Le mura e le porte di Bitonto

Transcript

Le mura e le porte di Bitonto
s
Le mura e le porte di Bitonto
in dall‟antichità il nucleo abitativo di Bitonto è
stato
cinto
da
mura,
successivamente in pietra.
linee
in
un
primo
momento
e
Usciti da porta la Maja, rivolgendo lo sguardo a sinistra, si
trova un segno evidente della cinta muraria che sin
dall‟antichità cingeva il nucleo abitativo.
La datazione più antica delle mura risale al periodo normanno
(XI-XII sec.), anche se non è da escludersi un'origine
anteriore a tale data. Ampliamenti risalgono all'età svevoangioina (XIII-XIV sec.). Con la dominazione aragonese e a
seguito della crescita demografica, la città si dota di una
seconda cinta muraria. Si ha notizia dall'avvocato MartucciZecca di un rifacimento delle mura tra Porta Baresana e Porta
La Maja (lato est) a fine „500, reso necessario dal cattivo
stato di conservazione. Gli storici accennano la loro
esistenza nel 975 e tante lotte non si sarebbero svolte se la
città non avesse avuto salde difese, anche se non possiamo
accertare che siano di epoca bizantina infatti secondo alcuni
sono di epoca romana.
La forma, la loro altezza, le torri e le profonde valli fanno
ipotizzare che esse siano esistite prima dell‟invenzione della
polvere da sparo in Europa da parte del tedesco Bertoldo
Schwarts vissuto nella prima metà dell‟XIV secolo.
Dall‟alto delle mura le sentinelle potevano scorgere il nemico
ancora lontano e chiamare in tempo i difensori della città che
si raccoglievano nelle torri attigue alle porte, le torri e il
Castello servivano di estremo rifugio luogo di resistenze,
quando i nemici penetravano in città. Le mura sono state
soggette a rimodernazioni nel corso del tempo (dal 1500 al
1600). Lungo le mura erano distribuite venticinque torri
costruite contemporaneamente alla torre maggio o Castello. Le
torri comunicavano fra loro col castello e anche con la
campagna mediante camminamenti sotteranei.
Dalle torri ne rimangono in piedi dodici, alcune libere ed
altre adibite ad abitazioni.
Le porte della città all‟inizio erano 4: Porta Baresana a
nord, Porta la Maja a est, Porta Pendile a sud e Porta
Robustina a ovest.
Una quinta porta, detta “Porta Nova”, fu costruita di fronte
alla chiesa dell‟Annunziata,
poi demolita nel 1883 per
allineare via Matteotti.
Solo due delle cinque porte che costituivano l‟accesso al
centro antico sono sopravvissute: Porta Baresana e Porta La
Maja. Le rimanenti tre porte sono andate distrutte nel corso
del tempo.
Porta Pendile fu demolita nel 1800 e lo stemma di Bitonto e la
lapide
con una scritta dettata dall‟ Abate Luigi Della Noce
sulla quale si ergeva, furono infissi sul muro della chiesa di
S. Maria della Porta.
Porta Robustina fu demolita nel 1800 e in suo ricordo fu posta
una lapide con una scritta da parte del sindaco Pasquale
Cioffrese nel 1898.
Le due uniche porte rimaste sono Porta Baresana e Porta La
Maja:
Porta Baresana era l‟antico accesso per chi proveniva da Bari,
è stata costruita nel periodo Angioino anche se presenta una
struttura tipica dei manufatti d‟epoca rinascimentale.
Alcune rappresentazioni compiute nel corso del tempo da due
pittori Michelangelo Azzario e Carlo Rosa ci fanno notare
alcune divergenze, perciò ipotizziamo che la porta sia stata
rimaneggiata nel tempo, di certo sappiamo che la sua
ricostruzione fu diretta nel 1621 dal maestro Giuseppe
Dell‟Aquila.
La porta, un tempo inglobata nella cinta muraria ormai
demolita, è a base rettangolare. L‟ingresso è segnato da un
arco a tutto sesto, inquadrato da paraste tuscaniche chiuse in
alto da una cornice; sull‟architrave della porta è presente la
predella
lignea,
detta
comunemente
“tavola
dei
“Santi
Protettori”, in quanto propone una campionatura incompleta,
anche se significativa, dei
santi patroni e protettori di
Bitonto eseguita
su committenza devozionale. Partendo da
sinistra l‟Immacolata concezione, San Rocco, San Biagio, San
Francesco Saverio, San Chirico, Sant‟Agostino, Sant‟Antonio
Abate, a destra San Michele, San Francesco Da Paola, San
Domenico, San Gaetano, San Nicola, San Vito. Al centro la
rappresentazione del Santissimo: l‟ostia sacrificale, il segno
di croce e la sigla
I(esus) H(aminum)S(alvatore) che
testimoniano una visione cristocentrica della religiosità
popolare. La predella era inoltre fiancheggiata da due
pannelli linei raffiguranti l‟una a San Cosma perduto, quasi
certamente, San Damiano, il cui culto risale al XV secolo.
Nel 1834 fu collocata sulla sommità della porta la statua
della Madonna Immacolata, protettrice di Bitonto. Al di sotto
della statua il vano dell‟orologio, in asse con lo stemma
della città.
A destra della porta, una lastra ricorda la visita pastorale a
Bitonto di GIOVANNI PAOLO II del 26 febbraio 1984.
L‟altra porta ancora esistente è porta la Maja: porta la Maja
è accessibile attraverso la discesa di San Pietro de Castro e
dalla strada per Palombaio.
Costruita nel
1300,
come dimostra l‟impianto piuttosto
semplice con
semplice con volta a botte ed arco acuto,
visibile ancora da piazzetta la Maja, fu poi ricostruita
nell‟anno 1671: alla struttura medievale dell‟arco
vennero
addossati ulteriori elementi quali ancora visibili nella parte
esterna quali: le semicolonne binate (doppie) con capitelli
dorici, architrave e timpano.
La cornice sull‟ arco unifica la composizione generale e fa da
base per la statua della Madonna del Carmelo con bambino e
allo stemma dei Savoia posizionato per volontà della famiglia
sabauda.
Il rinnovamento della sua forma si inserisce in una lunga
stagione che va dal XVI al XVIII di costruzioni nobiliari, i
cui portali contengono caratteri comuni a questa porta, ciò
portò alla riduzione delle mura che cingevano il centro
storico dando cosi una nuova immagine alle mura bitontine che
non furono più solo una struttura difensiva ma un architettura
intenzionalmente rappresentativa di una comunità.
Interessanti dopo la ricostruzione sono le due torri laterali
che fanno da cornice alla porta: a destra una Torre del
periodo Normanno-Svevo, a sinistra, un Torrione circolare del
periodo angioino.
Affacciandoci al di fuori della porta notiamo l‟antico letto
del fiume Tiflis e l‟istituto Maria Cristina di Savoia,
edificio costruito dall‟architetto Luigi Castellucci che
inglobò
il convento dei Carmelitani e la Chiesa di Santa
Maria del Carmelo.