Chablis Vieilles Vignes 2012
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Chablis Vieilles Vignes 2012
Divinis® Bar à Vins è lieto di proporvi “DI...VINO, MA NON SOLO…” “La Vertigine del Tempo” Martedì 29/9/2015 Lo Chablis Vieilles Vignes di Gilbert Picq Chablis 2013 Gilbert Picq ~ Chichée (F) Chablis A.O.C. ~ Chardonnay ~ 12,5° ~ Euro 23,00 Chablis Vieilles Vignes 2012 Gilbert Picq ~ Chichée (F) Chablis A.O.C. ~ Chardonnay ~ 12,5° ~ Euro 25,00 Chablis Vieilles Vignes 2010 Gilbert Picq ~ Chichée (F) Chablis A.O.C. ~ Chardonnay ~ 12,5° ~ Euro 24,00 Chablis Vieilles Vignes 2009 Gilbert Picq ~ Chichée (F) Chablis A.O.C. ~ Chardonnay ~ 12,5° ~ Euro 50,00 (magnum) Chablis Vieilles Vignes 2008 Gilbert Picq ~ Chichée (F) Chablis A.O.C. ~ Chardonnay ~ 12,5° ~ Euro 50,00 (magnum) Esclusivamente in occasione della serata a chi desidera acquistare i vini per l’asporto, riserviamo uno sconto del 10%. Le nostre iniziative sono dirette a favorire un consumo moderato e consapevole del vino. Qualità e non quantità. Chablis Il vigneto di Chablis, situato a 150 km da Digione in direzione nord-ovest, si estende per circa 4300 ettari sulle due sponde del fiume Serein, affluente dello Yonne. Il clima, vista la posizione nordica quasi estrema, è di tipo continentale con estati calde e inverni freddi con frequenti gelate, particolarmente insidiose quelle primaverili. Alcune colline piuttosto ripide costeggiano il fiume sul versante est concedendo ai vigneti una esposizione sud sud-ovest; qui troviamo lo Chablis Grand Cru 97,00 ha con le sue 7 suddivisioni (Blanchot 12,00 ha, Bougros 12,00 ha, Les Clos 26,00 ha, Grenouilles 9,00 ha, Preuses 11,00 ha, Valmur 13,00 ha, Vaudésir 14,00 ha). Inoltre una serie di strette valli si dipartono dalle due sponde del fiume formando una serie quasi infinita di microclimi. Purtroppo queste valli, che non beneficiano se non in minima parte dell’effetto termoregolatore della massa d’acqua del fiume, sono spesso soggette a gelate primaverili che possono portare anche alla perdita quasi totale del raccolto. Per contrastare questo problema è stato messo a punto un sistema largamente utilizzato per il riscaldamento dell’atmosfera all’altezza del terreno mediante “scaldini” (les chaufferettes) a nafta che vengono accesi quando il rischio della gelata si fa impellente. Questo sistema, per quanto efficace, non è esente da impatto ambientale ed alcuni viticoltori gli preferiscono altri sistemi come l’inerbimento sistematico delle vigne, meno efficace, ma anche meno invasivo. Il sottosuolo è caratterizzato da una forte presenza di calcare e di marne del giurassico superiore. Queste marne presentano la particolarità di un forte presenza di fossili Exogira Virgola, una conchiglia dalla caratteristica forma di virgola. Le marne raramente affiorano perché sovrastate da uno strato di terreno sciolto costituito dall’erosione delle marne stesse e da detriti di calcare sottostante. Siamo quindi di fronte ad un terreno ricco di ciottoli e con scarsa presenza di argilla. Queste caratteristiche, se facilitano il drenaggio in caso di forti piogge, non favoriscono il mantenimento dell’equilibrio idrico soprattutto in annate particolarmente siccitose. La forte presenza di calcare contribuisce a conferire un carattere minerale particolarmente spiccato che si sviluppa con la maturazione dei vini e tende a dominare l’espressione varietale dello chardonnay, vitigno quasi esclusivo della denominazione (la presenza di altri vitigni minori caratteristici della zona è quasi irrilevante e destinata in prevalenza alla produzione spumantistica). La vastità della denominazione e la varietà di terreni ed esposizioni arricchiscono lo Chablis di una infinita ricchezza di sfumature pur mantenendone i tratti caratteristici che fanno di questo vino un prodotto di notevole personalità anche in una regione ricca di “carattere” come la Borgogna. La presenza di una realtà importante come la Chablisienne, storica società cooperativa che raggruppa più di 300 viticoltori con circa 4700 ettari di vite in produzione che rappresentano circa il 25% della denominazione, garantisce la continuità nella ricerca qualitativa sia nella fase produttiva che nella comunicazione di mercato. Pur nel rispetto delle differenti interpretazioni portate dai vari produttori, un tratto comune nell’utilizzo dell’acciaio in tutte le fasi della lavorazione, ivi compresa la maturazione, sta prendendo sempre più piede. Questo aspetto, se da un lato tende a favorire l’espressione aromatica e la tensione minerale dei vini, sembra però rispondere soprattutto ad una richiesta del mercato che nell’attuale fase predilige prodotti di maggiore immediatezza e, in certo qual modo, di maggiore semplicità, quando non banalità. La rinascita e la consacrazione dello Chablis avviene alla fine degli anni sessanta, in piena esplosione chimico/tecnologica. Questo, se da un lato offre maggiori possibilità in una zona estrema dove non è sempre facile raggiungere le maturazioni dovute, dall’altro offre scorciatoie devastanti per l’integrità e la personalità dei prodotti che ne escono, nonché per l’ambiente. Così, se la possibilità di scaldare i terreni permette di evitare le frequenti gelati primaverili, dall’altro i diserbanti chimici impoveriscono quassi irrimediabilmente un terreno già sottoposto a sforzi produttivi notevoli. Le vendemmiatrici meccaniche alleviamo di molto il lavoro (e di conseguenza i costi di produzione) dei vignaioli, ma il risultato sono spesso uve distrutte, che cominciano la macerazione in un ambiente già battericamente compromesso con i risultati qualitativi che tutti possiamo immaginare. Ciò nonostante i vini di Chablis hanno acquisito negli anni una fama internazionale di personalità ed accessibilità importante. Il fattore prezzo, condizionato dai costi di produzione bassi e dalla presenza dominante di una realtà cooperativa come la Chablisienne, influisce non poco su questo riconoscimento, ma sembra penalizzare i pochi produttori che hanno veramente intenzione di lavorare seriamente e “naturalmente”. Gilbert Picq L’inverno a Chablis non è mite. L’aria è dura, il paesaggio alterna case grigie, colline brulle, vigne nude, e spazi di un verde acceso, acido. La strada per arrivare a Chichée guarda spesso il Serein che incede tumultuoso, scuro. La pioggia va e viene, e il vento arriva a premerla sul volto. Lo sguardo salta da un elemento all’altro, diluito nel clima continentale. Tramortiti dal fluire crudo dello sfondo, arriviamo di fronte alla casa-cantina di Didier Picq, vignaiolo. E’ lui ad accoglierci: volto asciutto, acuto, come il territorio e — lo scopriremo in seguito — come i suoi vini. “Prima di tutto le vigne” — gracchia Picq — e si parte di nuovo. Questa volta il viaggio dura pochi minuti. Giriamo in tondo per un tratto — almeno pare — inerpicandoci subito dopo lungo il dorso di una collina. Raggiungiamo così il piccolo altopiano che abbraccia il Vosgros, un appezzamento classificato premier cru. L’impatto è forte: un manto di pietre bianche copre tutto. L’impianto, a dir poco suggestivo, è costellato da ceppi larghi, piegati dal vento e dal tempo. Camminare su un simile acciottolato naturale, a ridosso della vigna, significa produrre un suono sordo e rilassante; si è cullati quasi, e il freddo sembra andar via, e il vento diventa un complemento gradito, dovuto. Frastornati dalla litanìa delle rocce ci spostiamo ancora, questa volta per raggiungere una vigna ancora più vecchia, ricchissima di detriti fossili, ed è come muoversi sul fondo di un mare vuoto. Ancora pochi minuti ed intravediamo il Vacoupin — altro premier cru — vigna gioiello segnata da una pendenza impossibile e per questo inaccessibile ad ogni mezzo meccanico. “Sudore e sassi” — sembrano recitare le pieghe del volto e le mani callose di Didier. Si torna, ed è la volta della cantina: sobria, minimale, dominata dall’acciaio, è una perfetta overture ai vini. Nessuna concessione al calore, alle comodità, si assaggia in piedi e si rischia di cadere, folgorati da quello che c’è nel bicchiere. Abbiamo trovato vini più lunghi che larghi (non è una novità a Chablis), un susseguirsi di liquidi luminosi, capaci di fondere un’anima essenziale ad uno sviluppo scevro da magrezze eccessive. Tutta la produzione stupisce, segnata com’è da un sorso dinamico e tagliente che pare un marchio di fabbrica. Informazioni tratte dal Sito “intravino.com” Domaine Gilbert Picq et Fils La famille Picq signe d'excellents chablis et chablis Premiers Crus depuis de très nombreuses années, mais le domaine reste relativement peu médiatisé. C'est pourtant un des très anciens producteurs de l'appellation. Au départ et jusqu'au milieu des années soixante, les Picq pratiquaient la polyculture, comme la plupart des domaines locaux. Vaches a lait et céréales représentaient la majeure partie de la production, complétée par 2 ha de vignes. Quand Didier Picq s'instalie au domarne en 1976 - il sera rejoint par son frère Pascal en 1984 -, le vignoble ne fait encore que 3 ha : il le porterà progressivement aux 13 ha actuels. Le domaine compte 11 ha de chablis (dont 1 ha pour la cuvée Vieilles Vignes), 1 ha en Premier Gru (1,5 ha en Vosgros et 0,60 ha en Vaucoupins). Jusqu'à 1981 les vins étaient vendus a la maison Regnard, un négociant qualitatif de Chablis qui n'achetait que des vins non chaptalisés et dont l'oenologue conseil était un certain Bernard Raveneau, aujourd'hui revenu aux côtés de son frère Jean-Marie sur le célébrissime domaine familial. A partir de 1981, les Picq abordent la mise en bouteille au domaine, totale depuis la fin des années quatre-vingt. Les pratiques viticoles sont très raisonnées, mais Didier Picq reste un ardent défenseur de la machine a vendanger, qu'il utilise depuis 1991 : « Évidemment, ce n'est pas très a la mode, mais pour le chardonnay, avec des grains qui tombent bien, on fait un travail supérieur a la machine qu'à la main et en beau-coup moins de temps. Et le temps est souvent primordial ici car on n'a pas toujours beaucoup de délai pour vendanger des raisins sains. De plus, les machines ont fait de réels progrès depuis quelques années, grace aux bennes a doublé fond, les raisins ne macèrent plus dans des jus malsains. En plus, on a encore amélioré les choses en installant une table de tri a l'entrée de la cave en 2005. Le seul moment un peu délicat, c'est quand on est obligé de vendanger sous la pluie. » Depuis 2006, les Picq n'utilisent plus de levures exogènes pour la fermentation de leurs vins. « Les fermentations sont plus longues et plus lentes, avec des montées de températures moins importantes », autant d'indicateurs plutòt favorables. Les vins ici ne voient jamais le bois, tous les élevages se font en cuves. Les Picq exportent une grosse part de leur production et il est difficile d'acheter des vins au domaine. Encore heureux qu'il ne soit pas très médiatisé ! Informazioni tratte dalla Rivista “le Rouge & le Blanc” n. 97 Chablis vieilles vignes • Gilbert Picq Un vieux débat maintes fois relayé dans ces pages veut que l'on oppose parfois a chablis ceux qui vinifient et élèvent leurs vins pour tout ou partie en fut de chène et ceux qui s'y refusent, ne jurant que par la cuve. "Nous avons fait des essais et a l'évolution, les vins en cuve ressortent toujours mieux chez nous et je precise bien chez nous ; avec le fut de chène on retrouve des notes grillées, vanillées qui se marient mal a la minéralité de nos chablis", assure Didier Picq qui, avec son frère Pascal, conduit aujourd'hui le domaine familial Gilbert Picq. Deux premiers crus, Vosgros et Vaucoupins, sont produits par les frères Picq, mais il nous semble que leur magnifique cuvée de chablis vieilles vignes constitue ce que l'on peut considérer comme l'essence d'un vin de chablis, ce rapport unique entre minéralité, fraicheur et richesse qui n'existe qu'ici. Cette cuvée vieilles vignes, il faut d'abord savoir que Didier et Pascal ne la font que quand ils estiment le millèsime "au niveau" ; 2001, 1994 et 1991 ne l'étaient pas. Cette cuvée représente au total un hectare de vignes partagées en trois parcelles toutes sur la commune de Chichée, a quelques kilomètres de Chablis, là où est installé le domaine. Les deux premières parcelles (80 ares au total) sont situées sur la rive droite du Serein, en plateau, avec ce sol du Kimméridgien typique du vignoble de chablis par son mélange entre calcaire et argile blanc avec la présence de ces fameuses huitres fossilisées ostrea virgula. La dernière parcelle se trouve sur la rive gauche du Serein, avec un sol très caillouteux. Une des parcelles de la rive droite a été plantée en 1954 par Pierre, le grand-père; les deux autres ont été achetées au début des années 1970, a l'installation de Didier et Pascal. Les vignes ont entre 55 et 57 ans. Ce sont donc de vraies vieilles vignes et de belles vieilles vignes qui donnent des petites grappes souvent millerandées (petits grains), des raisins concentrés tant en sucre qu'en acidité et des vins capables de vieillir aussi bien que des grands crus. Informazioni tratte dalla Rivista “Bourgogne Aujourd'hui” n. 89 I commenti di Maurizio Landi Un piccolo incidente logistico ha turbato lo svolgimento della serata. I cartoni dell'annata 2013, arrivati recentemente, contenevano lo Chablis “normale”, invece del Vieilles Vignes. Non essendoci il tempo per rimediare ho dovuto mettere il vino arrivato nella degustazione. Da qui la scelta di metterlo per primo e di servire dal più giovane al più vecchio, al contrario di come faccio di solito. Com'è ovvio, lo Chablis 2013 ha meno complessità e meno spinta. È servito come vino introduttivo. Complessivamente, la serata è stata impressionante! Al primo assaggio i vini sembrano delicati, quasi troppo! La proverbiale acidità dei vini di Picq sembra mitigata; forse dalla maturità delle annate recenti. Poi, però, con l'ossigenazione, si distendono e tirano fuori una grinta straordinaria. Impressionano in particolare per la lunghezza e la profondità, sorrette da acidità e mineralità straordinarie. Direi, da segnalare, proprio il più “vecchio”, il 2008; una grinta senza fine! Immagine tratta da: "Atlante Mondiale del Vini" di Hugh Johnson edizioni Arnoldo Mondadori Chablis Chichée Chablis Grand Cru (97 ha) - Blanchot (12 ha) - Bougros (12 ha) - Les Clos (26 ha) - Grenouilles (9 ha) - Preuses (11 ha) - Valmur (13 ha) - Vaudésir (14 ha) Chardonnay Gradazione alcolica: 11 - 13,5 % Rendimento massimo: 45 hl/ha