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Associazione Scientifica Interdisciplinare per lo Studio delle Malattie Respiratorie 4 number 2 april 2009 h) c r a IN ciSe ION TED S C ( A T R ED EDI D BST N A E A C ND EXP /SCIEN ES DA E S X X A E E IND IND ORTS IN TAB A N P D O O E C TI LS ITA TION R NOW A RAPHI C AND LIOG NCE L CITA E I C BIB - S URNA R E EVI - JO S L S, E U P O - SC Poste Italiane Spa - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (convertito in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1, DCB MILANO ® Grassi C Luci ed ombre della Pneumologia in Italia Light and shadows of Italian Pneumology Dal Negro RW, Bonadiman L, Tognella S, Micheletto C, Turco P Sopravvivenza dei soggetti con BPCO grave ammessi alla OTLT e gestiti in regime domiciliare secondo modello tradizionale o modello telemetrico: studio di dieci anni Survival in severe COPD patients on home LTOT with vs. without telemonitoring: a 10-year experience Giannasi LC, de Oliveira LVF Use of an occlusal splint in the management of signs and symptoms of temporal mandibular disorder during treatment for sleep apnea using an oral appliance Utilizzo di uno splint occlusale per trattare una disfunzione dell’articolazione temporo-mandibolare in corso di trattamento con protesi endorale per una sindrome delle apnee ostruttive nel sonno Donner CF EXP-O 2008, Expert Opinion Consensus/Dissensus Seminar “COPD is/is not a systemic disease?”, Venice, November 13-14, 2008: short report EXP-O 2008, Seminario di consenso/dissenso - l’opinione degli esperti su: “La BPCO è/non è una malattia sistemica?”, Venezia, 13-14 novembre, 2008: breve resoconto anno 4 - n. 2 - Reg.Trib. Novara n.120 dell’11/11/2005 ISSN 1828-695X Multidisciplinary Respiratory Medicine volume MRM 02-2009_def ok:Layout 1 08/05/09 09:18 Pagina 91 MULTIDISCIPLINARY RESPIRATORY MEDICINE OFFICIAL SCIENTIFIC JOURNAL OF AIMAR An Italian scientific journal of AIMAR dedicated to the advancement of knowledge in all fields of respiratory medicine. MRM publishes - in Italian and English - original articles, new methodological approaches, reviews, points of view, editorials, states of the art, position papers and congress proceedings. Editors Fernando De Benedetto, Chieti Claudio F. Donner, Borgomanero (NO) Claudio M. Sanguinetti, Roma Associazione Scientifica Interdisciplinare per lo Studio delle Malattie Respiratorie Multidisciplinary Respiratory Medicine Managing Editor Gianfranco Sevieri, Viareggio (LU) Editorial Office Manager Stefano Nardini, Vittorio Veneto (TV) Editorial Board Coordinator: Mario Polverino, Cava de’ Tirreni (SA) Sabina Antoniu, Iasi, Romania Alberto Braghiroli, Veruno (NO) Mauro Carone, Veruno (NO) Lucio Casali, Terni Mario Cazzola, Roma Stefano Centanni, Milano George Cremona, Milano Roberto Dal Negro, Bussolengo (VR) Filippo De Marinis, Roma Francesco Ioli, Veruno (NO) Giovanni Paolo Ligia, Cagliari Rasmi Magadle, Baka El-Garbia, Israel Riccardo Pela, Ascoli Piceno Luca Richeldi, Modena Roberto Torchio, Torino AIMAR Scientific Committee Coordinator: Luigi Allegra (MI) Allergology and Environmental Medicine: Emanuele Errigo (PV) Cardiac Surgery: Mario Viganò (PV) Cardiology: Nazzareno Galié (BO), Alessandro Palmarini (MI) Endocrinology: Aldo Pinchera (PI) Epidemiology: Fernando Romano (CH) Formation and Quality: Maurizio Capelli (BO), Piera Poletti (PD) Gastroenterology: Gabriele Bianchi Porro (MI), Lucio Capurso (RM) General Medicine: Claudio Cricelli (FI) Geriatrics: Emanuele Tupputi (BA), Stefano M. Zuccaro (RM) Imaging: Alessandro Carriero (NO), Francesco Schiavon (BL) Immunology: Giuseppe Montrucchio (TO) Infectivology: Ercole Concia (VR) Intensive Care: Marco Ranieri (TO) Internal Medicine: Roberto Corinaldesi (BO) Microbiology: Giancarlo Schito (GE) Neurology: Luigi Ferini Strambi (MI) Occupational Medicine: Plinio Carta (CA), Giacomo Muzi (PG) Oncology: Filippo De Marinis (RM), Cesare Gridelli (AV) Otolaryngology: Michele De Benedetto (LE), Desiderio Passali (SI) Pediatrics: Angelo Barbato (PD), Fernando M. De Benedictis (AN) Pharmacology: Ilario Viano (VC) Pneumology: Francesco Blasi (MI), Lucio Casali (TR), Mario Cazzola (RM), Giuseppe U. Di Maria (CT), Giuseppe Girbino (ME), Carlo Grassi (MI), Dario Olivieri (PR), Pier Luigi Paggiaro (PI), Paolo Palange (RM), Riccardo Pela (AP), Mario Polverino (Cava de’ Tirreni, SA). Relationships with Patients’ Organizations: Mariadelaide Franchi (RM) Thoracic Surgery: Francesco Sartori (PD) Editorial Office Novamedia s.r.l. Via Monsignor Cavigioli 10, 28021 Borgomanero (NO) Tel +39 0322 846549 – Fax +39 0322 843222 Lilia Giannini [email protected] Elisa Rossi [email protected] Editorial Supervision Rosemary Allpress, Alberto Braghiroli [email protected] Marketing & Advertising Gaudenzio Nidasio Tel +39 346 6964117 [email protected] MRM 91 MRM 02-2009_def ok:Layout 1 08/05/09 09:18 Pagina 92 EMERGENZA TERREMOTO IN ABRUZZO Cari Colleghi, riceviamo dal Dott. Francesco de Blasio, Regent del Capitolo Italiano dell'ACCP, la seguente comunicazione che AIMAR condivide e supporta totalmente. Riportiamo inoltre il messaggio ai membri italiani dell'ERS da parte del Presidente ERS Jorrit Gerritsen, a testimonianza della vicinanza e del sostegno da parte dei Colleghi europei alle famiglie e ai paesi colpiti dal sisma di questi giorni. In questo drammatico frangente è nostro auspicio l'essere il più vicini possibile, con la nostra testimonianza ed il nostro tangibile supporto, a tutta la popolazione dell'Abruzzo. Claudio F. Donner Presidente AIMAR Carissimi, in questo delicato momento il Consiglio Direttivo dell'ACCP Capitolo Italiano ha deciso di invitare la sua membership ad un gesto di concreta solidarietà, partecipando volontariamente con un contributo economico da devolvere interamente in favore della Croce Rossa Italiana, che si sta fattivamente adoperando nelle opere di soccorso in favore delle popolazioni così duramente colpite dal recente sisma. Conseguentemente, abbiamo divulgato ai nostri soci le coordinate bancarie della nostra Società e ci adopereremo nella raccolta e successivo invio della somma finale alla CRI. Vi chiedo ufficialmente di consentire alla nostra Segreteria Nazionale di poter divulgare il medesimo appello a tutta la Vostra membership, mettendo a disposizione anche dei Vostri soci la nostra collaborazione nel raccogliere i contributi che vorranno essere destinati per questa causa. Se, come spero, la Vostra Società Scientifica volesse aderire a questa iniziativa, Vi prego di adoperarVi a far contattare la nostra Segreteria Nazionale onde poter celermente disporre analoga newsletter. Con molti ringraziamenti, Dott. Francesco de Blasio Regent ACCP Capitolo Italiano Segreteria Nazionale ACCP Italia Dott. Stefano Picciolo mail: [email protected] sito web www.chest.it DATI BANCARI PER LA RACCOLTA DI FONDI PER LE POPOLAZIONI DELL'ABRUZZO: Banca Cariparma, Agenzia Napoli 7 Piazza Amedeo 8, 80121 Napoli Conto Corrente N. 56733192 ABI 06230, CAB 03549 IBAN - IT19O0623003549000056733192 Causale: PRO TERREMOTO ABRUZZO Dear Colleague, We are deeply touched by the news about the earthquake with so many casualties in the area of l' Aquila in Italy and are closely following the news reports. We fully realize the devastating consequences endured by the population. Please do know that the whole ERS as society, the officers, together with the staff of the ERS Offices, are with you in thought and feel deeply for you. Would you please let us know if there is some way for us to extend our support to you. We hope you will find comfort in knowing that your colleagues at the ERS are empathizing with you and your countrymen. With my best wishes, Jorrit Gerritsen ERS President MRM 02-2009_def ok:Layout 1 08/05/09 09:18 Pagina 93 Luci ed ombre della Pneumologia in Italia Light and shadows of Italian Pneumology 95 Carlo Grassi Come cambia la Pneumologia italiana The changing face of Pneumology in Italy 102 Stefano Nardini, Benito Leoncini Un’altra prestigiosa conquista di AIMAR Another notable achievement of AIMAR INDICE / INDEX Editoriali / Editorials 105 Claudio M. Sanguinetti, Claudio F. Donner, Fernando De Benedetto, Stefano Nardini Articolo Originale / Original Article Sopravvivenza dei soggetti con BPCO grave ammessi alla OTLT e gestiti in regime domiciliare secondo modello tradizionale o modello telemetrico: studio di dieci anni Survival in severe COPD patients on home LTOT with vs. without telemonitoring: a 10-year experience 107 Roberto W. Dal Negro, Luca Bonadiman, Silvia Tognella, Claudio Micheletto, Paola Turco Rassegna / Review La continuità assistenziale dei pazienti affetti da insufficienza respiratoria cronica: un macro-modello di integrazione ospedale-territorio Continuity of health care in patients with chronic respiratory insufficiency: a macro-model of care integration between hospital and home 112 Eugenio Sabato, Carlo G. Leo, Saverio Sabina Case report / Caso clinico Use of an occlusal splint in the management of signs and symptoms of temporal mandibular disorder during treatment for sleep apnea using an oral appliance Utilizzo di uno splint occlusale per trattare una disfunzione dell’articolazione temporo-mandibolare in corso di trattamento con protesi endorale per una sindrome delle apnee ostruttive nel sonno 121 Lilian C. Giannasi, Luis V. F. de Oliveira Short report / Breve resoconto, EXP-O 2008 Expert Opinion Consensus/Dissensus Seminar - “COPD is/is not a systemic disease?”, Venice, Italy, November 13-14, 2008 EXP-O 2008, Expert Opinion Consensus/Dissensus Seminar “COPD is/is not a systemic disease?”, Venice, November 13-14, 2008: short report EXP-O 2008, Seminario di consenso/dissenso - l’opinione degli esperti su: “La BPCO è/non è una malattia sistemica?”, Venezia, 13-14 novembre, 2008: breve resoconto 125 Claudio F. Donner MRM 93 MRM 02-2009_def ok:Layout 1 08/05/09 09:18 Pagina 94 Oral Presentations / Comunicazioni orali Pulmonary Advances, 6th International Conference on Management & Rehabilitation of Chronic Respiratory Failure – 2° Convegno Nazionale AIMAR Approccio Multidisciplinare alla Medicina Respiratoria Naples, Italy, March 4-7, 2009 Pulmonary Advances, March 2009: Oral Presentations Pulmonary Advances, marzo 2009: le presentazioni orali 137 Claudio F. Donner, Mario Polverino RUBRICHE Interdisciplinary Pages Spotlight on Respiratory Pathophysiology Alterazione della capacità di diffusione polmonare per il CO (DL,CO) in presenza di ridotti volumi polmonari Impaired lung diffusion capacity for carbon monoxide (DL,CO) in the presence of reduced lung volumes 150 Roberto Torchio 157 AIMAR Newsletter L'Angolo della Cultura (non solo Medicina...) Il 2009, anno darwiniano 2009, Year of Darwin 160 Benito Leoncini La vita è sogno. Ma cos’è il sogno Life is a dream. But what are dreams? 161 Benito Leoncini 162 Meeting Calendar Avviso importante ai Soci Si rammenta a tutti i Soci che, come più volte comunicato negli scorsi numeri di MRM, la rivista, non sarà più inviata senza la regolarizzazione dell'iscrizione ad AIMAR. Le modalità di pagamento della quota societaria per l'anno 2009 sono riportate nella penultima pagina di questo numero. 94 MRM MRM 02-2009_def ok:Layout 1 08/05/09 09:18 Pagina 95 Editoriale / Editorial Luci ed ombre della Pneumologia in Italia Light and shadows of Italian Pneumology Carlo Grassi Professore Emerito di Malattie Respiratorie, Università degli Studi di Pavia Luci ed ombre nella Pneumologia in Italia è un tema interessante quanto affascinante, è anche abbastanza difficile da affrontare in termini obiettivi o comunque non ipoteticamente offensivi nei confronti di situazioni e/o colleghi. Si vive un momento nel quale esistono diverse Società Scientifiche con una definizione molto ampia ed altre di personale non medico o di malati o di famigliari di malati, tutte collegate più o meno direttamente e più o meno integralmente alla pneumologia. Tra i sogni nel cassetto di molti colleghi – pragmatici e disponibili – esiste quello di trovare un modo per riunire tutto questo mondo interessato alla pneumologia sotto un’unica grande iniziativa. Ma prima di formulare ipotesi sul futuro della pneumologia e relativa organizzazione societaria è bene soffermarsi brevemente su quelle che sono luci ed ombre della pneumologia stessa: è il tema che mi è stato assegnato per un Convegno a Sondalo (maggio 2008). Coraggioso il collega che me l’ha richiesto, incauto io nell’accettare. Debbo dire però che, vista la situazione “a posteriori”, mi fa piacere dopo anni di interventi, discussioni e diatribe poter esprimere chiaramente un’opinione che – giusta o sbagliata – possa essere concreto punto di riferimento per una discussione costruttiva per il futuro della pneumologia. LUCI Che cosa riluce in pneumologia? Basi culturali e formazione dalla Tisiologia Agli inizi degli anni ’50 con la scoperta dell’isoniazide si capì che il destino della tubercolosi cominciava ad essere segnato, per presentare una svolta decisiva a metà degli anni ’60, con la scoperta della rifampicina. La tubercolosi non era più, per i Paesi industrializ- zati, un problema preminente, anche se l’esperienza successiva dimostrò che, su basi quantitativamente infinitamente inferiori, alcune situazioni particolari potevano rivelarsi non semplici da superare. Ma la tubercolosi, pur fonte di ricerche vastissime e di impegno clinico allargato, non era più attuale e per questo i tisiologi ampliarono il loro campo di interesse alle altre patologie polmonari, proprio avvalendosi di una larga competenza in tema di patologia broncopolmonare, acquisita con l’ammalato di tubercolosi. È stato merito di Giuseppe Daddi l’aver dato la prima grossa scossa con il suo trattato ”Malattie dell’Apparato Respiratorio (Tubercolosi esclusa)” del 1952, cui seguirono rapidamente altre iniziative che considerarono l’opportunità di utilizzare le competenze dei tisiologi nel nuovo settore allargato della Pneumologia. “Gemmazione” dalla Medicina Interna La vecchia medicina interna, agli inizi del 20° secolo comprendeva tutte quelle che divennero in seguito specialità mediche: tra esse, in origine, anche la Tisiologia (v. relazioni al I e al VI Congresso Nazionale della Società Italiana di Medicina Interna, 1886 e 1895 con relazioni sulla tubercolosi e sul pneumotorace artificiale, relatore lo stesso C. Forlanini). Mentre la tubercolosi, in seguito, costituiva praticamente l’unico argomento di ricerca, clinica e didattica per la tisiologia, le altre malattie dell’apparato respiratorio rientravano sempre nell’ambito della medicina interna. Negli anni ’60 con la fondazione della Società Italiana di Pneumologia (che si affiancò, non sostituendo la Federazione Italiana contro la Tubercolosi) e la trasformazione della disciplina e delle scuole di Specialità da Tisiologia a Malattie dell’Apparato Respiratorio, in ambito accademico e, più avanti, in quello ospedaliero, divennero automaticamente di competenza dei pneumologi tutte le patologie dell’apparato respirato- + Carlo Grassi Professore Emerito di Malattie Respiratorie, Università degli Studi di Pavia Via Frua 19, 20146 Milano, Italia email: [email protected] Multidisciplinary Respiratory Medicine 2009; 4(2): 95-101 MRM 95 Multidisciplinary Respiratory Medicine 2009; 4(2): 95-101 MRM 02-2009_def ok:Layout 1 08/05/09 09:18 Pagina 96 rio, un tempo campo di interesse degli internisti. La stessa Società Italiana di Pneumologia nacque con un Consiglio Direttivo misto pneumologi/internisti e in una delle Sezioni Regionali più importanti G. Daddi volle un C.D. che comprendesse pneumologi, internisti, radiologi, chirurghi toracici, anatomo-patologi, eccetera, allo scopo di dare alla nuova Società un apporto interdisciplinare, che ne rafforzasse la posizione in campo scientifico e pratico. Valorizzazione della Fisiopatologia Respiratoria in Clinica Anche la Fisiopatologia Respiratoria, che ebbe momenti di grande attualità (come disciplina universitaria e scuola di specializzazione) e che ancor oggi rappresenta, in campo pneumologico, una delle fonti tematiche di maggior interesse, derivò dalla Pneumologia, avendo già una precedente consistente origine in Tisiologia: il primo lavoro di Pasargiklian, Sartorelli e Lombardo (pubblicato, in tedesco, sui Beitraege der Klinik der Tuberkulose, nel 1953) riguarda metodologie di studio della funzione respiratoria, con metodologie di Margaria e Knipping, in malati di tubercolosi polmonare. Anche se in epoca più lontana Monaldi aveva già dedicato una pubblicazione monografica alla funzionalità respiratoria, il primo voluminoso trattato sulla diagnostica funzionale delle malattie respiratorie è opera di Daddi e Pasargiklian verso la fine degli anni ’50. Grandi capitoli della Pneumologia Oggi la Pneumologia ha una posizione di rilievo nell’ambito delle specialità mediche. Il patrimonio culturale, teorico e pratico, la presenza in ambito accademico e ospedaliero di sedi cliniche e scuole di specialità; l’attività di Società Scientifiche di livello valido in senso lato, in ambito nazionale ed internazionale; i programmi di “trial” anche multidisciplinari ed anche in collaborazione con l’estero sono la chiara dimostrazione dell’affermazione e dell’autonomia delle competenze specialistiche per malattie dell’apparato respiratorio. Nell’ambito della materia esistono capitoli, per varie motivazioni, privilegiati a fronte di altri meno pubblicizzati o meno noti. Fermo restando che la tubercolosi, dopo una fase di latenza nella ricerca e nella letteratura medica, ha ripreso negli ultimi decenni motivo di interesse, soprattutto per la comparsa dell’AIDS e la diffusione della resistenza micobatterica ai farmaci, non c’è dubbio che altri temi prevalgano oggi in campo pneumologico. BPCO, asma ed infezioni polmonari sono al centro dell’attenzione per ricerca e attività clinica. Anche in campo di comunicazione (Congressi, Corsi di Aggiornamento, Conferenze Monotematiche, eccetera) prevalgono nettamente, anche se spesso in maniera ripetitiva. Questa posizione è certamente dovuta e mantenuta da una serie di fattori che hanno nettamente cambiato le condizioni di vita e la disponibilità terapeutica degli ultimi decenni. Se l’inquinamento 96 MRM dell’aria (nel senso più ampio) ha favorito il diffondersi di patologie un tempo più rare, il progresso terapeutico, combattendo le malattie o le fasi acute di alcune broncopneumopatie, ha aumentato il numero dei malati cronici, in parte dei quali ha prolungato nettamente la vita. La composizione della popolazione italiana per varie motivazioni è cambiata dal 1970 al 2000: le percentuali per classi di età sono passate dal 24,6 al 10, dal 10,9 al 26 e da 1,8 a 7,5% rispettivamente per gruppi tra 0 e 14 anni, superiori ai 64 e ai 79 anni. Ma altre patologie dell’apparato respiratorio sono molto importanti e meriterebbero maggior attenzione, anche se per alcune di esse esistono già gruppi di studio o Società Scientifiche di dimensioni ridotte. Si possono ricordare, fra le altre, sarcoidosi, interstiziopatie, patologie del sonno, neoplasie polmonari e pleuriche e così via. Alcune rimangono ancora saldamente legate alla pneumologia, altre sono state più o meno conquistate da altri specialisti. A questo proposito va ribadito che anche se tutto quanto può essere di competenza di altre specialità (e l’esempio più significativo è quello della chirurgia toracica) non c’è dubbio che il primo approccio diagnostico, la definizione di fase della malattia e l’orientamento terapeutico debbano restare di competenza dello pneumologo. Alla stessa stregua va considerato il trapianto del polmone, dove la valutazione dello pneumologo sia per aver seguito l’evoluzione della malattia che ha portato al trapianto, sia per tutti gli accertamenti preliminari all’intervento (anche per scelta di candidati) richiede competenze specifiche. E queste considerazioni valgono anche per la terapia semintensiva, la riabilitazione respiratoria e tutti gli interventi per quelle malattie che hanno nel polmone un bersaglio di danno, anche se non preminente od esclusivo. L’era genomica Esistono ”momenti magici” della medicina, che hanno indicato nuovi elementi per la scoperta, la definizione e la gestione delle malattie più note. Basti ricordare, a titolo di esempio, l’introduzione della medicina clinica, le scoperte della microbiologia per l’eziologia delle malattie da infezione, l’introduzione in terapia pratica di medicamenti fondamentali (insulina, antibiotici, cortisone, eccetera): tappe che hanno profondamente modificato la condotta del medico in campo pratico, con successi quasi sempre imprevedibili alla vigilia delle scoperte stesse. Oggi stiamo vivendo (anche se in grandissima parte in fase di ricerca) un altro di questi “momenti”, forse il più importante, espressione e risultato di un secolo che ha dato, in campo tecnologico, una serie di scoperte, base strumentale della ricerca moderna. In pneumologia vi sono elementi di maggior attenzione nell’era genomica per raggiungere obiettivi quasi da fantascienza. Vediamone alcuni. In primo luogo il malato: “How much of the disease is in your genes?” è il titolo significativo di una relazione di Silverman al Congresso 2009 dell’ATS. MRM 02-2009_def ok:Layout 1 08/05/09 09:18 Pagina 97 OMBRE Che cosa fa ombra o è tenuto nell’ombra in pneumologia? Frammentazione della Medicina Interna e “cannibalismo” tra vecchie e nuove specialità Verso la fine del 19° secolo si erano definite due grosse entità valide ai fini teorici della ricerca ed a quelli pratici della clinica: la medicina interna e la chirurgia generale. La fine del 20° secolo ha visto la grande frammentazione dei due gruppi (medico e chirurgico) con la creazione di molte branche specialistiche, alcune delle quali d’indiscussa validità e necessità (dalla neurologia alla neurochirurgia, dalla gastroenterologia all’endocrinologia, dalla chirurgia toracica all’ortopedia, dalla cardiologia alla pneumologia, eccetera) altre di minor interesse ed in alcune situazioni solo fonte di mal definiti scambi di competenze. Questa frammentazione ha portato alla presenza di competenze specifiche parallelamente in due o più specialità, così che si è arrivati ad una specie di “cannibalismo” che vedeva in testa la medicina interna, orientata a recuperare il più possibile il terreno perduto con tutte le specialità mediche per un sempre crescente livello di specializzazione dei vari rappresentanti accademici. La medicina interna era seguita in questo orientamento dalle molte altre specialità che avevano punti in comune con la pneumologia. Numerose le sovrapposizioni di competenze: uno sguardo alla Figura 1 dà subito l’idea di quante reciproche interferenze ci possano essere di fronte a determinate patologie. Ma sempre, come già ricordato laddove il polmone è colpito da una manifestazione primaria o secondaria, lo pneumologo non deve rinunciare al suo contributo per meglio definire la diagnosi, impostare o condurre la terapia, a se- conda dei casi. Da questo punto di vista la pneumologia, nei rari pochi decenni di vita, ha saputo imporre una posizione di rilievo, nella ricerca e in clinica, tale da assicurare una buona difesa di competenze. Un aspetto positivo di questa situazione è la possibilità di condurre iniziative su base interdisciplinare, che certo portano ad un reciproco arricchimento culturale, mentre negativa può essere l’adesione ad iniziative di altri, laddove la pneumologia viene considerata in un ruolo secondario e quindi diminutivo per la sua immagine. C Grassi Editoriale – Editorial Cambierà sicuramente anche la valutazione individuale ai fini di una prevenzione mirata, così come si valuteranno con maggior serenità alcuni co-fattori coinvolti nella genesi della malattia, della quale oggi sono considerati colpevoli esclusivi (per esempio: tabacco, obesità, allergeni, farmaci, eccetera). Inoltre il ruolo ed il comportamento di alcuni microrganismi che si diversificano oggi, su basi empiriche in merito al potere patogeno, alla sensibilità ai farmaci, alle componenti capaci di stimolo immunitario. Infine, non si può dimenticare la farmacogenomica, che ci darà tutti gli elementi per un impiego razionale dei farmaci, destinati ai “recettori” (in senso assolutamente lato) del singolo malato. In un tempo imprevedibile (forse più breve di quanto si pensi perché le scoperte possono arrivare prima del previsto) la gestione del malato cambierà radicalmente, avverrà con l’aiuto di strumenti ed esami di laboratorio che consentiranno accertamenti rapidi e precisi. Ma anche in questa situazione la valutazione clinica non potrà essere del tutto ignorata e per questo è bene che i più giovani non pensino di trascurarla e poterne fare a meno. Modifiche/abolizione di reparti ospedalieri Se in campo accademico sono avvenuti importati cambiamenti sia della didattica per gli studenti dei corsi di laurea, sia – soprattutto – a livello di scuole di Specializzazione, non meno rilevante è quanto è accaduto a livello ospedaliero. Fenomeno questo meno appariscente, perché disperso omogeneamente sul territorio nazionale (senza normative ad indirizzi codificati, per le importanti diversità regionali, specie dal punto di vista politico) e realizzato a livello pratico con gradualità. Essenzialmente per i reparti di pneumologia, in alcune sedi, si è verificato quanto segue, che, per evidenza, non ha bisogno di particolari commenti: • abolizione per ristrutturazione di piccoli / medi ospedali; • ridimensionamento con dirigenza apicale non specialistica; • non collaborazione / convenzionamento in maniera adeguata con le strutture universitarie. Ovviamente questa schematizzazione ricorda solo a grandi linee quanto è avvenuto e sta avvenendo. Altre situazioni possono essersi verificate, ma questo non cambia la conclusione generale, e cioè che globalmente in tutta Italia c’è stata una significativa riduzione di posti letto per la pneumologia e di quadri dirigenziali specialistici. Non c’è dubbio che la frammentata specializzazione ed il notevole progresso tecnologico richiedano un ridimensionamento delle strutture assistenziali, anche con modifiche sostanziali rispetto ad una consolidata tradizione. Non si può escludere anche l’ipotesi che in strutture dipartimentali (create – sia ben chiaro – su base logica, razionale e funzionale FIGURA 1: FRAMMENTAZIONE DELLA MEDICINA INTERNA E “CANNIBALISMO” TRA VECCHIE E NUOVE SPECIALITÀ Medicina Interna Allergologia Oncologia Chirurgia Toracica Gerontologia Tisiologia Pneumologia Infettivologia Cardiologia Medicina Interna Altre (Ematologia, Reumatologia, ecc.) MRM 97 Multidisciplinary Respiratory Medicine 2009; 4(2): 95-101 MRM 02-2009_def ok:Layout 1 08/05/09 09:18 Pagina 98 e non per motivi di socialità individuale tra colleghi) l’internista possa riprendere la sua posizione di coordinatore di una siffatta unità per specialità mediche di interesse generale (quali ad esempio: cardiologia, pneumologia, endocrinologia, eccetera) fermo restando il rispetto del “consultant” specialista, responsabile di un determinato numero di degenti. Può essere considerato paradossalmente un ritorno a un vecchio passato: in realtà non lo è, se l’internista responsabile riprende le sue competenze generali, per coordinare la gestione di malati che gli vengono presentati dagli specialisti. Non ci sarebbe più il palleggio, senza dialogo, di malati tra specialisti che potrebbero vedere coordinata la loro attività, nel rispetto di un’operatività individuale e libera. Forse sono considerazioni da libro dei sogni: ma l’esperienza dell’evoluzione della sanità nel 20° secolo ci ha insegnato che tale libro è stato o ha dovuto essere aperto… Proliferazione delle Società di Medicina Respiratoria Questo problema, forse non il più importante, è, al contrario, il più difficile da affrontare. Che sia nato per reazione e difesa agli attacchi di vario tipo subiti dalla pneumologia – essenzialmente per interferenze da parte di altri specialisti o, nell’ambito della stessa pneumologia, per ambizione di alcuni gruppi che hanno voluto affermare la loro autonomia o, peggio ancora, per affermazione personale di chi non voleva affrontare il confronto diretto su base esclusivamente competitiva e meritocratica - è difficile a dirsi, perché questa situazione, di genesi varia per non dire variopinta, si è venuta creando nel corso di alcuni anni. Ecco, come può essere riconosciuta nel tempo la storia, estremamente schematizzata nella Figura 2. Il primo nucleo societario si formò con la Federazione Italiana contro la Tubercolosi, agli inizi degli anni ’20, dando vita ad un’assemblea “costituita da Società Nazionali e locali operanti in campo anti-tubercolare e dai 28 Consorzi Provinciali Antitubercolari (CPA)”. L’importanza socio-epidemiologica della tubercolosi era all’epoca rilevante, così che questa Federazione – già a carattere interdisciplinare – venne presieduta agli inizi da persona di grande carisma quale era Raffaele Paolucci de’Calboli, chirurgo dell’Università di Roma e Medaglia d’Oro della Prima Guerra Mondiale. Grande prestigio mantenne nel tempo la Federazione, presieduta in seguito dai vari cattedratici di Tisiologia e, in alternativa (per la presenza dei CPA), da Presidenti di Provincia di indiscusso prestigio. Per il ruolo ricoperto in campo culturale, sociale e assistenziale, la Federazione ha rappresentato, nei suoi congressi, con la propaganda contro la tubercolosi e con l’assistenza dei CPA, un’entità operativa di interesse pubblico molto maggiore di quanto non fosse negli Stati Uniti l’American Trudeau Society, derivante dall’American Sanatorium Association e oggi presentata come origine diretta dell’American Thoracic Society (ATS). Infatti, per 98 MRM FIGURA 2: PROLIFERAZIONE DELLE SOCIETÀ DI MEDICINA RESPIRATORIA Federazione Italiana contro TB Società Italiana Pneumologia Federazione Italiana contro TB e Malattie Polmonari Sociali Federazione Italiana contro Malattie Polmonari Sociali e TB Società Italiana Fisiopatologia Respiratoria AIPO Altre Società con interesse non prevalente alla Pneumologia SIMeR UIP AIMAR l’emissione di un francobollo commemorativo (2008) dedicato a Eduard Livingston Trudeau, fondatore del più importante sanatorio americano, lo si definisce addirittura il fondatore dell’ATS. Se negli Stati Uniti c’è stata questa continuità, con la presenza attuale di una società di grande prestigio anche a livello internazionale (con una concorrenza valida dell’American College of Chest Physicians, differenziato istituzionalmente), in Italia gli eventi non sono stati altrettanto rapidi e lineari. Negli anni ’60 – in parallelo con gli eventi statunitensi già ricordati, nascevano la Società Italiana di Pneumologia e quella di Fisopatologia Respiratoria, mentre la Federazione perdeva gradualmente la sua importanza, per il diminuito interesse pubblico nei confronti della tubercolosi. Successivamente le due Società sopra ricordate si fusero nella Società Italiana di Medicina Respiratoria (SIMeR), la quale – a sua volta – concorse a fondare con l'Associazione Italiana Pneumologi Ospedalieri (AIPO) (molto datata ma poco conosciuta in passato) l’Unione Italiana per la Pneumologia (UIP). La Federazione, modificatasi nell’ultima versione in Federazione Italiana contro le Malattie Polmonari Sociali e la Tubercolosi, manteneva un ruolo indipendente orientandosi più a obiettivi di tipo preventivo e sociale e ad un target rappresentato dal pubblico in generale. In epoca più recente si è costituita l’Associazione Scientifica Interdisciplinare per lo studio delle Malattie Respiratorie (AIMAR), i cui fini istituzionali sono chiaramente indicati nella definizione della Società stessa, della quale va comunque sottolineato l’aspetto interdisciplinare. Accanto a questo nucleo centrale di chiara competenza pneumo-tisiologica, esistono anche altre numerose Società Scientifiche o Associazioni a vario titolo legate a patologie e/o a malati, che hanno interessi non prevalenti o esclusivi per la pneumologia. Per un indirizzo unitario che colleghi, pur nel rispetto e nell’autonomia di ogni singolo ente, le iniziative culturali, operative e sociali della pneumologia, si è discusso molto e, a quanto sembra, si sarebbe alla vigilia della realizzazione del raggruppamento operativo (sempre in maniera decisionale chiaramente autonoma) delle maggiori entità societarie. MRM 02-2009_def ok:Layout 1 08/05/09 09:18 Pagina 99 Interesse prevalente per alcune patologie Le “grandi” patologie della Pneumologia – come già ricordato – sono oggetto di attenzione, non sempre obiettiva e disinteressata da parte di persone od Enti pubblici o privati. Proprio a tutela di questi ultimi, sia per salvaguardare attività assistenziali di buon livello, sia per far conoscere i reali progres- si in campo terapeutico, è bene che nel settore esista una regolamentazione e soprattutto un coordinamento dell’informazione da parte della Federazione delle Società. Si eviterebbero sovrapposizioni temporali e tematiche, così come si potrebbe avere un parere – anche se non vincolante – su certe iniziative in campo terapeutico, che si vantano per reali novità che tali non sono. D’altra parte sarebbe bene assicurare un supporto anche alle patologie “minori” già citate in precedenza in genere trascurate per le modeste risorse/supporti ad esse riservati. Ed un discorso analogo può essere fatto per i farmaci “orfani”, fondamentali e indispensabili per malattie di prevalenza modesta nel nostro Paese e quindi trascurati dalle autorità e dall’industria. Certamente la Federazione porterebbe ordine nella situazione attuale che vede il fiorire di iniziative, alcune delle quali forse inutili o dispersive ad opera di specialisti non pneumologi, altre non sufficientemente divulgate ma realmente efficaci, sul piano culturale in genere e su quello operativo per aggiornamento. In un piano generale di prevenzione o di follow up di patologie particolari o in una programmazione per disponibilità e distribuzione di medicamenti particolari sarebbe bene che la Federazione prendesse l’iniziativa (o aiutasse a regolamentare e unificare quanto già esiste) di istituire Centri di eccellenza, per concentrare competenze e sforzi (organizzativi ed economici) riguardanti problematiche particolari: si eviterebbero doppioni che possono nascere sull’equivoco derivante dalla pubblicizzazione che alcuni possono fare nella loro zona di influenza. Una buona distribuzione in questo senso gioverebbe alla qualità di assistenza e ricerca e assicurerebbe a più persone od enti la possibilità di sviluppare peculiari attività. C Grassi Editoriale – Editorial Non apparirebbe elegante entrare nel merito di “gossip” e polemiche degli ultimi anni: come sempre in queste situazioni torto e ragione vanno equamente divise tra le parti in discussione. Si potrebbe ipotizzare che non c’è stato all’inizio molto entusiasmo per l’iniziativa e che i continui rimandi, giustificati da difficoltà formali per norme statutarie o per scadenze elettorali, abbiano confermato nel tempo un “ animus” non pienamente collaborante da parte di alcuni. Ma il ritorno alla storia è utile come insegnamento, ma assolutamente inutile per riaprire una discussione. Quale potrebbe essere un futuro che affermi la posizione unitaria degli pneumologi in collaborazione interdisciplinare – per gli argomenti di comune interesse – con altri specialisti? Nel libro dei sogni c’è una “Federazione delle Società di Medicina Respiratoria” (il termine Federazione non piace a molti perché pensano che li riporti alla Tisiologia…) che coordini globalmente tutti gli enti aderenti, per attività congressuali, di aggiornamento e di ricerca clinica policentrica, accanto ad una presenza istituzionale unitaria, di fronte alle autorità Nazionali e Regionali, compresi i politici che spesso si rendono interpreti, se non protagonisti, di iniziative dei tecnici interessati. Sempre nel libro dei sogni continuano ad esistere, in piena autonomia organizzativa ed economica, le singole Società, ma per il previsto coordinamento si deve creare un Direttivo della Federazione, quantitativamente abbastanza contenuto, con 1 – 2 rappresentanti delle società fondatrici di stretta caratterizzazione pneumologica qualificata e 2 – 3 rappresentanti per tutti gli altri Enti aderenti. Tutto scelto su base elettorale, con rotazione periodica della presidenza, con un solo Congresso annuale, a rotazione, di una delle tre grandi società pneumologiche oggi esistenti. La vecchia Federazione dovrebbe avere un ruolo determinante in campo sociale per gli attuali problemi legati alle malattie respiratorie e direttamente collegati alla comunità. Il ruolo fondamentale di coordinamento della nuova Federazione dovrebbe essere quello legato all’informazione di ogni attività pubblica delle singole società, che pure mantengono la loro libertà decisionale ed economica, in modo da evitare iniziative personali, isolate, con supporto finanziario non definito, “protette” da provider non sempre qualificati. Se c’è veramente il desiderio di presentarsi uniti, si devono superare desideri e ambizioni personali e si devono risolvere al più presto problemi burocratici: statuti, regolamenti e norme transitorie risolvono spesso, anche in Enti pubblici, problemi che si trascinavano da tempo e che richiedevano modifiche non sempre sostanziali ma certamente importanti. Mancato controllo telematico sul territorio Analoghe considerazioni a quelle qui sopra espresse valgono per le iniziative in campo di “telemedicina”. L’attività in ambiente ospedaliero e sul territorio si sono profondamente modificate in epoca relativamente recente. Oggi si tende ad una maggior dinamica nell’ambito ospedaliero, dando più spazio nei ricoveri a patologie di difficile gestione e sviluppando attività ambulatoriali e di day hospital che possono alleggerire il carico di patologie, in senso lato, più facili da controllare. D’altra parte, sul territorio, il medico di medicina generale diventa sempre più l’internista che deve risolvere i problemi più comuni ed essere in grado di indirizzare l’ammalato verso uno specialista per meglio definire quanto ha già intuito. Per agevolare il medico generalista in maniera più precisa è opportuno programmare una rete telematica in grado di fornire sul territorio strumenti di facile utilizzazione per una prima definizione qualiquantitativa di alcuni grandi sintomi o per un’indicazione di massima per alcune patologie. Il primo esempio significativo in questo senso ci è stato dato dai cardiologi con l’elettrocardiografia a MRM 99 Multidisciplinary Respiratory Medicine 2009; 4(2): 95-101 MRM 02-2009_def ok:Layout 1 08/05/09 09:18 Pagina 100 distanza nelle sue diverse applicazioni. Anche gli pneumologi non hanno perso tempo e, qualche anno dopo, hanno condotto una ricerca molto estesa (su migliaia di pazienti), per verificare la validità della telespirometria. Dal punto di vista tecnico la ricerca aveva dato un risultato chiaramente positivo, ma poi non ha avuto – a tutt’oggi – una diffusione o un’ulteriore approfondimento. Al contrario sono sorte altre iniziative analoghe con il solo risultato di aprire polemiche sull’utilità della spirometria e non di iniziare un perfezionamento dell’iniziativa, che si sarebbe sviluppata a livello dei medici generalisti, come selezione preliminare per l’avvio allo specialista. Sempre nello spirito di dare al medico un supporto tecnologico valido senza tralasciare la valutazione clinica del malato, non c’è dubbio che la telemedicina avrà un notevole sviluppo, sempre con l’obiettivo di dare maggior competenza alla medicina del territorio, per selezionare i ricoveri e non sovraccaricare irrazionalmente l’area ospedaliera. Insufficiente presenza di operazioni culturali dirette a medici di medicina generale (MMG) e alla popolazione Si è arrivati, nel giro di diversi anni, al quinto responsabile politico della sanità e della salute (Ministro o Sottosegretario) senza giungere a conclusioni ben definite sul problema dei “crediti” e dell’aggiornamento (diretto o a distanza), così che la maggior parte dei medici non ha avuto una risposta precisa ai diversi quesiti, ma soprattutto una definizione dell’obbligatorietà e dell’utilizzo futuro dei crediti stessi. Tante idee e tante opinioni, ma, al di fuori della solita aneddotica nazionale sulle disposizioni di legge, nessuno sa rispondere con certezza su quanto deve fare, sul come deve agire per acquisire il riconoscimento, sul valore che tale riconoscimento avrà in futuro, vincolante od opzionale. Sembra veramente strano che dopo anni, con il contributo di varie Commissioni ad hoc, non si sia ancora giunti a codificare norme molto semplici: aggiornare periodicamente su specialità a rotazione (negli anni o nei semestri) il medico generalista; richiedere allo specialista l’aggiornamento periodico nei Congressi Nazionali della specialità (ovviamente quelli delle società scientifiche accreditate con “controllo di qualità”). Purtroppo anche in questa situazione la presenza non coordinata di molte iniziative ha nuociuto alla qualità delle stesse, ma soprattutto ha disorientato chi voleva partecipare a qualcuna di esse, ottenendone un vantaggio per il suo aggiornamento. È fuor di dubbio, infatti, che la laurea in medicina – più di altre – invecchia rapidamente così come, sempre per il progresso tecnologico, la trattatistica ha una vita media sempre più ridotta, per la diversa dinamica dell’informazione tecnica aggiornata. Sempre nell’intento di rendere medicina generale e specialistica sempre più efficienti, si parla da tempo di una cartella clinica individuale realizzabile a livello nazionale e certamente in futuro vi si arriverà, non per l’impegno dei responsabili ma per ne- 100 MRM cessità legate al nuovo modo di informare e comunicare. Per agevolare l’informazione clinica sul malato, gli pneumologi avevano realizzato alcuni anni addietro una “carta” per l’asmatico; quest’ultimo presentandosi ad uno del 100 centri organizzati per tale indagine, poteva avere via computer un immediato e completo aggiornamento della sua situazione, con anamnesi, eventuali ricoveri ospedalieri, terapie precedenti ed in atto, eccetera. Era un modo preciso per aiutare medico e paziente nella corretta gestione di una malattia con carattere episodico. Si pensò (e si spese molto) ai “fortini” con la distribuzione delle macchine a livello nazionale, ma non si considerò l’arruolamento (e relativo bilancio) dei “soldati a difesa”… Anche questo poteva essere un mezzo di aggiornamento preciso per il malato, che spesso non ricorda particolari importanti su quanto è avvenuto ed in particolare su quanto gli è stato somministrato. E, infine, il discorso generale sull’aggiornamento della popolazione. L’informazione medica al profano è cresciuta, negli ultimi decenni, in maniera esponenziale. Fenomeno positivo, se si vuole informare il pubblico sui problemi riguardanti la medicina che non deve essere l’oggetto misterioso che tutti temono o sottovalutano per ignoranza. È giusto quindi che tutti i media parlino di medicina, ma questa informazione deve venire da fonti controllate e qualificate. In questo senso si era parlato tempo addietro di una verifica di questo tipo di informazione da parte di esperti o di commissioni rapidamente attive. Si parlò dall’altra parte, una volta di più e a sproposito, di censura antidemocratica e se ne sono visti i risultati, perché, il più delle volte, non si tratta di notizie false, ma semplicemente presentate in un’ottica che favorisce un errato ottimismo. Gli esempi sono molti. Dall’altro lato va ricordato che la diffusione mediatica dell’equivalente delle vecchie enciclopedie porta l’ammalato a consultare la voce che interessa la sua malattia, facendosi il più delle volte un’opinione errata, nel senso che per ogni patologia esistono stadi o caratteristiche individuali, che non consentono indicazioni univoche specie sul piano diagnostico. Il pubblico ha diritto ad avere tutte le informazioni che richiede, ma chi fornisce tali informazioni ha l’obbligo di verificarne la validità e di dare la possibilità di un’equa valutazione. Questo vale anche per campagne di prevenzione e di diagnosi precoce: si è assistito, negli ultimi anni, a versioni contraddittorie, nel tempo, sullo stesso argomento, anche sugli stessi media. È inutile sottolineare i vantaggi di una corretta prevenzione, ben documentata, per alcune malattie, così com’è importante darne precocemente una diagnosi, sempre con mezzi adeguati e non dispersivi, perché indirizzati verso accertamenti inutili. In sintesi Basi culturali e formazione dalla tisiologia sono state le premesse per la creazione della pneumologia, specialità più moderna e a più largo raggio, con un MRM 02-2009_def ok:Layout 1 08/05/09 09:18 Pagina 101 con altri specialisti; nel promuovere iniziative sul territorio dirette ad un perfezionato coordinamento con il MMG e con la popolazione, per una maggiore efficienza dell’assistenza e per una più corretta informazione al pubblico sulle problematiche della prevenzione e della diagnosi precoce. Non solo per la pace tra i popoli in guerra, ma anche per le controversie tra specialisti può valer la pena di ricordare quanto disse Eleanor Roosevelt: “It is not enough to talk about peace. One must believe in it. And it is not enough to believe in it. One must work at it”. C Grassi Editoriale – Editorial patrimonio clinico in parte originato anche dalla medicina interna. Evoluzione rapida e prospettive future di grande innovazione nell’area genomica sono gli aspetti positivi della pneumologia in Italia. Al contrario, la specialità - pur con molti motivi di attività interdisciplinare - non è arrivata a darsi un’immagine unica, anche se composta da singole entità valide ed autonome, ed a collaborare unitariamente con altre discipline, evitando il reciproco “cannibalismo” per competenze ed interessi comuni. È auspicabile che gli pneumologi trovino l’accordo per questa immagine unitaria, che si rivelerà utile nel coordinare le iniziative, nel proprio ambito e MRM 101 MRM 02-2009_def ok:Layout 1 08/05/09 09:18 Pagina 102 Editoriale / Editorial Come cambia la Pneumologia italiana The changing face of Pneumology in Italy Stefano Nardini1, Benito Leoncini2 1 Segretario generale/tesoriere AIMAR; 2Presidente Onorario AIMAR La Pneumologia italiana sta cambiando, come si può capire da diversi segnali. In un certo senso ciò che sta avvenendo è inevitabile ed è un bene: è stato più volte affermato che, a fronte dei cambiamenti anche radicali che si stanno verificando nella salute della comunità e nell’organizzazione sanitaria, anche l’offerta di servizi specialistici deve cambiare per meglio rispondere alle nuove esigenze. Perché il cambiamento sia proficuo e positivo, però, è importante che esso avvenga in modo razionale e, soprattutto - e nei limiti del possibile - sia governato. È quello che sta accadendo al mondo Pneumologico italiano? Cerchiamo di rispondere a questa domanda analizzando due differenti episodi recentemente accaduti, che possono essere altrettanti segnali di cambiamento. Il primo avviene localmente, in una grande regione italiana. Un’importante organizzazione presenta la nuova edizione di un libro sulle malattie respiratorie con la partecipazione dei massimi vertici nazionali e locali di una delle società scientifiche storiche della pneumologia; l’evento è anche occasione per un workshop sulla pneumologia regionale. Partecipano, oltre all’Assessore alla Sanità della Regione, anche alcuni suoi alti funzionari. Purtroppo, nell’ampio spazio del moderno Auditorium i partecipanti - escludendo i relatori - si contano sulle dita di una mano. E Assessore e funzionari, che non possono non notarlo, cercano di por termine all’incontro il più presto possibile. Il secondo episodio avviene su scala continentale ed è costituito dall’elezione del Delegato Nazionale italiano alla Società Respiratoria Europea. In questo caso, vi è un candidato presentato - e ufficialmente e fortissimamente sostenuto da una delle società pneumologiche storiche e vi sono poi altri candidati, tra cui uno proposto da AIMAR. Quest’ultimo viene eletto in modo pressoc- + Stefano Nardini c/o Ufficio Editoriale AIMAR Via Monsignor Cavigioli 10, 28021 Borgomanero (NO), Italia email: [email protected] Multidisciplinary Respiratory Medicine 2009; 4(2): 102-104 102 MRM ché plebiscitario. Per AIMAR - e per chi ne fa parte - sarebbe facile gioire di queste due situazioni. Godere del flop - per di più in un contesto politicamente impegnativo - di una società “concorrente”. O celebrare la “vittoria” in sede europea e sostenere che è stata un’ulteriore dimostrazione della propria vitalità e attualità, o, sposando le argomentazioni di diversi Colleghi, dire che si è trattato di un’affermazione contro modi arroganti e totalitari di far politica. E - perché non accennarne? - contemplare lo “stallo” in cui si trova l’iniziativa denominata “Anno del respiro” che, privata finora del supporto politico, rischia di rimanere una celebrazione solo “interna” al mondo pneumologico e quindi trasformarsi in un’altra - gigantesca - occasione di comunicazione perduta. Ma non sono questi i nostri sentimenti né è questa, a nostro avviso, la vera chiave di lettura. Ad avviso di chi scrive la vera chiave di lettura (e l’inevitabile sentimento negativo che l’accompagna) sta nella perdita di rappresentatività delle società scientifiche, nello scollamento tra la base e i vertici, pur democraticamente eletti, e, tra il “popolo” pneumologico, nella stanchezza della “vecchia guardia” (gran parte della quale vede nelle società scientifiche solo organizzazioni di potere) e nell’incertezza delle nuove generazioni (cui, al di là di aggiornamenti tecnici, le società esistenti nulla propongono sul versante della “politica” pneumologica). Insomma, nell’uno come nell’altro caso, la molla dell’agire dei Colleghi piuttosto che entusiasmo verso nuove società, sembra più rifiuto di vecchie. Anche il tanto vituperato (non da noi, però) microcosmo di società e associazioni, piccole o piccolissime, che si occupano di particolari nicchie della medicina respiratoria appare più il prodotto - piuttosto che la causa - dell’incapacità delle grandi aggregazioni di rappresentare tutte le istanze e soddi- MRM 02-2009_def ok:Layout 1 08/05/09 09:18 Pagina 103 si il termine, che per quelli della nostra generazione ha un significato preciso - “armata brancaleone”. E la responsabilità di questa mancanza è delle società scientifiche esistenti. Per guidare il cambiamento della pneumologia italiana le società scientifiche per prime devono cambiare. E l’obiettivo del loro cambiamento deve essere organizzarsi per fare in un’ottica di servizio. Fare una formazione (cominciando dai convegni nazionali o regionali) che sia veramente utile ai Colleghi, una formazione che non ripercorra sentieri usurati dalla ripetitività, ma che li aiuti a risolvere i problemi - non solo clinici ma anche politici e organizzativi - con cui si confrontano tutti i giorni. Organizzare progetti di ricerca che servano sia a far “crescere” professionalmente gli specialisti (e a farli positivamente interagire con il proprio territorio), sia a fornire dati utili al decisore politico, sia a favorire la standardizzazione dell’offerta di servizi pneumologici sul territorio nazionale. Per far questo esistono sia le risorse umane (si pensi a quanti Colleghi pneumologi italiani hanno occupato e occupano posizioni elettive nella Società Respiratoria Europea (ERS), per essere eletti alle quali conta solo la competenza e la voglia di fare), sia le risorse economiche (anche in questo momento di crisi, i fondi che le aziende farmaceutiche e di apparecchiature medicali mettono a disposizione di progetti societari sono tutt’altro che trascurabili). Ciò che manca è la capacità di usare queste risorse nel senso che abbiamo detto. Come società scientifica AIMAR ha tentato di operare nella direzione sopra tracciata, in particolare facendo da cinghia di trasmissione tra la GARD dell’OMS e una serie di programmi di ricerca nazionali. Se ci sia riuscita o no, non spetta a noi dirlo; riteniamo finito il tempo dell’autoreferenzialità. Di una cosa però siamo sicuri, come responsabili di AIMAR: aver offerto a tutte le società (scientifiche e di pazienti) di area respiratoria la possibilità di collaborare a costruire un’unica aggregazione che, salvaguardando le individualità su un piede di parità, dia della disciplina un’immagine unitaria e organica. Tale aggregazione non significa certo l’automatica acquisizione di tutto ciò che oggi manca al mondo pneumologico italiano per cambiare, ma siamo sicuri che ne sia il primo indispensabile passo. Undici sono le società che si sono riconosciute nel progetto e hanno costituito l’Alleanza per le malattie Toraco Polmonari (ATP). Le tre Società maggiori respiratorie hanno preso a novembre 2008 l’impegno a operare in sinergia; se questo obiettivo verrà effettivamente perseguito lo si vedrà presto. L’occasione di verifica è stata creata da alcuni Colleghi, di estrazione sia universitaria sia ospedaliera, che sono riusciti lo scorso anno a far assegnare all’Italia la prossima assemblea mondiale della GARD che si terrà a Roma a giugno 2009. Si tratta di un’occasione unica per ottenere - anche presso le autorità politiche - lo slancio e l’energia per ulteriori passi nella direzione auspicata. Quanto questa occasione verrà sfruttata costituirà S Nardini Editoriale – Editorial sfare tutte le necessità, di Colleghi come di Pazienti. Dunque il cambiamento che sta avvenendo nella pneumologia italiana non sembra né razionale - in quanto dettato più da stanchezza che da ragionamento - né tanto meno governato - nessuna delle società scientifiche attuali sembra avere un ruolo di leadership. Come fare allora a guidare il cambiamento, a motivare gli specialisti italiani in malattie respiratorie, a cambiare in modo ragionato e produttivo, per la comunità non meno che per la specialità? A sua volta, questa domanda può essere scomposta in altre, più dettagliate: come riuscire a far acquistare visibilità politica e non solo epidemiologica alla medicina respiratoria? Come riuscire a far capire ai Colleghi più giovani che il valore della propria eccellenza (ad esempio in broncoscopia o in fisiopatologia respiratoria) viene moltiplicato se inserito in una squadra di specialisti in medicina respiratoria, ma dimezzato in una squadra di specialisti in altre specialità? Come fare a dimostrare la specificità e – soprattutto - la convenienza delle unità operative ospedaliere di Pneumologia? Come fare a riallacciare i legami - all’interno delle società scientifiche di medicina respiratoria - tra i vertici e la base, in modo che le scelte dei primi siano espressione vera delle necessità e delle idee della seconda e non mere spartizioni di potere? E, infine ma non meno importante, come fare perché gli appuntamenti politicamente cruciali, cui in apertura si è accennato, non si trasformino in una colossale caduta di immagine, che purtroppo non coinvolge solo la singola società ma la specialità tutta? La strada per rispondere a tutti questi quesiti è semplice, in qualche modo ovvia, e consiste nel rispondere in modo appropriato, coordinato e sostenibile ai bisogni di salute della propria comunità. Questo indirizzo generale è anche semplice da tradurre in pratica. Esistono specialisti che le nostre università, pur con alti e bassi, hanno formato e formano correttamente: ne sono la prova il buon livello quantitativo e qualitativo degli studi scientifici che vengono pubblicati da autori italiani sulle riviste respiratorie internazionali. Esistono autorevoli, aggiornati e dettagliati modelli di assistenza alle malattie respiratorie: basti pensare a quanto fornito con l’alleanza globale contro le malattie respiratorie (GARD) dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Esiste un’attenzione nuova da parte del decisore politico alle malattie respiratorie: si veda il più recente piano sanitario nazionale. Cosa impedisce allora l’applicazione pratica di quei modelli alla nostra realtà, da parte dei nostri specialisti, nella prevenzione primaria e secondaria, in terapia e in riabilitazione? È che manca un elemento, purtroppo indispensabile. Un esercito non è una somma di individui isolati, ma è un’integrazione di soggetti uniti da un credo comune, che, pur con le diverse competenze, hanno un solo obiettivo, per il quale sono in grado di combattere. Alla medicina respiratoria italiana manca oggi proprio questo: essere esercito piuttosto che - ci si pas- MRM 103 Multidisciplinary Respiratory Medicine 2009; 4(2): 102-104 MRM 02-2009_def ok:Layout 1 08/05/09 09:18 Pagina 104 104 MRM un titolo di merito - o di demerito - delle società scientifiche respiratorie. Ripetiamo: le condizioni per iniziare a governare il cambiamento della medicina respiratoria italiana, nel 2009, ci sono tutte. La riuscita di questo cambiamento potrà essere il metro su cui giudicare la validità di chi - in questo momento - ha la responsabilità della guida delle nostre società scientifiche. MRM 02-2009_def ok:Layout 1 08/05/09 09:18 Pagina 105 Editoriale / Editorial Un’altra prestigiosa conquista di AIMAR Another notable achievement of AIMAR Claudio M. Sanguinetti1, Claudio F. Donner2, Fernando De Benedetto1, Stefano Nardini3 1 Vice-presidente AIMAR Presidente AIMAR 3 Segretario generale/tesoriere AIMAR 2 I nostri soci ricorderanno che qualche anno fa, nel 2006 per la precisione, AIMAR concordò con la European Respiratory Society (ERS) l’istituzione di borse di studio rivolte a giovani ricercatori nel settore della medicina respiratoria per consentire loro di svolgere programmi di ricerca presso prestigiose sedi nazionali e internazionali. Tale iniziativa è perfettamente in linea con la politica che AIMAR ha perseguito fin dalla sua fondazione, cioè quella di contribuire in tutte le maniere ad elevare il livello della medicina respiratoria italiana mediante convegni, corsi, iniziative educazionali e progetti di ricerca finalizzati a migliorare l’approccio diagnostico e terapeutico alle patologie respiratorie. In questo contesto si colloca la joint-fellowship tra ERS e AIMAR, che si basa sulla valutazione da parte delle due Associazioni delle richieste di svolgimento di progetti di ricerca che periodicamente ad esse vengono inviate, e sulla ripartizione fifty-fifty dell’impegno economico per i progetti approvati, stabilita in base alle caratteristiche della ricerca proposta. Dopo il conseguimento del 2007 Joint ERS/AIMAR Short Term Fellowship Award da parte della Dottoressa Michela Bezzi di Brescia (con un progetto di ricerca su ”Endoscopic treatment of Pulmonary Emphysema”, effettuato a Bruxelles), di recente due application da parte di giovani ricercatori italiani sono giunte in sede ERS-AIMAR e precisamente da parte della Dottoressa Francesca Polverino e del Dottor Giovanni Malerba. Francesca Polverino è ricercatrice (specializzanda in Pneumologia) presso l’Università di Messina e ha seguito gli studi per 15 mesi fino al gennaio scorso presso la Clinica delle Malattie Respiratorie – Dipartimento di Scienza Toracica e Cardiovascolare dell’Università di Padova, diretta dalla Professoressa Marina Saetta. Francesca Polverino Giovanni Malerba, laureato in biologia e specializzato in genetica medica e in biotecnologie applicate alle scienze biomediche, appartiene al Dipartimento Materno-infantile e di Biologia Genetica, Sezione di Biologia e Genetica, dell’Università degli Studi di Verona, diretto dal Professor Pier Franco Pignatti. È quindi con giustificato orgoglio che AIMAR annuncia l’approvazione dei progetti di ricerca e l’assegnazione della relativa borsa di studio ERS/AIMAR a questi due giovani e brillanti ricercatori italiani. La Dottoressa Polverino svolgerà una ricerca della durata di tre mesi, dal titolo “Analysis of BAFF expression in vivo and in vitro in COPD” presso il Servizio di Pneumologia dell’Ospedale Universitario Son Dureta di Palma di Maiorca in Spagna, diretto dal Professor Borja Cosio. + Ufficio Editoriale AIMAR Via Monsignor Cavigioli 10, 28021 Borgomanero (NO), Italia email: [email protected] Multidisciplinary Respiratory Medicine 2009; 4(2): 105-106 MRM 105 Multidisciplinary Respiratory Medicine 2009; 4(2): 105-106 MRM 02-2009_def ok:Layout 1 08/05/09 09:18 Pagina 106 Giovanni Malerba Il Dottor Malerba effettuerà una ricerca della durata di tre mesi dal titolo ”Searching for parent-of-origin effect in a dataset of 2 European asthmatic family samples”, occupandosi perciò dello studio della genetica in famiglie di pazienti asmatici, presso 106 MRM l’Istituto di Biologia Molecolare della Fondazione Jean Dausset / CEPH - INSERM U794 di Parigi, diretto dal Prof. Florence Demenais. Il fatto che l’ERS abbia deciso di confermare queste due borse di studio già segnalate da AIMAR nella sua valutazione, oltre che motivo di grande soddisfazione per la nostra Associazione, dà conferma di quanto AIMAR va da sempre affermando, e cioè che l’Italia è ricca di studiosi e ricercatori di sicuro livello in tutti i settori e in particolare in quello della medicina respiratoria e che l’unica via per mantenere le peculiarità della nostra disciplina è quella di elevare ulteriormente il background culturale e operativo di tutti gli specialisti di settore, dando anche loro la possibilità di migliorarsi continuamente e aderendo peraltro a quella che è la filosofia ispiratrice della GARD (Global Alliance against chronic Respiratory Diseases). A ulteriore riprova della qualità della pneumologia italiana va anche la recente nomina di diversi colleghi nazionali a cariche scientifiche di grande rilevanza nella ERS. Ai due giovani ricercatori AIMAR rivolge l’augurio che questa prestigiosa attribuzione sia solo la tappa di una lunga carriera professionale ricca di successi, alla cui costituzione la nostra Associazione potrà farsi pregio di aver contribuito con un piccolo ma significativo apporto. MRM 02-2009_def ok:Layout 1 08/05/09 09:18 Pagina 107 Articolo Originale / Original Article Sopravvivenza dei soggetti con BPCO grave ammessi alla OTLT e gestiti in regime domiciliare secondo modello tradizionale o modello telemetrico: studio di dieci anni Survival in severe COPD patients on home LTOT with vs. without telemonitoring: a 10-year experience Roberto W. Dal Negro1,2, Luca Bonadiman2, Silvia Tognella1, Claudio Micheletto1, Paola Turco2 1 UOC di Pneumologia, ULSS22 Regione Veneto, Ospedale Orlandi, Bussolengo (VR) CESFAR - Centro Studi Nazionale di Farmaco-Economia e Farmaco-Epidemiologia Respiratoria, Bussolengo, Verona 2 RIASSUNTO La valutazione degli outcome in corso di ossigenoterapia domiciliare a lungo termine (OTLT) è argomento di continuo ed attuale interesse scientifico. È stata calcolata la sopravvivenza (espressa in giorni dall’inizio della OTLT) su 886 soggetti affetti da BPCO molto grave, gestiti nell’ultimo decennio presso il nostro Centro Specialistico. I valori di sopravvivenza rilevati nei soggetti gestiti secondo il modello di intervento domiciliare tradizionale (gruppo A) sono stati confrontati con quelli rilevati sui pazienti gestiti mediante monitoraggio domiciliare condotto con controllo telemetrico dei parametri vitali e delle situazioni di emergenza (gruppo B). I due gruppi di pazienti sono risultati omogenei in termini di età, sesso e parametri della funzione polmonare basale e consumo quotidiano di ossigeno (t test: p = ns). Da un punto di vista generale, nel gruppo A, la sopravvivenza è risultata di 482,6 giorni ± 273,9 ds, mentre nel gruppo B è risultata di 1239,6 giorni ± 382,1 ds, p < 0,01, quindi superiore di oltre 2,5 volte. Nel gruppo A, i soggetti di sesso femminile hanno fatto registrare una sopravvivenza media più breve di quella del sesso maschile, rispettivamente 368,5 giorni ± 181 ds e 538,8 giorni ± 346 ds, p < 0,01. Nel gruppo B è risultato invece il sesso maschile (n = 134) quello caratterizzato da una sopravvivenza più breve rispetto al femminile (n = 51), rispettivamente 1166,4 giorni ± 556 ds e 1433,7 giorni ± 656.3 ds, p < 0,01. Nei soggetti del gruppo A, l’incidenza di episodi acuti di insufficienza cardiaca e cardiorespiratoria rapidamente irreversibili è risultata significativamente più elevata (33,0 vs 17,3%), così come quella delle infezioni respiratorie delle basse vie aeree con esito fatale (21,1 vs 11,3%). Una sopravvivenza significativamente più lunga (di 2,5 volte) e migliori outcome sono stati verificati nei soggetti controllati a domicilio mediante sistema telemetrico. Pur a parità di condizioni anagrafiche, funzionali, voluttuarie e di comorbilità, il sesso femminile, è risultato privilegiato in termini di sopravvivenza quando inserito in un protocollo di gestione telemetrica della OTLT. È presumibile che il pattern psicologico ed il profilo di personalità che mediamente differenzia i due sessi possa contribuire a spiegare, almeno in parte, le differenze osservate. Parole chiave: BPCO molto grave, home care, insufficienza respiratoria cronica, ossigenoterapia, OTLT, sopravvivenza, telemedicina. ABSTRACT Outcome assessment is a crucial topic during long term oxygen treatment (LTOT), particularly in terms of mortality. A sample of 886 patients suffering from severe COPD and following an LTOT program for the last ten years managed by our Specialist Center was evaluated for survival (expressed in days from the start of the LTOT program). Subjects were divided into two subgroups well matched in terms of sex, age, lung function and daily oxygen consumption: group A, patients managed with conventional protocol for home assistance, and group B, patients managed with telemetric daily monitoring of clinical signs and exacerbation occurrence. + Roberto W. Dal Negro UOC di Pneumologia, ULSS22 Regione Veneto, Ospedale Orlandi Via Ospedale 2, 37012 Bussolengo (VR), Italia email: [email protected] Data di arrivo del testo: 22/12/2008 – Accettato per la pubblicazione: 9/2/2009 Multidisciplinary Respiratory Medicine 2009; 4(2): 107-111 MRM 107 Multidisciplinary Respiratory Medicine 2009; 4(2): 107-111 MRM 02-2009_def ok:Layout 1 08/05/09 09:18 Pagina 108 108 MRM Survival proved significantly shorter (2.5 fold) in group A (patients without telemetric management of LTOT) compared to group B (patients with telemetric management of LTOT) (482.6 days ± 273.9 sd vs 1239.6 days ± 382.1 sd, p < 0.01). In group B, both the incidence of episodes of heart failure and of lower airway infections were significantly lower (17.3 vs 33.0%, and 11.3 vs 21.1%, respectively). While males had a longer survival in the traditional protocol of management, females had a significantly longer survival when managed according to the telemetric protocol of longterm LTOT (1166.4 days ± 556 sd vs 1433.7 days ± 656.3 sd, p < 0.01). Psychological aspects and a different profile in personality of females may contribute to explain these differences. Key words: Chronic respiratory insufficiency, home care, LTOT, oxygen treatment, survival, telemedicine, very severe COPD. Gli effetti terapeutici dell’ossigenoterapia nei soggetti portatori di malattie respiratorie croniche in stadio avanzato e con presenza di ipossiemia significativa e persistente sono ormai consolidati nella letteratura specialistica. La strategia terapeutica basata sulla somministrazione di ossigeno per lunghi periodi di tempo (ossigenoterapia a lungo termine OTLT) si è via via affermata come strumento terapeutico capace di aumentare indiscutibilmente la sopravvivenza degli insufficienti respiratori critici, di migliorare la loro qualità di vita, il loro stato generale di salute, il livello delle loro quotidiane performance fisiche e relazionali nell’ambito della vita reale. Tali evidenze derivano dai dati di fondamentali ricerche condotte alcuni decenni fa: a questo proposito sono infatti da ritenere fondamentali i due primi studi clinici controllati condotti su pazienti con broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO): il Nocturnal Oxygen Therapy Trial (NOTT) ed il British Medical Research Council (MRC) [1,2]. Entrambi gli studi hanno dimostrato che la OTLT è in grado di prolungare la sopravvivenza nei soggetti con grave BPCO associata a ipossiemia a riposo e hanno anche mostrato come i risultati migliori si ottengano mediante una prolungata somministrazione di ossigeno, cioè per oltre 15 ore al giorno. Il preciso meccanismo con cui la OTLT aumenta la sopravvivenza in tali soggetti non è ancora completamente chiarito, si ritiene tuttavia che giochi un ruolo fondamentale il miglioramento di molteplici variabili emodinamiche indotto dalla somministrazione prolungata di ossigeno. Più di recente, tuttavia, sono stati riportati tassi di mortalità più elevati rispetto a quanto riferito nei primi studi, soprattutto nei soggetti di sesso maschile [3]. Comunque, se è stato riscontrato che pazienti con BPCO più grave possono non ottenere un beneficio significativo dalla OTLT [4], altre evidenze hanno documentato che i pazienti con BPCO ipossiemici trattati con OTLT sembrano avere la medesima aspettativa di vita dei pazienti BPCO non ipossiemici [5]. Un ulteriore studio prospettico decennale ha analizzato la sopravvivenza media dei pa- zienti respiratori cronici anche sulla base di una più precisa definizione diagnostica della loro infermità respiratoria. La sopravvivenza dei soggetti affetti da bronchite cronica è risultata di 3 anni, mentre quella dei soggetti affetti da bronchiectasie e asma è apparsa lievemente migliore; peggiore si è confermata quella dei pazienti con enfisema polmonare. Nei pazienti con cifoscoliosi e malattie neuromuscolari è stata rilevata una sopravvivenza media più elevata. La prognosi peggiore è invece stata riscontrata nei pazienti con pneumoconiosi o malattie fibrosanti: il 50% di essi risultava infatti deceduto nell’anno successivo all’inizio dell’ossigenoterapia domiciliare. Infine, la contemporanea presenza di una malattia ostruttiva cronica delle vie aeree è risultata un fattore peggiorativo sulla prognosi dei soggetti cifoscoliotici e dei pazienti con patologia neuromuscolare, avvicinando la loro sopravvivenza a quella dei pazienti con BPCO. In corso di BPCO, il sesso maschile, la maggiore età anagrafica, il basso indice di massa corporea (BMI), il valore di volume espiratorio forzato in 1 secondo (FEV1) in % del teorico e i livelli di PaO2 e PaCO2 risultano fattori prognostici negativi indipendenti. Il sesso femminile, la giovane età, l’alto valore di BMI, i valori di PaO2 e di PaCO2 (e per la cifoscoliosi anche il miglior rapporto FEV1/capacità vitale [VC]) risultano invece fattori prognostici favorevoli e indipendenti nei soggetti portatori di esiti parenchimali tubercolari e/o di cifoscoliosi. Infine, nelle malattie fibrosanti i bassi valori di PaO2, quelli di PaCO2, il valore di VC % del teorico e un elevato rapporto FEV1/VC sono da considerare fattori prognostici negativi [6]. Nella nostra ventennale esperienza di gestione della OTLT la BPCO grave si è confermata, in accordo con la letteratura internazionale, la patologia che più frequentemente richiede tale modalità di gestione terapeutica nel lungo periodo. Per ciò che concerne la sopravvivenza di questa tipologia di soggetti, portatori di insufficienza respiratoria cronica ipossiemica e/o ipercapnica, i dati di una recente analisi relativa agli ultimi dieci anni di gestione, confrontati con quelli ISTAT sulla vita media, hanno mostrato come la durata media di vita dei soggetti in OTLT sia mediamente inferiore a quanto atteso in Italia per entrambi i sessi. Tuttavia, diversamente dal sesso femminile, quello maschile, pur in regime di OTLT, si avvicina di più al relativo valore ISTAT previsto in termini di vita media [7]. A tutt’oggi risultano numericamente ancora assai scarsi, se non proprio episodici, gli studi che hanno confrontato in termini di sopravvivenza media gli esiti della OTLT condotta mediante diversi modelli gestionali. Scopo del presente studio è stato quello di paragonare la sopravvivenza osservata nei soggetti affetti da BPCO grave e molto grave e con ipossiemia e/o ipercapnia gestiti secondo il modello di intervento domiciliare tradizionale, con la sopravvivenza dei pazienti in gestione domiciliare quotidianamente condotta mediante monitoraggio telemetrico dei parametri vitali e delle situazioni di emergenza. MRM 02-2009_def ok:Layout 1 08/05/09 09:18 Pagina 109 È stato analizzato il campione totale di 886 soggetti gestiti in regime di OTLT nell’ultimo decennio a causa di una patologia respiratoria cronico-invalidante e facenti parte del Data Base istituzionale dedicato, certificato secondo la norma ISO 90012000. Tutti soggetti erano stati inseriti nel programma di OTLT secondo i criteri previsti dal vigente protocollo regionale di ammissione [7]. I pazienti OTLT portatori di BPCO grave o molto grave sono risultati 685 (71,3%). Di questi, 403 (58,8%) erano deceduti durante il periodo di osservazione ed è stato quindi possibile valutarne la sopravvivenza mediante analisi retrospettiva. Successivamente, applicando in automatico i criteri selettivi dell’algebra booleana, è stato possibile discriminare i soggetti gestiti in OTLT secondo modalità tradizionale, con visite mediche periodiche a cadenza bimestrale-trimestrale e contestuale verifica della terapia con eventuale adeguamento della prescrizione giornaliera dell’ossigeno (n = 218; 54,1%; Gruppo A), da quelli (n = 185; 45,9%; Gruppo B) che sono invece stati gestiti a domicilio mediante monitoraggio quotidiano telemetrico di alcuni parametri vitali (frequenza cardiaca; saturazione di HbO2; pressione arteriosa sistolica e diastolica; consumo di O2; compliance all’O2; indice di dispnea) [8]. Per ogni soggetto si è tenuto conto dei valori di funzione respiratoria (FEV1 % teorico; FVC % teorico; FEV1/VC; PaO2 e PaCO2 in mmHg) rilevati all’epoca dell’ammissione al rispettivo protocollo di OTLT. La sopravvivenza dei soggetti è stata espressa in giorni dall’inizio della OTLT. Il personale addetto alle procedure selettive, e successivamente alla costituzione delle banche dati, non apparteneva allo staff della UOC di Pneumologia, ma era costituito da “professional” di un’agenzia cui era stato terziarizzato questo specifico incarico per il presente protocollo di studio. Tutti i dati raccolti per le singole variabili considerate sono stati espressi in unità osservazionali (assolute e/o percentuali) e in valore medio ± ds. I confronti statistici sono stati effettuati mediante test di Welch, assumendo p < 0,05 come valore minimo di significatività statistica. RISULTATI Le caratteristiche fondamentali dei soggetti di entrambi i gruppi sono riassunte nella Tabella I. I due gruppi sono risultati confrontabili (“well matched”) in termini di età, rapporto fra sessi e funzione respiratoria basale (p = ns). I soggetti sono inoltre risultati omogenei anche in termini di numero e tipologia delle fondamentali comorbidità cardiovascolari e metaboliche. Inoltre, rispettivamente nell’84,8% e nell’83,9% dei casi, i soggetti risultavano ex fumatori (36,9 e 38,7 pack/year come consumo medio riferito, p = ns). La quantità media giornaliera di ossigeno assunta dai soggetti è stata rispettivamente di 1,97 L/min per 16,6 ore/die nel gruppo A e di 1,92 L/min per 16,6 ore nel gruppo B; p = ns. Nell’ambito di entrambi i gruppi il sesso maschile è risultato quello più rappresentato, con un rapporto di circa 2:1 rispetto al femminile. Nel gruppo A la sopravvivenza è risultata di 483 ± 274 giorni, mentre nel gruppo B era di 1240 ± 382 giorni, p < 0,01, cioè superiore di oltre 2,5 volte a quella del gruppo A (Figura 1). Per quanto attiene ad eventuali differenze correlate al sesso, nel gruppo A i soggetti di sesso femminile (n = 74) hanno fatto registrare una sopravvivenza media più breve di quella del sesso maschile (n = 144), rispettivamente 368 ± 181 giorni e 538 ± 346 giorni, p < 0,01. Nel gruppo B è risultato invece il sesso maschile (n = 134) quello caratterizzato da una sopravvivenza più breve rispetto al femminile (n = 51) (rispettivamente 1166 ± 556 giorni e 1434 ± 656 giorni, p < 0,01) (Figura 2). I due gruppi sono risultati diversi in termini di incidenza degli episodi che hanno causato la morte dei soggetti: fondamentalmente, nel gruppo A l’incidenza di episodi acuti di insufficienza cardiaca e cardiorespiratoria rapidamente irreversibili è risultata significativamente più elevata (33,0% vs 17,3%), così come quella delle infezioni respiratorie delle basse vie aeree con esito fatale (21,1% vs 11,3%). Nessuna differenza significativa fra i due gruppi è stata invece osservata per quanto riguarda l’incidenza delle morti per causa neoplastica e metabolica. RW Dal Negro, L Bonadiman, P Turco Telemetria nell’OTLT domiciliare e sopravvivenza - Telemonitoring in home LTOT and survival MATERIALI E METODI DISCUSSIONE Nell’ambito della patologia ostruttiva cronica grave delle vie aeree sono molti i fattori di rischio che sono stati studiati perché ritenuti in grado di condizionare l’incidenza della mortalità e per alcuni di essi è stato anche calcolato il valore predittivo. TABELLA I: CARATTERISTICHE DEI DUE GRUPPI DI SOGGETTI GESTITI IN OTLT (NUMEROSITÀ DELLE UNITÀ OSSERVAZIONALI, VALORI %, VALORI MEDI ± DS) Gruppo n f/m ratio Età anni FEV1 % FVC % FEV1/CV PaO2 mmHg PaCO2 mmHg A 218 71/147 1/2,1 75,4 (6,6) 49,3 (5,9) 62,8 (5,9) 55,7 (3,1) 50,1 (4,2) 47,9 (3,9) B 185 54/131 1/2,4 74,3 (7,8) 46,9 (4,6) 63,0 (6,3) 57,2 (2,4) 49,6 (4,8) 48,2 (4,2) Legenda: CV, capacità vitale; FEV1, volume espiratorio forzato in 1 secondo; f/m, femmine/maschi; OTLT, ossigenoterapia a lungo termine. MRM 109 FIGURA 1: SOPRAVVIVENZA NEI DUE GRUPPI DI SOGGETTI A DIVERSO MODELLO GESTIONALE 1500 1000 giorni Multidisciplinary Respiratory Medicine 2009; 4(2): 107-111 MRM 02-2009_def ok:Layout 1 08/05/09 09:18 Pagina 110 500 0 OTLT tradizionale OTLT telemetrica Legenda: OTLT, ossigenoterapia a lungo termine. Fin dai primi studi, molti autori hanno enfatizzato il ruolo della misura della funzione respiratoria (prevalentemente il FEV1) soprattutto nei casi più gravi di BPCO [9-12]. Anche il ruolo del fumo di sigaretta è stato diffusamente indagato e in questo contesto, più recentemente, nei soggetti affetti da BPCO molto grave è stato valutato anche il ruolo positivo della disassuefazione dal fumo [13]. Comunque, non sempre è stato possibile documentare una significativa correlazione tra mortalità e abitudine tabagica, sia in termini di durata, che di consumo di sigarette. FIGURA 2: SOPRAVVIVENZA NEI DUE GRUPPI IN BASE AL SESSO 1500 giorni 1000 500 0 femmine maschi femmine maschi OTLT tradizionale Legenda: OTLT, ossigenoterapia a lungo termine. 110 MRM OTLT telemetrica Anche se molti studi lo hanno affermato, l’età anagrafica del soggetto non è risultata strettamente correlata alla mortalità. Il sesso ha mostrato comportamenti sufficientemente univoci, confermando il sesso femminile come quello maggiormente suscettibile per la BPCO, anche se, una volta eliminati i fattori confondenti, non è emersa una chiara differenza fra sessi in termini di mortalità. Tuttavia, alcuni studi hanno riportato un ridotta mortalità a carico del sesso femminile, soprattutto quando valutata in soggetti in OTLT [14-16]. A questo proposito, studi più recenti condotti su soggetti BPCO in OTLT tendono invece a confermare una maggiore probabilità di esiti fatali nel sesso femminile [17]. In questi studi anche i valori di PaO2 e di BMI si sono confermati fattori indipendenti predittivi di mortalità. Non risulta tuttavia che, a tutt’oggi, sia stato preso in considerazione da questo punto di vista il tipo di modello gestionale adottato per la OTLT nei pazienti con BPCO grave e molto grave. I dati del presente studio tendono a indicare come anche il tipo di modello gestionale possa condizionare in maniera sostanziale e significativa la sopravvivenza di questa tipologia di soggetti, suggerendo come una gestione più regolare e basata su controlli quotidiani dei parametri vitali possa condurre a risultati più favorevoli in termini di sopravvivenza. Verosimilmente, come già dimostrato in precedenti studi, tale modello gestionale, che prevede uno stretto legame fra il Centro operativo specialistico e il soggetto (e la sua famiglia), crea le condizioni per una maggiore e più efficace aderenza al piano terapeutico sia di tipo farmacologico specialistico, che di gestione dell’ossigenoterapia domiciliare. A conferma di ciò è la diversa tipologia degli eventi fatali acuti riscontrata nei due gruppi di soggetti a diversa gestione della OTLT. Sicuramente non è di poco conto per il paziente il dato di una sopravvivenza 2,5 volte superiore nel caso della gestione domiciliare telemetrica, che si accompagna a una probabilità assai minore di quegli eventi critici infettivi e/o cardio-respiratori che solitamente gettano nel panico il soggetto e i suoi familiari. Da un punto di vista generale, l’effetto positivo della OTLT (gestita per via telemetrica, nel caso specifico) sulla sopravvivenza è anche enfatizzato dalla considerazione che nell’ultima decade della nostra gestione domiciliare dei pazienti respiratori gravi, il numero dei sopravvissuti è andato progressivamente aumentando. Ciò è testimoniato dal rapporto sempre più positivo fra il numero di nuove ammissioni al programma terapeutico di OTLT e il numero di interruzioni dello stesso (in oltre il 98% dei casi riconducibile alla morte del paziente) [7]. Sono tuttavia emerse diversità legate al sesso nei soggetti in OTLT: mentre il sesso femminile sembra essere più fragile qualora gestito con controlli meno stretti, lo stesso è invece risultato privilegiato in termini di sopravvivenza quando inserito in un programma gestionale che preveda controlli quotidiani multiparametrici. Tale evidenza tende a confermare i dati ottenuti in precedenti esperienze condotte su pazienti in OTLT e che avevano indicato, nel nostro MRM 02-2009_def ok:Layout 1 08/05/09 09:18 Pagina 111 Di fatto, a parità di condizioni anagrafiche, funzionali, voluttuarie e di comorbilità, la gestione in telemetria della OTLT si è dimostrata significativamente più vantaggiosa in termini di sopravvivenza dei pazienti con BPCO grave e molto grave. DICHIARAZIONE DI CONFLITTO DI INTERESSI: Gli autori non hanno relazioni finanziarie con un'entità commerciale che abbia interesse nell'oggetto di questo articolo. Bibliografia 1. Report of the Medical Research Council Working Party. Long term domiciliary oxygen therapy in chronic cor pulmonale complicating chronic bronchitis and emphysema. Lancet 1981;i:681-685. 2. Nocturnal Oxygen Therapy Trial Group. Continuous or nocturnal oxygen therapy in hypoxemic chronic obstructive lung disease: a clinical trial. Ann Intern Med 1980;93:391398. 3. Crockett AJ, Cranston JM, Moss JR, Alpers JH. Survival on long-term oxygen therapy in chronic airflow limitation: from evidence to outcomes in the routine clinical setting. Intern Med J 2001;31:448-454. 4. MacNee W. Predictors of survival in patients treated with long-term oxygen therapy. Respiration 1992,59(Suppl 2):57. 5. Solèr M, Michel F, Perruchoud AP. Long-term oxygen therapy for cor pulmonale in patients with chronic obstructive pulmonary disease. Respiration 1991,58(Suppl 1):52-56. 6. Chailleux E, Fauroux B, Binet F, Dautzenberg B, Polu JM. Predictors of survival in patients receiving domiciliary oxygen therapy or mechanical ventilation. A 10-year analysis of ANTADIR Observatory. Chest 1996;109:741-749. 7. Dal Negro RW. Long term oxygen tele-home monitoring, the Italian perspective. Chest 2000 Companion Book, Oct. 22-26,2000;247-249. 8. Dal Negro RW, Turco P. Telemedicine and HLTOT in Italy: a 20 year experience. In: Dal Negro RW, Goldberg AI Eds, Home Long-Term Oxygen treatment in Italy: the additional value of telemedicine, Springer Verlag, 2005:69-83. 9. Burrows B, Earle RH. Course and prognosis of chronic obstructive lung disease: a prospective study of 200 patients. N Eng J Med 1969;280:397-404. 10. Kok-Jensen A, Sorensen E, Damsgaard T. Prognosis in severe chronic obstructive pulmonary disease: relation to degree of obstruction, age and sex and electrocardiographic 11. 12. 13. 14. 15. 16. 17. 18. changes suggesting cor pulmonale. Scand J Respir Dis 1974;55:120-128. Traver GA, Cline MG, Burrows B. Predictors of mortality in chronic obstructive pulmonary disease. A 15 year follow-up study. Am Rev Respir Dis 1979;119:895-902. Anthonisen NR, Wright EC, Hodgkin JE. Prognosis in chronic obstructive pulmonary disease. Am Rev Respir Dis 1986;133:14-20. Hersh CP, DeMeo DL, Al-Ansari E, Carey VJ, Reilly JJ, Ginns LC, Silverman EK. Predictors of survival in severe, early onset COPD. 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LTOT outcomes: Patient’s and Doctor’s perspectives. In: Dal Negro RW, Goldberg AI Eds, Home Long-Term Oxygen treatment in Italy: the additional value of telemedicine. Springer Verlag, 2005:119-132. RW Dal Negro, L Bonadiman, P Turco Telemetria nell’OTLT domiciliare e sopravvivenza - Telemonitoring in home LTOT and survival Paese, il sesso femminile come destinato ad una sopravvivenza media più breve [18]. Inoltre, il pattern psicologico e il profilo di personalità che mediamente differenzia anche dal punto di vista comportamentale gli appartenenti ai due diversi sessi, può verosimilmente contribuire a spiegare, almeno in parte, alcuni dei risultati del presente studio retrospettivo. MRM 111 MRM 02-2009_def ok:Layout 1 08/05/09 09:18 Pagina 112 Rassegna / Review La continuità assistenziale dei pazienti affetti da insufficienza respiratoria cronica: un macro-modello di integrazione ospedale-territorio Continuity of health care in patients with chronic respiratory insufficiency: a macro-model of care integration between hospital and home Eugenio Sabato1, Carlo G. Leo2, Saverio Sabina2 1 Direttore UOC Servizio Pneumologico, ASL BR, Brindisi Ricercatore, IFC-CNR, Lecce 2 RIASSUNTO Il crescente interesse in campo sanitario sulle patologie croniche induce a riflettere sulla necessità di sviluppare nuovi sistemi organizzativi e modelli assistenziali specifici in cui i pazienti si trasformano da “consumatori passivi” a “produttori” della propria salute, condizionando i percorsi e le decisioni assistenziali che li interessano. Il presente lavoro ha l’obiettivo di proporre un macro-modello di integrazione tra ospedale e territorio per i pazienti affetti da Insufficienza Respiratoria Cronica (IRC). Il modello è distinto in due fasi: a) le propedeuticità alla creazione della rete dei servizi per il paziente affetto da IRC; b) il percorso assistenziale integrato definito mediante flow-chart e tabelle di attività/professionalità/responsabilità. Il modello sviluppato rappresenta, nel rispetto dei principi del disease management, il percorso assistenziale del paziente affetto da IRC nell’ambito del processo di integrazione ospedale-territorio. Parole chiave: Assistenza domiciliare, insufficienza respiratoria cronica, integrazione, percorso assistenziale. ABSTRACT The increasing importance of chronic diseases brings with it the need to develop new organizational models of healthcare in which the patient becomes a partner in the process, contributing to almost every decision or action level. In this paper, we define a macro-model of integration between hospital and home care aimed at improving the clinical pathway ef- ficacy for patients with chronic respiratory insufficiency (CRI). This model is subdivided into two phases: a) what is needed to create a network of services dedicated to patients with CRI; b) the pathway defined with flow-charts and tables of activity/professional skills/responsibility. The model, respecting the principles of disease management, represents the assistential pathway for patients with CRI within the integration process between hospital and home care. Key words: Clinical pathway, chronic respiratory insufficiency, home care, integration. INTRODUZIONE Una delle sfide più difficili del 21esimo secolo è rappresentata dalle modalità con cui i sistemi sanitari riusciranno a conciliare la scarsezza delle risorse disponibili con la crescente domanda indotta dal continuo aumentare delle patologie croniche [1]. Studi sperimentali hanno dimostrato che nella cura delle patologie croniche esiste un divario tra i servizi da erogare per migliorare l’outcome e quelli che i pazienti realmente ricevono [2]. Il Piano Sanitario Nazionale 2006-2008 (PSN) [3], pertanto, si propone di qualificare i Servizi e le + Eugenio Sabato Responsabile del Servizio di Pneumologia, ASL BR Via Dalmazia – 72100 Brindisi email: [email protected] Data di arrivo del testo: 13/10/2008 – Accettato per la pubblicazione: 25/11/2008 Multidisciplinary Respiratory Medicine 2009; 4(2): 112-120 112 MRM MRM 02-2009_def ok:Layout 1 08/05/09 09:18 Pagina 113 MODELLO DI INTEGRAZIONE OSPEDALE TERRITORIO Tenuto conto delle linee guida internazionali [14,15], lo sviluppo del modello di integrazione ospedale-territorio può essere descritto distinguendo tra: a) le propedeuticità alla creazione della rete dei servizi per il paziente affetto da IRC; b) la rete dei servizi attraverso il percorso assistenziale integrato. A. Propedeuticità alla creazione della rete dei servizi per il paziente affetto da IRC Il processo attraverso cui si giunge alla creazione della rete dei servizi necessita, in accordo ai principi del disease management [16], di: 1. analisi del fabbisogno assistenziale e dei servizi offerti finalizzata alla rilevazione delle criticità; 2. gruppo interdisciplinare ospedale-territorio; 3. dimissioni protette e ricoveri programmati; 4. equipe di Assistenza Respiratoria Domiciliare (ARD); 5. piano formativo per i care-giver; 6. ruolo del paziente; 7. sistema per la valutazione economica dei programmi sanitari; 8. sviluppo di un sistema a rete di telemedicina; 9. sistema di indicatori per la misura, la valutazione ed il governo dei processi e degli outcome. 1. L’analisi del fabbisogno assistenziale e dei servizi offerti Il fabbisogno assistenziale per l’IRC può essere determinato valutando: • i ricoveri codificati con questa malattia come diagnosi principale, ICD IX CM 518.83, nonché quelli aventi come diagnosi principale la Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva (BPCO), ICD IX CM 491.21; • i dati raccolti per DRG, con particolare riferimento ai DRG 475, 87 e 88. Preme evidenziare che nella valutazione del fabbisogno è utile inserire anche la BPCO in quanto è ritenuta la malattia che provoca con maggiore frequenza l’insorgere di IRC [17]. Per determinare i servizi offerti sul territorio è necessario realizzare delle interviste con tutti i soggetti coinvolti nel processo di erogazione (i pazienti, il personale medico delle ASL e delle Aziende Ospedaliere, i responsabili del servizio di pneumologia territoriale e del servizio farmaceutico dell’ASL, gli eventuali responsabili delle aziende aggiudicatrici di appalti per il noleggio di dispositivi medici, nonché tutte le figure, anche non professionali, coinvolte nel progetto assistenziale caratterizzate da contatti stabili con il paziente). I dati raccolti consentono, evidenziando la composizione dell’offerta e rimarcando le necessità implicitamente rappresentate nella domanda, la definizione di strategie terapeutiche mediante profili assistenziali personalizzabili. E Sabato, CG Leo, S Sabina Insufficienza respiratoria cronica e continuità assistenziale - Chronic respiratory insufficiency and health care continuity Unità Operative presenti sul territorio allo scopo di migliorarne qualità e accessibilità. Il concetto di accessibilità è esplicitato nel PSN dall’idea di “un sistema di rete” comprendente ospedale e territorio che faciliti l’individuazione e l’utilizzo di percorsi diagnostico-terapeutici-riabilitativi adeguati. Anche dalla letteratura si evince che l’incremento dei costi sanitari, la carenza di posti letto negli ospedali a causa delle acuzie, il notevole sviluppo delle tecnologie biomediche e la crescente importanza dell’assistenza sanitaria primaria, inducono lo sviluppo di metodiche assistenziali alternative o complementari all’ospedale [4,5]. Il modello per la cura dei pazienti cronici deve, quindi, considerare, nell’ottica della continuità assistenziale, il ruolo dell’assistenza primaria [6] e, pertanto, l’opportunità di un’integrazione ospedale-territorio che porti a considerare anche la casa del paziente come centro supplementare di assistenza sanitaria (ospedalizzazione domiciliare). A tal proposito, Shepperd [7] ha rilevato che, ad oggi, non esistono evidenze scientifiche, sia in termini di outcome che di costi, tali da giustificare il ricorso all’assistenza domiciliare rispetto all’ospedalizzazione. Inoltre, ha evidenziato, così come altri Autori [8-10], i notevoli benefici in termini di maggiore soddisfazione sia dei pazienti ammessi alle cure domiciliari che dei loro familiari, rispetto ai pazienti ricoverati. La cura a domicilio, inoltre, consente una riduzione del numero delle ospedalizzazioni [9,11]. Un ulteriore aspetto da considerare nella gestione delle patologie croniche è la necessità di una maggiore partecipazione dei pazienti al processo assistenziale. Queste patologie, per essere curate al meglio, necessitano di una conoscenza clinica della malattia (i Medici) e di una conoscenza individuale (espressione delle informazioni e delle preferenze dei Pazienti) [12]. Ciò comporta un passaggio culturale circa il ruolo del Paziente che si trasforma, mediante un percorso collaborativo con i Medici, da “consumatore passivo” a “produttore” della sua salute [13]. Hernandez e colleghi [10], ad esempio, hanno dimostrato, in pazienti che presentavano riacutizzazione di BPCO, che l’ospedalizzazione domiciliare rispetto a quella convenzionale genera una migliore conoscenza della malattia (il 58% rispetto al 27%) ed una migliore autogestione della condizione di salute (l’81% verso il 48%). Questo studio, tra gli altri, è considerato dalle linee guida GOLD [14] (Global Iniziative for Chronic Obstructive Lung Disease) – acquisite ed adattate dall’American Thoracic Society (ATS), dall’European Respiratory Society (ERS) e dalla British Thoracic Society [15] (BTS) - per consigliare l’ospedalizzazione domiciliare nella gestione dei pazienti con riacutizzazioni di BPCO. Tutte queste considerazioni evidenziano, quindi, la necessità di definire percorsi di integrazione tra ospedale e territorio nell’ottica della continuità assistenziale e dell’ottimizzazione dei servizi. 2. Il gruppo interdisciplinare ospedale-territorio Plesek e Greenhalgh (2001) [18] evidenziano la necessità di un cambiamento nella definizione della MRM 113 Multidisciplinary Respiratory Medicine 2009; 4(2): 112-120 MRM 02-2009_def ok:Layout 1 08/05/09 09:18 Pagina 114 Salute nel 21esimo secolo. Essi ritengono, infatti, che la Salute sia definibile come sistema complesso ed adattivo. In tale sistema le azioni, libere e non sempre prevedibili, dei singoli agenti che di esso fanno parte, modulano quelle degli altri, essendo, le azioni di tutti, strettamente interconnesse. Più sinteticamente, è complesso ed adattivo un sistema non semplicemente costituito dalla somma delle sue componenti, ma anche da diversi livelli di interconnessione [19]. L’analisi e la definizione di politiche di gestione di un tale sistema necessita, quindi di: • lettura interdisciplinare dello stesso problema: il contributo di diverse discipline diviene essenziale per la comprensione di specifici aspetti; • analisi “multi-livello” di problemi, azioni e risultati: la partecipazione di diverse Istituzioni (locali, regionali, nazionali) consente il passaggio da una micro ad una macro-visione delle problematiche analizzate. Il processo di integrazione ospedale-territorio necessita, pertanto, della creazione di un gruppo interdisciplinare ed interistituzionale che realizzi, coordini e gestisca il processo di erogazione delle cure (programma di progettazione organizzativa [20]). 3. Le dimissioni protette ed i ricoveri programmati La dimissione protetta necessita dell’adozione di protocolli clinico-organizzativi [21] in cui siano specificati: • con “congruo” anticipo, la data presunta di dimissione, in quanto parte integrante del piano personalizzato di assistenza; • il piano di assistenza post dimissione da attuare attraverso la valutazione multidimensionale ed interdisciplinare, nonché la verifica della sostenibilità del carico assistenziale previsto. In questo contesto diviene fondamentale la valutazione della disabilità e delle criticità del paziente e l’identificazione di livelli progressivi di intensità delle cure. Tali elementi necessitano di essere valutati in quanto le strategie terapeutiche alla dimissione possono essere due: assistenza in regime ambulatoriale e ARD, eventualmente integrata con telemonitoraggio (tabella I). La prima è assicurata presso i Servizi Pneumologici Territoriali delle ASL e dai reparti ospedalieri mentre la seconda, di totale responsabilità dei Servizi Pneumologici Territoriali, consente di trasferire a domicilio del paziente la tecnologia e le competenze specialistiche pneumologiche. Dal punto di vista organizzativo è necessario il coordinamento alla dimissione per garantire il collegamento tra il Reparto, il Medico di medicina generale, il Servizio di pneumologia territoriale e, all’uopo, anche il servizio ARD, il servizio ADI e le ditte fornitrici dei dispositivi medici. Il Ricovero Programmato è altrettanto necessario in relazione alla crescente complessità dei pazienti seguiti sul territorio. Si tratta di attivare corsie preferenziali per l’accesso alle strutture ospedaliere con precise modalità sia nel caso di ricovero ordinario, che per prestazioni specialistiche di diagnosi e cura [21]. TABELLA I: VALUTAZIONE DI ALCUNE CRITICITÀ PER L’AMMISSIONE ALL’ASSISTENZA RESPIRATORIA DOMICILIARE Tipologia di indagine da effettuare Responsabilità Elementi da valutare Parametri fisici 114 MRM Patologie in atto Idoneità (condizioni) del paziente Reparto ospedaliero dimettente Non autosufficienza Parametri vitali stabili Stato nutrizionale accettabile Assenza di decubiti Assenza complicanze respiratorie e/o urinarie in atto BPCO in fase avanzata, quando si manifesta dispnea da minimo sforzo ed ipercapnia; Malattie neuro-muscolari dell’età evolutiva e non, in presenza di insufficienza respiratoria cronica; Malattie della parete toracica in presenza di insufficienza respiratoria cronica. Riacutizzazioni delle suddette malattie; Concomitanza di altre malattie invalidanti. Idoneità dei familiari Reparto ospedaliero dimettente, Servizio ARD Motivazione dei familiari Disponibilità a partecipare attivamente alla gestione del paziente Affidabilità (verifica apprendimento manovre) Idoneità socio-ambientale Servizio ARD Azienda fornitrice di tecnologie Igiene abitazione Conformità impianti elettrici Grado di supporto da parte servizi sociali Costi/benefici Reparto ospedaliero dimettente, Servizio ARD, Ufficio di staff della Direzione Generale Valutazione, data la disponibilità delle risorse, della fattibilità del progetto di Assistenza domiciliare Grado di coordinamento possibile fra i diversi attori assistenziali individuati Reparto ospedaliero dimettente, Servizio ARD La complessità dell'assistenza ai pazienti è tale da richiedere una notevole capacità d'integrazione, sulla base di percorsi assistenziali condivisi, tra le diverse professionalità coinvolte nel progetto di assistenza domiciliare MRM 02-2009_def ok:Layout 1 08/05/09 09:18 Pagina 115 5. Il Piano formativo per i care-giver I care-giver, come già accennato, sono le figure non professionali coinvolte nel processo assistenziale che hanno contatti stabili con il paziente: solitamente sono membri della famiglia. Non è realistico aspettarsi che i membri della famiglia siano in grado di assistere il paziente a casa senza aiuti esterni (il team ARD) e senza un minimo di conoscenza delle problematiche del paziente. Per questa ragione si ritiene indispensabile che i care-giver siano sottoposti ad un piano formativo [24] che tratti i seguenti argomenti: gestione delle riacutizzazioni bronchiali, gestione della tracheotomia, dell’interfaccia non invasiva, del ventilatore, della strumen- tazione OTLT, delle secrezioni bronchiali, delle emergenze, del catetere venoso centrale a permanenza, monitoraggio clinico e strumentale del paziente ventilato a domicilio, riconoscimento dei segni di infezione delle vie aeree, nutrizione per via orale, per via enterale (NE), gestione infermieristica. 6. Il ruolo del paziente Il paziente assume, nella gestione delle patologie croniche, un ruolo centrale [6]. Gli interventi presenti in letteratura per migliorare i risultati nelle patologie croniche hanno come unico comun denominatore le teorie del comportamento umano [2532]. Queste teorie si basano sull’idea che: 1) le capacità di gestione della malattia possono essere apprese dal paziente; 2) le motivazioni e la partecipazione sono determinanti importanti per l’efficacia della cura; 3) il contesto sociale, familiare, lavorativo e sanitario possono favorire o meno il ruolo attivo del paziente; 4) il monitoraggio e la immediata risposta ai cambiamenti della malattia ne migliorano la gestione. Divengono, in tal modo, più chiari i ruoli complementari di Medico e Paziente [2,12]: il primo focalizzato sulla definizione del problema in termini di diagnosi, scarsa aderenza al trattamento e definizione dei comportamenti a rischio (ad esempio fumo); il paziente, invece, capace di definire meglio il problema in termini di sofferenza, di sintomi, di difficoltà nell’apportare modifiche nello stile di vita, e di esprimerne il miglioramento nella TABELLA II: PROTOCOLLO ASSISTENZA RESPIRATORIA DOMICILIARE DI FOLLOW UP Attività Intensità Assistenziale Bassa Media Alta Personalizzata Accesso infermieristico al domicilio alla dimissione entro sette giorni dalla dimissione entro tre giorni dalla dimissione un giorno dalla dimissione il giorno stesso della dimissione Accessi infermieristici al domicilio (follow up) trimestrale mensile settimanale personalizzato Diagnostica controllo ipossiemia e ipercapnia: pulsossimetria diurna, EGA, test di marcia, scheda di rilevamento segni e sintomi controllo ipossiemia e ipercapnia: pulsossimetria diurna, EGA, test di marcia, scheda di rilevamento segni e sintomi controllo ipossiemia personalizzato e ipercapnia: pulsossimetria diurna, EGA, test di marcia, scheda di rilevamento segni e sintomi controllo OSAS: polisonnografia notturna, scheda di rilevamento dell'adesione alla terapia Integrazione rete territorio per riacutizzazioni Telemonitoraggio E Sabato, CG Leo, S Sabina Insufficienza respiratoria cronica e continuità assistenziale - Chronic respiratory insufficiency and health care continuity 4. L’équipe di Assistenza Respiratoria Domiciliare (ARD) L’ARD è il complesso delle diverse prestazioni diagnostico-terapeutiche di natura pneumologica erogabili a domicilio e rivolte a soggetti affetti da IRC ad eziopatogenesi diverse (tabella II). Il supporto assistenziale prevede, pertanto, la collaborazione tra Centro prescrittore di riferimento ed Equipe di ARD [22]. In tal modo si assicurano le funzioni mediche (lo pneumologo dell’ASL, quale coordinatore medico), infermieristiche, riabilitative, sociali, psicologiche, nutrizionali, tecniche (il servizio di assistenza tecnica) e dei care-giver. Il servizio di assistenza domiciliare, tra l’altro, consente di ridurre gli accessi all’ospedale [23]. controllo OSAS: personalizzato polisonnografia notturna, scheda di rilevamento dell'adesione alla terapia, controllo eventuale cannula tracheale ADI - assistenza per 10 giorni con almeno un ingresso/die • SpO2 • FC • Spirometria (con curva) • Capnografia • Parametri di settaggio dei ventilatori • Parametri respiratori di funzionamento dei ventilatori • SpO2 • FC • Spirometria (con curva) • Capnografia • Parametri di settaggio dei ventilatori • Parametri respiratori di funzionamento dei ventilatori MRM 115 Multidisciplinary Respiratory Medicine 2009; 4(2): 112-120 MRM 02-2009_def ok:Layout 1 08/05/09 09:18 Pagina 116 qualità della vita. Si evince, pertanto, l’importanza di avviare programmi educazionali [33] finalizzati ad ottenere una maggiore partecipazione del paziente. In tal modo il paziente concorre a definire il suo percorso assistenziale e ad auto-gestire la propria patologia ottenendo, tra l’altro, anche un beneficio economico [34]. 7. Supporto alla rete dei servizi attraverso un sistema a rete di telemedicina La cura al proprio domicilio dei pazienti affetti da malattie croniche, come l’IRC, necessita di una razionalizzazione delle risorse e di un’adeguata assistenza domiciliare. Per raggiungere un risultato ottimale è necessario che il paziente e i care-giver partecipino al processo assistenziale e comprendano l’uso corretto di tutte le apparecchiature necessarie. Inoltre, l’integrazione tra ARD e ADI pur migliorando il servizio, non consente di monitorare con continuità il paziente e di prestargli assistenza tempestiva in condizioni di allarme. Per raggiungere un tale obiettivo può essere utile realizzare un sistema a rete di telemedicina [35,36] che implementi, in particolare, il telemonitoraggio e la teleassistenza. Lo schema proposto in Figura 1 rappresenta l’architettura di un sistema a rete per la gestione in telemonitoraggio e teleassistenza di pazienti affetti da IRC da parte di una Unità Operativa (UO) di Pneumologia. Ai pazienti si consegnano tutte le apparecchiature necessarie alla loro assistenza/terapia e, contemporaneamente, si realizza un’adeguata formazione per il corretto utilizzo delle stesse. Inoltre, si installano e configurano le tecnologie ne- cessarie a ricevere i parametri rilevati dalle apparecchiature e a trasmetterli presso una centrale operativa situata presso l’UO di Pneumologia. Tra i parametri da rilevare, siano essi clinici che relativi al funzionamento e al settaggio delle apparecchiature, vi sono: • Saturazione dell’ossigeno (SpO2) • Frequenza cardiaca (FC) • Spirometria • Capnografia • Parametri di settaggio dei ventilatori • Parametri respiratori di funzionamento dei ventilatori. La ricezione dei parametri rilevati può essere gestita attraverso una centralina periferica [37], o un server, che li trasmette presso la centrale operativa mediante una semplice linea telefonica. I parametri di malfunzionamento o di cattivo settaggio devono, inoltre, generare dei segnali di allarme che devono essere inviati istantaneamente (mediante messaggi sms) ai soggetti interessati, solitamente alle aziende fornitrici delle apparecchiature. Tutti i parametri trasmessi vengono organizzati in un server database che è accessibile dagli applicativi della centrale operativa. Gli operatori possono, così, monitorare in ogni momento la situazione clinica del Paziente, decidere se è il caso di eseguire un particolare esame e coinvolgere, telefonicamente o via sms per le situazioni di emergenza, tutti i soggetti che intervengono nella gestione del Paziente. Ovviamente, se il Paziente si trovasse in una situazione di difficoltà clinica non rilevata, avrà sempre la possibilità di chiamare un numero presso la centrale operativa. FIGURA 1: ARCHITETTURA DEL SERVIZIO DI TELEASSISTENZA E TELEMONITORAGGIO Definizione delle abbreviazioni: ADI, assistenza domiciliare assistita; MMG, medico medicina generale; PSTN, rete telefonica generale; VPN/HTTPS, rete virtuale via internet/intranet. 116 MRM MRM 02-2009_def ok:Layout 1 08/05/09 09:18 Pagina 117 8. Il sistema di valutazione economica Come già argomentato, non esiste, ad oggi, una evidenza scientifica dell’efficienza del sistema di ospedalizzazione domiciliare e, a maggior ragione, del processo di integrazione ospedale-territorio. A tal fine si ritiene opportuno integrare il sistema informativo aziendale con un sistema di valutazione economica mediante il quale rilevare i seguenti costi [39]: • Costi diretti sanitari: - costi sostenuti per le figure professionali operanti nel servizio con funzioni operative: medici di medicina generale, pneumologi, infermieri ed operatori ADI; - costi sostenuti per il coordinamento e la formazione; - costi per beni di consumo, apparecchiature, attrezzature. • Costi diretti non sanitari: - costi per i trasferimenti del personale a domicilio del paziente. Qualora si ritenga opportuno valutare il costo dal punto di vista della Società nel suo complesso occorre considerare oltre ai costi diretti (sanitari e non) anche i costi indiretti derivanti dalla perdita di produttività conseguente alla malattia. Tali costi ricadono sugli individui, sulle famiglie e sulla Società nel suo complesso (perdita di produzione nel periodo di degenza ospedaliera o di convalescenza, diminuzione della capacità lavorativa, ecc.). 9. Il sistema di indicatori per la misura, la valutazione ed il governo dei processi e degli outcome Il processo di integrazione necessita di essere valutato e, là dove vengono rilevate problematiche, corretto sulla base dei bisogni individuati sul Territorio. Gli indicatori possono essere classificati come segue: • Indicatori del livello di integrazione, finalizzati a misurare il livello di integrazione raggiunto tra i servizi ospedalieri ed i servizi territoriali distinguibili a loro volta in: - indicatori di infrastruttura (ore utilizzo rete informatica per la condivisione dei dati relativi ai pazienti, numero di pazienti inseriti nella rete condivisa, ecc.); - indicatori di attività della rete ospedale-territorio (ad es. numero di pazienti dimessi con IRC o BPCO / numero di comunicazioni con il servizio Pneumologico territoriale, ecc.). • Indicatori di risultato, finalizzati, con riferimento alle singole Unità Operative sanitarie partecipan- ti al processo di integrazione (Pneumologia del Territorio, Pneumologia Ospedaliera, altri reparti ospedalieri), a verificare i risultati delle proprie attività interne (ad es. numero dei ricoveri per i pazienti seguiti in ARD, ecc.). • Rilevazione della soddisfazione dell'utenza, attraverso la somministrazione di specifici questionari. B. Rete dei servizi attraverso il percorso assistenziale integrato I pazienti affetti da IRC, come più volte ricordato, necessitano, oltre che dei servizi ospedalieri, anche di prestazioni erogate da: • molteplici servizi territoriali, anche a domicilio, nel caso di pazienti non deambulanti (ARD e ADI); • numerosi operatori presenti sul territorio (tra cui anche le aziende fornitrici di apparecchiature sanitarie e di Ossigeno) gestiti con il concorso di più soggetti pubblici e privati. La numerosità degli operatori coinvolti, l’eterogeneità delle professionalità richieste, la molteplicità delle prestazioni sanitarie sono solo alcuni elementi della complessità del fabbisogno assistenziale a cui è necessario dare una risposta articolata. Risulta indispensabile, pertanto, costruire un sistema assistenziale flessibile che consenta di poter addizionare o scomporre le prestazioni in relazione alle disponibilità, all’esistenza di specifiche “risorse” (team interdisciplinare, nucleo famigliare di appoggio), ed in relazione alle mutevoli condizioni del Paziente. Si giunge così alla definizione di un piano assistenziale personalizzato basato su una rete di servizi, il cui corretto funzionamento necessita della definizione di protocolli d’integrazione condivisi. Il protocollo d’integrazione si concretizza in una serie di attività, di cui si individuano i responsabili, le professionalità interessate e, se possibile, i tempi e i costi. Il modello di integrazione proposto per il paziente affetto da IRC si basa sulla descrizione, anche mediante l’uso di diagrammi di flusso e tabelle di attività professionali/responsabilità, del percorso assistenziale. Si è previsto, come punto di partenza, il Reparto ospedaliero, o lo Specialista di una struttura sanitaria pubblica (ASL o AO). Nel primo caso (Figura 2), in presenza di un paziente con IRC per cui è necessario prescrivere ossigenoterapia a lungo termine (OTLT) e/o ventiloterapia a domicilio, occorre, dopo aver stilato il piano terapeutico e prima della dimissione, condividere l’informazione con il Servizio Pneumologico Territoriale, attivando, così, un processo di dimissione protetta (Tabella III). Inoltre, se il paziente è eleggibile anche a Ventiloterapia Meccanica Domiciliare (VMD), occorre coinvolgere l’azienda fornitrice di protesi meccaniche. Questa, a sua volta, avvierà interventi finalizzati alla predisposizione del sito ed alla formazione dei caregiver circa l’utilizzo delle apparecchiature. Nel caso di prescrizione di uno Specialista ambulatoriale (anche di un’altra ASL), il Distretto Socio Sanitario dell’ASL competente, all’atto di autorizzare l'erogazione dell’ossigenoterapia a lungo termine, informa il Servizio Pneumologico E Sabato, CG Leo, S Sabina Insufficienza respiratoria cronica e continuità assistenziale - Chronic respiratory insufficiency and health care continuity Le informazioni, inoltre, possono essere organizzate anche attraverso tecnologie di gestione dei flussi di lavoro (workflow management) e rese disponibili attraverso un server web. L’unificazione delle procedure per l’assistenza al Paziente affetto da IRC e la loro gestione attraverso un’applicazione web-based condivisa, consente, infine, di realizzare la standardizzazione dei protocolli assistenziali tra tutte le strutture che intervengono nel processo di cura [38]. MRM 117 Multidisciplinary Respiratory Medicine 2009; 4(2): 112-120 MRM 02-2009_def ok:Layout 1 08/05/09 09:18 Pagina 118 FIGURA 2: PROCESSO D’INTEGRAZIONE OSPEDALE-TERRITORIO NEL CASO APPARTENGANO ALLA STESSA ASL Definizione delle abbreviazioni: ARD, assistenza respiratoria domiciliare; IRC, insufficienza respiratoria cronica; OTLT, ossigeno terapia lungo termine; VMA, ventiloterapia meccanica assistita. dell’avvenuta prescrizione. Il passaggio dal Servizio Pneumologico ha un duplice obiettivo: • garantisce continuità assistenziale con la presa in carico del paziente affetto da IRC; • consente un controllo ulteriore sulle prescrizioni di alcune terapie. Risulta necessario fare una distinzione sulla base della tipologia di intervento previsto: • se l’intervento è di tipo ambulatoriale il piano assistenziale verrà erogato presso le strutture pneumologiche presenti sia presso le ASL che presso i Reparti; • se l’intervento è di tipo domiciliare, bisogna prevedere un servizio di ARD che prenda contatto con il paziente ed i suoi familiari, proponga loro il piano di assistenza domiciliare, dia luogo ad un percorso formativo circa la patologia e gli strumenti terapeutici e disponga un numero telefonico da contattare nel caso di emergenze. Da questo momento il paziente è seguito con visite periodiche programmate riportate in apposite relazioni specialistiche in cui sono esplicitati gli esami effettuati e gli eventuali consigli terapeutici. Se l’èquipe, nella regolare attività di gestione domiciliare della patologia, intravede l’opportunità di terapia medica o di fisioterapia contatta il medico di medicina generale per la richiesta di ADI. In entrambi i casi, se le condizioni del paziente fossero tali da richiedere il ricovero, si ricontatta il Reparto, per l’ammissione agevolata e protetta ai servizi ospedalieri. 118 MRM DISCUSSIONE L’incremento della richiesta di cure, correlate al crescente peso delle patologie croniche impongono un processo di riorganizzazione e razionalizzazione, onde ottimizzare le scarse risorse disponibili e la qualità dell’assistenza erogata dal Servizio Sanitario Nazionale. In questo contesto l’integrazione tra ospedale e territorio costituisce un modello organizzativo-gestionale che mette al centro del percorso assistenziale il paziente e le sue problematiche, garantendo al contempo accessibilità e qualità dei servizi, continuità delle cure, qualità della vita. Nonostante in letteratura si riconosca, per questo tipo di patologie, l’importanza dell’ospedalizzazione domiciliare, ad oggi non esistono, a suo supporto, sufficienti evidenze scientifiche in termini di maggiore efficacia ed efficienza rispetto all’ospedalizzazione tradizionale. D’altra parte, come abbiamo potuto osservare, si riconosce il ruolo fondamentale dell’assistenza integrata, che consente il trasferimento al domicilio del Paziente di competenze specialistiche tipiche della degenza ospedaliera, con le relative forme complesse e avanzate di cura. In tale direzione molti studi illustrano diverse esperienze volte alla sperimentazione di percorsi assistenziali ottimali per il paziente su specifiche patologie croniche. I modelli proposti, inoltre, evidenziano la necessità di includere diverse competenze, sia professionali che organizzative gestionali, per rispondere adeguatamente alla complessità dei bisogni. MRM 02-2009_def ok:Layout 1 08/05/09 09:18 Pagina 119 Fase 1 Attori Struttura Figura professionale Reparto ospedaliero Caposala Responsabile individuato in convenzione con ASL Attività Obiettivi Prendere contatto anche con: - azienda fornitrice protesi meccaniche Predisporre la domiciliarizzazione del paziente Prendere contatto con il Servizio Pneumologico Informare la Caposala del Servizio circa la diagnosi, il trattamento effettuato ed il piano terapeutico da loro previsto per il paziente dimissionario - almeno 5 gg prima della dimissione fornisce al reparto ospedaliero l’apparecchiatura per training del paziente e dei care-giver; - verifica la compatibilità dell’ambiente con le caratteristiche dell’apparecchiatura; - redige un rapporto tecnico all’ASL sulla compatibilità dell’abitazione con le apparecchiature. avviare il percorso formativo di paziente e care-giver e rendere compatibile con la domiciliarizzazione l'abitazione del paziente 2 Azienda fornitrice protesi meccaniche 3 Servizio Pneumologico Caposala Prendere contatto in ospedale con il paziente e/o con i suoi familiari - conoscere la situazione clinica del paziente; - definire una visita programmata (ambulatoriale o domiciliare) 4 Servizio Pneumologico Caposala Informare il medico responsabile del Servizio Pneumologico Predisporre la visita programmata (presso il Servizio Pneumologico o presso il domicilio) 5 Servizio Pneumologico Medico reponsabile del Servizio Visita programmata (ambulatoriale/ domiciliare) del paziente e compilazione in triplice copia (Servizio, MMG, paziente) della relazione specialistica contenente esami effettuati ed eventuali consigli terapeutici - definire la situazione clinica del paziente; - valutare la capacità dei familiari di gestire il paziente; - definire un'agenda per le visite programmate; - avviare il percorso formativo di paziente e/o familiari; - condividere con Medico di Famiglia e, dove previsto, con ADI il percorso terapeutico avviato 6 Servizio Pneumologico Medico reponsabile del Servizio Prendere contatto con il reparto ospedaliero Se le condizioni del paziente dovessero essere tali da richiedere il ricovero, informare il reparto circa le indagini effettuate (a domicilio o ambulatorialmente) ed il motivo del ricovero Il presente lavoro parte dalla necessità di rappresentare un modello di integrazione ospedale-territorio che incrementi ed estenda i servizi assistenziali per i pazienti affetti da IRC. Sulla base dell'analisi della dalla letteratura scientifica, si è esplicitato un modello di integrazione che necessita di una fase di sperimentazione. Durante tale fase si devono coinvolgere tutti i soggetti che partecipano al processo assistenziale, con particolare attenzione ai pazienti ed ai loro familiari. Questi, infatti, in un sistema sa- E Sabato, CG Leo, S Sabina Insufficienza respiratoria cronica e continuità assistenziale - Chronic respiratory insufficiency and health care continuity TABELLA III: ATTORI, ATTIVITÀ E OBIETTIVI NEL PROCESSO D’INTEGRAZIONE OSPEDALE-SERVIZIO PNEUMOLOGICO nitario che pone al centro del proprio interesse il Paziente, sono gli interlocutori più attendibili per rilevare le eventuali criticità e fornire le indicazioni per una rimodulazione, ove necessaria, degli interventi, dei processi, del personale coinvolto e delle soluzioni tecniche adottate. DICHIARAZIONE DI CONFLITTO DI INTERESSI: Gli autori non hanno relazioni finanziarie con un’entità commerciale che abbia interesse nell’oggetto di questo articolo. MRM 119 Multidisciplinary Respiratory Medicine 2009; 4(2): 112-120 MRM 02-2009_def ok:Layout 1 08/05/09 09:18 Pagina 120 120 MRM Bibliografia 1. European Observatory on Health Systems and Policies. Responding to the epidemic of chronic disease (study proposal). http://www.euro.who.int/observatory/Studies/200611 09_2 (23/07/2008). 2. Von Korff M, Gruman J, Schaefer J, Curry SJ, Wagner EH. Collaborative management of chronic illness. Ann Intern Med 1997;127:1097-1102. 3. Piano Sanitario Nazionale 2006-2008. http://www.ministerosalute.it/normativa/sezNormativa.jsp?label=psn 4. Parker G, Bhakta P, Katbamna S, Lovett C, Paisley S, Parker S, Phelps K, Baker R, Jagger C, Lindesay J, Shepperdson B, Wilson A. Best place of care for older people after acute and during subacute illness: a systematic review. 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F. de Oliveira Rehabilitation Science’s Master Program, Nove de Julho University - UNINOVE, Sao Paulo, Brazil ABSTRACT This paper reports the case of an occlusal splint used to relieve pain in the temporomandibular joint (TMJ) and masticatory muscles caused by a mandibular repositioning appliance (MRA) during treatment of obstructive sleep apnea (OSA). When the patient reported limited jaw movement and joint pain, an occlusal splint was fabricated and sequential adjustments were made until the pain disappeared and jaw movement returned to normal. Treatment with the occlusal splint lasted 105 days and the patient was able to continue OSA treatment. The TMJ became stable, without pain and the apnea/hypopnea index went from 16.0 to 0.4 events per hour. It is very important for dentists to have sufficient expertise in treating temporomandibular disorder when treating OSA with oral appliances. We conclude that it is possible to deal with these situations and allow patients to complete their OSA treatment. delle apnee ostruttive nel sonno. La paziente riportava una limitazione nei movimenti mandibolari e dolore articolare; è stato perciò confezionato uno splint occlusale e praticati aggiustamenti sequenziali fino alla risoluzione del dolore ed alla normalizzazione della mobilità articolare. Il trattamento con lo splint occlusale è stato mantenuto per 105 giorni e la paziente è stata in grado di proseguire il suo trattamento per la sindrome delle apnee ostruttive nel sonno. L’articolazione temporomandibolare si è stabilizzata, il dolore risolto, l’indice di apnea/ipopnea ridotto da 16,0 a 0,4 eventi per ora. Il dentista deve avere una esperienza sufficiente per trattare le disfunzioni dell’articolazione temporomandibolare quando si cimenta con il trattamento della sindrome delle apnee ostruttive nel sonno mediante dispositivi endoorali. La soluzione a questi problemi è praticabile ed è così possibile per i pazienti mantenere questa modalità di trattamento della sindrome delle apnee ostruttive nel sonno. Key words: Occlusal splints, oral appliance, sleep apnea. Parole chiave: Dispositivi di avanzamento mandibolare; sindrome delle apnee ostruttive nel sonno; splint occlusale. RIASSUNTO Viene presentato il caso clinico di una paziente in cui l’applicazione di uno splint occlusale ha portato alla risoluzione di un dolore all’articolazione temporomandibolare e ai muscoli masticatori indotto da un dispositivo di riposizionamento mandibolare utilizzato per il trattamento di una sindrome INTRODUCTION Since oral appliances (OA) were introduced as an option for the treatment of obstructive sleep apnea + Lilian C. Giannasi Rehabilitation Science’s Master Program, Nove de Julho University - UNINOVE R: Esperança, 265, ap 31, São José dos Campos, SP Brazil CEP: 12243-700 email: [email protected] Data di arrivo del testo: 15/12/2008 – Accettato per la pubblicazione: 01/02/2009 Multidisciplinary Respiratory Medicine 2009; 4(2): 121-124 MRM 121 Multidisciplinary Respiratory Medicine 2009; 4(2): 121-124 MRM 02-2009_def ok:Layout 1 08/05/09 09:18 Pagina 122 (OSA), many designs have been developed and their efficacy has been proven in a large number of studies in the current literature [1,2]. Considering the anatomic site where OSA occurs, dentistry may play an important role in the treatment of this syndrome and improved lifespan. The biomechanics of an OA basically consist of positioning the mandible forward, which allows changes in upper airways, thereby increasing the dimensions of the pharynx and adjacent structures. An OA is considered the first treatment option for snoring, upper airway resistance and mild OSA. Moderate and severe OSA can be treated with an OA when patients do not tolerate the positive airway pressure (PAP) device [1]. Treatment with an OA is preferred by patients with OSA, even those with severe OSA, perhaps due to the ability to adjust the devices over time for improved efficacy [3,4]. Like any therapy, treatment with an OA also has inconveniences, but most are short-term problems that decrease in two weeks to six months and are well tolerated by patients. The most common short-term side effects are dry mouth, excessive salivation, temporomandibular joint/muscle discomfort and tooth discomfort in the morning. These short-term symptoms occur in the majority of OA users [5-7]. However, there are few reports on long-term side effects related to the temporomandibular joint (TMJ) and masticatory muscles [8,9]. A significant number of studies report that mandibular advancement seems to be innocuous to the TMJ of patients with OSA [5,10,11]. The aim of this short communication is to share our experience in treating joint and muscle pain during OSA treatment with an OA, which allowed the patient to continue her treatment without pain. CASE DESCRIPTION AND RESULTS A 42-year-old woman, with a body mass index (BMI) of 23 kg/m2, was referred to our dental office within the University Faculty by a sleep disorder specialist physician for OSA treatment with an OA. The polysomnogram (PSG) showed abnormal physiological variables. The apnea/hypopnoea index (AHI) was 16.0 per hour. During the initial interview, the patient’s medical history was taken. The patient reported the occurrence of problems caused by snoring, arrested nocturnal breathing, drowsiness upon waking, fatigue, mood swings and memory lapses. She also reported that she was divorced and her children complained about the noise of her snoring every night. The interview revealed that the patient suffered from anxiety and had periods of depression. Facial muscle palpitation and TMJ auscultation revealed no pain, but there was a click in the right side during mouth opening, suggesting disc displacement with reduction, which is characterized by an opening click as the disc returns to a more normal position. The total advancement of the mandible and total mouth opening were 10.5 mm and 45.0 mm, respectively. The oral evaluation revealed good periodontal health, the presence of all dental elements and signs of tooth wear, indicating 122 MRM the presence of teeth grinding. The Ethics Committee of the University approved the study (protocol number H285/CEP/ 2001) and the patient gave her informed consent. Impressions of the upper and lower arches were made and sent to a specialized laboratory for the making the OA. The appliance chosen was the PMPositioner, constructed with an advancement of 65% of total protrusion (Figure 1). The placement of the mandibular repositioning appliance (MRA) was accompanied with instructions regarding the care and hygiene of the device. After one week of device usage, adjustments (0.50 mm) were performed weekly in order to prevent TMJ and muscle pain. A follow up PSG with the OA in situ was scheduled for when the patient completed six months of device usage. After two months of OA usage, the patient returned to the dental office complaining of pain in the TMJ region and limited jaw movement. She reported the sudden onset of pain and stated she could no longer use the OA. The patient had lock jaw, suggesting anterior displacement without reduction. Due to this complication, an occlusal splint was made from rigid acrylic resin and the patient was instructed to use it full time until she could wear the OA again and continue the OSA treatment. Adjustments were made every two weeks in order to achieve muscle stability and pain relief. Simultaneous occlusal contact of all mandibular supporting cusps was determined using articulation paper (thickness: 12 mm). During lateral occlusion and protrusive movements, the canine guidance caused disclusion of all teeth. The patient reported a decrease in pain after 10 days of the occlusal splint usage. There was a complete disappearance of pain after 45 days, but with an insufficient improvement in jaw movement. The next step was a mandible rotation adjustment in order to obtain a larger space between articular fossa and condyle in order to reposition the disc. This adjustment was made by adding acrylic resin to the last dental contact of the occlusal splint in the molar region. The other teeth had no contact with the splint, which resulted in a counter-clockwise rotation of the mandible, thereby allowing sufficient space for disc repositioning. With this adjustment, jaw movement returned to normal after 105 days and the treatment of OSA with an OA could be con- FIGURA 1: FRONT VIEW OF OA IN SITU MRM 02-2009_def ok:Layout 1 08/05/09 09:18 Pagina 123 tinued. Jaw movement was restored and joint and muscle pain was eliminated. All stomatognathic functions could be performed naturally. After the normalization of the TMJ and facial muscles, OSA therapy with OA was continued and another PSG was performed after six months. The AHI had decreased from 16.0 to 0.4 and, according to the patient’s report, subjective symptoms had diminished while her children reported that the snoring had greatly reduced. The patient was instructed to have periodic appointments in order to evaluate the subjective symptoms, TMJ status, the OA and its adaptation. After two years, the patient underwent another PSG, in which AHI was 1.0 events per hour. The patient reported having no symptoms of temporomandibular disorder (TMD) during this period. DISCUSSION This case demonstrates that, although rare, complications such as discomfort or pain in the masticatory muscles/TMJ may occur due to OA usage for OSA. This condition can be treated with an occlusal splint, thereby avoiding the abandonment of OSA treatment. Short-term side effects are common during treatment with a mandibular repositioning appliance in patients with OSA, such as facial muscle pain, TMJ discomfort, excessive salivation and transient discomfort upon awakening, but with regular OA usage and adjustments, these symptoms subside [12,13]. In some patients, muscle/joint pain may be the reason for discontinuing treatment [8]. However, no studies were found on how to treat TMJ problems when treating OSA with an OA so that patients can complete their treatment pain free. In the case reported here, the use of an occlusal splint relieved TMJ/masticatory muscle pain and eliminated the limitation to mouth opening, thereby allowing the patient to continue OSA treatment with an OA. These results corroborate accounts in the literature that demonstrate the use of occlusal splints to treat symptoms of temporomandibular dysfunction [14,15]. These splints are also known as “splints for muscle relaxing”, “repositioning splints” or “stabilizing splints” [16]. Furthermore, we hypothesize that joint/muscle pain and clicking disappeared due to the increase in the vertical dimension induced by the occlusal splint, which simultaneously caused an increase in the joint space, thereby allowing the decompression of TMJ structures [17]. It should be stressed that, even after two years of OA usage, TMJ symptoms had not returned. We may therefore speculate that the therapeutic mechanism for decreased TMD symptoms during OA usage is similar to that during the use of a repositioning splint for relieving TMD symptoms [17]. Both devices induce mandibular protrusion with a minimal increase in the vertical dimension, which allows joint decompression and creates space for disc repositioning. A meta-analysis review established that repositioning splints were very effective in the treatment of TMD symptoms [17]. Continued OA usage may help TMJ maintenance over the years in the majority of patients. The findings reported here raise questions that should be answered with further studies. However, other studies have demonstrated that the efficacy of occlusal splints in reducing masticatory muscle activity remains questionable [18,19]. A study using magnetic resonance imaging found no change in the TMJ after almost one year of OA usage and another study found no change in the position of the condyle after a mean of seven years of OA usage [10,11]. TABLE I: PSG FINDINGS AT BASELINE, AFTER 6 MONTHS AND AFTER 2 YEARS OF OA USAGE PSG parameters Baseline 6 months AHI 16.0 0.4 2 years 1.0 SaO2 nadir (%) 87.0 90.5 90.0 NREM1 (%) 10.0 6.0 5.5 NREM2 (%) 69.1 55.0 57.0 NREM3 (%) 12.5 18.5 17.2 REM (%) 18.4 20.5 20.3 Sleep Efficiency (%) 81.3 89.1 90.0 Definition of abbreviations: AHI, apnea/hypopnea index; SaO2 nadir, minimal oxyhemoglobin desaturation; NREM1, sleep stage 1; NREM2, sleep stage 2; NREM3, sleep stage 3; OA, oral appliance; PSG, polysomnogram; REM, rapid eye movement sleep stage. LC Giannasi, LVF de Oliveira Occlusal splint for joint pain due to treatment of sleep apnea with oral appliance - Uno splint occlusale per il dolore articolare da trattamento dell’OSAS con protesi endorale FIGURA 2: ADJUSTMENT OF OCCLUSAL SPLINT MRM 123 Multidisciplinary Respiratory Medicine 2009; 4(2): 121-124 MRM 02-2009_def ok:Layout 1 08/05/09 09:18 Pagina 124 Holmgren et al. state that the therapeutic mechanisms of occlusal splints are not yet completely elucidated [20]. However, it is suggested that these splints eliminate occlusal interference and interrupt the feedback mechanism, thereby relieving symptoms of TMD [17]. vide relief from TMJ pain and other complications due to mandibular advancement in the OSA treatment with OA. The patient described here continued OSA treatment and achieved a decrease in AHI from 16.0 to 0.40 after six months, with a slight rise to 1.0 after two years. CONCLUSIONS CONFLICT OF INTEREST STATEMENT: Neither author has any conflict of interest to declare in relation to the subject matter of this manuscript. We believe that sleep dentists should have considerable expertise in the treatment of TMD in order to successfully manage joint and facial pain during the treatment of obstructive sleep apnea using an oral appliance. We conclude that it is possible to pro- ACKNOWLEDGEMENTS The authors are grateful to the Brazilian Research Agencies “The State of Sao Paulo Research” - FAPESP and "National Counsel of Technological and Scientific Development" CNPq - for supporting this study. References 1. Hoffstein V. Review of oral appliances for treatment of sleep-disordered breathing. Sleep Breath 2007;11:1-22. 2. Giannasi LC, Mattos LC, Magini M, Costa MS, Oliveira CS, Oliveira LVF. The impact of the PM Positioner appliance in the treatment of obstructive sleep apnoea. Arch Med Sci 2008;4:336-341. 3. Tsuiki S, Lowe AA, Almeida FR, Fleetham JA. 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MRM 02-2009_def ok:Layout 1 08/05/09 09:18 Pagina 125 Short report, EXP-O 2008 Expert Opinion Consensus/Dissensus Seminar - “COPD is/is not a systemic disease?”, Venice, Italy, November 13-14, 2008 EXP-O 2008, Expert Opinion Consensus/Dissensus Seminar “COPD is/is not a systemic disease?”, Venice, November 13-14, 2008: short report EXP-O 2008, Seminario di consenso/dissenso l’opinione degli esperti su: “La BPCO è/non è una malattia sistemica?”, Venezia, 13-14 novembre, 2008: breve resoconto Claudio F. Donner Mondo Medico, Multidisciplinary and Rehabilitation Outpatient Clinic, Borgomanero (NO), Italy INTRODUCTION In recent years, some authors maintain that chronic obstructive pulmonary disease (COPD) and its comorbidities should come under a new umbrella term - chronic systemic inflammatory syndrome because the systemic effects of smoking contribute to several other conditions, including cardiovascular disease, cancer, and increased blood pressure. Such a view would open up vast new horizons for internal medicine. Unfortunately this view is poorly supported by the scientific literature and should be regarded more as a fascinating speculation than as an evidence based proposition. It overlooks the possibility that all the so-called comorbidities described in association to COPD - e.g. skeletal muscle abnormalities, hypertension, diabetes, coronary-artery disease, heart failure, pulmonary infections, cancer, and pulmonary vascular disease - could simply be independent diseases frequently found in subjects with the age, risk factors and lifestyle of COPD patients. This latter objection may seem “old hat” but it is perhaps more realistic than espousing a point of view which, though novel and appealing, at present has little to do with evidence-based science. With the aim of clarifying this debate in a rigorous scientific context, the Italian Interdisciplinary Society for Research in Lung Disease (AIMAR) organized, as part of its “AIMAR Top Seminars 2008” program, a dedicated scientific event in Venice on November 13-14, 2008: EXP-O 2008 – Expert Opinion Consensus/Dissensus Seminar - “COPD is/is not a systemic disease?”. The aim was to bring together the sustainers of both sides in a format that allows the best opportunity for discussion and debate (two 15-minute interventions “pro” and “con” on each subject followed by a 30-minute discussion amongst a highly select faculty audience, then, in the afternoon, a further session aimed to achieve a consensus or dissensus on the conclusions that emerged in the morning). Leading authors and + Claudio F. Donner Mondo Medico, Multidisciplinary and Rehabilitation Outpatient Clinic Via Monsignor Cavigioli, 10, 28021 Borgomanero (NO), Italy email: [email protected] Multidisciplinary Respiratory Medicine 2009; 4(2): 125-136 MRM 125 Multidisciplinary Respiratory Medicine 2009; 4(2): 125-136 MRM 02-2009_def ok:Layout 1 08/05/09 09:18 Pagina 126 about 40 highly qualified discussants with major expertise in the field participated. The object was to arrive at a final consensus or dissensus on this topic, and produce a Statement to clarify the issue for practising clinicians. Pathophysiological basis of COPD: the Pro systemic side (Paolo Palange, Rome, Italy) COPD has traditionally been considered a disease of the lungs secondary to cigarette smoking and characterized by airflow obstruction due to abnormalities of both airway (bronchitis) and lung parenchyma (emphysema). It is well known that COPD is associated with significant systemic abnormalities: in the late '80s it was documented that chronic hypoxia and hypercapnia can induce renal and hormonal abnormalities in COPD patients with chronic bronchitis (type-B) [1]. More recent evidence shows that a significant proportion of patients with COPD, particularly those with predominant emphysema (type-A), may experience muscle wasting [2], osteoporosis [3], anemia [4] and reduction in circulating bone marrow progenitors [5]. These systemic abnormalities have been attributed to increased levels of systemic inflammation, e.g. increased levels of tumor necrosis factor (TNF)-α and interleukin (IL)-6. Some have hypothesized that systemic inflammation is due to a “spilling over” of the pulmonary inflammation into the systemic circulation [6]. Others, who failed to demonstrate a correlation between lung and systemic inflammation [7], raised the question if COPD may not be in fact a systemic disease. Chronic inflammation, however, may not be the only cause of the systemic effects of COPD. Recent data, in humans and animal models, show increased levels of endothelial cell apoptosis and reduced levels of angiogenetic factors, e.g. vascular endothelial growth factor (VEGF) in the lung in response to cigarette smoking and oxidative stress, suggesting that emphysema may be a vascular disease [8]. Other studies claim that pulmonary emphysema carries an autoimmune component [9]. Based on this new evidence, it is reasonable to consider COPD, in particular emphysema, as a disease with a significant “systemic component” if not a systemic disease per se. Pathophysiological basis of COPD: the Non systemic side (Andrea Rossi, Bergamo, Italy) COPD is one of the few respiratory disorders that includes in its definition a reference to lung function [10]. The pathophysiology of COPD includes a wide array of abnormalities [11] in lung and chest wall mechanics, pulmonary gas exchanges, respiratory and skeletal muscle structure and function, and so on [12]. COPD is a heterogeneous disease in terms of its clinical, physiological and pathological presentation [13]. Probably the starting point is inflammation of the airways [14,15] and the final events are severe physical disability and premature death. Within this complexity, airflow limitation is a central element, and to some extent the bridge, connecting biological defects to clinical pheno- 126 MRM types. Without doubt, airflow limitation is a key mechanism determining dyspnea, progressive disability, and ventilatory failure in patients with COPD [16]. Understanding the pathophysiology of airflow limitation is an essential step to alleviating suffering, through effective interventions such as pharmacological therapy, rehabilitation, lifestyle changes, and so on [10,17-19]. The literature on airflow limitation in COPD is abundant [20-23]. It is important to stress the distinction between airway obstruction and airflow limitation and the close relationship between the latter and pulmonary hyperinflation: airway/airflow obstruction and airflow limitation should not be considered, either academically or in clinical practice, as synonymous. COPD and systemic inflammation: myth or reality? Pro Reality (William MacNee, Edinburgh, UK) COPD is an inflammatory condition of the lungs which has recently been recognized as a systemic disorder with important extrapulmonary manifestations [24]. It is thought that systemic inflammation is the mechanism which results in these systemic manifestations. A systemic inflammatory response is known to occur in COPD and involves mobilization and activation of inflammatory cells into the circulation and an increase in acute phase proteins and in circulating inflammatory mediators. C-reactive protein (CRP) is a robust marker of the acute phase response. It has been shown in large cohort studies that subjects with severe airflow limitation are 2.74 times more likely to have an elevated CRP [25], independently of cigarette smoking and other associated comorbidities which may influence CRP, such as the presence of coronary artery disease [26]. Increased circulating levels of CRP in COPD are associated with increased IL-6 levels, which is the predominant cytokine regulating CRP production by hepatocytes. Also other acute phase proteins such as fibrinogen are elevated in COPD subjects, particularly those with symptoms of chronic bronchitis [28]. These data suggest that CRP may be a useful biomarker for COPD severity, the systemic inflammatory response associated with COPD and the consequent systemic comorbidities/complications. A number of studies have shown higher levels of circulating inflammatory mediators in COPD patients [27-29]. Increased levels of TNF-α and its receptors TNFR-55 and TNFR-75 have been associated with activation of circulating leukocytes [30] and weight loss in patients with COPD [31]. COPD is associated with low grade systemic inflammation [6,32-34] and circulating leukocytes are present in increased numbers in COPD patients and have been shown to be activated [30,35]. Similar low grade inflammation occurs in other chronic conditions such as chronic heart failure, obesity or diabetes and as part of the normal ageing process [36,37]. Thus, compared with healthy controls, individuals with chronic airflow limitation have significantly elevated levels of CRP, fibrinogen, leukocytes and TNF-α, indicating that persistent systemic inflammation is present in MRM 02-2009_def ok:Layout 1 08/05/09 09:18 Pagina 127 COPD and systemic inflammation: myth or reality? Pro Myth (Giuseppe Di Maria,Catania, Italy) COPD clinical presentation is characterized by a variety of phenotypes [39]. The variable coexistence of other morbidities including chronic heart failure and elevated blood pressure has long been recognized in patients with chronic bronchitis and emphysema [40]. Thus the complexity and the variability of COPD, along with its frequent association with other morbid conditions, are longstanding concepts for those familiar with COPD patients in their clinical setting. More recently, it has been pointed out that COPD and its inflammatory process affects other end organs [41,42], and the notion that COPD is a “systemic inflammatory disease” has received much attention [43,44]. This notion is based on the observation that COPD and other clinical manifestations are associated to the presence and/or increase of inflammatory biomarkers in the blood. However, the term “systemic inflammation” which, until recently, has been used to indicate the detectable presence of such biomarkers, is misleading in that, according to current evidence, it merely reflects the presence and level of inflammation in the lungs [45,46]. In addition, the role of inflammation in the peripheral muscle wasting and weakness of COPD has never been directly demonstrated by experimental studies. Thus it is true to say that circumstantial evidence, rather than experimental data, support the speculation that COPD is part of a systemic inflammatory process. On the other hand it should be borne in mind that the lungs, by providing efficient gas exchange at the alveolar-to-capillary interface, play a pivotal role in achieving and maintaining the whole body (i.e. systemic) homeostasis. In turn, this homeostasis is of fundamental importance for all the physiological processes of cells, tissues and organs that constitute the body system [47]. Thus it is not surprising that the persistent functional impairment of the respiratory processes may have a negative repercussion on respiratory and metabolic functions of cells and tissue in the body without this necessarily implicating systemic inflammation. COPD may have systemic detrimental consequences involving a number of organs and tissues in the body (i.e. skeletal muscles, bones and cardiovascular system). The causes of these consequences are complex and poorly understood, but they have been unduly attributed to a putative “systemic inflammation” along with the oxidative damage suffered by COPD patients. Mankind has an innate need to create myths and believe in them. But opinions based on circumstantial evidence are not a sure way to arrive at the truth. Biomarkers of systemic involvement in stable COPD: do they exist? – Yes (Emiel F.M. Wouters, Maastricht, The Netherlands) Biomarkers are factors that are objectively measured and evaluated as indicators of normal biologic processes or pathogenic processes and/or as indicators of pharmacologic responses to therapeutic intervention. Clinical end points are variables that can be used to measure how patients feel, function, or survive. Surrogate end points are biomarkers that are intended to substitute for a clinical end point. Several biomarkers may be needed to create an ideal surrogate end point cluster to truly characterize clinical end points. Individual biochemical or molecular markers can be used as biomarkers to evaluate disease progression and to evaluate the effects of therapeutic intervention early in development. Biomarkers need to represent mechanismbased processes and can provide exciting clues to the pathophysiology of diseases. Therefore, the ideal biomarker increases pathologically in the presence of the disease (high sensitivity), does not increase in the absence of disease (high specificity), offers information about the risk and prognosis, changes in accordance with the clinical evolution, creates opportunities to anticipate clinical changes, relates to disease burden and extent, needs to be reproducible, and optimally will be cheap and easy to measure. The need for biomarkers in COPD research to better diagnose and to assess phenotype, severity, and the effects of treatment is well recognized. COPD is both a pulmonary and a systemic disease. The systemic complications of COPD include nutritional abnormal body composition, muscle wasting, and exercise limitation, as well as involvement of other organ systems (cardiovascular, neurologic, and skeletal). Most of these complications are, at least in part, thought to be the consequence of systemic inflammation, and accordingly most of the systemic biomarkers are related to inflammatory processes [34]. A meta-analysis conducted in 2004 by Gan and colleagues [34] selected 14 studies that evaluated systemic inflammatory markers in patients with COPD. Levels of CRP, fibrinogen, TNF-α and circulating leukocytes were higher in patients with COPD compared to controls. Several studies have confirmed this COPD-related elevation in CRP. CRP levels have also been shown to relate to COPD severity, both in terms of lung function and St George's Respiratory Questionnaire (SGRQ) score, as well as mortality and disease progression. PintoPlata [48] used a proteomics approach to identify a CF Donner Short report, EXP-O 2008, Venice, November 2008 - Breve resoconto, EXP-O 2008, Venezia, novembre 2008 COPD. This effect is persistent among current nonsmokers with COPD. However a mechanism of the systemic inflammatory response in COPD is still unknown and may relate to spill over from the lungs to the systemic circulation or there may be common genetic or constitutional factors which predispose individuals to COPD or to either systemic or pulmonary inflammation. Other potential origins of systemic inflammation in COPD include cigarette smoking, lung hyperinflation, tissue hypoxia, skeletal muscle dysfunction and a response of the bone marrow [38]. It is likely that systemic inflammation is a major contributor to the pathobiology of the extrapulmonary effects of COPD including skeletal muscle atrophy and dysfunction and cardiovascular disease. MRM 127 Multidisciplinary Respiratory Medicine 2009; 4(2): 125-136 MRM 02-2009_def ok:Layout 1 08/05/09 09:18 Pagina 128 panel of 24 specific biomarkers in the blood of patients with COPD and demonstrated significant correlations of these biomarkers with forced expiratory volume at 1 second (FEV1), diffusing capacity, 6minute walking distance, and the BODE index. Patients with COPD who lose weight, particularly fat-free mass, represent a COPD phenotype that is in part the result of systemic inflammation. A similar result was obtained by Di Francia and colleagues [30] when patients were divided into groups according to whether or not they had intentionally lost weight. In addition, blood TNF receptor levels have been shown to be inversely correlated to the percentage of body fat. In a similar manner, increased blood CRP levels have been shown to be related to resting energy expenditure and fatfree mass or body mass index. Appetite-regulating biomolecules, leptin and ghrelin, have also been related to body composition in COPD. Broekhuizen and colleagues [49,50] found that blood leptin levels were lower in cachectic COPD patients compared to non-cachectic, and plasma ghrelin was found to be significantly higher in underweight COPD patients. What is not known is whether these markers predict who will become cachectic, which would make them very useful as a clinical biomarker. Pulmonary hypertension is also a phenotypic feature of COPD, more typically in the latter stages of disease. Joppa and colleagues [51] found that patients with pulmonary hypertension had elevated blood levels of CRP and TNF-α and that CRP was an independent predictor of pulmonary systolic pressure. Since the diagnosis of pulmonary hypertension requires an echocardiogram, CRP measurements may prove to be useful at least in determining who to screen for pulmonary hypertension. Biomarkers of systemic involvement in stable COPD: do they exist? – No (Giorgio W. Canonica / Fulvio Braido, Genoa, Italy) Biomarkers are ex-vivo markers, i.e. they can be taken out of the body and measured. They are biological material that reflect a disease process (e.g. a biomarker for inflammation). COPD is characterized by chronic inflammation of the small airways and lung parenchyma, with the involvement of neutrophils, macrophages, CD8+ lymphocytes, many cytokines and chemokines. This inflammation is associated with fibrosis and the narrowing of small airways and with lung parenchyma destruction, resulting from the action of various proteinases. The number of CD8+ lymphocytes is correlated to the airways flow limitation. Neutrophils have the most important role in COPD pathogenesis and macrophages can damage lung parenchyma by releasing protease and neutrophil chemoattractant factors such as IL-8 and leukotriene B4 (LTB4). These cells can be activated by cigarette smoke and CD8 lymphocytes, which damage the lung by releasing TNF-α. Neutrophils release proteolitic enzymes, such as elastase, catepsines, metalloproteinases, causing the tissue damage typical of emphysema. Inflammation activ- 128 MRM ity of neutrophils, lymphocytes and macrophages depends on growth factors such as granulocyte macrophage colony stimulating factor (GM-CSF), which controls neutrophil survival. The inflammatory cascade implicated in lung parenchyma destruction may spread to systemic level and induce further organ damage. However, it should be borne in mind that elderly subjects present comorbidities, and COPD concomitant diseases may be the cause of the increased biomarkers in these patients. COPD and congestive heart failure (CHF) are the two most frequent and severe chronic diseases. About 20% of patients mainly followed for COPD are also affected by CHF. Moreover, both COPD and CHF share old age and smoking as the main risk factors, and have in common chronic inflammation as the potential pathogenic mechanism. Compared to COPD, the diagnosis of heart failure is more complicated since it requires the integration of clinical, echocardiographic and circulating biomarker data. In other terms, we could erroneously attribute the increase of biomarkers to COPD, since we ignore the presence of concomitant pathologies such as CHF or obstructive sleep apnea syndrome (OSAS) in which there is an increase of mediators involved in the induction of organ damage. Cytokines IL-6 and IL-1β are able to trigger a systemic inflammatory response characterized by an increase in the circulating levels of leukocytes, platelets, proinflammatory and prothrombotic proteins. This complex response produces CRP, fibrinogen and other coagulation factors which are associated to fatal cardiovascular events but also to the bronchial tree remodeling present in COPD. No doubts exist about the presence of systemic inflammatory markers and their organ-related effects in COPD. Nevertheless, further investigation is required to clarify the source and meaning of the inflammatory process. In this context, the systemic role of lung-specific biomarkers, such as serum Clara cell protein (CC-16), surfactant protein (SP)-A, and SP-D, could be interesting. Biomarkers of systemic involvement in acute exacerbations of COPD: is there overwhelming evidence? – Yes (Wisia Wedzicha / John Hurst, London, United Kingdom) Exacerbations of COPD are episodes of increased symptoms that are associated with increased airway and systemic inflammation. COPD exacerbations are now recognized as an important outcome measure in COPD but they are heterogeneous and also seasonal events. COPD exacerbations are often triggered by respiratory viral infections [51], though they are also associated with bacteria, and exacerbations where both viruses and bacteria are isolated are more severe [52]. Thus there has been considerable interest in developing a biomarker to detect and follow the time course of COPD exacerbations. There is evidence that during a COPD exacerbation the systemic inflammatory response is related to the airway response [45] and thus a systemic marker should reflect the pathophysiological MRM 02-2009_def ok:Layout 1 08/05/09 09:18 Pagina 129 Biomarkers of systemic involvement in acute exacerbations of COPD: is there overwhelming evidence? – No (Antonio Anzueto, San Antonio, USA) The current GOLD guidelines recognize that the impact of COPD on an individual patient depends not just on the degree of airflow limitation, but also on the severity of symptoms (especially breathlessness and decreased exercise capacity), systemic effects, and any comorbidities the patient may have [17]. Furthermore, COPD should be managed as a systemic disorder, with careful attention paid to comorbidities and their effect on the patient's quality of life. The main concomitant conditions associated with COPD are skeletal muscle weakness, osteoporosis, heart failure, cardiac arrhythmias, ischemic heart disease, stroke, depression, cancer, etc. Recently, several investigators proposed that a common mechanism by which major risk factors such as smoking, hyperlipidemia, and obesity might lead to chronic disease is systemic inflammation [38]. Systemic inflammation may explain the development of chronic diseases such as COPD and its association with systemic and complex abnormalities affecting other organs. It has been suggested that persistent pulmonary inflammation promotes the release of pro-inflammatory chemokines and cytokines into the circulation. These mediators then stimulate various end-organs such as liver, adipose tissue and bone marrow, that will release excessive amounts of acute phase proteins, inflammatory cells and secondary cytokines into the circulation, and the result is a state of persistent low-grade systemic inflammation [24]. The main controversia that exist today relate to whether or not the source of inflammation is in the respiratory system. There is increasing evidence that the functional impairment of airway-bronchial constriction that results in increased workload, hyperinflation and impaired respiratory muscle function is the main source of inflammation. Recent reports characterize the upregulation of pro-inflammatory cytokines in the intercostals and other respiratory muscles [57]. In theory, anti-inflammatory treatment should contribute to the reduction of exacerbations. Clinical studies that involve the use of long-acting bronchodilators, with or without inhaled corticosteroids, or surgical interventions such as lung volume reduction surgery (LVRS) have been associated with significant reduction in COPD exacerbation [58-60]. Therefore, COPD is a disease associated with multiple comorbid conditions, but the physiological consequences of airway obstruction, mainly hyperinflation, may be the main precipitating factor of the systemic inflammatory response seen in these patients [61,62]. Is COPD a respiratory disease with prominent systemic implications or a systemic condition with pulmonary symptoms? – Rationale (Bartolome Celli, Boston, USA) Is COPD a disease or not? “Disease” signifies a morbid condition defined by objective, physical signs, subjective symptoms or mental states, or functional or structural disorder. In contrast, “syndrome” is defined as a set of symptoms or conditions that occur together and suggest the presence of a certain disease or increased probability of developing the disease. Based on these accepted definitions, COPD is a disease as it is based on an objective physical sign: airflow limitation. COPD has a pathophysiological expression in the lung. The airflow limitation results from airways inflammation and remodeling often associated with parenchymal destruction and development of emphysema (most patients have both). However, in many patients the disease is associated with systemic manifestations that can effectively result in impaired functional capacity, worsening dyspnea, health related quality of life and increased mortality [12,58]. The best recognized manifestations include the presence of concomitant cardiovascular compromise, malnutrition involving primarily loss and dysfunction of skeletal muscles, osteoporosis, anemia, increased gastroesophageal reflux, and clinical depression and anxiety. Importantly, the presence of airflow limitation greatly increases the likelihood that a COPD patient may develop lung cancer over time. In addition, patients with COPD are older and frequently present with important comorbidities that require medical attention. Patients with milder COPD will likely die from diseases other than COPD but most patients with severe and very severe COPD die from COPD [12,63,64]. There are two different views relating the associations between COPD and its comorbidities: i) systemic “spillage” of the inflammatory and reparatory events occurs in the lungs, with the disease remain- CF Donner Short report, EXP-O 2008, Venice, November 2008 - Breve resoconto, EXP-O 2008, Venezia, novembre 2008 changes associated with the exacerbation. Early studies showed that acute phase markers increased during exacerbations, e.g. systemic IL-6 and plasma fibrinogen increased significantly at exacerbation and these increases were greater in the presence of an infective trigger [54]. It is also possible that rises in these biomarkers can lead to increased cardiovascular risk with a COPD exacerbation. A large study utilizing a whole panel of biomarkers showed that the most selective biomarker was CRP but the change in CRP was not sufficiently sensitive or specific alone [44]. Sensitivity and specificity was increased by combining CRP with one of the major exacerbation symptoms (dyspnea, sputum purulence or increased sputum volume) that were recorded during the study. There were no direct relationships between biomarker concentrations and clinical indices of exacerbation severity. A recent study has suggested that serum amyloid protein (SAA) may also be useful as a biomarker of an exacerbation [55]. There is need for a biomarker to represent exacerbation recovery and this requires further research. However, in a recent study, it has been shown that the CRP measured at 14 days after the onset of an exacerbation was related to early exacerbation recurrence [56]. Thus there is an urgent need for novel markers of exacerbation that can reflect both the onset of the exacerbation and the recovery period. MRM 129 Multidisciplinary Respiratory Medicine 2009; 4(2): 125-136 MRM 02-2009_def ok:Layout 1 08/05/09 09:18 Pagina 130 ing at the center of the process; ii) pulmonary manifestations of COPD are an expression of a “systemic” inflammatory state with multiple organ compromise. Both views have merit but imply different conceptual approaches with important therapeutic consequences. In the former, the aims of therapy are primarily centered in the lungs whereas in the latter the center of therapy is shifted to the primary source. Medical and surgical therapies aimed at improving lung function have proven important in decreasing dyspnea, and improving exercise capacity, health status and even mortality [63,65-67]. Similarly, therapies such as oxygen for hypoxemic patients and pulmonary rehabilitation have also improved outcomes for patients without altering lung function significantly [10,17,70-73]. The next decades will see an explosion of information attempting to elucidate the associations between COPD and its systemic expressions, providing objective evidence of the mechanisms and, in the end, improving the management of patients with COPD. Is COPD a respiratory disease with prominent systemic implications or a systemic condition with pulmonary symptoms? - Case report (Richard ZuWallack, Hartford, USA) CG is a 75 year old woman with a diagnosis of COPD since approximately 1995. She has a 45 pack-year history of cigarette smoking, but quit at age 50. She has no history of asthma, atopy, or frequent childhood respiratory infections. At age 61 she began experiencing breathlessness with exertion. A diagnosis of COPD was made at that time, and she was initially treated with ipratropium, 2 inhalations, 4-times daily. During stable periods her chest examination reveals signs of hyperinflation, diminished breath sounds throughout, a prolonged expiratory phase, and no adventitious sounds. Data from her first pulmonary function evaluation in 1996 are as follows: age 64, weight 59 kg, body mass index (BMI) = 22 kg/m2, post-bronchodilator (FEV1/FVC) = 0.61, FEV1 = 1.33 L (54% of predicted), carbon monoxide diffusing capacity (DLCO) = 49% of predicted, arterial blood gases while breathing room air: pH 7.42, PaO2 68 mm Hg, PaCO2 36 mm Hg. Her Medical Research Council (MRC) dyspnea rating (0 to 4 scale) was 1: troubled by shortness of breath when hurrying on the level or walking up a slight hill. Chest X-rays show hyperinflation, but no other abnormality. In the past 12 years, she has had approximately 2-3 COPD exacerbations per year, but was hospitalized only once, in 2003. She has had an unexplained, gradual decrease in body weight despite taking calorie supplements; her last recorded weight was 45 kg, BMI = 16.5 kg/m2. She could not tolerate megestrol because of increased dyspnea, and was reluctant to begin anabolic steroids. Documented comorbidities include a history of peptic ulcer disease, coronary artery disease, an asymptomatic ~50% left carotid artery stenosis, a dilated, probably non-ischemic cardiomyopathy (left ventricular ejection 130 MRM fraction ~ 35%), paroxysmal atrial fibrillation treated with oral anticoagulation, migraine headaches, and a history of anxiety and depression. At her latest spirometry (2007) the FEV1/FVC was 0.42 and the FEV1 was 0.91 L, or 41% of predicted. She is now MRC 3 (0-4 scale): stops for breath after walking about 100 yards or after a few minutes on the level. On exercise testing her peak exercise capacity on a cycle ergometer was 10.5 mL/kg/min, which was 50% of predicted. She was dyspnea-limited and did not have a discernable anaerobic threshold. There was no significant oxygen desaturation during exercise testing. Her latest respiratory medications include inhaled formoterol twice daily, tiotropium once-daily, and albuterol as needed. CG has COPD which is of moderate-severe spirometric severity; historically, she has had relatively frequent respiratory exacerbations. She also has pulmonary cachexia, atherosclerosis, coronary artery disease, left ventricular disease, anxiety, and depression. One way of interpreting this constellation of medical problems is that COPD results from a local (respiratory) inflammatory response to environmental stimuli, such as cigarette smoke, and this respiratory inflammatory process has systemic, 'spill over' effects. This, in turn, causes other problems, such as cachexia and cardiovascular disease. This concept is implied in the description of COPD given by the ATS/ERS Statement on COPD [74], which states that COPD is characterized by inflammation in the lungs, and that this has systemic consequences. Another interpretation is that COPD is primarily a systemic disease in which the lung is the major target organ. The weight loss and the cardiovascular disease that CG has are both manifestations of the systemic abnormalities associated with COPD. Although not stated, she also likely has other systemic manifestations, such as peripheral muscular dysfunction and osteoporosis. The well-described correlation between COPD and cardiovascular disease is not surprising, since these two diseases are both strongly related to cigarette smoking. However, COPD itself is an important predictor and assumed risk factor for atherosclerosis and cardiovascular mortality [25,75-77]. Furthermore, this relationship remains even after controlling for cigarette smoking [78]. In general, a 10% decrease in FEV1 in COPD patients is associated with approximately a 30% increase in risk of cardiovascular death [79]. Poor lung function is, in fact, a stronger predictor of cardiovascular and all-cause mortality than serum cholesterol [77]. From an analysis of data from the 3rd National Health and Nutrition Examination Survey (NHANES), individuals with moderate to severe airflow obstruction had increased circulating leukocyte and platelet counts, elevated fibrinogen levels, and were more likely to have elevations in CRP than those without obstruction [77]. Moderate and severe airflow obstruction was significantly associated with cardiac ischemia. Inhalation of ambient particulate air pollution also induces a low-grade systemic inflammation [80]. In one model of systemic inflammation in COPD [38], MRM 02-2009_def ok:Layout 1 08/05/09 09:18 Pagina 131 Approach to COPD: respiratory or systemic treatment? - Respiratory approach (Richard Casaburi, Torrance, USA) Pharmaceutical companies continue to focus on developing new inhaled bronchodilator drugs, mostly in the classes already demonstrated to be effective: anticholinergic and β-agonist drugs. Inhaled corticosteroids remain very much part of the treatment paradigm. True, oral drugs are likely to reemerge as treatments for COPD. Many are antiinflammatories, but the target is the lung, not systemic inflammation. A number of mediator antagonists, antioxidants, signal transduction pathway inhibitors, proteinase inhibitors, mucoregulators, pulmonary vasodilators are under development [81]. Further in the future are agents that will induce lung parenchymal growth and repair, possibly including the therapeutic use of stem cells. Also to be considered are approaches to improve lung mechanics in emphysema, including LVRS and newer endobronchial valves and the airway fenestration and stenting procedures [82]. Clearly, the lungs are the dominant focus of therapies for COPD. Even treatments aimed at systemic manifestations of COPD are primarily aimed at relieving pulmonary limitations. Exercise programs that are part of pulmonary rehabilitation reverse dysfunction of the muscles of ambulation. However, the mechanism by which training programs improve exercise tolerance is largely through reduction of the dynamic hyperinflation related to reduced ventilatory demand at a given level of exercise [83]. While substantial attention has been placed on systemic inflammation in COPD, the increased levels of circulating inflammatory mediators reported in moderate-severe COPD [4] are small and of questionable importance. It has been difficult to predict patient characteristics that are reliably associated with the substantial increases in circulating inflammatory mediators that are likely to be important (and, therefore, to constitute a good therapeutic target) in the individual patient. Moreover, to date it is not clear whether circulating inflammatory mediators are simply a “spill-over” from pulmonary inflammation or related to systemic production [34]. Similarly, muscle dysfunction has been ascribed, in part, to inflammation and apoptosis. However, the variability in these findings among subjects makes this a difficult therapeutic target. Approach to COPD: respiratory or systemic treatment? - Systemic approach (Leonardo M. Fabbri, Modena, Italy) The only treatment that affects COPD progression is smoking cessation [17]. Despite the inflammatory nature of COPD, no existing medication has been shown to modify the long-term decline in lung function. Hence the goals of COPD management are reduction of risk factors, management of stable COPD and its comorbidities, and prompt recognition and management of COPD exacerbations [17]. Smoking cessation is the most effective intervention to reduce the risk of development and the progression of COPD and reduce mortality. Pharmacotherapy (nicotine replacement, buproprion, nortryptiline and/or varenicline) may help patients stop smoking. Also, occupational, indoor/outdoor pollution should be avoided. Pharmacologic treatment of COPD may improve symptoms, reduce frequency and severity of exacerbations, improve health status, and improve exercise tolerance. Albeit the mechanisms are poorly understood, inhaled β2-agonists and/or anticholinerigcs are central to pharmacologic management in COPD, both on an as needed basis to relieve intermittent or worsening symptoms and on a regular basis. Nonpharmacologic treatments include rehabilitation, oxygen therapy, and surgical interventions [17]. The diagnosis, assessment of severity and treatment of COPD may be greatly affected by the presence of comorbid conditions. Lung function measurement, non-invasive assessment of left ventricular function (e.g. echocardiography and brain natriuretic peptide) and/or glycaemia, may be useful to identify these comorbidities. Similarly, smoking prevention and cessation, weight control and diet, and exercise and rehabilitation potentially affect not only COPD but also its comorbidities [24,34,43]. Pharmacological treatment of COPD chronic comorbidities is more complex, as drugs are usually developed for single diseases or organs [84]. Much can be learnt from other chronic conditions, e.g. diabetes. Glucose control with insulin and/or oral anti-diabetic agents not only controls diabetes but also helps prevent and treat the systemic effects and comorbidities of diabetes, particularly cardiovascular diseases [84]. More recently, drugs used for the treatment of erectile dysfunction, hypertension, chronic heart failure, or lipid disorders, have been shown to have unexpected beneficial effects in COPD patients. Statins, which are used primarily as lipid-lowering agents, have also potent anti-inflammatory properties in the lung and have been shown CF Donner Short report, EXP-O 2008, Venice, November 2008 - Breve resoconto, EXP-O 2008, Venezia, novembre 2008 the lungs are the portal for the entry of toxins (cigarette smoke and ambient particulate matter), which are processed by alveolar macrophages and epithelial cells. These cells produce proinflammatory mediators that promote inflammation in the lung. These mediators also translocate into the circulation and set up a systemic inflammatory response that includes: 1) stimulation of the bone marrow to release leukocytes and platelets, 2) activation of an acute phase response which includes the production of procoagulation factors, and 3) activation of the endothelium. These processes increase the likelihood of vascular disease. Other proinflammatory cytokines, such as TNF-α also promote body composition abnormalities such as depletion of lean body mass or even cachexia. It is clear that systemic inflammation is present in COPD and that this contributes directly to the lung disease and its co-morbidities. Whether this process is viewed as a systemic 'spill-over' from inflammation in the lung or is a primarily systemic process with the lung as the portal is, in reality, more semantic than pragmatic. MRM 131 Multidisciplinary Respiratory Medicine 2009; 4(2): 125-136 MRM 02-2009_def ok:Layout 1 08/05/09 09:18 Pagina 132 132 MRM to positively affect chronic comorbidities of metabolic syndrome, e.g. chronic heart failure, vascular diseases and COPD [84-86]. β-blockers, considered life-saving drugs in chronic heart failure, have also been recently shown to provide benefits in COPD patients, albeit they may carry some risks in patients with an asthmatic component of COPD [87]. Beneficial effects have been reported for ACE inhibitors, and angiotensin receptor blockers [84]. On the other side, drugs specifically developed and used to treat COPD, e. g. inhaled bronchodilators [88,89] and inhaled steroids alone or in combination with inhaled bronchodilators [58,90-101], may have significant beneficial effects on cardiovascular diseases and other common chronic comorbidities of COPD. Guidelines and clinical practice: myth or reality? Myth (Marc Miravitlles, Barcelona, Spain) The debate on the clinical usefulness of some drugs in COPD, e.g. inhaled corticosteroids (IC), stems from the poor current definition of COPD as simply a syndrome with nothing whatsoever regarding its etiology [102]. The energy invested in identifying and quantifying the different “faces” of COPD, known as the diagram of Venn not proportional to COPD [103], while commendable, only demonstrates the confusion existing between the different etiopathogenic, clinical and morphological forms of the syndrome labelled COPD [104,105]. Due to the poor definition of COPD, patients with very different characteristics have been enrolled in different clinical trials, thereby producing a great variability in the response to treatment [106]. This aspect is fundamental if one wishes to compare results obtained with different drugs or with the same drugs across different studies. One more instance of the incongruence of the definition of COPD is the discrepancy between the universally accepted definition of the GOLD guidelines [107] and inclusion criteria of the clinical trials on COPD [58,108]. If COPD is what GOLD states, why not use this definition as the inclusion criteria for clinical trials? The answer is that what we understand COPD to be is only partly reflected in the definition. Until we adjust the definition to what we really understand COPD to be in clinical practice, sterile controversies will continue on the efficacy of different treatments for the so-called “COPD”. One convincing test on the importance of carrying out a directed and not stepwise treatment may be found in a study performed by Siva et al. [109]. A total of 82 patients with COPD were randomized to two groups to receive treatment according to i) British Thoracic Society guidelines (BTS group), or ii) the eosinophilic inflammation observed in the induced sputum (sputum group). Patients in the sputum group were administered IC or oral drugs with the objective of maintaining the eosinophilic count in sputum < 3%. After 1 year, the strategy of the sputum group was associated with a 62% reduction in the number of severe exacerbations (p = 0.037) versus those who were treated according to BTS guide- lines, with no differences being observed in the use of oral corticosteroids between the two groups. These results indicate that to achieve greater treatment efficacy, we should be guided by the characteristics of the patients more than by their severity. We no longer have one treatment for COPD but rather - similar to what happens with other chronic diseases such as hypertension or diabetes - different therapeutic options that should be targeted to the individual patient. It is difficult to achieve a consistent definition of COPD and establish what is adequate treatment for the different types and subtypes described in this definition, but possible if we break through the taboos of the past. Guidelines and clinical practice: myth or reality? Reality (Stephen Rennard, Omaha, USA) There are two situations in which guidelines are useful for the clinician. First, when diagnostic or therapeutic modalities are inappropriately used. Evidence suggests that the diagnosis of COPD, although straightforward and readily obtained by simple spirometry, is inadequately accomplished in both the USA and Europe [110,111]. As a result, many individuals with COPD are undiagnosed or, in the absence of spirometry, incorrectly diagnosed. Application of spirometry, as recommended by guidelines [17], would address this diagnostic issue. Similarly, rehabilitation in COPD is widely recommended by guidelines [112] but inadequately applied [113]. The availability of guidelines may help optimize application of appropriate therapies in a population. Second, guidelines can help provide a framework for the clinician when application of a diagnostic or therapeutic modality is uncertain, e.g. ICs have measurable benefits on airflow, exacerbation frequency and mortality in COPD [17] but how they should be used clinically requires discernment. Guidelines that use evidence when available and expert opinion when necessary can inform clinicians in making their judgments. Guidelines, therefore, can help optimize diagnosis and therapy and are therefore an important tool for the clinician. CONCLUSION Nikos Siafakas (Heraklion, Greece) in his summing up of the meeting stated that much energy and attention during the two-day Seminar had been focused on how to define the term ‘systemic’. The first step was to agree on the definition. But first of all, was COPD a disease or a syndrome? He personally agreed with Marc Miravitlles that COPD does fulfill the criterion for disease (i.e. it has a distinct causeetiology) but it is one characterized by different faces or phenotypes. A vote was taken on this and there was a vast consensus that COPD was a disease (one vote only for syndrome). As to the real issue of the Seminar, i.e. whether COPD is a systemic disease or not, the next step was to agree on what ‘systemic’ means. During the Seminar, ‘systemic’ had been referred to in various senses, as: a) sys- MRM 02-2009_def ok:Layout 1 08/05/09 09:18 Pagina 133 Carlo Grassi (Milan, Italy) in closing the Symposium confirmed that, while the Seminar had not reached a final evidence-based conclusion, a general consensus had emerged based on the limited evidence available: that COPD begins as chronic airways obstruction, dynamic hyperinflation and local inflammation in the lungs and from this leads - through differentiated pathways still to be clarified – to systemic consequences. The Seminar, Grassi said, would represent a starting point for a new era in clinical and experimental research, based on the excellent quality of the discussions held over the two days by the experts gathered in this unforgettable setting of Venice. References 1. Palange P. Renal and hormonal abnormalities in chronic obstructive pulmonary disease (COPD). Thorax 1998;53:989-991. 2. 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MRM 02-2009_def ok:Layout 1 08/05/09 09:18 Pagina 137 Oral Presentations / Comunicazioni orali Pulmonary Advances, 6th International Conference on Management & Rehabilitation of Chronic Respiratory Failure – 2° Convegno Nazionale AIMAR Approccio Multidisciplinare alla Medicina Respiratoria Naples, Italy, March 4-7, 2009 Pulmonary Advances, March 2009: Oral Presentations Pulmonary Advances, marzo 2009: le presentazioni orali Claudio F. Donner1, Mario Polverino2 1 2 Congress Chair Congress Co-Chair Session: “COPD and rehabilitation” Thursday March 5, 2009 Sessione: “BPCO e riabilitazione”, giovedì 5 marzo 2009 Moderatori: Pietro Alimonti, Roma, Carlo Gulotta, Torino RISK OF EXACERBATION AND HOSPITALIZATION IN COPD PATIENTS M. Lusuardi1, C. Lucioni2, F. De Benedetto3, S. Mazzi2, C.M. Sanguinetti4, C.F. Donner5, on behalf of the Italian Interdisciplinary Respiratory Society – AIMAR 1 Department Cardio-Pulmonary Rehabilitation, S. Sebastiano Hospital, Correggio (RE); 2Wolters Kluwer Health/Adis International, Milano; 3UOC Pneumologia, PO Clinicizzato SS Annunziata, Chieti; 4UOC Pneumologia, ACO San Filippo Neri, Roma; 5Mondo Medico, Centro diagnostico, terapeutico e riabilitativo multidisciplinare, Borgomanero (NO), Italy Introduction: Chronic obstructive pulmonary disease (COPD) is a major cause of morbidity and hospitalization worldwide. The ICE study (Italian Costs for Exacerbations in COPD) aimed to evaluate which clinical factors, among those considered for the cost of illness analysis, may influence at follow up the risk of a new exacerbation and re-admission to hospital. Methods: A prospective multicenter study was conducted on COPD patients admitted to 25 hospitals for exacerbations during October-December 2002. A 6 month follow up was performed, starting from discharge, via 3 telephone interviews every second month, based on a questionnaire and conducted by an investigator clinician. Results: Data of 570 patients, mean age 70.6 years + Claudio F. Donner Mondo Medico, Centro diagnostico, terapeutico e riabilitativo multidisciplinare Via Monsignor Cavigioli 10, 28021 Borgomanero (NO), Italia email: [email protected] Multidisciplinary Respiratory Medicine 2009; 4(2): 137-149 MRM 137 Multidisciplinary Respiratory Medicine 2009; 4(2): 137-149 MRM 02-2009_def ok:Layout 1 08/05/09 09:18 Pagina 138 (8.8 SD), males 69.2%, were processed. According to GOLD, severity was: moderate 36.4%; severe 31.3%; very severe 32.3%. 282 patients experienced at least one exacerbation at follow up, 42% of these requiring hospitalization. No significant association was seen between exacerbations and GOLD stage, co-morbidities or treatments. On the contrary, COPD functional severity significantly influenced hospitalizations, with relative risks being 2.6 and 2.0 (GOLD very severe vs. moderate and severe, respectively), and 1.3 (GOLD severe vs. moderate). Hospitalizations were also significantly associated with treatments denoting a more severe condition (oral corticosteroids and theophylline, long-term oxygen therapy). Conclusions: COPD severity and presence of chronic respiratory failure confirm an important role in predicting hospitalizations for exacerbations. IMPLEMENTING THE WHO GLOBAL ALLIANCE AGAINST CHRONIC RESPIRATORY DISEASES (GARD) THROUGH PROFESSIONAL EDUCATION: THE FOXTER PROJECT S. Nardini1, F. De Benedetto2, C. F. Donner3, C. M. Sanguinetti4, on behalf of the Italian Interdisciplinary Respiratory Society – AIMAR 1 UO Pneumotisiologia, Ospedale, Vittorio Veneto (TV) 2UOC Pneumologia, PO Clinicizzato SS Annunziata, Chieti; 3 Mondo Medico, Centro diagnostico, terapeutico e riabilitativo multidisciplinare, Borgomanero, (NO); 4UOC Pneumologia, ACO San Filippo Neri, Roma, Italy Background: Chronic respiratory diseases (CRDs) are underdiagnosed and undertreated. GARD recommends professional education to improve diagnosis/treatment. Methods: AIMAR launched the FOXTER Project (Education for integrated care, FXTP) to implement GARD in Italy. In December 2006, 82 chest physicians operating in Respiratory Units (RUs) and 82 GPs from the same area of each RU, attended a 1day workshop presenting FXTP and its educational kit (slides, video & text) to be used in 68 CME courses for GPs on CRDs, emphasizing the role of spirometry, Feb-Sept 2007. Following the courses, feedback was obtained from attendees through 2 questionnaires on self-reported technical and practical achievements. Results: 1637 GPs attended the courses. 1535 (94%) questionnaires were analyzed. On 17 questions on CRD diagnosis/treatment, correct answers were 92.4% (99.4%: spirometry is the gold standard for COPD diagnosis; 59.1%: factors for hospitalising a COPD patient). Course Evaluation (values as %): RELEVANCE - None: 0.07; Low: 0.13; Satisfactory: 14.9; Significant: 62.41; High: 22.48. QUALITY Poor: 0.07; Weak: 0.39; Satisfactory: 10.03; Good: 63.91; Excellent: 25.60. EFFECTIVENESS Ineffective: 0.13; No need to modify my clinical practice (CP): 0.91; Stimulated some changes in my CP, after getting further information: 14.27; Stimulated some changes in my CP: 64.56; Stimulated substantial changes in my CP: 20.13. Conclusion: GPs participating in FXTP show interest in CRDs and room to improve diagnosis/treatment of CRDs, according to GARD recommendations. IMPLEMENTING THE WHO GLOBAL ALLIANCE AGAINST CHRONIC RESPIRATORY DISEASES (GARD): THE SOS-BREATH PROJECT S. Nardini1, F. De Benedetto2, C. F. Donner3, C. M. Sanguinetti4, on behalf of the Italian Interdisciplinary Respiratory Society – AIMAR 1 UO Pneumotisiologia, Ospedale, Vittorio Veneto (TV); 2UOC Pneumologia, PO Clinicizzato SS Annunziata, Chieti; Mondo Medico, Centro diagnostico, terapeutico e riabilitativo multidisciplinare, Borgomanero, (NO); 4UOC Pneumologia, ACO San Filippo Neri, Roma, Italy 3 Background: Chronic lung diseases (CLDs) are underdiagnosed and undertreated. GARD aims to change this and recommends actions like public awareness campaigns on CLDs to increase early diagnosis/treatment. Methods: To implement GARD in Italy, AIMAR developed the project SOS-Breath (SOSB): a mass media campaign with Marcello Lippi, Coach of 2006 World Soccer Champions National team, as 138 MRM testimonial; a free telephone line (TL) linking the public to 42 respiratory units (RU) participating in SOSB; a website (WS) giving information on CLDs and SOSB; a meeting of the 42 RU to reach consensus on pulmonary function tests standardisation. People with symptoms suggesting CLDs were invited to refer to GPs (where educational material was available) or to TL or WS and undergo a spirometry/visit in RU. MRM 02-2009_def ok:Layout 1 08/05/09 09:19 Pagina 139 Overall, 320 (77%) were not previously known as affected. Out of the 221 COPD, only 13 (6%) were already known. Of the remaining 208, all without diagnosis, 175 (84%) joined because they had heard of SOSB. Conclusions: SOSB shows the usefulness of the GARD approach in promoting CLD screening. This could be the starting point to persuade governments to launch an educational campaign on CLDs to reach a wider public. THE ICEPERG PROJECT (IMPLEMENTATION OF SMOKING CESSATION IN RESPIRATORY PATIENTS ACCORDING TO THE EUROPEAN RESPIRATORY SOCIETY -ERS- GUIDELINES) S. Nardini1, R. Boffi2, S. Conte1, F. De Benedetto3, C. F. Donner4, E. Sabato5, C. M. Sanguinetti6, A. Spacone3, P. Zuccaro7. Italian Interdisciplinary Respiratory Society - AIMAR 1 UO Pneumotisiologia, Ospedale Vittorio Veneto (TV); 2Istituto Nazionale Tumori IRCCS, Milano; UOC Pneumologia, PO Clinicizzato SS Annunziata, Chieti; 4Mondo Medico, Centro diagnostico, terapeutico e riabilitativo multidisciplinare, Borgomanero, (NO); 5Servizio di Pneumologia, ASL Brindisi; 6UOC Pneumologia, ACO San Filippo Neri, Roma; 7Istituto Superiore di Sanità, Osservatorio Fumo, Alcol e Droga, Roma, Italy 3 Background: The WHO Global Alliance against Chronic Respiratory Diseases (GARD) recommends smoking cessation (SC) as essential in prevention/treatment of chronic respiratory diseases (CRDs). AIMAR is implementing GARD in Italy, where SC has been shown to be poorly organised and standardised. ERS published SC recommendations in pulmonary patients (ERS-R) in 2007. Aim: To include SC in Italian chest physicians' (CP) practice according to ERS-R. Methods: Audit on SC among CPs (1 per province, self-selected according to own interest in SC) with: 1. self-report survey on attitudes & clinical practice; 2. education on GARD and SC, including dissemination of ERS-R; 3. a Consensus conference for CPs to share survey results and ERS-R implementation plan; 4. repetition of the survey. We report preliminary Results of 1st survey: 89 CPs completed the survey (mean age 48.6 years; female 38%; smokers 1%; ex-smokers 40%). 1% reported education on SC at university, 7% during specialisation, 66% postgraduate (31% through courses), 27% no education at all. 30% do not know about ERS-R. This causes problems in treating smokers, e.g. knowing nothing of Fagerstroem test (90%) or of cut-off for smokers of exhaled carbon monoxide (CO)(65%) and CO hemoglobin (61%). 38% are unaware of smoking influence on some infectious or uncommon respiratory diseases. Most CPs are aware of their gap and 33% think that poor education is the major difficulty in treating smoker respiratory patients. Conclusions: The 1st step of ICEPERG highlighted lack of knowledge of SC essentials among CPs. More education on SC is needed. CF Donner, M Polverino Pulmonary Advances, Oral Presentations - Pulmonary Advances, le presentazioni orali Results: A total of 10,000 GPs received and exhibited in their clinic the educational kit. The telephone line received 1,709 calls. In 1 year a total of 414 persons [male=251(61%), mean age 64 years, median 66.5] carried out the spirometry leading to diagnosis of 74 cases of asthma, 221 of COPD, 61 of chronic bronchitis. Among healthy participants, 12 had chronic rhinosinusitis, 1 suspected TB, and 1 ischemic heart disease. In 32 a definitive diagnosis was not reached. IMPLEMENTING THE WORLD HEALTH ORGANISATION (WHO) GLOBAL ALLIANCE AGAINST CHRONIC RESPIRATORY DISEASES (GARD) THROUGH CONSENSUS IN RESPIRATORY MEDICINE: THE ITALIAN “AIMAR SPRING”EVENT C. M. Sanguinetti1, F. De Benedetto2, C. F. Donner3, S. Nardini4, M. Polverino5, on behalf of the Italian Interdisciplinary Respiratory Society - AIMAR 1 UOC Pneumologia, ACO San Filippo Neri, Roma; 2UOC Pneumologia, PO Clinicizzato SS Annunziata, Chieti; Mondo Medico, Centro diagnostico, terapeutico e riabilitativo multidisciplinare, Borgomanero, (NO); 4UO Pneumotisiologia, Pneumotisiologia, Ospedale Vittorio Veneto (TV); 5Fisiopatologia Respiratoria, Centro Regionale Ad Alta Specializzazione, Cava de' Tirreni (SA), Italy 3 Background: WHO-GARD recommends action to combat the chronic respiratory diseases (CRDs) epidemic. Accordingly, a standardised operational model for all health professionals is pivotal for obtaining relevant data and optimising management of CRDs. Methods: In October 2007, AIMAR organised a National Consensus Conference for 800 Chest Physicians (CP) in Rome as a first step in the GARD implementation, during which evidence-based statements (EBS) were discussed and voted by attenMRM 139 Multidisciplinary Respiratory Medicine 2009; 4(2): 137-149 MRM 02-2009_def ok:Layout 1 08/05/09 09:19 Pagina 140 dees, so measuring the consensus on diagnosis and treatment of CRDs. Consensus on key EBS was then investigated among GPs at regional level. On April 12 2008, the “AIMAR Spring” took place (17 simultaneous meetings in major Italian cities) linked to Rome by teleconference. The EBS were discussed and voted again, now at regional level. Results: AIMAR-Spring was attended by 1,350 physicians, mainly GPs. The consensus on the following EBS was: - Need to integrate care in assisting COPD and asthma: 98.7% - Need to share process indicators between CPs and GPs: 98.2% Need to test broncho-reactivity in asthma: 97.4% Need to reach a total asthma control: 98.6% Usefulness of influenza vaccination in COPD and asthma: 91.9% (*) - Usefulness of pneumococcal vaccination in COPD and asthma: 85.0% - Poor usefulness of GPs with special interest in making OS more available: 15.9% (*). Conclusions: In our nation-wide sample, we measured general consensus on the main topics of most important CRDs. However, the consensus was lower on the usefulness of flu-vaccination and of an intermediate step between CPs and GPs, especially in Southern Italy. Educational initiatives are being planned on these aspects, also using the AIMAR scientific Journal. (*) dissensus up to 40-49% in local meetings. Unrestricted educational grant from Menarini. PULMONARY HYPERTENSION IN PATIENTS WITH COPD: OUR SURVEY M. Battaglieri, A. Cantoni, P. Berardinelli Unità di Fisiopatologia e Riabilitazione Respiratoria, Pio Albergo Trivulzio, Milano, Italia Background: Pulmonary hypertension (PH) is frequently observed in patients with COPD and its presence is associated with shorter survival. This study was conducted to investigate the presence of PH in patients with COPD and to estimate at which stage of the disease it is appropriate to do an echocardiography for evaluating pulmonary artery pressure (PAP) at rest. Methods: 66 patients, 38 F and 28 M, mean age 80 ± 4 years, with clinically stable COPD, classified into the stages of Global Initiative for Chronic Obstructive Lung Disease (GOLD) guidelines, were evaluated for PAP at rest measured by an echocardiography, airway obstruction with measurement of FEV1, oxygen saturation by pulse oximetry (SpO2) and arterial blood oxygen (pO2) when SpO2 was < 95%. Results: 42 patients (63.6%) showed increased values of PAP at rest, higher (PAP > 40 mm Hg) in 8 of them. Serious hypoxemia (pO2 62 ± 5 mm Hg) was found in many patients with PH (31%). In our study we also observed that PAP at rest was inversely correlated with FEV1 and with pO2 in 65% of cases in patients with pulmonary hypertension. Conclusions: We found an increase of PAP at rest in 63.6% of COPD patients. In all stages of COPD subjects were present with high level of PAP, but many of them (45%) were classified in stage II of GOLD guidelines. We believe it is useful to perform an echocardiography in all patients with COPD for a better diagnostic and therapeutic management. Keywords: COPD, FEV1, pulmonary artery pressure (PAP), pulmonary hypertension (PH). Abbrevations: PAP = pulmonary artery pressure; FEV1 = forced expiratory volume in one second; COPD = chronic obstructive pulmonary disease; PH = pulmonary hypertension. NON LINEAR ANALYSIS OF HEART RATE VARIABILITY IN COPD PATIENTS G. D’Addio1, V. Pisano2, G. M. Corbi3, S. Fuschillo2, A. Accardo4, G. Balzano2 1 Bioengineering Department, Maugeri Foundation, Telese Terme (BN); 2Pneumology Unit, Maugeri Foundation, Scientific Institute of Telese, Telese Terme (BN); 3Department Health Sciences, Faculty of Medicine, University of Molise, Campobasso; 4DEEI, University of Trieste, Trieste, Italy Introduction: Frequent abnormalities of cardiac heart rate and sudden death are common in COPD. However, autonomic imbalance has only occasionally been assessed in these patients. The analysis of heart rate variability (HRV) is a well-recognized tool in heart autonomic control investigation. It has recently been suggested that HRV nonlinear indexes might provide 140 MRM more valuable information than traditional analysis for the physiological interpretation and risk assessment in COPD. Fractal analysis is an emerging non linear technique and this is one of the first investigations on HRV fractal features in COPD patients. Aim: This study aimed to understand if HRV fractal behaviour reflects severity of COPD better than HRV traditional linear indexes. MRM 02-2009_def ok:Layout 1 08/05/09 09:19 Pagina 141 beta (N = -1.016 ± 0.139; COPD = -1.048 ± 0.213) and time domain indexes (SDNN N = 179 ± 7; COPD = 150 ± 9; pNN50 N = 9.1 ± 6,5; COPD = 6.5 ± 7.1; MSSD N = 1089 ± 739; COPD = 825 ± 700) were not able to detect any significant differences (p > 0.05). Studying the relationship between HRV indexes and the main clinical parameters, only FD exhibited a significant correlation both with FVC (p = 0.01, r = - 0.39) and FEV1 (p = 0.02, r = -0.36), showing an interesting skill to reflect the disease severity. Conclusion: These preliminary results suggest that HRV fractal features in COPD can be candidates as relevant measures of the overall physiologic and functional status of these patients. Decreased HRV detected by FD could help improving risk stratification, evaluation of treatment and understanding of the autonomic consequences of the disease. THE RELATION OF CACHEXIA TO RISK OF HOSPITALIZATION IN COPD L. June-Hyuk1, L. Jae-Chun2, N. Dong-Jib3, P. Jong-Sook1, P. Sung-Woo1, K. Dojin1, J. An-Soo1, P. Chun-Sik1 1 Respiratory and Allergy Department, Soonchunhyang University Medical School, Bucheon; 2Respiratory and Allergic Department, Jeju Medical School, Jeju; 3Respiratory Department, Eulji University Hospital, Daejeon, Korea Background: Body mass index (BMI) has been suggested to be related with airway obstruction. BMI has been associated with the extent of emphysema distribution. Objectives: To determine whether cachexia or BMI is a risk factor for hospitalization in COPD patients. Methods: 245 COPD patients were enrolled. Cachexia was defined as BMI < 18 kg/m2. The severity of COPD was classified into grade based on GOLD criteria. Results: BMI was significantly associated with the severity of COPD. BMI was significantly associated with lung function. The severity of COPD was significantly associated with the frequency and duration of hospitalization (p = 0.02, p = 0.007 respectively). Cachexia was not associated with the frequency of hospitalization (p = 0.21), while it was significantly associated with the duration of hospitalization (p = 0.019). Conclusions: Cachexia can be a risk factor for the longer duration of hospitalization although it is independent of COPD severity. CF Donner, M Polverino Pulmonary Advances, Oral Presentations - Pulmonary Advances, le presentazioni orali Methods: We studied 40 COPD patients (age: 55 ± 5 yrs; FEV1: 36 ± 22% of predicted value, pO2: 58 ± 8 mmHg, Borgís scale: 6.9 ± 3; 6 minutes walking distance: 272 ± 105 m) and a control group of 10 normal subjects (age 49 ± 6 yrs). All subjects underwent a standard 24h Holter ECG and commonly used indexes such as standard deviation of all intervals between two successive normal (N-N) beats (SDNN), proportion of successive N-N differences > 50 ms in percent (pNN50) and root mean square successive difference of N-Ns in milliseconds (MSSD) have been measured. Moreover, a nonlinear fractal analysis (FD) has been calculated over the beat-to-beat time series extracted from the ECG holter recordings. Results: FD parameter showed a very significant (p < 0.0001) difference between Normal (1.354 ± 0.057) and COPD patients (1.699 ± 0.124) while UTILITÀ DEL MONITORAGGIO, FUNZIONALE RESPIRATORIO E ECOCARDIOGRAFICO, IN PAZIENTI CON GRAVE BPCO SENZA INSUFFICIENZA RESPIRATORIA G. Zuccarini1, S. Marinari1, S. Colella1, A. Spacone1, D. D’Intino1, V. Cicchetti2, F. Santarelli2, S. Gallina2, F. De Benedetto1 1 UOC Pneumologia, PO Clinicizzato SS Annunziata, Chieti; 2Cardiologia B, Università G. D’Annunzio Chieti, Italia Studi condotti su pazienti con enfisema polmonare grave hanno evidenziato il ruolo giocato dall’ipertensione polmonare nel determinare un’aumentata mortalità e nel contribuire alla disabilità di questi pazienti. Alla luce di tale evidenza appare sempre più importante giungere ad una diagnosi precoce al fine di rendere tempestivo il ricorso a terapie idonee. Scopo dello studio è stato individuare indici ecocardiografici e funzionali respiratori che potessero correlare con l’evoluzione prognostica della BPCO grave. Casistica e metodi: Nel 2004 (T0) sono stati reclutati 13 pazienti (11 M; età: 69,5 ± 10 aa) con grave BPCO enfisematosa (FEV1: 34,2 ± 11,0% del teorico, VR: 174,5 ± 38,5% del teorico) in fase di stabilità clinica, non in O2 terapia, che sono stati sottoposti ad emogasanalisi arteriosa (EGA), prove di funzionalità respiratoria (PFR), diffusione della CO (DLCO) ed ecocardiogramma transtoracico con MRM 141 Multidisciplinary Respiratory Medicine 2009; 4(2): 137-149 MRM 02-2009_def ok:Layout 1 08/05/09 09:19 Pagina 142 misura dei seguenti indici di performance cardiaca dx: pressione arteriosa polmonare sistolica (PAPs), escursione sistolica dell’anello tricuspidale (TAPSE), frazione di accorciamento dell’area (FAC), prima e dopo aver eseguito un test del cammino di 6 minuti (6MWT). Dopo 4 anni (T1) sono stati rivalutati con lo stesso protocollo i pazienti sopravvissuti (9 pazienti). I dati ricavati sono stati elaborati con test non parametrici (Wilcoxon e Spearman). Risultati: È stato evidenziato un peggioramento significativo della malattia a 4 anni valutato con i parametri strumentali utilizzati. Unica differenza significativa tra il gruppo dei pazienti viventi e quello dei deceduti è risultata l’indice di massa corporea (BMI) (30,6 ± 5,0 Kg/m2 vs 22,4 ± 4,0 Kg/m2; p < 0,05). Sono state riscontrate correlazioni significative fra parametri valutati a riposo: in particolare diretta fra indice di sovradistensione (IC/TLC) a T0 e TAPSE a T1 (p < 0,01) e correlazioni fra parametri misurati dopo 6MWT: dirette rispettivamente fra la percor- renza al 6MWT (mtr percorsi / mtr teorico %) a T0 e FAC (post 6MWT) a T1 (p < 0,05), fra capacità inspiratoria (IC) a T0 e TAPSE (post 6MWT) a T1 (p < 0,01), fra TAPSE (post 6MWT) a T0 e scambi intrapolmonari dei gas a riposo a T1 (PaO2 e SatO2) (p < 0,05) e correlazione inversa tra il grado di dispnea (scala di Borg) valutato post 6MWT a T0 e FAC a T1(p < 0,05). Conclusioni: La presenza, nella pur limitata casistica esaminata, di una condizione di malnutrizione costituisce un dato determinante ai fini della mortalità. Il TAPSE valutato dopo sforzo correla con lo sviluppo di ipossia, predicendo il peggioramento degli scambi gassosi a 4 anni. Il grado di iperdistensione polmonare, espresso dall’IC e dal rapporto IC/TLC, così come la dispnea da sforzo e la tolleranza all’esercizio sono correlati ad un significativo sviluppo nel tempo di deficit di performance cardiaca destra, meglio evidenziati dopo sforzo e ben espressi dal TAPSE e dal FAC piuttosto che dalla misura indiretta della pressione arteriosa polmonare (PAPs). L’EFFICACIA DI DUE DIVERSE MODALITÀ DI RIALLENAMENTO ALL’ESERCIZIO FISICO IN PAZIENTI AFFETTI DA BPCO MODERATA/GRAVE M. C. Gnani1, A. Gennari2, L. Pomidori1, A. Cogo1 1 Clinica di Malattie dell’Apparato Respiratorio-Ferrara; 2UO Pneumologia, Sezione di Malattie dell’Apparato Respiratorio, Riccione (RN), Italia Introduzione: Il riallenamento all’esercizio è considerato l’aspetto principale di un programma di riabilitazione respiratoria. Il rapporto costo/beneficio di questi programmi è vantaggioso se, dopo un periodo di supervisione in ambulatorio, vengono continuati a domicilio. Questo può risultare difficoltoso al paziente soprattutto in termini di intensità dell’esercizio. Scopo: Valutare 2 diverse modalità di riallenamento all’esercizio basate su un programma domiciliare di camminata. Materiali e metodi: 33 pazienti BPCO. Gruppo A:19 (7F,12M) hanno aderito al programma di riallenamento (età 74 ± 1,3; FEV1 (L) 1,6 ± 0,08; FEV1 % 46,4 ± 3,6); gruppo B (controllo): 14 (2F, 12M) non hanno aderito (età 71 ± 1,2; FEV1 (L) 1,5 ± 1,6; FEV1 % 55,4 ± 3,5). Apparecchi: sensore di movimento Armband; Questionario St. George; Spirometro; Pulsossimetro; Scala di Borg; Treadmill; Metronomo; Diario di riallenamento. Gruppo A: 5 test di marcia ambulatoriale su treadmill (E1-E2-E3E4-E5) nel primo mese, per individualizzare la velocità di cammino da mantenere a domicilio e 2 test di controllo rispettivamente a 1 mese (C1) e a 3 mesi (C2) dall’ultima visita. Misure a E1 e a C2 di FEV1, St. George ed Armband. Per mantenere la velocità di cammino a domicilio i pazienti sono stati divisi in 2 gruppi con 2 metodiche: A1) “controllata”= camminare su treadmill a velocità preim142 MRM postata o con metronomo; A2) “non controllata”= percorrere una distanza attesa in un tempo stabilito. Risultati: Gruppo A: l’elaborazione statistica mediante t-test mostra una variazione significativa del punteggio totale del St. George (pre 35,2 ± 4 vs post 27,4 ± 2,6*), FEV1 (L) (pre 1,06 ± 0,08 vs post 1,13 ± 0,07*), METs medi giornalieri (pre 1,26 ± 0,04 vs post 1,38 ± 0,06***), minuti di attività fisica > 3METs (pre 22,2 ± 5,4 vs post 44,4 ± 10,2**), metri percorsi (E1 449 ± 50 vs C2 891 ± 91***) e velocità di cammino (E1 1,7 ± 0,12 vs C2 2,7 ± 0,2***). Inoltre dal confronto E5 vs C2 si evidenzia solo in coloro che hanno utilizzato il treadmill o il metronomo un significativo incremento % nei metri percorsi (A1 15,1 ± 6* vs A2 1,9 ± 6,7) e della velocità (A1 14,5 ± 5,7* vs A2 1,8 ± 5,5) oltre che un incremento dei minuti di attività fisica > 3METs (pre 17,4 ± 3 vs post 46,8 ± 12*). Gruppo B: nessuna variazione significativa dei parametri considerati. Conclusioni: Come atteso, in coloro che hanno aderito al programma di riallenamento si è registrato un miglioramento della capacità di esercizio e della qualità della vita a dimostrazione del fatto che se i pazienti sono incentivati con diario e con controlli ambulatoriali (anche non a breve termine) continuano il programma. Il miglioramento è significativamente maggiore nei pazienti per i quali l’intensità dell’esercizio è guidata attraverso un metronomo o impostata su treadmill. MRM 02-2009_def ok:Layout 1 08/05/09 09:19 Pagina 143 Analisi statistica mediante t-Test: significativo * = p < 0,05 ** = p < 0,01 *** = p < 0,001. AMBULATORY (OUTPATIENT) REHABILITATION: CASE REPORT OF AN ELECTRICIAN SUFFERING FROM OBSTRUCTIVE PULMONARY INSUFFICIENCY A. Murtezani, H. Hundozi Physical Therapy and Medical Rehabilitation Clinic, University Clinical Center of Kosovo – Prishtina, Republic of Kosovo Introduction and Goals: This case study deals with implementation of physical exercise programs which can lead to muscular strength modifications, motor function and psychological improvement. Main objectives of pulmonary rehabilitation include: health status improvement, qualitative reduction of respiratory syndromes, improvement of tolerance for daily activities, patients’ diet enrichment and increasing of self-esteem. The goal of this case report presentation is to describe the results of the ambulatory (outpatient) rehabilitation program. Case Description: A 58 year-old male, electrician at a coal separation facility, with 34 years of working experience, with a history of COPD and chronic hypoventilation. He was getting tired fast and suffered from walking difficulties. During the 6-min walking test (6MWT) the patient walked 260 m and he stopped twice to have a rest. He walked up and down 6 stairs for 3 min with one resting period. The rehabilitation program consisted of respiratory mus- cles exercise, and a strengthening aerobic exercise program for lower extremities. Results: Improvements were observed in respiratory muscle force and endurance. After 8 weeks of ambulatory (outpatient) rehabilitation exercise program the patient improved respiratory muscles endurance and strength. Duration of the exercise sessions increased from 8 minutes in the beginning up to 25 - 30 minutes. The 6MWT increased from 260 m up to 320 m. Discussion: Initially, our patient exercised for only 8 min three times a day and progressively, with the improvements of endurance and strength of the respiratory muscles duration of the rehabilitation sessions was increased up to 25 - 30 min. This study reveals the fact that during pulmonary rehabilitation patients will regain sufficient force, flexibility and endurance to fulfill all the ordinary daily base activities, workplace and recreation demands. CF Donner, M Polverino Pulmonary Advances, Oral Presentations - Pulmonary Advances, le presentazioni orali Abbreviazioni: METs = Equivalente metabolico 3,5 ml/Kg/min di O2 consumato. Keywords: COPD, exercise, rehabilitation. RESPIRATORY REHABILITATION AS PART OF PATIENT’S GLOBAL TREATMENT. ITS EFFECTIVENESS IN ELDERLY PATIENTS WITH SEVERE COPD (GOLD IV) F. Giuntoli, T. Valentino, M. Bulckaen, M. Boni, C. Quiriconi, S. Lange, B. Corsi Department of Medical Rehabilitation, Hospital of Pescia, ASL 3, Pistoia, Italy Introduction: It is proved that respiratory rehabilitation (RR), of which exercise training represents a key part, is a valid instrument for alleviating symptoms and improving functional capacity and autonomy in activities of daily living (ADL), in association with other forms of therapy. In our study we aimed to evaluate the effects of intensive day hospital RR on endurance, dyspnoea and quality of life, in severe COPD patients (IV GOLD stage). Materials and Methods: We studied 57 elderly patients with severe COPD (IV GOLD stage), in a stable phase of their disease, admitted to an intensive RR program in day hospital. The program included, together with optimisation of the pharmacology therapy and health and nutritional education, sessions of rehabilitation and physiotherapy for 3 hours at least, for 5 days a week, for 4 weeks. The following parameters were evaluated at admission and discharge of each patient: respiratory function tests (FEV1, FVC, IT), dyspnoea (MRC), quality of life (SGRQ), exercise capacity (6MWT). Results: Among a total of 236 subjects, consequently admitted to an RR program in day hospital, a sample was taken of 57 elderly patients (average age of 70 ± 8 years) with severe COPD (FEV1 23 ± 5% pred.). The results show a statistically significant improvement in endurance, dyspnoea and quality of life and confirm the opportunity of including also severe COPD patients in such programs. Conclusions: This study confirms that also in very serious COPD patients an intensive day hospital respiratory rehabilitation program determines a significant improvement in exercise capacity, dyspnoea and quality of life, in agreement with the indications of the GOLD guidelines that recommend it MRM 143 Multidisciplinary Respiratory Medicine 2009; 4(2): 137-149 MRM 02-2009_def ok:Layout 1 08/05/09 09:19 Pagina 144 for COPD patients in stage II to IV. Respiratory rehabilitation assumes a more and more central role in the treatment of these patients because COPD leads to a substantial invalidity with loss of productivity and with worsening of the quality of life that tends to increase with the progressing of the disease. Therefore there is the necessity to establish a correct and precocious rehabilitation intervention which associates the pharmacological, physiotherapy and nutritional treatment to a health education intervention able to improve patients’ awareness and their active participation in the medical treatment. Session: “From basic research to clinical practice” Thursday March 5, 2009 Sessione: “Dalla ricerca di base alla pratica clinica”, giovedì 5 marzo 2009 Moderatori: Riccardo Pela, Ascoli Piceno, Paolo Palange, Roma CHARACTERIZATION OF THE CELLULAR AND MOLECULAR PHENOTYPE OF FIBROBLASTS IN IDIOPATHIC PULMONARY FIBROSIS M. Bocchino1, S. Agnese2, E. Fagone3, D. Grieco2, S. Svegliati4, C. Vancheri3, A. Sanduzzi1, E. V. Avvedimento2 1 Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale, Sezione di Malattie dell’Apparato Respiratorio, Università Federico II, Napoli; 2Dipartimento di Biologia e Patologia Cellulare e Molecolare “L. Califano”, Università Federico II, Napoli; 3Dipartimento di Medicina Interna e Specialistica, Sezione di Malattie Respiratorie, Università di Catania, Catania; 4Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche, Sezione di Clinica Medica, Università Politecnica delle Marche, Ancona, Italia Idiopathic pulmonary fibrosis (IPF) is a progressive and fatal illness; the etiology and pathogenesis are not known. To dissect the molecular mechanism(s) underlying this disease, we analyzed the cellular and molecular phenotype of 7 independent fibroblast cell lines derived from IPF patients. We found a distinct molecular signature that characterizes the cells derived from IPF patients. IPF cells show early signs of replicative senescence and accelerated myofibroblast differentiation, characterized by robust expression of α-smooth muscle actin (αSMA). This is caused by high reactive oxygen species (ROS) levels, slowly decaying with cells culture passages, and is associated with the consti- tutive activation of tyrosine receptors (PDGFR, EGFR). Indeed, ROS scavenging inhibits α-SMA expression in IPF cells while, conversely, H2O2 treatment of control fibroblasts stimulates α-SMA expression mimicking the IPF phenotype. The IPF distinctive traits disappear with the late passages of the cells, indicating a trans dominant effect of the initial IPF trigger. We conclude that high and uniformly-distributed ROS levels, robust expression of α-SMA, constitutive activation of tyrosine kinase receptors and accelerated senescence are distinctive traits of the IPF phenotype. This phenotype can be induced in normal fibroblasts by ROS and can be exploited to identify the initial in vivo trigger of IPF. INTERFERON-γ RELEASE ASSAYS FOR DETECTION OF TUBERCULOSIS INFECTION IN IMMUNE-COMPROMISED CHILDREN IN A LOW PREVALENCE COUNTRY M. Bocchino1, E. Bruzzese2, A. Matarese1, L. Assante2, M. Alassio1, B. Bellofiore1, A. Guarino2, A. Sanduzzi1 1 Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale- Unità di Screening della Tubercolosi, Università Federico II, Napoli; 2Dipartimento di Pediatria dell’Università Federico II, Napoli, Italia The increasing number of children on long term immune-suppressive treatment raises the need for early TB screening even in countries with low TB prevalence. Due to poor TST reliability, we analysed the performance of two commercial interferon gamma release assays (IGRAs), that are T 144 MRM Spot-TB (TS-TB) and Quantiferon-TB GOLD inTube (QFT-IT), for detection of TB infection in children receiving immune-suppressive therapies, including TNF-α antagonists. Eighty children were enrolled (median age 12.5: years; range: 2-24; 36 males). All of them were on long term immune-sup- MRM 02-2009_def ok:Layout 1 08/05/09 09:19 Pagina 145 minate results than TS-TB (20% vs 13.5%; p = 0.3, Cochran test). Overall agreement of IGRAs with TST was poor (κ = -0.016, p = 0.89 for QFT-IT, and κ = -0.028, p = 0.89 for TS-TB). We conclude that IGRAs are of little help in immune-compromised children in a low prevalence country as they are associated with a high rate of indeterminate results and poor concordance with TST. ENUMERATION AND CHARACTERIZATION OF PERIPHERAL DENDRITIC CELL SUBSETS IN MODERATE TO SEVERE COPD M. Bocchino, I. Fabozzi, M. Galgani, B. Bellofiore, F. Perna, A. Vatrella, D. Galati, A. Sanduzzi Istituto Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale, Università Federico II, Napoli, Italia Chronic obstructive pulmonary disease (COPD) is mainly caused by cigarette smoking, and is characterized by an ongoing inflammatory process and by continuous episodes of infection. Recently, at least two main dendritic cell (DC) subsets have been identified based on origin, phenotype and function. However, little is known of their number and phenotype in COPD patients. Aim of the present study was to enumerate and characterize the phenotype of peripheral DCs subsets in patients with moderate to severe stable COPD. Venous blood samples were obtained from 25 stable COPD patients (mean age: 63 ± 4.6 yrs; mean FEV1: 50.9 ± 12% of predicted; mean FEV1/FVC: 59 ± 7.9% of predicted; 8 current smokers and 17 ex-smokers) and from 25 healthy age-matched controls (CTR) with normal lung function (15 non smokers and 10 smokers). Type-1 and type-2 myeloid (m) and plasmacytoid (p) DCs were analysed by flow cytometry (DC enumeration kit, Miltenyi Biotec, Germany). The percentage and absolute number of type-1 mDCs were significantly decreased in COPD patients in comparison with both non smoker and smoker controls (p < 0.05 in all instances). No substantial differences were found in type-2 mDCs distribution in the three groups analyzed. In contrast, the percentage and absolute number of pDCs were markedly reduced in COPD patients (p < 0.05, in all instances) in comparison with control groups. These findings were associated with a significant increase of the mDCs:pDCs ratio in COPD patients (4 ± 2.6 vs 1.6 ± 0.6 in non smoker CTR and vs 2.5 ± 1.9 in smoker CTR). No correlation was found between DCs subsets and airways obstruction. Preliminary data show that peripheral pDCs are markedly reduced in moderate to severe COPD patients. While pDCs drive antiviral immune responses and are involved in mechanisms of immune tolerance, the functional consequences of such a finding in COPD pathogenesis have yet to be determined. CF Donner, M Polverino Pulmonary Advances, Oral Presentations - Pulmonary Advances, le presentazioni orali pressive treatment because of rheumatologic disease (n = 21) or liver transplantation (n = 59) (median time of therapy: 80 months; range: 2-225). No patient had specific TB risk factors or had received BCG vaccination. No cases of active TB were reported. TS-TB was positive in a significantly higher percentage of patients (9.4%) compared to QFTIT (1.2%) and TST (1.2%) (p = 0.02, Cochran test). QFT-IT yielded a significantly higher rate of indeter- OSSIDO NITRICO NASALE NELLA DISCINESIA CILIARE PRIMITIVA: CONFRONTO TRA METODICHE DI MISURAZIONE M. Maniscalco1, F. Santamaria2, F. Palladino1, S. De Stefano2, G. De Laurentiis1, M. Mormile1, A. Stanziola1, M. Sofia1 1 I Clinica di Malattie Respiratorie, Università Federico II - AORN Monaldi, Napoli; 2Clinica Pediatrica, Università Federico II, Napoli, Italia Soggetti con Discinesia ciliare primitiva (PCD) presentano livelli molto bassi di ossido nitrico nasale (nNO) e tale misura può avere implicazioni per la diagnosi dell’affezione. In questo studio abbiamo valutato lo nNO in pazienti PCD utilizzando sia il metodo aspirativo che il metodo con espirazione nasale silente e in corso di humming, una manovra che incrementa notevolmente nNO per il marcato wash-out dei seni paranasali. 14 pazienti con diagnosi accertata al microscopio elettronico di PCD e 14 controlli comparabili sono stati esaminati misurando nNO in triplicato mediante espirazione (nNOex), aspirazione (nNOasp) e humming (nNOhum). nNOex, nNOasp e nNOhum risultavano marcatamente più bassi nei soggetti PCD rispetto ai controlli (ppb mediana 95% CI): 2.2 (1.3 - 3.1) vs 31.8 (26.6 - 47.2), 2.8 (2.2 - 4.3) vs 212,4 (158.7 - 244.8), 11.6 (7.2 - 19.1) vs 321.8 (270.6 - 510.6), p < 0.001 per tutte e tre le modalità utilizzate. Qualsiasi sia il metodo di misura di nNO utilizzato, i livelli di NO nella PCD risultano invariabilmente più bassi dei controlli. Il riscontro di ridotto nNO durante humming rinforza il concetto di un difetto di produzione di NO nei seni paranasali nella PCD. MRM 145 Multidisciplinary Respiratory Medicine 2009; 4(2): 137-149 MRM 02-2009_def ok:Layout 1 08/05/09 09:19 Pagina 146 ASSOCIAZIONE TRA TUMORE ENDOBRONCHIALE A CELLULE GRANULARI E PNEUMOPATIA INTERSTIZIALE DIFFUSA DA ISTIOCITOSI POLMONARE A CELLULE DI LANGERHANS IN FASE CELLULARE R. Cantile1, C. Vitale1, I. De Rosa2, N. De Rosa2, G. Antinolfi2, G. Rossi3, A.A. Stanziola1, M. Sofia1 1 Centro di Diagnosi e Terapia delle Malattie Respiratorie Rare - Clinica di Malattie Respiratorie, Università Federico II - AORN Monaldi, Napoli; 2UOC di Anatomia Patologica, AORN Monaldi, Napoli; 3UOC di Radiologia, AORN Monaldi, Napoli, Italia Il tumore bronchiale a cellule granulari (TBCG) è un raro tumore di istogenesi sconosciuta che colpisce la lingua, la cute e le vie aeree ed è frequentemente multicentrico. L’immunoistochimica risulta positiva per proteine S-100 a livello citoplasmatico, un reperto caratteristico anche nell’Istiocitosi polmonare a cellule di Langerhans. Qui riportiamo un caso di TBCG del bronco principale sx associato a pneumopatia interstiziale diffusa che al riscontro VATS ha documentato aspetti compatibili con Istiocitosi a cellule di Langerhans, caratterizzata da noduli a margini stellati centrati da bronchioli, con immunoistochimica positiva per S100 e fascina e HMD45 negativo. Tale associazione riscontrabile in soggetto forte fumatore potrebbe ulteriormente suggerire un rapporto con l’esposizione tabagica e sotto il profilo patogenetico rafforzare l’ipotesi che il TBCG sia una malattia fumo-correlata. D’altra parte soggetti con riscontro TC di noduli in associazione dovrebbero essere indagati per la possibile presenza di Istiocitosi. PNEUMOPATIE COMBINATE DA ENFISEMA E FIBROSI: REPORT DI OTTO CASI A. A. Stanziola1, F. Palladino1, G. Battiloro1, E. Carpentieri1, C. Russo1, C. Vitale1, G. Rea2, M. Mormile1, M. Sofia1 1 Centro di Diagnosi e Terapia delle Malattie Respiratorie Rare - Clinica di Malattie Respiratorie, Università Federico II AORN Monaldi, Napoli; 2UOC di Radiologia, AORN Monaldi, Napoli, Italia Le pneumopatie combinate si caratterizzano per la contemporanea presenza di enfisema bolloso prevalente ai lobi superiori e imaging di pneumopatia interstiziale diffusa alle basi polmonari, con volumetria nella norma e riduzione sproporzionata della capacità di diffusione alveolo-capillare al CO. In questo report vengono descritti 8 pazienti con Rx-grafia ed HR-TC del torace compatibili con Pneumopatia combinata, seguiti per un periodo di follow up di circa tre anni (2005-2008). Si tratta di 7 maschi ed 1 femmina (età range 55-79), tutti ex forti fumatori, con grave limitazione funzionale da sforzo. Tutti i pazienti sono stati sottoposti ad esame funzionale respiratorio e test di diffusione al CO, ecocardiogramma e test di tolleranza allo sforzo mediante test del cammino (6MWT). Le caratteristiche radiologiche maggiormente rappresentate sono risultati enfisema biapicale con formazioni bollose combinato ad opacità ground glass con ispessimento dei setti ed honeycombing a distribuzione prevalentemente sub-pleurica nei territori basali, e con aspetti simil-UIP o di polmonite desquamativa. La volumetria dinamica polmonare è risultata pressoché nella norma (FEV1 88.2% th; FVC 83.5% th), mentre era presente ipossiemia sev- 146 MRM era in aria ambiente in tutti i pazienti, con valori di PaO2 in corso di follow up pari rispettivamente a 58.3 mmHg a T0, 54.7 mmHg a T6, 50.3 mmHg a T12 e 49.3 mmHg a T24. La tolleranza allo sforzo è risultata compromessa in modo significativo già al T0 (379.5 mt in media), peggiorando ulteriormente nel tempo (325.8 mt a T6, 258.8 a T12 e 206.3 a T24). La pressione polmonare sistolica, registrata all’ecocardio, ha mostrato un aumento di grado moderato-severo in tutti i pazienti (PAPs 61.1 mmHg, range 45-82) e 2 pazienti sono attualmente in trattamento regolare con antagonisti recettoriali dell’ET1 (Bosentan e Sitaxentan) ed 1 in terapia di associazione con prostanoidi per via inalatoria, con lieve incremento della distanza percorsa in metri al test del cammino. Conclusioni: Il comportamento funzionale dei pazienti con Pneumopatia combinata, nonostante la presenza di lesioni bollose, sembra maggiormente improntato dalla componente restrittiva più che da quella ostruttiva e la compromissione vascolare polmonare risulta costante. Tali caratteristiche potrebbero costituire un target significativo per la terapia. MRM 02-2009_def ok:Layout 1 08/05/09 09:19 Pagina 147 G. Benamati1, G. Baldracchi1, D. Sicheri1, F. Bonfioli2 1 Hospital of Arco - APSS Trento; 2Hospital S.Maria del Carmine Rovereto - APSS Trento – Italy From 1999 to November 2008, 61 cases of global respiratory insufficiency secondary to neuromuscular disease were studied, in order to program early respiratory rehabilitation. Aim of the study was to identify the effects of respiratory rehabilitation on delaying last stage of respiratory failure and recourse to invasive ventilation, on enhancing voluntary activities and exercise tolerance, on maintaining bronchial patency and on survival rates and quality of life compared to operating costs. The majority of patients were affected by amyotrophic lateral sclerosis (30 cases, 49%), the disease showing the worst survival rate (12 cases of death). Accurate functional respiratory assessment determined a precise evaluation and better overall efficacy of the respiratory rehabilitation program (psychological support, bronchial disobstruction, enhancement of muscle efficiency, aerosol therapy, preven- tion of decubits, active and passive mobilisation, education of patient and family), supporting decision-making on invasive and non-invasive ventilation. We had to perform tracheotomy in 24 patients, while the majority of cases (37 cases) had non-invasive ventilation, with or without association of O2 therapy. Primary aim of the study was reaching ‘home hospitalisation’ for most of the patients (45/51). Home ventilation assures the same results and a much better quality of life than long-term hospitalisation and is absolutely to pursue. Healthcare operating costs are lower compared to long-term stay of the ventilated patient in Intensive Care Units. Supporting prolonged ventilatory autonomy, thus delaying tracheotomy and invasive ventilation, home ventilation reduces hospitalisation and improves quality of life of neuromuscular patients. GLI ASPETTI PERCEPITI COME CRITICI DALLA PERSONA SOTTOPOSTA A VENTILAZIONE NON INVASIVA CF Donner, M Polverino Pulmonary Advances, Oral Presentations - Pulmonary Advances, le presentazioni orali THE TREATMENT OF CHRONIC GLOBAL RESPIRATORY INSUFFICIENCY, SECONDARY TO NEUROMUSCULAR DISEASE: EFFICACY OF NON-INVASIVE VENTILATION (NIV), RESPIRATORY REHABILITATION AND HOME HOSPITALISATION O. Passeri, P. Bosco, C. Marta, G. Radici, A. Pompilio, L. Pace, P. Lauriola, G. Esposito, A. Santoro, P. Tonolini, G. Nido Fondazione IRCCS Ospedale Maggiore Policlinico, Mangiagalli, Regina Elena, Dipartimento Urgenza Emergenza, Milano, Italia La NIV (Non-Invasive mechanical Ventilation) applicata mediante CPAP (continuous positive airway pressure) e bi-level rappresenta un sostanziale arricchimento delle possibilità terapeutiche nella gestione dell’insufficienza respiratoria acuta e cronica in ambito intra e extra ospedaliero. Studi clinici hanno dimostrato che nell’ultimo decennio l’efficacia di tale metodica ha varcato i confini dei dipartimenti d’urgenza-emergenza e delle aree intensive e post intensive, per approdare agli ambiti del soccorso extra ospedaliero, delle aree di medicina specialistica neurologica e oncologica e dell’assistenza domiciliare. La letteratura nazionale e internazionale offre molte evidenze relative alle indicazioni e limiti al trattamento con NIV, le relative complicanze, le modalità di utilizzo di presidi e apparecchiature, i sistemi di monitoraggio; mentre risulta tuttora poco indagato il vissuto e la compliance della persona sottoposta a NIV. Numerose evi- denze cliniche dimostrano inoltre che l’efficacia terapeutica del trattamento è strettamente correlata all’integrità dello stato di coscienza e al grado di compliance della persona assistita, e che l’assenza di queste due condizioni rappresenta una controindicazione al trattamento con NIV. Vista la necessità di analizzare il vissuto di questi pazienti, è operativo c/o il Dipartimento Urgenza Emergenza della Fondazione IRCCS Policlinico, Mangiagalli Regina Elena, un progetto di ricerca infermieristica finalizzata alla rilevazione mediante intervista degli aspetti che hanno causato problemi o disagio agli assistiti sottoposti al trattamento ventilatorio non invasivo durante il ricovero. L’analisi dei dati raccolti e l’individuazione delle criticità permetterà la pianificazione di azioni correttive e interventi assistenziali mirati a ridurre il disagio della persona assistita e migliorarne la compliance al trattamento. MRM 147 Multidisciplinary Respiratory Medicine 2009; 4(2): 137-149 MRM 02-2009_def ok:Layout 1 08/05/09 09:19 Pagina 148 VALUTAZIONE DELL’EFFICACIA DI UN TRATTAMENTO CON IFNGAMMA 1B IN UN GRUPPO DI PAZIENTI AFFETTI DA FIBROSI POLMONARE IDIOPATICA UIP S. Colella1, S. Marinari1, A. Spacone1, G. Zuccarini1, V. Cicchitti2, F. De Benedetto1 1 UOC Pneumologia, PO Clinicizzato SS Annunziata, Chieti; 2Cardiologia B, Università G. D’Annunzio, Chieti, Italia La fibrosi polmonare idiopatica, associata a diagnosi istologica di polmonite interstiziale usuale (IPF/UIP), rappresenta attualmente una delle patologie croniche rare del polmone a prognosi peggiore. Allo stato dell’arte nessun farmaco ha dimostrato di poter modificare significativamente il progressivo andamento della malattia. Obiettivo: Valutare l’efficacia del trattamento con IFNγ-1b, secondo parametri clinici, radiologici e patologici, in un gruppo di pazienti, con diagnosi concordata (pneumologica, radiologica e patologica) di UIP, dopo il fallimento della terapia farmacologica convenzionale (azatioprina + corticosteroidi). Metodi: Sono stati arruolati 13 pazienti (M: 11; Età: 67 ± 6,6aa) con diagnosi di IPF/UIP formulata dopo 1,5 mesi dal riscontro clinico/strumentale di malattia. Tutti i pazienti, con moderata compromissione funzionale (CPT: 57,88 ± 14,18%); DLCO: 44,05 ± 25,09; PaO2: 79,7 ± 10,6), sono stati sottoposti a terapia farmacologica convenzionale e, in caso di rilievo funzionale ed emogasanalitico di peggioramento, a trattamento con IFNγ -1b (200 µg x 3/sett. i.m.). Durante tutto lo studio (2 aa) i pazienti sono stati monitorizzati mediante test funzionali (PFR, pletismografia corporea), 6’WT, EGA, HRTC del torace, analisi dei livelli sierici di alcune citochine (IL-1, IL-2, IL-4, IL-6, IL-8, IL-10, IL-12p70, IFN-γ e TNF-α) e l’esame ecocardiografico. Risultati: Lo studio ha confermato il fallimento della terapia convenzionale: rafforzando l’ipotesi che la patogenesi della IPF/UIP non sia su base infiammatoria e che siano altri i meccanismi patogenetici di base. Tre pazienti sono deceduti durante lo studio. La terapia con IFN-γ 1b è stata in grado mediamente di migliorare gli scambi dei gas e la dispnea e di stabilizzare la capacità di esercizio. Di contro il trattamento non ha modificato in maniera significativa i parametri funzionali ed emogasanalitici (CPT, la CV, la DLCO ed il % SatO2 durante il 6’WT). La risposta delle citochine al trattamento è stata complessivamente concorde nei pazienti anche se si è potuta notare una diversa modulazione di alcune citochine (IL-1, IL-8, IL-12, TNFα) nei soggetti con migliore risposta al trattamento ed in particolare una più precoce riduzione ed un successivo costante mantenimento. Sono in corso approfondimenti e studi di biogenetica per valutare la presenza di eventuali caratteristiche genetiche peculiari che possano spiegare questo diverso comportamento. Conclusioni. Un approccio gestionale multidisciplinare consente di raggiungere la diagnosi di questa grave malattia con accuratezza e rapidità. Il trattamento farmacologico convenzionale è inefficace mentre il trattamento con IFN−γ 1b potrebbe avere un razionale terapeutico a fronte di una accurata selezione del paziente su base farmacogenetica e verosimilmente a dosaggio personalizzato. PREVALENZA DELL’OSTEOPOROSI NELLE PNEUMOPATIE CRONICHE A. Spacone1, S. Marinari1, G. Zuccarini1, S. Colella1, T. Staniscia2, M. G. Giurgola2, F. De Benedetto1 1 UOC Pneumologia, PO Clinicizzato SS Annunziata, Chieti; 2Dipartimento di Medicina e Scienze dell’invecchiamento, Sezione di Epidemiologia e Sanità Pubblica, Università G. D’Annunzio, Chieti, Italia Le patologie polmonari croniche (BPCO e pneumopatie infiltrative diffuse-P.I.D) si associano a numerosi effetti sistemici: tra questi l’osteoporosi rappresenta una importante complicanza. L’età avanzata, le limitazioni all’attività fisica, lo scadente stato nutrizionale, l’insufficienza respiratoria cronica secondaria, l’utilizzo di corticosteroidi, il fumo di sigaretta e l’infiammazione sistemica, rappresentano condizioni favorenti lo sviluppo di osteoporosi; ma la flogosi cronica presente nelle patologie respiratorie sembra essere il fattore eziologico più importante. Il presente studio condotto su 1484 pazienti affetti da grave BPCO e P.I.D ha l’obiettivo di valutare la prevalenza di osteoporosi e di fratture vertebrali in 148 MRM soggetti maschi di età > 50 anni, in trattamento cronico con steroidi senza e con ossigenoterapia domiciliare. Da giugno 2007, per 12 mesi consecutivi in 41 U.O Ospedaliere e territoriali di Pneumologia, distribuite in tutto il territorio nazionale e coordinate dalla U.O.C di Pneumologia dell’O.C di Chieti sono stati studiati 1484 pazienti (1365 BPCO in stadio GOLD III e IV; 119 P.I.D). A tutti i pazienti sono state eseguite: misurazioni antropometriche, calcolato il BMI, prove di funzionalità respiratoria, pulsossimetria e/o emogasanalisi, Rxgrafia del torace (sulla proiezione laterale è stata effettuata l’analisi morfometrica mediante specifico software per misurare l’altezza delle vertebre). Tali dati sono stati riportati in una scheda che MRM 02-2009_def ok:Layout 1 08/05/09 09:19 Pagina 149 di fratture è del 68,4% (una frattura singola 40,6%, due 33,9%). Nonostante l’alta percentuale di fratture riscontrate nei pazienti P.I.D e BPCO, il trattamento con farmaci antiosteoporotici era stato intrapreso solo nello 0,6% e nell’1,7% dei casi rispettivamente. Sottoponendo i dati raccolti (età, presenza di insufficienza respiratoria, via di somministrazione dello steroide, durata della terapia steroidea, abitudine tabagica, BMI, familiarità per l’osteoporosi, ecc.) a modello di regressione logistica (per il calcolo dell’Odds Ratio) è emerso che nella BPCO grave-molto grave solo l’età è un significativo fattore di rischio fratturativo. La scarsa percentuale di pazienti in trattamento per l’osteoporosi dimostra come tale problematica, con il conseguente rischio fratturativo, sia fortemente sottostimata dai medici nei pazienti con patologia respiratoria avanzata. CF Donner, M Polverino Pulmonary Advances, Oral Presentations - Pulmonary Advances, le presentazioni orali conteneva dati relativi alla storia familiare e personale di osteoporosi, i dati anamnestici e anagrafici, nonché le terapie assunte. Casistica P.I.D: l’età media è di 71,7 ± 7,6, la percentuale di ex fumatori è il 49,6%, quella dei fumatori correnti il 7,6%. Il 47,1% è in soprappeso, più della metà dei pazienti (56,3%) non ha comorbilità. Casistica BPCO: l’età media è di 71,3 ± 8,7, ex fumatori il 54,6%, fumatori correnti il 25,8% (nonostante la severità della malattia di base). La maggior parte dei soggetti è in trattamento con steroidi inalatori da soli (85,4%) o in associazione a quelli sistemici (14%). Dall’analisi della morfometria vertebrale è emerso che la prevalenza delle fratture nei pazienti P.I.D si attesta al 64,7% (45% una sola frattura; 36% due fratture; il restante 19% presentava più siti fratturativi); le vertebre più colpite erano T7, T8; T9. Nei pazienti BPCO la prevalenza MRM 149 RUBRICA MRM 02-2009_def ok:Layout 1 08/05/09 09:19 Pagina 150 Interdisciplinary pages EDITED BY / A CURA DI MARIO POLVERINO Questa rubrica si propone come spazio interdisciplinare con lo scopo di raccogliere notizie, informazioni, opinioni, contributi metodologici e casi clinici tratti dalle varie discipline che interagiscono con la Medicina Respiratoria. email: [email protected] Spotlight on Respiratory Pathophysiology Alterazione della capacità di diffusione polmonare per il CO (DL,CO) in presenza di ridotti volumi polmonari Impaired lung diffusion capacity for carbon monoxide (DL,CO) in the presence of reduced lung volumes Roberto Torchio Responsabile S. S. D. Laboratorio di Fisiopatologia Respiratoria e Centro del Sonno, Dipartimento Fisiopatologia Cardiorespiratoria, AOU S.Luigi, Orbassano (TO) RIASSUNTO La capacità di diffusione polmonare per il monossido di carbonio (DL,CO) è il prodotto delle due principali misure effettuate durante la manovra di apnea: il coefficiente di trasferimento del CO ed il volume alveolare (VA). Il coefficiente di trasferimento del CO è in sostanza il tasso costante di assunzione alveolare del CO e nei soggetti normali incrementa quando la VA è ridotta a seguito di una insufflazione submassimale. La DL,CO è un test utilizzato in tutto il mondo per valutare le alterazioni degli scambi dei gas nelle patologie respiratorie, ma è necessaria cautela nell’interpretazione quando le misurazioni sono effettuate in pazienti con VA ridotta per i motivi sopra riportati. I meccanismi di alterazione della DL,CO e suggerimenti per l’interpretazione nelle patologie del polmone e del torace vengono qui discusse. Parole chiave: Capacità di diffusione polmonare per il monossido di carbonio (DL,CO), scambi gassosi, volumi polmonari ridotti. ABSTRACT Lung diffusion capacity for carbon monoxide (DL,CO) is the product of the two primary measurements during breath-holding: the CO transfer coefficient and the alveolar volume (VA). CO transfer coefficient is essentially the rate constant for alveolar CO uptake, and in healthy subjects it increases when VA is reduced by submaximal inflation, or when pulmonary blood flow increases. DL,CO is a test used worldwide to assess gas exchange impairment in lung diseases, but caution is required in its interpretation when measurements are performed in patients with reduced VA for the reasons reported above. Mechanisms of DL,CO impairment and suggestions for its interpretation in lung and thoracic diseases are discussed. Keywords: Diffusion capacity for carbon monoxide (DL,CO), gas exchange, reduced lung volumes. 150 MRM INTERPRETAZIONE DELLA MISURA DI DL,CO IN PRESENZA DI RIDOTTI VOLUMI POLMONARI L’interpretazione delle misure della capacità di diffusione polmonare per il monossido di carbonio (DL,CO) necessita di particolare cautela quando la misura di DL,CO sia fatta in soggetti con ridotti volumi polmonari [1,2]. In soggetti sani, se la misura avviene a volume alveolare (VA) ridotto, la DL,CO diminuisce, mentre la relazione fra DL,CO e volume alveolare (DL,CO /VA) tende ad aumentare [3,4]. La DL,CO diminuisce in funzione di variazioni sia della membrana alveolocapillare sia della configurazione dei capillari, e la relazione è complessa e verosimilmente non lineare [5] (Figura 1). Va ricordato che nella determinazione della DL,CO i due parametri effettivamente misurati [6,7] sono l’uptake polmonare del CO (kCO) ed il VA mentre DL,CO è ricavato dalla equazione: DL,CO = kCO x VA. Si può dunque dedurre che causa di ridotta DL,CO possono essere sia una riduzione di uptake polmonare del CO, sia una riduzione del VA, sia una riduzione di entrambi. Quando gli alveoli riducono il loro diametro la superficie che partecipa agli scambi gassosi varia in base alla seconda potenza del raggio (area della sfera: 4π • r2) mentre il volume alveolare stesso varia in base alla terza potenza del raggio (volume della sfera = 4/3π • r3) pertanto il DL,CO diminuisce proporzionalmente a 4π • r2, mentre il VA diminuisce proporzionalmente a 4/3π • r3 con aumento finale del rapporto DL,CO/VA. MRM 02-2009_def ok:Layout 1 08/05/09 09:19 Pagina 151 FIGURA 1: CAPACITÀ DI DIFFUSIONE (DL) E RAPPORTO CON IL VOLUME ALVEOLARE (DL/VA) IN FUNZIONE DEL VARIARE DI VA. DL/VA (µmol s-1 kPa-1 L-1) DL (µmol s-1 kPa-1) 40 150 20 100 50 100 VA (% TLC) 50 100 VA (% TLC) Definizione delle abbreviazioni: DL/VA, rapporto tra la capacità di diffusione e il volume alveolare; TLC, capacità polmonare totale; VA, volume alveolare. Tratto da [4] mod. Il valore teorico per il volume alveolare è in realtà quello della capacità polmonare totale meno il volume dello spazio morto anatomico. Alcuni autori sottraggono ancora un valore di 350 mL legato alla inefficienza di mixing dovuto al breve intervallo di misura (10s), nel caso ci si trovi di fronte ad un paziente con ridotta volumetria [4], ritengono ad esempio che sarebbe necessario confrontare DL,CO e DL,CO/VA coi valori teorici sia a normale TLC sia con quelli calcolati ai volumi misurati effettivamente (di questo vengono fornite le equazioni). Tale approccio è stato ripreso da Chinn [8] che ha sviluppato dei valori teorici di DL,CO e DL,CO/VA che includono nel calcolo non solo l’età, ma pure altezza del soggetto ed il VA al quale viene eseguita la determinazione. Recentemente tuttavia Hughes e Pride [7] hanno rilevato che tale approccio non può essere esteso “tout court” ad ogni tipo di patologia che riduca i volumi polmonari e pertanto consigliano di distinguere fra diversi casi: 1) Ridotto volume alveolare da perdita di unità alveolari La perdita di unità alveolari può essere definita “discreta” quando il polmone rimanente è essenzialmente normale (es. pneumonectomia) o “diffusa” quando la patologia di base coinvolge tutto il parenchima (interstiziopatia). Nel caso la perdita di unità alveolari sia “discreta” il flusso capillare sarà deviato nelle zone rimaste che sono normali e contribuirà a captare il CO inalato aumentando l’uptake del CO stesso. Va ricordato che le patologie interstiziali polmonari possono riconoscere diverse fasi: per esempio la fibrosi polmonare idiopatica all’inizio riconosce una patologia prevalentemente alveolare con edema ed infiltrati infiammatori che portano ad una perdita “discreta” di entità alveolari con un incremento del rapporto DL,CO /VA, mentre nelle fasi fibrotiche che si riscontrano in seguito il coinvolgimento diviene “diffuso” con riduzione del rapporto DL,CO /VA. 2) Ridotto volume alveolare da incompleta espansione alveolare Questa alterazione è di solito associata a problemi della gabbia toracica o debolezza dei muscoli respiratori. In tale caso il rapporto DL,CO/VA aumenta nel soggetto con normale parenchima polmonare tranne che la patologia di base provochi aree di atelettasia o microatelettasia. 3) Ridotto volume alveolare in presenza di ostruzione Un mixing incompleto (in relazione al tempo di apnea fra la miscela inalata ed il gas del volume residuo) conduce a misurare un volume alveolare ridotto. L’alterata distribuzione della miscela inalata alle zone in cui è presente limitazione al flusso è la causa di questo fenomeno e può alterare sia la diffusione del gas stesso che il suo campionamento espiratorio con alterazione dei valori misurati. Anche nel caso si valutino conduttanza alveolare di membrana (Dm) ed il volume capillare (Vc) disponibile per gli scambi gassosi secondo il metodo proposto da Roughton e Forster [6], il trasferimento dei gas attraverso la membrana alveolare subisce una riduzione se misurato in volume alveolare ridotto. Tale effetto è più spiccato per Dm rispetto a Vc (Figura 2). MRM 151 MRM 02-2009_def ok:Layout 1 08/05/09 09:19 Pagina 152 FIGURA 2: CONDUTTANZA DI MEMBRANA (DM) E VOLUME CAPILLARE (QC) IN FUNZIONE DEL VOLUME ALVEOLARE (VA) Dm (µmol s-1 kPa-1) 300 QC (mL) 200 100 50 50 100 100 VA (% TLC) VA (% TLC) Definizione delle abbreviazioni: Dm, conduttanza alveolare di membrana; QC, volume capillare; TLC, capacità polmonare totale, VA, volume alveolare. Tratto da [4] mod. Riduzione dei volumi, alterazione del mixing alveolare e misura di DL,CO Va da ultimo ricordato che in presenza di ridotti volumi la misurazione di DL,CO con manovre che partono da volumi preinspiratori ridotti, eventualmente inferiori alla closing capacity (cioè alla capacità polmonare alla quale le vie aeree periferiche iniziano a chiudersi), può rendere il test assai sensibile alla disuniforme distribuzione della chiusura delle vie aeree [9] specie in patologie che colpiscono disordinatamente il tessuto polmonare. In corso di manovre con volumi inspiratori assai ridotti rispetto alla capacità polmonare totale i cambiamenti dinamici nella concentrazione di CO polmonare potrebbero essere influenzati da disomogeneità presente nel polmone, da disomogeneità della resistenza al gas mixing o a presenza di gradienti in serie nella diffusione del gas [10], influendo sulla penetrazione del gas sul mixing e sul campionamento alveolare, rendendo il test molto influenzabile dalla disuniformità di distribuzione del mixing stesso oltre che dalle alterazioni della diffusione. Recentemente è stato inoltre dimostrato che in soggetti sani, dopo test di stimolazione bronchiale con istamina, l’ostruzione indotta produce disuniformità di distribuzione della ventilazione (sia dei volumi inspirati che di quelli espirati) con un significativo effetto sulla stima di DL,CO [11]. 152 MRM MECCANISMI DI ALTERAZIONE DELLA DIFFUSIONE IN PRESENZA DI ALTERAZIONI RESTRITTIVE DELLA VENTILAZIONE Le alterazioni dello scambio gassoso nelle diverse patologie restrittive della ventilazione polmonare possono alterare la capacità di diffusione per il CO (DL,CO) con meccanismi assai diversi a seconda del tipo di patologia e della sua fase di evoluzione. Per questo pare utile un rapido excursus sui meccanismi di alterazione nei casi più comuni. Meccanismi di alterazione della diffusione nelle malattie dell’interstizio polmonare Nella patologia interstiziale polmonare le alterazioni della diffusione dei gas riconoscono meccanismi complessi e differenti per quel che concerne le alterazioni a riposo o durante esercizio. I meccanismi di alterazione dello scambio gassoso a riposo sono costituiti in prima istanza dalle alterazioni dei rapporti ventilazione-perfusione (V̇A/Q̇) [12,14] con associata importante componente di alterazione dei rapporti diffusione-perfusione (DL/Q̇) [15]. Nelle fasi iniziali di attiva alveolite e acinite le aree di alterato rapporto DL/Q̇ producono un’alterazione dello scambio gassoso mediante meccanismi di limitazione della diffusione, mentre nelle fasi avanzate di fibrosi con minima infiammazione sono presenti sia zone con bassi rapporti DL/Q̇ che V̇A/Q̇ [15]. La componente di ipossiemia MRM 02-2009_def ok:Layout 1 08/05/09 09:19 Pagina 153 presente è legata alla limitazione della diffusione per l’ossigeno di solito solo sotto sforzo, mentre a riposo il tempo necessario allo scambio gassoso nel capillare ha una riserva che, anche nelle fasi alveolitiche con rapporti DL/Q̇ alterati, permette una relativamente bassa compromissione dell’ossiemia. polmonare sono infatti il fattore chiave nel modulare lo scambio gassoso durante esercizio. La riduzione di DL,CO correla inoltre con la presenza di ipertensione polmonare ed è un indicatore di prognosi avversa specialmente se la pressione arteriosa polmonare (PAP) è > 50 [22]. 1) Sarcoidosi La sarcoidosi è una malattia di causa ignota [16] con infiltrazione tissutale di granulomi epitelioidi che può interessare il polmone in maniera significativa fino a provocare fibrosi polmonare. I granulomi intrapolmonari rimpiazzano la normale architettura del polmone, ma la struttura del polmone circostante può essere normale se è assente la fibrosi. Proprio per questo il pattern di alterazione di DL,CO e DL,CO/VA nelle fasi iniziali è di tipo “perdita discreta” di unità alveolari [7]. I pazienti con sarcoidosi polmonare possono tipicamente manifestare diminuzione dei volumi polmonari, una perdita di capacità di diffusione ed anomalie dello scambio gassoso durante esercizio [17-19] e proprio l’alterazione di DL,CO e la desaturazione arteriosa durante esercizio sono i parametri funzionali più correlati al grado di coinvolgimento polmonare ed alla severità della sarcoidosi stessa. La diminuzione di Dm è il determinante principale della riduzione della DL,CO, mentre le variazioni del Vc sono relativamente secondari [20]. Questa alterazione può essere conseguenza della alterazione strutturale nella zona di scambio di gas, dell’aumento di spessore della barriera e dell’alterazione dei rapporti DL/Q̇ e V̇A/Q̇ nel polmone. Nelle fasi iniziali della sarcoidosi senza infiltrazione polmonare (fasi radiografiche 0 e 1), si nota ridotto Dm con normale Vc, mentre il volume capillare è ridotto [21] nei pazienti con fibrosi avanzata. 3) Alveolite fibrosante associata a sclerosi sistemica progressiva Un coinvolgimento polmonare è particolarmente frequente in corso di sclerosi sistemica progressiva [23] ed è causa significativa di morbilità e mortalità. La manifestazione polmonare più comune è l’alveolite fibrosante che si presenta in circa l’80% dei casi ed è accompagnata da ipertensione polmonare nel 50% dei casi [24]. L’alveolite fibrosante associata con la sclerosi sistemica ha una prognosi comunque migliore della fibrosi polmonare idiopatica [25]. Tuttavia la prognosi anche in questo caso si collega maggiormente alla severità del coinvolgimento polmonare in corso di malattia al momento dell’esordio ed ai trend di declino della DL,CO che non ai quadri istopatologici [24]. Recenti linee guida per screening e diagnosi precoce dell’ipertensione arteriosa polmonare raccomandano la determinazione seriata almeno ogni 6 mesi di DL,CO nei pazienti con sclerosi sistemica [26]. 4) Interstiziopatie polmonari da danno farmacologico É noto che la bleomicina può causare un danno secondario ad una polmonite interstiziale (che può regredire con terapia corticosteroidea) ma che, in alcuni casi, può rappresentare una complicanza fatale. Il danno alla diffusione è mediato [27] principalmente da riduzione del volume capillare e solo in minore parte da riduzione della capacità di diffu2) Fibrosi polmonare idiopatica sione di membrana. Il danno capillare non presen(Interstitial pulmonary fibrosis (IPF, USA) / chronic ta ricupero dopo 4 mesi e può essere presente fibrosing alveolitis (CFA, EU): anche in presenza di DL,CO e volumetria ancora norI pazienti affetti da fibrosi polmonare idiopatica male. Il monitoraggio delle componenti della diffugiungono di solito all’attenzione quando la patolo- sione (Vc e Dm) può pertanto trovare impiego nel gia è in stadio più avanzato e ad una riduzione di follow up anche per evidenziare un danno subclivolumi si associa fibrosi polmonare. La diffusione è nico in pazienti che possano essere sottoposti in spesso assai compromessa sia in termini di DL,CO futuro a terapie potenzialmente dannose per il cirche di DL,CO /V̇A [7] con pattern di perdita “diffusa” colo polmonare. di unità alveolari. I meccanismi di alterazione dello Anche l’associazione di gemcitabina e carboplatino scambio gassoso nella fibrosi polmonare diffusa è stata segnalata come possibile causa di danno di sono costituiti dalle alterazioni dei rapporti V̇A/Q̇ diffusione [28,29]. Tale danno, più frequente in [13,14] con associata importante componente di pazienti con basso DL,CO /VA di base, è reversibile alterazione DL/Q̇ [15]. La componente di ipossie- spontaneamente o dopo terapia corticosteroidea e mia presente è legata alla limitazione della diffusio- viene ritenuto legato a meccanismi di ipersensibine per l’ossigeno di solito solo sotto sforzo, mentre lità polmonare [28]. Il danno colpisce sia il volume a riposo il tempo necessario allo scambio gassoso capillare che la capacità di diffusione di membrana nel capillare ha una riserva che anche nelle fasi [30] che peraltro nei pazienti studiati (neoplasie alveolitiche con rapporti DL/Q̇ alterati permette polmonari) erano già alterati prima del trattamento. minore compromissione della ossiemia. I valori di DL,CO se corretti per il VA [14] correlano Meccanismi di alterazione della diffusione nell’alcoi meccanismi di comparsa dell’ipossiemia duran- terazione restrittiva da patologia della gabbia te esercizio (alterazione V̇A/Q̇, limitazione diffusio- toracica ne O2 e aumento di resistenze polmonari vascolari Nella cifoscoliosi è presente una riduzione volumedurante sforzo), le anormalità del letto vascolare trica correlata all’angolo di curvatura della colonna MRM 153 MRM 02-2009_def ok:Layout 1 08/05/09 09:19 Pagina 154 [31] che interessa maggiormente la capacità polmonare totale (TLC), la capacità vitale (VC) ed in minor misura la FRC. Ne deriva un pattern caratterizzato da maggiore compromissione della capacità inspiratoria rispetto al volume di riserva inspiratoria, inoltre di solito la pervietà delle vie bronchiali è normale. La DL,CO è spesso normale in presenza di cifoscoliosi di grado lieve o moderato [32], mentre è ridotta [33] nelle alterazioni severe. Va ricordato comunque che il DL,CO/VA è quasi sempre normale. Infatti la conduttanza alveolare di membrana (Dm) è pure normale se corretta per il VA, mentre solo il volume capillare (Vc) è aumentato in rapporto al VA. La deformità inizia nello sviluppo del bambino o nella prima adolescenza ad un tempo nel quale la moltiplicazione degli alveoli è ormai pressoché completa. Questo spiega la mancanza di alterazioni della diffusione associata ad un deficit di espansione alveolare con valori di DL,CO/VA aumentati. Eventuali riduzioni di DL,CO/VA andranno imputate a patologie associate con conseguenti alterazioni ventilo-perfusorie o diffusive nel polmone. Nel pectus excavatum la DL,CO è ridotta solo nei casi gravi [34] pur in presenza di normale TLC. benigni asbesto-correlati e d) alterazioni ostruttive asbesto-correlate. La fibrosi pleurica asbesto-correlata (placche isolate o placche diffuse) porta a restrizione dei volumi polmonari legata all’obliterazione della zona di apposizione fra diaframma e gabbia toracica durante l’inspirazione. Tale obliterazione riduce il movimento del diaframma (che tuttavia è in parte compensato dal suo appiattimento) e della parte inferiore della gabbia toracica. In questi casi si osserva una modesta riduzione della DL,CO con DL,CO/VA sempre sopra il normale, come atteso in una riduzione discreta di volume [40]. L’asbestosi è invece una forma di fibrosi interstiziale diffusa ed in tale patologia è spesso presente alterazione degli scambi gassosi e della DL,CO. Per questo lo statement citato stabilisce la necessità di eseguire fra gli esami clinico strumentali la valutazione dei volumi polmonari accompagnati da misura della DL,CO. In presenza di danno tissutale polmonare la DL,CO diminuisce anche in rapporto al VA e potrebbe essere utilizzata per monitorizzare i pazienti esposti con quadri iniziali di coinvolgimento pleurico, tuttavia non sono presenti in letteratura studi in questo senso “evidence based”. Meccanismi di alterazione della diffusione nella patologia neuromuscolare Nell’alterazione restrittiva dei pazienti con debolezza dei muscoli respiratori la DL,CO in rapporto al VA è per lo più aumentata [35,36]. Addirittura un assai elevato rapporto DL,CO/VA viene considerato patognomonico di alterazione restrittiva insorta acutamente in malattia neuromuscolare [7], come precedentemente esposto a riguardo del “ridotto volume alveolare da incompleta espansione”. In alcuni pazienti con severa compromissione dei muscoli inspiratori ed espiratori [36] il rapporto DL,CO/VA è normale o ridotto. In tali pazienti la ridotta compliance potrebbe provocare una disuniforme distribuzione della ventilazione attraverso il polmone con riduzione dell’uptake del CO e potrebbe portare a cambi nel surfattante alveolare, rigidità delle fibre elastiche dell’alveolo, microatelettasie [37]. Meccanismi di alterazione della diffusione nello scompenso cardiaco Nell’insufficienza cardiaca si assiste, parallelamente all’incremento della severità della patologia, ad un aumento della resistenza che i gas incontrano a diffondere [41], con alterazione della DL,CO per aumento della resistenza della membrana alveolocapillare alla diffusione dei gas. La conduttanza alveolare di membrana (DM) e il volume ematico capillare sono i determinanti principali della diffusione dei gas. Nell’ambito della sindrome, le variazioni in DM risultano un indicatore sensibile del sottostante danno d’organo, con un potere prognostico indipendente sulla sopravvivenza [42] e un ruolo significativo nel contribuire a limitare la tolleranza all’esercizio. Va comunque ricordato che a riposo parte dell’alterazione dello scambio gassoso va correlata alle alterazioni dei volumi polmonari. Infatti nello scompenso si evidenziano alterazioni della ventilazione di tipo restrittivo con riduzione della TLC, associata a riduzione della FRC, correlata al grado di scompenso e alla cardiomegalia [43-45]. In queste condizioni la distribuzione della ventilazione polmonare è disomogenea, come rilevabile dall’alterazione di parametri quali il plateau alveolare dell’azoto (ΔN2) ed il volume di chiusura o “closing volume” (CV), cioè il volume polmonare al quale le piccole vie aeree iniziano a chiudersi durante “single breath Nitrogen test” (SBN2) [46]. Nello scompenso cardiaco il CV è normale come valore assoluto ma, data la riduzione della volumetria totale, il rapporto CV - capacità vitale (CV/VC) è aumentato [47]. Per questo, diversamente da ciò che avviene nel soggetto normale, la closing capacity (CC = CV + volume residuo [RV]) è spesso maggiore della Meccanismi di alterazione della diffusione nell’alterazione restrittiva da malattie della pleura Nei versamenti pleurici secondari a malattie extrapleuropolmonari, come ad esempio lo scompenso cardiaco, gli effetti sulla DL,CO sono legati alla malattia di base e saranno trattati in altro capitolo. Nel caso di versamenti pleurici si osserva riduzione di DL,CO legata alla riduzione di VA e TLC. ) È stato calcolato che una toracentesi [38] per ogni litro di liquido aspirato può incrementare la TLC del 6% e la DL,CO del 9%. Un discorso particolare merita l’esposizione all’asbesto. Il recente statement della American Thoracic Society (ATS) [39] definisce un insieme di patologie “malattie non neoplastiche asbesto-correlate” e distingue fra: a) asbestosi, b) ispessimenti pleurici o fibrosi pleurica asbesto-correlata, c) versamenti 154 MRM MRM 02-2009_def ok:Layout 1 08/05/09 09:19 Pagina 155 FRC, con l’importante conseguenza che durante il respiro tranquillo parte delle vie aeree ciclicamente subisce apertura e chiusura o si trova ad essere flusso limitata con conseguente disomogenea distribuzione della ventilazione stessa. In presenza di fenomeni di chiusura o flusso limitazione espiratoria a volume corrente (EFL) delle vie aeree (CC > FRC), alcune vie aeree possono rimanere chiuse o flusso limitate per tutta la durata del ciclo respiratorio, mentre altre possono esserlo solo durante parte del ciclo. Alcune vie aeree di conseguenza risulteranno completamente non ventilate ed altre mal ventilate in diversa misura. 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Closing volume: a reappraisal (1967-2007). Eur J Appl Physiol 2007;99:567583. 47. Torchio R, Gulotta C, Greco-Lucchina P, Perboni A, Montagna L, Guglielmo M, Milic-Emili J. Closing capacity and gas exchange in chronic heart failure. Chest 2006;129:1330-1336. MRM 02-2009_def ok:Layout 1 08/05/09 09:19 Pagina 157 RUBRICA AIMAR Newsletter / Notiziario AIMAR EDITED BY /A CURA DI STEFANO NARDINI email: [email protected] Associazione Scientifica Interdisciplinare per lo Studio delle Malattie Respiratorie Questo notiziario non può che essere dedicato al rapporto sulla sesta conferenza internazionale sulla gestione e la riabilitazione dell’insufficienza respiratoria cronica e seconda conferenza italiana sull’approccio multidisciplinare alla medicina respiratoria svoltesi a Napoli, tra il 4 e il 7 marzo 2009, nonché sulle riunioni e sulle elezioni degli organi istituzionali AIMAR, tenutesi durante tali eventi. Per quel che riguarda il primo dei due eventi, la cui prima edizione risale al 1987, esso è giunto a un grado di maturità pressoché completo. In quattro giorni i massimi specialisti mondiali di BPCO e di pneumologia riabilitativa hanno fatto il punto dello stato dell’arte in materia, hanno messo a fuoco i problemi tuttora irrisolti e hanno individuato le sfide future. La conferenza nazionale sull’approccio multidisciplinare alla medicina respiratoria è invece al suo secondo svolgimento, dopo il debutto di Stresa tre anni fa. La doppia conferenza è stata un indubbio successo: oltre 70 sessioni hanno visto avvicendarsi più di 220 relatori e moderatori che hanno interagito con un ampio e qualificato pubblico nell’arco dei quattro giorni dell’evento. Particolare successo hanno avuto i 5 corsi post-graduate dedicati sia al personale medico che paramedico, che sono stati tutti seguiti da un elevato numero d’iscritti, con un totale di circa 200 partecipanti. Ma, proprio perché l’evento è stato un successo, è giusto non sottacere le criticità rilevate, che non sono state di poco conto. Vediamole insieme. La “track” internazionale troppo spesso è stata disertata dalla maggior parte dei convegnisti, a favore della “track” italiana. Il fenomeno è stato a volte reso più evidente dal fatto che la parte internazionale si svolgeva per lo più nel grande auditorium, difficile da riempire già di per sé. Anche se è vero che i tempi di crisi rendono necessario ridurre le spese e quindi concentrare gli eventi, non c’è dubbio che i fatti osservati debbano es- sere stimolo al nuovo consiglio direttivo, eletto proprio a Napoli, a ripensare l’organizzazione del prossimo evento, previsto nel 2012: una migliore scansione delle sessioni, una migliore programmazione della loro consecutio, e, forse, la traduzione simultanea in italiano potranno far sì che studiosi di caratura mondiale non siano più accolti da platee dolorosamente semivuote. Differente la problematica per quel che riguarda la parte italiana della conferenza. Iniziando dalla inaugurazione, l’intero evento (compresi i corsi di formazione e aggiornamento) è stato costantemente ed adeguatamente presenziato. Nonostante in alcuni momenti ci fossero fino a sette sessioni in contemporanea, alcune di queste ultime hanno registrato una tale presenza da costringere molti dei presenti a restare in piedi. In linea di massima, le sessioni che hanno registrato il massimo gradimento sono state quelle cliniche, in contrasto con quelle “gestionali” o organizzative, decisamente meno appetite. E questa pare la maggiore criticità rilevabile. Anche se in gran parte una tale distribuzione è comprensibile e prevedibile, essa deve tuttavia suonare a noi organizzatori come un segnale o di non ottimale organizzazione dei percorsi formativi dell’evento (concorrenza tra sessioni cliniche e gestionali, ad esempio) o di insufficiente interesse dello “pneumologo medio” per temi sanitari non clinici. Qualunque sia la risposta, appare necessario rimediare, dato che già oggi e ancor più in futuro, non sarà possibile per nessuno di noi esercitare la nostra professione senza conoscere la collocazione propria e di quest’ultima nella filiera organizzativa dell’assistenza, sia ospedaliera e sia sul territorio e/o ignorando il posto dell’assistenza specialistica nel contesto della politica sanitaria di contrasto alle malattie croniche oggi prevalenti. Detto questo, c’è da registrare che l’inaugurazione (Figura 1) ha visto la presenza dei rappresentanti di MRM 157 MRM 02-2009_def ok:Layout 1 08/05/09 09:19 Pagina 158 tutte le più grandi associazioni di medicina respiratoria, rappresentate dai rispettivi presidenti, i quali si sono fatti portavoce di un messaggio unitario assolutamente chiaro e non fraintendibile. Lungi dal considerare queste dichiarazioni un punto di arrivo, pur auspicato e per il quale molti autorevoli Colleghi - ospedalieri e universitari - si sono adoperati, questo affermato spirito unitario deve essere considerato un punto di partenza. Anche in considerazione del fatto che in periferia, a livello regionale, alcuni Colleghi di AIMAR trovano difficoltà e a volte vere e proprie impossibilità a coinvolgere nei propri eventi Colleghi delle altre associazioni. Nel corso della conferenza si sono svolte le riunioni degli organi istituzionali di AIMAR. Il 4 marzo si è riunito il nuovo consiglio nazionale, risultato delle elezioni formalmente tenute a livello ragionale. Oltre al direttivo uscente erano presenti i Colleghi eletti presidenti delle singole sessioni Regionali (Tabella I). Durante la riunione il Presidente, dopo aver sottolineato l’importanza delle sezioni regionali non solo nella organizzazione della formazione e della ricerca a livello locale ma anche per il coordinamento delle iscrizioni, ha introdotto la discussione sulle iniziative portate a termine nel 2008 (Tabella II), sul bilancio 2008 e sull’organizzazione degli uffici di segreteria. Tra gli elementi di criticità emersi, da segnalare il ritardo nel pagamento delle quote associative che ha provocato una passività non prevista nel bilancio 2008 e lo scarso interesse per la vita associativa che molti, tra i quali Riccardo Pela e Roberto Dal Negro, hanno notato nella base. Per quest’ultimo punto è stata proposta una “rifondazione”, una rivisitazione della missione e dell’attività, tali da avvicinare maggiormente l’associazione ai soci. Dopo l’illustrazione delle iniziative programmate per il 2009 (Tabella III) e del bilancio previsionale 2009, TABELLA I: NUOVI PRESIDENTI DELLE SESSIONI REGIONALI 158 MRM Piemonte-Valle d’Aosta Carlo Gulotta Liguria Franco Fabiano Lombardia Renato Corsico Nord-Est Roberto Dal Negro Trentino-Alto Adige Sergio Bassetti Emilia Romagna Emilio Marangio TABELLA II: PRINCIPALI INIZIATIVE 2008 ORGANIZZATE DA AIMAR - Primavera AIMAR che ha coinvolto migliaia di medici con un’esperienza nuova di presenza sul territorio, oltre ad importanti scambi via teleconferenza; - Il “Progetto Foxter” volto ad un progetto di educazione e formazione su base nazionale; - Manifestazione EXP-O 2008 Expert Opinion Consensus/Dissensus Seminar “COPD is/is not a systemic disease?”, Venice November 13-14, 2008, che ha dibattuto al massimo livello internazionale il tema della BPCO come malattia polmonare/sistemica; - Il “Progetto ICEPERG” articolato nel 2008 e che proseguirà nel 2009 sulle problematiche connesse alla disassuefazione dal fumo; - Regolare diffusione ai soci della rivista societaria Multidisciplinary Respiratory Medicine e della versione italiana dell’American Journal of Respiratory and Critical Care Medicine. il nuovo consiglio ha condiviso l’obiettivo di creare una rete in ogni regione e una newsletter mensile che illustri i progetti fatti localmente. Sono state poi illustrate e approvate le modifiche statutarie da portare in assemblea con l’obiettivo di armonizzare lo statuto di AIMAR con quello delle altre società presenti in UIP. Si è infine discusso delle relazioni con le altre società consorelle, definite buone e dell’iniziativa denominata “ATP” lanciata durante il congresso di Napoli e che si propone di coordinare le attività di tutte le società respiratorie (Tabella IV). Il consiglio ha quindi affrontato l’argomento delle atTABELLA III: INIZIATIVE PROGRAMMATE A TUTT’OGGI PER IL 2009 DA AIMAR - Pulmonary Advances, 6th International Conference on Management & Rehabilitation of Chronic Respiratory Failure e 2° Convegno Nazionale sull’Approccio Multidisciplinare alla Medicina Respiratoria, Napoli, marzo 2-7 2009; - 16 corsi formativi sull’appropriatezza di impiego degli antibiotici nelle infezioni respiratorie con il coinvolgimento di circa 1000 partecipanti, in svolgimento nel primo semestre 2009; - Un progetto di formazione teorico-pratica su argomenti respiratori per i medici di medicina generale articolato attualmente su 3 manifestazioni, ma con possibilità di espansione ad altre aree territoriali; Toscana Giorgio Scano Marche Pier Paolo Isidori - Un importante convegno, nell’ambito del progetto AIMAR Top Seminar 2009, organizzato con la Società Italiana di Otorinolaringoiatria: Expert Opinion Consensus/Dissensus Seminar dal titolo “Inflammation and infection In the upper and lower respiratory tract”, Stresa, aprile 1-4 2009; Abruzzo-Molise Carmela De Iuliis - Il proseguimento del progetto “ICEPERG”; Umbria Oronzo Penza Lazio Stefano Carlone - 10 Congressi interregionali nel primo semestre 2010 sul tema “Interazioni nosografiche polmone/non polmone”. Agli aspetti scientifico-organizzativi sarà dedicata una prossima riunione dei presidenti regionali; Campania Gianni Balzano Basilicata Maria Cristina Martini Puglia Umberto Vincenzi Calabria Andrea Gallelli Sicilia Salvo Privitera Sardegna Giovanni Paolo Ligia - Attivazione dal primo numero del 2009 di un Supplemento di Multidisciplinary Respiratory Medicine dedicato ai medici di Medicina Generale (MRM for GPs) con uno specifico Board editoriale composto prevalentemente di medici generalisti. Nel 2009 è previsto un Supplemento per ognuno dei 6 numeri della rivista. MRM 02-2009_def ok:Layout 1 08/05/09 09:19 Pagina 159 TABELLA IV: ORGANIGRAMMA DELL’ALLEANZA PER LE MALATTIE TORACO-POLMONARI (ATP) TABELLA V: RISULTATI DELLE ELEZIONI TENUTESI A NAPOLI IL 6 MARZO 2009 Presidente: Prof. Luigi Allegra - [email protected] Eletti al Consiglio Direttivo • Francesco Blasi • Fernando De Benedetto • Claudio F. Donner • Stefano Nardini • Riccardo Pela • Alessandro Sanduzzi Zamparelli • Claudio M. Sanguinetti Vice presidente: Dr. Alessandro Zanasi [email protected] Sede operativa presso: Associazione Scientifica Interdisciplinare per lo Studio delle Malattie Respiratorie (AIMAR), Via Monsignor Cavigioli, 10, 28021 Borgomanero (NO). e-mail: [email protected] Società che hanno aderito all’Alleanza: • Società Italiana di Tabaccologia - Onlus (SITAB) - Presidente: Dr. Biagio Tinghino – [email protected] • Associazione Italiana Studio Tosse (AIST) - Presidente: Dr. Alessandro Zanasi - [email protected] • Società Italiana di Pneumologia dello Sport (SipSport) - Presidente: Dr.ssa Annalisa Cogo - [email protected] • Associazione Pazienti Aspergillosi Polmonari (APAP) Presidente: Dr. Gianfranco Schiraldi - [email protected] Eletti al Collegio dei Revisori dei Conti • Claudio Manni • Pietro Alimonti • Pier Paolo Isidori • Paolo Zamparelli Eletti al Collegio dei Probiviri • Antonio Di Gregorio • Carlo Grassi • Francesco Iodice • Associazione Milanese di Ossigenoterapia a Lungo Termine e Riabilitativa (AMOR) Presidente: Dr. Davide Chiumello – [email protected] • Pneumologia Interattiva Presidente: Dr.ssa Annamaria Moretti – [email protected] • Associazione Scientifica Interdisciplinare per lo Studio delle Malattie Respiratorie (AIMAR) Presidente: Dr. Claudio F. Donner – [email protected] • Associazione Mediterranea Pneumologi (AMP) Presidente: Dr. Pietro Pipitone - [email protected] • Società Italiana Aerosol in Medicina (SIAM) Presidente: Prof. Luigi Allegra - [email protected] • Società Scientifica ACCP - Capitolo Italiano dell’American College of Chest Physicians Presidente: Dr. Francesco De Blasio – [email protected] • Unione Nazionale Asmatici (UNA) Presidente: Dr. Valdis Salardi – mail di riferimento [email protected] tività editoriali, compiacendosi per i notevoli successi ottenuti, in particolare sul fronte dell’indicizzazione che consente di ricevere articoli anche da Paesi esteri. Il giorno seguente si è svolta l’Assemblea che, dopo aver ascoltato e approvato la relazione del presidente uscente su attività e bilancio, avente i medesimi contenuti di quanto riferito al consiglio nazionale e sopra riportato, ha votato e approvato alla presenza di un notaio le proposte modifiche statutarie, in vista della possibile confluenza di AIMAR in UIP. Il giorno 6 marzo si sono infine svolte le votazioni per il rinnovo degli organi sociali che hanno visto l’elezione dei Colleghi elencati nella Tabella V. I nuovi organi direttivi avranno il compito di realizzare quanto già programmato (tra i grandi eventi, la seconda Consensus Conference in Medicina Respiratoria, a Roma, nel 2010, il primo congresso congiunto nazionale di AIMAR e del capitolo italia- no dell’ACCP nel 2011, la prossima conferenza internazionale/nazionale che si terrà a Torino nel 2012) nonché di ideare e realizzare nuove attività di formazione e ricerca, se possibile, nell’ottica di un’unitarietà di tutte le società respiratorie. Ottica che verrà messa alla prova - e questa è l’ultima notizia - già a giugno di quest’anno, quando non solo l’Italia ospiterà l’assemblea annuale della GARD dell’OMS, ma - secondo quanto comunicato in una riunione tenutasi a Roma, alla Direzione della Prevenzione del Ministero della Salute, il giorno 9 marzo - verrà anche varata la GARD italiana (denominata dal Ministero GARD-I). Il varo di GARD-I, oltre a mettere a fuoco con tutti gli interessati le problematiche dell’assistenza delle malattie respiratorie nel nostro Paese e cominciare a tratteggiarne le soluzioni, offrirà anche lo spunto per una campagna di comunicazione per portare le patologie pneumologiche all’attenzione di tutta la popolazione, auspicabilmente portata avanti - per l’appunto in modo unitario dalle società e associazioni tutte di medicina respiratoria. Conferenza di Napoli 2009: il tavolo della Presidenza. MRM 159 RUBRICA MRM 02-2009_def ok:Layout 1 08/05/09 09:19 Pagina 160 L'Angolo della Cultura (non solo Medicina...) A CURA DELLA REDAZIONE La redazione intende lasciare questo spazio a disposizione per la presentazione di contributi culturali, anche non strettamente inerenti l'area medica. Gli interessati possono pertanto sottoporre alla redazione qualunque contributo (articolo, poesia, ecc.) che possa essere di interesse per i lettori e/o stimolare una riflessione ed un eventuale dibattito culturale. email: [email protected] Il 2009, anno darwiniano 2009, Year of Darwin Benito Leoncini Già Primario, Divisione di Pneumologia, Ospedale Cisanello, Pisa e-mail: [email protected] Colui che comprende il babbuino contribuirà alla metafisica più di Locke Charles Darwin AIMAR ha celebrato a Napoli il suo secondo Congresso Nazionale, nell'anno in cui ricorre il duecentesimo anniversario della nascita di Darwin e il centocinquantesimo della sua pubblicazione de L'origine delle specie. Io, nominato (indegnamente?) Presidente onorario dell’Associazione, da anni mi interesso all’evoluzione biologica sulla scia delle opere di questo grande naturalista, quindi ritengo in un certo senso obbligatorio farne menzione in questa sede. Nel mio ultimo libro, L'uomo nella natura. Sulle tracce di Darwin, sostengo con forza che Darwin non è stato semplicemente un “distruttore di paradisi” con una teoria ancora da dimostrare, ma un grandissimo scienziato, che ha posto i fondamenti di una nuova visione della natura e della nostra identità, nonché un uomo di spiccata sensibilità, lacerato dai dubbi. Contrariamente all'opinione corrente, non ha agito 160 MRM contro la fede e la religiosità, ha solo contribuito, suo malgrado, ad un profondo ridimensionamento delle dottrine impartite dalle religioni tradizionali con i loro libri sacri. Siamo vincolati da una cultura antica, nata prima della scienza, e non ci rendiamo conto che sono le religioni a doversi aggiornare, senza dispersioni in disquisizioni capziose e polemiche destinate alla sconfitta. Tutto il mondo è divenire, questo è il fondamento del sapere che si imporrà, con o senza la fede. MRM 02-2009_def ok:Layout 1 08/05/09 09:19 Pagina 161 La vita è sogno Ma cos’è il sogno Life is a dream But what are dreams? Benito Leoncini Già Primario, Divisione di Pneumologia, Ospedale Cisanello, Pisa e-mail: [email protected] Il sogno è l’infinita ombra del Vero. Giovanni Pascoli Una domanda ambigua. Una domanda solo per pensatori eterodossi e di poca, o nulla, importanza pratica? Che sia raccolta da uno pneumologo apparentemente serio può sembrare strano, specialmente se pretende di parlarne con due libri e con un intervento al Congresso Nazionale dell’AIMAR del 2009. Si può sospettare che questo signore sia passato, ahimé, nel novero di quelli (non pochi!) che, non avendo di meglio da fare, si dilettano a “dare i numeri”. Non posso escluderlo, ma vorrei dire che, comunque, c’è dietro anche un pensiero lucido, meritevole di essere conosciuto. I sogni sono appannaggio degli psicologi e degli psichiatri, su questo non v’è dubbio, ma i medici internisti, come gli pneumologi, li devono proprio trascurare? A mio avviso no, purché siano “maneggiati” nella maniera giusta, questo è il punto. La maniera giusta è spendere qualche minuto in più nella raccolta dell’anamnesi per chiedere al paziente cosa sogni, aiutandolo a focalizzare se vi compaia qualcosa che ha attinenza con i suoi disturbi. In altre parole, senza pretendere di interpretare la fantasia e la simbologia (opera degli psicologi), si dovrebbe puntare a cogliere nella rappresentazione onirica qualcosa in più rispetto alle altre notizie anamnestiche. È, questo, un metodo semplificato che costa poco tempo. Programmando su larga scala qualche studio clinico controllato, si arriverebbe a dire concretamente se la domanda debba restare o no nel regno dell’astrazione. Ne vale la pena? Se la sentono gli pneumologi di cimentarsi in questa prova? Mi piacerebbe conoscere il loro parere. MRM 161 RUBRICA MRM 02-2009_def ok:Layout 1 08/05/09 09:19 Pagina 162 Meeting Calendar Questa rubrica informa i lettori dei prossimi eventi congressuali, nazionali ed internazionali, nell’ambito della Medicina Respiratoria; fornisce un recapito a cui rivolgersi per ottenere ulteriori informazioni. email: [email protected] WHEN WHERE WHAT WHO TO CONTACT April 1-4 Stresa, NO (Italy) April 2-4 Stresa, NO (Italy) Inflammation and infection in upper and lower respiratory tract: Expert Opinion Consensus/Dissensus Seminar 3rd European Respiratory Care Association Congress April 18 Milan, (Italy) April 23-25 Philadelphia, PA (USA) St. Petersburg (Russia) Milano (Italy) 2009 April 25-28 May 5 May 15-20 May 27 May 27-29 May 27-30 May 29-30 May 29-31 San Diego, CA (USA) Monza (Italy) Otranto, LE (Italy) Dubrovnik (Croatia) Vieste, FG (Italy) Lipari, ME (Italy) June 5-6 Roma June 6 Pollenzo, CN (Italy) Napoli (Italy) Bari (Italy) June 11-12 June 18-20 June 25-27 Perugia (Italy) Iniziativa educazionale AMOR-PAT “Pazienti in ossigenoterapia a lungo termine: innovazioni e prospettive” Scientific Meeting: “Internal Medicine 2009” II World Asthma & COPD Forum II Seminario “Progetto ICEPERG Implementazione in Italia delle linee guida della Società Respiratoria Europea (ERS) per la disassuefazione dal fumo nelle malattie respiratorie” ATS 2009 International Conference [email protected] www.aimarnet.it Victory Project Congressi, Milano [email protected] www.victoryproject.it tel: +39 02 4029240 [email protected] www.acponline.org [email protected] www.wipocis.org [email protected] www.aimarnet.it Carlson Wagonlit, Firenze [email protected] [email protected]. Giornata di formazione: “Centri per il trattamento del Tabagismo: Dalle buone prassi all’eccellenza ” Convegno: “The Medical and the Surgical Approach to COPD” Apricot, Milano www.apricotonline.com iDea congress, Roma [email protected] www.ideacpa.com [email protected] 5th Congress of the International Union Against Tuberculosis and Lung Disease www.depol.org/TheUnion2009 Convegno: “Giornate pneumologiche garganiche” Meeting Planner, Bari www.meeting-planner.it Corso: “Percorsi decisionali in Pneumologia. Mec, Catania Specialisti a confronto” [email protected] www.meccongress.it Corso di aggiornamento: “Approccio Full Day, Roma multidisciplinare a BPCO e Polmoniti. [email protected] L’internista, lo specialista e il paziente” www.fullday.com Convegno: Riabilitazione nelle Malattie Granda Esprit Convegni, Cuneo Cardio-Polmonari Croniche [email protected] X Corso nazionale di Biologia cellulare Aim, Firenze e molecolare in pneumologia – BIOCERwww.aimgroup.it Congresso: “Errore in Medicina. Appropriatezza Intermeeting, Bari diagnostica e terapeutica. tel. +39 080 5482005 Programma Strategico BPCO” [email protected] Corso: “La Medicina dello Sport e la società: Euromeeting, Perugia lo sport non solo per i campioni” [email protected] www.euromeetingeventi.it = evento AIMAR = evento patrocinato da AIMAR 162 MRM MRM 02-2009_def ok:Layout 1 08/05/09 09:19 Pagina 163 WHEN WHERE WHAT September 12-16 Vienna (Austria) Ravenna (Italy) European Respiratory Society – Annual Congress 2009 Convegno: “Rinite ed Asma” September 20 December 2-5 Milano (Italy) December 6-10 Buenos Aires (Argentina) May 14-19 New Orleans, LA (USA) WHO TO CONTACT ERS, Lausanne (Switzerland) www.ersnet.org Mael Impruneta (Fi) +39 055 2373684 [email protected] X Congresso UIP – XL Congresso Nazionale iDea Congress, Roma AIPO Certezze Scientifiche e Criticità Organizzative [email protected] in Pneumologia www.ideacpa.com XXI World Allergy Congress Ana Juan Congress, Buenos Aires www.anajuan.com 2010 = evento AIMAR ATS 2010 International Conference [email protected] = evento patrocinato da AIMAR MRM 163 MRM 02-2009_def ok:Layout 1 08/05/09 09:19 Pagina 164 Cara/o Collega, il Consiglio Direttivo di AIMAR mi ha incaricato qualche tempo fa di curare l'organizzazione di un sistema assembleare interno all'Associazione, analogamente a quanto già presente in altre Società Scientifiche nazionali ed internazionali (ad esempio European Respiratory Society). Nell’accingermi al lavoro ho rilevato che circa il 40% degli iscritti non ha dichiarato la propria attività corrente e questo elemento è imprescindibile da un tentativo di costituire Assemblee con caratteristiche dottrinali e pratiche soddisfacenti. Poiché la nostra Associazione è largamente multidisciplinare appare fondamentale inquadrare al meglio il “corpus” societario prima di formulare delle proposte che dovrebbero per quanto possibile venire incontro alle attese. Chiederei pertanto a tutti i soci di rispondere a questo breve e semplice questionario al fine di impostare i passi successivi prima di sottoporli al vaglio del Consiglio Direttivo. Un cordiale saluto Lucio Casali Coordinatore delle Aree Scientifiche e di Ricerca Da restituire alla segreteria AIMAR Fax +39 0322 869737 QUESTIONARIO INFORMATIVO Cognome e Nome: ______________________________________________________________________________________________________________ Età:____________________________________________________________________________________________________Sesso: ___________________ via:_______________________________________n: __________cap: ____________città: _________________prov:_______________________ e-mail: ________________________________________________ telefono ___________________________________________________________ Anno di laurea: __________________________________________________________________________________________________________________ Titolo e anno delle specializzazioni conseguite (possibilmente in ordine cronologico): 1) ________________________________________________________________________________________________________________________________ 2) ________________________________________________________________________________________________________________________________ 3) ________________________________________________________________________________________________________________________________ 4) ________________________________________________________________________________________________________________________________ 5) ________________________________________________________________________________________________________________________________ Quale di queste specialità viene esercitata quotidianamente? ________________________________________________________________________________________________________________________________ ________________________________________________________________________________________________________________________________ ________________________________________________________________________________________________________________________________ ________________________________________________________________________________________________________________________________ ________________________________________________________________________________________________________________________________ In quale delle seguenti categorie collochi la tua attività? o o o o o o o Università Ospedale Territorio Medico di Medicina Generale Specialista convenzionato Sanità Pubblica Altro (specificare): _____________________________________________________________________________________________________________ N.B. è possibile indicare più di una categoria (ad es. Università + Ospedale) Oltre alla tua attività corrente svolgi anche ricerca? o o o o SI NO Saltuariamente In caso affermativo, in quale campo? ________________________________________________________________________________________________________________________________ ________________________________________________________________________________________________________________________________ Come vorresti sviluppare in futuro la vita di un’Associazione come AIMAR? ________________________________________________________________________________________________________________________________ ________________________________________________________________________________________________________________________________ ________________________________________________________________________________________________________________________________ ________________________________________________________________________________________________________________________________ #