SBB 2011 - Com. 02 - 6 e 8 ottobre

Transcript

SBB 2011 - Com. 02 - 6 e 8 ottobre
PROGRAMMA
Giovedì 6 ottobre, ore 21.00
Brescia, Ridotto del Teatro Grande
JOHANN SEBASTIAN BACH
(Eisenach 1685 – Lipsia 1750)
Variazioni Goldberg BWV 988
(Trascrizione per quartetto d’archi e cembalo)
Aria
Variatio 1
Variatio 2
Variatio 3. Canone all’Unisuono
Variatio 4
Variatio 5
Variatio 6. Canone alla Seconda
Variatio 7 al tempo di Giga
Variatio 8
Variatio 9. Canone alla Terza
Variatio 10. Fughetta
Variatio 11
Variatio 12. Canone alla Quarta.
Variatio 13
Variatio 14
Variatio 15. Canone alla Quinta. andante
Variatio 16. Ouverture
Variatio 17
Variatio 18. Canone alla Sexta
Variatio 19
Variatio 20
Variatio 21. Canone alla Settima
Variatio 22. alla breve
Variatio 23
Variatio 24. Canone all’Ottava
Variatio 25. adagio
Variatio 26
Variatio 27. Canone alla Nona
Variatio 28
Variatio 29
Variatio 30. Quodlibet
Aria da capo
Nickolas Robinson violino primo
Elisa Citterio violino secondo
Gianni Maraldi viola
Jorge Alberto Guerrero violoncello
Marco Testori cembalo
In collaborazione con la Fondazione Teatro Grande di Brescia
CURRICULA
Giovedì 6 ottobre, ore 21.00
Brescia, Ridotto del Teatro Grande
Nicholas Robinson è uno dei violinisti più richiesti nel campo della musica antica in Italia e all’estero. È il
primo violino dell’ensemble Zefiro, diretto da Alfredo Bernardini, del gruppo milanese La Risonanza,
diretto da Fabio Bonizzoni. È stato primo violino della Cappella della Pietà dei Turchini dal 1993 al 2003 ed
è stato spesso invitato come solista e violino di spalla da orchestre ed ensemble in tutta Europa
(l’Accademia Bizantina diretta da Ottavio Dantone, Concerto Italiano diretto da Rinaldo Alessandrini, Il
Complesso Barocco diretto da Alan Curtis, Atalanta Fugiens diretto da Vanni Moretto, l’Akadamie fur Alte
Musik Berlin, La Venexiana, Dolce & Tempesta diretto da Stefano Demicheli, Ensemble Elyma diretto da
Gabriel Garrido, La Real Compania Opera de Camera de Barcelona).
Ha studiato con Enrico Gatti, Catherine Mackintosh e Monica Huggett.
Ha partecipato a numerose registrazioni per Deutsche Grammophon, Naïve, Sony, Virgin e Decca.
Ha tenuto concerti al Musikverein di Vienna, alla Philharmonie di Berlino, alla Royal Albert Hall di Londra,
alla Suntory Hall di Tokyo, al Teatro Colon di Buenos Aires, alla Schauspielhaus di Berlino, alla Cologna
Philharmonie.
Appassionato di musica da camera della fine del ‘700 e dell’inizio dell’’800, è primo violino del Quartetto
Zart con Fabio Ravasi, Gianni de Rosa e Marco Testori. Il quartetto si dedica alla musica di Mozart, Haydn,
Beethoven e Mendelssohn su strumenti originali. Suona in trio con il fortepianista Costantino
Mastroprimiano. I prossimi concerti includono le esecuzioni del Quintetto di Schubert La Trota, dei
Quartetti di Haydn, Mozart e Mendelssohn, il Settimino di Beethoven e i Trii di Hummel. Nel 2012 inciderà
le Sonate di Schubert per violino e fortepiano per Brilliant Classics. È attualmente primo violino
dell’ensemble L’Aura Soave di Cremona, che ha avviato una stretta collaborazione con il fagottista Sergio
Azzolini. Il primo cd per Naïve dei Concerti di Vivaldi è uscito nel maggio 2010 ed è stato subito premiato
con il Diapason d’Or, con il Diapason d’Or Disco dell’Anno e con Le Choc de la musique. Altri 4 dischi
seguiranno per Naïve, più un disco di concerti per violino e fagotto per la Sony previsto per il 2012. Con
Sergio Azzolini lavora anche in formazione cameristica (concerti recenti a Vienna, Colonia, Bonn e
Norimberga, in programma musica per violino e fagotto e basso continuo).
Ha insegnato violino barocco al Centro di Musica Antica Pietà dei Turchini a Napoli dalla sua creazione nel
1996 al 2001 e ha tenuto molte masterclass in Italia, sia nel campo della musica barocca che in quello della
musica classica, lavorando sia con violinisti barocchi che moderni.
Elisa Citterio. Ha compiuto gli studi musicali presso il Conservatorio “L. Marenzio” di Brescia
diplomandosi in violino e viola a pieni voti e con la menzione speciale; successivamente ha seguito corsi di
perfezionamento con Franco Gulli, Corrado Romano, Pavel Vernikov e con Enrico Onofri e Chiara
Banchini per il violino barocco.
Vincitrice di numerosi concorsi nazionali e internazionali per violino e musica da camera (Stresa, Saludecio,
Biella, borse di studio Romano Romanini di Brescia), è stata per due anni il primo violino solista
dell’Accademia del Teatro alla Scala con cui ha eseguito nel 2001, presso lo storico teatro milanese, la
Sinfonia Concertante di W.A. Mozart insieme a Danilo Rossi e sotto la guida di Stefano Ranzani; ha inoltre
ricoperto il ruolo di primo violino di spalla presso l’Orchestra dei Pomeriggi Musicali di Milano.
Svolge un’importante attività cameristica al fianco di musicisti quali Alfredo Bernardini, Stefano Montanari,
Gaetano Nasillo, Bruno Giuranna, Charles Neidich e con il pianista Massimiliano Motterle in duo e in trio.
Collabora anche con numerosi ensemble in qualità di primo violino e solista - Accademia Bizantina, Zefiro,
Tripla Concordia - partecipando a numerose tournée e registrazioni discografiche.
Gianni Maraldi si è diplomato presso il Conservatorio G.B. Martini di Bologna sotto la guida di Walter
Bernardeschi.
Ha collaborato e collabora in diverse occasioni con la Scala di Milano, con gruppi da camera specializzati in
musica barocca eseguita su strumenti originali. Dal 1996 si dedica prevalentemente alla musica cameristica e
solistica suonando con Il Giardino Armonico, L’Accademia Bizantina, l’Europa Galante, Musica Antiqua
Toulon, Ensemble Vanitas e con I Barocchisti. Collabora in veste di solista con diverse orchestre da camera
e si esibisce sia come violista che come violinista in diverse formazioni cameristiche (Atalanta Fugiens,
Rosignolo, Musico Concento ed altri). Ha tenuto concerti nelle più importanti sale (Musikverein di Vienna,
Mozarteum di Salisburgo, Oji Hall e Concert Hall in Giappone, Auditorio Nazionale di Madrid, Teatro
Colòn di Buenos Aires). Ha suonato e suona con Vanni Moretto con il quale ha instaurato un solido e
proficuo scambio professionale.
Ha registrato per le case discografiche Decca, Teldec, Thymallus, Accord, Arts, Tactus, Amadeus,
Bongiovanni, Sony e per diverse emittenti radiotelevisive (Rai, RTSI, ORF, ZDF, TFR ed altre).
Nel 2004 è fondatore assieme all’organista Stefan Kofler del gruppo Meranobarock. Da marzo 2005
collabora con l’Ensemble Matheus.
Suona una viola Stefano Scarampella Mantova 1902 “La belva umana”, una viola Pietro Pallotta Perugia
1809 e un volino Pierre Parigi 173(?).
Nato a Cali in Colombia, Jorge Alberto Guerrero ha iniziato lo studio del violoncello nella classe di R.
Morgan a Bogotà. Ha studiato architettura all’Università de Los Andes, lavorando allo stesso tempo nel
campo della musica rock e sperimentale. Trasferitosi in Italia, ha continuato gli studi di violoncello a Milano
diplomandosi nel 1991 al Conservatorio di Brescia sotto la guida di E. Egano, dedicandosi poi allo studio
del violoncello barocco con R. Gini, H. Suzuki e A. Bylsma.
Come primo violoncello di alcuni tra i più importanti gruppi di musica barocca italiani, ha suonato in
numerosi festival internazionali in teatri quali: Concertgebouw di Amsterdam, Philarmonie di Berlino,
Barbican di Londra, Teatro degli Champs-Elysees e Cité de la Musique di Parigi, Konzerthaus di Vienna,
Accademia di Santa Cecilia di Roma, Sala Verdi del Conservatorio di Milano, Teatro de la Zarzuela di
Madrid, Teatro Colon di Buenos Aires, Conservatorio di Shanghai, Toppan Hall di Tokyo.
Alcune delle case discografiche per le quali ha inciso sono: Sony DHM, Virgin, Deutsche Grammophon,
Opus 111, Naive, Stradivarius, ottenendo numerosi premi e riconoscimenti dalla critica internazionale.
Suona un violoncello originale costruito da Benoît Fleury - Parigi, 1758.
Marco Testori, nato nel 1970 a Como, inizia giovanissimo lo studio del pianoforte, dell’organo e
successivamente del violoncello. Nel 1991 consegue presso il Conservatorio “G. Verdi” di Milano il
diploma in organo e composizione organistica sotto la guida di E.F. Galliera e nel 1993 il diploma in
violoncello nella classe di P. Beschi. Dopo aver seguito corsi di perfezionamento con J. Goritzky, M.
Flaksmann ed E. Bronzi intraprende l’approfondimento della musica antica studiando presso la Schola
Cantorum Basilensis con C. Coin. Inizia la sua collaborazione con diversi gruppi tra cui La venexiana,
Ensemble Arcadia Basel, Ensemble Baroque de Limoges, Cappella S. Petronio, Ensemble Arte-Musica, con
i quali incide musiche di B. Marcello, A. Bononcini, C. Monteverdi, A. Scarlatti per le case discografiche
Opus 111, Dulcimer, Naxos, Naïve, Amadeus e Stradivarius. Partecipa inoltre a produzioni cameristiche di
enti quali Milano Classica, As.Li.Co., I Pomeriggi Musicali.
Dal 1994 è primo violoncello dell’ensemble il Giardino Armonico, con il quale partecipa ai maggiori festival
internazionali (Musica e Poesia a San Maurizio, Milano; Styriarte Festival, Graz; Festival di Pentecoste,
Salisburgo; Osterklang, Vienna; Schleswig-Holstein Musik Festival; Rheingau Festival; Settimane Musicali
Internazionali, Lucerna; Festival de Musique, Montreux-Vevey) e si esibisce nelle sale più importanti del
mondo (Teatro San Carlo, Napoli; Concertgebouw, Amsterdam; Wigmore Hall, Londra; Musikverein,
Vienna; Konzerthaus, Vienna; Théâtre des Champs-Elysées, Parigi; Tonhalle, Zurigo; Alte Oper,
Francoforte; Staatsoper unter den Linden, Berlino; Auditorio Nacional, Madrid; Auditorium P. Casals,
Tokio; Teatro Colon, Buenos Aires; Carnegie Hall, New York; Sydney Opera House). Con il Giardino
Armonico ha inciso in esclusiva per Teldec.
È membro del gruppo svizzero I Barocchisti ed è attivo anche in campo corale in qualità di compositore e
direttore del coro Convivia Musica. La sua attività cameristica spazia dal duo (violoncello-arpa, violoncellofortepiano) alle formazioni di trio e quartetto in collaborazione con specialisti nella prassi esecutiva antica. È
componente dell’ensemble Concert sans Orchestre che si dedica al repertorio di musica da camera e alle
trascrizioni d’autore eseguite su strumenti originali. Collabora da diversi anni con il pianista Pierre Goy
seguendo il comune interesse per la ricerca delle possibilità espressive e timbriche degli strumenti storici. Ha
registrato inoltre per la Radiotelevisione Italiana, RTSI, Bravo TV Canada, Antenne 2 France.
NOTE DI SALA
Giovedì 6 ottobre, ore 21.00
Brescia, Ridotto del Teatro Grande
Le Variazioni Goldberg BWV 988 di Johann Sebastian Bach, delle quali ascoltiamo questa sera una trascrizione per
Quintetto d’archi con clavicembalo dall’originale per clavicembalo, costituiscono un caso a parte nel vasto panorama
del Tema con Variazioni, una forma musicale praticata ampiamente all’epoca di Johann Sebastian Bach e nel secolo
successivo soprattutto come banco di prova per l’abilità dei virtuosi della tastiera. È un caso a parte non solo per
l’aspetto raffinato e nello stesso tempo grandioso della costruzione del lavoro, ma anche perché Bach va ben oltre il
dato semplicemente virtuosistico che spesso si ritrova nelle composizioni che utilizzano questa forma musicale.
Ma veniamo anzitutto non alla storia delle Variazioni BWV 988, ma alla leggenda che da due secoli e mezzo le
circonda. Fu il primo biografo di Bach, Johann Nikolaus Forkel, a narrare il celebre aneddoto secondo il quale fu un
allievo del compositore, Johann Gottlieb Goldberg, a chiedere al maestro una composizione per clavicembalo
abbastanza ampia da poter conciliare il riposo dell’insonne conte von Keyserling. È così che è arrivata fino a noi
l’immagine del giovane Goldberg impegnato, notte dopo notte nella stanza attigua alla camera da letto del conte, a
suonare una dopo l’altra le Variazioni bachiane finché il sonno non si decideva ad appesantire le nobili palpebre.
Un aneddoto sul quale pesano dubbi più che legittimi: anzitutto il manoscritto non porta alcuna dedica, inoltre
Goldberg era all’epoca un ragazzo di soli quindici anni e il dubbio che potesse eseguire alla tastiera una composizione
così complessa è più che legittimo, benché il suo talento fosse stato più volte lodato.
Per cui sarà meglio passare dall’aneddotica alla storia, magari un po’ più arida ma senza dubbio più affidabile. Le
Variazioni Goldberg videro la loro prima edizione a stampa nel 1742 col titolo di Aria mit verschiedenen Veränderungen e
come quarta parte dei Klavierübungen bachiani destinati ai Liebhaber, agli appassionati cioè del clavicembalo. Dalle
indicazioni in partitura sappiamo infatti che sette Variazioni della serie sono destinate a uno strumento a due manuali,
a due tastiere; nel corso della storia i concertisti le hanno comunque eseguite – ovviamente affrontando maggiori
difficoltà tecniche – anche su una sola tastiera e inoltre grande fortuna hanno avuto recenti trascrizioni per altri
strumenti, come quella per archi e cembalo che ascolteremo questa sera.
La colossale serie è formata da un’Aria in sol maggiore – ripresa alla fine – e da trenta Variazioni; ne risulta una
composizione caratterizzata da una perfetta simmetria, visto che alla sua metà esatta compare come Variazione n. 16
un’Ouverture in stile francese, che nella sua parte finale presenta un carattere fugato.
Ma il rigore formale non si ferma qui perché per esempio la tonalità d’impianto, quella di sol maggiore, viene rispettata
quasi completamente eccettuati tre numeri, scritti in sol minore. Conoscendo Bach, non c’era da dubitare che nel
corso delle trenta Variazioni il compositore avrebbe usato varie forme musicali a lui care: quella adottata
maggiormente è il Canone, in ben nove casi; la Variazione n. 10 è invece una Fughetta e la n. 22 una Fuga “alla breve”
e infine la n. 30 è un Quodlibet.
Veniamo ora, anche se sommariamente, alle caratteristiche di ognuna delle trenta Variazioni, per evitare il rischio di
perdere il cosiddetto filo del discorso musicale. La Variazione n. 1 ha un carattere brillante, paragonato a quello di una
Polonaise, la n. 2 a prima vista sembra un Canone a due voci mentre a un più attento esame si rivela un’Invenzione a
tre voci su un ritmo binario. La Variazione n. 3 è un Canone all’unìsono, la n. 4 adotta il ritmo di danza del Passepied
mentre la veloce Variazione n. 5 comporta una notevole abilità. La n. 6 è un Canone alla seconda, cioè con la seconda
voce che risponde più in alto della prima di una seconda maggiore, la n. 7 in passato veniva eseguita molto lentamente
ma documenti ritrovati in seguito permettono di accostarla al carattere della Giga. La Variazione n. 8 è ancora a due
voci ed è di particolare vivacità, la n. 9 è un breve Canone alla terza, la n. 10 è la Fughetta cui prima accennavamo: il
termine è dello stesso compositore, perché non si tratta di una Fuga vera e propria, ma di un “fugato” a quattro voci.
La Variazione n. 11, a due voci, ha un carattere brillante grazie a scale e arpeggi, la n. 12 è un Canone alla quarta con
“risposta invertita”, la n. 13 è una lenta Sarabanda in contrasto con la successiva n. 14, virtuosistica e brillante. La n. 15
è un Canone alla quinta in tempo moderato ed è in sol minore; la Variazione n. 16 è l’Ouverture “spartiacque” fra le
simmetriche due parti dell’opera.
Nella Variazione n. 17 si avverte lo “stile italiano” e la n. 18 è un Canone alla sesta, nella n. 19 appare al basso il tema
principale dell’intera opera; la n. 20 ha un carattere estremamente virtuosistico mentre la n. 21, un Canone alla settima,
è di nuovo in tonalità minore. “Alla breve”, cioè in tempo tagliato, è la n. 22 che di nuovo segue la forma del Canone,
e la n. 23 è un altro brano pieno di grande virtuosismo. La n. 24 è un Canone all’ottava, inferiore e superiore, mentre la
n. 25, un “Adagio” in tonalità minore, ha un carattere particolare nella sua intensità e nella sua inconsueta durata. Agli
artifici ornamentali si torna con la Variazione n. 26, che pure nasconde una forma di Sarabanda sotto il suo carattere
gioioso e luminoso; la n. 27 è un Canone alla nona e la n. 28 è costellata di veloci abbellimenti.
Siamo giunti alla fine della straordinaria serie: prima della ripresa dell’Aria iniziale la Variazione n. 29, solenne e solida,
poi il Quodlibet della Variazione n. 30, col suo carattere di Corale e l’uso di melodie popolari dell’epoca; temi musicali
che sono stati individuati dagli studiosi in Ich bin so lange nicht bei dir g’west, ruck her e Kraut und Rüben haben mich vertrieben.
Un ultimo virtuosismo dunque prima della serena conclusione dell’Aria destinata a mandare tutti a nanna, almeno
secondo l’aneddotica di Forkel. (Luigi Fertonani)