Lo straniero, n.188, febbraio 2016 Fouad Laroui, Un anno con i

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Lo straniero, n.188, febbraio 2016 Fouad Laroui, Un anno con i
Lo straniero, n.188, febbraio 2016 Fouad Laroui, Un anno con i francesi, trad. di Cristina Vezzaro, Del Vecchio Editore 2015, pp.306 Dopo la raccolta di racconti L'esteta radicale di Fouad Laroui, intreccio irresistibile di umorismo, ironia e tragedia, Del Vecchio pubblica un'altra opera dello scrittore marocchino Premio Goncourt nel 2012 e Gran Premio della Francofonia nel 2014, Un anno con i francesi. Protagonista un bambino di dieci anni, Mehdi, catapultato da un altro pianeta, si direbbe, insieme a una coppia di tacchini, in un universo incomprensibile, il prestigioso liceo francese Lyautey di Casablanca, dove è stato ammesso con borsa di studio. L'anno è lo stesso della prima missione spaziale sulla luna, il 1969, e l'incontro con i francesi per Mehdi, che è vissuto fino a quel momento in un villaggio sperduto nelle montagne del Medio Atlante, è un'esperienza altrettanto straordinaria che lo terrorizza e lo affascina. Basta una semplice domanda a gettarlo nella disperazione e a farlo lavorare di fantasia, trasformando i custodi della scuola in leoni che lottano con gli squali, e l'inerme lavandaia in un'orchessa minacciosa: una rappresentazione ingenua ma efficace del trauma dello spaesamento, della perdita della lingua e della propria cultura. Agli occhi dei compagni di scuola, per lo più figli di funzionari francesi, Mehdi appare come un essere da un altro mondo: "Chi era, questo nuovo? Da dove usciva? Da una grotta, in montagna? Savall affondò l'indice nel petto del nuovo. Non hai mai guardato la tv? Non mi dirai che non hai visto gli americani sbarcare sulla luna, in luglio? Due mesi fa? Li hanno guardati tutti, persino le capre!". Il problema principale è l'inadeguatezza linguistica di Mehdi, lettore vorace e appassionato, che avendo imparato il francese sui libri non riesce a decifrare i suoni della lingua parlata. E così preferisce chiudersi in un silenzio ostinato piuttosto che mostrare le sue défaillance. D'altra parte, neppure con l'arabo classico se la cava bene, visto che la sua lingua materna è l'arabo dialettale usato in famiglia e le poche frasi brusche o di affetto che la madre gli rivolge. Nelle avventure di Mehdi, Laroui ripercorre il proprio vissuto mettendo a confronto con leggerezza e ironia gli stereotipi e i pregiudizi tipici di ogni cultura nei confronti delle altre. Un anno con i francesi ha chiari punti di contatto con il romanzo sull'infanzia algerina di Camus Il primo uomo, ma a differenza di questo è costruito dalla prospettiva del bambino e mantiene per tutta la sua durata un registro comico basato su equivoci linguistici e sulla diversità del piccolo musulmano in mezzo ai francesi, sia a scuola che nella famiglia di un compagno che lo ospiterà nei fine settimana. Ogni volta, grazie alle sue doti di intelligenza e fantasia, Mehdi riuscirà a venirne fuori con onore, assicurandosi a fine anno il premio di eccellenza e l'agognata pila di libri, e riuscendo soprattutto a resistere alla tentazione dell'integrazione nella cultura francese. Oltre a essere uno scrittore plurilingue -­‐ arabo, francese, olandese -­‐ Fouad Laroui, nato nel 1958 a Oujda e oggi residente tra Francia e Olanda, dove insegna scienze ambientali all'Università di Amsterdam, collabora con varie testate giornalistiche e con la radio marocchina. (Paola Splendore)