Chi ha paura di Cesar Millan?

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Chi ha paura di Cesar Millan?
12 attualità
Gli animali e i media. Convegno a Milano
Chi ha paura di Cesar
Millan?
Riflessioni critiche sull’impatto dei programmi televisivi sui cani e sui loro proprietari
in un incontro organizzato da Asetra in collaborazione con Aiseab.
L’
Associazione Asetra (Associazione
studi etologici e tutela della relazione con gli animali), in collaborazione con Aiseab (Associazione italiana specializzati in etologia e benessere animale) e con il patrocinio dell’Ordine dei
medici veterinari della Provincia di Milano, ha
organizzato di recente* a Milano il convegno
dal titolo “Chi ha paura di Cesar Millan”. Considerato che i media negli ultimi tempi propongono al grande pubblico trasmissioni sui
cani che mostrano situazioni nelle quali i problemi comportamentali vengono affrontati e risolti attraverso interventi tanto spettacolari
quanto discutibili, i medici veterinari comportamentalisti hanno ritenuto necessario aprire
un ambito di discussione sull’argomento, che
fosse allo stesso tempo di riflessione e proposta di possibili interventi.
Oltre alla trasmissione che vede Cesar Millan
come protagonista, si assiste anche al nascere di altre trasmissioni che parafrasano “format” destinati alle persone, per trasformarli
in prodotti mediatici dove i cani vengono usati per fare spettacolo. Passare da “Cambio
moglie” a “Cambio cane” non è evidentemente un problema etico o di benessere per il
grande pubblico, ma lo è certamente agli occhi degli esperti.
Inoltre, tutte le trasmissioni che coinvolgono
cani e bambini dovrebbero prima di tutto e con
grande enfasi dare il messaggio che nessun cane è “per i bambini” e che la mediazione dei
genitori è sempre indispensabile. L’educazione
nelle scuola da parte di esperti è certamente uno
strumento più utile e corretto per educare al rispetto degli animali le nuove generazioni, e dovrebbe invece essere chiaro a tutti che la televisione, per ora e in questo campo, fa intrattenimento e non educazione.
Accanto alle doverose riflessioni sulla tutela del
benessere degli animali coinvolti negli spettacoli televisivi, chi si occupa della salute fisica e
psicologica dei cani a livello professionale e
scientifico deve dunque anche riflettere sull’impatto di queste trasmissioni sui cani di famiglia e sui loro proprietari.
La Settimana Veterinaria - N°814 - 23 gennaio 2013
Durante la mattinata, moderata dalla vicepresidente di Asetra Elena Severi, il primo intervento a opera della prof.ssa Daniela Cardini,
docente di Tecniche e generi della fiction radiotelevisiva, ha analizzato il “fenomeno Millan”. Sono seguite relazioni scientifiche volte a
illustrare l’uso delle tecniche di modificazione
comportamentale e dei rinforzi e il loro impatto sul benessere del cane e sulla percezione dei
proprietari delle possibilità di intervento. La
dr.ssa Notari ha mostrato come i diversi metodi di addestramento possono influire sul benessere del cane, sulle possibilità di apprendere e di mettere in atto eventuali modificazioni
comportamentali. La dr.ssa Gallicchio, presidente di Asetra, ha mostrato come metodi coercitivi e modalità di comunicazione basate sull’imposizione possono determinare sofferenza
nell’animale e aumentare i rischi di morsicature per le persone.
Un intervento di uno studioso di
etologia, Roberto Bonanni, ha illustrato come i più recenti studi etologici siano fonte di sempre nuove riflessioni riguardo
all’interpretazione del
comportamento sociale
del cane.
Nella tavola rotonda
del pomeriggio, moderata da Pasqualino
Santori, presidente del
Comitato bioetico
per la Veterinaria,
esperti del settore si
sono avvicendati sui
molti interrogativi
posti dal tema della
giornata: “Perché ciò
che agli occhi di
chi conosce i cani
è un evidente
maltrattamento
diventa invece un
prodotto televisivo
di
successo?
Quanto visto
in queste serie televisive viene preso sul serio
dai proprietari di cani? Come trasmettere al
grande pubblico che altre sono le figure che devono e possono occuparsi dei problemi di comportamento dei cani?”
Questi interrogativi sono stati affrontati con
diversi approcci dai rappresentanti delle diverse professioni: medici veterinari comportamentalisti, educatori cinofili ed etologi.
Clara Palestrini, già presidente Aiseab, ha aperto la discussione illustrando in maniera chiara quali sono le figure deputate alla diagnosi
e alla cura dei problemi di comportamento degli animali da compagnia. Ancora una volta,
nella tavola rotonda, la prof.ssa Cardini ha contribuito con interessanti e fondamentali riflessioni.
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Perché tanto successo?
© biker3©Fotolia.com
La prof.ssa Daniela Cardini ha spiegato in che
modo sono strutturati i programmi come Dog
Whisperer, basati cioè sul concetto del problem
solving e del tutorial; in sostanza, esistono una
famiglia con un problema e un esperto che la
aiuta a risolverlo. Questi format devono essere poco impegnativi e divertenti e devono avere un alto potere di intrattenimento, inoltre sono strutturati in modo che le storie si ripetano con uno schema sempre uguale, perché questo meccanismo è funzionale al successo del
programma, in quanto rassicurante e prevedibile agli occhi del telespettatore.
Il successo straordinario di Dog Whisperer, a
fronte di altri programmi simili sui cani, è legato al modo in cui viene presentato il personaggio di Millan. Si tratta di un clandestino messicano, un latino che si inserisce da diverso nel
contesto della classe media bianca americana,
che vive in belle case e che rappresenta agli occhi del telespettatore medio il tipo di vita che lui
stesso vive o che aspira a vivere. Questo latino,
fisicamente sano e atletico, comunicativo, dal
largo sorriso, che vive a contatto con la natura
in un ranch sperduto nel deserto, entra nelle lussuose case delle famiglie americane e in attimo,
come uno stregone, si mette immediatamente in
comunicazione con il cane e comprende subito
il problema, perché sono due individui, Millan
e il cane, che provengono dalla natura. Millan
usa il corpo con movimenti ipnotici, studiati, misurati, riesce a calmare l’animale come se avesse un qualcosa di magico. La prof.ssa Cardini
sottolinea questo aspetto importante, cioè che
l’attenzione del telespettatore non esperto di cani viene catturata dalla storia della famiglia più
che da quella dell’animale. I proprietari amano
molto il cane, lo hanno voluto e desiderato, lo
hanno pagato (si tratta quasi sempre di cani di
razze alla moda) farebbero di tutto per lui, ma
non lo capiscono, quindi lo fanno stare male.
Il cane, d’altra parte, non è mai accattivante, è
mostrato sempre aggressivo o distruttivo o fobico. Nella trasmissione diventa quasi un pretesto, perché è il tramite per creare un’empatia
tra la famiglia e i telespettatori che si identificano in essa, in quanto commettono gli
stessi errori con i loro animali. La chiave del
successo del format, quindi, è il modo in cui
sono rappresentati i proprietari agli occhi
di un pubblico televisivo non esperto di
cani. I cinofili, al contrario, si focalizzano
su ciò che subisce il cane, sanno leggere i
Trasmissioni come quella di Cesar
Millan, secondo i medici veterinari
comportamentalisti di Asetra e Aiseab,
esprimono a milioni di persone messaggi
inesatti e pericolosi riguardo ai cani, alle loro
caratteristiche comportamentali,
all’interpretazione della loro comunicazione e
al modo di affrontare i problemi di
comportamento.
messaggi che l’animale invia, conoscono i risvolti
sulla sua psiche dati da certi metodi e inorridiscono, ribellandosi, contestando il programma,
chiedendosi come sia possibile che una trasmissione siffatta possa essere accettata da rispettabili emittenti televisive. Il messaggio sottinteso
del programma è che il proprietario moderno,
ormai scollegato dalla natura, non è più capace di capirla e ha bisogno di un tramite che gli
permetta di tornare a comprenderla; la natura è
rappresentata dall’animale che la famiglia non è
capace di trattare da cane che, essendo un gregario, deve stare sottomesso; Millan deve insegnare alla famiglia ad acquistare autorevolezza
e metterlo al proprio posto. Emerge sempre che
il cane è un cattivo cane perché non è inquadrato
nella gerarchia, mentre il pubblico esperto capisce bene che in tanti casi si tratta non di problemi gestionali, ma di vere è proprie patologie comportamentali che andrebbero affrontate con un
approccio completamente differente.
La prof.ssa Cardini spiega anche il perché del
minor successo di un altro format identico, “O
io o il cane”, in cui la protagonista è Victoria
Stilwell, un’addestratrice di bella presenza, determinata, accattivante e che usa metodi cosiddetti “gentili”. Il format è identico, tuttavia
non ha alle spalle la potenza mediatica della casa di produzione di Millan che, nel corso degli
anni, ha scalato il successo con un percorso di
immagine accuratamente studiato, da articoli
su riviste famosissime a interviste sui massimi
talk show televisivi, fino alla pubblicazione di
libri tradotti in circa 20 lingue che ne hanno decretato il pieno successo a livello mondiale.
Che cosa possiamo fare?
Come può dunque la classe veterinaria, in particolare quella dei comportamentalisti, combattere contro questo tipo di messaggio deviato, in cui l’animale è mostrato sempre come un
problema? La prof.ssa Cardini ha spiegato che
non ha molta efficacia la produzione di un format televisivo di veterinari, in quanto non sarebbe sufficientemente leggero e di intrattenimento e, anche se costruito con criterio scientifico, è molto probabile che non verrebbe nemmeno prodotto o trasmesso, perché non rispondente alle richieste di audience della televisione. A suo parere attualmente ha più impatto quello che può passare sulla rete Internet,
in quanto filmati ben strutturati e con messaggi chiari, anche se brevi, riescono ad attirare
l’attenzione di moltissimi utenti. Anche la cura dei propri siti personali o di associazione, intesa come rinnovamento dei contenuti, video,
articoli scientifici, messaggi semplici diretti agli
utenti che indichino qual è il lavoro del medico veterinario, sono tutti elementi utili per farsi conoscere e per far comprendere qual è il modo corretto per avvicinare un cane, interpretarne il linguaggio ed educarlo e, non meno importante, affrontarne le patologie del comportamento in modo scientifico.
Visto che la presenza di medici veterinari com-
portamentalisti in televisione probabilmente non
sarebbe molto incisiva, tutti i partecipanti hanno convenuto sull’importanza di essere però presenti come professionisti nell’ambito del controllo e della valutazione del benessere degli animali utilizzati nei programmi televisivi. Se è vero che in questi format l’animale è quasi solo un
pretesto per fare audience, è nostro dovere e diritto di professionisti che si occupano del settore comportamentale essere garanti del benessere fisico e psicologico di questi soggetti ed essere supervisori del messaggio che trasmissioni del
genere inviano all’utenza. Nei format attuali,
infatti, sembra che lo stesso conduttore si faccia garante del benessere degli animali, ma non
è possibile che chi conduce il programma possa anche essere controllore di sé stesso. La conclusione è stata di ritenere auspicabile l’istituzione di una figura professionale che faccia da
supervisore, in modo indipendente dalla produzione televisiva, su come sono gestiti gli animali nei programmi televisivi. Tale supervisore, oltre a tutelare il benessere degli animali coinvolti nelle riprese, dovrebbe anche vigilare sulla correttezza dei messaggi trasmessi al pubblico in termini di tutela del benessere animale
e della sicurezza delle persone.
Per concludere
Le relazioni scientifiche della mattinata e la tavola rotonda del pomeriggio si sono susseguite in maniera da raccontare la storia di ciò che
purtroppo accade e non dovrebbe accadere: un
personaggio senza alcuna preparazione scientifica viene presentato come il punto di riferimento per coloro che hanno problemi comportamentali con i cani. Risulta evidente che la
sua interpretazione della comunicazione e del
comportamento del cane sia assolutamente inventata e che i suoi metodi siano inaccettabili
e controproducenti. I rischi di far soffrire i cani – non solamente quelli coinvolti nelle trasmissioni ma anche quelli dei telespettatori –
sono enormi. Oltre a questo, il pericolo che molte persone possono correre nel mettere in atto
i metodi mostrati nella trasmissione non viene
certo scongiurato dalla scritta che da qualche
tempo compare e avverte di non imitare il protagonista. I medici veterinari comportamentalisti hanno espresso la loro grande preoccupazione, perché vengono trasmessi a milioni di
persone messaggi inesatti e pericolosi riguardo
ai cani, alle loro caratteristiche comportamentali, all’interpretazione della loro comunicazione e al modo di affrontare i problemi di comportamento. La relazione con i cani è materia
preziosa per tutti e la speranza di Asetra è che
da questa giornata di approfondimento scientifico, riflessione e discussione scaturiscano nuovi e migliori strumenti per comunicare al grande pubblico e divulgare competenza e professionalità.
■ Lorella Notari, Elena Severi
*Milano, 2/12/2012.
La Settimana Veterinaria - N°814 - 23 gennaio 2013