Analisi sicurezza bici e aree urbane UE 2008
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Analisi sicurezza bici e aree urbane UE 2008
1 Ottobre 2008 INDICE PREMESSA……………………………………………...…………………………………………. 3 1 – Sicurezza stradale e pedoni, ciclisti e aree urbane in Europa………………..……….…….….9 1.1 – Pedoni e ciclisti..…………………………………….………………………………...9 1.2 – Aree urbane………………………………………….………………………………...9 2 – Utenti deboli e Aree urbane: uno scoreboard europeo sulla sicurezza…………..………........9 2.1 – Gli indicatori selezionati, le fonti e la metodologia utilizzata………………………...9 2.2 – I risultati dello scoreboard……………………..……………………………………...9 2.3 – La relazione tra la mortalità degli utenti deboli e quella nelle aree urbane……...……9 2.4 – Il confronto tra paesi europei per indicatore.…..……………………………………...9 3 – La dimensione del problema in Italia: la strage dei pedoni e la mobilità urbana.…….……....22 4 – La domanda di mobilità lenta e l'utilizzo della bicicletta……………………….…….……....22 5 – La sicurezza stradale nelle città europee...…………………………………………………....22 6 – In sintesi……………………………………………………………………………………....22 2 PREMESSA Programma d’azione europeo per la sicurezza di pedoni e ciclisti Introduzione. Si stima che ogni anno, nell'UE25, circa 8000 pedoni e ciclisti perdono la vita e 300.000 rimangono feriti in incidenti stradali. Gli incidenti sono particolarmente frequenti nelle zone urbane. Anche nei casi in cui le automobili circolano a velocità relativamente basse, le lesioni provocate da una collisione con un veicolo in movimento possono essere molto gravi, in particolare in caso di urto con le strutture anteriori del veicolo. Il Parlamento è chiamato ad approvare definitivamente un regolamento volto a migliorare la sicurezza di pedoni e ciclisti in caso d'urto con veicoli a motore, con il rafforzamento di alcune norme tecniche per auto, SUV e veicoli commerciali leggeri. Si tratta, in particolare, di introdurre un dispositivo omologato di assistenza alla frenata (che rafforza l'efficacia dell'ABS) e di garantire minori danni in caso di urto frontale. Dovranno inoltre essere esaminati i sistemi anticollisione. Se la velocità è inferiore a circa 40 km/h e se viene modificata la parte frontale dei veicoli è possibile attenuare considerevolmente la gravità delle lesioni. I produttori d’automobili saranno perciò chiamati a modificare la parte anteriore dei veicoli. Obiettivo della proposta è rafforzare i requisiti comunitari volti ad accrescere la sicurezza dei pedoni e degli altri utenti della strada vulnerabili in caso di lesioni dovute all’urto con un veicolo a motore. Tali requisiti sono attualmente contenuti nella direttiva 2003/102/CE ma, da una valutazione di fattibilità, è emerso che alcuni di questi «non sono applicabili». La Commissione propone, pertanto, un nuovo regolamento, direttamente applicabile, che sarà il fondamento giuridico di tutta una serie di requisiti applicabili in materia di sistemi di sicurezza. La direttiva europea. Si tratta della Direttiva 2003/102/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 novembre 2003, relativa alla protezione dei pedoni e di altri utenti della strada vulnerabili in caso di urto con un veicolo a motore e che modifica la direttiva 70/156/CEE del Consiglio. La direttiva fissa le prescrizioni di sicurezza che devono essere soddisfatte dai produttori di automobili per ridurre la gravità delle lesioni riportate dai pedoni e dagli altri utenti vulnerabili della strada, come i ciclisti e i motociclisti, in caso di urto contro la superficie frontale di un veicolo. La direttiva si basa sull'articolo 95 del trattato che istituisce la Comunità europea. Le disposizioni tecniche armonizzate per l'omologazione dei veicoli a motore, per quanto riguarda la protezione dei pedoni, sono infatti necessarie per garantire il buon funzionamento del mercato interno. La direttiva riguarda le superfici frontali dei veicoli, vale a dire il cofano e il paraurti. Essa si applica alle autovetture (categoria M1) di meno di 2,5 tonnellate e ai veicoli commerciali (categoria N1) di meno di 2,5 tonnellate derivati da veicoli della categoria M1. Si prevede che la Commissione esaminerà la possibilità di estendere il campo d'applicazione della direttiva ai veicoli che non superano le 3,5 tonnellate. La direttiva propone valori limite che dovranno essere rispettati nella costruzione delle strutture frontali dei veicoli e non dovranno essere superati in caso di collisione del veicolo con un pedone. Per garantirne il rispetto, i veicoli saranno sottoposti a varie prove di sicurezza. Le prove e i valori limite si basano sulle raccomandazioni del Comitato europeo per il miglioramento della sicurezza dei veicoli. In casi di superamento dei valori limite, gli Stati membri non potranno più rilasciare omologazioni CE né immatricolazioni per i veicoli in questione. Le prescrizioni tecniche entreranno in vigore in due fasi, per le quali la direttiva prevede periodi di transizione. Le prescrizioni della prima fase dovranno essere rispettate a partire dal 1° ottobre 2005 per tutti i nuovi tipi di veicoli e dal 31 dicembre 2012 per tutti i veicoli nuovi. 3 Le prescrizioni della seconda fase saranno invece obbligatorie a partire dal 1° settembre 2010 per tutti i nuovi tipi di veicoli e a partire dal 1° settembre 2015 per tutti i veicoli nuovi. Questo periodo di transizione permette ai costruttori di conformarsi ai valori limite e di inserire questi cambiamenti nel quadro della costruzione di nuovi tipi di veicoli senza dover modificare immediatamente i veicoli in corso di produzione. Data la rapidità dei progressi tecnologici di questo settore, i produttori possono adottare misure alternative di efficacia almeno equivalente a quella della direttiva. La direttiva fa parte delle direttive particolari che devono essere rispettate per garantire la conformità alla procedura di omologazione CE. La Commissione europea ha avviato discussioni con i produttori d’automobili europei, giapponesi e coreani, che hanno portato le industrie ad impegnarsi ad adottare provvedimenti intesi a migliorare la sicurezza dei pedoni. In seguito al parere del Parlamento europeo e del Consiglio dei ministri, la Commissione ha elaborato un atto giuridico che stabilisce gli obiettivi principali e le prescrizioni tecniche di base da rispettare e offre così la sicurezza giuridica necessaria in questo settore. L’attuale proposta di modifica alla direttiva. Il relatore Francesco Ferrari, a giugno 2008, è giunto ad un accordo con il Consiglio su un maxi-emendamento di compromesso, che accoglie praticamente tutti gli emendamenti proposti dai deputati, salvo due. Se questo compromesso sarà sottoscritto dall'Aula, si potrà procedere all'adozione definitiva del regolamento che stabilisce i requisiti per la costruzione e il funzionamento dei veicoli e dei sistemi di protezione frontale al fine di ridurre il numero e la gravità delle lesioni subite dai pedoni e dagli altri utenti della strada vulnerabili in caso di urto e al fine di evitare questo tipo di urti. Si tratta in pratica di una serie di prove o test volti a garantire un livello adeguato di sicurezza in casi d'urto. Il regolamento si deve applicare ai veicoli progettati e costruiti per il trasporto di persone, aventi al massimo otto posti a sedere oltre al sedile del conducente (categoria M1), ai veicoli progettati e costruiti per il trasporto di merci, aventi massa massima non superiore a 3,5 t (categoria N1) e ai sistemi di protezione frontale montati come elementi originali su tali veicoli o commercializzati come entità tecniche separate da montare sugli stessi veicoli. E' peraltro prevista una deroga per quei veicoli commerciali e automobili private derivate dai veicoli commerciali (con una massa superiore a 2.500 kg) che hanno una specifica caratteristica nella posizione del conducente. In pratica la proposta riguarda il rafforzamento delle seguenti tre norme tecniche: 1) Sistema di assistenza alla frenata. In forza al regolamento, i costruttori dovranno garantire che i veicoli commercializzati saranno dotati di un dispositivo omologato di assistenza alla frenata conforme ai requisiti fissati dal provvedimento stesso. Si tratta del sistema BAS (Brake assistant system) che assiste il conducente nel caso in cui non imprima sul pedale del freno la forza necessaria per attivare l'ABS (Anti-lock braking system). In mancanza, si provoca infatti un allungamento della frenata comportando, perciò, un rischio. In altre parole, se in caso di emergenza il pedale del freno non fosse pigiato con la necessaria forza, il BAS applicherebbe la pressione massima possibile istantaneamente. Sarebbe l'ABS ad occuparsi del non bloccaggio delle ruote, senza il quale il BAS non potrebbe esistere. Per quanto riguarda i tempi d’attuazione di questa norma, il compromesso conferma che le case automobilistiche dovranno dotare di tale dispositivo i nuovi "tipi di veicoli" (ossia quelli non ancora sul mercato) entro 9 mesi, ma anticipa da 78 a 72 mesi il termine per quelli commerciali. Nel caso invece dei "nuovi veicoli", quelli già omologati in base alle attuali norme, tale termine è fissato a 24 mesi, anche per le auto di massa superiore al 2.500 kg (in pratica i grandi SUV) per le quali la Commissione aveva proposto 78 mesi. Per i veicoli commerciali è invece confermata la scadenza di 78 mesi. 2) Protezione frontale. Le autorità nazionali dovranno rifiutare di rilasciare l’omologazione CE o l’omologazione nazionale ad un nuovo tipo di veicolo dotato di un sistema di protezione frontale o 4 ad un nuovo tipo di sistema di protezione frontale fornito come entità tecnica separata, che non risulti conforme ai requisiti del regolamento. Le autorità nazionali, per motivi inerenti alla protezione dei pedoni, dovranno quindi considerare i certificati di conformità non validi, rifiutare l’immatricolazione e vietare la vendita e la messa in circolazione dei veicoli nuovi non conformi ai requisiti del presente regolamento. Questi requisiti riguardano una serie di crash test per valutare le conseguenze di un urto tra il sistema di protezione frontale e un pedone. Più in particolare, si tratta di testare l'urto dell’arto inferiore contro il paraurti, della coscia contro il bordo anteriore del cofano e della testa di bambino e di un adulto contro la superficie del cofano, e della testa di adulto contro il parabrezza. La figura seguente (fonte ETSC) mostra la zona d’impatto per bambino e adulto. Occorre anche realizzare delle prove volte ad individuare la soglia di funzionamento in cui si attiva il sistema antibloccaggio dei freni (ABS) e a verificare che il dispositivo di assistenza alla frenata si attivi correttamente in modo da assicurare la massima decelerazione del veicolo. Per quanto riguarda i tempi d'attuazione di tale disposizione, distinta in due fasi, il compromesso anticipa la fine della prima fase per i nuovi veicoli al 31 dicembre 2012, rispetto alla proposta della Commissione che prevedeva 5 anni dall'adozione del provvedimento (ossia giugno 2013). Anche per la seconda fase - che va distinta tra nuovi tipi di veicoli e veicoli nuovi e, all'interno di queste categorie, in funzione della loro massa e della loro destinazione (commerciale o no) - il compromesso anticipa di 6-12 mesi (rispetto alla proposta della Commissione) il periodo entro cui si deve ottemperare ai requisiti fissati dal regolamento. Più in particolare, si va da 48 mesi (contro 56) per i nuovi tipi di auto con massa inferiore a 2.500 kg a 126 mesi (contro 138) per i nuovi veicoli di peso superiore (i SUV) e per i veicoli commerciali. 3) Sistemi anticollisione. Come richiesto dai deputati, sulla base di una valutazione della Commissione, i veicoli equipaggiati con sistemi anticollisione potranno non essere tenuti a soddisfare alcuni requisiti stabiliti dal regolamento relativi alle prove ai fini del rilascio di un’omologazione CE o nazionale riguardo alla protezione dei pedoni, oppure per l’immatricolazione e la messa in circolazione. Attualmente, infatti, non esistono sul mercato sistemi anticollisione che siano effettivamente sempre in grado di identificare correttamente i pedoni o altri utenti vulnerabili e potrebbero essere necessari diversi anni prima che questo dispositivo di sicurezza attiva possa eventualmente sostituire le disposizioni di sicurezza passiva (progettazione dei veicoli). Pertanto, la Commissione, previa valutazione dell'utilizzazione di queste tecnologie, potrà proporre modifiche al regolamento, fermo restando che qualsiasi misura proposta dovrà garantire livelli di protezione almeno equivalenti, in termini di efficacia effettiva, a quelli raggiunti con i requisiti indicati dal regolamento. 5 Valutazione. In forza al regolamento, dopo cinque anni dalla sua entrata in vigore e in seguito ogni anno, le autorità nazionali saranno tenute a fornire alla Commissione i risultati del monitoraggio sulla prova d'urto della coscia contro il bordo anteriore del cofano ad una velocità d'urto di 40 km/h, sulla prova d'urto della testa di adulto contro il parabrezza a 35 km/h. In base ai risultati del monitoraggio la Commissione potrà adottare opportune misure di attuazione, intese modificare elementi non essenziali del regolamento. La Commissione, sulla base delle informazioni pertinenti comunicate dalle autorità di omologazione e dalle parti interessate nonché sulla base di studi indipendenti, dovrà inoltre seguire gli sviluppi tecnici del rafforzamento dei requisiti di sicurezza passiva, del servofreno e di altre tecnologie di sicurezza attiva che possano garantire una miglior protezione di utenti della strada vulnerabili. Entro cinque anni dall'entrata in vigore del regolamento, poi dovrà valutare la fattibilità e l'utilizzo di tali requisiti rafforzati di sicurezza passiva, e valutare il funzionamento del provvedimento, con riferimento all'impiego e all'efficacia del servo freno e di altre tecnologie. La Commissione dovrà presentare una relazione al Parlamento europeo e al Consiglio accompagnata da opportune proposte in materia. Le indicazioni del Piano Nazionale della Sicurezza Stradale per pedoni e ciclisti A) Il PNSS pone le misure a favore della sicurezza di pedoni e ciclisti tra le azioni di primo livello. Il piano evidenzia come la tendenza alla crescita del numero delle vittime a carico di pedoni e ciclisti richieda misure particolarmente intense. B) Nel piano viene indicato come l’ampia presenza di giovanissimi (13% del totale) e di anziani (53% del totale) tra i ciclisti renda questa componente di mobilità particolarmente critica. C) Il piano prevede la formazione di sedi viarie riservate (come anche nella linea di azione relativa a zone urbane ad elevata incidentalità). D) Nel piano vengono promosse la riorganizzazione urbana, la creazione di zone a 30 km/h e l’ampliamento degli spazi riservati esclusivamente a pedoni e ciclisti. E) Il piano insiste sulla riduzione di interferenze e conflitti col traffico motorizzato (per la maggiore vulnerabilità e per l’elevata quota di pedoni e ciclisti molto giovani e anziani). F) Il piano promuove campagne di informazione per pedoni e ciclisti e per i conducenti di veicoli a motore. G) Il piano indica di favorire/condizionare comportamenti sicuri da parte dei conducenti di veicoli a motore nelle aree ad alto volume di traffico non motorizzato. H) Il piano promuove l’uso del casco e di dispositivi che aumentino la visibilità (per ciclisti) e accordi volontari con le case produttrici di biciclette. I) Infine sono previsti accordi con associazioni di ciclisti per azioni di informazione e sensibilizzazione. Il problema relativo alla protezione dei pedoni I pedoni possono essere investiti con differenti modalità: 1) urto del veicolo contro l’individuo; 2) proiezione al suolo o abbattimento; 3) propulsione o accostamento; 4) arrotamento o sormontamento; 5) trascinamento. Nella fase di investimento il pedone viene caricato dal veicolo con effetto di duplice urto, sul parabrezza o spesso sul tetto della stessa autovettura, specie quando quest’ultima abbia il cofano basso e sia lanciata a forte velocità: i complessi traumatologici che testimoniano questa modalità d’investimento interessano di solito le gambe, il tronco ed il capo e sono in rapporto con il succedersi degli urti che il soggetto subisce nel corso del caricamento. 6 Gli investimenti dei pedoni causati dai veicoli più alti rispetto agli altri, sono generalmente molto gravi poiché ledono immediatamente gli organi vitali. Le lesioni traumatiche che un pedone riporta sono spesso molteplici e non schematizzabili a causa delle numerose variabili che determinano l’investimento. La principale causa di morte nell’investimento dei pedoni è dovuta alla velocità dei veicoli, infatti numerosi studi hanno evidenziato la correlazione tra velocità dei veicoli e decessi dei pedoni investiti: se il veicolo procede ad una velocità di 30-32 km/h la probabilità di decesso del pedone investito è pari al 15%, mentre la stessa corrisponde all’85% nel caso di velocità superiori ai 60 km/h. Velocità contenute comportano incidenti meno gravi e si può affermare che la velocità del veicolo che investe il pedone sia strettamente correlata alla percentuale di decessi dei soggetti investiti. Molti fattori inducono i pedoni a “rischiare l’attraversamento” poiché gli incroci pedonali costituiscono spesso una perdita di tempo: - lunghe attese ai semafori, spesso perché la fase di verde per l'attraversamento risulta essere particolarmente ridotta (può usufruire della fase di verde per l'intero attraversamento solo chi ha atteso e si sta quindi già apprestando ad attraversare); - semafori a chiamata che in alcune città non attuano immediatamente la fase di verde pedonale; - attraversamenti con fasi di verde pedonale non coordinate tra loro perché impostate con particolare attenzione al solo traffico veicolare. La mobilità ciclistica In Europa cresce l’utilizzo della bicicletta in ambito urbano ed extraurbano. Per gli amanti del cicloturismo esistono lunghi percorsi protetti in area urbana, e fuori città. Ci sono nuovi veicoli sul mercato, come auto a pedali, biciclette elettriche, biciclette con pedalata assistita, e quadricicli elettrici. Nelle città del nord Europa ogni tipo di veicolo ha le proprie corsie, ai semafori non ci sono code, quando un pedone deve attraversare la strada le auto si fermano, non esistono i vigili urbani perché le regole del Codice sono rispettate. Un terzo degli spostamenti è effettuato con il mezzo privato, un terzo con il trasporto pubblico e un terzo con le biciclette. Ogni intervento per la sicurezza di questa categoria di utenti della strada è in linea con il modello della mobilità sostenibile, per decongestionare le città dal traffico e liberarle dall’inquinamento. Per un miglioramento della mobilità ciclistica le piste ciclabili dovrebbero essere in “rete”, collegate con continuità, come un comprensorio sciistico. Lo sviluppo dipende in larga misura dall'uso della bicicletta. In Olanda ce ne sono più di una per abitante e ogni olandese percorre in media 1019 km all'anno, in Italia ci sono 0,44 biciclette per abitante e la percorrenza media è pari a 168 km. Paese Olanda Danimarca Germania Svezia Italia Francia Gran Bretagna Irlanda Spagna Grecia Bici per 1.000 abitanti Numero Bici 1.010 16 milioni 980 5 milioni 900 72 milioni 463 4 milioni 440 25 milioni 367 21 milioni 294 17 milioni 250 1 milione 231 9 milioni 200 2 milioni Percorrenza media per abitante (km) 1.019 958 300 300 168 87 81 228 24 91 Rete ciclabile di cui prevista realizzata (km) 6.000 30% 3.665 100% 35.000 n.d. n.d. n.d. 12.000 10% 8.000 20% 16.000 50% n.d. n.d. n.d n.d. n.d n.d. Fonte: dati 2001-2006, The European Commission's (Environment DG) 1° publication on urban cycling 7 La mobilità ciclistica si può potenziare e incentivare con: a) percorsi ciclabili sicuri per gli spostamenti casa/lavoro, casa/centri commerciali, casa/scuola, ovvero verso i poli attrattori di traffico, e con parcheggi custoditi; b) percorsi ciclabili sicuri per gli spostamenti casa/stazione; le Amministrazioni devono garantire percorsi sicuri e custodire i parcheggi per biciclette alle stazioni ferroviarie; c) il miglioramento del trasporto della bicicletta in treno e predisponendo incentivi economici per l’intermodalità bicicletta/treno e bicicletta/autobus; d) l’elevata mobilità per le biciclette: collegare con continuità percorsi urbani ed extraurbani; e) buona attrattività, privilegiando percorsi nel verde o migliorando l’arredo, e riconoscibilità dell’itinerario per la mobilità ciclistica lavorativa, scolastica e turistica; f) buona segnalazione orizzontale e verticale e attraversamenti sicuri alle intersezioni. L’obiettivo di questo studio L’obiettivo dello studio consiste: 1) Nell’analizzare a livello europeo l’andamento della mortalità stradale di pedoni e ciclisti, e nelle aree urbane. Vengono esaminati i principali aspetti (classe di età, i centri urbani ecc.) che concorrono a mettere in pericolo questa categoria di utenti della strada. Vengono analizzati gli indicatori disponibili per 13 paesi europei, ed evidenziati quei paesi che presentano le performance migliori relativamente ad ogni indicatore considerato. Si è cercato, attraverso le informazioni specifiche sulla mortalità, di effettuare una valutazione obiettiva del problema e di delineare un quadro sul fenomeno in Europa, nonostante l’elevato grado di complessità del tema della mobilità urbana e della sicurezza stradale. 2) Nell’applicare uno scoreboard europeo, attraverso il quale vengono individuati i paesi che presentano, in tema di sicurezza su pedoni e ciclisti e sulla mobilità urbana, caratteristiche e valori sopra la media europea. 3) Nell’approfondire la dimensione del problema in Italia. 8 1. Sicurezza stradale e pedoni, ciclisti e aree urbane in Europa In questa parte del lavoro vengono analizzate separatamente, nel decennio 1996-2005, le variabili legate al tema della sicurezza stradale relative a pedoni e ciclisti (utenti deboli della strada) e alle strade urbane nei paesi europei 1. Questa analisi fornisce una valutazione sulla dimensione e sulle caratteristiche del problema e consente di individuare i punti di forza e quelli di debolezza che caratterizzano i diversi paesi rispetto alle variabili esaminate. 1.1 Pedoni e ciclisti Nel 2005 la mortalità dei pedoni rispetto al totale si attesta in UE-14 al 14,1%. I paesi con una quota percentuale sopra la media europea sono il Regno Unito (21%), l’Irlanda (19%), il Portogallo (17,2%) e la Spagna (15,3%). L’Italia registra una percentuale del 12,6%, mentre i Paesi Bassi e il Belgio registrano le percentuali più basse, rispettivamente del 9,4% e del 9,9%. Invece la mortalità dei ciclisti risulta pari in UE-14 al 4,7%, e tra i paesi con i più elevati livelli di mortalità troviamo i Paesi Bassi (18,3%), la Danimarca (12,4%), la Finlandia (11,3%) e la Svezia (8,6%). In Italia tale percentuale supera di poco la media europea con il 5,3%. Graf. 1 Percentuale di pedoni e ciclisti morti sul totale morti in incidenti stradali in UE-14, 2005 4,6% REGNO UNITO 17,2% 1,8% 15,3% 4,7% UE-14 GRECIA 19,0% 3,8% PORTOGALLO SPAGNA 21,0% 3,0% IRLANDA** 14,1% 1,1% 14,1% 12,4% 13,3% DANIMARCA 6,1% AUSTRIA 12,6% 5,3% ITALIA* 12,6% 11,3% 11,9% FINLANDIA FRANCIA 3,4% 11,9% 8,6% SVEZIA 6,5% BELGIO PAESI BASSI** 0,0% 11,4% ciclisti in % 9,9% pedoni in % 18,3% 9,4% 5,0% 10,0% 15,0% 20,0% 25,0% Fonte: Commissione Europea (database CARE) * 2004 ** 2003 1 La Commissione Europea, secondo la disponibilità di dati, considera due aggregati: UE-14 (ossia UE-15 esclusa la Germania, per la quale i dati non sono disponibili; il Lussemburgo, anche se incluso nel totale UE-14, non è stato analizzato nel dettaglio per la mancanza dei dati relativi ad alcuni anni); UE-18 (rappresentato dai paesi UE-14 più Estonia, Malta, Ungheria e Polonia). 9 In UE-14 sono deceduti in incidenti stradali circa 3.683 pedoni nel 2005 (tab.1a), con una flessione dell’1,9% rispetto al 2004, e complessivamente del 37% dal 1997. I paesi in cui si è ridotto maggiormente il numero di pedoni morti, nel decennio considerato, sono stati il Portogallo (66%) e la Grecia e l’Irlanda (-44%). Nei Paesi Bassi e in Italia si è ridotto meno, rispetto alla media europea, il numero di pedoni deceduti in incidenti, con flessioni rispettivamente dell’11% e del 28%. Tab.1a Numero di pedoni morti in incidenti per paese, 1996-2005 Paese 1996 1997 1998 1999 2000 PAESI BASSI 109 119 110 111 106 985 893 844 847 897 ITALIA SPAGNA 960 967 996 906 899 BELGIO 154 142 162 154 142 74 72 69 86 73 SVEZIA 1.039 1.010 946 909 889 REGNO UNITO 68 87 73 82 99 DANIMARCA 70 69 62 67 62 FINLANDIA 157 156 165 182 140 AUSTRIA FRANCIA 1.043 982 1.044 932 838 115 130 114 92 85 IRLANDA GRECIA 422 409 417 399 375 PORTOGALLO 624 549 406 393 384 5.829 5.593 5.411 5.162 5.000 UE-14 -4,0% -3,3% -4,6% -3,1% Var.% Fonte: Commissione Europea (database CARE) 2001 2002 2003 2004 106 932 846 158 87 858 49 62 117 822 89 338 337 4.812 -3,8% 97 1.163 776 127 58 808 63 40 160 866 86 279 339 4.868 1,2% 97 781 786 113 55 802 49 59 132 626 64 257 280 4.108 -15,6% 710 683 101 67 694 43 49 132 581 293 233 3.753 -8,6% 2005 Var% 97-05 680 108 50 699 44 45 97 635 234 214 3.683 -1,9% -11,0 -27,9 -29,2 -29,9 -32,4 -32,7 -35,3 -35,7 -38,2 -39,1 -44,3 -44,5 -65,7 -36,8 Per quanto riguarda i ciclisti, in UE-14 ne sono deceduti in incidenti stradali circa 1.214 nel 2005 (tab.1b), con un incremento dello 0,4% rispetto al 2004, e complessivamente del 32% dal 1997. Tra i paesi con la maggiore riduzione del numero di ciclisti morti, nel periodo considerato, troviamo l’ Irlanda (-54,%), la Danimarca (-53%) e la Francia (-43%). La Finlandia, la Spagna e i Paesi Bassi registrano le flessioni più basse, rispettivamente con il 6,5%, il 18,8%, e il 19,3%, e l’Italia con il 28,3%. Tab.1b Numero di ciclisti morti in incidenti per paese, 1996-2005 1996 1997 1998 1999 2000 Paese FINLANDIA 46 61 54 63 53 SPAGNA 101 116 114 119 84 233 242 194 194 198 PAESI BASSI SVEZIA 49 42 58 45 47 REGNO UNITO 208 187 165 173 131 413 428 364 402 381 ITALIA AUSTRIA 73 66 57 68 62 GRECIA 28 32 34 23 22 PORTOGALLO 75 75 74 41 56 121 122 135 122 134 BELGIO 317 348 318 324 270 FRANCIA DANIMARCA 88 65 58 59 58 IRLANDA 22 24 21 14 10 UE-14 1.776 1.809 1.648 1.648 1.506 Var.% 1,9% -8,9% 0,0% -8,6% Fonte: Commissione Europea (database CARE) 2001 2002 2003 2004 59 100 195 43 140 331 55 29 50 130 256 56 12 1.457 -3,3% 53 96 169 42 133 314 80 14 58 105 223 52 18 1.358 -6,8% 39 78 188 35 116 326 56 21 63 110 201 47 10 1.291 -5,0% 26 88 27 136 296 58 24 47 79 177 53 1.209 -6,3% 2005 Var% 97-05 43 82 38 152 47 18 48 71 180 41 1.214 0,4% -6,5 -18,8 -19,3 -22,4 -26,9 -28,3 -35,6 -35,7 -36,0 -41,3 -43,2 -53,4 -54,5 -31,6 Nell’arco del decennio 1996-2005 (graf.2), si osserva come in UE-14 il numero di pedoni e ciclisti morti in incidenti stradali si sia notevolmente ridotto, con un andamento sensibilmente decrescente per entrambi. Mentre in Italia si è registrato per i pedoni un trend crescente dal 1998 al 2002 e poi un forte calo fino al 2004, e per i ciclisti una tendenziale diminuzione dei morti, soprattutto dal 1999 al 2002, ma restando ancora su un livello superiore alla media europea. In particolare si osserva come in UE-14, in tutto il decennio, il trend del totale morti in incidenti segua una parabola discendente, mentre in Italia questa tendenza è iniziata solo a partire dal 2002. 10 Graf.2 Il numero di pedoni e ciclisti morti in incidenti stradali in UE-14 e in Italia tra il 1996-2005 (indice 1996=100) 130 120 110 EU-14 pedoni EU-14 ciclisti 100 EU-14 Tot IT-pedoni 90 IT-ciclisti IT-Tot 80 70 60 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 Fonte: Commissione Europea (database CARE) Dall’analisi del posizionamento europeo sulla mortalità dei pedoni e dei ciclisti (graf.3) si nota come, per entrambi, i paesi che risultano più esposti ad una difficile situazione in termini di sicurezza, ossia con un elevato numero di decessi e una bassa riduzione della mortalità tra il 19962005, sono l’Italia, la Francia e il Regno Unito. In particolare la Spagna mostra una sicurezza critica per i pedoni e i Paesi Bassi per i ciclisti. Mentre l’Irlanda e Danimarca hanno registrato importanti risultati per il miglioramento della sicurezza nei confronti di questa categoria di utenti. Graf. 3 Il posizionamento europeo sulla mortalità dei pedoni e dei ciclisti a) Pedoni b) Ciclisti 350 800 REGNO UNITO ITALIA FRANCIA 700 300 ITALIA SPAGNA 250 n° ciclisti morti per incidente (2005) n° pedoni morti per incidente (2005) 600 500 400 300 GRECIA PORTOGALLO 200 BELGIO IRLANDA PAESI BASSI AUSTRIA 100 DANIMARCA SVEZIA FINLANDIA -70 -60 -50 -40 -30 0 -20 -10 0 var.% cum. 1997-05 dei pedoni morti PAESI BASSI REGNO UNITO 150 100 BELGIO DANIMARCA IRLANDA PORTOGALLO AUSTRIA GRECIA SPAGNA NB: 2004 per l’Italia e 2003 per Paesi Bassi e Irlanda 11 50 SVEZIA FINLANDIA -20 -10 0 -60 -50 -40 -30 var.% cum. 1997-05 dei ciclisti morti Fonte: dati Commissione Europea (database CARE) 200 FRANCIA 0 Nella grafico 4 si osserva che i paesi che presentano nel 2005 un tasso di mortalità dei pedoni (morti per milione di abitanti) sopra la media europea (pari a 16,3) sono la Grecia e il Portogallo, la Spagna, l’Irlanda e l’Italia. Per quanto riguarda i ciclisti il grafico mette a confronto il tasso di mortalità del 1996 con quello del 2005, e indica che l’UE-14 passa da 6,1 a 4. Nel 2005 i paesi che presentano valori molto superiori alla media europea sono i Paesi Bassi, la Finlandia, la Danimarca, il Belgio, e l’Austria, paesi che hanno anche registrato sostenute diminuzioni del tasso di mortalità rispetto al 1996. Graf. 4 Il tasso di mortalità dei pedoni e dei ciclisti (morti per milioni di abitanti), 2005 a) Pedoni b) Ciclisti SPAGNA 15,7 DANIMARCA IRLANDA** 15,6 BELGIO ITALIA* 12,2 AUSTRIA UE-14 12,1 ITALIA* AUSTRIA 11,8 PORTOGALLO REGNO UNITO 11,6 SVEZIA BELGIO 10,4 UE-14 FRANCIA 10,1 FRANCIA FINLANDIA 8,7 DANIMARCA 6,0 SVEZIA 5,6 0,0 5,0 6,8 5,7 4,0 2,9 2,5 IRLANDA** 2,5 SPAGNA 1,9 2,6 1,6 2,6 GRECIA 10,0 15,0 20,0 25,0 1996 0,0 16,7 11,9 7,3 4,5 4,2 2005 9,2 5,1 REGNO UNITO 8,1 PAESI BASSI** 15,0 8,2 9,0 7,6 FINLANDIA 20,4 PORTOGALLO 11,6 PAESI BASSI** 21,1 GRECIA 7,5 5,5 6,1 5,3 3,6 6,0 5,0 10,0 15,0 20,0 Fonte: dati Commissione Europea (database CARE) * 2004, ** 2003 La tabella 2, che riporta la distribuzione percentuale del numero di pedoni e ciclisti morti in incidenti per classi di età, mostra che nel 2005, in quasi tutti i paesi europei (UE-18), il 39,6% dei pedoni deceduti in incidenti riguardano i più anziani (più di 64 anni) e il 54,6% riguardano la classe di età 16-63 anni. Invece nei ciclisti la percentuale sale al 43,5% per i più anziani, e al 47,5% per la classe d’età 15-59 anni. In Italia, in entrambe le categorie, è più alta la percentuale relativa ai più anziani. Tab. 2 Distribuzione percentuale del numero dei pedoni e dei ciclisti morti per classi di età, 2005 pedoni ciclisti Paese 0-15 16-63 AUSTRIA 11,3 44,3 BELGIO 8,3 41,7 DANIMARCA 6,8 52,3 FINLANDIA 15,6 40,0 FRANCIA 6,3 42,5 GRECIA 4,7 41,5 IRLANDA** 12,5 53,1 ITALIA* 3,2 43,1 PAESI BASSI** 17,5 42,3 PORTOGALLO 4,7 54,7 REGNO UNITO 9,9 54,4 SPAGNA 4,3 53,8 SVEZIA 6,0 50,0 UE-18 5,8 54,6 Fonte: Commissione Europea (database CARE) >64 Totale 0-14 15-59 44,3 50,0 40,9 44,4 51,2 53,8 34,4 53,7 40,2 40,7 35,8 41,9 44,0 39,6 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 6,4 14,1 7,3 13,9 6,1 27,8 30,0 4,1 11,2 11,9 11,8 14,1 2,6 7,2 51,1 32,3 58,6 23,3 46,6 50,1 30,0 37,2 34,6 40,5 68,5 48,8 36,8 47,5 * 2004 ** 2003 12 >60 non definito 42,6 53,5 34,2 62,8 47,2 22,3 40,0 56,7 53,7 40,5 19,1 35,3 60,5 43,5 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 2,0 0,5 7,1 0,7 1,7 0,0 1,8 Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 La tabella 3 mostra, inoltre, che la maggior parte dei pedoni e dei ciclisti sono deceduti in incidenti avvenuti in aree urbane. In particolare, per i pedoni si registrano decessi in aree urbane, con percentuali superiori al 70%, in Finlandia, in Francia, in Grecia, in Italia e nel Regno Unito. Per i ciclisti si rilevano decessi in aree urbane, con percentuali superiori al 60%, in Italia, nei Paesi Bassi, in Portogallo e in Svezia. Tab. 3 Il numero di pedoni e di ciclisti morti per tipologia di area stradale, 2005 N° pedoni m orti N° ciclisti m orti Paese Dentro A. Fuori A. urbana urbana Totale AUSTRIA 67 30 BELGIO 75 33 DANIMARCA 22 22 FINLANDIA 33 12 FRANCIA 461 174 GRECIA 167 67 IRLANDA** 39 25 ITALIA* 539 171 PAESI BASSI** 64 33 PORTOGALLO 129 86 REGNO UNITO 509 190 SPAGNA 332 348 SVEZIA 28 20 UE-14 2.470 1.212 Fonte: Commissione Europea (database CARE) % dentro a. urbana 97 108 44 45 635 234 64 710 97 215 699 680 48 3682 Dentro A. Fuori A. urbana urbana 25 21 22 21 69 10 0 184 114 32 86 23 24 631 22 50 19 22 111 8 10 112 74 16 66 59 11 581 69% 69% 50% 73% 73% 71% 61% 76% 66% 60% 73% 49% 58% 67% Totale % dentro a. urbana 47 71 41 43 180 18 10 296 188 48 152 82 35 1212 53% 30% 54% 49% 38% 56% 0% 62% 61% 67% 57% 28% 63% 52% * 2004 ** 2003 Infine, il grafico 5 evidenzia come il numero dei decessi per i pedoni tenda ad aumentare nei mesi invernali e per i ciclisti cresca nei mesi estivi. Graf. 5 Il numero dei pedoni e dei ciclisti morti in incidenti per trimestre in UE-18 e Italia, 2005 a) Pedoni b) Ciclisti 2000 ITALIA* ITALIA* UE-18 UE-18 800 1.819 1800 1600 600 1.296 1400 1.154 1200 684 700 1.512 532 457 500 1000 400 800 303 300 600 152 200 235 100 62 0 Gen-Mar Ott-Dic Lug-Set Apr-Giu Gen-Mar 0 96 89 49 Fonte: dati Commissione Europea (database CARE) * 2004 13 Ott-Dic 200 145 Lug-Set 178 Apr-Giu 400 1.2 Aree urbane La mortalità sulle strade urbane rispetto al totale si attesta in UE-14 nel 2005 al 32,9%. I paesi con una percentuale sopra la media europea sono la Grecia (46%), il Portogallo (43%), l’Italia (41%), il Regno Unito (39%) e i Paesi Bassi (33,7%). La Spagna e il Belgio registrano le percentuali più basse, rispettivamente del 18% e del 23%. Graf. 1 Percentuale di morti sulle strade urbane sul totale morti in incidenti stradali in UE-14, 2005 45,7% GRECIA 43,1% PORTOGALLO 41,1% ITALIA* 39,0% REGNO UNITO 33,7% PAESI BASSI** 32,9% UE-14 31,3% FRANCIA 28,7% DANIMARCA FINLANDIA 26,6% IRLANDA** 26,4% 26,3% AUSTRIA 25,0% SVEZIA 23,4% BELGIO 17,8% SPAGNA 0,0% 5,0% 10,0% 15,0% 20,0% 25,0% 30,0% 35,0% 40,0% 45,0% 50,0% Fonte: Commissione Europea (database CARE) * 2004 ** 2003 In UE-14, nel 2005, negli incidenti stradali su strade urbane si sono registrati circa 8.579 decessi, con una flessione dell’1,7% rispetto al 2004, e complessivamente del 27% dal 1997. I paesi in cui si è ridotto maggiormente il numero dei morti, nel periodo considerato, sono stati il Portogallo (-52%) e Danimarca (-48%). La Finlandia e i Paesi Bassi registrano le flessioni più basse, rispettivamente con il 3,8% e il 12,2%, e l’Italia con il 18,6%. Tab.1 Numero di morti in incidenti su strade urbane per paese, 1996-2005 1996 1997 1998 1999 2000 2001 Paese FINLANDIA 105 127 106 102 103 113 PAESI BASSI 394 388 370 357 374 335 GRECIA 915 678 746 748 694 830 REGNO UNITO 1.575 1.517 1.431 1.440 1.461 1.448 ITALIA 2.838 2.775 2.793 2.798 2.905 3.103 AUSTRIA 253 260 230 260 217 216 SPAGNA 1.019 1.132 1.146 1.030 1.071 973 SVEZIA 142 154 168 184 162 180 BELGIO 368 408 410 409 403 453 IRLANDA 133 155 143 118 126 104 FRANCIA 2.696 2.670 2.757 2.530 2.259 2.277 DANIMARCA 184 170 140 170 181 125 PORTOGALLO 1.128 1.110 869 865 723 720 UE-14 11.765 11.555 11.314 11.020 10.699 10.894 Var.% -1,8% -2,1% -2,6% -2,9% 1,8% Fonte: Commissione Europea (database CARE) 14 2002 2003 2004 105 348 718 1.421 2.897 265 912 146 353 104 2.056 126 699 10.170 -6,6% 101 346 716 1.439 2.470 223 919 134 350 89 1.667 114 659 9.247 -9,1% 82 766 1.349 2.310 232 900 125 295 1.534 120 556 8.724 -5,7% 2005 Var% 97-05 101 758 1.302 202 790 110 255 1.664 95 537 8.579 -1,7% -3,8 -12,2 -17,2 -17,3 -18,6 -20,2 -22,5 -22,5 -30,7 -33,1 -38,3 -48,4 -52,4 -27,1 Nell’arco del decennio considerato (graf.2), in UE-14 l’andamento decrescente del numero dei morti sulle strade urbane mette in evidenza la continua e sostenuta riduzione registrata soprattutto a partire dal 2001. Mentre in Italia si registra un trend crescente dei morti su strade urbane fino al 2001 e successivamente una diminuzione in linea con gli altri paesi europei. Graf.2 Il numero di morti sulle strade urbane in UE-14 e in Italia tra il 1996-2005 (indice 1996=100) 115 110 105 100 EU-14 a. urbane 95 EU-14 Tot 90 IT-Tot IT-a. urbane 85 80 75 70 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 Fonte: Commissione Europea (database CARE) Analizzando la dinamica della mortalità sulle strade urbane tra il 1996-2005 e il relativo numero di decessi per paese nel 2005 (graf.3), si osserva che i paesi caratterizzati da una difficile situazione in termini di sicurezza in aree urbane sono l’Italia, la Francia, il Regno Unito, la Spagna e la Grecia. Mentre il Portogallo e la Danimarca hanno dimostrato importanti risultati per il miglioramento della sicurezza. Graf.3 Il posizionamento europeo sulla mortalità in aree urbane n° morti per incidenti su strade urbane (2005) 2.500 ITALIA 2.000 FRANCIA 1.500 REGNO UNITO 1.000 SPAGNA GRECIA PORTOGALLO BELGIO DANIMARCA -60 -50 IRLANDA -40 -30 PAESI BASSI AUSTRIA FINLANDIA SVEZIA -20 var.% cum. 1997-05 dei morti su strade urbane Fonte: Commissione Europea (database CARE) 15 -10 500 0 0 Nel grafico 4 si osserva che i paesi che presentano nel 2005 un tasso di mortalità, definito come numero di morti per milione di abitanti, sopra la media UE-14 (pari a 28,1) sono la Grecia, il Portogallo e l’Italia. Graf. 4 Tasso di mortalità sulle strade urbane (morti per milioni di abitanti) in UE-14, 2005 68,4 GRECIA 51,0 PORTOGALLO 39,5 ITALIA* 28,1 UE-14 26,6 FRANCIA 24,6 AUSTRIA 24,4 BELGIO 21,7 REGNO UNITO IRLANDA** 21,7 PAESI BASSI** 21,2 19,3 FINLANDIA 18,4 SPAGNA 17,6 DANIMARCA 12,2 SVEZIA 0 10 20 30 40 50 60 70 80 Fonte: Commissione Europea (database CARE) Il grafico 5a, che riporta la distribuzione percentuale dei morti >65 anni di età per area stradale, mostra che nel 2005 in quasi tutti i paesi europei almeno il 30% dei decessi dei più anziani riguardano l’area urbana. Il grafico 5b mostra, inoltre, che la maggior parte dei morti su strade urbane si concentra negli incroci. In particolare si registrano decessi negli incroci delle aree urbane con percentuali superiori al 50% in Danimarca e nel Regno Unito, mentre in Italia con una percentuale del 35% circa. Graf. 5 Distribuzioni % del n° di morti in incidenti per tipo di area e per nodo stradale, 2005 a) Morti > 65 anni di età per area stradale b) Morti su strade urbane per tipo di nodo stradale REGNO UNITO DANIMARCA ITALIA REGNO UNITO GRECIA PAESI BASSI PAESI BASSI ITALIA UE-17 PORTOGALLO SPAGNA AUSTRIA FINLANDIA FRANCIA UE-15 FINLANDIA AUSTRIA BELGIO BELGIO IRLANDA PORTOGALLO DANIMARCA SVEZIA FRANCIA SPAGNA GRECIA 0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100% Dentro A. urbana Fuori A. urbana 0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100% Negli incroci Fonte: dati Commissione Europea (database CARE) 16 Non negli incroci Non definiti Infine, il grafico 6 mostra come il numero dei decessi aumenti sensibilmente nei mesi estivi soprattutto fuori dalle aree urbane. 17 2. Utenti deboli e Aree urbane: uno scoreboard europeo sulla sicurezza In questa parte dello studio viene proposta l’elaborazione di uno Scoreboard europeo che consente di effettuare una analisi comparata del livello di mortalità fra i paesi europei nel 2005. Lo Scoreboard è uno strumento quantitativo che fornisce un quadro di valutazione sul fenomeno oggetto di analisi sulla base di un set di diversi indicatori relativi ai vari aspetti della sicurezza. Attraverso l’applicazione dello Scoreboard si perviene alla definizione di un indice sintetico di mortalità (ISM), ottenuto come indicatore composto dei singoli indicatori presi in esame, che verrà utilizzato per analizzare la complessiva esposizione al rischio per gli utenti deboli della strada e nelle aree urbane in 13 paesi europei. Questa elaborazione si propone di individuare i punti di debolezza che caratterizzano i singoli paesi in termini di sicurezza. Infine viene analizzata la relazione tra la mortalità degli utenti deboli e la mortalità nelle aree urbane per i paesi europei considerati. 2.1 Gli indicatori selezionati, le fonti e la metodologia utilizzata Per analizzare la sicurezza degli utenti deboli e quella nelle aree urbane nei paesi europei considerati, sono stati utilizzati dati che si riferiscono principalmente ad informazioni sulla mortalità, articolata per tipo di trasporto, per classe di età, per area stradale, e tipo di nodo stradale, completate con informazioni su fattori di contesto quali la densità di popolazione, la dotazione di bici per 1.000 di abitanti, la percorrenza media per abitante, la densità di rete stradale e le condizioni di luminosità, che possono valorizzare l’analisi sul livello di sicurezza. Infatti, il numero assoluto di incidenti stradali generalmente tende ad aumentare di pari passo con l’aumento dei veicoli in circolazione e del numero di abitanti. Gli indicatori presi in considerazione fanno riferimento ai dati riportati nel database CARE della Commissione Europea e pubblicati nel “Annual Statistical Report 2007 (SafetyNet)” e ai dati forniti da Eurostat e OECD, e sono i seguenti: • la quota percentuale di pedoni morti sul totale dei decessi in incidenti, che indica l’incidenza della mortalità dei pedoni rispetto al complesso (rappresenta un indicatore specifico del peso della mortalità in questa tipologia di utenti in confronto al totale). La rilevazione effettuata dalla Commissione Europea si riferisce ai decessi registrati dopo 30 giorni dall’incidente; • la quota percentuale di ciclisti morti sul totale dei decessi in incidenti, che indica l’incidenza della mortalità dei ciclisti rispetto al complesso (si tratta di un indicatore specifico del peso della mortalità in questa tipologia di utenti in confronto al totale). La rilevazione effettuata dalla Commissione Europea si riferisce ai decessi registrati dopo 30 giorni dall’incidente; • la quota percentuale di morti nelle aree urbane sul totale; questa variabile, che indica l’incidenza della mortalità nelle aree urbane rispetto al complesso, consente di valutare il livello di pericolosità all’interno delle aree urbane; La rilevazione effettuata dalla Commissione Europea si riferisce ai decessi registrati dopo 30 giorni dall’incidente; 18 • il tasso di mortalità dei pedoni, espresso come il numero di pedoni morti per milioni di abitanti; • il tasso di mortalità dei ciclisti, espresso come il numero dei ciclisti morti per milioni di abitanti; • il tasso di mortalità in aree urbane, espresso come il numero di decessi in aree urbane per milioni di abitanti; • la percentuale di pedoni morti > 64 anni d’età sul totale, che rappresenta un indicatore specifico della vulnerabilità degli utenti più deboli, e indica il grado di mortalità dei pedoni più anziani; • la percentuale di ciclisti morti > 60 anni d’età sul totale, che rappresenta un indicatore specifico della vulnerabilità degli utenti più deboli, e indica il grado di mortalità dei ciclisti più anziani; • la percentuale di pedoni morti in aree urbane sul totale, che indica il grado di mortalità dei pedoni nelle aree urbane; • la percentuale di ciclisti morti in aree urbane sul totale, che indica il grado di mortalità dei ciclisti nelle aree urbane; • la percentuale di morti > 64 anni d’età in aree urbane sul totale, che rappresenta un indicatore specifico della vulnerabilità degli utenti più deboli nelle aree urbane; • la percentuale di pedoni morti in condizioni di poca luminosità, che rappresenta una importante indicazione sulla pericolosità dei punti stradali caratterizzati da poca luminosità; • la densità di popolazione, ottenuta dal rapporto tra la popolazione residente per kmq di superficie, rappresenta una variabile di contesto e viene considerata come un fattore aggravante per la sicurezza stradale; • la densità di rete stradale, data dalla lunghezza della rete stradale su kmq, consente di rilevare la dotazione di infrastrutture stradali. Il dato sulla rete stradale riguarda l’intera viabilità percorsa dai veicoli e comprende le strade comunali, provinciali, statali e autostrade; • la dotazione di bici per 1.000 abitanti, che indica la diffusione di bici ogni 1.000 abitanti residenti. Nella tabella seguente viene riportato il set di indicatori utilizzati (elaborazioni su dati di fonte Commissione Europea), gli anni di riferimento, la fonte e i pesi utilizzati: 19 Tab.1 Gli indicatori selezionati, la fonte, l’anno di riferimento e il peso attribuito Media UE Fonte Anno Peso 1) Quota % di pedoni morti sul totale morti Indicatore UE-14 CE/ CARE Safety Net 2005 1,0 2) Quota % di ciclisti morti sul totale morti UE-14 CE/ CARE Safety Net 2005 1,0 3) Quota % di morti in aree urbane sul totale morti UE-14 CE/ CARE Safety Net 2005 1,0 4) Tasso di mortalità dei pedoni UE-14 CE/ CARE Safety Net 2005 1,0 5) Tasso di mortalità dei ciclisti UE-14 CE/ CARE Safety Net 2005 1,0 6) Tasso di mortalità in aree urbane UE-14 CE/ CARE Safety Net 2005 1,0 7) % di pedoni morti >64 anni UE-18 CE/ CARE Safety Net 2005 1,0 8) % di ciclisti morti >60 anni UE-18 CE/ CARE Safety Net 2005 1,0 9) % di pedoni morti in aree urbane UE-14 CE/ CARE Safety Net 2005 1,0 10) % di ciclisti morti in aree urbane UE-14 CE/ CARE Safety Net 2005 1,0 11) % di morti >64 anni in aree urbane UE-17 CE/ CARE Safety Net 2005 1,0 12) % di pedoni morti in condizioni di poca luminosità UE-14 CE/ CARE Safety Net 2005 0,5 13) Densità di popolazione UE-14 Eurostat 2007 0,5 14) Densità di rete stradale UE-14 OECD 2003 0,5 15) Dotazione di bici per 1.000 abitanti UE-10 CE/ Environment DG 2006 0,5 Tutti gli indicatori individuati sono stati indicizzati rispetto alla media europea (UE-14 = 100) al tempo t = 2005, nel modo seguente: Y = t ij X ijt t X ITAj (per il paese i-esimo e l’indicatore j-esimo) I singoli indicatori utilizzati concorrono dunque, seppur in misura diversa, alla definizione di un indice sintetico di mortalità (ISM), un indice medio ponderato ottenuto nel modo seguente: m ISI it = ∑q Y j =1 t j ij (per il paese i-esimo, dove q è il peso dell’indicatore j-esimo) m ∑q j =1 j Nella costruzione dell’indice sintetico di mortalità (ISM), nel quale in pratica vengono integrate le informazioni provenienti da tutti gli indicatori considerati per la valutazione del livello di sicurezza, l’attribuzione dei pesi ai singoli indicatori ha seguito la logica di dare valore unitario a indicatori che descrivono direttamente il fenomeno della mortalità e dare invece valore 0,5 a quei fattori che lo rappresentano indirettamente ma lo condizionano in modo determinante. 20 2.2 I risultati dello scoreboard Sulla base dell’indice sintetico di mortalità (ISM) è stato rappresentato graficamente il posizionamento dei 13 paesi europei nel 2005, al fine di valutare il livello di sicurezza stradale legato agli utenti deboli (pedoni e ciclisti) e alle aree urbane, che caratterizza ognuno dei paesi considerati. Analizzando il grafico 1 si osserva che i paesi con un indice al di sopra della media europea, e quindi caratterizzati da un livello di mortalità sopra la media, sono 9, e tra questi in cima troviamo i Paesi Bassi, il Belgio, la Danimarca, il Portogallo e l’Italia. Mentre i paesi che presentano un quadro con migliori condizioni di sicurezza, e quindi con valori molto al di sotto della media europea, sono la Spagna, l’Irlanda, la Svezia e la Francia. 2.3 La relazione tra la mortalità degli utenti deboli e quella nelle aree urbane Inoltre, al fine di comprendere se e quanto il fenomeno della mortalità dei pedoni e ciclisti possa dipendere o essere legato alla mortalità nelle aree urbane, è stata effettuata un’analisi di regressione tra le due variabili per i paesi europei, cercando di dare una spiegazione tecnica sull’esistenza di un legame della mortalità dei pedoni e ciclisti con il livello di mortalità nelle aree urbane. Analizzando per paese la relazione tra il tasso di mortalità degli utenti deboli e il tasso di mortalità in aree urbane, riportata nel grafico 2, si è riscontrato un valore del coefficiente di correlazione r pari a 0,76. Tale valore indica la presenza di una relazione positiva tra le due variabili per l’insieme dei paesi, e dunque che la mortalità di pedoni e ciclisti è fortemente legata al livello di mortalità in area urbana, quindi che le morti di pedoni e ciclisti coinvolti in incidenti stradali si concentrano soprattutto in aree urbane, tranne in Grecia dove non sembra esista un legame determinante. 21 Graf.2 Analisi di regressione tra la mortalità degli utenti deboli e quella nelle aree urbane, 2005 75 GRECIA 70 65 tasso di mortalità in aree urbane, 2005 60 55 R2 = 0,5764 r = 0,76 50 45 40 PORTOGALLO ITALIA 35 30 FRANCIA 25 UE-14 BELGIO AUSTRIA PAESI BASSI IRLANDA SPAGNA FINLANDIA DANIMARCA REGNO UNITO 20 15 SVEZIA 10 5 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 tasso di mortalità degli utenti deboli, 2005 2.4 Il confronto tra paesi europei per indicatore Viene di seguito illustrato il posizionamento dei Paesi per ogni indicatore considerato. Cominciando dall’analisi dell’indicatore quota % di pedoni morti sul totale (graf.1) si osserva che i primi 4 paesi europei posizionati al vertice della graduatoria, con valori sopra la media UE-14, sono il Regno Unito, l’Irlanda, il Portogallo, e la Spagna. 22 Passando all’analisi dell’indicatore quota % dei ciclisti morti sul totale (graf.2) si riscontra che i primi 4 paesi europei, con valori sopra la media UE-14, sono i Paesi Bassi, la Danimarca, la Finlandia, e la Svezia. Questi paesi si caratterizzano per la più alta mortalità dei ciclisti coinvolti in incidenti stradali. Per quanto riguarda l’indicatore quota % di morti in aree urbane sul totale (graf.3) emerge che i paesi con un valore al di sopra della media UE-14 sono 5: la Grecia, il Portogallo, l’Italia, il Regno Unito, e i Paesi Bassi. Sono paesi con la più elevata mortalità all’interno delle aree urbane. 23 Nell’analisi dell’indicatore tasso di mortalità dei pedoni (graf.4) si riscontrano 5 paesi europei posizionati al vertice della graduatoria, con un valore sopra la media UE-14, sono la Grecia, il Portogallo, l’Irlanda, la Spagna, e l’Italia. Questi paesi presentano una elevata mortalità dei pedoni in rapporto alla popolazione. Nell’analisi dell’indicatore tasso di mortalità dei ciclisti (graf.5) si registrano 8 paesi europei con un valore sopra la media UE-14: i Paesi Bassi, la Finlandia, la Danimarca, il Belgio, l’Austria, l’Italia, il Portogallo e la Svezia. 24 Nell’analisi dell’indicatore tasso di mortalità in aree urbane (graf.6) emergono 3 paesi europei posizionati al vertice della graduatoria, con un valore sopra la media UE-14 e sono la Grecia, il Portogallo e l’Italia. Nell’analisi dell’indicatore percentuale di pedoni morti >64 anni d’età (graf.7) si osserva che 2 paesi europei, in particolare, risultano posizionati al vertice della graduatoria, sono la Grecia e l’Italia. Questi paesi presentano una elevata mortalità dei pedoni più anziani negli incidenti. Graf. 7 7) % di pedoni morti >64 anni Anno Paesi IRLANDA REGNO UNITO UE-18 PAESI BASSI PORTOGALLO DANIMARCA SPAGNA SVEZIA AUSTRIA FINLANDIA BELGIO FRANCIA ITALIA GRECIA 2005 86,8 90,4 100,0 101,6 102,7 103,3 105,9 111,2 112,0 112,3 126,3 129,3 135,6 136,0 GRECIA ITALIA FRANCIA BELGIO FINLANDIA AUSTRIA SVEZIA SPAGNA DANIMARCA PORTOGALLO PAESI BASSI UE-18 REGNO UNITO IRLANDA 0,0 20,0 40,0 60,0 80,0 indice UE=100 Fonte: CE/ CARE Safety Net 25 100,0 120,0 140,0 160,0 Nell’analisi dell’indicatore percentuale di ciclisti morti >60 anni d’età (graf.8) si registrano 6 paesi europei posizionati al vertice della graduatoria, con un valore sopra la media UE-14: la Finlandia, la Svezia, l’Italia, i Paesi Bassi, il Belgio e la Francia. In questi paesi si registra una elevata mortalità dei ciclisti con oltre 60 anni di età. Graf. 8 8) % di ciclisti morti >60 anni Anno Paesi REGNO UNITO GRECIA DANIMARCA SPAGNA IRLANDA PORTOGALLO AUSTRIA UE-18 FRANCIA BELGIO PAESI BASSI ITALIA SVEZIA FINLANDIA 2005 43,9 51,3 78,6 81,1 92,0 93,1 97,9 100,0 108,5 123,0 123,4 130,3 139,1 144,4 FINLANDIA SVEZIA ITALIA PAESI BASSI BELGIO FRANCIA UE-18 AUSTRIA PORTOGALLO IRLANDA SPAGNA DANIMARCA GRECIA REGNO UNITO 0,0 20,0 40,0 60,0 80,0 100,0 120,0 140,0 160,0 indice UE=100 Fonte: CE/ CARE Safety Net Nell’analisi dell’indicatore percentuale di pedoni morti negli incidenti in aree urbane (graf.9) si rilevano 7 paesi europei posizionati al vertice della graduatoria, con un valore sopra la media europea, sono l’Italia, la Finlandia, il Regno Unito, la Francia, la Grecia, il Belgio e l’Austria. Graf. 9 9) % di pedoni morti in aree urbane Anno Paesi SPAGNA DANIMARCA SVEZIA PORTOGALLO IRLANDA PAESI BASSI UE-14 AUSTRIA BELGIO GRECIA FRANCIA REGNO UNITO FINLANDIA ITALIA 2005 72,9 74,6 87,1 89,6 91,0 98,5 100,0 103,1 103,6 106,5 108,4 108,7 109,5 113,3 ITALIA FINLANDIA REGNO UNITO FRANCIA GRECIA BELGIO AUSTRIA UE-14 PAESI BASSI IRLANDA PORTOGALLO SVEZIA DANIMARCA SPAGNA 0,0 20,0 40,0 60,0 indice UE=100 Fonte: CE/ CARE Safety Net 26 80,0 100,0 120,0 Dall’analisi dell’indicatore percentuale di ciclisti morti negli incidenti in aree urbane (graf.10) emerge che 8 paesi europei si trovano posizionati in cima alla graduatoria, con un valore sopra la media europea, e sono il Portogallo, la Svezia, l’Italia, i Paesi Bassi, il Regno Unito, la Grecia, la Danimarca e l’Austria. Graf. 10 10) % di ciclisti morti in aree urbane Anno Paesi IRLANDA SPAGNA BELGIO FRANCIA FINLANDIA UE-14 AUSTRIA DANIMARCA GRECIA REGNO UNITO PAESI BASSI ITALIA SVEZIA PORTOGALLO 2005 0,0 53,8 57,7 73,1 94,2 100,0 101,9 103,8 107,7 109,6 117,3 119,2 121,2 128,8 PORTOGALLO SVEZIA ITALIA PAESI BASSI REGNO UNITO GRECIA DANIMARCA AUSTRIA UE-14 FINLANDIA FRANCIA BELGIO SPAGNA IRLANDA 0,0 20,0 40,0 60,0 80,0 100,0 120,0 140,0 indice UE=100 Fonte: CE/ CARE Safety Net Nell’analisi dell’indicatore percentuale di morti >64 anni d’età in aree urbane (graf.11) si registra che 4 paesi europei presentano un valore sopra la media europea, sono il Regno Unito, l’Italia, la Grecia e i Paesi Bassi. Questi paesi presentano una elevata mortalità dei più anziani negli incidenti su strade urbane. Graf. 11 11) % di morti >64 anni in aree urbane Anno Paesi SPAGNA SVEZIA DANIMARCA IRLANDA BELGIO FINLANDIA FRANCIA AUSTRIA PORTOGALLO UE-17 PAESI BASSI GRECIA ITALIA REGNO UNITO 2005 55,4 65,4 71,4 71,6 74,2 74,8 83,0 92,8 97,2 100,0 101,4 108,0 112,0 113,4 REGNO UNITO ITALIA GRECIA PAESI BASSI UE-17 PORTOGALLO AUSTRIA FRANCIA FINLANDIA BELGIO IRLANDA DANIMARCA SVEZIA SPAGNA 0,0 20,0 40,0 60,0 indice UE=100 Fonte: CE/ CARE Safety Net 27 80,0 100,0 120,0 Dall’analisi dell’indicatore percentuale di pedoni morti in incidenti durante le ore con poca luminosità (graf.12) emerge che 2 paesi europei, in particolare, risultano posizionati al vertice della graduatoria, con un valore molto sopra la media europea, e sono l’Austria e la Finlandia. Graf. 12 12) % di pedoni morti in condizioni di poca luminosità Anno Paesi PAESI BASSI UE-14 FRANCIA GRECIA SVEZIA DANIMARCA SPAGNA REGNO UNITO PORTOGALLO BELGIO FINLANDIA IRLANDA AUSTRIA ITALIA 2005 93,5 100,0 106,2 110,5 117,3 121,2 128,2 132,8 134,6 135,8 136,3 150,0 156,7 n.d. AUSTRIA IRLANDA FINLANDIA BELGIO PORTOGALLO REGNO UNITO SPAGNA DANIMARCA SVEZIA GRECIA FRANCIA UE-14 PAESI BASSI 0,0 20,0 40,0 60,0 80,0 100,0 120,0 140,0 160,0 180,0 indice UE=100 Fonte: CE/ CARE Safety Net Passando all’indicatore densità di popolazione (graf.13) si osserva che i paesi con valori sopra la media UE-14 sono 7, ossia la metà dei paesi considerati. Si tratta dei Paesi Bassi, del Belgio, del Regno Unito, dell’Italia, della Danimarca, della Francia e del Portogallo. Tali paesi si caratterizzano per un alto livello di popolazione residente sul territorio, che costituisce un fattore aggravante per il sistema della sicurezza stradale. Graf. 13 13) Densità di popolazione Anno Paesi FINLANDIA SVEZIA IRLANDA GRECIA SPAGNA AUSTRIA UE-14 PORTOGALLO FRANCIA DANIMARCA ITALIA REGNO UNITO BELGIO PAESI BASSI 2007 14,6 18,9 56,7 79,3 82,3 92,4 100,0 106,9 107,4 117,0 183,2 232,7 304,3 368,8 PAESI BASSI BELGIO REGNO UNITO ITALIA DANIMARCA FRANCIA PORTOGALLO UE-14 AUSTRIA SPAGNA GRECIA IRLANDA SVEZIA FINLANDIA 0,0 50,0 100,0 150,0 200,0 indice UE=100 Fonte: Eurostat 28 250,0 300,0 350,0 400,0 Per quanto riguarda l’indicatore densità di rete stradale (graf.14) emerge che i paesi posizionati al vertice della graduatoria, con valori sopra la media UE-14 sono il Belgio, i Paesi Bassi, la Francia, il Regno Unito, la Danimarca, l’Irlanda, la Spagna e l’Austria. Si tratta di paesi che presentano una elevata diffusione di infrastrutture stradali, che consentono una maggiore viabilità. Graf. 14 14) Densità di rete stradale Anno Paesi FINLANDIA GRECIA SVEZIA ITALIA PORTOGALLO UE-14 AUSTRIA SPAGNA IRLANDA DANIMARCA REGNO UNITO FRANCIA PAESI BASSI BELGIO 2003 21,1 27,5 42,5 51,7 79,6 100,0 114,6 118,9 121,9 150,8 152,7 162,7 255,0 413,2 BELGIO PAESI BASSI FRANCIA REGNO UNITO DANIMARCA IRLANDA SPAGNA AUSTRIA UE-14 PORTOGALLO ITALIA SVEZIA GRECIA FINLANDIA 0,0 50,0 100,0 150,0 200,0 250,0 300,0 350,0 400,0 450,0 indice UE=100 Fonte: OECD Per quanto riguarda l’indicatore dotazione di bici per 1.000 abitanti (graf.15) emerge che i paesi posizionati al vertice della graduatoria, con valori sopra la media europea, sono i Paesi Bassi e la Danimarca. Si tratta di paesi che presentano una elevata diffusione di biciclette tra la popolazione. Graf. 15 15) Dotazione di bici per 1.000 abitanti Anno Paesi GRECIA SPAGNA IRLANDA REGNO UNITO FRANCIA ITALIA SVEZIA UE-10 DANIMARCA PAESI BASSI BELGIO AUSTRIA PORTOGALLO FINLANDIA 2006 41,1 47,4 51,3 60,4 75,4 90,3 95,1 100,0 201,2 207,4 n.d. n.d. n.d. n.d. PAESI BASSI DANIMARCA UE-10 SVEZIA ITALIA FRANCIA REGNO UNITO IRLANDA SPAGNA GRECIA 0,0 50,0 100,0 indice UE=100 Fonte: CE/ Environment DG 29 150,0 200,0 250,0 3. La dimensione del problema in Italia: la strage dei pedoni e la mobilità urbana Secondo i dati dell’Istat risulta che la categoria più debole della strada è quella dei pedoni. Sono state 758 le vittime nel 2006, con un incremento del 7,8% rispetto al 2005 quando furono 703, mentre i decessi totali da incidente sono diminuiti del 2,6%. I feriti fra i pedoni si sono attestati a quota 21.062 con un incremento che sfiora il 12% rispetto ai 18.994 dell'anno prima. In generale i feriti totali per incidente stradale nel 2006 sono invece diminuiti dello 0,6%. In sintesi circa 60 persone al giorno vengono investite sulla strada in Italia, oltre 2 al giorno perdono la vita, circa 58 devono farsi medicare per lesioni più o meno gravi. Nel 51% dei casi non vi è nessuna responsabilità da parte del pedone. All’interno delle 14 più grandi aree urbane, mediamente oltre il 24% del totale dei morti in incidenti stradali sono pedoni, con punte che arrivano al 39% per Torino ed al 35% per Bologna ed ancora con valori percentuali superiori alla media - in ordine decrescente - per Firenze, Venezia, Catania, Milano e Roma. Per i pedoni la tendenza recente del costo sociale si allinea con l’andamento del sentiero obiettivo, mentre lo scarto rispetto la tendenza di medio periodo è pari a –49% (graf.1). Graf.1 Il costo sociale dei pedoni: obiettivo e tendenze Fonte: elaborazione RST su dati Istat Fra i pedoni sono gli anziani a pagare il prezzo più alto. Infatti gli over 65 totalizzano da soli il 54,4% delle vittime mortali e il 29,9% dei feriti. Nello specifico si contano 412 vittime (222 maschi, 53,9% e 190 femmine 46,1%), i feriti fra gli over 65 sono 6.300 (2.771 maschi 44% e 3.529 femmine 56%). In particolare la fascia d’età compresa tra i 75 e i 79 anni è quella che presenta il valore massimo in termini assoluti per quanto riguarda i morti (114 in totale). Per quello che riguarda i feriti la fascia più colpita è quella che va dai 70 ai 74 anni con 1.422 ingressi al pronto soccorso. Se ribaltiamo la tabella delle età vediamo che le vittime fra i bambini da 0 a 15 anni, sempre nel 2006, sono state 40 (18 maschi e 22 femmine), in questo caso si segnala un drammatico incremento pari al 60% rispetto ai 25 piccoli pedoni uccisi nel 2005. I feriti fra i bambini sono stati 2.424, +11,8% rispetto all’anno prima (1.329 maschi 54,8% e 1.095 femmine 45,2%). Nel 2000 i pedoni erano il 12,7% delle vittime totali, nel 2006 sono il 13,4%. Le regioni che pagano il più alto prezzo di vittime fra i pedoni sono rispettivamente la Lombardia con 110 vittime (111 nel 2003), il Lazio con 95 (81 nel 2003), il Piemonte con 70 (71 nel 2003), l’Emilia Romagna con 61 (miglior risultato rispetto all’anno precedente quando furono 92 le vittime) e il Veneto con 60 (68 l’anno prima). I mesi a più elevato rischio, per questi fruitori deboli della strada, sono gennaio con 95 vittime, ottobre con 81, dicembre 77 e novembre 71. In questo caso giocano un ruolo determinante il minor numero di ore di luce e le condizioni atmosferiche che incidono sulla visibilità dei conducenti e sulla frenata dei veicoli. 30 Tab. 1 Incidenti ai PEDONI ultim i 10 anni 1997 - 2006 Anni Morti Variazione % Feriti Variazione % 1997 828 -9,40% 15.502 -2,30% 1998 783 -5,40% 15.641 0,90% 1999 836 6,80% 16.386 4,80% 2000 848 1,40% 16.124 -1,60% 2001 929 9,60% 18.049 11,90% 2002 1.188 27,90% 17.265 -4,30% 2003 781 -34,30% 17.776 2,90% 2004 710 -9,10% 18.285 2,90% 2005 703 -0,10% 18.994 3,90% 2006 758 7,80% 21.062 10,90% TOTALI 8.364 175.084 Tab. 2 Incidenti ultim i 10 anni 1997 - 2006 Anni Incidenti Variazione % Morti Variazione % Feriti % 1997 190.031 -0,02% 6.226 0,53% 270.962 -0,42% 1998 204.615 7,67% 6.342 1,86% 293.842 8,44% 1999 219.032 7,05% 6.633 4,59% 316.698 7,78% 2000 228.912 4,51% 6.649 0,24% 321.796 1,61% 2001 235.142 2,72% 6.682 0,50% 334.679 4,00% 2002 239.354 1,80% 6.739 0,80% 341.660 2,10% 2003 231.740 -3,20% 6.065 -10% 327.324 -4,20% 2004 229.156 -1,10% 5.692 -6,10% 322.447 -1,50% 2005 240.011 4,70% 5.818 2,20% 334.858 3,80% 2006 238.124 -0,80% 5.669 -2,60% 332.955 -0,60% TOTALI 2.256.117 62.515 3.197.221 Fonte: dati Istat I luoghi dove si registrano gran parte degli incidenti (tab.3) sono le città: nel 2006 sulle strade urbane si sono verificati 182.177 incidenti stradali, che hanno causato 242.042 feriti (pari al 72,7% sul totale) e 2.494 morti (pari al 44%). Le regioni che, nel 2006, mostrano le più alte percentuali di morti in incidenti su strade urbane sono la Liguria (53,4%), il Lazio (51,5%), la Lombardia e la Toscana (con 50,1%). La maggior parte degli incidenti avviene tra due veicoli per il 76,5%, e a veicoli isolati per il 23,5%. Nell’ambito degli incidenti tra veicoli la tipologia più diffusa è lo scontro frontale-laterale (85.098 casi) con 1.373 morti e 121.828 feriti. Tra gli incidenti a veicoli isolati la fuoriuscita o sbandamento rappresenta la maggior parte dei casi. L’investimento di pedone rappresenta l’8% degli incidenti: nel 2006 si sono verificati 19.089 casi in cui hanno perso la vita 723 persone e 21.503 sono rimaste ferite. Gli incidenti (tab.4) coinvolgono per il 70,5% dei casi le autovetture, per il 19,1% motocicli e ciclomotori, per il 6,3% gli autocarri e per il 2,3% i velocipedi (ossia biciclette e quadricicli). In particolare i ciclisti rimasti vittime in incidenti nel 2004 sono stati 296, e i feriti circa 11.568, con un incremento del 4,2% rispetto all'anno precedente. Per le biciclette la sostanziale stabilità del costo sociale dell’ultimo anno, non permette alle tendenze generali di breve e medio periodo di allinearsi con il sentiero necessario alla riduzione (graf.2). 31 Tab.3 Dove avvengono - Incidenti e morti secondo la categoria della strada, per anno e regione - Anno 2006 Altre strade ANNI MESI REGIONI ANNI 2002 2003 2004 2005 2006 INCIDENTI 82.733 74.315 71.402 69.609 69.266 REGIONE - 2006 Liguria Lazio Toscana Lombardia Piemonte Marche Veneto Sicilia Campania Emilia-Romagna Umbria Friuli-Venezia Giulia Abruzzo Calabria Trentino-Alto Adige Sardegna Puglia Basilicata Molise Valle d'Aosta Totale INCIDENTI 2.724 7.589 4.837 10.484 5.159 2.640 6.319 3.510 4.351 7.662 1.247 1.560 1.863 1.823 1.408 1.581 3.580 447 292 190 69.266 Strade Urbane 199.028 192.798 186.090 184.412 182.177 Strade Urbane TOTALE Altre strade TOTALE INCIDENTI in % su s. urbane numero MORTI 265.402 4.698 252.271 4.528 243.490 4.174 240.011 3.807 238.124 3.765 3.083 2.746 2.596 2.588 2.494 6.980 6.563 6.122 5.818 5.669 10.085 31.344 20.826 46.173 14.871 7.577 19.261 14.203 10.968 23.950 3.581 5.065 4.665 3.717 3.350 5.034 11.583 921 557 393 238.124 2005 2006 Numero Autovetture private e Motocicli Ciclomotori Autocarri autotreni Velocipedi Autobus e filobus Altri veicoli Motocarri e motofurgoni Quadricicli leggeri Tram Totale 75,0 76,4 76,4 76,8 76,5 44,2 41,8 42,4 44,5 44,0 83,4 81,4 81,3 82,1 73,1 69,1 72,0 81,2 72,3 73,7 67,3 73,1 66,5 62,5 61,7 68,6 71,1 53,7 51,3 _ 76,5 53,4 51,5 50,1 50,1 47,5 47,4 46,7 45,4 44,8 44,0 40,0 38,7 36,4 35,1 35,1 30,0 24,9 22,0 18,8 _ 44,0 MORTI 8.414 25.505 16.931 37.925 10.877 5.237 13.860 11.538 7.930 17.654 2.410 3.705 3.102 2.322 2.068 3.453 8.233 495 286 232 182.177 83 333 218 524 270 103 337 260 238 366 61 107 120 142 66 126 334 47 27 3 3.765 63 296 177 439 192 81 258 174 145 237 40 55 60 65 33 54 102 13 6 4 2.494 118 575 353 877 404 171 553 383 324 539 100 142 165 185 94 180 409 59 32 6 5.669 Tab.4 Veicoli coinvolti - Incidenti per tipo e per categoria di veicolo - AnnI 2005-2006 CATEGORIA DEI VEICOLI MORTI 170.688 26.086 19.328 15.021 4.929 2.119 781 517 308 234 240.011 2005 2006 Composizione percentuale 167.822 28.254 17.217 14.885 5.413 2.656 840 439 343 255 238.124 71,1% 10,9% 8,1% 6,3% 2,1% 0,9% 0,3% 0,2% 0,1% 0,1% 100,0% 70,5% 11,9% 7,2% 6,3% 2,3% 1,1% 0,4% 0,2% 0,1% 0,1% 100,0% Graf.2 Il costo sociale delle biciclette: obiettivo e tendenze Fonte: elaborazione RST su dati Istat 32 4. La domanda di mobilità lenta e l’utilizzo della bicicletta Secondo le recenti rilevazioni dell’Osservatorio Audimob2 dell’Isfort, la mobilità lenta (a piedi e in bici) raggiunge nel 2007 il suo valore più basso dal 2001: solo il 20,4% del totale degli spostamenti è stato realizzato a piedi o in bici, vale a dire l’1,7% in meno rispetto al 2006. Crescono quindi gli spostamenti effettuati con un mezzo motorizzato, ed aumentano in particolare quelli in moto (+0,2% e 5,4% nel 2007) e, anche se in misura minore, quelli con un mezzo pubblico (+0,1% e 11,9%). Tali dinamiche tendono a riflettersi in quasi tutte le aree del Paese, ad eccezione del Nord-Est in cui la ripartizione tra viaggi motorizzati e spostamenti a piedi/baci non subisce variazioni. Occorre inoltre rilevare come nel Nord-Ovest all’interno della distinzione degli spostamenti “motorizzati”, l’impiego dell’auto tende a crescere (+1,4%) a discapito delle altre tipologie di mezzo (-1% nel caso dei mezzi collettivi). Nelle grandi città, ovvero quelle con oltre 250mila abitanti, la mobilità lenta riesce ad ampliare leggermente la propria quota di mercato, +0,3%, attestandosi nel 2007 a 27,2% del totale. La riduzione degli spostamenti motorizzati è da attribuire essenzialmente alla significativa contrazione dei viaggi con i mezzi pubblici, diminuiti tra il 2006 ed il 2007 del 2,6% (25,4% nel 2007 e valore più basso dal 2001 ad oggi). Difficoltà per il pubblico nel difendere la propria quota di mercato si nota anche facendo riferimento ai comuni che formano le cinture metropolitane (-0,4% e 13,6% del totale nel 2007). Nelle piccole e medie città le dinamiche tendono a capovolgersi, accanto ad una generale diminuzione della mobilità lenta (oltre il 2%) si registra una crescita del trasporto pubblico (+0,5% nelle medie città). Secondo i dati registrati dall’Osservatorio “Audimob” di Isfort, il pedale rappresenta un mezzo di trasporto abituale, utilizzato cioè almeno 3-4 volte a settimana, per oltre il 13% degli italiani tra 14 e 80 anni. A questa fetta si aggiunge un altro 23,5% della popolazione che la adopera in modo occasionale, vale a dire non più di 1 o 2 volte a settimana. Si tratta di percentuali interessanti e, va sottolineato, in fortissima crescita. Infatti, la quota di chi fa un uso frequente delle due ruote risulta praticamente raddoppiata dal 2002 al 2007 e quasi quadruplicata restringendo l’arco temporale al periodo 2004-2007 (fig. 1). 2 L’Osservatorio “Audimob” si basa su un’estesa indagine telefonica, realizzata con sistema CATI e alimentata da oltre 15.000 interviste annue ripartite su 4 survey (una per stagione, tre/quattro settimane per ciascuna stagione). L’Osservatorio è attivo dall’inizio del 2000 e interessa un campione stratificato (per sesso, per età e per regione) statisticamente significativo della popolazione italiana compresa fra 14 e 80 anni. I campioni trimestrali sono indipendenti e “gemelli” (omogenei rispetto alle caratteristiche di base). L’indagine registra in modo dettagliato e sistematico tutti gli spostamenti effettuati dall’intervistato il giorno precedente l’intervista (solo giorni feriali), ad eccezione delle percorrenze a piedi inferiori a 5 minuti. L’indagine raccoglie anche informazioni, a livello prevalentemente percettivo/valutativo, sulle ragioni delle scelte modali, sulla soddisfazione per i diversi mezzi di trasporto, sugli atteggiamenti verso le politiche di mobilità sostenibile e così via. 33 Il peso complessivo della bicicletta come modalità di trasporto resta tuttavia ancora modesto, attestato a meno del 4% di tutti gli spostamenti che gli italiani effettuano ogni giorno (nei Paesi dell’Europa centro-settentrionale si registra sistematicamente una quota a doppia cifra). Anche questo valore è tuttavia in forte crescita nell’ultimo triennio, essendo passato dal 2% del 2004 al 3,8% del 2007 (fig. 2). Quanto ai caratteri anagrafici, la quota dei ciclisti “abituali” risulta maggiore tra gli uomini rispetto alle donne (15,5% contro l’11,7%), tra le persone con più di 46 anni nel confronto con i più giovani, nonché tra gli studenti e pensionati rispetto alle altre categorie professionali (oltre il 14% del totale in entrambi i casi). Ma è nei dati regionali che si registrano le spaccature più profonde. Gran parte dei ciclisti “abituali” si concentra nelle regioni nel Nord Italia ed in particolare in quelle del Nord Est: in Emilia Romagna raggiungono il 31,3% della popolazione, in Trentino Alto Adige, Veneto e Friuli Venezia Giulia superano il 25%. Viceversa, in tutte le regioni del Sud non si supera la soglia del 10% con punte negative in Molise (3%), Basilicata (3,3%), Sicilia (3,6%) e Campania (4,1%). Molto basso l’uso della bicicletta anche nel Lazio (4,4%) e in Liguria (5,3%). Ancora da sottolineare la bassa quota di ciclisti assidui nelle grandi città (7%), rispetto ai piccoli e medi centri (fig. 3). 34 5. La sicurezza stradale nelle città europee Il messaggio rivolto dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti a tutti i cittadini, nella Seconda giornata europea per la sicurezza stradale, svoltasi il 13 ottobre ed incentrata sul tema della sicurezza stradale in città, è stato: “La città è piena di distrazioni, non portarle in auto con te”. L’iniziativa rientra nell’ambito delle politiche svolte dalla Commissione europea per la prevenzione degli incidenti stradali. Nel suo libro bianco sui trasporti, la Commissione si è infatti fissata l'obiettivo, fatto proprio dal Parlamento europeo e da tutti gli Stati membri, di salvare ogni anno 25.000 vite e dimezzare dunque, entro il 2010, i decessi provocati da incidenti stradali. A tal proposito, il Piano d'azione europeo propone iniziative legislative e politiche e mette a disposizione finanziamenti ad hoc, attraverso i programmi quadro europei per la ricerca ed i programma di sovvenzioni per la sicurezza stradale. Diffondere la cultura della sicurezza e promuovere la conoscenza e il rispetto delle regole resta l'esigenza fondante e necessaria, valida, per l'Unione Europea, tutti giorni dell'anno. In occasione della giornata europea sulla sicurezza viene proposto un ampio confronto, non solo sull'educazione degli utenti della strada, ma anche sulla pianificazione urbana che tanto incide sulla mobilità cittadina. Gli incidenti stradali provocano ogni anno nelle 27 capitali europee oltre 24.000 morti e 216.000 feriti gravi. Sulle strade urbane italiane più di 182.000 sinistri hanno causato 2.500 decessi nel 2006. Questi dati, presentati dall’ACI in occasione della giornata europea per la Sicurezza Stradale, dimostrano l’urgenza di un impegno internazionale per una più efficace politica comunitaria della sicurezza stradale. A tal proposito, è stata evidenziata la necessità di un Codice della Strada Europeo che, privo di norme tecniche, orienti univocamente i comportamenti di automobilisti, trasportatori, ciclisti e pedoni. Secondo Gelpi, l’Italia potrebbe proporsi come coordinatore di un tavolo tecnico internazionale per la stesura di questo unico riferimento normativo per gli utenti europei della strada. Inoltre l’ACI ha sottolineato come gli incidenti stradali colpiscano soprattutto tre categorie maggiormente a rischio: i pedoni, i bambini e i motociclisti. Fra i primi si registra una media di due morti e 55 feriti ogni giorno. La prima causa di investimento sulle strade urbane è il comportamento scorretto del pedone, che nel 15,1% dei casi attraversa irregolarmente o fuori dalle strisce. Seguono l’eccesso di velocità delle auto (10,1%) e il mancato rispetto della segnaletica da parte dei conducenti (9,6%). Gli incidenti stradali sono la prima causa di morte in Europa per i ragazzi fra i 5 e i 14 anni: ogni anno perdono la vita sulle strade 12.000 minorenni, 5.000 dei quali sono bambini. Una recente indagine internazionale ha evidenziato come il 40% dei bimbi europei viaggi senza seggiolino, e più del 50% in modo comunque inadeguato (seggiolino non omologato, di taglia non idonea o montato scorrettamente). Un genitore su quattro giustifica il mancato uso del seggiolino con la scarsa propensione del bambino a stare correttamente seduto, mentre per il 22,7% addirittura "non è necessario". Su scooter e motocicli si rischia soprattutto nelle aree urbane: l’85% degli incidenti e il 50% dei decessi su due ruote avvengono in città. Per fronteggiare l’emergenza sociale rappresentata dagli incidenti, che solo in Italia "costano" oltre 34 miliardi di euro pari al 3% del PIL nazionale, servono provvedimenti concreti soprattutto sulle infrastrutture e sull’educazione dei conducenti. Eventi di sensibilizzazione come quello sancito oggi dall’Unione Europea possono dare un contributo concreto alla creazione di una cultura comune della mobilità, specialmente se si accompagnano a un’incisiva attività formativa nelle scuole, a un piano di controlli omogeneo sul territorio e ad un miglioramento delle criticità infrastrutturali. 35 6. In sintesi L’obiettivo di questo studio consiste nel valutare, sulla base di tutte le informazioni e dati disponibili, il fenomeno della mortalità negli incidenti stradali che coinvolgono pedoni e ciclisti, analizzando in particolare la situazione nelle aree urbane. Per esaminare quantitativamente questo fenomeno in Europa si è cercato prima di analizzare le principali variabili chiave, per mettere a confronto le dinamiche sulla mortalità registrate nei paesi dell’UE-14 nel decennio 1995-2004. Successivamente è stata approfondita l’analisi della mortalità e del livello di sicurezza degli utenti deboli della strada e quello delle aree urbane nel contesto europeo. In quest’ultimo caso è stato applicato il metodo dello Scoreboard, che individua i paesi con una maggiore esposizione al rischio di mortalità negli incidenti, sulla base di un indice sintetico di mortalità ottenuto attraverso la composizione di un definito e specifico gruppo di indicatori. La finalità di questa analisi statistica è quella di indicare le carenze in tema di sicurezza che caratterizzano i principali paesi europei, sia dal lato degli utenti deboli che da quello delle aree urbane, al fine di promuovere misure in grado di garantire una mobilità più sicura. Infine è stata data una descrizione sulla dimensione del problema in Italia, sulla base delle rilevazioni dell’Istat, e poi sulla domanda di mobilità lenta (a piedi e in bici) secondo le rilevazioni dell’osservatorio Audimob dell’Isfort. Dunque dall’analisi descrittiva sulla dinamica del fenomeno nel decennio 1996-2005, dall’applicazione dei metodi statistici e dalle principali rilevazioni sono emersi i seguenti risultati: - La mortalità dei pedoni rispetto al totale si attesta nel 2005 in UE-14 al 14,1%. I paesi con una quota percentuale sopra la media europea sono il Regno Unito (21%), l’Irlanda (19%), il Portogallo (17,2%) e la Spagna (15,3%). L’Italia registra una percentuale del 12,6%, mentre i Paesi Bassi e il Belgio registrano le percentuali più basse, rispettivamente del 9,4% e del 9,9%. Invece la mortalità dei ciclisti risulta pari in UE-14 al 4,7%, e tra i paesi con i più elevati livelli di mortalità troviamo i Paesi Bassi (18,3%), la Danimarca (12,4%), la Finlandia (11,3%) e la Svezia (8,6%). In Italia tale percentuale supera di poco la media europea con il 5,3%; - In UE-14 sono deceduti in incidenti stradali circa 3.683 pedoni nel 2005, con una flessione dell’1,9% rispetto al 2004, e complessivamente del 37% dal 1997. I paesi in cui si è ridotto maggiormente il numero di pedoni morti, nel decennio considerato, sono stati il Portogallo (-66%) e la Grecia e l’Irlanda (-44%). Nei Paesi Bassi e in Italia si è ridotto meno, rispetto alla media europea, il numero di pedoni deceduti in incidenti, con flessioni rispettivamente dell’11% e del 28%. Per quanto riguarda i ciclisti, in UE-14 ne sono deceduti in incidenti stradali circa 1.214 nel 2005, con un incremento dello 0,4% rispetto al 2004, e complessivamente del 32% dal 1997. Tra i paesi con la maggiore riduzione del numero di ciclisti morti, nel periodo considerato, troviamo l’ Irlanda (-54,%), la Danimarca (-53%) e la Francia (-43%). La Finlandia, la Spagna e i Paesi Bassi registrano le flessioni più basse, rispettivamente con il 6,5%, il 18,8%, e il 19,3%, e l’Italia con il 28,3% - Nell’arco del decennio 1996-2005, si osserva come in UE-14 il numero di pedoni e ciclisti morti in incidenti stradali si sia notevolmente ridotto, con un andamento sensibilmente decrescente per entrambi. Mentre in Italia si è registrato per i pedoni un trend crescente dal 1998 al 2002 e poi un forte calo fino al 2004, e per i ciclisti una tendenziale diminuzione dei morti, soprattutto dal 1999 al 2002, ma restando ancora su un livello superiore alla media europea. In particolare si osserva come in UE-14, in tutto il 36 decennio, il trend del totale morti in incidenti segua una parabola discendente, mentre in Italia questa tendenza è iniziata solo a partire dal 2002; - Dall’analisi del posizionamento europeo sulla mortalità dei pedoni e dei ciclisti si nota come, per entrambi, i paesi che risultano più esposti ad una difficile situazione in termini di sicurezza, ossia con un elevato numero di decessi e una bassa riduzione della mortalità tra il 1996-2005, sono l’Italia, la Francia e il Regno Unito. In particolare la Spagna mostra una sicurezza critica per i pedoni e i Paesi Bassi per i ciclisti. Mentre l’Irlanda e Danimarca hanno registrato importanti risultati per il miglioramento della sicurezza nei confronti di questa categoria di utenti - L’analisi della distribuzione percentuale del numero di pedoni e ciclisti morti in incidenti per classi di età, mostra che nel 2005, in quasi tutti i paesi europei (UE-18), il 39,6% dei pedoni deceduti in incidenti riguardano i più anziani (più di 64 anni) e il 54,6% riguardano la classe di età 16-63 anni. Invece nei ciclisti la percentuale sale al 43,5% per i più anziani, e al 47,5% per la classe d’età 15-59 anni. In Italia, in entrambe le categorie, è più alta la percentuale relativa ai più anziani. - La maggior parte dei pedoni e dei ciclisti sono deceduti in incidenti avvenuti in aree urbane. In particolare, per i pedoni si registrano decessi in aree urbane, con percentuali superiori al 70%, in Finlandia, in Francia, in Grecia, in Italia e nel Regno Unito. Per i ciclisti si rilevano decessi in aree urbane, con percentuali superiori al 60%, in Italia, nei Paesi Bassi, in Portogallo e in Svezia. - La mortalità sulle strade urbane rispetto al totale si attesta in UE-14 nel 2005 al 32,9%. I paesi con una percentuale sopra la media europea sono la Grecia (46%), il Portogallo (43%), l’Italia (41%), il Regno Unito (39%) e i Paesi Bassi (33,7%). La Spagna e il Belgio registrano le percentuali più basse, rispettivamente del 18% e del 23%. In UE-14, nel 2005, negli incidenti stradali su strade urbane si sono registrati circa 8.579 decessi, con una flessione dell’1,7% rispetto al 2004, e complessivamente del 27% dal 1997. I paesi in cui si è ridotto maggiormente il numero dei morti, nel periodo considerato, sono stati il Portogallo (-52%) e Danimarca (-48%). La Finlandia e i Paesi Bassi registrano le flessioni più basse, rispettivamente con il 3,8% e il 12,2%, e l’Italia con il 18,6%. Nell’arco del decennio considerato, in UE-14 l’andamento decrescente del numero dei morti sulle strade urbane mette in evidenza la continua e sostenuta riduzione registrata soprattutto a partire dal 2001. Mentre in Italia si registra un trend crescente dei morti su strade urbane fino al 2001 e successivamente una diminuzione in linea con gli altri paesi europei. Analizzando la dinamica della mortalità sulle strade urbane tra il 1996-2005 e il relativo numero di decessi per paese nel 2005, si osserva che i paesi caratterizzati da una difficile situazione in termini di sicurezza in aree urbane sono l’Italia, la Francia, il Regno Unito, la Spagna e la Grecia. Mentre il Portogallo e la Danimarca hanno dimostrato importanti risultati per il miglioramento della sicurezza. Inoltre, la maggior parte dei morti su strade urbane si concentra negli incroci. In particolare si registrano decessi negli incroci delle aree urbane con percentuali superiori al 50% in Danimarca e nel Regno Unito, mentre in Italia con una percentuale del 35% circa. - Nello scoreboard europeo, secondo l’indice sintetico di mortalità 2005 (ISM), si osserva che i paesi con un indice al di sopra della media europea, e quindi caratterizzati da un livello di mortalità sopra la media, sono 9, e tra questi in cima troviamo i Paesi Bassi, il Belgio, la Danimarca, il Portogallo e l’Italia. Mentre i paesi che presentano un quadro con 37 migliori condizioni di sicurezza, e quindi con valori molto al di sotto della media europea, sono la Spagna, l’Irlanda, la Svezia e la Francia. - Dall’analisi della relazione tra il tasso di mortalità degli utenti deboli e il tasso di mortalità in aree urbane, si è riscontrato un valore del coefficiente di correlazione r pari a 0,76. Tale valore indica la presenza di una relazione positiva tra le due variabili per l’insieme dei paesi, e dunque che la mortalità di pedoni e ciclisti è fortemente legata al livello di mortalità in area urbana, quindi che le morti di pedoni e ciclisti coinvolti in incidenti stradali si concentrano soprattutto in aree urbane. - Secondo i dati dell’Istat risulta che la categoria più debole della strada è quella dei pedoni. Sono state 758 le vittime nel 2006, con un incremento del 7,8% rispetto al 2005 quando furono 703, mentre i decessi totali da incidente sono diminuiti del 2,6%. I feriti fra i pedoni si sono attestati a quota 21.062 con un incremento che sfiora il 12% rispetto ai 18.994 dell'anno prima. In generale i feriti totali per incidente stradale nel 2006 sono invece diminuiti dello 0,6%. In sintesi circa 60 persone al giorno vengono investite sulla strada in Italia, oltre 2 al giorno perdono la vita, circa 58 devono farsi medicare per lesioni più o meno gravi. Nel 51% dei casi non vi è nessuna responsabilità da parte del pedone. All’interno delle 14 più grandi aree urbane, mediamente oltre il 24% del totale dei morti in incidenti stradali sono pedoni, con punte che arrivano al 39% per Torino ed al 35% per Bologna ed ancora con valori percentuali superiori alla media - in ordine decrescente - per Firenze, Venezia, Catania, Milano e Roma. Fra i pedoni sono gli anziani a pagare il prezzo più alto. Infatti gli over 65 totalizzano da soli il 54,4% delle vittime mortali e il 29,9% dei feriti. Nello specifico si contano 412 vittime (222 maschi, 53,9% e 190 femmine 46,1%), i feriti fra gli over 65 sono 6.300 (2.771 maschi 44% e 3.529 femmine 56%). In particolare la fascia d’età compresa tra i 75 e i 79 anni è quella che presenta il valore massimo in termini assoluti per quanto riguarda i morti (114 in totale). Per quello che riguarda i feriti la fascia più colpita è quella che va dai 70 ai 74 anni con 1.422 ingressi al pronto soccorso. Se ribaltiamo la tabella delle età vediamo che le vittime fra i bambini da 0 a 15 anni, sempre nel 2006, sono state 40 (18 maschi e 22 femmine), in questo caso si segnala un drammatico incremento pari al 60% rispetto ai 25 piccoli pedoni uccisi nel 2005. I feriti fra i bambini sono stati 2.424, +11,8% rispetto all’anno prima (1.329 maschi 54,8% e 1.095 femmine 45,2%). Nel 2000 i pedoni erano il 12,7% delle vittime totali, nel 2006 sono il 13,4%. Le regioni che pagano il più alto prezzo di vittime fra i pedoni sono rispettivamente la Lombardia con 110 vittime (111 nel 2003), il Lazio con 95 (81 nel 2003), il Piemonte con 70 (71 nel 2003), l’Emilia Romagna con 61 (miglior risultato rispetto all’anno precedente quando furono 92 le vittime) e il Veneto con 60 (68 l’anno prima). I luoghi dove si registrano gran parte degli incidenti sono le città: nel 2006 sulle strade urbane si sono verificati 182.177 incidenti stradali, che hanno causato 242.042 feriti (pari al 72,7% sul totale) e 2.494 morti (pari al 44%). Le regioni che, nel 2006, mostrano le più alte percentuali di morti in incidenti su strade urbane sono la Liguria (53,4%), il Lazio (51,5%), la Lombardia e la Toscana (con 50,1%). La maggior parte degli incidenti avviene tra due veicoli per il 76,5%, e a veicoli isolati per il 23,5%. Nell’ambito degli incidenti tra veicoli la tipologia più diffusa è lo scontro frontale-laterale (85.098 casi) con 1.373 morti e 121.828 feriti. Tra gli incidenti a veicoli isolati la fuoriuscita o sbandamento rappresenta la maggior parte dei casi. L’investimento di pedone rappresenta l’8% degli incidenti: nel 2006 si sono verificati 19.089 casi in cui hanno perso la vita 723 persone e 21.503 sono rimaste ferite. Gli incidenti coinvolgono per il 70,5% dei casi le autovetture, per il 19,1% motocicli e ciclomotori, per il 6,3% gli autocarri e per il 2,3% i velocipedi (ossia biciclette e quadricicli). In particolare i ciclisti rimasti vittime in incidenti nel 2004 sono stati 296, e i feriti circa 11.568, con un incremento del 4,2% 38 rispetto all'anno precedente. Per le biciclette la sostanziale stabilità del costo sociale dell’ultimo anno, non permette alle tendenze generali di breve e medio periodo di allinearsi con il sentiero necessario alla riduzione. - Secondo le recenti rilevazioni dell’Osservatorio Audimob dell’Isfort, la mobilità lenta (a piedi e in bici) raggiunge nel 2007 il suo valore più basso dal 2001: solo il 20,4% del totale degli spostamenti è stato realizzato a piedi o in bici, vale a dire l’1,7% in meno rispetto al 2006. Crescono quindi gli spostamenti effettuati con un mezzo motorizzato, ed aumentano in particolare quelli in moto (+0,2% e 5,4% nel 2007) e, anche se in misura minore, quelli con un mezzo pubblico (+0,1% e 11,9%). Tali dinamiche tendono a riflettersi in quasi tutte le aree del Paese, ad eccezione del Nord-Est in cui la ripartizione tra viaggi motorizzati e spostamenti a piedi/baci non subisce variazioni. Occorre inoltre rilevare come nel Nord-Ovest all’interno della distinzione degli spostamenti “motorizzati”, l’impiego dell’auto tende a crescere (+1,4%) a discapito delle altre tipologie di mezzo (1% nel caso dei mezzi collettivi). Nelle grandi città, ovvero quelle con oltre 250mila abitanti, la mobilità lenta riesce ad ampliare leggermente la propria quota di mercato, +0,3%, attestandosi nel 2007 a 27,2% del totale. La riduzione degli spostamenti motorizzati è da attribuire essenzialmente alla significativa contrazione dei viaggi con i mezzi pubblici, diminuiti tra il 2006 ed il 2007 del 2,6% (25,4% nel 2007 e valore più basso dal 2001 ad oggi). - Secondo i dati, presentati dall’ACI in occasione della giornata europea per la Sicurezza Stradale, gli incidenti stradali provocano ogni anno nelle 27 capitali europee oltre 24.000 morti e 216.000 feriti gravi. Sulle strade urbane italiane più di 182.000 sinistri hanno causato 2.500 decessi nel 2006. Questi dati dimostrano l’urgenza di un impegno internazionale per una più efficace politica comunitaria della sicurezza stradale. A tal proposito, è stata evidenziata la necessità di un Codice della Strada Europeo che, privo di norme tecniche, orienti univocamente i comportamenti di automobilisti, trasportatori, ciclisti e pedoni. Inoltre l’ACI ha sottolineato come gli incidenti stradali colpiscano soprattutto tre categorie maggiormente a rischio: i pedoni, i bambini e i motociclisti. Fra i primi si registra una media di due morti e 55 feriti ogni giorno. La prima causa di investimento sulle strade urbane è il comportamento scorretto del pedone, che nel 15,1% dei casi attraversa irregolarmente o fuori dalle strisce. Seguono l’eccesso di velocità delle auto (10,1%) e il mancato rispetto della segnaletica da parte dei conducenti (9,6%). Gli incidenti stradali sono la prima causa di morte in Europa per i ragazzi fra i 5 e i 14 anni: ogni anno perdono la vita sulle strade 12.000 minorenni, 5.000 dei quali sono bambini. Una recente indagine internazionale ha evidenziato come il 40% dei bimbi europei viaggi senza seggiolino, e più del 50% in modo comunque inadeguato (seggiolino non omologato, di taglia non idonea o montato scorrettamente). Un genitore su quattro giustifica il mancato uso del seggiolino con la scarsa propensione del bambino a stare correttamente seduto, mentre per il 22,7% addirittura "non è necessario". Su scooter e motocicli si rischia soprattutto nelle aree urbane: l’85% degli incidenti e il 50% dei decessi su due ruote avvengono in città. 39