quel tono lamentoso, ci aveva fatto la figura di un cane bastonato o del leone “Ciurliddru”, spelacchiato e sdentato, di villa Giulia a Palermo, e ricordandosi che invece deve dare di sé l’immagine di un fiero leone della savana, allora, proprio in chiusura, quasi a microfoni spenti, quando il giornalista gli augura “in bocca al lupo” lui aggiunge, dimesso e senza convinzione: “Grazie. Sono in ottima forma, ed il lupo sono in grado di poterlo far diventare un cagnolino mansueto accanto ai due bellissimi cani che ho a casa”. Ecco fatto, in una botta sola Pepé ci dice che é in ottima forma, che é pronto a domare il lupo e trasformarlo in cagnolino mansueto e che a casa ha due cani. Due! Non uno come sostiene il nostro direttore. Più Pepè, che facendo una vita da cani si aggiunge agli altri due ed in quella casa i cani sono tre. Chissà chi li porta tutti e tre a fare la cacca e la pipì fuori. Attila Le verità del Vangelo secondo Luca D al Vangelo secondo Luca: “Disse loro anche una parabola: «Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutt’e due in una buca? Il discepolo non è da più del maestro; ma ognuno ben preparato sarà come il suo maestro. Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello, e non t’accorgi della trave che è nel tuo? Come puoi dire al tuo fratello: Permetti che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio, e tu non vedi la trave che è nel tuo? Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e allora potrai vederci bene nel togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello. Non c’è albero buono che faccia frutti cattivi, né albero cattivo che faccia frutti buoni. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dalle spine, né si vendemmia uva da un rovo. L’uomo buono trae fuori il bene dal buon tesoro del suo cuore; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male, perché la bocca parla dalla pienezza del cuore…”. Ora, ci perdoni Nostro Signore se siamo blasfemi, ma ad Agrigento ci sta un Tizio che è proprio un ipocrita come quello descritto nei Vangeli, uno che guarda la pagliuzza nell’occhio altrui e non guarda alla trave nel suo! Questo Tizio giurgintano, infatti, è peggio (Vangelo di Matteo) di quegli uomini così apostrofati dal Messia: “Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pagate la decima della menta, dell’anèto e del cumìno, e trasgredite le prescrizioni più gravi della legge: la giustizia, la misericordia e la fedeltà. Queste cose bisognava praticare, senza omettere quelle. Guide cieche, che filtrate il moscerino e ingoiate il cammello! Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pulite l’esterno del bicchiere e del piatto mentre all’interno sono pieni di rapina e d’intemperanza. Fariseo cieco, pulisci prima l’interno del bicchiere, perché anche l’esterno diventi netto! Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che rassomigliate a sepolcri imbiancati: essi all’esterno son belli a vedersi, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni putridume. Così anche voi apparite giusti all’esterno davanti agli uomini, ma dentro siete pieni d’ipocrisia e d’iniquità. Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che innalzate i sepolcri ai profeti e adornate le tombe dei giusti, e dite: Se fossimo vissuti al tempo dei nostri padri, non ci saremmo associati a loro per versare il sangue dei profeti; e così testimoniate, contro voi stessi, di essere figli degli uccisori dei profeti.” Scribi e farisei, dunque, come rappresentanti di una religiosità legalistica e ipocrita. E chi c’è ad Agrigento più legalista ed ipocrita del Tizio? Nessuno! Questo individuo non ha alcun rispetto per la dignità e probità degli altri, ma la pretende – eccome ! – per sé! Lede l’onorabilità di chicchessia non gli aggrada, ma esige la tutela della sua! Attacca magistrati, avvocati, politici, imprenditori, giornalisti e povericristi che non sottostanno ai suoi diktat, spesso folli e sconclusionati, e blandisce coloro che invece utilitaristicamente possono fargli comodo e fino a quando gli fanno comodo! Insomma, si tratta veramente di un personaggio di uno squallore, di una pochezza, incommensurabili. Chissà per quanto dovremo piangercelo ancora. Ma le vie del Signore, si sa, sono infinite… Erasmo da Rotterdam Appalto ospedale Civico Palermo: ecco perché è stata esclusa la Campione Industries Pagina 3 N. 25 • Sabato 21 giugno 2014 L a lettera è del 12 novembre 2012. Secca nella conclusione, articolata nella motivazione. La scrive l’Arnas (Ospedale Civico – Di Cristina – Benfratelli) ed è indirizzata alla ditta Campione Industries. Viene comunicato l’escluMarco Campione sione della ditta agrigentina dalla gara d’appalto per la realizzazione di imponenti nella struttura ospedaliera palermitana. La vicenda potrebbe avere ripercussioni anche su fatti preminentemente agrigentini come, e non solo, ad esempio, la gestione della società Girgenti acque, i cui riflessi sono stati ampiamente spiegati a pagina 1.Ecco il testo, scevro da ogni commento. Si comunica, cosi che codesta ditta, nel corso della seduta della procedura aperta relativa ai lavori di ampliamento dell’area di Pronto Soccorso del Padiglione delle Emergenze del P.O. Civico di Palermo tenutasi in data 7/11/2012, è stata esclusa. Le motivazioni dall’esclusione si evincono dallo stralcio del verbale di gara che di seguito si riporta: “....Per quanto riguarda la ditta Campione Industries, già ammessa con riserva, la commissione si esprime come segue. Premessa 1. In sede di esame dell’offerta presentata da Campione Industries sì è riscontrato che il precedente amministratore della società - sig. Marco Campione – con sentenza della Corte di appello di Palermo del 21 ottobre 2010, confermata dalla Corte di Cassazione con sentenza del 3 novembre 2011, era stato condannato per i reati di falsità ideologica, auso d’ufficio e truffa, commessi in danno di un’azienda del Ssn (l’ospedale San Giovanni di Dio di Agrigento) e consumati in occasione di un appalto di lavori svolto presso l’Azienda stessa. 2. 1n ragione di tale evenienza, la Campione Industries ha rappresentato, in sede di offerta che il sig. Marco Campione si era dimesso dalla carica e che la società aveva manifestato in relazione alle condotte penalmente rilevanti, la propria dissociazione, dando mandato ad un proprio legale dì avviare azione risarcitoria nei confronti dello stesso sig. Campione. 3. Nell’esame dell’offerta, la società partecipante ha altresì evidenziato, di versare in posizione di controllo nei confronti delle seguenti ulteriori società: New Ctida s.r.l.; Aquemarine srl Scarl; Colmata Palermo Scarl; Express Contact. 4. In ragione dei fatti rappresentati nell’offerta, la Commissione di gara ha richiesto alla società partecipante di rendere ogni necessaria informazione in ordine sia all’attività svolta dal legale incaricato di avviare l’azione risarcitoria nei confronti del sig. Campione; sia all’identità dei soci, degli amministratori e dei soggetti incaricati della direzione tecnica delle società controllate. Ciò al fine di verificare 1’ef- fettività della dissociazione rappresentata dalla società partecipante. 5. Infatti, secondo quanto precisato dall’Avcp, “Altra importante modifica apportata dal d.l. n. 7012011 all’art 38 consiste nella riduzione da tre anni ad un anno del periodo rilevante, al fine della cessazione dalle cariche. ... La norma, innovando rispetto alla precedente disposizione, non fa più riferimento all’adozione di atti o misure dì completa dissociazione; ciò può essere ritenuto indice della volontà del legislatore, nell’ambito di una visione “sostanzialistica”, di separare la prova dell’intervenuta effettiva e completa dissociazione dalla formale adozione di atti e misure volti in tal senso, con la conseguenza che la prova della dissociazione può essere liberamente desunta dagli atti prodotti. In quest’ottica, in relazione allo specifico caso concreto, l’avvio di un’azione risarcitoria o la denuncia penale potrebbero non essere necessari per la dimostrazione dell’effettiva dissociazione ma, di contro, potrebbero non essere sufficienti qualora, valutando altre circostanze concrete emergesse il carattere meramente formale del comportamento dissociativo. A titolo esemplificativo, possono essere considerati indici rivelatori dell’effettività della dissociazione le circostanze indicate nella determinazione n. 1/2010, quindi, “l’estromissione de1 soggetto dalla compagine sociale e/o da tutte le cariche sociali con la prova concreta che non vi sono collaborazioni in corso, il licenziamento ed il conseguente avvio di un’azione risarcitoria, la denuncia penale”. (Avcp, 16 rnaggio 2012, n. 1). Riscontro della richiesta. 6. Con nota acquisita al protocollo (della stazione appaltante in data 30 ottobre 2012, al n° 16920, la Campione Industries ha reso le informazioni richieste, evidenziando che: a) in una delle società partecipate, la Colmata Palermo, il sig. Marco Campione rivestiva la carica di amministratore unico; b) il legale incaricato non aveva dato avvio ad alcuna azione risarcitoria, poiché le condotte che avevano dato luogo alla condanna del sig. Marco Campione erano state commesse in epoca antecedente all’assunzione delle cariche sociali da parte dello stesso sig. Campione e non investivano comunque la Campione Industries; c) inoltre, richiamando al riguardo un risalente arresto del Consiglio di Stato, le dette evenienze (vale a dire estraneità delle condotte lesive rispetto alla società partecipante e distanza temporale delle condotte stesse) non avrebbero reso necessaria alcuna forma di dissociazione (Cons. Stato, sez. V, n. 6740/2007). Valutazioni della Commissione di gara 7. Si ritiene che le deduzioni rese dalla Campione Industries siano inidonee a dimostrare l’effettiva dissociazione della stessa dalle condotte penalmente sanzionate del sig. Marco Campione e che ciò comporti l’esclusione dalla gara della società, alla stregua dei seguenti motivi. 8. Va in primo luogo evidenziato che la Campione Industries possiede una partecipazione qualificata pari al 70% del capitale sociale della Colmata Palermo della quale è tuttora amministrato- re unico il sig. Marco Campione. 9. Su fattispecie pressocché identica si è espressa l’Avcp con parere dì precontenzioso del 4 aprile 2012, n. 57. Anche in quel caso, la fattispecie verteva, infatti su condotte commesse ben sedici anni prima dall’Amministratore delegato di una società, ben prima dell’assunzione presso quest’ultima. Anche in quel caso, l’amministratore si era dimesso nel 2009. In proposito l’Autorità ha osservato che “La prima delle questioni sottoposte all’esame del Consiglio concerne l’applicazione della fattispecie di cui all’art. 38 del codice dei contratti pubblici laddove viene prevista l’esclusione anche nei confronti dei soggetti (amministratore di società) cessati dalla carica nei tre anni (oggi un anno) antecedenti la data di pubblicazione del bando di gara, qualora l’impresa non dimostri che vi sia stata completa ed effettiva dissociazione della condotta penalmente sanzionata; l’esclusione e il divieto (dì stipulare contratti di appalto) non operano quando il reato è dichiarato estinto dopo la condanna ovvero in paso di revoca della condanna medesima. Nella specie, le condotte penalmente rilevanti poste in essere dall’amministratore delegato della [omissis] hanno comportato condanna con applicazione della pena su richiesta congiunta delle parti (c.d. patteggiamento); le condanne sono risalenti nel tempo (anni 1993, 1996) oltre che antecedenti alla data di L’ospedale civico di Palermo assunzione dell’incarico; i fatti si riferiscono a materie attinenti all’oggetto dell’appalto (condanne per rifiuti); l’amministratore delegato è cessato dalla carica nell’anno 2009 per dimissioni, accettate dagli organi sociali. Con riferimento alla ratio dell’art. 38, si osserva che questa è connessa ad un giudizio dl idoneità morale degli imprenditori e poggia sulla presunzione che la condotta penalmente riprovevole delle persone fisiche che svolgono o hanno svolto di recente un molo rilevante all’interno dell’impresa, abbia inquinato l’organizzazione aziendale. Tale presunzione è assoluta nel caso in cui il soggetto ancora svolga un ruolo all’interno dell’organizzazione di impresa; è relativa. e quindi consente all’impresa di fornire la prova contraria, nel caso in cui il soggetto sia cessato dalla carica e non sia ancora trascorso quel lasso di tempo che ragionevolmente consente di ritenere venu- ta meno l’influenza negativa recata dal soggetto stesso. Nella specie, anche se è vero che le condanne sono risalenti nel tempo, esse sono comunque rilevanti perché attengono alla violazione delle regole sui rifiuti industriali e l’appalto riguarda proprio il servizio di conferimento dei rifiuti. Si ritiene che, attesa la ratio di tutelare l’amministrazione dall’inaffidabilità del soggetto che è in ogni caso il suo interlocutore contrattuale, è del tutto irrilevante agli effetti della causa di esclusione, che la condanna sia stata riportata dall’amministratore prima di assumere la carica (tra tante, Cons. Stato, IV, 26 luglio 2004, n.5318). Inoltre, sempre sulla base della ratio della disposizione in parola, il fatto che l’amministratore delegato sia cessato dalla carica nel 2009, non esclude che fino a quel momento egli abbia potuto esercitare una influenza negativa. Al di là di tali considerazioni, è vero sì che la riabilitazione o la estinzione del reato impediscono l’operare della causa di esclusione o del divieto di stipulazione (così si esprime la norma), ma è pur vero che nel caso di specie la riabilitazione, ai sensi dell’art.178 del codice penale, pur invocato, non risulta avvenuta; quanto alla possibile estinzione del reato, pur essendo essa effetto possibile (e mediato nel tempo) della applicazione della pena su richiesta delle parti, deve osservarsi come la previsione di legge pretenda che la estinzione sia dichiarata dopo la condanna, cosa che nella fattispecie in esame non risulta avvenuta o comunque neanche affermata dalle asserzioni di parte come tale, sicché non può pretendersene una applicazione automatica. Infine, quanto all’esigenza che la presunzione relativa di inaffidabilità dovrebbe essere superata a mezzo di una azione positiva di dissociazione completa ed effettiva da parte della impresa rispetto alla condotta penalmente sanzionata, se da un lato è vero che tale dissociazione è inconcepibile per fatti tanto risalenti da essere di gran lunga precedenti anche alla assunzione della carica la questione (per esempio, sarebbe non logicamente pretendibile l’iniziativa di azioni di responsabilità nei confronti dell’amministratore cessato per fatti addirittura antecedenti anche alla carica sicché, in modo meno rigoroso si è ritenuto che in tali ipotesi la dissociazione non potrebbe andare oltre una generica riprovazione delle condotte illecite; così Cons. Stato, V, 28 dicembre 2007, n.6740), dall’altro lato non può non rilevarsi, che la semplice preso d’atto delle dimissioni non può certo ritenersi comportamento idoneo a superare il giudizio presuntivo di inaffidabilità che la legge ha voluto affermare. Sotto tale profilo, va ribadito quanto già ritenuto da questa Autorità nella deliberazione 31 marzo 2004, n. 52, laddove si è considerata insufficiente la semplice cessazione dalla carica sociale per dimissioni o per allontanamento, richiedendosi concreti comportamenti dell’impresa, indicativi di una reale presa di distanza dal precedente amministratore (così, ex plurimis, Cons. Stato, V, 11 settembre 2007, n.4804). Pertanto, l’esclusione nei confronti della concorrente [omissis] deve ritenersi conforme alla normativa in materia e, in particolare, all’a1t. 38 del codice dei contratti pubblici”. 10. Anche nel caso considerato vi è, peraltro, un’identità oggettiva fra l’appalto oggetto della presente gara e quello in relazione al quale il sig. Campione verme condannato. In entrambi i casi si tratta infatti di appalto di lavori nell’ambito di una gara bandita da un’azienda del Ssn, qual è anche l’odierna stazione appaltante, e per il medesimo servizio sanitario regionale. 11. È pur vero che la Campione Industries ha manifestato la propria volontà di dissociazione, ma non si ritiene integrato il requisito dell’effettività, di cui alla determinazione n. l/2012. 12. In disparte il mancato avvio dell’azione risarcitoria, per ragioni la cui valutazione è estranea alla commissione, ma che ictu oculi, sarebbero meritevoli di ogni approfondimento sia in ordine ai tempi in cui è stato reso il relativo parere, formalizzato solo in esito alle richieste dell’Amministrazione. sia in ordine all’impossibilità di promuovere un’azione di responsabilità ex art. 2043 cod. civ., vi è comunque una palese carenza degli indicatori cui l’Avcp ha correlato l’effettività della dissociazione. Infatti. secondo l’Autorità, una tale dissociazione sussiste quando via sia “la prova concreta che non vi sono collaborazioni in corso”. Al contrario, nel caso considerato, vi è la prova che una tale collaborazione vi sia, atteso che il sig. Campione ha rivestito e riveste la carica. di amministratore delegato di una de1le controllate (come si è detto la Colmata Palermo) in cui la quota di capitale sociale posseduta dalla Campione. Industries - il 70% - è tale che ben avrebbe potuto risolvere, se effettivamente avesse voluto dissociarsi, il rapporto con il sig. Campione. Il fatto che ciò non sia accaduto non consente di ritenere effettiva la dissociazione. anche in considerazione dell’intima contraddittorietà che emerge fra l’avvio di un’adombrata azione risarcitoria e la permanenza nella carica di amministratore delegato di una controllata ciel soggetto nei confronti del quale. Si intenda promuovere l’azione stessa. Infine, la natura del reato (640 bis cod .pen.) ne rende palese l’incidenza nei termini prescritti dall’art. 38 sulla moralità, anche in considerazione della già evidenziata identità soggettiva fra le stazioni appaltanti ed oggettiva, sulla natura dell’appalto. Per tutti gli esposti motivi, l’offerta della Campione Industries è esclusa....” Fu decisa a Riesi la guerra tra Stidda e Cosa nostra: una scia infinita di omicidi C ontinua la narrazione trada Birringiolo (tra Butera e Riesi), secondo le di Grandangolo della rivelazioni dei collaboratori di giustizia, partecipastoria agrigentina rono (tra gli altri) gli esponenti di Canicattì e di dagli anni 80 al 2014, con l’a- Palma di Montechiaro (rappresentati da Giovanni nalisi degli eventi criminali Avarello), quelli di Porto Empedocle (rappresentaverificatesi in tale periodo. ti da Giuseppe Grassonelli e da Giuseppe In questo capitolo continuiamo Pullara) e quelli di Gela (rappresentati da Aurelio ad esaminare lo scenario di Cavallo e da Orazio Paolello). Tale incontro era Palma di Montechiaro dove, finalizzato a stabilire le linee direttrici dell’azione da Elisa Verga più che in ogni altra parte, era condurre contro Cosa Nostra e l’oggetto dell’alpresente un forte organico di stiddari nonché di leanza nonché a scegliere i capi delle famiglie uomini d’onore appartenenti a Cosa nostra. mafiose tradizionali che avrebbero dovuto essere Mentre in provincia di Palermo e in provincia di eliminati. In quell’occasione, venne quindi compilaTrapani (ma anche nella parte più occidentale del- ta una vera e propria lista di proscrizione che aveva l’agrigentino) Cosa Nostra aveva sempre mantenu- come principale obiettivo Giuseppe Di Caro, il to un monopolio assoluto e spietato delle attività cri- rappresentante provinciale di Agrigento e, via via, a minali, in molti centri delle province di Agrigento e seguire, i capi delle altre famiglie. La campagna di di Caltanissetta, non solo a Palma di sterminio programmata ebbe poi puntuale e sinergiMontechiaro e Canicattì, il potere delle ca attuazione provocando un profondo famiglie mafiose tradizionali era entrato in mutamento geopolitico dell’assetto mafiograve crisi nella seconda metà degli anni so agrigentino, fino ad allora statico e conottanta, a opera di fuoriusciti (“stidde”, servatore. E tale guerra terminò solo a parespressione dialettale che sta per “schegtire dal 1992, grazie ai primi successi invege”, “faville”) e di folti gruppi di giovani stigativi delle forze dell’ordine e, sopratcriminali rampanti. tutto, grazie alla collaborazione con la giuNella seconda metà degli anni ottanta, stizia intrapresa da soggetti già appartequindi, in molti paesi dell’agrigentino e del nenti alle contrapposte organizzazioni nisseno, giovani criminali (fino ad allora Giuseppe Barba mafiose (confederazione stiddara e Cosa tollerati o strumentalizzati dai capi delle traNostra). Così, in provincia di Agrigento, dizionali famiglie mafiose) ed elementi fuoriusciti solo tra il biennio 1990/1991, in esecuzione dell’alda Cosa Nostra avevano avviato un’asperrima leanza stretta nel novembre del 1990 nelle campacampagna di sterminio, nei confronti degli uomini gne di Butera, vennero commessi i seguenti omicidi Cosa Nostra, finalizzata non tanto alla elimina- di: 16 giugno 1990: intorno alle 20.35 , all’interno zione di tale organizzazione mafiosa, quanto piutto- del suo negozio di autovetture usate sito nella via De sto alla conquista del predominio all’interno della Gasperi di Canicattì, venne assassinato Amedeo stessa – dopo averne soppresso tutti i capi ricono- Corrao. L’omicidio fu eseguito da tre giovani travisciuti – rilanciandone il potere criminale, come sati con calzamaglie di colore scuro, che, armati di emerge anche dalla lettura della sentenza relativa pistola, avevano fatto irruzione nell’autosalone e alla cosiddetta “prima strage di Racalmuto” (con- che, dopo avere immobilizzato le persone presenti sumata il 23 luglio 1991). nel locale (Salvatore Vella, Calogero Orlando e Fino alla fine degli anni ottanta, i “paracchi” furono Salvatore Rinallo), sottraendo loro i portafogli, e sostanzialmente autoreferenziali, agendo disgiunta- dopo avere cominciato a rovistare l’ufficio del mente ciascuno sul proprio territorio e con limitate Corrao, esplosero contro la vittima alcuni colpi di azioni congiunte di singoli componenti dei medesi- pistola calibro 7.65. Dopo mi finalizzate a obbiettivi perlopiù limitati (rapine, avere ucciso il Corrao, gli etc.) ma (come è stato ormai giudizialmente accer- assassini si allontanarono dal tato), sul finire del 1990, quindi poco dopo l’assas- locale a bordo di un’autovetsinio del giudice Rosario Livatino, uno storico tura Fiat Uno. 4 luglio 1990: incontro tra i capi dei vari “paracchi” agrigentini e A Porto Empedocle, venne nisseni sancì l’alleanza tra le diverse “stidde” e servì consumata quella che viene a stabilire le linee direttrici dell’azione da condurre comunemente indicata come contro Cosa Nostra, nonché a selezionare i capi la “seconda strage di Porto delle famiglie mafiose tradizionali che avrebbero Empedocle”, nel corso della Pietro Allegro poi dovuto essere eliminati. Promotore e organizza- quale morirono Sergio tore di quello storico incontro tra i componenti delle Vecchia, Giuseppe Marnalo e Stefano Volpe. 8 varie cosche stiddare fu Salvatore Riggio (già settembre 1990: All’interno della trattoria “della appartenente alla famiglia di Riesi di Cosa Nostra Pace” sita a Canicattì in via Capitano Ippolito n° e poi in lotta con Giuseppe Madonia rappresentan- 132, verso le ore 15.15, due sicari, travisati con te provinciale di quella organizzazione). casco da motociclista e vestiti con tute di colore A tale riunione, avvenuta in un suo podere in con- rosso, hanno assassinato Rosario Coniglio. In par- ticolare, uno di loro era entrato nella trattoria, all’in- Agrigento a fare visita al loro congiunto Antonio terno della quale si trovava Coniglio, in compagnia Gallea, che era lì detenuto. Nell’occasione rimasedel padre e di altri quattro avventori, e, dopo avere ro feriti anche la donna e il bambino. 12 aprile ispezionato il locale tenendo le mani in tasca. 1991: intorno le ore 17.45, a Campobello di Licata Quindi, alla vista della vittima designata, estrasse venne consumato l’omicidio di Giovanni Barba. dalla tasca una pistola calibro 7.65 sparando diversi 25 aprile 1991: Verso le ore 20.30, all’interno della colpi, due dei quali la colpirono al torace. trattoria “Vittoria” di Campobello di Licata, L’assassino fuggì, quindi, repentinamente e, appena venne ucciso a colpi di rivoltella calibro 38 uscito dal locale, salì a bordo di una moto, sulla Gandolfo Smiraglia. 7 maggio 1991: Alle ore quale lo attendeva il complice. Coniglio 12.15, a Porto Empedocle, due individui venne portato con urgenza all’ospedale di a viso scoperto, armati di pistola calibro 9 Canicattì, dove spirò cinque minuti dopo e di revolver calibro 45, uccisero il ricovero. Salvatore Albanese, noto esponente 21 settembre 1990: Mentre percorreva la mafioso soprannominato “u cippu”, e strada statale che da Canicattì conduce ad Antonio Iacolino, che si trovava occasioAgrigento, venne assassinato il giudice nalmente in sua compagnia. Nella circoRosario Livatino. 26 gennaio 1991: stanza rimase casualmente ferita a una Venne ucciso, nei pressi di una casa rurale gamba Giuseppina Baio. 8 maggio di sua proprietà, ubicata a Racalmuto, con 1991: A Favara venne assassinato a colpi colpi esplosi con un fucile calibro 12, Salvatore Albanese di pistola Gioacchino Capodici. 24 giuAlfano Burruano Alfonso. 16 febbraio gno 1991: A Campobello di Licata ven1991: Verso le ore 17.00, all’interno della macelle- nero uccisi, colpiti da numerosi colpi di pistola caliria gestita da Gioacchino Marasà Lo Giudice, sita bro 9 parabellum, Vincenzo Falsone e suo figlio a Canicattì in via Domenico Cirillo nr. 65, venne Angelo (rispettivamente padre e fratello di assassinato Giuseppe Di Caro. L’omicidio venne Giuseppe Falsone divenuto poi capo provinciale di commesso da due giovani che, parzialmente travi- Cosa nostra.) 26 giugno 1991: Nel corso di una sati da sciarpe, avevano esploso diversi colpi di tentata rapina a un furgone portavalori in prossimità rivoltella contro il Di Caro, che si trovava all’inter- di Favara, rimase ucciso il metronotte Giuseppe no della macelleria: dapprima, facendo fuoco dal- Salvatori. 23 luglio 1991: Alle ore 21.30, nella l’esterno del locale attraverso il vetro che costituiva Piazza Umberto di Racalmuto, vennero assassinala porta d’ingresso, e, quindi, dopo essere entrati ti con numerosi colpi di pistola calibro 9, Luigi nell’esercizio commerciale, sparando ancora contro Cino, Diego Di Gati, Salvatore Gagliardo e la vittima che veniva raggiunta da otto colpi di Mustaphà Bizguirne. 6 agosto 1991: Quella sera, pistola 357 magnum Smith&Wesson. Dopo avere verso le ore 21.30, all’interno di un autosalone di portato a termine la loro missione di morte, i sicari Canicattì, venne assassinato Gioacchino si erano allontanati con calma dal locale, salendo a bordo di una Lancia Thema parcheggiata a non molta distanza. 9 marzo 1991: A Racalmuto, nei pressi dell’officina meccanica ove lavorava, veniva ucciso a colpi di fucile calibro 12, Alfonso Sole. 11 marzo 1991: A Canicattì dei killer tentarono di uccidere Calogero Di Caro, nipote di Giuseppe Di Caro. Nell’occasione rimasero feriti sia Di Caro che uno dei suoi aggressori. 20 marzo 1991: Alle ore 19.30 circa, venne commesso l’omicidio di Pietro Allegro, figlio di Rosario Allegro che era Gli omicidi di Rosario Allegro e Traspadano Anzalone stato ammazzato l’1 novembre 1989. Il delitto venne eseguito da sicari che avevano esploso contro Canicattì, inteso “Ficarra”. Il delitto venne eseguila vittima due colpi di fucile da caccia, caricato a to da un giovane di circa trent’anni che, dopo essepallettoni, mentre questa si trovava alla guida della re entrato nel locale con il volto scoperto, aveva sua autovettura (una Mercedes 2500), che aveva esploso contro la vittima diversi colpi di pistola appena arrestato accanto al marciapiede destro, in uccidendola. prossimità del civico nr. 13 della via Nobel di 28 agosto 1991: Intorno alle 6.30, venne ucciso, a Palma di Montechiaro. 30 marzo 1991: la matti- colpi di fucile a pompa calibro 12 e di pistola calina, nella via S. Vito di Agrigento, vennero uccisi a bro 9, Salvatore Gioia. 1 settembre 1991: I carabicolpi di pistola calibro 38 i fratelli Giovanni e nieri arrestarono Gaspare Marazzotta, Salvatore Bruno Maurizio Gallea, che, a bordo della loro Schembri, Antonio Paolello, Calogero Riggio, autovettura (un’Alfa Romeo “75”), si stavano Alfredo Sole ed Giovanni Avarello, mentre erano recando, in compagnia della loro madre e del figlio- riuniti all’interno di un covo sito in agro di Butera. letto di Giovanni Gallea, nella casa circondariale di All’interno del covo vennero rinvenute diverse armi L’omicidio di Gioacchino Capodici da fuoco, tra cui un fucile mitragliatore kalašnikov. 31 dicembre 1991: a Palma di Montechiaro, venne consumata la cosiddetta “Strage di San Silvestro” (o “Strage del bar 2000”), nella quale rimasero uccisi Felice Allegro, “uomo d’onore” di Palma di Montechiaro, e altre due persone. Sebbene gli organi investigativi avessero subito intuito che la lunga scia di sangue fosse da attribuire, comunque, al contrasto tra famiglie mafiose contrapposte, inizialmente, non riuscirono nemmeno ad individuare quale fosse il gruppo mafioso aggressore e quali fossero i motivi dell’attacco. Solo dopo alcuni anni, gli sviluppi investigativi delle indagini svolte a seguito dell’omicidio del giudice Livatino consentirono di accertare l’esistenza - accanto alle organizzazioni criminali tradizionalmente note - di un altro gruppo mafioso: quello cosiddetto stiddaro. Tuttavia, nessuna prova concreta era stata raccolta a carico dei soggetti appartenenti a questo gruppo, tale almeno da permettere di formulare accuse precise in merito agli omicidi ai quali si è fatto cenno. È solo con l’avvento della stagione dei collaboranti, nell’anno 1992, che si avrà modo di fare luce completa su quei delitti. Così, dapprima, i collaboranti Gioacchino Schembri e Leonardo Messina permisero di aprire una prima breccia nella coltre omertosa che già aveva avvolto le vicende in questione; quindi, Giuseppe Croce Benvenuto, Orazio Vella, Giovanni Calafato, Salvatore Riggio, Giuseppe Ingaglio consentirono – con le loro dichiarazioni – di risalire con esattezza alle modalità, agli autori, ai moventi degli omicidi in epigrafe menzionati e di moltissimi altri (per esempio, quelli in pregiudizio di Salvatore Gioia, di Luigi Cino etc., in relazione ai quali si è già pervenuti a pronunce definitive di colpevolezza). Le dichiarazioni dei collaboranti venivano confluite in ordinanze che scardinavano fino alle sue profonde radici le cose di Cosa nostra e della Stidda. Negli anni 90 varie operazioni di servizio permetteranno di assicurare alla giustizia numerosi soggetti appartenenti ad entrambi gli schieramenti mafiosi. Palma di Montechiaro, ancora oggi, risente di tali eventi criminosi che hanno insanguinato le strade del paese del Gattopardo. Le ferite sono cosi profonde che difficilmente saranno risanate. La popolazione anche oggi teme un altro periodo del terrore un’altra guerra per il dominio e la supremazia del territorio ed il controllo degli affari illeciti. N. 25 • Sabato 21 giugno 2014 Dalla parte dei cittadini Pagina 4 Girgenti acque ed il problema della trasparenza T utte le autorità preposte a garanzia della corretta gestione dei servizi, e tra queste l’Autorità per l’energia elettrica ed il gas che ormai presiede anche al controllo sulle attività dei gestori del servizio idrico, raccomandano e vigilano sulla trasparenza dei comportamenti da intrattenere con gli utenti. La trasparenza, infatti, consente di impostare un rapporto corretto all’interno del quale i pagamenti reclamati dal gestore sono supportati da una chiara esposizione delle somme richieste e da una comunicazione intellegibile che non dia adito ad equivoci e sia facilmente comprensibile. Orbene, queste caratteristiche di trasparenza non sembrano ispirare l’organizzazione di Girgenti Acque Spa che continua a mantenere un rapporto di impenetrabilità rispetto alle richieste dell’utenza (escludendo ovviamente l’ordinaria gestione presso gli sportelli) e invia comunicazioni farraginose e contabilmente incomprensibili. Per uscire fuori dal vago elenchiamo di seguito alcune situazioni di scarsa trasparenza: Le nuove fatture trimestrali Sono molto confusionarie, la suddivisione dei vari costi tra acquedotto 1 e acquedotto ante ripartizioni , depurazione e fognatura 1 e ante ripartizione, componente acquedotto UI1, rimborsi e restituzioni non esplicitate, mora incomprensibile , calcolo dei consumi su proiezioni annuali, hanno lo stesso effetto della “supercazzola”, sconvolgono la mente dell’utente e lo portano a pagare anche senza avere la piena consapevolezza di cosa stia effettivamente pagando; I ricalcoli crittografati Questa è un’altra perla nel mare delle comunicazioni di Girgenti Acque e si può sperimentare allorquando l’utente accorgendosi di un errore nei pagamenti reclamati dalla società chiede il ricalcolo con l’eventuale restituzione dei maggiori importi pagati. Alcuni esempi pratici delle relative comunicazioni in codice : Un utente chiede ed ottiene il ricalcolo dei consumi e delle relative bollette poiché era stato gravato da fatture emesse su consumi presuntivi e tali consumi alla verifica effettuata da Girgenti Acque, utilizzando due letture certe successive, si erano rivelati notevolmente maggiori rispetto alla media giornaliera attribuibile all’utenza. Girgenti Acque a verifica effettuata, accogliendo il reclamo, emette due bollette ad importo zero e l’utente, cercando di capire quale era la nuova posizione debi- Se Angelino Alfano dimentica la presunzione d’innocenza C di Nello Hamel toria alla luce del ricalcolo, effettuando una ricerca sullo “sportello on line” della società, scopre che le 6 bollette risultano regolarmente in vita mentre per le due nuove bollette con importo zero viene indicata una tipologia di pagamento “addebito partita varia” assolutamente incomprensibile per un comune mortale. Mora interessi e penale per ritardato pagamento Si tratta di una fattura di 70,20 euro di cui 48,88 relativi a mora interessi e penale per ritardato pagamento. La discrimina di questa cifra è la seguente: 5 numeri 4,00-3,75-3,754,00-3,75, un numero 6,00, un altro numero 549,64 ripetuto 5 volte, un altro numero 43,99, sei numeri che sembrerebbero un risultato finale scaturente dai precedenti 0,84-32,983,04-6,77-3,61-0,21 una voce addebiti/accrediti diversi di 47,45 che con l’incremento dello 0,70-0,74 e meno 0,01 porta al totale della mora addebitata di euro 48,88 ?????????????? Sostituzione contatori senza preavviso Spesso Girgenti Acque Spa procede alla sostituzione dei contatori senza chiedere l’intervento del titolare dell’utenza e, pertanto, viene rilevato il consumo al momen- to della rimozione senza contraddittorio. Tale circostanza annulla la fiscalità del misuratore e rende inutilizzabili i dati rilevati, ma nonostante tutto Girgenti acque utilizza tali dati i per addebitare consumi della cui effettività non esiste più certezza. Questi sono solo alcuni degli aspetti che appannano la trasparenza nel rapporto con Girgenti Acque spa, la casistica potrebbe ancora essere ampliata analizzando gli aspetti più operativi del servizio, l’informativa fornita all’utente sugli interventi tecnici, la possibilità di accedere facilmente ai rilievi fotografici, i tempi di emissione delle fatturazioni, i tempi di riscontro alla richieste scritte ed altre decine di problematiche sulle quali ci attarderemo prossimamente. Appare, comunque, evidente che nella gestione di Girgenti Acque Spa molte cose non funzionano come dovrebbero ed è altrettanto evidente che i controlli esercitati ancora non sono adeguati e lo stesso Ato idrico, nonostante gli interventi concreti dell’attuale commissario straordinario, deve ancora completare la sua azione di controllo per garantire il pieno e totale rispetto dei diritti dell’utente che devono essere speculari ai doveri reclamati dal gestore. Per ulteriori informazioni e tutela dei diritti potete rivolgervi al “Centro Servizi al Cittadino” via Manzoni 17 Agrigento tel/fax 0922-664763 - 335 5251927. Dalla parte degli infedeli La mafia vista con gli occhi di una saggista intelligente È di Enzo Alessi onta ancora il processo, ci indagati, anche lui ministro quello vero che si celebra degli interni in carica ed ex nelle aule giudiziarie? Ed guardasigilli, sembra ora aver dell’aprile di quest’anno l’ultima fatica e poi la mafia del dopoguerra, i patti, anche alla esistono ancora lo stato di dirit- dimenticato i principi sacrosanti letteraria di Adalgisa Biondi “I figli della luce del sole, tra americani, siciliani e mafiosi che to e la presunzione d’innocenza? dello stato di diritto. terra dei ciclopi”, ovvero inchiesta atipi- ebbero posti di potere. Nell’approfondimento, la Un libro di Maurizio Tortorella, Ha detto, più o meno, che l’asca sulla mafia, Edizioni “Eventualmente” di Biondi ricorda Sciascia, la polemica sull’antimafia pubblicato nel 2011, “La gogna. sassino di Yara è stato arrestato. Nicola Rampin, Comiso (Viola del pensiero - e non esita a scrivere: “In Sicilia, se si vuole comCome i processi mediatici e di E gli si è riversata addosso la battere veramente la mafia, è meglio essere un po’ collana saggi). bufera politica (e piazza hanno ucciNella sua nota introduttiva, l’autrice scrive: anticonformisti, un po’ scettici, un po’ maleducati, giornalistica, so il garantismo in “Quest’isola al centro della confluenza della storia un po’ rissosi e indubbiamente intransigenti”. soprattutto). Al Italia”, ci aiuta a (così la definiva egregiamente Giuseppe Fava), Lo condivido; solo così si può andare da siciliani a punto da farlo capire la storia giunon mi appare per nulla retrograda come la si testa alta contro la mafia, specialmente quella dei ritenere (da qualdiziaria degli ultimi colletti bianchi. Ripeto, il libro della persa, o come la si dispregia, al nord. cuno) inadeguato vent’anni. E anche Biondi va letto e troverete un percorso La Sicilia mi pare, molto più sempliceal ruolo. Al punto recentissimi fatti di grande spessore intellettuale. Ho mente, cristallizzata nella propria posidi far sussurrare come l’arresto di anche ritrovato citazioni di persone che zione di “sicilianità”. Nella sua intro(a qualche altro) Giuseppe Bossetti, amo (don Ciotti, Giuseppe Fava, duzione, Adalgisa Biondi, con calma, una sua prossima accusato del delitto Sciascia). E la parte finale, proprio nel ma senza mezzi termini, accende una sostituzione con di Yara Gambiricordo di Pippo Fava, mi ha commosserrata discussione sulla mafiosità che Minniti. Al punto rasio. Vi è riportato so. Adalgisa Biondi, quel terribile giorsi può trovare ovunque, anche nel da far preannunun brano dell’inno dell’uccisione di Fava era a mondo della scuola. Una analisi acuta, ciare al M5S una tervista rilasciata da Angelino Alfano Catania; chi scrive era ad Agrigento profonda, che bisogna leggere per capiFrancesco Saverio Borrelli al mozione di sfiducia nei suoi ad una manifestazione culturale assiere fino in fondo il valore culturale e di giornalista di Repubblica riguardi. Ad Alfano viene rimme ad Andrea Camilleri. Alla notizia pensiero di questa scrittrice, saggista, Bernardo Valli durante la sta- proverata la fretta con cui ha poetessa che da diverso tempo in Agrigento è uno ci appartammo in un corridoio dell’albergo e le gione di Tangentopoli. Era stato annunciato l’arresto di Bossetti. dei riferimenti culturali più consistenti per saggez- nostre lacrime sgorgarono in silenzio. “Questi chiesto al Procuratore di Una fretta che, secondo la za ma anche per coraggio ideale. La dedica inizia- infami, disse Camilleri, hanno imparato a leggeMilano: ”Lei vuol dire che con le Procura di Bergamo, ha rischiale è già tutto un programma: “A Giovanni Falcone re”. Conclude Adalgisa Biondi ricordando che indagini preliminari il grande to di far saltare la riuscita dele a tutti gli altri... troppi. A Giuseppe Fava, sem- Falcone e Borsellino la mafia la vedevano. Una processo pubblico è già avvenu- l’operazione. Ma non è solo quepre. A mia figlia Elena, che giacché siciliana, visione lucida che li portò alla morte. Perché miseto?”. E lui rispose: ”Sì, è già sto il problema. In un paese libepossa farsi una propria, libera idea sulla mafia”. ro in evidenza che i mafiosi più che per l’onore” si avvenuto“. Quindi – insistette il rale dovremmo indignarci anche Nella prima parte del libro (l’inchiesta) c’è una muovevano per soldi. Era gente laida e senza giornalista – la sentenza è una perché il “mostro” presunto ricerca storica attenta che parte dalla mentalità onore. Venivano sconvolti i falsi miti dell’onorata cosa quasi secondaria, mentre viene sbattuto in prima pagina; greca, poi si passa alla mafia tragica e ridicola, si società. Ottimo lavoro quello della Biondi che “l’operazione bucato” è già lì“? e già ritenuto tale senza un proparla del prefetto Mori e del suo allontanamento torna in prima fila dimostrando ancora una volta la “ È già lì, in parte è già fatto cesso, neppure preliminare. quando decise di dare il colpo di grazia alla mafia sua versatilità e la vasta dimensione culturale. Gaetano Cellura confermò il procuratore. “L’operazione bucato” è già fatta. La sentenza, una volta arrivata, avrebbe riguardato soltanto la procedura, il diritto, la giustizia propriamente detta. Era una diagnosi dei tempi n passo in avanti ria del Ddl in ‘sala d’Ercole’, “finalmen- come anche la nuovi o una teoria quella che verso lo sviluppo te la Sicilia si allinea ad altre regioni tutela/riscoperta della memoria collettiBorrelli annunciava? Una teoria territoriale del- all’avanguardia nella valorizzazione del va del patrimonio che costituisce l’identisecondo la quale contano solo le l’isola. Così potremmo territorio e delle tradizioni storico-cultu- tà di una popolazione, la valorizzazione in indagini preliminari, le tesi deldefinire l’approvazione rali, e di concerto con le comunità locali chiave turistica delle risorse naturalistil’accusa che schiacciano gli all’Ars, ad unanimità, potrà promuovere un nuovo modello che, la proposta di un’offerta culturale indagati, il processo sui giornali Rogero Fiorentino del Ddl sull’istituzione museale il cui intento é quello di rafforza- coordinata e la partecipazione attiva a e in televisione? degli ecomusei in Sicilia. re il senso identitario di una comunità processi di sviluppo economico sosteniNon sappiamo se è proprio così. Ma cos’è un ecomuseo? Si tratta di una valorizzandone il patrimonio locale e lo bile del territorio. Ovviamente tutto ciò Anche se viene facile crederlo. realtà che rappresenta luoghi di documen- sviluppo turistico”. potrà avere ricadute positive non solo culCredere cioè che “l’operazione tazione storica e ambientale che esalta i L’ecomuseo tenderebbe a rafforzare il turali, ma anche turistiche, sull’ambienbucato” sia davvero il grosso del concetti di unicità e di irripetibilità dei ter- riconoscimento di quel patrimonio pre- te e perfino occupazionali con la produprocesso pubblico, e che una ritori, ponendosi tra gli strumenti più effi- sente sul territorio individuando percorsi zione e vendita di prodotti tipici, le visite volta acquisiti i materiali delcaci per contrastare la riduzione dei luoghi che uniscono - ai luoghi già noti e fre- associate alla ristorazione con menù tradil’accusa, le intercettazioni, la prova del Dna, tutto il resto – alla conformità generale. Fenomeno pre- quentati dal turismo culturale - le preesi- zionale, il pernottamento in strutture caratprocedure e sentenza, il processo sente non solo nelle periferie urbane e stenze isolate e non valorizzate, in una terizzate, l’accoglienza, l’accompagnavero cioè – diventi dettaglio. nelle frange degradate delle città. Più pre- logica di “museo diffuso” o “museo ter- mento, l’organizzazione di eventi e la Dettaglio che non interessa più a cisamente, l’ecomuseo può definirsi come ritoriale”. Non bisogna andare lontano gestione in generale. nessuno. Ma non è la fine, querealtà orientata a favorire lo sviluppo per rendersi conto che questa parola rac- Ottime opportunità che vanno sfruttate: i sta, del garantismo? Non è alla socioeconomico del territorio, attraverso chiude anche esperienze e successi di siciliani ne saranno capaci? sua fine che abbiamo assistito la valorizzazione delle dinamiche cultu- potenziamento/miglioramento come Georges Henri Rivière e Hugues De dal 1993 a oggi? rali locali, la collaborazione con il com- “Laboratorio Vallicaldi” ad Agrigento e Varine hanno definito in modo efficace le Anche Angelino Alfano ha parto turistico ed economico, l’attenzio- “Ferrovie Kaos” a Porto Empedocle, e specificità e le differenze che caratterizzadimenticato l’articolo 27 della ne all’ambiente e la promozione delle che adesso potrebbero trovare supporto no il museo rispetto all’Ecomuseo: “un Costituzione, che recita: logiche della sostenibilità. Ma la finalità anche dalla nuova legge approvata museo tradizionale espone una collezione, “L’imputato non è considerato di un ecomuseo è principalmente quella di all’Ars. un ecomuseo un patrimonio; un museo è colpevole sino alla condanna raccogliere, conservare e valorizzare la Gli elementi fondamentali che caratterizsito in un immobile, un ecomuseo nel terdefinitiva”. Anche lui, che invonostra eredità fatta di storia, persone, luo- zano gli ecomusei sono infatti lo studio, ritorio; un museo si rivolge a un pubblico, cava sempre la presunzione ghi, tradizioni, arti e mestieri. la ricerca e la diffusione delle tematiche un ecomuseo a una popolazione”. d’innocenza per gli amici politiPer Concetta Raia del Pd, prima firmata- naturalistiche storiche, sociali e locali; Rogero Fiorentino Ecomusei: passo avanti per lo sviluppo della Sicilia U L’avv. (?) Pepè Arnone ora si esibisce in altre città G entile direttore, il presidente del Comitato, da tempo non segue più i notiziari di Teleacras salvo in presenza di eventi eccezionali come la sentenza di condanna che ha costretto il sindaco Zambuto a rassegnare le dimissioni. Totò Patti Per l’occasione è venuto a conoscenza che l’avv. Pepè Arnone in data 11 giugno si è recato a Catania per distribuire un suo volantino diffuso dal sito “Iene Sicule”, dal titolo “Antimafia e legalità catanese: fermi tutti! Arriva l’Avv. Giuseppe Arnone”. Detto volantino è stato inserito anche su internet per cui il presidente del Comitato, incuriosito, ha estratto una copia integrale per avere maggiore contezza del contenuto. Si è appreso che l’Arnone avrebbe effettuato una sobria manifestazione dinanzi al Palazzo di giustizia di Catania in occasione della iniziativa in materia di tutela del territorio e contrasto con la criminalità organizzata nella quale, tra i relatori, risultavano i magistrati Ignazio Fonzo, procuratore aggiunto della repubblica di Agrigento e Giuseppe Gennaro della Procutore aggiunto della Repubblica di Catania. In realtà, Arnone, che ha avuto negato il permesso di manifestare, ed è stato tenuto a debita distanza dal Palazzo di giustizia, trovando solitario spazio mediatico solo sul sito catanese. Evidentemente l’Arnone, preso atto della sia fine politica, morale e professionale in Agrigento città ove il suo consenso è pari allo zero assoluto ha preferito trasferire le sue iniziative in altre città nella speranza di trovare qualche povero disperato di turno ad ascoltare le sue litanie. Il presidente del Comitato non si meraviglia più delle bravate di questo individuo che per interessi personali è arrivato financo a negare il suo passato e le sue false battaglie in favore di una presunta legalità. Così l’avv. Pepè Arnone, nella veste di difensore della ex soprintendente di Agrigento in un processo su irregolarità edilizie nel comune di Lampedusa, pretendeva che il Comune di Lampedusa non si costituisse parte civile nei confronti di tutti Peppe Arnone imputati del processo per abusi edilizi. Pretendeva altresì, che non venisse affidato alcun incarico all’avv. Ciancimino, legale storico di Legambiente. Questa ignobile e balorda pretesa dell’avv. Pepè Arnone è stata aspramente criticata dal sindaco di Lampedusa nonché dal Comitato Regionale di Legambiente che ha deciso di revocare ad Arnone tutti gli incarichi che lo stesso aveva avuto affidati proprio dall’associazione ambientalista. Fontana e Nicolini hanno mandato Arnone (esponente storico del movimento ambientalista) a quel paese nella peggiore delle maniere attraverso un comunicato stampa che descrive il vero volto di questo personaggio. Allora non ci deve meravigliare se Pepè senza provare vergogna si sia recato a Catania a distribuire volantini contenenti accuse del tutto ridicole nei confronti del procuratore Gennaro e dell’aggiunto procuratore Fonzo nella speranza di suscitare una loro reazione. Fonzo e Gennaro rappresentano le istituzioni, Arnone rappresenta il nulla e per prassi consolidata al nulla non si risponde. Grazie dell’ospitalità. AVV. SALVATORE PATTI PRESIDENTE DEL COMITATO TRASPARENZA E LEGALITA’ UN LIBRO UNA STORIA Noir per il Monsignore di A. Paloscia “I l passato è una pietra inamovibile, eterna come l’odio di Dio”. Una città, una periferia straziata dall’edilizia moderna, infestata da una banda di predatori del sesso: politici, Letizia Bilella imprenditori, preti, ragazzi di famiglie ricche. L’accoglienza di una chiesa aggrega tutte queste sembianze posticce. I figli dei Rom e degli immigrati sono i fiori calpestati nel fango della perversione. Un’ispettrice di polizia ingaggia una solitaria lotta, per scoprire i potenti e invisibili assassini, e alla fine arriva al castello degli orrori: sparizioni inspiegabili e morti sospette condurranno l’ispettrice Sara Scacchi a indagare su questo gruppo di “intoccabili”, scoprendo che dietro l’ignobile commercio di bambini si nasconde un insospettabile monsignore. Una trama costruita con ingredienti tratti dalle cronache che ogni giorno popolano i nostro Tg. Cronache che solo la tenacia e la sete di giustizia e verità di uomini e donne come la protagonista – Sara Scacchi – possono fermare. Da leggere assolutamente, per capire e far capire. Letizia Bilella Settimanale di informazione, politica ed attualità Il Giornale di Agrigento REGISTRAZIONE TRIBUNALE DI AGRIGENTO N. 264/04 Grandangolo numero 25 del 21 giugno 2014 Società Editrice: Edizioni «Grandangolo» - Via Mazzini, 177 Agrigento - Direttore resp.: Franco Castaldo - [email protected] Amministrazione, direzione e redazione: Via Mazzini, 177 - Agrigento - Telefoni: 333 9495242 • Fax: 0922 520147 - E-mail: [email protected] • [email protected] • [email protected] - Abbonamenti: Ordinario: Euro 50,00 (48 numeri) - Sostenitore: Euro 200,00 (48 numeri) Benemerito: Euro 300,00 (48 numeri) - Versamento su C/C Banco Posta n. 21146865 ABI 07601 - CAB 16600 intestato a Francesco Castaldo - Per la pubblicità: Sabino Taormina - Tel. 338.9700079 - Stampa: Tipolitografia “Arcigraf”, Via Mazzini nn. 89/95 (Quadrivio Spinasanta) - Tel. 0922 602020 - Fax 0922 610983. Distribuzione: Agriscia srl Zona Industriale - Agrigento. 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