apocalisse resistenza alla bestia

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apocalisse resistenza alla bestia
APOCALISSE
RESISTENZA ALLA BESTIA
Friedrich Nietzsche definì il libro dell'Apocalisse <dapiù caotica
di tutte le invettive scritte, che la vendetta abbia s d a coscienza»'.
Nella descrizione spettacolare della distruzione escatologica per mano di Dio contenuta in questo libro, egli vide l'ultima fantasia del
risentimento, dell'odio represso dei deboli pii contro i potenti.
Per ragioni poco diverse, Jack T. Sanders esprime questa reazione
morale nei confronti dell'Apocalisse: a motivo della sua escatologia
imminente, essa esemplifica «una ritirata dalla responsabilità etica». Secondo quest'interpretazione, 1'Apocalisse incoraggia gli individui a smettere di tentare di risolvere i problemi sociali. Nella
misura in cui ciò è vero, «la sua esistenza e il suo inserimento nel
canone sono un male nel senso più pieno del termine»'. Krister
Stendahl ha descritto lo scenario prospettato dd'Apocalisse come
un «copione per un film dell'orrore»'. Queste valutazioni negative sono giustificate? Simili forti reazioni sono provocate da un testo forte, che simboleggia il conflitto cosmico con viva immaginazione e chiama la comunità dei fedeli a testimoniare in maniera non
ambigua contro i poteri dominanti del mondo. Ma 1'Apocalisse è
priva di valore etico? A simili domande è possibile rispondere solo mediante un'attenta lettura del simbolismo apocalittico del testo. Tutto il contenuto del libro è presentato come una rivelazione
visionaria (apokalypsis, Ap 1,l)concessa a una persona di nome
Giovanni, che si identifica solo come wostro fratello e a voi associato nella tribolazione, nel regno e nella costanza [hypomongl in
' F. Nietzsche, Geneaiagia della morale. Uno smtto polemico,Piccola biblioteca Adelphi
167, Adelphi, Milano 19936, p. 40.
J. T. Sanders, Ethics in the New Testament, op. cit., p. 115.
' K. Stendahl, Paul Among theJewsand Gentiles,op. cit., p. 39.
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Gesù» (Ap 1,9)4.Esiliato sull'isola di Patmos «a causa della parola di Dio e della testimonianza di Gesù», egli ricevette delle visioni
mentre era «rapito in estasi nel giorno del Signore» (Ap 1,9-10).
I1 libro fa grande uso del lessico simbolico della tradizione apocalittica ebraica, specialmente del libro di Daniele, ma - come vedremo - sottopone tale tradizione ad alcune importanti modifiche ermeneutiche alla luce della storia di Gesù.
L'indole epistolare del libro ci dice che il suo messaggio profetic0 è indirizzato «alle sette Chiese dell'Asiw>(Ap 1,4),cioè alle sette Chiese a cui le sette lettere di Ap 2,l-322 sono dirette. I frequenti
riferimenti dell'opera alla persecuzione sono di solito interpretati
come una indicazione del fatto che essa fu scritta durante il regno
dell'imperatore Diocleziano (81-96 d.C.), sotto il quale il culto dell'imperatore fiorì nella provincia dell'Asia. Presurnibilmente,le Chiese furono perseguitate a motivo del loro rifiuto di partecipare alla
venerazione dell'imperatore. Se la persecuzione sia stata voluta dalla politica imperiale ufficiale è un tema discusso; forse è più probabile che si sia trattato di sporadiche vessazioni locali5. Infatti,
alcuni elementi del testo ci dicono che le Chiese non erano minacciate tanto da una oppressione organizzata quanto piuttosto da
una confortevole autocompiacenza.
Ad ogni modo, qualunque siano le precise circostanze storiche
in cui esso vide la luce, iI libro dell'Apocalisse è soprattutto un documento di resistenza politica. Esso rifiuta di riconoscere la legittimità e l'autorità di governanti terreni e guarda con aria di sfida al
futuro, allorché tutte le cose saranno assoggettate d'autorità di Dio.
Esso cerca di indurre le sette Chiese a testimoniare coraggiosamente
contro una cultura che cerca di sedurre e contaminare il popolo di
Dio e, se possibile, di sviare anche i santi. Questa situazione va tenuta presente quando valutiamo la visione morale dell'Apocalisse.
N d a nel testo suggerisce che egli andrebbe idéntificato con il Giovanni che fu uno dei
discepoli originari di Gesù.
A. Y C o h s , Dating the Apocalypse ofJohn,in BR 26 (1981) 33-45; Id., Cnsis and Catharsis: The Power of the Apocalypse, Westrninster, Philadelphia 1984, pp. 97-99; L. L. Thompson, The Book of Revelation: Apocalypse and Empire, Oxford University Press, New YorkOxford 1990, pp. 95-167.
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Parte prima
8.1 IL SIMBOLISMO APOCALITTICO: COME INTERPRETARLO?
In ogni generazione, gli interpreti hanno faticosamente cercato
di dare un senso alle immagini fantasmagoriche dell'Apocalisse. Ii
suo simbolismo, elaborato e oscuro com'è, si presta a molte possibili letture. Prima di procedere alla sua interpretazione dobbiamo
prendere alcune decisioni preliminari sul genere letterario del libro
e sulle strategie adatte a coglierne il senso. Come dobbiamo leggerlo? Come dobbiamo interpretare questa proliferazione di visioni e immagini bizzarre? A grandi h e e , possiamo distinguere tre approcci interpretativi basilari: quello predittivo, quello storico e quello teopoetico6.
8.1.I Predittivo
La strategia interpretativa predittiva, tenacemente persistente lungo la storia della Chiesa, legge il testo come una trascrizione letterale di eventi storici futuri. Certo, il titolo dell'opera crea questa
aspettativa: «Rivelazione di Gesù Cristo, che gli fu data da Dio affinché mostrasse ai suoi servi le cose che debbono accadere fra breve» (Ap 1,l).Le visioni del libro, essendo rivelate dalla sala del trono celeste, garantiscono agli eletti il privilegio della preconoscenza di ciò che accadrà molto presto (cfr. Ap 22,6.10). Ogni
generazione che segue questo tipo di lettura tende a considerarsi
l'ultima prima della grande battaglia cosmica finale e dello stabilimento del regno messianico sulla terra. I1 testo è allora letto come
un'allegoria in codice degli eventi politici contemporanei.
I1 popolare libro di Ha1 Lindsey, Addio terra, ultimo pianeta, pubblicato per la prima volta nel 1970, è un esempio eccellente di questo approccio7. Lindsey, identificando l'Unione Sovietica con la Bestia emergente dall'abisso, si fece promotore di una risoluta politica della «guerra fredda» in nome del cristianesimo evangelico. I1
libro superò i sette milioni di copie vendute8, ma la sua lettura delPer una simile discussione, che delinea una più complessa serie di opzioni interpretative, vedi E. Schussler Fiorenza, Revekztion: Viclon of a Just World, Fortress, Minneapolis
1991, pp. 5-20.
' H. Lindsey, Addio terra, ultimo pianeta, Uomini nuovi, Marchirolo (VA) s.d. (ed.
orig., The Late Great Pkznet Earth, Zondervan, Grand Rapids [MI] 1970).
'E. Schussler Fiorenza, Reuelation, op. czt., p. 8.
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1'Apocalisse fu completamente smentita dalla scomparsa dell'Unione Sovietica e dal crollo della «cortina di ferro» alla fine degli
anni '80. In tale esito non c'era naturalmente niente di sorprendente,
perché sin dal I1 sec. d.C. gli interpreti, che avevano adottato simili
strategie di lettura, erano andati incontro a simili delusioni. Che
la Bestia venisse identificata con il papa, con Cromwell, con Napoleone, con Hitler o con Gorbaciov, il risultato era sempre stato
lo stesso: la storia continuava, e le ardenti predizioni degli interpreti
venivano relegate fra il ciarpame delle curiosità esegetiche. Eppure, l'inesorabile delusione riservata dalla storia a simili tentativi non
sembra sia mai riuscita a scoraggiare nuove generazioni di lettori
dal pensare che gli eventi nascosti nel simbolismo misterioso delI'Apocalisse vengono finalmente alla luce nel tempo presente.
Così, durante le prime fasi della guerra del Golfo del 1991, alcuni ambienti si misero fervidamente a speculare e ad affermare che
quella guerra avrebbe potuto portare alla grande battaglia finale di
Armaghedòn (cfr. Ap 16,14-16).Quale professore di Nuovo Testamento, ricevetti telefonate di giornalisti da ogni dove, i quali
mi chiedevano se pensassi che Saddam Hussein fosse I'Anticristo.
Io risposi loro che, se volevano realmente sapere quale luce la Bibbia gettasse su quella guerra, avrebbero fatto bene a cominciare da
qualche altro passo (vedi il Capitolo 14)! Pochi di essi erano tuttavia interessati a sapere che la testimonianza fondamentale del Nuovo Testamento consisteva nel proibire ai cristiani di combattere;
una cosa del genere non serviva alla stesura di servizi giornalistici
che stuzzicassero la curiosità dei lettori.
Da queste osservazioni risulta chiaro che io ritengo fondamentalmente errata la strategia della lettura predittiva, non tanto nelle
sue identificazioni particolari dei simboli ricorrenti nel testo, quanto piuttosto nella sua percezione di fondo del genere del testo. Il libro non fu scritto per predire eventi storici particolari, che sarebbero accaduti duemila anni dopo il suo autore e i suoi lettori originari. Valutarlo in questo modo significa fare uno stupido errore
di categoria e - cosa più importante di tutte - leggere in maniera
sbagliata la parola che esso rivolge alla Chiesa.
Forse un'analogia può chiarire questo punto. Supponiamo che
una setta cominci ad affermare che Il signore degli anelli di J. R.
R. Tolkien era in effetti una profezia ispirata, che prediceva eventi
politici destinati ad accadere prima del 2000. I membri della setta
si metterebbero allora a stabilire le correlazioni simboliche tra i per-
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Parte prima
sonaggi del racconto e le dramatis personae dello scenario politico
mondiale degli anni '90. Alcune identificazioni potrebbero risultare molto dettagliate e ingegnose, ma sicuramente noi diremmo a
tali interpreti: «No, state completamente sbagliando; Il signore degli anelli non è affatto quel tipo di testo». Qualcosa di simile va detto a coloro che leggono 1'Apocalisse come un testo predittivo.
8.1.2 Storico
Il libro andrebbe quindi letto non come una predizione di eventi futuri, ma come un commento di eventi e personaggi politici
del tempo dell'autore? Questa è chiaramente una strategia di lettura molto più promettente. Testi di genere apocalittico furono letti in questo modo, com'è possibile dimostrare, nella tradizione ebraica: Daniele, ad esempio - come I'Apocalisse, un documento di resistenza -, va letto come un commento e un'esortazione rivolti
alla comunità ebraica durante il regno oppressivo di Antioco IV
Epifane nel 11 sec. a.C.9. L'Apocalisse, che adotta il vocabolario simbolico di questa tradizione, esige in effetti di essere letta in maniera analoga. I lettori originari del libro avrebbero letto tale simbolismo «in maniera altrettanto corrente quanto qualsiasi lettore moderno dei quotidiani legge i simboli convenzionali di una vignetta
politica»1° (per esempio, i lettori americani di vignette politiche raffiguranti un elefante e un asino sanno immediatamente che l'elefante simboleggia il Partito Repubblicano e che l'asino simboleggia
il Partito Democratico). Come afferma Adela Yarbro Collins, «il risultato più consistente e più gelosamente custodito degli studi storico-critici sd'Apocalisse di Giovanni» è che le sue immagini vanno interpretate in riferimento agli «eventi storici contemporanei
[cioè del I sec. d.C.] e alle immagini escatologiche correnti in quel
tempo»". Perciò, secondo questa strategia interpretativa, per interpretare il testo noi dobbiamo decodificare il suo simbolismo cercando dei punti di riferimento nelle persone e negli eventi del I sec.
J. J. Coliins, The Apocalytic Imagination: An Introdgction to the Jewish MatrUc of Christianity, Crossroad, New York 1984, pp. 68-92.
'O G. B. Caird, The Revelation of St. John the Divine, HNTC, Harper & Row, New
York 1966, p. 6.
" A. Y. Collins, The Political Perspective of the Revelation to John, in JBL 96 (1977) 241.
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d.C. a noi noti attraverso altre fonti storiche. Questo approccio condivide con la strategia di leggere I'Apocahsse come una rivelazione
di cose future l'idea che il testo va interpretato mediante una decodificazione punto per punto dei suoi simboli. La differenza sta
nel fatto che le realtà storiche, a cui il testo si riferisce, non starebbero nel futuro, ma nel passato.
Una simile lettura del libro riconosce che «la Bestia» di Ap 13
simboleggia l'impero romano (o uno dei suoi imperatori) e che
«lagrande Babilonia, la madre delle meretrici e delle abominazioni della terra» (Ap 17,5) simboleggia la stessa città di Roma, «adagiata» su sette colli (Ap 17,9.18).I confhtti menzionati nel testo vanno interpretati anzitutto come riferentisi all'esperienza delle Chiese dell'Asia, colpite dalla persecuzione e da awersità durante il regno
di Diocleziano. La questione diventa quindi quella di sapere fin dove ci si può spingere nella decodificazione specifica delle immagini: quante immagini dell'Apocalisse si riferiscono a persone ed eventi del I sec. storicamente identificabili? Purtroppo questo tipo di
lettura produce sorprendentemente scarsi risultati. Da un lato, non
possediamo sufficienti informazioni per decifrare il codice in modo dettagliato; dall'altro, molte immagini del racconto si riferiscono a eventi celesti e non terrestri. Inoltre, buona parte del simbolismo, desunto dalle convenzioni della letteratura profetica e apocalittica d'Israele, esprime la visione che l'autore ha di ciò che
dovrebbe o potrebbe accadere, e non necessariamente di ciò che in
effetti accadde nella storia. Di conseguenza, leggere il libro soltanto come un'allegoria politica significa non prenderne in cònsiderazione una buona parte.
Il valore di questo approccio consiste tuttavia nel fatto che esso
ci costringe a considerare concretamente il libro come un messaggio scritto per la Chiesa in una situazione specifica, proprio come
i vangeli e le lettere di Paolo furono scritti per far fronte a circostanze particolari. In specie, questo tipo di lettura ci costringe a
prendere sul serio la resistenza adamantina dell'Apocalisse contro
l'impero romano. Allorché cerchiamo di comprendere le cause e
gli effetti di tale resistenza, ci troviamo immersi nei problemi etici
centrali sollevati da questo strano testo.
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Parte prima
8.1.3 Teopoetico
'
Esiste un'altra possibilità. Anziché leggere il testo come un puzzle
da risolvere, identificando le dramatis personae e i vari eventi, possiamo leggerlo come una rappresentazione teologica e poetica visionaria dell'ambiente spirituale in cui la Chiesa si trova perennemente a vivere e a lottareL2. Elisabeth Schussler Fiorenza descrive
lo stile del libro come «retorica teo-etica»: esso crea una «sinfonia
di immagini» che hanno la capacità di suscitare una «partecipazione immaginativa» all'interno della comunità cui il veggente si rivolge''. Le visioni dell'Apocalisse sono scritte per Chiese particolari che vivono nel I sec. d.C., ma esse non possono per forza di cose essere lette come altrettanti indicatori di persone ed eventi
particolari, o perlomeno il loro significato non è colto in maniera
esaustiva da una simile lettura. Le visioni smascherano piuttosto il
potere illusorio di una politica «realistica» e rivelano la verità di Dio
sull'esperienza storica umana. Per coloro che hanno occhi per vedere, il presente ordine della città terrena, basato sullo sfruttamento
e sulla violenza, è una folle parodia demoniaca della città di Dio.
Una grande battaglia per la sovranità sul mondo è già avviata allorché Dio reclama dalle potenze del male, mediante la morte di
Gesù e la potenza della parola proclamata, la restituzione del mondo. P a d Minear descrive 1'Apocalisse in questo modo:
«In questa visione, quindi, Giovanni, quale profeta apocalittico, rivelò alle Chiese dell'Asia la serie di potenze cosmiche che
furono attive nella storia di Gesù, che erano divenute presenti in
una forma nascosta nella solidarietà che legava questi cristiani alle sofferenze del loro Signore, e che cercavano quotidianamente di ingannarli attraverso un controllo apparente sul presente e
su1
-
IZ Prendo a prestito il.termine «teopoetico» da A. N. Wilder, ~ a iChristian
l ~
Rbetoric, op:
cit. Il modo di vedere I'Apocalisse qui indicato è rappresentato in vari modi da G. B. Caird,
The Revelation of St. John the Divine, op. cit.; P. S . Minear, I Saw a New Earth: A n Introduction to the Virion of the Apocalypse, Corpus Books, Washington 1968; Id., New Testament Apocalyptic, Interpreting Biblical Texts, Abingdon, Nashville 1981; W. Stringfellow,
A n Ethic for Christians and Other Aliens in a Strange Land, Word, Waco (TX) 1973; 0.
O'Donovan, The Political Thought ofthe Book of Revelation, in TyndB 37 (1986)61-94; W.
A. Meeks, The Moral World of the First Christians, op. cit.; E. Schussler Fiorenza, Revelation, op. cit.
" E. Schussler Fiorenza, Revelation, op. cit., pp. 31; 117-139.
l4 P. S. Minear, New Testament Apocalyptic, op. cit., p. 101.
-
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Perciò, nell'Apocalisse abbiamo un'elaborata visione irnmaginifica della Chiesa come di una comunità alternativa impegnata in un
conflitto con i poteri esistenti. L'Apocalisse è una sfida lanciata a
tutte le pretese terrene di potere, a tutti gli ordini simbolici diversi da quello del17Agnelloche è stato immolato. Leggerla in questo
modo significa adottare la strategia interpretativa più adeguata e
quella più produttiva per l'etica del Nuovo Testamento.
8.2 L'AGNELLO IMMOLATO
Nel libro dell'Apocalisse la signoria di Cristo sta in netta antitesi con quella di Cesare. L'affermazione politica fondamentale di
questo documento di resistenza è articolata nell'inno cantato ad alta voce in cielo al suono della settima tromba:
«È passato il regno del mondo
al nostro Signore e al suo Messia,
che regnerà nei secoli dei secoli» (Ap 11,15).
Il regno di Dio non è un regno ultraterreno; Cristo ha piuttosto
assunto il controllo del «regno del mondo». Pertanto, a differenza
di Luca, che presenta il conflitto tra Roma e il vangelo come accidentale, 1'Apocalisse dice tale conflitto inevitabile e necessario, perché la sovranità escatologica di Cristo esclude necessariamente ogni
altra rivendicazione15.Nessun compromesso è possibile. A. Y. Collins ha percepito bene l'atteggiamento radicale di opposizione assunto da questo scritto:
«Di fronte a una situazione di persecuzione, varie risposte sono possibili. Uno può decidere di scrivere un'apologia in favore della fede cristiana anziché un'apocalisse. I1 fatto che l'autore scelse di scrivere un'apocalisse, e un'apocalisse che comporta un attacco così totale.all'autorità di Roma, sta a indicare che
egli condivideva il principio teologico fondamentale degli zel5 Questa lettura è nettamente in contrasto con quella di Oscar Cullmann (The State in
the New Testament, Charles Scribner's Sons, New York 1956, pp. 71-85), il quale pensa che
la concezione che 1'Apocalisse ha dello Stato sia fondamentalmente compatibile con passi
quali Rm 13,l-7. Secondo Cuiimann, i due testi permettono ai cristiani di opporsi d o Stato se, e solo se, esso avanza pretese idolatriche demoniache.
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loti, e cioè che il regno di Dio è incompatibile con il regno di
Cesare»16.
Nessuna meraviglia, quindi, che Giovanni sia stato esiliato e che
le sue Chiese fossero perseguitate; essi stavano realmente contro
l'impero romano.
La vera differenza tra la prospettiva zelota e quella dell'Apocalisse risulta però chiara, se consideriamo la metafora cristologica
centrale del libro: Gesù è <<l'Agnello
immolato». Questa immagine,
adoperata per indicare Gesù venti volte nell'Apocalisse, compare
per la prima volta nella scena della sala del trono celeste, dove si
cerca qualcuno per aprire il rotolo dai sette sigilli. Giovanni comincia a piangere, perché nessuno è ritenuto degno di aprire il
rotolo, ma viene consolato da uno dei «seniori» che siedono alla
presenza del trono di Dio: «Non piangere; ecco: ha vinto il Leone
della tribù di Giuda, il Rampollo di Davide, per cui può aprire il
rotolo e i suoi sette sigilb (Ap 5 2 ) . La descrizione ci induce a pensare che Gesù compaia in veste di personaggio glorioso come in Ap
1,12-20: «I suoi occhi erano come fiamma ardente... La sua voce
era come lo scroscio di acque abbondanti... Dalla sua bocca usciva
una spada affilata, a doppio taglio. Il suo aspetto uguagliava il fulgore del sole in pieno meriggio». Invece, quando il «Leone di Giuda» compare nella sala del trono celeste per aprire il rotolo, non
viene nei panni di un re vittorioso; il suo vero aspetto è piuttosto il
seguente: «Vidi in mezzo al trono, con i quattro viventi e i seniori,
un Agnello ritto, ma come immolato» (Ap 5,6). Questo capovolgimento sconvolgente rivela il mistero centrale dell'Apocalisse: Dio
vince il mondo non dispiegando la propria forza, ma mediante la
sofferenza e la morte di Gesù, «il testimone [martysl fedele» (Ap
1,5).Il commento di David L. Barr coghe bene l'effetto di tale cambiamento di immagine:
«Sarebbe difficile immaginare un più completo capovolgimento
di valori... L'Agnello è il Leone. Gesù è il Messia, ma ha adempiuto il suo ufficio messianico in un modo straordinario con la
sua morte. Però la sua morte non è una sconfitta, perché è proprio essa che lo fa degno di aprire il rotolo e di rivelare la volontà
l6 A. Y. Coiiins, Tbe PoliticalPerspectiue of tbe Reveiution to Jobn, art. cit. 252. Vedi anche E. Schussler Fiorenza, Reveiution,op. cit., p. 84.
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di Dio. Gesù fu vittorioso con la sofferenza e la debolezza, anziché con la potenza. Giovanni ci chiede di prendere atto sia che
Gesù respinge il ruolo di leone e rifiuta di vincere con potenza
soprannaturale, sia che noi dobbiamo ora valutare in maniera radicalmente nuova gli agnelli; il sofferente è il conquistatore, la
vittima il vincitore»''.
Roma governa con la forza e con la violenza, ma colui che è il vero Re dei re e il Signore dei signori governa in virtù della propria
sottomissione alla morte, precisamente in modo opposto alla violenza armata contro l'impero. Questo è il motivo per cui lui solo è
degno.
Quando nella scena della battaglia decisiva, in Ap 19, Gesù appare come il cavaliere vincitore su un cavallo bianco, «il mantello
che indossa è intriso di sangue». Di primo acchito siamo portati a
vedere questo fatto come un distintivo del guerriero divino intriso
del sangue dei nemici da lui uccisi, come nella visione simbolica
isaiana di un personaggio che viene «con gli abiti di vivo colore»:
«Col mio sdegno calpestai i popoli, li annientai con la mia ira e feci
scorrere per terra il loro sangue» (1s 63,6).
Invece, in Ap 19,13 il mantello del cavaliere è intriso di sangue
prima della battaglia, ed egli guida «gli eserciti celesti... vestiti di
puro candido bisso» (Ap 19,14). Perciò, ancora una volta, abbiamo a che fare con un capovolgimento simbolico drammatico: il cavaliere è l'Agnello, e il sangue di cui è intriso è il suo sangue. E& è
chiamato «il Verbo di Dio», e la spada con cui atterra le nazioni
esce dalla sua bocca. Dobbiamo comprendere che l'esecuzione del
giudizio di Dio avviene mediante la proclamazione della Parola. Il
messaggio del testo è acutamente colto nei versi di Deus noster refugium et virtus di Martin Lutero:
«Fosse il mondo pieno di diavoli
e volesse inghiottirci
non dovremmo aver paura
vinceremmo questa prova
il signore di questo mondo
" D. L. Barr, The Apocalypse as a Symbolic Transformation of the World: A Literay Analysis, in Int 38 (1984) 41.
Parte prima
faccia pure il viso truce
nuocerci non potrà
ormai è giudicato: una parola
e sarà annientato»18.
Coloro che leggono le immagini bellicose dell'Apocalisse in modo letterale non riescono a cogliere il modo in cui la logica simbolica dell'opera smantella nel suo insieme il simbolismo della violenza. Oliver O'Donovan ne descrive con profonda intuizione l'effetto letterario:
«Com'è stato spesso osservato, c'è naturalmente qualcosa di
molto paradossale nel quadro del «Principe dei martiri» che
costituisce se stesso capo di un esercito conquistatore. Si tratta
di un'immagine che nega se stessa e che annulla, anziché confermare, il significato delle categorie politiche su cui poggia>>19.
Un'opera che pone l'Agnello immolato al centro della sua lode
e adorazione non può essere adoperata per convalidare la violenza e la coercizione. L'ultimo giudizio di Dio sui malvagi è naturalmente inesorabile. Coloro che distruggono la terra saranno distrutti
(Ap 11,18);coloro che hanno sparso il sangue dei santi e dei profeti vedranno il loro sangue sparso per terra. Ma questi eventi sono nelle mani di Dio e non costituiscono un programma per un'azione militare umana. Quale paradigma per l'azione della comunità
di fede, Gesù si presenta come il testimone fedele che vince per
mezzo delIa sofferenza.
8.3 LA VOCAZIONE DEI SANTI
La vocazione della Chiesa scaturisce naturalmente dali'analisi della cristologia dell'Apocalisse di cui sopra. Ciò che viene detto dei
144.000 redenti vale per tutto il popolo di Dio, di cui essi sono i
primi frutti: «Essi seguono l'Agnello dovunque egli va» (Ap 14'4).
Come Gesù soffrì per la sua parola di testimonianza, così coloro
l8 M. Lutero, Lieder eprose, Oscar classici 232, Mondadori, Milano 1992, p. 59; il corsivo è mio.
l9 0. O'Donovan, The Political Thought of the Book of Revelatzon, art. C&., 90.
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che lo seguono dovranno testimoniare e soffrire. I1 ripetuto invito
rivolto alla comunità è quello di perseverare e di rendere testimonianza fedelmente. I1 suo ruolo è celebrato dalla voce celeste:
«Ora è attuata la salvezza,
la potenza e la regalità del nostro Dio
e il potere del suo Messia,
dal momento che è stato scacciato
l'accusatore dei nostri fratelli,
colui che giorno e notte
li accusava davanti al nostro Dio.
Ma essi lo hanno vinto
mediante il sangue delrAgnello
e per la parola da loro testimoniata,
non amando la loro vita
fino alla morte!» (Ap 12,lO-11;il corsivo è mio).
La Chiesa segue Gesù testimoniando profeticamente contro la
violenza, l'immoralità e l'ingiustizia di un impero terreno che pretende di avere l'autorità che spetta solo a Dio. Questo significa che
i seguaci di Gesù adorano Dio, non l'impero; essi rifiutano di ricevere il sigillo della Bestia, escludendosi così dalle normali attività
del sistema economico (Ap 13,16-17; 14,6-11). Essi imitano l'esempio di Gesù, fatto di sofferenza impotente, e rifiutano di cedere d'illusione che il potere sia sinonimo di verità.
Nell'Apocalisse l'inventario più dettagltato delle azioni che sono
comandate o proibite si trova nelle lettere alle sette Chiese (Ap 2,l3,22). La struttura di ciascuna lettera è sostanzialmente la stessa,
con piccole varianti: essa comincia con una descrizione di Gesù, da
cui viene il messaggio; poi seguono una descrizione delle caratteristiche lodevoli delle singole comunità, un elenco delle loro mancanze introdotto dalle parole: «Ma debbo rimproverarti», un invito a pentirsi; una promessa al <cvittorioso»e, infine, l'ammonizione
ad ascoltare quello che lo Spirito dice alle Chiese. Anche in questo
materiale troviamo tuttavia sorprendentemente uno scarso contenuto specifico in fatto di comportamenti approvati o condannati.
Le accuse profetiche si incentrano su due temi basilari: il coinvolgimento nell'idolatria attraverso la consumazione di carni immolate agli idoli (Ap 2,14-15.20) e l'autocompiacimento (Ap 2,4-5;
3 ,l-3; 3,15-17)' forse correlato a un'eccessiva ricchezza. Le raccomandazioni rivolte alle comunità sono similmente di carattere ge-
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Parte prima
nerale: una lode particolare è riservata all'amore, alla fede, al servizio e alla paziente perseveranza (Ap 2,19; cfr. 2,2-3.13; 3 ,lo), nonché alla verifica delle rivendicazioni dei falsi profeti (Ap 2,2). Diversamente dalla Chiesa soddisfatta di sé di Laodicea, le Chiese di
Smirne e di Filadelfia sono lodate semplicemente perché sono rimaste salde in mezzo alla loro povertà e afflizione; particolare interessante, queste sono le uniche due Chiese, tra le sette, a non essere criticate e invitate a pentirsi. Ai filadelfesi la profezia dice: <#er
quanto sia poca la forza che hai, pure hai conservato la mia parola
e non hai rinnegato il mio nome» (Ap 3,Sb). La fedele adesione alla confessione del nome di Gesù sembra essere l'istanza fondamentale. Coloro che rimangono fedeli costituiscono una minoranza impotente e soffrono per la loro confessione; coloro che scendono a compromessi con la cultura circostante potranno anche
evitare la sofferenza, ma incorrono nel giudizio di Dio. Perciò lo
scopo delle lettere indirizzate alle sette Chiese è anche quello di
confortare gli afflitti (Smirne, Filadelfia) e di affliggere i gaudenti
(Sardi, Laodicea).
Lo sprezzante giudizio pronunciato sulla Chiesa di Laodicea
(«Poiché sei tiepido, cioè né caldo né freddo, io sono sul punto di
vomitarti dalla mia bocca», Ap 3,15-16) è di particolare interesse
per il nostro scopo.
«<Tudici: "Sono ricco; sono diventato ricco, non ho bisogno di nulla"; e non ti accorgi che proprio tu sei il più infelice: miserabile, povero, cieco e nudo... Queili che amo li rimprovero e li castigo. Affrettati
perciò a convertirti» (Ap 3J7.19).
Questa Chiesa è stata indotta a sonnecchiare dal potere ipnotico della ricchezza e cooptata nel sistema economico dell'impero
romano. Giovanni considera questo un ritorno all'idolatria; la
comunità materialmente ricca è di fatto compromessa e quindi spiritualmente povera. Perciò, anche se nell'Apocalisse non ci sono
comandamenti o insegnamenti specifici sul possesso dei beni terreni, c'è tuttavia una chiara correlazione simbolica tra ricchezza e
idolatria.
I1 messaggio complessivo delle sette lettere consiste nel chiamare a stabilire confini meglio definiti tra la Chiesa e il mondo. Coloro che difendono la consumazione delle carni immolate agli idoli pensano, a quanto pare, di poter inserirsi come membri «normali»
Apocalisse - Resistenza d a bestia
273
nella loro società; forse alcuni sostengono addirittura che i cristiani possono accettare il culto dell'imperatore come un dovere civico, senza per questo tradire la loro fede in Gesù. Giovanni suona
l'allarme contro una simile mentalità. Non è un caso che la lettera
a Laodicea arrivi nel punto culminante di questa sezione. Non ci
possono essere compromessi, ribadisce Giovanni, e la Chiesa che
pensa di poter vivere comodamente d'interno del sistema economico dell'irnpero è spiritualmente in pericolo.
Una simile condanna della ricchezza non riguarda solo i cristiani facoltosi, ma anche i non cristiani. La descrizione giovannea della caduta di «Babilonia» si concentra in larga parte su temi economici. I re e i mercanti della terra, che commerciano in articoli di
lusso e schiavi, e i nocchieri, che si erano «arricchiti in tale commercio», sono coloro che più lamentano la sua fine (Ap 18,ll-20)
e che sono accusati di aver partecipato alla sua «fornicazione». Quest'ultimo termine non indica tanto, secondo le convenzioni simboliche dell'Antico Testamento, le trasgressioni di carattere sessuale,
quanto piuttosto le pratiche idolatriche. Giovanni disapprova naturalmente anche l'immoralità sessuale: i fornicatori sono elencati
assieme ai «codardi, infedeli, depravati e omicidi, impudichi, venefici e idolatri, a quanti sono pieni di ogni sorta di menzogna», tra
coloro che saranno gettati «nellostagno che brucia con fuoco e con
zolfo, che è la morte seconda» (Ap 21,8). Ma - come indica anche
questo elenco - la moralità sessuale non è una preoccupazione preminente dell'Apocalisse.
La caduta di Babilonia rimane per Giovanni una visione profetica, non una realtà politica. Perciò nel tempo presente il popolo di
Dio è fondamentalmente chiamato a rendere testimonianza e a resistere all'assalto e alla opposizione che verranno da parte di un
mondo pieno di potenze ostili. Questo comporterà la necessità di
seguire la via di Gesù sottomettendosi anche alla morte, senza ricorrere alla violenza.
Una delle indicazioni più chiare che questa è effettivamente la
vocazione della Chiesa ricorre nel mezzo del capitolo centrale
(Ap 13),in cui viene descritto l'emergente potere della Bestia. Alle Bestia viene concesso di muovere guerra ai santi e di vincerli; nel
frattempo «tutti gli abitanti della terra» adorano la Bestia, ad eccezione di coloro i cui nomi sono scritti «nel libro della vita dell'Agnello immolato» (Ap 13,7-8).Si tratta di uno scenario terribile, che indurrebbe a prendere delle misure disperate. I santi deb-
274
Parte prima
bono opporsi con la spada al potere della Bestia? Giovanni interrompe il suo racconto della visione per rivolgersi direttamente alla comunità con una parola profetica, esattamente come aveva
fatto con le sette Chiese all'inizio del libro:
«Chi ha orecchi, ascolti!
Se uno è destinato aila prigione,
vada in prigione.
Se uno con la spada uccide2',
con la spada dev'essere ucciso.
In ciò sia la pazienza e la fede dei santi» (Ap 13,9-10).
Questa chiamata alla perseveranza (hypomonp)e fiducia (pistis)
radicale invita la Chiesa a resistere d'impulso della violenza anche
in queste circostanze estreme. La spiegazione che G.B. Caird dà di
questa chiamata enigmatica merita di essere citata per esteso:
«Se Dio permette al mostro di fare guerra al suo popolo e di
vincerlo, che cosa deve fare il popolo di Dio? Deve permettere
di essere vinto così come ha fatto il suo Signore, di modo che,
come il suo Signore, possa riportare una vittoria che non è di questo mondo... La Chiesa deve sottomettersi senza resistere all'attacco vincitore del mostro, perché solo in questo modo esso può
essere tenuto a freno. Il male è autodfisivo. Come l'Idra, il mostro dalle molte teste, esso è capace di farsi spuntare un'altra testa quando una gli è stata tagliata. Quando uno fa un torto a un
altro, quest'altro può ricambiarlo, portare rancore o rifarsi su una
terza persona. Qualunque cosa egli faccia, ci sono ora due mali
dove prima ce n'era uno solo; e comincia una catena di reazioni
simile alla diffusione di un contagio. Solo se la vittima assorbe
il torto e lo mette così fuori corso può impedire che esso conti-
'' Qualche manoscritto fornisce un debole sostegno alla lezione: «Se uno è destinato ad
essere ucciso con la spada». Tale lezione, che conforma il testo a Ger 15,2 e 43,11e crea
un parallelismo sintattico con la riga precedente (Ap 13,10a), va respinta come una correzione secondaria. Alcuni biblisti, ivi inclusi a quanto pare gli editori di Nestle-Aland, nutrono qualche sospetto nei confronti della lezione meglio attestata: «Se uno con la spada uccide», perché essa fa echeggiare aiia parola profetica di Giovanni Mt 26,52: <<Tuttiqueiii che
mettono mano d a spada, di spada periranno». Ma questo è precisamente il punto: Giovanni
echeggia l'oracolo profetico di giudizio di Geremia filtrandolo attraverso la tradizione dei
detti di Gesù, in un modo tale che esso diventa una vocazione divinamente decretata, anziché una tragica necessità.
Apocalisse - Resistenza alla bestia
275
nui a propagarsi. E questo è il motivo per cui la grande tribolazione è anche la grande vittoria»'l.
Questa spiegazione della chiamata al martirio - che va naturalmente al di là delle affermazioni esplicite di Giovanni - approfondisce la nostra comprensione dell'osservazione fatta dalla Collins,
secondo la quale I'Apocalisse incarna «una intelligenza sinergetica
della sofferenza del giusto», in cui la morte ingiusta del martire contribuisce di fatto alla venuta del regnoz2. Ella sostiene che, secondo
l'autore dell'Apocalisse, la morte del martire induce Dio a vendicarsi del nemico e che esiste un numero definitivamente fissato di
martiri che devono morire prima che la fine possa venire (cfr. Ap
6,9-11, dove sono presenti ambedue questi motivi). Senza negare
che questi elementi sono parte della tradizione martirologica ereditata e trasmessa dall'Apocalisse, possiamo affermare che la spiegazione di Caird tocca uno dei misteri più profondi della corrispondenza tra l'Agnello e i suoi seguaciz3. Coloro che seguono
l'Agnello nelia persecuzione e nella morte non coprono una quota di martiri determinata a caso, ma mettono piuttosto in pratica la
volontà di Dio, che ha scelto di vincere il male precisamente nella
e mediante la sofferenza del giusto e non malgrado essa. Questa è
la ragione per cui coloro che portano il nome dell'Agnello sulla loro fronte devono condividere anche la sua sorte.
,
8.4 UN NUOVO CIELO E UNA NUOVA TERRA
Nessun libro del Nuovo Testamento si occupa tanto diffusamente
di temi escatologici come 1'Apocalisse. Dall'inizio («I1tempo è vi- ,
cino», Ap 1,3) alla fine («Vieni, o Signore Gesù», Ap 22'20)' l'autore guarda ardentemente alla imminente futura consumazione del
giudizio di Dio e della restaurazione del mondo. Ciò è troppo ovvio per richiedere una dimostrazione. Ma in che modo l'escatoloG. B. Caird, The Revekztion of St. John the Divine, op. d.,pp. 169-170.
Y. Coilins, The PolihCal Perspectiye of the Revelation to John,art. d.
'' I1 mio unico dissenso dd'esposizione che Caird fa del passo è che essa è formulata
troppo individualisticamente («Quando uno fa un torto a un altro...»). Giovanni guarda
alla comunità dei seguaci dell'Agnello come a un segno contrastante con la violenza del
mondo.
2'
" A.
.
-
276
Parte prima
gia apocalittica del libro modella la sua visione morale? Possiamo
proporre alcune osservazioni.
Primo, la speranza nel futuro è indispensabile per la critica dell'ordine presente. Solo la visione profetica della salvezza escatologica permette alla comunità credente di riconoscere le menzogne e
le illusioni della Bestia e del falso profeta. Così l'escatologia apocalittica permette di resistere al presente ordine ingiusto del mondo. Solo la certezza che alla fine avranno ragione dona ai martiri la
forza di resistere al potere della Bestia. I1 funzionamento di questa logica può essere illustrato osservando l'organizzazione del materiale in Ap 14. I W. 1-5 presentano una visione dei 144.000 redenti che stanno sul monte Sion con l'Agnello; i W. 6-7 dichiarano che l'ora del giudizio è vicina; i W. 8-1 1 descrivono la caduta
di «Babilonia, la grande», e il tormento di coloro che hanno adorato la Bestia; infine, il v. 12 riassume il significato di queste visioni: «Questa è una chiamata alla pazienza dei santi, che conservano i divini precetti e la fede di Gesù». I lettori sono così incoraggiati a perseverare sulla via di coloro che sono segnati dall'Agnello
(Ap 14,l) anziché dalla Bestia (Ap 14,9)24.Le visioni della fine
servono al veggente come garanzia nel chiamare la Chiesa a «tener duro» e a vivere l'ordine alternativo di cui Gesù, il testimone
fedele, è il modello. I1 trionfo ultimo dell'ordine alternativo è sia
garantito che imminente, perché Gesù promette: «Sz: vengo presto»
(Ap 22,20).
Nel frattempo, mentre la comunità attende la venuta di Gesù, la
visione escatologica serve da conforto (questo elemento consolatorio è molto più esplicito nell'Apocalisse che in Marco, che condivide molti aspetti dell'escatologia apocalittica dell'Apocalisse). Nella visione giovannea della grande moltitudine che è passata attraverso «la grande tribolazione», un angelo pronuncia parole di
conforto sulla loro sorte:
.
" Il fatto che i 144.000 <<nonsi siano contaminati con donne» non significa che 1'Apocalisse esiga che tutti i cristiani siano celibi; non v'è alcuna indicazione di una simile pretesa altrove nel testo. Come osservano i commentatori, questo dettaglio narrativo riflette i
requisiti che devono avere i soldati d'Israele per partecipare alla guerra santa (G. B. Caird,
The Reuelation of St. John the Diuine, op. crt., p. 179). I 144.000 sono in uno stato di
purezza rituale simbolica, pronti a partecipare alla guerra dell'Agnello contro la Bestia.
E. Schussler Fiorenza (Reuelatron,op. cit., p. 88) afferma che il simbolismo sessuale, qui
come altrove nell'Apocalisse, è metaforico e significa che i puri non hanno partecipato all'idolatria del culto imperiale.
Apocalisse - Resistenza d a bestia
277
«Non avranno più né fame né sete, non li colpirà più il sole né calore alcuno, poiché l'Agnello che sta in mezzo al trono li pascerà e condurrà dle sorgenti d'acqua viva; e Dio tergerà ogni lacrima dai loro occhi» (Ap 7,16-17).
Questa promessa anticipa la visione finale deila nuova Gerusalemme, in cui Dio
«dimorerà con loro ed essi saranno il suo popolo ed egli sarà il "Diocon-loro". E asciugherà ogni lacrima dai loro occhi, non vi sarà più
morte, né lutto e grida e dolore. Sì, le cose di prima sono passate» (Ap
21,3-4).
Mentre queste descrizioni poetiche della salvezza escatoIogica
guardano al futuro, il loro potente linguaggio già opera come una
esternazione performativa nel presente e consola coloro che gemono
e soffrono, garantendo loro che l'amore di Dio porrà alla fine termine alle loro sofferenze.
Temo, la minaccia del giudizio come motivazione dell'obbedienza
è implicitamente presente nell'Apocalisse (per esempio in Ap 20,ll15), ma svolge un ruolo significativamente più piccolo di quello che
svolge, ad esempio, in Matteo. L'Apocalisse, essendo interamente
indirizzata alla comunità eletta, non si cura molto di chiamare gli
altri a convertirsi prima del giudizio. I n effetti, un passo sembra
suggerire che è rimasto troppo poco tempo per pentirsi e compiere qualcosa di buono:
<<Nontenere nascoste Ie parole profetiche di questo libro; il tempo, infatti, è vicino! L'ingiusto commetta pure ingiustizie, l'immondo
si faccia sempre più immondo, e il giusto seguiti ad agire secondo giustizia e il santo si santifichi ancor di più! Ecco: vengo presto; con
me ho la mercede che darò a ciascuno secondo le sue opere» (Ap
22,lO-12).
Maggior peso degli inviti a convertirsi basati su punizioni escatologiche hanno le ricompense escatologiche positive promesse
alla Chiesa, e più esplicitamente ai «vittoriosi»: per esempio, «al vittorioso farò mangiare dell'albero della vita che è nel paradiso di
Dio>>(Ap 2,7b). «Vincere» significa rimanere fedeli, superare gli
ostacoli frapposti dal mondo; come osserva Schrage, tale termine
«induce a pensare alla battaglia inerente alla vita cristiana nel tem-
278
Parte prima
po i n t e r m e d i ~ » *Perciò
~.
la parola della promessa escatologica
fornisce alla Chiesa una motivazione per tener duro nella sofferenza e perseverare fedelmente.
Alla luce di queste osservazioni, non è del tutto giusto dire che
l'escatologia dell'Apocalisse inculca un atteggiamento di passività
nei suoi lettori. Al contrario, essa li chiama a una vigile resistenza
contro le potenze seduttrici del tempo presente e a un'obbedienza attiva al Dio misericordioso che vuol fare nuove tutte le cose. Né
l'escatologia dell'Apocahsse è avulsa dal mondo: non è una cosa insignificante che la nuova Gerusalemme scenda dal cielo sulla terra
e che la proclamazione della salvezza finale dichiari che «la dimora di Dio» è «con gli uomini», e non viceversa (Ap 21,2-3). Queste
cose si verificano senza dubbio in «un cielo nuovo e una terra nuova» (Ap 2 1,1),ma ciò significa - nell'Apocalisse come nelle visioni profetiche a cui essa attinge (1s 65,17-25; 66,22) - che Dio avrà
redento e trasformato, ma non abolito, la creazione.
8.51L MONDO NARRATIVO DELL'AF'OCALISSE
QUALE CONTESTO PER L'AZIONE
L'Apocalisse, letta come un documento visionario di resistenza a
un ordine sociopolitico idolatrico, chiama ripetutamente la Chiesa alla vigilanza e al discernimento. I1 suo vivace mondo simbolico
crea il contesto che permette alla comunità degh eletti di Dio di rendere una eloquente testimonianza a Gesù Cristo quale Alfa e Omega, in cui la volontà di Dio è pienamente incarnata. Cerchiamo di
riassumere alcuni degli aspetti salienti della visione profetica di Giovanni.
Primo, il mondo secondo 1'Apocalisse è diviso da una serie di
netti dualismi. Esso è coinvolto in un conflitto cosmico tra Dio e «il
serpente antico, quello che è chiamato diavolo e Satana, colui che
inganna tutta la terra» (Ap 12,9).In tale conflitto non c'è spazio per
i compromessi: uno deve scegliere chi adorare, e la neutralità è impossibile. Sotto questo aspetto 1'Apocalisse è molto affine al vangelo e alle epistole giovannee, a cui la tradizione cristiana l'ha associata, anche se i suoi simboli mitici del male sono molto più
2.' W. Schrage,
The Ethics of the New Testarnent,op. cit., p. 337.
Apocalisse - Resistenza alla bestia
279
fantasmagorici. Come nel vangelo e nelle epistole di Giovanni,
anche in essa pare ci sia poco bisogno o spazio per la riflessione e
il dibattito etico: l'autore pensa che il bene e il male, il giusto e l'ingiusto siano già così completamente chiari in partenza che non si
dà pena di definirli. Come anche negli altri scritti giovannei, il dualismo cosmico è accompagnato dalla fiducia che Dio domina tutto e che alla fine trionferà in maniera decisiva sul male.
Secondo, il dualismo cosmico trova la sua espressione anche in
una netta polarizzazione sociale tra la comunità cristiana e il mondo
ostile. Poiché la comunità cristiana è una minuscola e impotente
minoranza d'interno della sua cultura, 1'Apocalisse simpatizza pienamente con gli elementi perseguitati e marginali della società. Questo aspetto è stato sviluppato nella maniera più piena da Elisabeth
Schussler Fiorenza nelle sue varie opere sull'Apocalisse:
«L'autore dell'Apocalisse ha adottato la "prospettiva dal basso" e ha espresso le esperienze di coloro che erano poveri, impotenti e che vivevano nel continuo timore di essere denunciati. Il mondo visionario dell'Apocalisse risponde all'esperienza e
alla difficile situazione di quei cristiani che erano impotenti rispetto ai poteri politici del loro tempo»>26.
La pungente critica mossa dal libro alla ricchezza e all'attività
commerciale è una espressione di questa prospettiva sociale.
Terzo, in corrispondenza a questa divisione sociale notiamo un
grande senso di solidarietà all'ifiterno della comunità dei credenti.
Solo i seguaci di Gesù hanno rifiutato il sigillo delia Bestia e solo
essi possono comprendere il pieno significato dell'oscuro simbolismo apocalittico dell'opera. Le loro voci si uniscono al coro celeste
di lode, inoltre essi gioiscono con le schiere celesti per la distruzione
degli oppressori:
«Rendiamograzie a te,
Signore Dio, Onnipotente,
che sei e che eri,
poiché hai posto mano
d a tua infinita potenza
e hai instaurato il tuo regno.
E. Schussler Fiorenza, Revelation,op. cil., p. 128. Vedi anche Id., The Book of Rmelation:Justice and]udgment,Fortress, Philadelphia 1985.
Parte prima
Sì, le nazioni si sono adirate,
ma è giunta la tua ira,
è giunto il tempo di giudicare i morti,
di dare il premio ai tuoi servi,
profeti e santi,
e a quanti temono il tuo nome
piccoli e grandi,
e di far perire per sempre
quelli che sconvolgono la terra>>(Ap 11,17-18).
È questa celebrazione della distruzione dei malvagi che ha spinto Nietzsche a leggere il libro come una «esplosione di spirito di
vendetta». C'è della verità in questa caratterizzazione; trovare ciò
moralmente problematico è cosa che dipende fino a un certo punto dal fatto se prestiamo orecchio con simpatia alle vittime dell'oppressione o se, come Nietzsche, le guardiamo con disprezzo. In
ogni caso, non troviamo traccia nell'Apocalisse di un imperativo di
amare i nemici. I confini tra la Chiesa e il mondo sono chiaramente definiti e assoluti; in questo mondo simbolico il nemico è semplicemente dipinto come demoniaco.
Quarto, il senso dell'urgenza escatohgica è molto forte nel mondo dell'Apocalisse. Gli eventi cataclismatici profetizzati accadranno molto presto, e l'ordine esistente delle cose è perciò inconsistente. Questa è la ragione per cui l'autocompiacimento della Chiesa di Laodicea non solo è riprovevole, ma anche folle. Gesù dice:
«Ecco:vengo presto; con me ho la mercede che darò a ciascuno secondo le sue opere» (Ap 22,12).
Quinto, in contrasto con questa percezione dell'inconsistente ordine dello status quo, I'Apocalisse manifesta una profonda fiducia
sotterranea nell'ordine morale dell'universo. Ciò è caratteristico del
genere apocalittico, che si occupa a fondo di temi della teodicea,
unitamente al problema di chi alla fine dominerà sul mondo27.Le
anime di coloro che sono stati «uccisi a causa della parola di Dio
e della testimonianza da loro data» gridano a Dio: «Fino a quando,
o Signore, tu che sei santo e verace, non farai giustizia vendicando
il nostro sangue sugli abitanti della terra?» (Ap 6,9-10).A loro viene detto di attendere ancora un po', ma il racconto nel suo complesso risponde così alla loro domanda: a tempo debito Dio regolerà tutti i conti e metterà tutto a posto. I malvagi che prosperano
W. Schrage, The Ethics of the New Testament,op. cit.,p. 33 1
-
Apocalisse - Resistenza d a bestia
281
saranno puniti, e i giusti che soffrono saranno ricompensati; la logica è esattamente quella delle beatitudini e dei guai di Luca (Lc
6,20-26). Dio non è capriccioso o arbitrario; alla fine Ia sua giustizia prevarrà.
Sesto, poiché il mondo è al presente sotto il dominio di potenze ostili a Dio e ai santi, la giustizia di Dio provocherà necessariamente un capovolgimento radicale. Uno degli scopi principali della profezia rivelatoria consiste nel manifestare la verità sul mondo
dalla prospettiva di Dio e, quindi, nel riformare il modo in cui h comunità concepisce la realtà. A proposito di questo aspetto dell'influsso dell'Apocalisse, Wayne Meeks scrive:
«Loscopo di questo scritto è quello di capovolgere le cose nella percezione dei suoi lettori, di privare l'ordine stabilito del
potere più fondamentale di tutti, cioè della sua patente hiiudhrd.
La strategia morale dell'Apocalisse consiste quindi nel distruggere il buon senso come guida per la vitmZ8.
Essa, al fine di infrangere il potere ingannatore di Satana, deve
re-immaginare il mondo; ed è quel che fa. La sua potenza immaginifica annichila la struttura plausibile su cui lo status quo poggia
e la sostituisce con la visione di un nuovo mondo. L'autorità dell'impero romano è così delegittimata, e viene preparata la via su cui
la comunità può ricevere la verità circa l'ordine futuro di Dio. Le
implicazioni di tutto questo sono di vasta portata e ci dicono, ad
esempio, che il deprezzamento dell'Apocalisse, espresso da J. T.
Sanders, come di un libro che incoraggia a disinteressarsi dei problemi sociali e politici, è troppo frettoloso. Assai diversa è invece
l'analtsi della sua testimonianza politica fatta da Oliver O'Donovan:
«L'Apocalisse ci infonde la speranza che nella vita, che siamo
chiamati a vivere con Cristo, possiamo sperimentare, come una
realtà sociale, l'autorità della verità e della giustizia persistentemente negataci dalla nostra esperienza della società politica sulla terra. Dobbiamo prendere in considerazionele implicazioni di
questo fatto. Se è giusto dire che la base di un nuovo ordine della società è la parola di giudizio pronunciata da Dio in Cristo, ne
consegue che la testimonianza che proclamò quella parola per
W. Meeks, The Mora1 World of the First Christians,op. nt.,p. 145.
.282sfzdareZ'ordine politico prevalente non operava ajjcatto in modo anParte prima
tipolitico, ma poneva a confronto un falso ordine politico con la
fondazione di un ordine nuovo. Giovanni è perciò un sostenitore del punto di vista che vede la critica fondata sulla verità come
un genuino impegno politico»>29.
In particolare, come abbiamo detto, la critica mossa dall'Apocalisse al falso ordine politico prevalente è una critica mossa d ' u s o
ingiusto e oppressivo della ricchezza e del potere. Nelle parole di
Schussler Fiorenza, <d'Apocalissecostruisce un mondo visionario
che sfida il discorso simbolico del potere egemonico e colonizzatore di Roma»>3o.
Nessuno può entrare con l'immaginazione nel mondo narrato da questo libro e rimanere favorevole alle cose così come esse sono nel mondo ingiusto.
Questo significa che 1'Apocalisse può essere letta nel modo giusto solo da coloro che lottano attivamente contro l'ingiustizia. Se
1'Apocalisse è un documento di resistenza, i1 suo significato diventerà chiaro solo a quanti sono impegnati nella resistenza. Non
è un caso che le letture moderne più vigorose dell'Apocalisse siano
venute da interpreti collocati in posizioni socialmente marginalizzate, che cercavano di chiamare la Chiesa a schierarsi in favore di
movimenti anticulturali di resistenza, come per esempio Martin
Luther King Jr., William Stringfellow e Alan Boesak31.Qualcosa di
molto strano avviene quando questo testo cade neile mani di lettori che vivono in seno a una comunità nel suo insieme ricca e potente: esso diventa una miniera d'oro per fantasie paranoidi e per
quelli che vogliono predicare vendetta e distruzione. Perciò, come Schussler Fiorenza insiste nel dire, «l'Apocalisse darà una risposta teo-etica adeguata solo in quelle situazioni sociopolitiche che
gridano contro
In nessun caso questo tipo di lettura dell'Apocalisse fu significativamente attuato come nel semplice
inno V e Shall Overcome («Vinceremo»)del movimento dei diritti
"
O. O'Donovan, The Political Thought of the Book of Revelation,art. nt.,p. 90; il corsivo è mio.
'O E. Schussler Fiorenza, Revelation, op. cit., p. 124.
M. L. King Jr., Letter from Bimingham City Jail,American Friends Service Commitee,
Phiiadelphia 1963 (trad. it., Lettera dal carcere di Birmingham. Pellegrinaggioalla non violenza, Azione Nonviolenta,Verona 1993); W. Stringfellow,An Ethicfor Chrrstiansand Other
Aliens in a Strange Land, op. cit.; A. Boesak, Comfort and Protest: Refections on the Apocalypse of the John of Patmos, Westminster, Phiiadelphia 1987.
' 2 E. Schussler Fiorenza, Revelation,op. cit., p. 139.
"
Apocalisse - Resistenza d a bestia
283
civili degli USA. Il termine «overcome» fu preso dalla traduzione
che la King James Version propone del verbo nikan, spesso usato
nell'Apocalisse e tradotto nella maggior parte delle versioni moderne con «c~nquistare»'~.
Il termine è usato nella promessa a mo'
di ritornello, che conclude ognuna delle lettere indirizzate alle
sette Chiese. Per esempio: «Colui che vincerà lo farò sedere con me
sul mio trono, proprio come io ho vinto e perciò mi sono assiso insieme al Padre mio sul suo trono» (Ap 3,2 1).I marciatori per la pace delle Chiese nere, quando si tenevano per mano e cantavano «<We
shall overcome somedap>(Un giorno vinceremo),esprimevano la
loro fede che, malgrado la loro mancanza di potere politico convenzionale, la testimonianza da loro resa alla verità avrebbe prevalso sulla violenza e sull'oppressione. L'impegno del movimento
in favore della resistenza non violenta giustificava più che mai I'allusione all'Apocalisse: anche se i marciatori fossero stati picchiati e
uccisi, essi avrebbero vinto il mondo rimanendo pacifici, così come l'Agnello l'aveva vinto prima di loro. Questo esempio non è esattamente «esegesi» dell'Apocalisse nel senso stretto del termine, ma
illustra la posizione sociale da cui il testo può essere letto nel modo appropriato.
Infine, il significato etico permanente del17Apocalisseè un prodotto della sua ricca immaginazione. Il testo è pieno di energia teopoetica, espressa nei suoi numerosi canti di lode e di adorazione.
Non è un caso che Milton abbia tratto ispirazione da questo libro, o che Haendel abbia trovato le liriche per i cori principali
del Messia («AUeluia» e «Degno è l'Agnello») nella poesia dell'Apocalisse: <<Ilregno di questo mondo è diventato il regno del nostro Signore e del suo Cristo, ed egli regnerà nei secoli dei secoli»
(basato su Ap 11,15).Cantare un canto del genere è un atto politico, e il potere politico dell'atto è grandissimo, perché è cantato e
perché altri possono unirsi al coro e fissarlo nella memoria uditiva.
Cosa interessante, 1'Apocalisse si apre con una benedizione su coloro che agiscono così: «Beato colui che leggerà ad alta voce le parole di questa profezia e beati quelli che ascolteranno e metteranno
in pratica ciò che in essa è scritto» (Ap 1,3). Quest'opera, per fare
pienamente effetto, deve essere letta ad alta voce; questo è il tipo 33 Le statistiche deila ricorrenza di questo verbo nel Nuovo Testamento sono le seguenti: esso ricorre diciassette volte nell'Apocalisse, sei volte in 1Giovanni e solo cinque volte
nel resto del Nuovo Testamento (una in Luca, una in Giovanni e tre volte in Romani).
284
Parte prima
di testo che essa è, come il copione di un atto teatrale, un atto in
cui i lettori si trovano a essere ora gli attori. Malgrado la stranezza
e l'oscurità dell'Apocalisse a livello della ragione lineare, la sua vivacità immaginifica ne ha fatto una fonte perenne dell'arte e della
liturgia della Chiesa e ha quindi fornito la forza per sostenere la comunità nel contrasto con un mondo fervidarnente adorante la Bestia. Chi ha orecchi per intendere, intenda.