l`uovo nella tradizione pasquale simbologia, arte e religione

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l`uovo nella tradizione pasquale simbologia, arte e religione
L’UOVO NELLA TRADIZIONE PASQUALE
SIMBOLOGIA, ARTE E RELIGIONE
Paolo Pignattelli
Università di Milano__________________________________________________________
L’uovo e la Pasqua
Quest’anno la Pasqua ricorrerà l’ultima domenica di marzo e stando alle statistiche del 2004
è possibile prevedere che gli italiani acquisteranno, nelle due – tre settimane che la precedono, non
meno di 400 milioni di uova di gallina, circa 30 milioni al giorno, cioè 30 % in più rispetto alla
consueta media giornaliera, tutti destinati al consumo diretto. Questo ad ulteriore conferma di
quanto l’uovo continui ad essere il protagonista nello scenario delle tradizioni, e non solo
gastronomiche, della Pasqua. Una tradizione che per i cristiani e per il 75% degli italiani (secondo
una recente stima) è legata alla resurrezione di Cristo, ma non dimentichiamo che ha origini molto
più lontane. L’usanza di scambiarsi uova benedette si diffuse ben presto tra i primi cristiani sulla
scorta di molte leggende che, come tali, fanno spesso sorridere per tanta ingenuità e credulità.
Leggende a parte, una delle tradizioni più vive nella Chiesa ortodossa è quella di offrire
uova sode, dipinte di rosso durante il pasto consumato a Pasqua. Ogni commensale tocca con la
punta del proprio uovo, che tiene in mano, l’uovo del vicino dicendo “Cristo è risuscitato” Il vicino
risponde “In verità, Egli è risuscitato”
L’uovo rotto è il sepolcro che si apre a concreta testimonianza del Cristo risuscitato. L’uovo
è quindi, al tempo stesso, sepolcro (il guscio) e germe di vita (il contenuto). Il riferimento all’uovo
primordiale, all’uovo cosmogonico è, in questo contesto, la naturale conseguenza.
L’uovo primordiale
La nascita del mondo a partire da un uovo è un’idea comune ai Celti, ai Greci, agli Egiziani,
ai Fenici, ai Cananei, Tibetani, Indù, Vietnamiti, Cinesi, Giapponesi, come pure a molte popolazioni
africane e dell’America latina, praticamente a tutte le più importanti civiltà del passato.
Nelle antiche culture orientali i testi più rappresentativi dell’Uovo primordiale (quelli indiani, o
tibetani, per es.) descrivono il Caos come una forza vitale in cui l’Uovo era presente come
Embrione o Germe della Vita.
Tuttavia la Vita è continua metamorfosi, così l’uovo, quantunque germe di vita, deve esso
stesso nascere alla vita. Ecco dunque che il caos originario (la Notte orfica, il Grande stagno
paludoso) si metamorfizza in Uccello che depone l’Uovo del mondo.
Alcuni esempi: Brahma nasce dall’uovo d’oro deposto dal cigno e con lui tutte le cose
dell’universo, mentre per gli antichi egizi la Vita nasce dall’oca. Nei miti dei greci primitivi
troviamo l’uovo del mondo (d’argento) è deposto da una dea metamorfizzata in colomba, anche i
sumeri ed i babilonesi come i cananei credevano alla colomba che sorvola onasce dal caos (le acque
primordiali). Per i Druidi, infine, è la dea uccello che depone l’uovo rosso. Secondo i profeti ebrei
(monoteisti) il mito biblico della Creazione deriva dall’antica visione babilonese della colomba
redatta attorno al 17° secolo a.C. La colomba per gli antichi ebrei è lo spirito di Dio, per i Cristiani
lo Spirito Santo (una delle Forme della Trinità di Dio).
Questo non vuol dire che è nato prima il grande uccello, cigno o colomba che sia, l’uccello
rappresenta sempre la materializzazione del caos primordiale dal quale nasce l’uovo fonte di tutte le
forme di vita. La dea o il dio che si trasformano in uccello non sono altro che la spiegazione che
solo grazie ad un intervento superiore, il grande Demiurgo, dal caos primordiale è nato l’uovo,
principio di vita e non necessariamente grazie all’uccello, l’uovo rimane il solo ed unico principio
di vita originaria.
Se l’uovo rileva la vita come mistero è inevitabile che il suo simbolismo sia
anche quello della vita che risuscita dopo la morte. Da qui nasce il simbolismo dell’uovo pasquale.
Uovo simbolo di rinascita
Il concetto di uovo pasquale come simbolo di resurrezione è antichissimo, lo si ritrova fin
nelle tombe del Neolitico, le uova d’argilla scoperte nelle sepolture della Russia e della Svezia sono
state interpretate come emblemi d’immortalità e simboli di resurrezione. Sempre a proposito di
Neolitico un ricercatore inglese ha scoperto che i megaliti di Roxburghshire sono disposti secondo
l’orma di un gigantesco uovo. A forma di uovo sono anche le cupole degli Stupa, i monumenti
sepolcrali buddisti.
L’Egitto comunque, rimane il luogo in cui questo simbolo appare con maggiore frequenza.
Gli egiziani che credevano nella rinascita, promessa da Osiride, fanno pronunciare al morto, al
momento del suo passaggio all’aldilà una formula con chiari riferimenti all’uovo primordiale, quale
Spirito di vita. Fra le varie formule riportate sui sarcofagi mi piace ricordare questa: “Io sono l’uovo
che era nel ventre della grande oca”. Chiaro riferimento alla trinità dell’Uovo di Osiride:-“uno” nel
suo insieme, nella sua Forma, ma anche “trino”: il guscio, il tuorlo e l’albume e come ebbe a dire lo
storiografo John Irimy: “Costatiamo l’importanza dell’uovo nella religione egiziana come simbolo
del ciclo; nascita, morte e resurrezione”
Quindi, Uovo-sepolcro e al tempo stesso culla per la rinascita. Alle stesse conclusioni porta
la recente scoperta in tombe etrusche del VII-VI° sec. a.C. di gusci intatti di uova portanti un
piccolo foro, cioè svuotati. Uova quindi che avevano non un significato di dono, quale alimentovotivo, ma altamente simbolico, quale “scrigno” e quindi quale sepolcro. Un richiamo analogico
con la cultura egizia sull’immortalità dell’anima.
Anche se gli Orfici vietavano la presenza dell’uovo nella tomba, questo lo si ritrova nelle
tombe greche come in qualsiasi altra tomba, quale garanzia di immortalità. L’uovo, quale simbolo
del rinnovamento periodico della natura, ha da sempre illustrato il mito della creazione periodica ed
il mito continua ancor oggi. Secondo lo storico delle religioni Eliade Mircea, scomparso nel 1986, il
simbolo che l’uovo incarna non si ricollega tanto alla nascita quanto alla rinascita, ripetuta secondo
il modello cosmico. L’uovo quindi conferma e promuove la resurrezione.
La Pasqua cade in primavera, nel momento in cui la natura esce dal suo sepolcro invernale e
proprio quando nell’antichità si celebrava l’arrivo del Nuovo Anno e si celebrava mangiando uova.
I babilonesi avevano l’obbligo di ricordare l’arrivo del nuovo anno offrendosi reciprocamente delle
uova. In Persia le uova colorate erano lo specifico regalo dell’anno nuovo ed era chiamata la festa
delle uova rosse, in Cina questa usanza sembra che sia sempre esistita.
In Occidente l’usanza di scambiarsi uova colorate risale al 1176, quando re Luigi VII rientrò
a Parigi alla fine della 2° Crociata. Per festeggiarlo, il priore dell’Abbazia di Saint German des-Pres
gli donò la metà dei prodotti delle sue terre, incluse uova in grande quantità. Le uova vennero
dipinte e distribuite a piene mani al popolo e ne nacque una tradizione immortale. I colori che
prevalgono nei diversi paesi sono il rosso in Grecia ed in tutta l’area a forte presenza di cristiani
ortodossi, il verde in Germania ed Austria, motivi geometrici di vario colore nei paesi dell’Europa
orientale, in Armenia prevale l’abitudine di dipingere sulle uova immagini del volto del Cristo, della
Madonna o scene della Passione.
L’uovo nell’arte
Dalle tombe del Neolitico agli Stupa buddisti, dall’uovo di Leda alla placca ovale del grande
tempio incas di Coricancha, dalle uova di struzzo o di porcellana appese nei templi, nelle chiese
copte e nelle moschee, dai dipinti della piramide di Osiride, alle ceramiche policrome di Lipari, una
costante temporale a conferma di quanta importanza abbia rappresentato l’uovo nelle diverse
civiltà, dando anche luogo ad interessanti rappresentazioni artistiche.
Fra queste, un meraviglioso esempio è racchiuso nel museo di Lipari dove è possibile
ammirare una splendida raccolta di ceramiche policrome prodotte dal 350 al 252 a.C. (anno della
distruzione della città). Provengono dalle oltre 2000 tombe scoperte intatte qualche anno fa ed il
materiale rinvenuto trovasi, oltre che nel citato museo, anche in altri come quelli di Glasgow,
Oxford e Cefalù.
Le uova sono largamente rappresentate in numerose scene dipinte su vasi funerari e non,
generalmente trattasi di feste nuziali o sacrificali, comunque sacre, dove una o più persone offrono
dolci alla sposa o alla divinità. I dolci sono sempre guarniti con uova, più raramente si osservano
persone che offrono un singolo uovo. Occorre ricordare che nella cultura ellenistica dell’epoca la
morte corrisponde alle nozze dell’anima con la divinità e che nella rappresentazione funeraria la
sposa personifica l’anima ed il dono del dolce simboleggia una forma di lasciapassare dell’anima
per l’aldilà.
Il fatto poi che i dolci siano guarniti da uova, bianche o colorate, intere o tagliate a spicchi,
sottolinea l'importanza delle stesse quale simbolo della vita che continua e quindi della rinascita,
sottolineato anche dal fatto che la figura maschile, che tiene in mano un uovo, rappresenta spesso
Dionisio, il dio della continuità fra la vita e la morte.
Ed a proposito di arte, è noto che l’uovo abbia da sempre ispirato la fantasia degli artisti; lo
ritroviamo fra i doni dei pastori in alcune “natività” ed “adorazioni dei pastori”, in percentuale
lievemente superiore quale offerta a San Anna nei quadri che rappresentano la nascita di Maria, un
po’ meno frequentemente in scene campestri o conviviali, soprattutto di autori fiamminghi ed ancor
meno, ansi rarissimamente (meno dell’uno per mille) nelle nature morte. Non mi risulta che le uova
siano mai state rappresentate nell’Ultima Cena o nei tavoli delle Nozze di Cana o della Cena di
Emmaus.
L’uovo quale simbolo di resurrezione è pochissimo rappresentato nella nostra iconografia
sacra. Fortunatamente ci sono varie eccezioni ed una delle più importanti ci è fornita dalla Madonna
con Bambino Angeli e Santi, o Sacra Conversazione, la grande tempera su tavola dipinta da Piero
della Francesca nel 1472 e che tutti possono ammirare a Milano nella Pinacoteca di Brera.
Sull’uovo sospeso, al centro della conchiglia sono stati scritti numerosi libri, saggi, articoli,
ecc. con varie chiavi di lettura: simbolico-religiosa, simbolico-spirituale, filosofica, architettonica,
metafisica, ecc. A me piace la chiave di lettura simbolico-religiosa. L’uovo rappresenta lo Spirito
Santo, seconda figura della Trinità, lo spirito che da la vita come l’uovo da cui nascerà il pulcino.
L’uovo è sospeso al centro della conchiglia-madre-universo e collegato in alto con l’Altissimo da
cui discende, non in forma di Colomba, come siamo abituati a vedere, ma di uovo, simbolo di vita e
che prefigura la Resurrezione. Anche il Bambino non poggia sulle ginocchia materne, ma vi è come
sospeso a sottolineare la sua duplice natura, umana e divina. Il sonno ne prefigura la morte. Senza la
vita non vi può essere morte e senza la morte non vi può essere Resurrezione, a cui l’uovo è
collegato secondo la tradizione giunta fino a noi.
Salvatore Dalì, 500 anni dopo, riprende il tema dell’uovo sospeso sopra la testa della
Madonna sviluppandolo in senso surrealista nel quadro denominato Madonna di Port Lligat
conservato presso l’University Art Collection del Milwaukee (USA). In questo caso il Bambino è
addirittura sospeso nel ventre della madre come l’uovo in quello della conchiglia di madre-perla,
appunto.
L’uovo, nella pittura profana è spesso dipinto con vari significati simbolici, come le tre uova
del “Giardino delle delizie” di Hieronimus Bosch, (Museo del Prado, Madrid) che rappresentano i
tre momenti della Creazione o come l’uovo dipinto dallo stesso artista, sia nel trittico “Il Giudizio di
Vienna” (1482) sia nel trittico “Le tentazioni di S. Antonio” (1501). Nel contesto simbolico rientra
anche l’uovo che fugge su due gambette fra i piedi di tre ubriaconi addormentati a significare la
perdita della loro sobrietà. Quest’ultimo appartiene all’olio su tela intitolato “Il paese della
cuccagna” di Pieter Breugel del 1567 (Alte Pinakotech di Monaco) oppure come nell’olio su tela
chiamato “la fertilità dell’uovo” del misterioso Maestro della Fertilità dell’Uovo, attivo nel nord
Italia, nella seconda metà del 1600, dove tra il grottesco e l’assurdo possiamo scoprire numerose
ambiguità negli strani esseri che nascono dalle uova già dischiuse. Un’analoga opera dello stesso
pittore trovasi nel citato Museo di Milwaukee.
Fra i contemporanei che hanno immortalato l’uovo, da Fontana a Dalì, da Pommodoro a
Clotin Hoton, l’artista che dal 1969 ha fatto maggiormente uso dell’uovo nelle sue opere è Vettor
Pisani, sia in senso esoterico che alchemico. La sua opera più nota e senza dubbio “la gallina dalle
uova d’oro” Biennale di Venezia, 1976 e non possiamo dimenticare lo scultore milanese Pino
Pedano, con le sue magiche uova di legno ed infine le uova in vetro soffiato di Archimede Seguso,
l’insigne vetraio di Murano, vere opere d’arte contese da Musei di tutto il mondo.
L’uovo gioiello
Anche l’uovo gioiello ha tradizioni antichissime, basti pensare che Edoardo I, salito al trono
d’Inghilterra nel 1272, era solito regalare in occasione della Pasqua uova rivestite da una sottile
lamina d’oro e finemente decorate, ma in tempi più recenti le opere della famiglia Fabergè sono
quelle che hanno raggiunto il vertice della fama, diventando le più famose e preziose in assoluto.
Fu lo zar Alessandro III ad ordinare nel 1883 a Carl Fabergè il primo uovo gioiello della
serie quale dono di Pasqua alla propria consorte. Un vero capolavoro, smalto bianco fuori, oro
dentro, all’interno una gallinella sempre d’oro ed al cui interno la corona imperiale in miniatura. Da
allora solo la rivoluzione d’ottobre interruppe questa usanza imperiale.
Fra tutte le produzioni Fabergè la più famosa in assoluto è però il “Renaissance Egg”, uovo
di Pasqua in cristallo in cui sono incastonati ben 3.000 diamanti seguita da quella che ha spuntato il
prezzo più alto per un uovo-gioiello, il famoso “Uovo d’inverno”, venduto il 19 aprile del 2002
dalla casa d’asta Cristie’s di New York ad un misterioso cliente per 9,6 milioni di dollari.
Conclusioni
Su questo tema le conclusioni non possono essere diverse da quelle espresse in altre
analoghe occasioni. Quindi, dall’uovo cosmogonico a quello metafisico, dall’uovo alchemico a
quello pasquale, quale concentrato di profondi significati spirituali e religiosi, dall’uovo fonte di
vita e di resurrezione all’uovo gioiello, dall’uovo preso a modello per alcuni tipi di auto o per la
posizione “ad uovo” dello sciatore nella “libera”, ai poteri terapeutici ed addirittura magici che
ancor oggi in molti Paesi, e non tanto primitivi, gli vengono attribuiti, dall’uovo come alimento
biologico all’uovo arricchito e potremmo continuare quasi all’infinito se volessimo passare in
rassegna tutti gli aspetti ed il simbolismo che da sempre l’uovo ha rappresentato e suscitato
nell’uomo.
Insomma l’uovo è ancor oggi un mistero, forse, il mistero più affascinante, della Natura.
Bibliografia
Amariu C. - L’oeuf, 1987, Editions du Félin, Paris
Brilli A. – Alla ricerca di Piero, Ed. Electa, Mlano
Calvesi M. – Piero della Francesca, 1998, Ed: RCS Libri spa, Milano
Chevalier J. & Gheerbrant A.- Dictionnaire des symboles, 1986, Ed. Robert Laffont, Paris
Mircea E - Images et Symboles – Essais sur le symbolisme magico-religieux, 1981,
Jaca Book, Paris
Morgante R. – L’uovo tra fisica e metafisica, 1992, Avicoltura, 10, 42-44
Pignattelli A. G. – Donne e Madonne di Piero della Francesca, AR, Ed. EPT-Arezzo,
XX, 125, 37-42
Pignattelli P. – Dalla pinacoteca di Brera alla cucina della signora Maria. Avicoltura, 2004, 2, 16-18
Pignattelli P. – Conferenza su: l’uovo nella tradizione pasquale, simbologia, arte e religione, Friday
Club - Circolo della Stampa, Milano, 30 aprile 2004