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Commentary, 12 gennaio 2016
GIAPPONE-COREA:
LA VICENDA DELLE "DONNE DI CONFORTO"
CARLO TREZZA
L
'accordo recentemente sottoscritto a Seoul tra i
Ministri degli Esteri della Repubblica di Corea e
del Giappone sulla controversa questione di
quelle che sono eufemisticamente chiamate "donne di
conforto" e che furono arruolate, contro il loro volere,
come prostitute dalle forze armate nipponiche nel periodo
della seconda guerra mondiale, costituisce una tappa
importante nel quadro dei complessi rapporti tra i due
paesi. Sulla dimensione numerica di questa tratta si danno
cifre contrastanti, ma è attendibile il dato complessivo
che supera certamente il centinaio di migliaia di giovani
non solo coreane ma anche provenienti dalla Cina e da
altri paesi del sud est asiatico occupati dalle forze nipponiche. Tra esse anche alcune europee delle ex colonie
olandesi rimaste intrappolate dall'avanzata nipponica. La
quota coreana è stata la più consistente.
©ISPI2016
La controversia è divenuta il principale "irritante" dei
rapporti storicamente conflittivi tra i due paesi esacerbati
dagli oltre quarant'anni di occupazione giapponese della
Corea, durante la prima metà del Ventesimo secolo. Il
vuoto lasciato nella penisola dalla sconfitta del Giappone
fu la principale causa di un'altra tragedia: quella della
partizione tra Nord e Sud. Pur essendo stata una vittima
della seconda guerra mondiale, la Corea riamane ancora
oggi divisa mentre altri paesi che avevano subito la stessa
sorte si sono già da tempo riunificati.
Non è la prima volta che le due parti concludono un'intesa "definitiva" sulla questione e non è detto che sia stata
detta l'ultima parola su una vicenda le cui ripercussioni
politiche non si sono attenuate nonostante il passare degli
anni. Analogamente alle "nonne della Plaza de Mayo"
argentine, le vittime e loro sostenitori sfilano ancora oggi
settimanalmente davanti all'ambasciata giapponese a
Seoul. Il trauma successivo della guerra di Corea e della
partizione, come anche un senso di pudore nei confronti
delle vittime, ha fatto sì che la tragedia venisse mantenuta
in sordina anche dalla parte coreana. Successivamente la
vicenda fu più volte oggetto di discussioni bilaterali e di
manifestazioni di contrizione da parte nipponica. Questa
volta si è fatto un passo in più nel senso che si è giunti ad
un accordo bilaterale ad hoc, sottoscritto a Seoul dai capi
delle due diplomazie e corroborato da uno scambio telefonico tra i massimi dirigenti di ambedue i paesi che
hanno confermato i termini degli impegni. Per la prima
volta si è anche avuto un risarcimento finanziario ammontante a 8,3 milioni di Dollari a carico diretto del
governo giapponese e non, come in passato, attraverso
entità private. Nonostante il passo in avanti, l'intesa non è
stata accolta favorevolmente dall'opposizione coreana
che rimprovera all'amministrazione concessioni giudicate
eccessive. Analogo atteggiamento da parte delle rappre-
Carlo Trezza, già Ambasciatore d'Italia nella Repubblica di Corea dal 1998 al 2002
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Le opinioni espresse sono strettamente personali e non riflettono necessariamente le posizioni dell’ISPI.
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sentanti delle poche superstiti che lamentano l'entità, ritenuta offensivamente bassa e tardiva, del risarcimento
ed il fatto di non esser state consultate. Oggetto delle critiche è anche l'impegno di Seoul di non più sollevare in
futuro tale questione e di adoperarsi per la rimozione di
una scultura evocante le vittime, collocata da gruppi coreani proprio all'ingresso dell'ambasciata giapponese a
Seoul. È da prevedere un aspro dibattito in fase di ratifica,
che non dovrebbe tuttavia incontrare ostacoli vista la solida maggioranza di cui dispone l'esecutivo in Parlamento.
Sud sempre più forte sia militarmente che economicamente. Analoghi obiettivi perseguono gli Stati Uniti:
anch'essi mirano a ricompattare i propri alleati nella regione. Non è un caso che il primo a congratularsi
dell'accordo sia stato il Segretario di Stato John Kerry il
quale da tempo si era adoperato a favore di questo avvicinamento che si aggiunge alla serie di recenti successi di
questo abile diplomatico.
Rimane esclusa da questa trattativa la Corea del Nord che
pure ha subito anch'essa l'onta delle "confort women". In
realtà avrebbe avuto senso un'azione congiunta delle due
Coree per una rivendicazione che le accumuna. Una siffatta azione avrebbe potuto forse ipotizzarsi durante il
periodo di disgelo tra Nord e Sud lanciato agli inizi del
2000 dall'allora presidente del Sud Kim Dae jung attraverso un 'offensiva del sorriso che condusse lui ed il suo
successore a visitare il Nord e le squadre olimpiche dei
due paesi a sfilare sotto la stessa bandiera ai giuochi di
Sidney, Atene e Torino . Oggi il regime di Pyong Yang
rimane isolato ed anche il suo tradizionale alleato cinese,
dopo i test nucleari del Nord, ha preso le distanze e applica le sanzioni verso la DPRK decretate dal Consiglio
di Sicurezza dell'ONU.
La questione va anche vista nel quadro del complesso
rapporto di odio/amore e di affinità e divergenze che caratterizzano le relazioni tra i due paesi. Nonostante l'odiosa occupazione del secolo scorso, non è mai scomparso in alcune frange della dirigenza coreana un senso di
ammirazione per il potente vicino, un modello per il
formidabile sviluppo industriale della Corea del Sud.
Uno degli esponenti di tali sentimenti fu il controverso
Presidente Park Chung-hee, assassinato nel 1979, uno
degli artefici della industrializzazione della Corea del Sud
nonché genitore dell'attuale presidente coreano, signora
Park Geun-hye. Nonostante una linea politica improntata
al nazionalismo, quest'ultima ha fortemente voluto questo
accordo che rimarrà senz'altro uno dei principali retaggi
del suo mandato che scade il prossimo anno e non è rinnovabile.
Gli esperimenti nucleari e missilistici del Nord rendono
più tesi anche i rapporti di Pyongyang con il Giappone
che di riflesso rafforzano la solidarietà tra Tokyo e Seoul
nei confronti del comune avversario del Nord. Non fino
al punto tuttavia da superare le ataviche divergenze, tra
cui quelle territoriali. Proprio mentre si firmava l'intesa
sulle donne di conforto, primeggiava sul sito ufficiale del
Ministero degli Esteri di Seoul un ampio servizio riaffermante l'appartenenza alla Corea degli isolotti che i
Coreani chiamano Dokdo e i Giapponesi Takeshima
collocati al centro di quello che i Coreani chiamano il
Mare orientale e i Giapponesi il Mare del Giappone.
©ISPI2016
Era poco prevedibile che in Giappone l'intesa avvenisse
proprio sotto la leadership dell'attuale Primo Ministro
Shinzo Abe, sinora uno dei principali esponenti dell'ala
negazionista che aveva sempre cercato di minimizzare la
vicenda delle donne di conforto. Tale cambiamento si
può spiegare avendo a mente alcune implicazioni di carattere strategico. Il Giappone è impegnato in un confronto sia con la Corea del Nord sia con la Cina ed ha
quindi interesse mantenere dalla sua parte una Corea del
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