Cesar Millan vs Cinofilia

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Cesar Millan vs Cinofilia
Cesar Millan vs Cinofilia
luigipolverini
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luigipolverini
Cesar Millan vs Cinofilia
Ultimamente mi sono soffermato a lungo a guardare i programmi trasmessi dall’emittente Cielo sulle
meraviglie di Cesar Millan. Ho sentito il bisogno di farlo perché ritengo necessaria una risposta a quel
tipo di intervento, una risposta però che non sia di tipo emotivo, anche se valida e assolutamente
desiderata, ma soprattutto di tipo scientifico. Una risposta cioè che permetta anche a chi è affascinato dai
suoi ”risultati” di avere degli strumenti di riflessione e una possibilità di lettura diversa dal semplice, e
per questo efficace, effetto dell’immagine.
Inizio con il dire che molte delle cose che dice sono condivisibili ma non seguono nella pratica la stessa
linea di pensiero. Non voglio affermare che non sa quello che dice, anche se il dubbio che sia un insieme
d’informazioni senza appiglio culturale c’è, ma che quando spiega le cose racconta quello che è il
problema della gente e non il disagio del cane e quando mette in pratica le sue “tecniche risolutive”
costringe i cani a rispondere non per convinzione ma per timore. In altre parole quello che vediamo in
televisione non è una persona che cambia i comportamenti dei cani ma una che reprime quei
comportamenti indesiderati, incurante degli stati d’animo dei soggetti o delle loro reazioni emotive
collaterali. Il risultato apparente sembra essere lo stesso ma quello reale ha implicazioni che vanno oltre
l’evento disturbante.
Quando vedo due cani che prima litigavano fra loro e poi sono in braccio a Cesar Millan, la prima
impressione è quella di dire “che cambiamento!”, ma quando sto più attento e noto che i due evitano di
guardarsi, hanno gli occhi spalancati tanto da notarne il bianco, sono rigidi, allora mi chiedo “ma a loro
piace questo”? Quando vedo cani che prima si scagliavano contro altri che incontravano e poi rinunciano
al comportamento rimango stupido, ma quando vedo che le orecchie sono tutte schiacciate all’indietro e
la maggior preoccupazione non è più l’altro cane ma cosa gli accadrà se provano a reagire mi chiedo,
“ma quel soggetto sta cambiando il suo comportamento o lo sta reprimendo per paura di chi gli sta
vicino”? Il concetto di base che mette in discussione tutto l’operato di Cesar Millan e di tanti che come lui,
anche o forse soprattutto in Italia, è che seguono la via del risultato senza considerare come si ottiene e
soprattutto senza considerare l’altro. Se ritengo il cane un essere senziente, capace di provare emozioni, di
essere motivato a fare e con una suo logica di comportamento, nel momento in cui presenta attività
problematiche la mia preoccupazione deve essere come metterlo in equilibrio con il mondo per farglielo
leggere in modo diverso, cioè mi preoccupo di come farlo cambiare nel suo intimo per farlo vivere
meglio.
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Se, come dimostra Cesar Millan, la mia sola preoccupazione è che non faccia delle cose, allora reprimo il
suo comportamento senza curarmi dei perché e delle conseguenze a lungo termine. In altre parole,
risolvo in modo rapido il problema ai clienti perché il mio interesse sono loro, non il cane. Non mi
sembra che questo sia molto diverso da quello che si faceva da noi trent’ anni fa, o meglio sarebbe dire
che si seguita a fare, rispondendo alla filosofia del “non farlo perché se no ti spezzo”, ma a noi, o
perlomeno a me che scrivo, piace più la filosofia che suggerisce “sbagli a fare e ti indico le vie per non
sbagliare e vivere meglio”.
Concludendo questo contributo mi sento di consigliare a chi da oggi in poi vedrà i filmati di questo
signore di fare attenzione ai cani, più che al risultato televisivo.
Luigi Polverini
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