musica, arte e “blue note”
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musica, arte e “blue note”
m u s i c a, a r t e e “blue note” Fabio Mittino : Artista e non solo In questo numero speciale di F4A Magazine, principalmente dedicato alla musica, Friends4Arts intervista Fabio Mittino, chitarrista talentuoso e “controcorrente” nelle sue scelte artistiche, scelta coraggiosa in questi tempi in cui massificazione sembra la parola d'ordine. Fabio, formatosi alla scuola di Robert Fripp (cardine dei mitici King Crimson e fondatore del metodo “Guitar Craft”) è attualmente impegnato in vari principali progetti musicali molto diversi tra loro, in cui il denominatore comune è proprio l'originalità: con Andy (ex Bluevertigo) nei “Fluon” e con Bert Lams del California Guitar Trio. Ma Fabio Mittino è anche docente di chitarra, oltre ad avere un importante ruolo al Blue Note di Milano, dove si occupa della selezione musicale della proposta artistica. F4A: Fabio, partiamo con una domanda banale ma... inevitabile: come nasce la tua passione per la musica e in particolare per la chitarra? Da bambino mi ha sempre affascinato la chitarra. Era appesa in taverna ed era di mio nonno, l’unico musicista della famiglia (suonava la fisarmonica): talvolta la suonavo, pizzicando le corde a vuoto, cercando di creare qualche melodia. E poi la suonava anche Actarus di Goldrake, per cui non poteva che piacermi. Intorno ai 13 anni rimasi ammaliato da un concerto al Bobinò di George Brassens trasmesso su Antenne 2, che fortunatamente fu registrato dai miei genitori. Chiesi a mio papà di comprarmi gli spartiti con gli accordi e spinto dal desiderio di suonare quelle canzoni riuscii nel giro di una notte ad imparare le parti di chitarra. Da lì cominciò tutto. F4A: Sappiamo che sei laureato in “Scienze della comunicazione”; non ci sono molti musicisti che abbiano fatto sia studi musicali che “tradizionali” fino a laurearsi. Avere anche il fatidico “pezzo di carta” nel cassetto è una scelta ben precisa? E' un “paracadute” per poter fare scelte artistiche coraggiose e controcorrente, senza dover necessariamente puntare sui ricavi di progetti musicali commerciali? Dopo il Liceo Classico non sapevo cosa fare, se continuare gli studi o dedicarmi esclusivamente alla chitarra. Mi diedero al Guitar Craft un prezioso consiglio: percorrere entrambe le strade, fino a quando sarebbe stato chiaro quale delle due continuare a seguire. Scienze della Comunicazione mi sembrava l’indirizzo più indicato, se non altro perché potevo fare un anno all’NYU in America e non mi sembrava fosse molto difficile! Non so come ma alla fine mi laureai a 23 anni con ottimi voti. L’intenzione inizialmente era proprio quella, come dici tu, di crearmi un “paracadute”, ma paradossalmente i primi soldi riuscii a guadagnarli proprio con l’attività di musicista. Sono comunque molto contento di aver fatto l’Università e mai tornerei sui miei passi. F4A: Sappiamo che hai fatto anche altri lavori (oltre a quello di musicista o del Blue Note). Queste esperienze hanno in qualche modo influenzato il tuo stile musicale, la tua creatività? Credo che ogni esperienza possa influenzare in vari modi la creatività o lo stile di un musicista. F4A: Hai studiato con un mito, Robert Fripp, puoi parlarci della scuola Guitar Craft? Sappiamo che considerare il Guitar Craft “solo” un metodo per chitarra sarebbe molto riduttivo... sei tu stesso docente di Guitar Craft, ci puoi parlare del metodo? Il Guitar Craft è la formazione tra le più importanti che abbia mai avuto. Non si tratta solo di una tecnica chitarristica, seppur molto sofisticata e precisa. E’ un modo per sviluppare una relazione con la chitarra, con la musica e con sé stessi. Non sono un istruttore di Guitar Craft: vengono organizzati dei corsi, spesso in monasteri, dalla durata variabile, da 3 giorni fino a diversi mesi, e la frequentazione di questi corsi è il modo migliore per chi vuole imparare questo sistema di lavoro. F4A: Puoi parlarci dei tuoi progetti musicali? Come dicevamo in apertura di questa intervista, sono molto diversi tra loro e tutti tutt'altro che banali... Non è un grosso rischio per un musicista intraprendere esclusivamente strade non commerciali? Suono con il gruppo pop-electro Fluon, un quartetto formato da Andy, Luca Urbani e Fabrizio Grigolo. Dopo circa una trentina di date fatte in tutta Italia, stiamo ora terminando la produzione del nostro album ufficiale. Ho poi un duo acustico con il chitarrista dei California Guitar Trio Bert Lams, con il quale suono il repertorio musicale, da noi arrangiato per due chitarre, del pianista Thomas De Hartmann. Probabilmente registreremo il disco in Florida, verso fine Agosto. Non credo sia un grosso rischio intraprendere strade non commerciali: è un grosso rischio intraprendere la professione del musicista! Forse, per chi ama la Musica, è meglio rimanere dilettanti o semi-pro. Anni fa, chiuso in una stanza ad esercitarmi 8 ore al giorno, non avrei mai accettato questa teoria, considerandola quasi un insulto... ma cosa succede quando una volta professionisti si è costretti a vendersi, suonando una musica che non fa parte di noi, accettando di suonare con chiunque ed in qualunque contesto, per sfamare la propria famiglia? Chi terrà la Musica come hobby, avrà la fortuna di avere solo la Musica come ricompensa. Considerando la crisi del settore musicale, mi considero fortunato nell’avere libertà riguardo la musica che suono... F4A: ci parli delle tue chitarre preferite? Come varia il tuo suono e il tuo setup nei vari progetti? Non amo avere molte chitarre, cerco di tenere solo lo stretto necessario.Ho una vecchia archtop degli anni ’30, che userò per registrare il disco con Bert Lams (poi magari la venderò!), ed una chitarra acustica del liutaio Jayson Bowerman. Possiedo poi una elettrica molto moderna ed una vecchia Fender Jazzmaster. Da anni non uso più amplificatori, entro direttamente nell’impianto attraverso un processore d’effetti. F4A: Ora una domanda “politicamente scorretta” al production manager del Blue Note Milano: se dovessi scegliere di mettere in programmazione del Blue Note Milano un musicista fantastico ma non molto noto, lo faresti senza indugio? Nella logica della programmazione artistica di un locale così importante quale è la scala delle priorità: il tutto esaurito, l'originalità, la qualità? Il BN è un club che non riceve sovvenzioni pubbliche, frutto della passione di alcuni soci che hanno deciso di investire tempo e denaro nella realizzazione di questo locale, per cui il booking, fatto da più persone e in collaborazione con BN New York, deve rispettare precisi parametri, quali l’eccellenza della proposta artistica, compatibilità delle esigenze del musicista con le nostre e una componente di rischio economico più bassa possibile. Alcune volte ci sono artisti che esulano un po’ da questo standard, ma di solito sono quelli che garantiscono maggiore introito e permettono così al BN di proporre concerti artisticamente molto validi ma poco seguiti dal grande pubblico. Quindi, per tornare alla tua domanda, sì, a questo musicista fantastico cercherei di dargli lo spazio che merita. F4A: Cosa pensi dei Talent Show? Sono davvero oggi l'unica strada che ha un giovane musicista per farsi conoscere? Sono un meccanismo commerciale che premia o non premia la qualità? Non seguo i reality, questa forzata esaltazione dell’emozione mi infastidisce, né sono d’accordo sul metodo di giudizio, basato principalmente sul “mi piace, non mi piace”. A mio avviso bisognerebbe giudicare con parametri un po’ più elevati. Saper riconoscere prima di tutto l’onestà e veridicità di una performance, per esempio. I reality non sono l’unica strada che un musicista dispone per farsi conoscere, anche se molte di quelle persone in coda ai provini sembrano essere convinte del contrario, per ignoranza o perchè ipnotizzate dal messaggio televisivo. Qualche anno fa ho fatto anch’io il giudice alle preselezioni di X-Factor. Fra centinaia di candidati, non mi è purtroppo capitato nessun talento, solo molte persone stonate, che parlavano con frasi sentite dai reality. La più gettonata era “perchè la musica è la mia vita!” … però pochissimi si erano mai esibiti con una band, scritto dei brani o fatto qualcosina che richiedesse un po’ di sforzo ed un originale, sano spirito d’iniziativa. Ovviamente parlo per quelli visti da me, ad altri colle- ghi erano capitati invece alcuni personaggi interessanti. Ad esempio l’amica Giusy Ferreri, che era nel mio stesso liceo, era brava e particolare in quel suo modo di cantare allora come oggi, e X Factor le ha dato meritatamente voce. Condannare i reality non ha molto senso. Da quando la televisione ha smesso di fare istruzione e ha cominciato con la privatizzazione ad aderire a logiche di mercato, tutto dipende dallo share, non interessa più la qualità, né il contenuto. F4A: Conosci bene lo scenario musicale in Italia e all'Estero, ritieni che per un musicista italiano possa essere importante/fondamentale/indispensabile fare esperienze fuori dall'Italia? Decisamente sì. Consiglierei specialmente l’America o Londra. F4A: chiudiamo questa intervista con una domanda “buona” e una “cattiva”; iniziamo da quella cattiva, così poi terminiamo con il “lieto fine”... Vedendo il mondo della musica da varie angolazioni (manager addetto ai lavori, docente, musicista), quali sono i “mali” che affliggono la situazione musicale in Italia? Il peso di alcune sovrastrutture (ci viene in mente una sigla di 4 lettere che inizia per S e finisce per E, un'altra di 6 lettere che viceversa inizia per E finisce per S)? le lobbies? la logica commerciale di programmazione delle radio? Il sovraffollamento dovuto a una proposta musicale massificata? Altro? F4A: e la domanda buona? Certo: come ne usciamo? E’ molto difficile essere sintetico. Diciamo che noto un disinteresse generale delle nuove generazioni verso la Musica e i concerti dal vivo. Alcune volte viene da pensare sia una forma di “intrattenimento” ormai destinata a morire. Il discorso Siae è molto complesso da commentare. Mi sembra lo specchio della decadenza del nostro stato, della moralità e della coscienza delle persone. La recente ascesa ai vertici più alti della Siae di Paoli e co. è un insulto all’intelligenza ed uno schiaffo morale verso tutti i musicisti. Basti pensare com’è stato gestito il referendum per il rinnovo dello statuto: solo una giornata a disposizione per votare, solo a Roma, ed il voto era pesato in base al percepito Siae. Quindi un voto di Paoli valeva milioni di volte quello di un povero autore. Inutile stupirsi di chi abbia vinto. Se vogliamo uscire da questa situazione e andare da qualche parte, dobbiamo innanzitutto capire dove siamo. Quali nuove opportunità ci offrono i tempi in cui viviamo? C’è una descrizione che amo molto, riguardo a ciò che dovrebbe aspirare un Musicista: avere la capacità di assumere uno stato d’innocenza operando in un campo di esperienza. Penso si possa adattare non solo all’Atto Musicale. Chi pensa ancora con le vecchie logiche di mercato è spacciato, solo dieci anni fa tutto era diverso, fra tre anni tutto muterà ancora. I tempi sono difficili, ma offrono anche mille opportunità di creare qualcosa di nuovo. Non bisogna avere paura di intraprendere strade non ancora battute. E non è forse quello che noi musicisti abbiamo sempre fatto nel corso dei secoli?