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Anno X - Numero 25 - Sabato 21 giugno 2014 diretto da Franco Castaldo
1,00
Il Giornale di Agrigento
www.grandangoloagrigento.it
IDENTIKIT DEL CANDIDATO SINDACO CHE NON C’È
L
e dimissioni di Marco Zambuto dalla carica di sindaco di
Agrigento costituiscono l’ennesima riprova, ove mai necessaria, dell’insipienza della classe politica (la classe dirigente ...) di questo sfortunato Paese.
La parabola del sindaco agrigentino, in primis con i suoi acrobatici
cambi di casacca che lo hanno portato da ultimo ad indossare quella
di candidato del Pd alle Europee (con scarso risultato, peraltro ...), é
il paradigma di un certo modo di fare politica tipicamente italiano.
Non contano i programmi, ma le alleanze; i tatticismi, spesso fini a sé
stessi, prevalgono sulle strategie di lungo periodo. Si naviga a vista, si
sopravvive. Nessun progetto, nessuna iniziativa. Solo
commissariale si prolungasse sine die ... Diciamo ciò
con convinzione di causa, perché ci mettiamo le mani
slogans ad effetto, ma nessun atto o fatto concreto. Le
cittá muoiono, i giovani scappano se possono, chi
nei pochi capelli rimastici al solo pensiero di chi potrà
rimane vive alla giornata. Un pianto. Adesso, dopo le
candidarsi alla massima carica cittadina. Non vediadimissioni di Zambuto (difficilmente rimpianto a
mo, infatti, alcuna personalità di spicco che possa
cagione del suo immobilismo), Palazzo dei Giganti
emergere tra i politici (?) agrigentini. Non ve ne sono
sará gestito da un commissario che governerá la città
nel Pd, a meno che il segretario regionale Raciti non
sino alle prossime elezioni, che verosimilmente si terpensi ancora a Mariella Lo Bello, già sconfitta da
ranno nella prossima primavera. Purtroppo. Si pur- Marco Zambuto
Zambuto nel 2012. Non ve ne sono in Forza Italia,
troppo, perché forse, anzi senza forse, sarebbe meglio se la gestione posto che il ras locale, l’ineffabile Gallo Afflitto il cui unico merito
politico é quello di essere la longa manus ed il successore del pregiudicato Marcello Dell’Utri, non é in grado di presentare alcun uomo
degno di questa qualifica che militi nel suo partito. Non parliamo, poi,
del partito di Alfano, che non ha più nemmeno gli occhi per piangere
e potrebbe solo ricorrere a vecchie cariatidi... Gli altri, a partire dai
5stelle, sono - ad Agrigento - meno che comprimari. Insomma, il
deserto assoluto. Ed allora, meglio un commissario di lungo periodo.
Almeno dieci anni. Forse allora Agrigento potrà sperare nell’inizio
della rinascita. Ce lo auguriamo fortemente.
Edmond Dantés, Conte di Montecristo
Guerra dentro Girgenti acque: attacco a Marco Campione
E a Palermo la ditta agrigentina esclusa da un importante appalto
E’
Pietro Arnone e Marco Campione
una storia complicata. Molto complicata.
Districarsi è un’impresa. Ma va raccontata
ed impedire che la sordina faccia il suo
effetto e che tutto sembri normalità, banalità.
Un ricorso durissimo presentato al Tribunale amministrativo per il Lazio, che non ha avuto gli esiti sperati, ha minato le fondamenta del Gruppo imprenditoriale Campione con la richiesta di revoca del provvedimento del 28 novembre 2013, emesso
dall’Autorità di vigilanza sui contratti della P.A. che
non ha applicato le misure interdittive previste dall’art. 38, comma 1 ter del D.Lgs. n. 163/ 2006, nei
confronti della Campione Industries S.p.A.. per
avere questa ultima reso dichiarazioni difformi dal
vero, come tali rilevanti ai sensi dell’art. 38, comma
1, lett. h) dello stesso D.Lgs. n. 163/ 2006, in ordine
alla sua effettiva dissociazione dalle condotte penalmente sanzionate con sentenza definitiva poste in
essere dal precedente amministratore delegato della
società. A presentarlo la ditta Civiesse s.r.l., socio
della Girgenti Acque, retta dall’imprenditore
Carmelo Salamone che ha evidenziato come la società di Via Imera fosse stata esclusa da un importante
appalto pubblico bandito dall’ospedale Civico di
Palermo (ne scriviamo ampiamente a pagina 3) per
effetto di una condanna definitiva patita dal suo
dominus, Marco Campione. A Palermo, la ditta
Campione viene estromessa da gare importanti e ad
Agrigento fa man bassa di lavori pubblici quasi fosse
l’unica ditta esistente al mondo.
Qualcosa non quadra.
E la Civiesse mette nero su bianco spiegando:
“Campione in occasione di un appalto indetto
dall’Azienda Ospedaliera Arnas “Civico-BenfratelliDi Cristina” di Palermo, si era resa responsabile di
false dichiarazioni, che inibivano l’affidamento dei
lavori suddetti. Infatti, al fine di essere ammessa a partecipare alla procedura di gara, il legale rappresentante della Campione Industries, dichiarava di essersi dissociato dalle condotte penalmente rilevanti del precedente amministratore delegato della stessa Campione
Industries - Marco Campione - definitivamente accertate dalla Corte di Cassazione con sentenza del 3
novembre 2011consumate in danno di una pubblica
amministrazione (in specie: Azienda Ospedaliera San
Giovanni Di Dio). Viceversa, la Commissione di gara
operante presso l’Arnas disponeva l’esclusione della
Campione Industries, avendo rilevato, all’esito di un
esame particolarmente approfondito, che la dissociazione della Campione Industries non solo non vi era
Cosa nostra e Stidda,
la guerra fu decisa a Riesi
Elisa Verga a pagina 3
stata, ma che la relativa dichiarazione era assolutamente fittizia. Infatti, la Campione Industries deteneva
una partecipazione di controllo pari al 70% del capitale sociale, nella Colmata s.c.r.l., della quale era amministratore delegato lo stesso Marco Campione.
Dunque, quest’ultimo, lungi dall’essere stato estromesso dalla holding Campione Industries, ne era parte
attiva e del tutto rilevante e decisiva ai fini dell’acquisizione di pubblici appalti da parte della stessa
Campione Industries, affidati, in specie, proprio dalla
Girgenti Acque. Inoltre, l’azione di responsabilità
risarcitoria asseritamente incardinata nei confronti di
Marco Campione da parte della Campione Industries,
non era mai stata nemmeno semplicemente avviata”.
Le ragioni sottese a tale esclusione venivano perciò
eccepite dalla Civiesse nei confronti della Girgenti
Acque che, tuttavia, rimaneva assolutamente inerte. A
tale “incomprensibile” atarassia, potrebbe non essere
estraneo il fatto che il soggetto chiamato a vigilare
sugli effetti impeditivi dell’affidamento dei lavori in
favore di Campione Industries, in ragione della condanna riportata da Marco Campione e della mancata
dissociazione, fosse il presidente del Consiglio
d’Amministrazione della stessa Girgenti Acque: vale a
dire Marco Campione. Viceversa, Marco Campione,
nella detta qualità di Presidente del C.d’A. della
Girgenti Acque, ha affidato alla Campione Industries
i lavori per la ristrutturazione della rete idrica di
Agrigento”.
La vicenda non è finita ed anzi merita più di un’attenzione, indipendentemente dagli esiti giudiziari.
Ciò perché la stessa vicenda racconta di un modus
operandi perlomeno discutibile che fa luce sulle dinamiche che muovono il carrozzone Girgenti acque.
Così come merita di essere raccontata nel dettaglio la
vicenda legata alla richiesta di cattura avanzata
dalla Procura di Roma (di cui non si è mai saputo
nulla, ve ne daremo conto nel prossimo numero) nei
confronti dello stesso Marco Campione per associazione mafiosa. Richiesta che è stata respinta ma che
non ha impedito di ricostruire fatti ed avvenimenti di
spessore legati ad appalti pubblici come la realizza-
zione di importanti strutture marittime a Pomezia,
Gaeta e Civitavecchia. Che poi nella medesima
richiesta di cattura compaia anche il nome di Pietro
Arnone, fratello di un noto sostenitore del gruppo
Campione, non sorprende. Ed oggi, come
Grandangolo vi ha già raccontato, l’Arnone si trova
ad essere presidente del consiglio di amministrazione di una società che gradualmente dovrebbe sostituire Girgenti acque, creata nel 2013 denominata
Hidortecne srl, (una fotocopia proprio di Girgenti
acque) controllata totalmente da Girgenti acque (100
mila euro di capitale versato) che annovera tra i soci
anche l’avvocato Diego Galluzzo e Salvatore Fanara.
Questi ultimi due sono anche consiglieri di Girgenti
acque guidata da Marco Campione.
Comune di Agrigento: i possibili scenari del dopo Zambuto Clamoroso al Cibali! Pepé é tornato
A
Carmelo Salamone con Marco Campione
distanza di una settimana dalle dimissioni di Marco Un’altra ipotesi potrebbe essere una sorta di governo di salute pubblica
Zambuto dalla carica di sindaco, è iniziato in tutti i partiti e (di larghe intese) con un candidato, una squadra ed un programma
movimenti un processo riflessione politica finalizzato all’in- ampiamente condiviso. Terza ipotesi quella di una frammentazione
dividuazione dei suoi possibili successori. Centro-sinistra, centro- delle posizioni, e quindi il solito rinvio al ballottaggio con la determidestra e movimento 5 stelle sono alla ricerca di un candidato ideale. nazione di un sindaco minoritario rispetto a tutto il corpo elettorale (nei
Intanto, al Comune si attende a breve la nomina di un commissario che ballottaggi di solito vota un terzo degli elettori), che per la gravità della
dovrà gestire l’attività amministrativa fino alla prima data utile per anda- situazione in cui è piombata la città non è all’altezza del compito e
re al voto che sarà nel maggio del 2015 tenuto conto che con legge magari, annullandosi il premio di maggioranza, avrà un Consiglio
regionale sono stati aboliti i turni elettorali autunnali.
comunale non in sintonia. Intanto un po’ tutti al di la del candidato a sinSolo con una modifica della legge, potrebbe profilarsi un voto anticipa- daco cominciano a pensare alle liste. Così è per il Centro-sinistra ma
to al mese di novembre. Un’ipotesi quest’ultima pressoché
anche per Centro-destra, per il Movimento 5 stelle ed per quanimpossibile da realizzare però, stante che per casi analoghi
ti pensano a liste civiche in attesa che si delinei meglio il quadro
non si sono fatte eccezioni ( non avrebbe senso avere approdelle candidature a sindaco. Ad esempio il gruppo dei 9 consiglieri
vato una legge). A reggere il comune adesso sarà il vice-sincomunali che fanno riferimento al deputato Riccardo Gallo che
daco Piero Luparello fin quando non si insedierà il com(rimangono nella componente) si suddividerebbe strategicamenmissario. Ritornando alle dimissioni di Zambuto, queste
te in tre gruppi consiliari che potrebbero essere propedeutici poi
erano già tenute in conto un po’ da tutti. Si sarebbe dimesso
alla formazione di 3 liste in occasione delle prossime elezioni e
in caso di elezione ad europarlamentare e molti sostengono
magari utilizzare l’eventuale premio di maggioranza per eleggere
che avrebbe lasciato comunque perché proiettato forse verso
quanti più consiglieri possibili. Altri consiglieri comunali che
altri incarichi come quello di sottosegretario. Zambuto da Andrea Cirino
erano con Zambuto si stanno invece riposizionando in altri grupparte sua alle elezioni europee ha dato un buon contributo
pi come Miccichè che dall’Udc è transitato nel Ncd di Alfano e lo
al Pd in termini di voti riportati e quindi in futuro certamente sarà pro- stesso si accingerebbe a fare il consigliere Giuseppe Messina (già
tagonista della scena politica all’interno del partito. Adesso inizia una assessore di Zambuto) che quando lasciò la lista in cui era stato eletto
fase nuova di preparazione della campagna elettorale che darà una volta per andare con Zambuto, paradossalmente sollevò una grande polemifinita, un nuovo governo cittadino. Già è iniziato il toto nomi sui possi- ca contro la dirigenza rea di essere ritornata con Alfano.
bili candidati. Grandangolo già mesi addietro li aveva resi noti (Andrea Adesso tutta la deputazione agrigentina a cominciare dal
Cirino, Alessandro Patti, Giuseppe Di Rosa ecc.). Si tratta per di più ministro Alfano è chiamata ad assumersi in quota parte le responsabilidi autocandidature di consiglieri comunali ma non di candidature frutto tà delle scelte, ma soprattutto di un impegno concreto per la città sulla
di alleanze tra partiti o movimenti. Ancora è prematuro parlare, invece, quale pende però la spada di Damocle del dissesto finanziario. Il comdi candidature forti con programmi ed alleanze chiare. La scelta dei can- missario che si insedierà dovrà verificare lo stato dei conti comunali e
didati a sindaco è certamente difficile da operare, perché tutti hanno la constatare se vi è, come hanno sostenuto tanti consiglieri comunali, una
consapevolezza di non potere sbagliare nei confronti della cittadinanza. situazione di pre-dissesto per cui si renderà necessario l’ulteriore
La responsabilità e il peso questa volta sono grandi, la città deve risor- aumento delle tasse.
gere. Possiamo immaginare a questo punto diversi scenari a comincia- Insomma una situazione difficilissima che probabilmente scoraggerà in
re da quello classico che vede gli schieramenti contrapposti tanti dal candidarsi a sindaco. Grandangolo seguirà comunque la
ovvero Centro-destra e Centro-sinistra con la novità (in questa torna- vicenda ogni settimana con approfondimenti e i consueti aggiornamenta) della presenza di un candidato dei 5 stelle quindi una corsa a tre. ti e le anticipazioni.
D
ev’essere una vita infelice, però, quella di Pepè: una
vita da cani. Vite così, o uno ce l’ha nel sangue, c’ha la
vocazione, oppure non si possono vivere. Vi pare niente la vita che fa? Fatta eccezione per i periodi di malattia,
quando é sotto cura per depressione reattiva o per tenere sotto
controllo gli spunti paranoidei, per il resto é una Via Crucis:
Palermo, Roma, Firenze, Bettola, Piacenza, Acireale, Bologna
e chi più ne ha più ne metta. Ora ha aggiunto alle sue tappe
solite anche Catania. É un “va e vieni” che comporta fatica,
stress, tensione e dispendio di energie. Ed ha dei costi bestiali.
Deve sottrarre tempo al suo lavoro di professionista che é già,
per sua confessione, “saltuario e precario”, e la situazione si
é aggravata dopo che Legambiente gli ha revocato tutti gli
incarichi professionali che gli aveva conferito. Fra poco lo
vedremo col piattino all’angolo di una strada. Aggiungi, poi,
che deve stampare volantini, magliette stampigliate, stampare
e fare affiggere manifesti, andarli a distribuire di persona (perché soldi da dare alle hostess per farli distribuire non ne ha
più) e vi renderete conto di quale impegno e di quanto lavoro
richiede. Cose così, non é che le puoi fare nei ritagli di tempo,
ci vuole una continuità di impegno. E neanche puoi pensare di
farlo così, come fosse un hobby; si tratta di cose serie che Pepé
assume con serietà: quando si mette in testa una cosa diventa
per lui una ossessione. Si dedica anima e corpo a quella “missione”. Fino a prima che fossero rese note le patologie che
hanno colpito Pepé, pensavamo che si trattasse, il suo, di un
carattere un po’ balzano, un poco picchiatello; adesso invece
sappiamo, con certificato medico alla mano, che all’origine di
queste sue ossessioni compulsive c’é una vera e propria patologia, c’é un “disturbo della personalità” che non riesce a
controllare. E, però, malattia o non malattia quando devi fare
qualcosa i costi non cambiano: che tu sia sano come un pesce,
o che tu sia malato. E così é accaduto anche in questo caso.
Era un po’ che Pepé non andava in trasferta. Per alcuni mesi
é stato a casa, buono, a curarsi la malattia. Dobbiamo dire, a
merito del suo medico curante, che con la cura che gli aveva
ALTRO ARTICOLO A PAGINA 3
dato, Pepé riusciva a tenere sotto controllo sia la depressione
reattiva, sia il disturbo di personalità con spunti paranoidei. La
cura funzionava.
Infatti era da tempo che non sbroccava così. Se ne stava tranquillo a casa, andava, si e no ( ma, più no che sì) a qualche
processo dov’era imputato, e poi stava a casa, a riposare ed a
godersi la famiglia. Ci aveva fatto perfino temere che si fosse
ritirato dalle scene, nel qual caso Grandangolo poteva chiudere i battenti e noi saremmo rimasti senza lavoro. Senza pepé
in attività la depressione economica si aggraverebbe: non
lavorerebbero più le tipografie, noi perderemmo Il nostro reddito, poco consumo di benzina perché Pepé non andrebbe più
in trasferta, le industrie di magliette deperirebbero e così via.
Adesso é ripartito alla grande. E fino a quando non lo metteranno di nuovo sotto cura, i suoi “disturbi di personalità con
spunti paranoidei” ce lo restituiscono integro, tale e quale lo
conoscevamo. Vero é che, con i tempi che corrono, i fasti di una
volta ce li possiamo scordare, ma, comunque, con Pepé nella
“pienezza” delle sue “facoltà psichiche” lo spettacolo continua. Certo, é molto ridimensionato, nessun organo di informazione si occupa più di lui, é un poco più patetico, fa “performances” più da poveracci che non le imprese dei tempi
che furono; tuttavia, pur sempre spettacolo é. Adesso é andato a Catania a contestare facendosi precedere da un orribile
comunicato stampa. Senza vergogna, Pepé ci riprova. Ci
riprova a fare ironia, con risultati catastrofici. E dire che
gliel’avevamo raccomandato di non cimentarsi più con questa materia. Ogni volta che ci prova lui, di animo così greve,
raggiungere risultati pessimi, disastrosi. C’é un che di infantile in questa sua incapacità a fare dell’ironia. Anzi, a pensarci bene converrà sottoporre, mettendolo all’ordine del
giorno di una apposita riunione del pool, il tema del perenne
tentativo di Pepé di fare ironia e l’altrettanto perenne esito
pietoso di questi suoi tentativi.
Attila
Segue a pagina 3
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“Non ci resta che vendere la Valle dei templi ed il mare”
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N. 25 • Sabato 21 giugno 2014
I
nsieme all’operazione Vallicaldi Cannameli, “MareAmico” è un’associazione che va in gol e che ottiene risultati
concreti a fronte del blaterare di tante altre
compagini politiche e amministrative.
Questo è il minimo del riconoscimento per
dovere di cronaca.
Diego Romeo
“Non vorrei toccare il tasto politico, Noi ci
occupiamo di ambientalismo e volontariato, ai politici lasciamogli la politica”.
Ma è ineludibile che la vostra azione faccia emergere l’inattendibilità di una politica e di una amministrazione che
coinvolge non solo Agrigento.
“Questo è un altro problema della politica che non riesce a fare
gol, fare politica oggi è una “diminuzione”. Noi che siamo
volontari ci spendiamo per questa città”.
Andiamo al dunque. Ricapitoliamo questi tiri in porta.
“Innanzitutto lo scorso anno noi avevamo fatto una cosa che
sembrava incredibile, l’obiettivo era che neanche più un litro di
acqua inquinata e di fogna si sversasse a mare. Sembrava una
follia non riuscire a buttare dopo anni di tonnellate di liquami
non depurati e sversati in mare, sembrava una follia. Ci siamo
riusciti. Da una settimana in condizioni normali neanche un litro
di fogna va a finire, attraverso i pennelli, in mare. Vengono trasportati al depuratore di Sant’Anna. E questa è una ottima notizia per il mare di san Leone. Ovviamente i problemi non sono
finiti e restano , ora ne parliamo, ma il problema principale del
mare di san Leone rappresentato dalle fogne sversate in mare
senza alcuna depurazione è andato a buon fine. Giova ricordare che a Ferragosto questo quantitativo arrivava a 60 litri al
secondo che veniva buttato in mare senza alcuna depurazione,
adesso non avverrà più”.
Ritorniamo a quel dannatissimo “perché una associazione
porta a compimento ciò che decide di fare e una amministrazione comunale deputata invece no”?
“Perchè la politica ha tutta una serie di lacci e lacciuoli, di collegamenti, spesso non può andare “a muso duro”, non ha il
coraggio e noi rischiamo giornalmente di affrontare questi problemi che sono l’abusivismo, l’inquinamento, e lo facciamo a
testa bassa non avendo legami con alcuno e con nessuno che ci
possa tirare per il collare e il guinzaglio. La politica quasi sempre non può farlo”.
Dopo questo vostro procedere a testa bassa chi ha messo la
testa a posto o è addivenuto a più miti consigli?
“Ormai abbiamo ogni giorno decine e decine di segnalazioni di
normali cittadini che prima soffrivano in silenzio e non avevano
fiducia in nessuno. Invece ora ci segnalano e si accorgono che
dalle loro segnalazioni si arriva alla risoluzione del problema.
Una partecipazione civile sempre in aumento”.
Cosa dice l’Arpa di voi “scapestrati”?
“Anche l’Arpa non è che ci voglia bene, abbiamo diversi amici
nelle strutture che sovrintendono al controllo e che per tanto
tempo non hanno visto ma adesso l’atteggiamento sta cam-
Intervista di Diego Romeo a Claudio Lombardo di “Mareamico”
biando in tutti i controllori. Possiamo dire che abbiamo aperto ratore che non funziona, a Montallegro il depuratore è una strutgli occhi e ora si cammina con le spalle dritte molto più di tura vuota, non ha mai funzionato e ricordiamo che le acque
di Montallegro arrivano a Torre Salsa. A Ribera ogni anno
prima”.
Quindi diciamo che la scienza accoppiata a una buona dose esplodono le fognature, sempre gestite da Girgenti acque. A
di civismo è riuscita nell’intento di migliorare questi partico- Sciacca ci hanno chiamato e abbiamo scoperto cose incredibili, sotto gli occhi della Capitaneria di Porto venivano sversati in
lari problemi?
“Si, perché cose che prima si sussurravano ora vengono dette e mare le fogne di interi quartieri senza che nessuno dicesse nulla,
tanti controlli che prima non si facevano ma non per interessi ma è successo il finimondo. A Montevago il depuratore non funzioper negligenza o superficialità , magari, ora vengono fatti bene na e le acque inquinano la foce del fiume Belice dove c’è una
riserva naturale. E’ un disastro diffuso il cui unico responsabile La stretta di mano tra Claudio Lombardo e il generale Dalzini
e con dati interessanti”.
un falò. Qui ad Agrigento c’è il non controllo e questo ha geneRiportiamo l’attenzione sull’estate e su che cosa ci viene pro- è l’ente gestore Girgenti acque”.
Ma la gente ha preso coscienza che questi amministratori rato negli anni una sorta di zona franca”.
spettato.
“Sicuramente questa estate il mare di san Leone sarà migliore. tutti devono andare a casa insieme ai loro derivati deputati? Fantastica questa nostra capacità di distruggere, da san
Lo scorso anno è stato un disastro, è successo di tutto. Perché altrimenti dovremmo parlare di una complicità o Leone, alla Sagra, all’Efebo d’oro, alla settimana
Pirandelliana, al Convegno annuale pirandelliano che come
Quest’anno dalla chiusura del pennello la situazione sicura- indifferenza diffusa e devastante.
mente migliorerà. Ancora però non si è fatto nulla per la situa- “Purtroppo come dicevo all’inizio esistono delle connessioni tra ricorderà quest’ultime create da Enzo Lauretta, “antico” ex
zione del fiume Naro dove incombe la pesantezza dell’inquina- l’ente gestore e chi amministra la cosa pubblica, direttamente o sindaco di Agrigento.
mento del depuratore del Villaggio Mosè che non funziona. indirettamente, e quindi molto spesso le amministrazioni sono “Si, Lauretta è stato l’ultimo gigante di cui possiamo portare
Rimane la pesantezza della carica batterica e in più bisogna sorde, cieche, hanno l’apparato olfattivo che non funziona, nes- memoria e se avesse vent’anni in meno potrebbe essere il giganaggiustare il tiro su gli inquinatori abusivi che si collegano alle suno di queste amministrazioni fa una battaglia te di cui ha bisogno Agrigento. Per tornare come esempio a San
contro Girgenti acque. Tocca a noi svegliare l’o- Leone siamo riusciti a sollecitare il Genio civile per un progetto
acque bianche e poi controllare queste connespinione pubblica che sta con noi perché solo noi inteso al recupero del porticciolo turistico oggi disastrato e fra
sioni acque bianche-acque nere che nel momenle attrezzature si sono rubati pure le balconate in acciaio inox,
abbiamo sollevato questo problema”.
to in cui piove il sistema va in tilt. Le prossime
Zambuto si è dimesso e nessuno, neanche l’op- il mare ha smantellato la superficie di calpestio, il fondo marino
battaglie saranno certamente sul versante della
posizione, può gioire di queste dimissioni. all’imboccatura del porto non è più agevole per le barche a vela
costruzione del depuratore del Villaggio Mosè
Diciamo che Zambuto è apparso come una vit- di grande pescaggio, questo per dire che ad Agrigento ci vuole
che è l’anello mancante per far diventare il mare
tima sacrificale di questo comune andazzo un sindaco-sceriffo”.
di san Leone un mare veramente pulito e baldella politica isolana, tanto che all’orizzonte Ritiene che Agrigento sia attrezzata o si stia attrezzando per
neabile. Infine il controllo di tutti i depuratori e
agrigentino non si vedono altre vittime e nessu- superare la prova delle prossime elezioni e della ricerca di un
abbiamo notizie che la situazione dei depuratori
no vuol fare la vittima. Grandangolo ha scritto sindaco?
in provincia di Agrigento non vada assolutamenche per sindaco di Agrigento ci vorrebbe “un “Non sono molto fiducioso neanche se venisse un commissario
te bene. Il prossimo “step” è il controllo del fundrago, un gigante”. E dei “giganti” ne sa qual- che si accorgerebbe subito del dissesto. Per salvare Agrigento
zionamento di questi depuratori”.
cosa Pirandello. Cosa possiamo dire di “dicibi- da questo punto di vista occorre che il presidente della Regione
Le vostre azioni di “salutare disturbo” Claudio Lombardo
e chi ha responsabilità politica di questa città si sieda a un tavole”?
hanno messo in evidenza che non solo san
Leone ma tutto il litorale agrigentino è sguarnito e indifeso. “Si, ci vuole un gigante e un drago che non si vede all’orizzon- lo e faccia due righe di decreto per portare la città al voto . Sarà
Necessariamente torniamo a chiederci “perché le ammini- te. Come abbiamo scritto su Facebook ci vorrebbe un sindaco- una patata bollente per il nuovo sindaco e in prospettiva mettiastrazioni non hanno agito per risolvere un problema così sceriffo. Si sono consolidate ad Agrigento ma da tanto tempo, da moci il licenziamento dei precari, il mancato pagamento dei creun ventennio delle incrostazioni che si sono arrogate dei diritti, ditori, insomma un disastro. Il nuovo sindaco dovrebbe vendere
vitale per il turismo e la salute”?
”In provincia di Agrigento come spesso ho detto abbiamo un ci sono persone che ritengono di avere acquisito dei diritti che la città, l’immagine di questa città e puntare su valle dei templi
comune denominatore del disastro ambientale che è l’ente gesto- non hanno e per farglielo capire ci vuole un sindaco-sceriffo. e mare, ogni euro che entra investirlo su mare e valle dei templi.
re, ovvero Girgenti acque. Questo ente in provincia gestisce le C’è gente che fa del commercio, cosa legittima, però non vuole In un decennio si potrebbe realizzare qualcosa di utile”.
reti fognanti e i depuratori e ha distrutto negli anni il nostro nessun controllo e i sindaci che si sono succeduti in questi anni Quindi chiudiamo in maniera sconsolata: niente all’orizzonmare. In qualsiasi posto dove andiamo ci sono difficoltà, a non hanno fatto nulla per il controllo facendo diventare cancre- te.
Licata sversamento di fanghi nel fiume Salso, a Porto ne queste incrostazioni. San Leone ne è un esempio, è la zona “La cosa più grave è che nessuno paga per i danni che si sono
Empedocle la presenza delle fogne di Ciuccafa fa imporre il dell’abusivismo totale. La dimostrazione che ad Agrigento non fatti negli anni passati. I responsabili li abbiamo con nomi e
divieto di balneazione sulla spiaggia del commissario si è controllato nulla è il giorno di Ferragosto con la sua inva- cognomi e ci laviamo con l’acqua sporca”.
Montalbano, a Realmonte un disastro , a Siculiana checché ne sione dai paesi limitrofi, invasione di spiagge, utilizzo di dema- Anzi, qualcuno si ripropone e manda avanti i parenti o i predica il sindaco il vallone Canne sta inquinando la nio pubblico per i propri bisogni anche corporali. A Eraclea stanome perché a lui viene da ridere (come dice un comico
bellissima spiaggia di Giallonardo ma anche il centro Minoa, a Montallegro, la guardia forestale e i nuclei interfor- intramontabile).
di Siculiana va malissimo. E poi Cattolica Eraclea con il depu- ze impediscono e fanno verbali persino a quelli che accendono “Si, nel toto-sindaco mettiamoci pure questo”
Ci stai o no? Clamoroso al Cibali! Pepé é tornato
C
Matteo Renzi e Beppe Grillo
osì si è rivolto Grillo a Matteo Renzi. Argomento:
la riforma istituzionale del Senato e la legge istituzionale, l’Italicum corretto, come il caffè. Certo il
caffè per ora deve essere veramente particolarmente amaro
per il grillo parlante. Prima la batosta, e che batosta, elettorale con un risultato alle europee così scarso che nessuno se
lo era proprio immaginato. Poi la nuova batosta di un disappunto generalizzato, certo non da parte dei “suoi” del
web, quelli che non si bene chi ne controlli la regolarità del
voto on-line, ma da parte dei più si, sulla infelice alleanza
fascistoide nel Parlamento europeo. Cosa che non ha fatto
altro che dimostrare quale sia il vero pensiero politico del
Vate delle cinque stelle. Poi ancora l’accordo, che sembra
chiuso, tra Renzi e Berlusconi sul nuovo Senato: non più,
come dice il Silvio, un “dopolavoro per sindaci” ma un
nuovo Senato sul quale Renzi ha trovato una nuova sponda
in Forza Italia dovendo però rinunziare a qualcosa rispetto
alla sua idea iniziale dovendo bilanciare il rapporto tra i consiglieri regionali barra senatori e i sindaci. Almeno un sindaco per regione ha tuonato Matteo, vabbè dice Silvio, ma
non necessariamente della città capoluogo di regione. E
comunque molti più consiglieri regionali. Ve li immaginate
i “nostri” siciliani? Già si fregiano del titolo di onorevole.
Alcuni di loro si potranno fregiare anche di quello di senatore. Potranno esserlo part time: un po’ l’uno, un po’ l’altro.
Un po’ onorevole, un po’ senatore. Poi però il gioco di equilibrismo più difficile: le competenze della Camera “alta”,
che però ora perde quota, eccome. Allora: il Senato avrà il
voto sulle leggi costituzionali, controllerà le legislazioni
regionali, non dovrà però legiferare nuovamente su tutte le
legge, ma solo su quelle di competenza. Non dovrà esprimersi sulla fiducia al Governo e non potrà sfiduciarlo.
Insomma una mezza camera. Così l’accordo è trovato. Se
poi si chiuderà positivamente o no lo dovremo verificare in
Commissione martedì prossimo. Vedremo. Una bella mossa
quindi quella di Matteo Renzi. Infatti Beppe si arrabbia
assai assai. Ma come si permette sto bischero ad accordarsi
con Silvio e non con me? Altra bella mossa di Matteo: dialogo con i cinque stelle si, ma ci vediamo mercoledì. Cioè
dopo la prova del nove sull’alleanza Pd-Fi sulle riforme in
commissione martedì. E Grillo risbuffa, ma insomma come
si deve fare a trovare la mossa giusta per riprendere fiato
ancora non si sa. In effetti non ne indovina una. Però è in
buona compagnia, di altri due comici: Toti e Totino. Il Toti
di FI, che esce col muso lungo dopo l’incontro tra la Boschi
e Romani, ambasciatori di Matteo e Silvio, messo da parte
non sa più bene di chi sia portavoce, forse di stesso. Tanto le
dichiarazioni le fanno Romani e Silvio stesso e le decisioni
le prende solo il secondo. Intanto in Puglia, altri musi lunghi: buio Fitto. Nel senso che Fitto è entrato in tunnel senza
luce e senza uscita. In trappola. Il Totino, anche lui all’angolo, è l’altro: il Totino che fa rima con Angelino. Unico
vincitore di questo altro round: Matteo Renzi. E’ proprio
vero che il potere logora chi non ce l’ha. Sante parole di
andreottiana memoria.
C’
Segue da pagina 1
é qualcosa di triste nel suo animo,
che gli impedisce di avvicinarsi,
anche solo di poco ad un pur modesto risultato.
Pepè apre il comunicato stampa con cui
annuncia la sua trasferta catanese così:
“Clamoroso al Cibali”. Lo sappiamo che voi
pensate che stiamo scherzando, che stiamo
inventandoci tutto, che lo facciamo per dimostrare che Pepé é ammalato ed ha bisogno di
cure immediate, ma giuriamo che é tutto vero.
Non sappiamo come fare per darvi le prove che
non stiamo inventando niente, ma giuriamo
che é tutto vero. Comprendiamo benissimo che
non essendoci più un cane che pubblichi una
sola riga dei suoi comunicati, voi non potendo
verificare le notizie che noi diamo, confrontandole con quelle che pubblicano gli altri,
siete convinti che raccontiamo panzane, ma vi
giuriamo che é tutto vero. Comincia proprio
così, con le parole con cui Nicolò Carosio apri
la radiocronaca di una partita CataniaJuventus: “clamoroso al Cibali”, che vorrebbe
essere una battuta ironica ma di cui non se ne
capisce il senso. Forse voleva preannunciare
azioni clamorose, chissà. Forse voleva lasciar
intendere che eravamo arrivati al momento di
fare sfracelli, invece abbiamo assistito a scene
sui blog che ci hanno ferito al cuore. Pepé solo,
solo come un cane, intervistato da un blog che
non vede nessuno, con un taglio lamentoso
come lamentoso era il comunicato stampa che
annunciava la trasferta. Segno che in quel
momento a prevalere nel disturbo della sua
personalità fosse la depressione reattiva. Era
tutto un lamento: “La Procura di Agrigento ha
chiesto otto anni di carcere per me...mi hanno
fatto la perquisizione alle quattro del mattino...manco a Riina ed a Provenzano...sono
l’uomo più processato d’Italia...mi caricano di
processi manco fossi Berlusconi (anzi,
Berlusconi non lo nomina, per pudore) e così
via piagnucolando. Dov’è il nostro Pepé, quello che fa di ogni processo una medaglia?
Dov’è il nostro Pepé che dice “molti nemici,
molto onore”? Dov’è il nostro Pepé che va
fiero dei suoi processi? Non lo riconosciamo
più! Dev’essere proprio forte la “depressione
reattiva” se inclina al pessimismo ed al vittimismo. Vabbé che poi aggiunge di essere stato
assolto, ma anche lui sa che è stato anche condannato per violenza, che sono in corso gli
appelli ed ancora tutto può succedere, che é
presto per cantare vittoria. Vero é che ogni
tanto muta registro, segno che a prevalere in
quel momento sono gli spunti paranoidei e
spara: “io sono il leader storico degli ambientalisti” (ahahahahah!.. scusate ci é scappata
una risata...), però il ragazzo va compreso.
Con tutte queste persecuzioni che ha subito
cosa volete, che ragioni come una persona nor-
male? Una botta oggi, una botta domani, un
avviso di garanzia oggi un altro domani, un’udienza oggi e l’altra domani, una perquisizione
oggi e l’altra domani, una sconfitta politica
oggi e l’altra domani, volete che un cristiano
ragioni sempre alla stessa maniera? Ha fatto
un’intervista ad un blog in cui, poveretto,
mostra di avere avuto dei cedimenti. Sostiene
che la procura lo perseguita. “Compresi i processi per diffamazione, sono una quarantina i
processi in cui sono imputato, manco fossi Totò
Riina o Matteo Messina
Denaro..”
aggiunge.
Dimenticando che i processi per diffamazione si
attivano su querela di
parte e che la Procura
non c’entra nulla. Del
resto a Pepé bisognerebbe
fare il conto di quante
sono le querele per diffa- Giuseppe Arnone
mazione, le cause per risarcimento danni che
ha intentato contro altri. Non saranno quarantuno, ma almeno saranno millequattrocentoquarantuno. Pepé è convinto che solo lui può
querelare. Se sono gli altri a querelare lui, allora, poverino, si mette a piagnucolare ed a gridare di essere perseguitato. Tuttavia, quelli che
gli bruciano di più sono i processi per calunnia
e per corruzione in atti giudiziari e quelli per
abusivismo nella “villona” di famiglia costrui-
ta dalla suocera “in campagna”, dice Pepé.
Omette, perché si vergogna, di dire che “la
campagna” dove la suocera ha costruita la villona, si trova in “zona B” del parco della Valle
dei templi, ed omette di dire che oltre al muretto alto “quaranta centimetri” (ma lungo ventiventicinque metri) é stata trovata nella “casetta di campagna”, anche una piscina realizzata
a quanto pare abusivamente. E sostiene che
tutto questo ben di Dio gli é piovuto addosso da
quando si é messo a fare il
Lancillotto a difesa di Re
Artù/Scidà. Da allora, dice
che gliene sono arrivate di
tutti i colori. E sfida il procuratore Fonzo a querelarlo. Furbo lui. Così se
Fonzo lo querela, entra in
uno stato di incompatibilità “ambientale”! E quando Pepé, con fare da gradasso dichiara “Se il procuratore Fonzo si ritiene diffamato, mi quereli”, il giornalista beffardo lo prende per il culo
e gli dice: “Tanto come sono quarantuno i processi, sono quarantadue”, riferendosi ai processi per diffamazione in cui Pepe é imputato.
E Pepè, facendo finta di non avere capito lo
sfottimento, dice che la sfida lui non la lancia
per strafottenza (come sono quarantuno sono
quaranradue..) ma per coraggio ( e ti pareva...). Del resto l’avete mai visto Lancillotto
che fugge? L’avete mai visto Lancillotto che
indietreggia? Vero é che ad un certo punto alla
considerazione del giornalista che gli dice “
meno male che é avvocato, altrimenti...” lui
risponde serafico: “Certo, meno male che sono
avvocato; altrimenti oggi sarei rovinato” . Ed
anche qui non capisce, o fa finta di non capire
l’ironia del giornalista. Del resto comincia col
vittimismo, ma alla fine, quando l’intervista è
finita ed a microfono già quasi chiuso, ha avuto
un rigurgito ed avendo compreso che con quel
tono lamentoso, ci aveva fatto la figura di un
cane bastonato o del leone “Ciurliddru”, spelacchiato e sdentato, di villa Giulia a Palermo,
e ricordandosi che invece deve dare di sé l’immagine di un fiero leone della savana, allora,
proprio in chiusura, quasi a microfoni spenti,
quando il giornalista gli augura “in bocca al
lupo” lui aggiunge, dimesso e senza convinzione: “Grazie. Sono in ottima forma, ed il lupo
sono in grado di poterlo far diventare un
cagnolino mansueto accanto ai due bellissimi
cani che ho a casa”. Ecco fatto, in una botta
sola Pepé ci dice che é in ottima forma, che é
pronto a domare il lupo e trasformarlo in
cagnolino mansueto e che a casa ha due cani.
Due! Non uno come sostiene il nostro direttore.
Più Pepè, che facendo una vita da cani si
aggiunge agli altri due ed in quella casa i cani
sono tre. Chissà chi li porta tutti e tre a fare la
cacca e la pipì fuori.
Attila
Le verità del Vangelo secondo Luca
D
al Vangelo secondo Luca: “Disse
loro anche una parabola: «Può forse
un cieco guidare un altro cieco? Non
cadranno tutt’e due in una buca? Il discepolo
non è da più del maestro; ma ognuno ben preparato sarà come il suo maestro. Perché
guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo
fratello, e non t’accorgi della trave che è nel
tuo? Come puoi dire al tuo fratello: Permetti
che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio, e
tu non vedi la trave che è nel tuo? Ipocrita,
togli prima la trave dal tuo occhio e allora
potrai vederci bene nel togliere la pagliuzza
dall’occhio del tuo fratello. Non c’è albero
buono che faccia frutti cattivi, né albero cattivo che faccia frutti buoni. Ogni albero infatti
si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono
fichi dalle spine, né si vendemmia uva da un
rovo. L’uomo buono trae fuori il bene dal
buon tesoro del suo cuore; l’uomo cattivo dal
suo cattivo tesoro trae fuori il male, perché la
bocca parla dalla pienezza del cuore…”.
Ora, ci perdoni Nostro Signore se siamo blasfemi, ma ad Agrigento ci sta un Tizio che è
proprio un ipocrita come quello descritto nei
Vangeli, uno che guarda la pagliuzza nell’occhio altrui e non guarda alla trave nel suo!
Questo Tizio giurgintano, infatti, è peggio
(Vangelo di Matteo) di quegli uomini così
apostrofati dal Messia: “Guai a voi, scribi e
farisei ipocriti, che pagate la decima della
menta, dell’anèto e del cumìno, e trasgredite
le prescrizioni più gravi della legge: la giustizia, la misericordia e la fedeltà. Queste cose
bisognava praticare, senza omettere quelle.
Guide cieche, che filtrate il moscerino e
ingoiate il cammello! Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pulite l’esterno del bicchiere e
del piatto mentre all’interno sono pieni di
rapina e d’intemperanza. Fariseo cieco,
pulisci prima l’interno del bicchiere, perché
anche l’esterno diventi netto! Guai a voi,
scribi e farisei ipocriti, che rassomigliate a
sepolcri imbiancati: essi all’esterno son belli
a vedersi, ma dentro sono pieni di ossa di
morti e di ogni putridume. Così anche voi
apparite giusti all’esterno davanti agli uomini, ma dentro siete pieni d’ipocrisia e d’iniquità. Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che
innalzate i sepolcri ai profeti e adornate le
tombe dei giusti, e dite: Se fossimo vissuti al
tempo dei nostri padri, non ci saremmo associati a loro per versare il sangue dei profeti; e
così testimoniate, contro voi stessi, di essere
figli degli uccisori dei profeti.”
Scribi e farisei, dunque, come rappresentanti
di una religiosità legalistica e ipocrita. E chi
c’è ad Agrigento più legalista ed ipocrita del
Tizio? Nessuno!
Questo individuo non ha alcun rispetto per la
dignità e probità degli altri, ma la pretende –
eccome ! – per sé!
Lede l’onorabilità di chicchessia non gli
aggrada, ma esige la tutela della sua!
Attacca magistrati, avvocati, politici, imprenditori, giornalisti e povericristi che non sottostanno ai suoi diktat, spesso folli e sconclusionati, e blandisce coloro che invece utilitaristicamente possono fargli comodo e fino a quando gli fanno comodo! Insomma, si tratta veramente di un personaggio di uno squallore, di
una pochezza, incommensurabili. Chissà per
quanto dovremo piangercelo ancora.
Ma le vie del Signore, si sa, sono infinite…
Erasmo da Rotterdam
Appalto ospedale Civico Palermo: ecco perché è stata esclusa la Campione Industries
Pagina 3
N. 25 • Sabato 21 giugno 2014
L
a lettera è del 12
novembre 2012.
Secca nella conclusione, articolata nella
motivazione.
La
scrive
l’Arnas
(Ospedale Civico – Di
Cristina – Benfratelli) ed
è indirizzata alla ditta
Campione Industries.
Viene comunicato l’escluMarco Campione
sione della ditta agrigentina
dalla gara d’appalto per la realizzazione di imponenti
nella struttura ospedaliera palermitana. La vicenda
potrebbe avere ripercussioni anche su fatti preminentemente agrigentini come, e non solo, ad esempio, la
gestione della società Girgenti acque, i cui riflessi
sono stati ampiamente spiegati a pagina 1.Ecco il
testo, scevro da ogni commento.
Si comunica, cosi che codesta ditta, nel corso della
seduta della procedura aperta relativa ai lavori di
ampliamento dell’area di Pronto Soccorso del
Padiglione delle Emergenze del P.O. Civico di
Palermo tenutasi in data 7/11/2012, è stata esclusa.
Le motivazioni dall’esclusione si evincono dallo stralcio del verbale di gara che di seguito si riporta:
“....Per quanto riguarda la ditta Campione
Industries, già ammessa con riserva, la commissione si esprime come segue. Premessa
1. In sede di esame dell’offerta presentata da
Campione Industries sì è riscontrato che il precedente amministratore della società - sig. Marco
Campione – con sentenza della Corte di appello di
Palermo del 21 ottobre 2010, confermata dalla Corte
di Cassazione con sentenza del 3 novembre 2011, era
stato condannato per i reati di falsità ideologica, auso
d’ufficio e truffa, commessi in danno di un’azienda
del Ssn (l’ospedale San Giovanni di Dio di
Agrigento) e consumati in occasione di un appalto di
lavori svolto presso l’Azienda stessa.
2. 1n ragione di tale evenienza, la Campione
Industries ha rappresentato, in sede di offerta che il
sig. Marco Campione si era dimesso dalla carica e
che la società aveva manifestato in relazione alle condotte penalmente rilevanti, la propria dissociazione,
dando mandato ad un proprio legale dì avviare azione
risarcitoria nei confronti dello stesso sig. Campione.
3. Nell’esame dell’offerta, la società partecipante ha
altresì evidenziato, di versare in posizione di controllo
nei confronti delle seguenti ulteriori società: New
Ctida s.r.l.; Aquemarine srl Scarl; Colmata
Palermo Scarl; Express Contact.
4. In ragione dei fatti rappresentati nell’offerta, la
Commissione di gara ha richiesto alla società partecipante di rendere ogni necessaria informazione in
ordine sia all’attività svolta dal legale incaricato di
avviare l’azione risarcitoria nei confronti del sig.
Campione; sia all’identità dei soci, degli amministratori e dei soggetti incaricati della direzione tecnica
delle società controllate. Ciò al fine di verificare 1’ef-
fettività della dissociazione rappresentata dalla società
partecipante.
5. Infatti, secondo quanto precisato dall’Avcp, “Altra
importante modifica apportata dal d.l. n. 7012011
all’art 38 consiste nella riduzione da tre anni ad un
anno del periodo rilevante, al fine della cessazione
dalle cariche. ... La norma, innovando rispetto alla
precedente disposizione, non fa più riferimento all’adozione di atti o misure dì completa dissociazione; ciò
può essere ritenuto indice della volontà del legislatore,
nell’ambito di una visione “sostanzialistica”, di separare la prova dell’intervenuta effettiva e completa dissociazione dalla formale adozione di atti e misure volti
in tal senso, con la conseguenza che la prova della dissociazione può essere liberamente desunta dagli atti
prodotti. In quest’ottica, in relazione allo specifico
caso concreto, l’avvio di un’azione risarcitoria o la
denuncia penale potrebbero non essere necessari per
la dimostrazione dell’effettiva dissociazione ma, di
contro, potrebbero non essere sufficienti qualora,
valutando altre circostanze concrete emergesse il
carattere meramente formale del comportamento dissociativo. A titolo esemplificativo, possono essere
considerati indici rivelatori dell’effettività della dissociazione le circostanze indicate nella determinazione
n. 1/2010, quindi, “l’estromissione de1 soggetto dalla
compagine sociale e/o da tutte le cariche sociali con la
prova concreta che non vi sono collaborazioni in
corso, il licenziamento ed il conseguente avvio di
un’azione risarcitoria, la denuncia penale”. (Avcp, 16
rnaggio 2012, n. 1). Riscontro della richiesta.
6.
Con nota acquisita al protocollo (della
stazione appaltante in data 30 ottobre 2012, al n°
16920, la Campione Industries ha reso le informazioni richieste, evidenziando che: a) in una delle
società partecipate, la Colmata Palermo, il sig.
Marco Campione rivestiva la carica di amministratore unico; b) il legale incaricato non aveva dato avvio
ad alcuna azione risarcitoria, poiché le condotte che
avevano dato luogo alla condanna del sig. Marco
Campione erano state commesse in epoca antecedente all’assunzione delle cariche sociali da parte
dello stesso sig. Campione e non investivano
comunque la Campione Industries; c) inoltre, richiamando al riguardo un risalente arresto del Consiglio di
Stato, le dette evenienze (vale a dire estraneità delle
condotte lesive rispetto alla società partecipante e
distanza temporale delle condotte stesse) non avrebbero reso necessaria alcuna forma di dissociazione
(Cons. Stato, sez. V, n. 6740/2007).
Valutazioni della Commissione di gara
7. Si ritiene che le deduzioni rese dalla Campione
Industries siano inidonee a dimostrare l’effettiva dissociazione della stessa dalle condotte penalmente sanzionate del sig. Marco Campione e che ciò comporti
l’esclusione dalla gara della società, alla stregua dei
seguenti motivi. 8. Va in primo luogo evidenziato che
la Campione Industries possiede una partecipazione
qualificata pari al 70% del capitale sociale della
Colmata Palermo della quale è tuttora amministrato-
re unico il sig. Marco Campione.
9. Su fattispecie pressocché identica si è espressa
l’Avcp con parere dì precontenzioso del 4 aprile 2012,
n. 57. Anche in quel caso, la fattispecie verteva, infatti su condotte commesse ben sedici anni prima
dall’Amministratore delegato di una società, ben
prima dell’assunzione presso quest’ultima. Anche in
quel caso, l’amministratore si era dimesso nel 2009. In
proposito l’Autorità ha osservato che “La prima delle
questioni sottoposte all’esame del Consiglio concerne
l’applicazione della fattispecie di cui all’art. 38 del
codice dei contratti pubblici laddove viene prevista
l’esclusione anche nei confronti dei soggetti (amministratore di società) cessati dalla carica nei tre anni
(oggi un anno) antecedenti la data di pubblicazione del
bando di gara, qualora l’impresa non dimostri che
vi sia stata completa ed effettiva dissociazione della
condotta penalmente sanzionata; l’esclusione e il
divieto (dì stipulare contratti di appalto) non operano
quando il reato è dichiarato estinto dopo la condanna
ovvero in paso di revoca della condanna medesima.
Nella specie, le condotte penalmente rilevanti poste in
essere dall’amministratore delegato della [omissis]
hanno comportato condanna con applicazione della
pena su richiesta congiunta delle parti (c.d. patteggiamento); le condanne sono risalenti nel tempo (anni
1993, 1996) oltre che antecedenti alla data di
L’ospedale civico di Palermo
assunzione dell’incarico; i fatti si riferiscono a materie
attinenti all’oggetto dell’appalto (condanne per rifiuti); l’amministratore delegato è cessato dalla carica
nell’anno 2009 per dimissioni, accettate dagli organi
sociali. Con riferimento alla ratio dell’art. 38, si osserva che questa è connessa ad un giudizio dl idoneità
morale degli imprenditori e poggia sulla presunzione
che la condotta penalmente riprovevole delle persone
fisiche che svolgono o hanno svolto di recente un
molo rilevante all’interno dell’impresa, abbia inquinato l’organizzazione aziendale. Tale presunzione è
assoluta nel caso in cui il soggetto ancora svolga un
ruolo all’interno dell’organizzazione di impresa; è
relativa. e quindi consente all’impresa di fornire la
prova contraria, nel caso in cui il soggetto sia cessato
dalla carica e non sia ancora trascorso quel lasso di
tempo che ragionevolmente consente di ritenere venu-
ta meno l’influenza negativa recata dal soggetto stesso. Nella specie, anche se è vero che le condanne sono
risalenti nel tempo, esse sono comunque rilevanti perché attengono alla violazione delle regole sui rifiuti
industriali e l’appalto riguarda proprio il servizio di
conferimento dei rifiuti. Si ritiene che, attesa la ratio
di tutelare l’amministrazione dall’inaffidabilità del
soggetto che è in ogni caso il suo interlocutore contrattuale, è del tutto irrilevante agli effetti della causa
di esclusione, che la condanna sia stata riportata dall’amministratore prima di assumere la carica (tra
tante, Cons. Stato, IV, 26 luglio 2004, n.5318).
Inoltre, sempre sulla base della ratio della disposizione in parola, il fatto che l’amministratore delegato sia
cessato dalla carica nel 2009, non esclude che fino a
quel momento egli abbia potuto esercitare una
influenza negativa. Al di là di tali considerazioni, è
vero sì che la riabilitazione o la estinzione del reato
impediscono l’operare della causa di esclusione o del
divieto di stipulazione (così si esprime la norma), ma
è pur vero che nel caso di specie la riabilitazione, ai
sensi dell’art.178 del codice penale, pur invocato, non
risulta avvenuta; quanto alla possibile estinzione del
reato, pur essendo essa effetto possibile (e mediato nel
tempo) della applicazione della pena su richiesta
delle parti, deve osservarsi come la previsione di legge
pretenda che la estinzione sia dichiarata dopo la condanna, cosa che nella fattispecie in esame non risulta
avvenuta o comunque neanche affermata dalle asserzioni di parte come tale, sicché non può pretendersene
una applicazione automatica. Infine, quanto all’esigenza che la presunzione relativa di inaffidabilità
dovrebbe essere superata a mezzo di una azione positiva di dissociazione completa ed effettiva da parte
della impresa rispetto alla condotta penalmente sanzionata, se da un lato è vero che tale dissociazione è
inconcepibile per fatti tanto risalenti da essere di gran
lunga precedenti anche alla assunzione della carica la
questione (per esempio, sarebbe non logicamente pretendibile l’iniziativa di azioni di responsabilità nei
confronti dell’amministratore cessato per fatti addirittura antecedenti anche alla carica sicché, in modo
meno rigoroso si è ritenuto che in tali ipotesi la dissociazione non potrebbe andare oltre una generica riprovazione delle condotte illecite; così Cons. Stato, V,
28 dicembre 2007, n.6740), dall’altro lato non può
non rilevarsi, che la semplice preso d’atto delle
dimissioni non può certo ritenersi comportamento
idoneo a superare il giudizio presuntivo di inaffidabilità che la legge ha voluto affermare. Sotto tale
profilo, va ribadito quanto già ritenuto da questa
Autorità nella deliberazione 31 marzo 2004, n. 52,
laddove si è considerata insufficiente la semplice
cessazione dalla carica sociale per dimissioni o
per allontanamento, richiedendosi concreti comportamenti dell’impresa, indicativi di una reale
presa di distanza dal precedente amministratore
(così, ex plurimis, Cons. Stato, V, 11 settembre
2007, n.4804). Pertanto, l’esclusione nei confronti
della concorrente [omissis] deve ritenersi conforme
alla normativa in materia e, in particolare, all’a1t.
38 del codice dei contratti pubblici”.
10. Anche nel caso considerato vi è, peraltro, un’identità oggettiva fra l’appalto oggetto della presente gara e
quello in relazione al quale il sig. Campione verme
condannato. In entrambi i casi si tratta infatti di appalto di lavori nell’ambito di una gara bandita da un’azienda del Ssn, qual è anche l’odierna stazione appaltante, e per il medesimo servizio sanitario regionale.
11. È pur vero che la Campione Industries ha manifestato la propria volontà di dissociazione, ma non si
ritiene integrato il requisito dell’effettività, di cui
alla determinazione n. l/2012.
12. In disparte il mancato avvio dell’azione risarcitoria,
per ragioni la cui valutazione è estranea alla commissione, ma che ictu oculi, sarebbero meritevoli di ogni
approfondimento sia in ordine ai tempi in cui è stato
reso il relativo parere, formalizzato solo in esito alle
richieste dell’Amministrazione. sia in ordine all’impossibilità di promuovere un’azione di responsabilità
ex art. 2043 cod. civ., vi è comunque una palese carenza degli indicatori cui l’Avcp ha correlato l’effettività
della dissociazione. Infatti. secondo l’Autorità, una tale
dissociazione sussiste quando via sia “la prova concreta che non vi sono collaborazioni in corso”. Al contrario, nel caso considerato, vi è la prova che una tale
collaborazione vi sia, atteso che il sig. Campione ha
rivestito e riveste la carica. di amministratore delegato
di una de1le controllate (come si è detto la Colmata
Palermo) in cui la quota di capitale sociale posseduta
dalla Campione. Industries - il 70% - è tale che ben
avrebbe potuto risolvere, se effettivamente avesse
voluto dissociarsi, il rapporto con il sig. Campione. Il
fatto che ciò non sia accaduto non consente di ritenere effettiva la dissociazione. anche in considerazione
dell’intima contraddittorietà che emerge fra l’avvio di
un’adombrata azione risarcitoria e la permanenza
nella carica di amministratore delegato di una controllata ciel soggetto nei confronti del quale. Si
intenda promuovere l’azione stessa. Infine, la natura del reato (640 bis cod .pen.) ne rende palese l’incidenza nei termini prescritti dall’art. 38 sulla
moralità, anche in considerazione della già evidenziata identità soggettiva fra le stazioni appaltanti ed
oggettiva, sulla natura dell’appalto. Per tutti gli
esposti motivi, l’offerta della Campione
Industries è esclusa....”
Fu decisa a Riesi la guerra tra Stidda e Cosa nostra: una scia infinita di omicidi
C
ontinua la narrazione trada Birringiolo (tra Butera e Riesi), secondo le
di Grandangolo della rivelazioni dei collaboratori di giustizia, partecipastoria
agrigentina rono (tra gli altri) gli esponenti di Canicattì e di
dagli anni 80 al 2014, con l’a- Palma di Montechiaro (rappresentati da Giovanni
nalisi degli eventi criminali Avarello), quelli di Porto Empedocle (rappresentaverificatesi in tale periodo.
ti da Giuseppe Grassonelli e da Giuseppe
In questo capitolo continuiamo Pullara) e quelli di Gela (rappresentati da Aurelio
ad esaminare lo scenario di Cavallo e da Orazio Paolello). Tale incontro era
Palma di Montechiaro dove, finalizzato a stabilire le linee direttrici dell’azione da
Elisa Verga
più che in ogni altra parte, era condurre contro Cosa Nostra e l’oggetto dell’alpresente un forte organico di stiddari nonché di leanza nonché a scegliere i capi delle famiglie
uomini d’onore appartenenti a Cosa nostra.
mafiose tradizionali che avrebbero dovuto essere
Mentre in provincia di Palermo e in provincia di eliminati. In quell’occasione, venne quindi compilaTrapani (ma anche nella parte più occidentale del- ta una vera e propria lista di proscrizione che aveva
l’agrigentino) Cosa Nostra aveva sempre mantenu- come principale obiettivo Giuseppe Di Caro, il
to un monopolio assoluto e spietato delle attività cri- rappresentante provinciale di Agrigento e, via via, a
minali, in molti centri delle province di Agrigento e seguire, i capi delle altre famiglie. La campagna di
di
Caltanissetta, non solo a Palma di sterminio programmata ebbe poi puntuale e sinergiMontechiaro e Canicattì, il potere delle
ca attuazione provocando un profondo
famiglie mafiose tradizionali era entrato in
mutamento geopolitico dell’assetto mafiograve crisi nella seconda metà degli anni
so agrigentino, fino ad allora statico e conottanta, a opera di fuoriusciti (“stidde”,
servatore. E tale guerra terminò solo a parespressione dialettale che sta per “schegtire dal 1992, grazie ai primi successi invege”, “faville”) e di folti gruppi di giovani
stigativi delle forze dell’ordine e, sopratcriminali rampanti.
tutto, grazie alla collaborazione con la giuNella seconda metà degli anni ottanta,
stizia intrapresa da soggetti già appartequindi, in molti paesi dell’agrigentino e del
nenti alle contrapposte organizzazioni
nisseno, giovani criminali (fino ad allora Giuseppe Barba mafiose (confederazione stiddara e Cosa
tollerati o strumentalizzati dai capi delle traNostra). Così, in provincia di Agrigento,
dizionali famiglie mafiose) ed elementi fuoriusciti solo tra il biennio 1990/1991, in esecuzione dell’alda Cosa Nostra avevano avviato un’asperrima leanza stretta nel novembre del 1990 nelle campacampagna di sterminio, nei confronti degli uomini gne di Butera, vennero commessi i seguenti omicidi Cosa Nostra, finalizzata non tanto alla elimina- di: 16 giugno 1990: intorno alle 20.35 , all’interno
zione di tale organizzazione mafiosa, quanto piutto- del suo negozio di autovetture usate sito nella via De
sto alla conquista del predominio all’interno della Gasperi di Canicattì, venne assassinato Amedeo
stessa – dopo averne soppresso tutti i capi ricono- Corrao. L’omicidio fu eseguito da tre giovani travisciuti – rilanciandone il potere criminale, come sati con calzamaglie di colore scuro, che, armati di
emerge anche dalla lettura della sentenza relativa pistola, avevano fatto irruzione nell’autosalone e
alla cosiddetta “prima strage di Racalmuto” (con- che, dopo avere immobilizzato le persone presenti
sumata il 23 luglio 1991).
nel locale (Salvatore Vella, Calogero Orlando e
Fino alla fine degli anni ottanta, i “paracchi” furono Salvatore Rinallo), sottraendo loro i portafogli, e
sostanzialmente autoreferenziali, agendo disgiunta- dopo avere cominciato a rovistare l’ufficio del
mente ciascuno sul proprio territorio e con limitate Corrao, esplosero contro la vittima alcuni colpi di
azioni congiunte di singoli componenti dei medesi- pistola calibro 7.65. Dopo
mi finalizzate a obbiettivi perlopiù limitati (rapine, avere ucciso il Corrao, gli
etc.) ma (come è stato ormai giudizialmente accer- assassini si allontanarono dal
tato), sul finire del 1990, quindi poco dopo l’assas- locale a bordo di un’autovetsinio del giudice Rosario Livatino, uno storico tura Fiat Uno. 4 luglio 1990:
incontro tra i capi dei vari “paracchi” agrigentini e A Porto Empedocle, venne
nisseni sancì l’alleanza tra le diverse “stidde” e servì consumata quella che viene
a stabilire le linee direttrici dell’azione da condurre comunemente indicata come
contro Cosa Nostra, nonché a selezionare i capi la “seconda strage di Porto
delle famiglie mafiose tradizionali che avrebbero Empedocle”, nel corso della Pietro Allegro
poi dovuto essere eliminati. Promotore e organizza- quale morirono Sergio
tore di quello storico incontro tra i componenti delle Vecchia, Giuseppe Marnalo e Stefano Volpe. 8
varie cosche stiddare fu Salvatore Riggio (già settembre 1990: All’interno della trattoria “della
appartenente alla famiglia di Riesi di Cosa Nostra Pace” sita a Canicattì in via Capitano Ippolito n°
e poi in lotta con Giuseppe Madonia rappresentan- 132, verso le ore 15.15, due sicari, travisati con
te provinciale di quella organizzazione).
casco da motociclista e vestiti con tute di colore
A tale riunione, avvenuta in un suo podere in con- rosso, hanno assassinato Rosario Coniglio. In par-
ticolare, uno di loro era entrato nella trattoria, all’in- Agrigento a fare visita al loro congiunto Antonio
terno della quale si trovava Coniglio, in compagnia Gallea, che era lì detenuto. Nell’occasione rimasedel padre e di altri quattro avventori, e, dopo avere ro feriti anche la donna e il bambino. 12 aprile
ispezionato il locale tenendo le mani in tasca. 1991: intorno le ore 17.45, a Campobello di Licata
Quindi, alla vista della vittima designata, estrasse venne consumato l’omicidio di Giovanni Barba.
dalla tasca una pistola calibro 7.65 sparando diversi 25 aprile 1991: Verso le ore 20.30, all’interno della
colpi, due dei quali la colpirono al torace. trattoria “Vittoria” di Campobello di Licata,
L’assassino fuggì, quindi, repentinamente e, appena venne ucciso a colpi di rivoltella calibro 38
uscito dal locale, salì a bordo di una moto, sulla Gandolfo Smiraglia. 7 maggio 1991: Alle ore
quale lo attendeva il complice. Coniglio
12.15, a Porto Empedocle, due individui
venne portato con urgenza all’ospedale di
a viso scoperto, armati di pistola calibro 9
Canicattì, dove spirò cinque minuti dopo
e di revolver calibro 45, uccisero
il ricovero.
Salvatore Albanese, noto esponente
21 settembre 1990: Mentre percorreva la
mafioso soprannominato “u cippu”, e
strada statale che da Canicattì conduce ad
Antonio Iacolino, che si trovava occasioAgrigento, venne assassinato il giudice
nalmente in sua compagnia. Nella circoRosario Livatino. 26 gennaio 1991:
stanza rimase casualmente ferita a una
Venne ucciso, nei pressi di una casa rurale
gamba Giuseppina Baio. 8 maggio
di sua proprietà, ubicata a Racalmuto, con
1991: A Favara venne assassinato a colpi
colpi esplosi con un fucile calibro 12, Salvatore Albanese di pistola Gioacchino Capodici. 24 giuAlfano Burruano Alfonso. 16 febbraio
gno 1991: A Campobello di Licata ven1991: Verso le ore 17.00, all’interno della macelle- nero uccisi, colpiti da numerosi colpi di pistola caliria gestita da Gioacchino Marasà Lo Giudice, sita bro 9 parabellum, Vincenzo Falsone e suo figlio
a Canicattì in via Domenico Cirillo nr. 65, venne Angelo (rispettivamente padre e fratello di
assassinato Giuseppe Di Caro. L’omicidio venne Giuseppe Falsone divenuto poi capo provinciale di
commesso da due giovani che, parzialmente travi- Cosa nostra.) 26 giugno 1991: Nel corso di una
sati da sciarpe, avevano esploso diversi colpi di tentata rapina a un furgone portavalori in prossimità
rivoltella contro il Di Caro, che si trovava all’inter- di Favara, rimase ucciso il metronotte Giuseppe
no della macelleria: dapprima, facendo fuoco dal- Salvatori. 23 luglio 1991: Alle ore 21.30, nella
l’esterno del locale attraverso il vetro che costituiva Piazza Umberto di Racalmuto, vennero assassinala porta d’ingresso, e, quindi, dopo essere entrati ti con numerosi colpi di pistola calibro 9, Luigi
nell’esercizio commerciale, sparando ancora contro Cino, Diego Di Gati, Salvatore Gagliardo e
la vittima che veniva raggiunta da otto colpi di Mustaphà Bizguirne. 6 agosto 1991: Quella sera,
pistola 357 magnum Smith&Wesson. Dopo avere verso le ore 21.30, all’interno di un autosalone di
portato a termine la loro missione di morte, i sicari Canicattì, venne assassinato Gioacchino
si erano allontanati con calma dal locale, salendo a
bordo di una Lancia Thema parcheggiata a non
molta distanza. 9 marzo 1991: A Racalmuto, nei
pressi dell’officina meccanica ove lavorava, veniva
ucciso a colpi di fucile calibro 12, Alfonso Sole. 11
marzo 1991: A Canicattì dei killer tentarono di
uccidere Calogero Di Caro, nipote di Giuseppe Di
Caro. Nell’occasione rimasero feriti sia Di Caro
che uno dei suoi aggressori. 20 marzo 1991: Alle
ore 19.30 circa, venne commesso l’omicidio di
Pietro Allegro, figlio di Rosario Allegro che era
Gli omicidi di Rosario Allegro e Traspadano Anzalone
stato ammazzato l’1 novembre 1989. Il delitto
venne eseguito da sicari che avevano esploso contro Canicattì, inteso “Ficarra”. Il delitto venne eseguila vittima due colpi di fucile da caccia, caricato a to da un giovane di circa trent’anni che, dopo essepallettoni, mentre questa si trovava alla guida della re entrato nel locale con il volto scoperto, aveva
sua autovettura (una Mercedes 2500), che aveva esploso contro la vittima diversi colpi di pistola
appena arrestato accanto al marciapiede destro, in uccidendola.
prossimità del civico nr. 13 della via Nobel di 28 agosto 1991: Intorno alle 6.30, venne ucciso, a
Palma di Montechiaro. 30 marzo 1991: la matti- colpi di fucile a pompa calibro 12 e di pistola calina, nella via S. Vito di Agrigento, vennero uccisi a bro 9, Salvatore Gioia. 1 settembre 1991: I carabicolpi di pistola calibro 38 i fratelli Giovanni e nieri arrestarono Gaspare Marazzotta, Salvatore
Bruno Maurizio Gallea, che, a bordo della loro Schembri, Antonio Paolello, Calogero Riggio,
autovettura (un’Alfa Romeo “75”), si stavano Alfredo Sole ed Giovanni Avarello, mentre erano
recando, in compagnia della loro madre e del figlio- riuniti all’interno di un covo sito in agro di Butera.
letto di Giovanni Gallea, nella casa circondariale di All’interno del covo vennero rinvenute diverse armi
L’omicidio di Gioacchino Capodici
da fuoco, tra cui un fucile mitragliatore kalašnikov.
31 dicembre 1991: a Palma di Montechiaro,
venne consumata la cosiddetta “Strage di San
Silvestro” (o “Strage del bar 2000”), nella quale
rimasero uccisi Felice Allegro, “uomo d’onore” di
Palma di Montechiaro, e altre due persone.
Sebbene gli organi investigativi avessero subito
intuito che la lunga scia di sangue fosse da attribuire, comunque, al contrasto tra famiglie mafiose contrapposte, inizialmente, non riuscirono nemmeno ad
individuare quale fosse il gruppo mafioso aggressore e quali fossero i motivi dell’attacco. Solo dopo
alcuni anni, gli sviluppi investigativi delle indagini
svolte a seguito dell’omicidio del giudice Livatino
consentirono di accertare l’esistenza - accanto alle
organizzazioni criminali tradizionalmente note - di
un altro gruppo mafioso: quello cosiddetto stiddaro.
Tuttavia, nessuna prova concreta era stata raccolta a
carico dei soggetti appartenenti a questo gruppo,
tale almeno da permettere di formulare accuse precise in merito agli omicidi ai quali si è fatto cenno.
È solo con l’avvento della stagione dei collaboranti,
nell’anno 1992, che si avrà modo di fare luce completa su quei delitti.
Così, dapprima, i collaboranti Gioacchino
Schembri e Leonardo Messina permisero di aprire una prima breccia nella coltre omertosa che già
aveva avvolto le vicende in questione; quindi,
Giuseppe Croce Benvenuto, Orazio Vella,
Giovanni Calafato, Salvatore Riggio, Giuseppe
Ingaglio consentirono – con le loro dichiarazioni –
di risalire con esattezza alle modalità, agli autori, ai
moventi degli omicidi in epigrafe menzionati e di
moltissimi altri (per esempio, quelli in pregiudizio
di Salvatore Gioia, di Luigi Cino etc., in relazione
ai quali si è già pervenuti a pronunce definitive di
colpevolezza).
Le dichiarazioni dei collaboranti venivano confluite
in ordinanze che scardinavano fino alle sue profonde radici le cose di Cosa nostra e della Stidda.
Negli anni 90 varie operazioni di servizio permetteranno di assicurare alla giustizia numerosi soggetti
appartenenti ad entrambi gli schieramenti mafiosi.
Palma di Montechiaro, ancora oggi, risente di tali
eventi criminosi che hanno insanguinato le strade
del paese del Gattopardo. Le ferite sono cosi profonde che difficilmente saranno risanate. La popolazione anche oggi teme un altro periodo del terrore
un’altra guerra per il dominio e la supremazia del
territorio ed il controllo degli affari illeciti.
N. 25 • Sabato 21 giugno 2014
Dalla parte dei cittadini
Pagina 4
Girgenti acque ed il problema della trasparenza
T
utte le autorità preposte a garanzia della corretta gestione dei servizi, e tra queste l’Autorità per
l’energia elettrica ed il gas che ormai
presiede anche al controllo sulle attività
dei gestori del servizio idrico, raccomandano e vigilano sulla trasparenza dei
comportamenti da intrattenere con gli
utenti.
La trasparenza, infatti, consente di impostare un rapporto corretto all’interno del
quale i pagamenti reclamati dal gestore
sono supportati da una chiara esposizione
delle somme richieste e da una comunicazione intellegibile che non dia adito ad
equivoci e sia facilmente comprensibile.
Orbene, queste caratteristiche di trasparenza non sembrano ispirare l’organizzazione di Girgenti Acque Spa che continua
a mantenere un rapporto di impenetrabilità
rispetto alle richieste dell’utenza (escludendo ovviamente l’ordinaria gestione
presso gli sportelli) e invia comunicazioni
farraginose e contabilmente incomprensibili. Per uscire fuori dal vago elenchiamo
di seguito alcune situazioni di scarsa trasparenza:
Le nuove fatture trimestrali
Sono molto confusionarie, la suddivisione
dei vari costi tra acquedotto 1 e acquedotto ante ripartizioni , depurazione e fognatura 1 e ante ripartizione, componente
acquedotto UI1, rimborsi e restituzioni
non esplicitate, mora incomprensibile ,
calcolo dei consumi su proiezioni annuali,
hanno lo stesso effetto della “supercazzola”, sconvolgono la mente dell’utente e lo
portano a pagare anche senza avere la
piena consapevolezza di cosa stia effettivamente pagando;
I ricalcoli crittografati
Questa è un’altra perla nel mare delle
comunicazioni di Girgenti Acque e si può
sperimentare allorquando l’utente accorgendosi di un errore nei pagamenti reclamati dalla società chiede il ricalcolo con
l’eventuale restituzione
dei maggiori importi
pagati. Alcuni esempi
pratici delle relative
comunicazioni in codice
: Un utente chiede ed
ottiene il ricalcolo dei
consumi e delle relative
bollette poiché era stato
gravato
da fatture
emesse su consumi presuntivi e tali consumi alla verifica effettuata da Girgenti Acque, utilizzando due
letture certe successive, si erano rivelati
notevolmente maggiori rispetto alla media
giornaliera
attribuibile
all’utenza.
Girgenti Acque a verifica effettuata,
accogliendo il reclamo, emette due bollette ad importo zero e l’utente, cercando di
capire quale era la nuova posizione debi-
Se Angelino Alfano dimentica
la presunzione d’innocenza
C
di Nello Hamel
toria alla luce del ricalcolo, effettuando
una ricerca sullo “sportello on line” della
società, scopre che le 6 bollette risultano
regolarmente in vita mentre per le due
nuove bollette con importo zero viene
indicata una tipologia di pagamento “addebito partita varia” assolutamente incomprensibile per un comune mortale.
Mora interessi e penale per ritardato
pagamento
Si tratta di una fattura di 70,20 euro di cui
48,88 relativi a mora interessi e penale per
ritardato pagamento. La discrimina di questa cifra è la seguente: 5
numeri 4,00-3,75-3,754,00-3,75, un numero
6,00, un altro numero
549,64 ripetuto 5 volte,
un altro numero 43,99,
sei numeri che sembrerebbero un risultato
finale scaturente dai precedenti
0,84-32,983,04-6,77-3,61-0,21 una
voce addebiti/accrediti diversi di 47,45
che con l’incremento dello 0,70-0,74 e
meno 0,01 porta al totale della mora addebitata di euro 48,88 ??????????????
Sostituzione contatori senza preavviso
Spesso Girgenti Acque Spa procede alla
sostituzione dei contatori senza chiedere
l’intervento del titolare dell’utenza e, pertanto, viene rilevato il consumo al momen-
to della rimozione senza contraddittorio.
Tale circostanza annulla la fiscalità del
misuratore e rende inutilizzabili i dati rilevati, ma nonostante tutto Girgenti acque
utilizza tali dati i per addebitare consumi
della cui effettività non esiste più certezza.
Questi sono solo alcuni degli aspetti che
appannano la trasparenza nel rapporto con
Girgenti Acque spa, la casistica potrebbe
ancora essere ampliata analizzando gli
aspetti più operativi del servizio, l’informativa fornita all’utente sugli interventi
tecnici, la possibilità di accedere facilmente ai rilievi fotografici, i tempi di emissione delle fatturazioni, i tempi di riscontro
alla richieste scritte ed altre decine di problematiche sulle quali ci attarderemo prossimamente. Appare, comunque, evidente
che nella gestione di Girgenti Acque Spa
molte cose non funzionano come dovrebbero ed è altrettanto evidente che i controlli esercitati ancora non sono adeguati e lo
stesso Ato idrico, nonostante gli interventi concreti dell’attuale commissario straordinario, deve ancora completare la sua
azione di controllo per garantire il pieno e
totale rispetto dei diritti dell’utente che
devono essere speculari ai doveri reclamati dal gestore.
Per ulteriori informazioni e tutela dei diritti potete rivolgervi al “Centro Servizi al
Cittadino” via Manzoni 17 Agrigento
tel/fax 0922-664763 - 335 5251927.
Dalla parte degli infedeli
La mafia vista con gli occhi di una saggista intelligente
È
di Enzo Alessi
onta ancora il processo, ci indagati, anche lui ministro
quello vero che si celebra degli interni in carica ed ex
nelle aule giudiziarie? Ed guardasigilli, sembra ora aver
dell’aprile di quest’anno l’ultima fatica e poi la mafia del dopoguerra, i patti, anche alla
esistono ancora lo stato di dirit- dimenticato i principi sacrosanti
letteraria di Adalgisa Biondi “I figli della luce del sole, tra americani, siciliani e mafiosi che
to e la presunzione d’innocenza? dello stato di diritto.
terra dei ciclopi”, ovvero inchiesta atipi- ebbero posti di potere. Nell’approfondimento, la
Un libro di Maurizio Tortorella, Ha detto, più o meno, che l’asca sulla mafia, Edizioni “Eventualmente” di Biondi ricorda Sciascia, la polemica sull’antimafia
pubblicato nel 2011, “La gogna. sassino di Yara è stato arrestato.
Nicola Rampin, Comiso (Viola del pensiero - e non esita a scrivere: “In Sicilia, se si vuole comCome i processi mediatici e di E gli si è riversata addosso la
battere veramente la mafia, è meglio essere un po’
collana saggi).
bufera politica (e
piazza hanno ucciNella sua nota introduttiva, l’autrice scrive: anticonformisti, un po’ scettici, un po’ maleducati,
giornalistica,
so il garantismo in
“Quest’isola al centro della confluenza della storia un po’ rissosi e indubbiamente intransigenti”.
soprattutto). Al
Italia”, ci aiuta a
(così la definiva egregiamente Giuseppe Fava), Lo condivido; solo così si può andare da siciliani a
punto da farlo
capire la storia giunon mi appare per nulla retrograda come la si testa alta contro la mafia, specialmente quella dei
ritenere (da qualdiziaria degli ultimi
colletti bianchi. Ripeto, il libro della
persa, o come la si dispregia, al nord.
cuno) inadeguato
vent’anni. E anche
Biondi va letto e troverete un percorso
La Sicilia mi pare, molto più sempliceal ruolo. Al punto
recentissimi fatti
di grande spessore intellettuale. Ho
mente, cristallizzata nella propria posidi far sussurrare
come l’arresto di
anche ritrovato citazioni di persone che
zione di “sicilianità”. Nella sua intro(a qualche altro)
Giuseppe Bossetti,
amo (don Ciotti, Giuseppe Fava,
duzione, Adalgisa Biondi, con calma,
una sua prossima
accusato del delitto
Sciascia). E la parte finale, proprio nel
ma senza mezzi termini, accende una
sostituzione con
di Yara Gambiricordo di Pippo Fava, mi ha commosserrata discussione sulla mafiosità che
Minniti. Al punto
rasio. Vi è riportato
so. Adalgisa Biondi, quel terribile giorsi può trovare ovunque, anche nel
da far preannunun brano dell’inno dell’uccisione di Fava era a
mondo della scuola. Una analisi acuta,
ciare al M5S una
tervista rilasciata da Angelino Alfano
Catania; chi scrive era ad Agrigento
profonda, che bisogna leggere per capiFrancesco Saverio Borrelli al mozione di sfiducia nei suoi
ad una manifestazione culturale assiere fino in fondo il valore culturale e di
giornalista
di
Repubblica riguardi. Ad Alfano viene rimme ad Andrea Camilleri. Alla notizia
pensiero di questa scrittrice, saggista,
Bernardo Valli durante la sta- proverata la fretta con cui ha
poetessa che da diverso tempo in Agrigento è uno ci appartammo in un corridoio dell’albergo e le
gione di Tangentopoli. Era stato annunciato l’arresto di Bossetti.
dei riferimenti culturali più consistenti per saggez- nostre lacrime sgorgarono in silenzio. “Questi
chiesto al Procuratore di Una fretta che, secondo la
za ma anche per coraggio ideale. La dedica inizia- infami, disse Camilleri, hanno imparato a leggeMilano: ”Lei vuol dire che con le Procura di Bergamo, ha rischiale è già tutto un programma: “A Giovanni Falcone re”. Conclude Adalgisa Biondi ricordando che
indagini preliminari il grande to di far saltare la riuscita dele a tutti gli altri... troppi. A Giuseppe Fava, sem- Falcone e Borsellino la mafia la vedevano. Una
processo pubblico è già avvenu- l’operazione. Ma non è solo quepre. A mia figlia Elena, che giacché siciliana, visione lucida che li portò alla morte. Perché miseto?”. E lui rispose: ”Sì, è già sto il problema. In un paese libepossa farsi una propria, libera idea sulla mafia”. ro in evidenza che i mafiosi più che per l’onore” si
avvenuto“. Quindi – insistette il rale dovremmo indignarci anche
Nella prima parte del libro (l’inchiesta) c’è una muovevano per soldi. Era gente laida e senza
giornalista – la sentenza è una perché il “mostro” presunto
ricerca storica attenta che parte dalla mentalità onore. Venivano sconvolti i falsi miti dell’onorata
cosa quasi secondaria, mentre viene sbattuto in prima pagina;
greca, poi si passa alla mafia tragica e ridicola, si società. Ottimo lavoro quello della Biondi che
“l’operazione bucato” è già lì“? e già ritenuto tale senza un proparla del prefetto Mori e del suo allontanamento torna in prima fila dimostrando ancora una volta la
“ È già lì, in parte è già fatto cesso, neppure preliminare.
quando decise di dare il colpo di grazia alla mafia sua versatilità e la vasta dimensione culturale.
Gaetano Cellura
confermò
il
procuratore.
“L’operazione bucato” è già
fatta. La sentenza, una volta
arrivata, avrebbe riguardato
soltanto la procedura, il diritto,
la giustizia propriamente detta.
Era una diagnosi dei tempi
n passo in avanti ria del Ddl in ‘sala d’Ercole’, “finalmen- come
anche
la
nuovi o una teoria quella che
verso lo sviluppo te la Sicilia si allinea ad altre regioni tutela/riscoperta della memoria collettiBorrelli annunciava? Una teoria
territoriale del- all’avanguardia nella valorizzazione del va del patrimonio che costituisce l’identisecondo la quale contano solo le
l’isola. Così potremmo territorio e delle tradizioni storico-cultu- tà di una popolazione, la valorizzazione in
indagini preliminari, le tesi deldefinire l’approvazione rali, e di concerto con le comunità locali chiave turistica delle risorse naturalistil’accusa che schiacciano gli
all’Ars,
ad unanimità, potrà promuovere un nuovo modello che, la proposta di un’offerta culturale
indagati, il processo sui giornali
Rogero Fiorentino
del Ddl sull’istituzione museale il cui intento é quello di rafforza- coordinata e la partecipazione attiva a
e in televisione?
degli ecomusei in Sicilia.
re il senso identitario di una comunità processi di sviluppo economico sosteniNon sappiamo se è proprio così.
Ma cos’è un ecomuseo? Si tratta di una valorizzandone il patrimonio locale e lo bile del territorio. Ovviamente tutto ciò
Anche se viene facile crederlo.
realtà che rappresenta luoghi di documen- sviluppo turistico”.
potrà avere ricadute positive non solo culCredere cioè che “l’operazione
tazione storica e ambientale che esalta i L’ecomuseo tenderebbe a rafforzare il turali, ma anche turistiche, sull’ambienbucato” sia davvero il grosso del
concetti di unicità e di irripetibilità dei ter- riconoscimento di quel patrimonio pre- te e perfino occupazionali con la produprocesso pubblico, e che una
ritori, ponendosi tra gli strumenti più effi- sente sul territorio individuando percorsi zione e vendita di prodotti tipici, le visite
volta acquisiti i materiali delcaci per contrastare la riduzione dei luoghi che uniscono - ai luoghi già noti e fre- associate alla ristorazione con menù tradil’accusa, le intercettazioni, la
prova del Dna, tutto il resto –
alla conformità generale. Fenomeno pre- quentati dal turismo culturale - le preesi- zionale, il pernottamento in strutture caratprocedure e sentenza, il processo
sente non solo nelle periferie urbane e stenze isolate e non valorizzate, in una terizzate, l’accoglienza, l’accompagnavero cioè – diventi dettaglio.
nelle frange degradate delle città. Più pre- logica di “museo diffuso” o “museo ter- mento, l’organizzazione di eventi e la
Dettaglio che non interessa più a
cisamente, l’ecomuseo può definirsi come ritoriale”. Non bisogna andare lontano gestione in generale.
nessuno. Ma non è la fine, querealtà orientata a favorire lo sviluppo per rendersi conto che questa parola rac- Ottime opportunità che vanno sfruttate: i
sta, del garantismo? Non è alla
socioeconomico del territorio, attraverso chiude anche esperienze e successi di siciliani ne saranno capaci?
sua fine che abbiamo assistito
la valorizzazione delle dinamiche cultu- potenziamento/miglioramento
come Georges Henri Rivière e Hugues De
dal 1993 a oggi?
rali locali, la collaborazione con il com- “Laboratorio Vallicaldi” ad Agrigento e Varine hanno definito in modo efficace le
Anche Angelino Alfano ha
parto turistico ed economico, l’attenzio- “Ferrovie Kaos” a Porto Empedocle, e specificità e le differenze che caratterizzadimenticato l’articolo 27 della
ne all’ambiente e la promozione delle che adesso potrebbero trovare supporto no il museo rispetto all’Ecomuseo: “un
Costituzione,
che
recita:
logiche della sostenibilità. Ma la finalità anche dalla nuova legge approvata museo tradizionale espone una collezione,
“L’imputato non è considerato
di un ecomuseo è principalmente quella di all’Ars.
un ecomuseo un patrimonio; un museo è
colpevole sino alla condanna
raccogliere,
conservare
e
valorizzare
la
Gli
elementi
fondamentali
che
caratterizsito
in un immobile, un ecomuseo nel terdefinitiva”. Anche lui, che invonostra eredità fatta di storia, persone, luo- zano gli ecomusei sono infatti lo studio, ritorio; un museo si rivolge a un pubblico,
cava sempre la presunzione
ghi, tradizioni, arti e mestieri.
la ricerca e la diffusione delle tematiche un ecomuseo a una popolazione”.
d’innocenza per gli amici politiPer Concetta Raia del Pd, prima firmata- naturalistiche storiche, sociali e locali;
Rogero Fiorentino
Ecomusei: passo avanti per lo sviluppo della Sicilia
U
L’avv. (?) Pepè Arnone
ora si esibisce in altre città
G
entile direttore, il presidente
del Comitato, da tempo non
segue più i notiziari di
Teleacras salvo in presenza di eventi
eccezionali come la sentenza di condanna che ha costretto il sindaco
Zambuto a rassegnare le dimissioni.
Totò Patti
Per l’occasione è venuto a conoscenza che l’avv. Pepè Arnone in data 11
giugno si è recato a Catania per distribuire un suo
volantino diffuso dal sito “Iene Sicule”, dal titolo
“Antimafia e legalità catanese: fermi tutti! Arriva
l’Avv. Giuseppe Arnone”.
Detto volantino è stato inserito anche su internet per
cui il presidente del Comitato, incuriosito, ha estratto
una copia integrale per avere maggiore contezza del
contenuto.
Si è appreso che l’Arnone avrebbe effettuato una
sobria manifestazione dinanzi al Palazzo di giustizia
di Catania in occasione della iniziativa in materia di
tutela del territorio e contrasto con la criminalità organizzata nella quale, tra i relatori, risultavano i magistrati Ignazio Fonzo, procuratore aggiunto della
repubblica di Agrigento e Giuseppe Gennaro della
Procutore aggiunto della Repubblica di Catania.
In realtà, Arnone, che ha avuto negato il permesso di
manifestare, ed è stato tenuto a debita distanza dal
Palazzo di giustizia, trovando solitario spazio mediatico solo sul sito catanese. Evidentemente l’Arnone,
preso atto della sia fine politica, morale e professionale in Agrigento città ove il suo consenso è pari allo
zero assoluto ha preferito trasferire le sue iniziative in
altre città nella speranza di trovare qualche povero
disperato di turno ad ascoltare le sue litanie. Il presidente del Comitato non si meraviglia più delle bravate di questo individuo che per interessi personali è
arrivato financo a negare il suo
passato e le sue false battaglie in
favore di una presunta legalità.
Così l’avv. Pepè Arnone, nella
veste di difensore della ex soprintendente di Agrigento in un processo su irregolarità edilizie nel
comune di Lampedusa, pretendeva che il Comune di
Lampedusa non si costituisse
parte civile nei confronti di tutti
Peppe Arnone
imputati del processo per abusi
edilizi. Pretendeva altresì, che non
venisse affidato alcun incarico all’avv. Ciancimino,
legale storico di Legambiente. Questa ignobile e
balorda pretesa dell’avv. Pepè Arnone è stata aspramente criticata dal sindaco di Lampedusa nonché dal
Comitato Regionale di Legambiente che ha deciso
di revocare ad Arnone tutti gli incarichi che lo stesso
aveva avuto affidati proprio dall’associazione
ambientalista.
Fontana e Nicolini hanno mandato Arnone (esponente storico del movimento ambientalista) a quel
paese nella peggiore delle maniere attraverso un
comunicato stampa che descrive il vero volto di questo personaggio. Allora non ci deve meravigliare se
Pepè senza provare vergogna si sia recato a Catania
a distribuire volantini contenenti accuse del tutto ridicole nei confronti del procuratore Gennaro e dell’aggiunto procuratore Fonzo nella speranza di suscitare
una loro reazione.
Fonzo e Gennaro rappresentano le istituzioni,
Arnone rappresenta il nulla e per prassi consolidata al
nulla non si risponde.
Grazie dell’ospitalità.
AVV. SALVATORE PATTI
PRESIDENTE DEL COMITATO
TRASPARENZA E LEGALITA’
UN LIBRO
UNA STORIA
Noir per il Monsignore di A. Paloscia
“I
l passato è una pietra inamovibile, eterna come l’odio di Dio”.
Una città, una periferia straziata
dall’edilizia moderna, infestata da una
banda di predatori del sesso: politici,
Letizia Bilella imprenditori, preti, ragazzi di famiglie ricche. L’accoglienza di una chiesa aggrega
tutte queste sembianze posticce. I
figli dei Rom e degli immigrati sono
i fiori calpestati nel fango della perversione. Un’ispettrice di polizia
ingaggia una solitaria lotta, per
scoprire i potenti e invisibili assassini, e alla fine arriva al castello
degli orrori: sparizioni inspiegabili
e morti sospette condurranno l’ispettrice Sara Scacchi a indagare
su questo gruppo di “intoccabili”,
scoprendo che dietro l’ignobile
commercio di bambini si nasconde un insospettabile
monsignore.
Una trama costruita con ingredienti tratti dalle cronache
che ogni giorno popolano i nostro Tg. Cronache che solo
la tenacia e la sete di giustizia e verità di uomini e donne
come la protagonista – Sara Scacchi – possono fermare.
Da leggere assolutamente, per capire e far capire.
Letizia Bilella
Settimanale di informazione, politica ed attualità
Il Giornale di Agrigento
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AGRIGENTO N. 264/04
Grandangolo numero 25 del 21 giugno 2014
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