Domande sulla Bibbia - Perchè siamo attratti dal male?

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Domande sulla Bibbia - Perchè siamo attratti dal male?
Domande sulla Bibbia - Perchè siamo attratti dal male?
Scritto da redattore
Venerdì 20 Novembre 2015 23:39
Tutti noi siamo attratti dal male… ci piace trasgredire. Me lo dicevano spesso i miei alunni: “Lo
so è sbagliato prof, ma ogni tanto…”.
Scriveva San Paolo ai Romani: “infatti io non compio il bene che voglio, ma il male che non
voglio… io trovo in me questa legge, quando voglio fare il bene il male è accanto a me”.
Anche gli antichi si ponevano questo problema: cosa c’è in me, in ogni uomo, che ci fa vedere
interessante e desiderabile il male? Perché ci attira di più quello che è proibito?
Per spiegare questa inclinazione verso il male gli antichi si affidavano alla mitologia. I greci
parlavano di vaso di Pandora. Gli dei rinchiusero il male in un vaso e affidarono a Pandora il
compito di portarlo al dio del vento, Eolo, perché lo nascondesse nel profondo della terra. Si
raccomandarono con lei: “Non lo aprire! Non guardarci dentro!”. Figurati, giunta davanti alla
grotta dei venti, dove viveva Eolo, Pandora non resiste e apre il vaso. Tutti i mali escono e il
vento li diffonde sulla terra. Poveri uomini, da quel momento in poi tutti saranno in balìa del
male.
I Babilonesi nel poema nel poema “Enuma elish” (che significa “quanto in alto”, scritto all’epoca
di Hammurabi, 1700 a.C, lo stesso periodo di Abramo) raccontano di una guerra tra dèi buoni,
capitanati da Marduk, e dèi malvagi con a capo Kingsu. Marduk uccide Kingsu e, dice il testo, “c
ol suo sangue costruì l’umanità”.
Un mito simile ce lo raccontano gli antichi Egizi: il dio sole, attraversa ogni giorno il cielo col
suo carro dorato. Un dio invidioso nasconde sul carro un serpente velenoso che lo morde. Il dio
sole perde saliva avvelenata che cade sulla terra, si mescola alla polvere del suolo, e da questo
composto terra-veleno nascono gli uomini.
Il capitolo 3 del libro della Genesi ci presenta la riflessione ebraico-biblica su questo
interrogativo: perché scopro in me stesso questa attrazione verso il male?
Il racconto lo conosciamo bene; l’uomo e la donna vivono nel giardino di Eden in piena libertà.
Hanno un solo divieto: “il frutto dell’albero del bene e del male non lo devi mangiare”. A questo
punto entra in scena un nuovo personaggio: il serpente che “era il più astuto di tutti gli animali
creati da Dio”.
La sua parola mette
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Scritto da redattore
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in dubbio la Parola di Dio, crea l’illusione che si possa giudicare, ignorare, bypassare ciò che
Dio aveva creato bello, buono e armonioso. Il serpente è una creatura, non è un dio o un
semidio, ma pretende di essere lui giudice e guida dell’uomo. La trasgressione allora sta in
questo: decidere chi e che cosa regola la nostra vita.
Due interrogativi.
1) Perché il serpente e non, che so, l’ippopotamo o la mosca?
Le innumerevoli esperienze nel deserto avevano insegnato al popolo di Israele che il serpente
era una bestia astuta e pericolosa. Inoltre le mitologie egizie e babilonesi vedevano nel
serpente un nemico. Inoltre la religione politeista cananea adorava il serpente come dio della
vita, della fertilità e della sapienza. Per coloro che adoravano Javhè come unico Dio il serpente
era perciò il simbolo dell’idolatria.
2) Qual è il frutto dell’albero proibito?
Abitualmente la nostra cultura lo rappresenta con la mela. Non siamo però in Trentino, ma in
Oriente dove crescono altri frutti. Perché allora la mela? E’ colpa della traduzione latina dell’A.T.
che presentava come l’albero del bene e del male come “bonum et malum”. Malum in latino ha
due significati (male e melo) … quindi si cominciò a indicare, per assonanza, il frutto del melo,
la povera mela, come frutto di trasgressione. Poi arriva quel buontempone di Sigmund Freud a
dire che la mela rappresentava il simbolo della sessualità femminile, il serpente quella maschile
e che quindi la bibbia indica nel peccato sessuale la trasgressione di Adamo ed Eva!
Cosa succede dopo il peccato delle origini? E’ Dio che fa il primo passo verso l’uomo, lo va a
cercare, gli parla. Noi se qualcuno ci fa del male mica lo andiamo a cercare!
Vedete la misericordia di Dio… Ma c’è di più: poiché erano nudi “il Signore Dio fece per l’uomo
e per la donna tuniche di pelli e li vestì”
. Il nostro è un Dio che si fa servo della prima coppia nella sua misericordia: li cerca, li chiama, li
veste e li perdona.
Peccato è il non voler aderire al progetto di Dio.
La nostra unica consapevolezza davanti a Dio è quella di essere nudi, fragili, consci che senza
di lui non possiamo costruire alcunché. E che bella è la misericordia di Dio che ci copre, ci dona
un vestito nuovo; che cioè, dopo aver perdonato il nostro peccato, ci rende capaci di ripartire.
A tutti buon inizio dell’Anno Santo della Misericordia.
Enrico de Leon
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