asti 31 ottobre/IC applicata
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Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 Cromatografia Ionica Applicata. Un’introduzione Dipl.- Ing. Claudia Eith Prof. Dr. Maximilian Kolb Prof. Dr. Andreas Seubert Dr. Kai Henning Viehweger (Editor) Monografia Metrohm 8.792.2001 d 8.792.2003 e Traduzione a cura di Bellomi Sara e Ricci Loretta –1– 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 Sommario 1 Gli Autori 3 2 Introduzione 4 3 Parte Teorica 5 3.1 La storia e l’importanza della cromatografia ionica 5 3.2 Teoria della cromatografia 6 3.2.1 Classificazione e terminologia in cromatografia 6 3.2.2 Concetti teorici per descrivere il processo cromatografico. 9 3.3 Principi base della cromatografia ionica (IC) 13 3.3.1 Terminologia e classificazione in LC 13 3.3.2 Scambio ionico 14 3.3.3 Formazione di coppia ionica 15 3.3.4 Esclusione ionica 15 3.4 Modelli di ritenzione in cromatografia ionica 16 3.4.1 Modelli di ritenzione in cromatografia anionica. 17 3.4.2 Modelli di ritenzione in cromatografia cationica 22 3.5 I sistemi di rivelazione in cromatografia ionica 24 3.5.1 Metodi di rivelazione elettrochimici 25 3.5.2 Metodi di rivelazione spettroscopici 28 3.6 Fasi Stazionarie in cromatografia ionica 29 3.6.1 Panoramica delle fasi stazionarie più comuni 29 3.6.2 Fasi stazionarie per cromatografia anionica 31 3.6.3 Fasi stazionarie in cromatografia cationica 32 3.6.4 Scambiatori cationici basati su gel di silice 32 3.6.5 Scambiatori cationici basati su polimeri organici 32 3.6.6 Scambiatori cationici pellicolari 32 3.6.7 Fasi stazionarie in cromatografia di esclusione ionica 33 3.6.8 Il significato della capacità di uno scambiatore ionico 33 3.7 Eluenti in cromatografia ionica 34 3.7.1 Cromatografia anionica 34 3.7.2 Cromatografia cationica 37 4 Sezione sperimentale Errore. Il segnalibro non è definito. 4.1 Informazioni pratiche di lavoro 40 4.2 Esperimenti che percorrono l'intera teoria sulla cromatografia ionica 43 4.2.1 Esperimento 1- cromatografia ionica con e senza soppressione chimica 43 4.2.2 Esperimento 2- Capacità di una colonna di separazione 46 4.2.3 Esperimento 3 - Selettività delle colonne di separazione 48 4.2.4 Esperimento 4- Calibrazione, limiti di rilevabilità e di determinazione in cromatografia ionica 52 4.2.5 Esperimento 5- Alterazione della selettività con l'impiego di eteri corona (18 Crown-6) 55 4.2.6 Esperimento 6- Alterazione della selettività con l'impiego di agenti complessanti. 58 4.2.7 Esperimento 7- Tecnica di preconcentrazione 63 4.3 Esempi di determinazione di anioni 66 4.3.1 Esperimento 8- Anioni nell’ acqua potabile 66 4.3.2 Esperimento 9- Anioni nell’ etanolo e alcoolici 69 4.3.3 Esperimento 10- Anioni nella lattuga 75 4.3.4 Esperimento 11- Acido Fosforico nelle bevande della Cola 77 4.3.5 Esperimento 12- Acidi organici nel vino 82 4.3.6 Esperimento 13- Contaminanti nel borato- determinazione di cloruro e solfato in soluzioni di borace 86 4.3.7 Esperimento 14- Anioni nelle acque di scarico 90 4.3.8 Esperimento 15-Determinazione del fuoruro nella pasta dentifricia 94 4.3.9 Esperimento 16- Anioni nello zucchero bianco e grezzo 97 4.3.10 Esperimento 17- Contaminanti nel perossido di idrogeno 101 4.4 Esperimenti di determinazione di cationi 107 4.4.1 Esperimento 18- Metalli alcalini e alcalini terrosi nell' acqua potabile 107 4.4.2 Esperimento 19- Determinazione di metalli di transizione 110 4.4.3 Esperimento 20- contaminanti nel gel di silice - determinazione di calcio e magnesio 115 4.4.4 Esperimento 21- Cosmetici e protezione dalla corrosione: determinazione di etanolammine e metalli alcalini 118 4.4.5 Esperimento 22- Metalli alcalini ed alcalino terrosi nel vino 121 5 Riferimenti bibliografici 125 –2– 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 Gli Autori Claudia Eith Ha studiato chimica alla Fachhochschule di Aalen e frequentato un trimestre di applicazioni pratiche nel settore di analisi delle acque potabili e di scarico ad Adelaide (Australia); dal 2000 lavora nella divisione R&D di Metrohm AG. Maximilian Kolb Ha studiato chimica alla Technical University di Monaco, con una tesi nel settore della catalisi Omogenea, in seguito per cinque anni ha coordinato la divisione per la qualità dell’acqua dell’autorità competente di Traunstein. Dal 1982 è docente alla Fachhochschule di Aalen; si occupa di tecnologia ambientale chemiometria e analisi ambientale. Andreas Seubert Ha studiato Chimica ad Hannover, laurea nel 1990: «Ultratrace analysis in highly pure refractory metals with trace-matrix separation by ion chromatography». Riceve l’abilitazione nel 1995 con una tesi dal titolo: «On-line HPLC-atomic spectrometry coupling applications in elemental analysis», Nel periodo 1998 - 2000 è professore supplente di Chimica Analitica nell’Università di Kassel, dal Marzo 2000 tiene la medesima cattedra alla Philipps University di Marburg. Kai Henning Viehweger Ha studiato Chimica ad Amburgo, con una tesi nel settore dell’analisi inorganica. La tesi di laurea riguardava la ricerca sui sistemi ecologici estuarini e marini. Dal1996 lavora per Metrohm AG sezione Marketing come Responsabile internazionale vendite per la Cromatografia Ionica –3– 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 Introduzione Lo studio delle cose che non si manifestano direttamente è sempre stata una sfida. Le ragioni di ciò variano dalla semplice curiosità fino alle concrete esigenze della sopravvivenza. Ci sono parecchi modi di sollevare il velo della conoscenza. Il più semplice è usare i nostri sensi: udito, tatto, olfatto, gusto e vista. Fin dai primordi dell’Alchimia, questi erano gli strumenti di indagine. Per questo motivo gli acidi hanno un sapore acido. Il Bromo deriva il suo nome dal greco bromos che significa fetido e lo stesso vale per il Cromo che ad occhio nudo appare colorato ed infatti il suo nome deriva dalla radice linguistica “chroma” che significa colore. Persino alcune interiezione degli alchimisti traggono la loro origine dalle difficoltà di discernimento che i loro sensi incontravano nello studio della materia; l’apostrofe “sei un cobalto” derivava dall’influsso negativo che la presenza di questo elemento aveva sulla produzione del ferro. Molte cose specifiche non sono visibili direttamente. O sono troppo mescolate, o i sensi umani non sono in grado di percepirle. È a questo punto che entra in gioco l’analisi. Essa è in grado di estrarre informazioni precise da miscele assolutamente omogenee di componenti, informazioni che non siamo in grado di raccogliere con i soli sensi. Un esempio di ciò è l’analisi degli ioni che sono parte integrante praticamente di ogni materiale vivente o inanimato. L’organismo è pieno di queste piccole molecole cariche ma nessun senso umano ne ha esperienza diretta. Gli ioni sono responsbili della trasmissione degli impulsi nervosi, assicurano il processo digestivo, garantiscono il controllo della pressione sanguigna e del tasso di ossigeno nel sangue. Il mare è salato e abbiamo sete perché ci sono gli ioni, e ancora sono i costituenti ionici che sono alla base dell’alimentazione di ogni organismo vivente – dai batteri all’uomo. La conoscenza della distribuzione degli ioni nell’ambiente è necessaria per lo studio dei meccanismi ecologici e biochimici. Per esempio la concentrazione ionica in un alimento è un indice della sua commestibilità. Ci sono molte tecniche per la determinazione qualitativa (in base al tipo) e quantitativa ( in base alla concentrazione) degli ioni. Una di queste è la Cromatografia Ionica. Cromatografia significa sostanzialmente ”scrivere con i colori”. All’origine infatti l’analisi tradizionale separava e poi determinava in modo visivo le sostanze in base al loro colore. Tuttavia non tutti gli ioni si caratterizzano per colori visibili e comunque i metodi di determinazione sono oggi cambiati anche se il nome della tecnica è rimasto lo stesso. La Cromatografia ionica è solo una delle tecniche della grande famiglia dei metodi cromatografici. Per semplificare possiamo dire che essa si applica all’analisi di ioni che trasportino una o due cariche.Per il passato la Cromatografia Ionica o “IC” era una tecnica molto costosa ma oggi è diventata più economica e per questo si è diffusa come uno strumento analitico universale e potente nella sua semplicità. Questo manuale di Cromatografia ionica applicata si propone di dimostrare che la IC non è un mero riferimento analitico astratto ma un mezzo per fornire una risposta immediata a problemi pratici e quotidiani come: Si può nutrire i bambini con la sola acqua potabile? Quanto nitrato troviamo negli spinaci? Perché i lavaggi in lavatrice diventano ogni giorno più costosi? La nostra acqua di scarico è inquinante? Poiché un lavoro analitico pratico accurato è impossibile senza una base teorica in questa monografia troverete informazioni dettagliate in una sezione separata dedicata alla teoria. «Cromatografia Ionica Applicata» ha lo scopo di fornire i principi base dell’IC ma anche i princi generali delle tecniche Cromatografiche. La Cromatografia può fare davvero molto: dal soddisfare pienamente la curiosità scientifica fino a consentire la salvaguardia della salute in ambienti inquinati. –4– 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 3 Parte Teorica 3.1 La storia e l’importanza della cromatografia ionica Gli inizi della Cromatografia Ionica (IC) o, più esattamante, della Cromatografia di scambio ionico risalgono alla metà del secolo scorso. Tra il 1935 e il 1950 le conoscenze sugli scambiatori ionici e sulle possibili applicazioni furono estese notevolmente grazie al “progetto Manhattan”. Negli anni ‘50 e ’60 furono messi a punto i modelli teorici per la comprensione del fenomeno dello scambio ionico e della tecnica cromatografica che su di esso si basa. Negli anni ‘70 entrarono in uso i detectors continui che permisero di ottenere un notevole sviluppo dalla tecnica cromatografica a bassa pressione a quella ad alta prestazione. Tabella 1 Storia degli scambiatori ionici e della cromatografia ionica, la tecnica analitica che si basa sul loro impiego. c.a. 1850 1935 2+ Terreni come scambiatori ionici per il Mg Thomson & Way + 2+ Ca e NH4 Polimeri di condensazione solfonati e aminati Adams/Holmes (fenolo/formaldeide) 1942 Resine PS/DVB solfonate come scambiatori D'Alelio di cationi (Manhattan Project) 1947 Resine PS/DVB aminate come scambiatori di Mc Burney anioni 1953 Cromatografia ad esclusione ionica Wheaton, Baumann 1957 Scambiatori ionici macroporosi Corte,Meyer, Kunin e co 1959 Principi teorici di base Helfferich 1967-70 Scambiatori ionici pellicolari Hovath, Kirkland LC HPLC 1975 Cromatografia di scambio ionico con Small,Stevens,Baumann rivelazione conduttimetrica con l'impiego di uno "stripper" 1979 Rivelazione conduttimetrica senza “stripper” Gjerde,Fitz,Schmuckler 1976-80 Cromatografia di coppia ionica Waters,Bidlingmeier, Horvath e co. Il termine “cromatografia ionica” fu inventato nel 1975 con l'introduzione della rivelazione conduttimetrica associata ad un abbattimento chimico della conducibilità ad opera di Small, Stevens e Baumann; esso fu in seguito utilizzato per lungo tempo a scopi di marketing come nome di marca. Nel mentre, il termine abbreviato "cromatografia ionica" entrò nell'uso comune per indicare il gruppo di tecniche che includeva la cromatografia a scambio ionico, ad esclusione ionica e di coppia ionica, tutte comunque incluse nella grande famiglia delle tecniche di cromatografia liquida ad alta prestazione (HPLC) [1]. La IC è predominante oggigiorno come tecnica per la determinazione degli anioni, mentre per la determinazione dei cationi rimane privilegiata la tecnica dell'assorbimento atomico spettrofotometrico che è però poco adatta per la determinazione dei precursori elettronegativi di anioni dal 5° al 7° gruppo del sistema periodico degli elementi. Il più importante campo di applicazione per la cromatografia anionica è oggi l'analisi di routine dei sistemi acquosi, di importanza vitale nel controllo delle acque potabili [2,3,4]. La IC viene applicata anche per la determinazione delle specie elementari nei complessi anionici, cosa che è molto importante in ambito ambientale. Il terzo grande campo di applicazione per la cromatografia anionica è l'analisi di ultratracce nei processi chimici ultrapuri richiesti dall'industria dei semiconduttori. –5– 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 Gli scambiatori ionici più diffusi in HPLC sono polimeri a particelle sferiche con diametro compreso tra 5 e 15 Ym. Vari metodi vengono impiegati per funzionalizzare con opportuni "gruppi ancora" la superficie polimerica, la funzione di questi gruppi è di distanziare le catene polimeriche in modo da non limitare le prestazioni dei gruppi funzionali di scambio ionico presenti sulle catene stesse. Il numero totale di gruppi funzionali è indicato come capacità dello scambiatore ed è una caratteristica fondamentale dello scambiatore stesso. I materiali di produzione commerciale per l’impiego in cromatografia ionica hanno in genere una bassa capacità, compresa tra 50 e 100 Ymol per colonna. La ragione di ciò è legata al fatto che il sistema di rivelazione più diffuso per gli ioni è quello a conducibilità. Esso richiede che il sistema dell’eluente abbia una conducibilità bassa per garantire una alta sensibilità nella rivevazione degli analiti. Ora, con resine a bassa capacità si possono impiegare per l’eluizione dalla colonna soluzioni acquose anche molto diluite di NaOH o di tampone carbonato/bicarbonato riducendo così la conducibilità la quale può essere ulteriormente diminuita con i sistemi di soppressione chimica [2,4]. I gruppi funzionali più importanti in cromatografia anionica sono il Tipo I (TMA, trimetilammonio-) e il Tipo II (DMEA, dimetiletanolammonio-). La struttura dei gruppi funzionali ha un’influenza decisiva sul comportamento selettivo del materiale di impaccamento della colonna perchè l’interazione tra la fase stazionaria e gli anioni dell’analita ha luogo proprio sul gruppo funzionale. Allo stadio attuale delle nostre conoscenze sembra che la polarità dei gruppi funzionali, dipendente dal numero di catene idrossietileniche (-CH2CH2OH) legate all’azoto quaternario, sia un fattore chiave [2,4]. Con il termine cromatografia ionica ci si riferisce, in maniera abbastanza generale a tutte le tecniche HPLC con rivelazione on-line per la separazione di specie ioniche, indipendentemente dal tipo di apparecchiatura strumentale che si utilizza [5]. Ma è la cromatografia ionica per l’analisi degli anioni che ha avuto lo sviluppo maggiore grazie anche alla grandissima varietà di colonne di separazione, sistemi di eluizione, e detector che sono attualmente disponibili per effettuare l’analisi. La ragione di questo sviluppo va ricercata nel fatto che esistono pochi altri processi abbastanza semplici di separazione degli anioni. I metodi gravimetrici e volumetrici sono limitati sia in sensibilità che in selettività. La gascromatografia, che pure ha avuto grande sviluppo a partire dal 1965 non ha portato grosse rivoluzioni nella determinazione degli anioni, e questo perché in gascromatografia è necessario derivatizzare gli ioni non volatili, procedura che ha un riflesso negativo sulla sensibilità del metodo rendendolo inadatto all’analisi di tracce [6]. D’altro canto per quanto riguarda l’analisi di cationi, esistono alternative alla IC estremamente potenti, come ad es. le tecniche spettrofotometriche come la ICP-AES/MS. Per questo motivo l’importanza della cromatografia cationica è trascurabile rispetto alla anionica anche se in alcune applicazioni come la determinazione dei metalli alcalini, degli alcalino terrosi e dell’azoto ammoniacale nelle acque potabili, ha una certa importanza. Infine per lo studio della speciazione dei composti ionici in combinazione con gli opportuni detectors elemento-specifici diviene una tecnica irrinunciabile. Una panoramica completa delle applicazioni IC nei vari settori si può trovare nei lavori di Haddad et.al. e di Weiss [2,4]. 3.2 Teoria della cromatografia 3.2.1 Classificazione e terminologia in cromatografia La cromatografia è un metodo chimico-fisico di separazione di sostanze presenti in una miscela. L’effetto di separazione viene ottenuto attraverso una serie ripetuta di distribuzioni successive delle sostanze in miscela tra due fasi, una fase stazionaria e l’altra mobile [7,8]. Le tecniche cromatografiche vengono classificate in base allo stato fisico di queste due fasi: Figura 1 mobile. Classificazione dei metodi cromatografici in base allo stato fisico delle fasi stazionarie e Un’ulteriore classificazione può esser fatta in base alla natura del processo principale responsabile della separazione, per esempio l’adsorbimento o la ripartizione, o in base al tipo di supporto cromatografico (in colonna o piano) [9]. –6– 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 Parametri di ritenzione. Quando si separa cromatograficamente una miscela di sostanze si realizza un equilibrio di distribuzione tra la fase stazionaria e quella mobile che è diverso per ogni componente presente nella miscela. La separazione è efficiente solo se i coefficienti di distribuzione D dei singoli componenti sono abbastanza diversi tra loro. D viene definito come il rapporto di concentrazione di una sostanza A ripartito tra la fase stazionaria (indice S) e la fase mobile (indice M). DA = [A] S [A] M (1) Perciò sostanze con un coefficiente di distribuzione D elevato saranno trattenute in colonna più fortemente di quelle con coefficienti più piccoli. La separazione cromatografica viene rappresentata a mezzo di cromatogrammi che riportano il segnale del detector, proporzionale alla concentrazione o profilo di massa degli analiti, in funzione o del volume di eluizione della fase mobile o del tempo [8]. Come si evidenzia nell'equazione 2, il tempo totale di residenza tR di una sostanza nella fase stazionaria è la somma del tempo di ritenzione netto tS che corrisponde al reale tempo di residenza lungo il percorso di migrazione, e del tempo di percorrenza della fase mobile non soggetta ad alcuna interazione o tempo morto tM. tR = t S + tM (2) A causa della formazione di canali preferenziali, processi di diffusione o irregolarità nell'equilibrio raggiunto tra le fasi mobile e stazionaria, alcuni analiti possono passare attraverso la fase stazionaria più lentamente o più rapidamente rispetto al loro tempo di ritenzione netto tS. Questo significa che un cromatogramma sarà costituito nel caso ideale da picchi Gaussiani (Figura 2). Figura 2 Cromatogramma di eluizione di una separazione in cromatografia ionica con indicazione delle grandezze più importanti. Come risultato della diffusione, che aumenta al crescere del tempo di residenza in fase stazionaria, la larghezza del picco di una sostanza aumenta con il tempo di ritenzione. Questo fenomeno è caratteristico di tutti i metodi cromatografici. Come già detto, nel caso ideale un picco cromatografico ha una distribuzione Gaussiana. Nella figura 3 si vede un esempio di distribuzione Gaussiana. –7– 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 Figura 3 Grandezze più importanti in una distribuzione Gaussiana. L'ampiezza a metà altezza del picco si chiama mezza ampiezza b0,5, e corrisponde a 2,354 volte la varianza della distribuzione. L’ampiezza di base w è definita come la differenza tra i punti di intersezione delle tangenti alla curva con l'asse y prese in modo che w equivalga a 4 volte la varianza della funzione di Gauss. Entrambe le quantità sono una misura della prestazione di una colonna di separazione cromatografica e, nel caso di un picco di forma ideale, possono essere usate per calcolatore il numero di piatti teorici. Lo scostamento dalla forma ideale del picco può essere descritto con il fattore di asimmetria T. Questo è definito come il rapporto tra le distanze A e B tra l'asse centrale ed i lati della distribuzione al 10% della loro altezza (Figure 2 e 3) e può essere calcolato con la formula: T= B . A (3) Per picchi Gaussiani risulta T= 1. Una variazione verso un valore di T più grande corrisponde ad un picco descritto dal termine “tailing”, mentre se T tende a valori inferiori il picco viene definito “fronting”. In pratica si cerca di lavorare con un fattore d'asimmetria da T= 0.9 a 1.1. Fattore di ritenzione, selettività e risoluzione Poichè il tR, tempo di ritenzione totale, dipende largamente dalle condizioni cromatografiche, è solo sotto precise condizioni che è caratteristico di una sostanza particolare e quindi tale da poter essere usato per la sua identificazione qualitativa. Si introduce una grandezza adimensionale, il fattore di ritenzione k’ che permette paragoni tra sistemi cromatografici diversi. Esso fornisce informazioni su quanto più a lungo una sostanza rimane nel percorso di migrazione o nella fase mobile [8]. Il fattore di ritenzione è matematicamente definito come il prodotto tra il coefficiente di distribuzione D ed il rapporto tra i volumi della fase stazionaria e mobile, oppure come il rapporto tra il tempo di ritenzione netto e il tempo morto. E' possibile anche eseguire il calcolo utilizzando la lunghezza della distanza di migrazione L e la velocità u della fase mobile (Equazione 4): k' = D VS t u tR = S = -1 VM tM L (4) Per valori piccoli di k’ una sostanza eluisce vicino al tempo morto o al volume morto del sistema cromatografico; questo significa che la separazione sarà povera. Se k’ è molto grande questo implica che, sebbene la separazione risulti buona, il tempo di residenza nel percorso di migrazione è lungo ed il picco diviene più largo. Nel caso Ideale il fattore di ritenzione dovrebbe essere tra 2 e 5. –8– 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 Due sostanze saranno separate adeguatamente solo se i loro fattori di ritenzione differiscono l'uno dall'altro sufficientemente. Il coefficiente di selettività , anche noto come fattore relativo di separazione, è una misura della separabilità di due sostanze ed è definito come segue: (5) Se due sostanze non possono essere separate allora = 1 e si ha coeluizione. Più grande è il valore di , migliore risulta la separazione. Comunque, con l'aumento di anche il tempo richiesto per la separazione aumenta, così in pratica si ricercano coefficienti di selettività intorno ad = 1.5 [10]. Il coefficiente di selettività non descrive la qualità della separazione. La risoluzione R invece non tiene conto solo delle posizioni relative dei picchi, ma anche dei valori della mezza ampiezza (b0,5) e della base (w), come si può vedere nell'quazione 6. (6) Se la differenza tra i tempi di ritenzione di due picchi è grande in relazione alle loro basi o mezze ampiezze allora la risoluzione è buona. Se si presume una simmetria del picco ideale, due sostanze con R= 0.5 risultano ancora ben separate. Per una separazione qualitativa R dovrebbe essere 1 (separazione - 4 ), per la quantificazione si ricerca una risoluzione tra R = 1.2 e 1.5 [25]. Risoluzioni intorno ad R = 2 (separazione - 8 ) sono da evitare perchè i tempi d'analisi sarebbero troppo lunghi. 3.2.2 Concetti teorici per descrivere il processo cromatografico. Il modello teorico della separazione a stadi Il modello teorico della separazione a stadi si rifà ai modelli per il processo di distillazione [11]. Si divide la fase stazionaria in sezioni singole, gli stadi della separazione o piatti teorici, sui quali in teoria si realizza un equilibrio completamente reversibile e molto rapido tra la fase mobile e quella stazionaria e che viene raggiunto istantaneamente. Perciò la prestazione (efficienza) di un sistema cromatografico migliora quanto più alto è il numero di stadi teorici della separazione . Il numero di piatti teorici N può essere determinato direttamente dal cromatogramma usando la varianza oppure l'ampiezza di base e la ampiezza a metà altezza ed si calcola come segue [12]: t N = 16 R w 2 = 8 ln (2) tR b 0,5 2 = tR 2 (7) Invece del numero di piatti teorici si può descrivere la prestazione della colonna di separazione con l'altezza equivalente del piatto teorico HETP: (8) Dalle equazioni 5 - 8 si può vedere che una fase stazionaria con un numero molto grande di piatti teorici può separare anche sostanze i cui coefficienti di selettività o risoluzione differiscano di poco. Le equazioni permettono anche il calcolo del numero di piatti teorici che è necessario per risolvere un problema di separazione. Il modello teorico della separazione a stadi può essere usato per spiegare la registrazione di picchi Gaussiani, infatti si presume che, a causa del flusso e dei processi di diffusione, verrà raggiunto solo un equilibrio non istantaneo e perciò incompleto tra le fasi mobile e stazionaria. Questo implica un processo di allargamento del picco in modo che se una sostanza interessa una stretta zona all'inizio –9– 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 del percorso di migrazione chiaramente investe una zona sempre più larga al crescere del tempo di residenza nella fase stazionaria. Il calcolo del numero di piatti teorici secondo l' equazione 7 presume che la forma del picco sia ideale; tuttavia, questo raramente accade in realtà. Con forme di picco asimmetriche il calcolo deve essere eseguito secondo il metodo dei momenti [13]. L’Equazione 9 tiene conto del fattore di asimmetria e produce valori approssimati più sensati. N = 41,7 tR b 0,5 2 (9) T + 1,25 Un numero di piatti effettivi n, che rappresenta l'efficienza della separazione reale più da vicino del numero di piatti teorici N, si ottiene con la correzione data dal fattore di ritenzione [k''] e si calcola come segue: n =N k' k'+1 2 (10) La teoria dinamica ( teoria di Van Deemter) Il punto debole del modello teorico della separazione a stadi è che la distillazione e la cromatografia si basano su due processi fisico-chimico completamente diversi. Inoltre nessuna considerazione viene fatta sull'influenza di parametri importanti che sono sperimentalmente accessibili e che non dipendono dal tipo o dalla qualità della fase stazionaria [14, 15]. Questi potrebbero essere: • velocità di flusso della fase mobile • diametro delle particelle nella fase stazionaria • spessore dello strato di films sulla superficie del materiale di impaccamento Inoltre grandezze come i coefficienti di diffusione nelle fasi mobile e stazionaria, la temperatura o il volume del detector sono molto importanti per l'efficienza della separazione in cromatografia liquida. La teoria dinamica sviluppata daVan Deemter è, in teoria, una estensione del modello teorico della separazione a stadi che tiene conto dei limiti delle condizioni non-ideali [16]. Le assunzioni che si fanno sono le seguenti: • non si ha il raggiungimento dell'equilibrio • si hanno ritardi nel trasporto di massa nelle fasi stazionaria e mobile • nessuna velocità omogenea di flusso nella fase mobile attraverso l'intera sezione trasversale della colonna • si verificano fenomeni di diffusione adirezionali e formazione di canali nella fase stazionaria • si ha diffusione longitudinale indipendente dalla velocità della fase mobile e direttamente proporzionale al tempo di residenza nel cammino di migrazione La relazione tra gli effetti dinamici menzionati sopra e l'altezza equivalente di un piatto teorico è data dall' equazione di Van Deemter: HETP = A + B +C u u (11) I tre termini A, B e C dipendono in modi diversi dalla velocità del flusso u della fase mobile. I termini A e B descrivono l'intero trasporto di massa attraverso la fase stazionaria; il termine C è determinato dalle interferenze al raggiungimento dell'equilibrio tra le fasi mobile e stazionaria. Il termine A descrive la diffusione vorticosa, che può essere considerata la causa dell'allargamento del picco dovuto all'effetto dei percorsi multipli. Questo termine è noto anche come fattore di impaccamento ed è indipendente della velocità del flusso lineare u della fase mobile, almeno in prima approssimazione. La relazione seguente si applica ad A: A=2 dp (12) Nell'Equazione (12) dp è il diametro medio delle particelle nella fase stazionaria e descrive l'irregolarità statistica dell'impaccamento che dovrebbe essere il più omogeneo possibile e consistere di particelle uniformi. Il termine B descrive la diffusione longitudinale nel verso o contro la direzione di flusso della fase mobile. E’ di particolare importanza per le colonne capillari usate in gascromatografia (GC), perchè i coefficienti di diffusione nei gas sono più alti che nei liquidi di un fattore 4 o 5 della potenza di dieci. B – 10 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 è calcolato come il prodotto del coefficiente di diffusione nella fase mobile DM ed il fattore di tortuosità o ostruzione , che descrive la porosità della fase stazionaria. B=2 DM (13) Poichè l'importanza della diffusione decresce al crescere della velocità del flusso della fase mobile questo implica che B è inversamente proporzionale a u. Il termine C è noto come termine di trasferimento di massa. Il ritardo nel trasferimento di massa tra la fase mobile e stazionaria di solito ha una grande influenza sull'allargamento del picco. Le Interferenze al raggiungimento dell'equilibrio tra le fasi mobile e stazionaria sono più pesanti se “u” aumenta, cosa che viene espressa nella formula con una proporzionalità diretta con la velocità del flusso lineare. I ritardi nel trasferimento di massa dipendono dal fatto che i coefficienti di diffusione nella fase stazionaria DS sono molto inferiori se paragonati a quelli della fase mobile; questo è il motivo per cui le particelle che sono residenti nei pori della fase stazionaria sono maggiormente ritardate rispetto al massimo del picco man mano che esso procede con la fase mobile. Il termine C può essere ridotto notevolmente se il cammino di diffusione è corto e il processo di trasferimento è rapido. Questo si può ottenere principalmente localizzando i pori sulla superficie del materiale di riempimento così che solo pochi si trovino effettivamente nell'interno della fase stazionaria. Il termine C di trasferimento di massa si calcola come segue: C= 16 k' dp 2 (1 + k') D S (14) La rappresentazione grafica dell'equazione di van Deemeter mostra una curva iperbolica, dal cui punto di minimo si ricava la velocità di flusso u corrispondente alla minima altezza dei piatti teorici (numero massimo di piatti) (Figura 4). Figura 4 Rappresentazione dei singoli termini della teoria di Van Deemter e della curva risultante dalla quale si può calcolare la velocità ottimale di flusso. Anche la teoria dinamica si basa su presupposti ideali. In realtà i tre termini A, B e C sono indipendenti fra loro solo in prima approssimazione, esiste un'influenza addizionale della velocità del flusso u sulla diffusione vorticosa (Termine A). Il Termine C può essere suddiviso in due termini CM e CS, che descrivono il trasferimento di massa dalla fase mobile (CM) nella fase stazionaria e viceversa (CS).Per questi motivi l'equazione di Van Deemter originale è stata modificata per numerose applicazioni in HPLC, GC e TLC [17, 18]. Cromatografia liquida moderna (LC) La cromatografia liquida LC va intesa come un termine generico per indicare i numerosi metodi di separazione della moderna cromatografia liquida. Può essere usata per una grande varietà di sostanze ed è caratterizzata da una efficienza analitica eccellente. La LC include anche la cromatografia ionica (IC) che è attualmente il metodo di separazione più importante usato nella chimica analitica moderna [3]. L' HPLC rappresenta uno sviluppo ulteriore della cromatografia classica liquida (LC). In LC classica, introdotta da Tswett nel 1906, le colonne erano di vetro con un diametro da 1 a 5 cm ed una lunghezza fino a 500 cm; queste venivano riempite con fasi di separazione con particelle di dimensioni comprese tra 150 e 200 Ym. Anche separazioni di miscele semplici di sostanze potevano richiedere spesso diverse ore con un'efficienza di separazione media. Con la comprensione del processo – 11 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 cromatografico che si raggiunse in seguito (Equazione 11) divenne chiaro che un aumento dell' efficienza si poteva ottenere solo con una riduzione drammatica del diametro delle particella della fase stazionaria; tutavia, questo ha comportato una revisione completa dell'equipaggiamento usato per la cromatografia. A partire dal 1970 è divenuta disponibile una tecnologia strumentale sufficientemente sofisticata per gestire le alte contropressioni dell'ordine dei 10-50 MPa che sono necessarie quando si usano materiali d'impaccamento costituiti da particelle con diametri da 3 a 10 Ym e colonne di separazione di lunghezze da 125 a 250 mm x ID di 4 mm. Come risultato della drammatica miniaturizzazione l’HPLC è diventata un metodo di separazione puramente analitico; in contrasto la LC classica oggi viene praticamente usata solo a scopi preparativi. I vantaggi principali della HPLC in paragone alla LC classica sono: • • • • • • efficienza cromatografica eccellente processo in continuo rivelazione in linea delle sostanze separate alta sensibilità e riproducibilità utilizzazione del tempo di ritenzione per l'identificazione qualitativa delle sostanze tempi d'analisi brevi Indipendentemente dal campo di applicazione, un sistema HPLC consiste principalmente dei componenti mostrati in Figura 5: la pompa ad alta prestazione con il serbatoio per la fase mobile (eluente), l'iniettore (sistema d’introduzione del campione), la colonna di separazione e il sistema di rilevazione (inclusa la derivatizzazione, l'acquisizione dei dati e l'elaborazione). Figura 5 Configurazione dell'unità HPLC o IC con l'illustrazione delle componenti più importanti. A parte la colonna di separazione, la pompa è il cuore di ogni sistema HPLC. Deve potere trasportare l'eluente in modo uniforme, costante e con pulsazioni minime, anche lavorando con contro-pressioni alte. Questo significa che è necessario usare un iniettore di campione speciale con un apposito loop. Per questo scopo si usa normalmente una valvola a sei vie; il sistema è in grado di riempire di campione il loop che ha un volume definito e lavora a pressione standard e quindi di trasferirlo al sistema HPLC funzionante ad alta pressione . La composizione della fase mobile ed il tipo di colonna di separazione devono essere adattate al problema analitico da risolvere. Questo dicasi anche per la scelta del sistema di rilevazione. Oggigiorno tutta la parte di acquisizione dei dati e di elaborazione è eseguita a computer. Questa configurazione di base di un sistema HPLC può essere esteso virtualmente a piacere per risolvere ogni problema analitico particolare. Principi di separazione in cromatografia liquida. Una classificazione delle tecniche HPLC può essere fatta in base alla diversa natura fisico-chimica dell'interazione tra le sostanze nel campione e la fase stazionaria. Benchè in realtà esistano di solito diversi meccanismi responsabili della buona riuscita di una separazione [9], si può fare una classificazione sommaria in rapporto ai meccanismi di separazione seguenti: • • • adsorbimento ripartizione esclusione dimensionale – 12 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 • • • • affinità scambio ionico formazione di coppia ionica esclusione ionica La cromatografia di adsorbimento è caratterizzata da reazioni di interfaccia, in cui una sostanza liquida o gassosa subisce un arricchimento in fase solida. Modelli diversi sono disponibili per fornire una descrizione qualitativa e quantitativa dei processi di adsorbimento; in questa sede forniremo solo i riferimenti alla letteratura della chimica-fisica attinente [19]. Vengono comunemente distinte due tecniche diverse. Nella cromatografia a fase normale la fase stazionaria è di solito gel di silice e perciò notevolmente più polare della fase mobile (generalmente idrocarburi). In cromatografia di fase inversa le condizioni sono esattamente l'opposto. Per ragioni pratiche che concernono principalmente la manipolazione dell'eluente, oggi viene usata praticamente solo la RPC [3, 9]. Nella cromatografia di ripartizione la fase stazionaria è un liquido che è immiscibile con la fase mobile. La separazione si basa sulla differenza di solubilità degli analiti nelle due fasi. Nel caso ideale la legge di Nernst regola la ripartizione. Questo meccanismo di separazione gioca un ruolo importante, particolarmente in gas-cromatografia dove le colonne capillari sono rivestite con liquidi di separazione che vengono usati come fase stazionaria. La cromatografia di ripartizione può entrare in gioco anche in HPLC se la fase stazionaria di gel di silice viene modificata con idrocarburi non-polari, come le cosidette fasi octadeciliche. La cromatografia di esclusione dimensionale (SEC) realizza la separazione in ragione delle dimensioni molecolari come risultato di un effetto di setaccio. Gel di silice o resine polimeriche organiche con una definita struttura porosa vengono usate come fase stazionaria. Gli analiti più piccoli possono diffondere nei pori e vengono così rallentati. Al crescere delle dimensioni della molecola la interazione con i pori diviene meno probabile, fino a quella dimensione molecolare che viene esclusa completamente dai pori e praticamente eluisce nel volume morto della colonna. La SEC è molto usata nello studio dei polimeri e in analisi biologica. La cromatografia di affinità realizza la separazione di miscele di sostanze sulla base di forze di interazione selettive o specifiche. Interazioni molto specifiche possono essere osservate tra anticorpi ed antigeni (teoria della chiave - buco della serratura), così come con gli enzimi i loro substrati. In pratica gli enzimi o gli anticorpi vengono chimicamente immobilizzati sulla fase stazionaria. Se c'è il substrato o l'antigene corrispondente nel campione allora esso viene rallentato con selettività estrema. Per queste ragioni la cromatografia di bioaffinità è indispensabile nel settore dell'analisi di sostanza attive (farmacologia). La cromatografia di scambio ionico (IC) quella di coppia ionica e la cromatografia di esclusione ionica verranno trattate in dettaglio nella sezione seguente. 3.3 Principi base della cromatografia ionica (IC) 3.3.1 Terminologia e classificazione in LC La cromatografia di scambio ionico o cromatografia ionica (IC) è una tecnica HPLC. Secondo la convenzione IUPAC la cromatografia di scambio ionico si definisce come segue [7, 8]: "La separazione in cromatografia di scambio ionico si basa su differenze nella affinità di scambio ionico dei singoli analiti. Se vengono separati ioni inorganici e possono essere rilevati da un detector a conducibilità o attraverso una rilevazione UV indiretta anche in questi casi si parla di cromatografia ionica." Per diverse ragioni questa definizione è una scelta infelice. La tecnica di rilevazione dovrebbe essere tenuta distinta dal meccanismo di separazione. Inoltre, la limitazione del termine “cromatografia ionica” a ioni inorganici è difficilmente comprensibile visto che in pratica in ogni sistema ioni organici ed inorganici sono presenti contemporaneamente e soprattutto possono essere separati ed identificati simultaneamente. Una definizione più vecchia, generale e più appropriata per definire la cromatografia ionica [20] è la seguente: "La cromatografia ionica include tutte le separazioni cromatografiche rapide in fase liquida di ioni eseguite in colonne accoppiate con sistemi di rilevazione e quantificazione a flusso posti in linea." – 13 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 Questa definizione caratterizza la cromatografia ionica indipendentemente dal meccanismo di separazione e dal metodo di rilevazione e allo stesso tempo la distingue dallo scambio ionico classico. I meccanismi di separazione seguenti sono caratteristici della cromatografia ionica: • • • scambio ionico formazione di coppia ionica esclusione ionica I singoli metodi cromatografici si distinguono in base al meccanismo di separazione principale usato. In pratica la cromatografia di scambio ionico è chiamata più semplicemente cromatografia ionica (IC), mentre la cromatografia di coppia ionica (IPC) e la cromatografia di esclusione ionica (IEC) vengono considerate sue applicazioni più specializzate. 3.3.2 Scambio ionico La cromatografia di scambio ionico (IC) si basa sulla reazione chimica stechiometrica tra ioni in soluzione e, normalmente sulla presenza di una sostanza solida dotata di gruppi funzionali in grado di fissare ioni come risultato di forze di interazione elettrostatiche. Nel caso più semplice per la cromatografia cationica si tratta di gruppi solfonici mentre per la cromatografia anionica si usano gruppi ammonici quaternari. In teoria ioni con la stessa carica dovrebbero essere scambiati in modo completamente reversibile tra le due fasi. Il processo di scambio ionico conduce a una condizione di equilibrio. La direzione verso cui l'equilibrio si sposta dipende dall'affinità degli ioni coinvolti verso i gruppi funzionali della fase stazionaria. La Figura 6 mostra il diagramma schematico dei processi di scambio per cationi ed anioni. Gli ioni dell'analita vengono indicati con A mentre gli ioni dell'eluente che competono con essi per le posizioni di scambio vengono indicati con E. Figura 6 Rappresentazione schematica del processo di scambio ionico in cromatografia ionica. A sinistra: scambio cationico, a destra: scambio anionico Aspetti termodinamici del processo di scambio ionico Gli scambiatori ionici normalmente sono costituiti di una fase solida alla cui superficie sono fissati dei gruppi ionici come conseguenza della condizione di elettroneutralità che prevede sempre un controione di carica opposta nelle vicinanze del gruppo funzionale. Il controione di solito proviene dalla fase mobile ed è perciò anche chiamato ione dell'eluente. - - Se viene introdotto un campione di analita che contiene due ioni A e B , questi entrano in competizione rapidamente con gli ioni dell'eluente E e verranno trattenuti nei pressi della carica fissa prima che vengano a loro volta scalzati dallo ione dell'eluente. In cromatografia anionica si verificano i seguenti equilibri reversibili: resin - N+R3 E– + A– resin - N+R3 A– + E– (15) resin - N+R3 E– + B– resin - N+R3 B– + E– (16) - - Se le affinità di A e B ai gruppi funzionali sono diverse allora la separazione è possibile. La costante di equilibrio KA è nota anche come coefficiente di selettività e per lo ione A si calcola come segue : – 14 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 (17) Assumendo che la concentrazione degli ioni dell'eluente sia più alta di quella degli ioni dell'analita e che differiscano di diverse potenze di dieci si può considerare [E ] costante nelle fasi mobile e stazionaria. Questo implica che si può calcolare il coefficiente di distribuzione DA (Equazione 1) ed il fattore di ritenzione k'A (Equazione 4). Più rigorosamente, tali calcoli sono corretti se le concentrazioni nell' Equazione 17 vengono sostituite con le attività; altrimenti la formula è valida in condizioni di diluizione infinita [19]. In linea di principio le attività degli ioni nella fase stazionaria non sono determinabili [4]. Per gli scambiatori ionici di bassa capacità che vengono impiegati più di frequente, per i quali si deve usare come fase mobile soluzioni di elettroliti molto diluite, le attività possono essere trascurate. Tali approssimazioni molto grossolane sono del tutto errate per materiali di impaccamento ad alta capacità (> 200 [mmol]/ g) e con eluenti concentrati; questi mostrano chiare variazioni dal comportamento "ideale". 3.3.3 Cromatografia di coppia ionica Con la cromatografia di coppia ionica è possibile separare gli stessi analiti della cromatografia di esclusione ionica, ma il meccanismo della separazione è completamente diverso. Le fasi stazionarie impiegate sono materiali a polarità completamente invertita rispetto a quelli usati in cromatografia di ripartizione. All’eluente viene aggiunto un reagente di coppia ionica quali ad es. tensioattivi anionici o cationici come i sali di tetra-alchilammonio o di acidi n-alchilsolfonici. Insieme con gli ioni di carica opposta dell'analita il reagente di coppia ionica forma una coppia ionica neutra, che viene rallentata nella fase stazionaria da interazioni di tipo idrofobico. La separazione si realizza in virtù delle diverse costanti di formazione della coppia ionica e dei loro diversi gradi di adsorbimento. La Figura 7 mostra un modello semplificato di scambio ionico statico in cui si presume che le interazioni con l'analita abbia luogo solo dopo l'adsorbimento del reagente di coppia ionica nella fase stazionaria. Figura 7 Illustrazione schematica del modello statico di scambio ionico in cromatografia di coppia ionica (IPC). Il principio di separazione si applica sia agli anioni che ai cationi. 3.3.4 Esclusione ionica La cromatografia di esclusione ionica (IEC) viene usata principalmente per la separazione di acidi o basi deboli [2,4]. Di particolare rilievo è l'uso della IEC nell'analisi di acidi deboli come gli acidi carbossilici, i carboidrati, gli acidi fenolici o amminici. La Figura 8 illustra il principio di separazione in IEC usando come esempio un acido carbossilico R- COOH . – 15 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 Figura 8 (IEC) Esclusione di Donnan come principio di separazione in cromatografia di esclusione ionica Come materiale di impaccamento in IEC generalmente si utilizza uno scambiatore di cationi completamente solfonato i cui gruppi acidi solfonici sono elettricamente neutri e i cui controioni sono protoni. In eluenti acquosi i gruppi funzionali sono idratati e formano una sorta di membrana caricata negativamente (membrana di Donnan). Tale membrana può essere attraversata solo da molecole neutre o non-dissociate come l'acqua. Gli acidi organici carbossilici possono essere separati solo usando come fase mobile acidi minerali forti come l'acido solforico. A causa del basso valore delle costanti acide (valori di pKA) degli acidi carbossilici questi sono presenti in forma praticamente indissociata anche in eluenti fortemente acidi e perciò possono attraversare la membrana di Donnan e venire adsorbiti sulla fase stazionaria, mentre gli ioni solfato provenienti dalla dissociazione completa dell'acido solforico sono esclusi. La Figura 9 illustra la tipica dipendenza del volume di eluizione di un acido dal suo valore di pKA in presenza di una separazione di esclusione ionica. Si possono riconoscere chiaramente l'adsorbimento sovrapposto (catene lunghe di acidi carbossilici, H2S) ed i limiti della finestra pratica di lavoro. Nell'esempio finale gli acidi carbossilici si separano per la differenza nei valori delle loro pKA. Figura 9 Dipendenza del volume di eluizione dal valore della pKA degli acidi in cromatografia di esclusione ionica 3.4 Modelli di ritenzione in cromatografia ionica Nel caso ideale la ritenzione di un analita in cromatografia ionica è determinata solo dalla sua affinità verso i gruppi funzionali dello scambiatore di ioni. Questa affinità può essere descritta con una reazione chimica, la reazione di scambio ionico, e può essere spiegata tramite la legge di azione di massa. – 16 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 Con i modelli di ritenzione descritti di seguito si tenta di fare predizioni basate sulla legge di massa sul comportamento nei confronti della ritenzione di analiti presenti in particolari condizioni cromatografiche. Nei casi in cui tali modelli risultano appropriati per spiegare le osservazioni macroscopiche allora col loro aiuto è possibile, per esempio, ottimizzare un sistema di eluizione per problemi di separazione specifici. 3.4.1 Modelli di ritenzione in cromatografia anionica. Le osservazioni seguenti inizialmente riguardano l'eluizione per spostamento isoionico essendo questo il meccanismo più semplice in cromatografia ionica. Nel caso presente si riferisce alla cromatografia anionica, ma le stesse considerazioni valgono similmente per la cromatografia cationica. Solo quando agenti complessanti vengono aggiunti all'eluente è necessario ampliare il modello di ritenzione, come verrà descritto nella sezione: "Modelli di ritenzione per eluizione in presenza di agenti complessanti" (sezione 3.4.2). Modelli di ritenzione per eluenti monoanionici Presupponendo una condizione di elettroneutralità, il modo più semplice per descrivere un modello di y– ritenzione per spostamento isoionico è quello in cui uno ione dell'eluente E compete con un'anione xy– dell'analita A per i gruppi funzionali della fase stazionaria [4]. La concentrazione degli anioni E dell'eluente rimane costante nel tempo (eluizione isocratica). All'inizio del processo cromatografico i siti di scambio su una colonna di separazione con una capacità y– xQ sono occupati da anioni dell'eluente E . Se si introduce un campione contenente lo ione A dell'analita allora si stabilisce l'equilibrio seguente tra la fase stazionaria (indice S) e la fase mobile (indice M): y · AMx– + x · ESy– y · ASx– + x · EMy– (18) In accordo con la legge di azione di massa questo equilibrio può essere descritto da una costante termodinamica di equilibrio. Se si tengono in considerazione le attività degli ioni partecipanti allora si ottiene la seguente costante termodinamica di equilibrio K A,E y [A Sx ] y [E My ] x _ A Sx = [A Mx ] y [E Sy ] x _ yA x M _ Ex y M _ (19) x E Sy Poichè le attività degli ioni partecipanti non possono essere determinate, sia nella fase stazionaria che xin quella mobile l'attività viene posta uguale a 1. Inoltre se per l'anione A dell'analita vengono ora introdotte due quantità definite nella sezione 3.2.1, il coefficiente di distribuzione DA ed il fattore di ritenzione k'A, DA = [A] S [A] M con k' A = D A VS VM (20) allora l' Equazione 19 può essere scritta come di seguito: K A,E = k' A VM VS y [E My ] [E Sy ] x (21) y– Essendo la concentrazione degli ioni dell'eluente E normalmente più alta di quella degli anioni xdell'analita A di vari ordini di grandezza, una buona approssimazione può essere ottenuta y– assumendo che tutti i gruppi funzionali siano occupati da E . In base a questa assunzione la y– concentrazione di E non determinabile nella fase stazionaria può essere sostituita dai parametri più facilmente accessibili come la capacità di scambio Q e la carica dell'anione dell'eluente y: [E Sy ] = Q y (22) – 17 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 Questo significa che l'Equazione 21 può essere scritta come di seguito: K A,E = k ' A y VM VS Q y x [E My ] x (23) x- Il fattore di ritenzione k'A dell'anione dell'analita A può essere ricavato facilmente da un cromatogramma. L'Equazione 23 viene quindi risolta esplicitando questa quantità. 1 V Q k 'A = S (K A,E ) y VM y x y y M [E ] x y (24) Questa equazione è di importanza cruciale per la cromatografia anionica poichè fornisce una relazione quantitativa tra il fattore di ritenzione k'A e diversi parametri sperimentalmente determinabili come la concentrazione dell'eluente e la capacità di scambio. In pratica si usa, per ragioni di chiarezza, la versione logaritmica dell'Equazione 24. log k' A = x Q 1 log K A,E + log + log y y y x log [E My ] y con = VS VM (25) Dall’Equazione 25 si può vedere che: • • • y– Aumentando la concentrazione dell'eluente [E ] si accelera l'eluizione o fattori di ritenzione più grandi derivano da costanti di equilibrio KA, E più grandi, più alte capacità di scambio Q ed un più grande rapporto tra i volumi di fase . nxx-, Analiti multivalenti A sono ritardati più fortemente che i monovalenti A y– o almeno finché la concentrazione dell'eluente [E ] è relativamente bassa. Questo fenomeno è conosciuto anche come elettroselettività. nyy– Eluenti multivalenti E hanno un potere di eluizione più alto che i monovalenti E nxo l'eluizione di analiti multivalenti A è influenzata più fortemente da un aumento delle y– x-. concentrazioni di ioni dell’eluente monovalenti E che quella di analiti monovalenti A In prima approssimazione si può assumere che i coefficienti di selettività sono indipendenti da Q in condizioni di costante; come espresso nella proporzionalità seguente: (26) Dall’Equazione 26 si può vedere che se la capacità di scambio Q viene aumentata allora la y– concentrazione dell'eluente [E ] deve essere aumentata proporzionalmente per mantenere invariati i fattori di ritenzione. Questa è la ragione per cui fasi a bassa capacità di separazione sono usate normalmente in cromatografia ionica, dato che alte concentrazioni dell'elettrolita renderebbero praticamente impossibile il più importante metodo di rivelazione in cromatografia ionica, la rivelazione della conducibilità. y– Per ottimizzare le condizioni della separazione si varia di solito la concentrazione dell'eluente [E ]. Se tutti gli altri parametri che compaiono nell'Equazione 25 sono tenuti costanti allora l'equazione può essere semplificata come segue: log k' A = C1 x log [E My ] y (27) Una rappresentazione grafica dell'Equazione 27 dà una linea retta con una pendenza m= - x / y ed un'intercetta sull'asse C che contiene le quantità Q, e KA, E. Se l’eluente usato è monoanionico allora m è definita anche come la carica effettiva. La Figura 10 mostra il risultato dell'Equazione 27 per varie combinazioni di eluenti ed anioni dell'analita caricati in modo diverso. – 18 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 Figura 10 Rappresentazione grafica dell'Equazione 28 per varie combinazioni di eluenti ed anioni dell'analita con carica diversa [4]. L'Equazione 27 è stata confermata in numerose pubblicazioni; sempre nell'ipotesi di considerare l'utilizzo di materiali a bassa capacità di separazione ed eluenti diluiti. Se la capacità di scambio Q è fatta variare mentre gli altri parametri rimangono costanti, allora l'Equazione 25 può essere semplificata in: log k' A = C + x Q log y y (28) La rappresentazione grafica di questa equazione è simile alla Figura 10, ma con una pendenza positiva. Investigazioni cromatografiche sulla variazione di Q fino ad oggi sono state eseguite solo per la separazione di cationi divalenti. Questo ha dimostrato che, in contrasto ad assunzioni precedenti, il fattore di ritenzione ed i coefficienti di selettività non possono essere considerati indipendenti dalla capacità di scambio. Per l'ottimizzazione di problemi di separazione è chiaro che oltre alla y– concentrazione dell'eluente [E ] anche la capacità di scambio Q è una proprietà importante. Le considerazioni fin qui svolte considerano la presenza di un solo anione dell'analita. Se due anioni xzdiversi A e B (*) competono per i gruppi funzionali allora vale la seguente legge per i coefficienti di selettività KA, B: K A,B = [A Sx ] z [A Mx ] z [B Mz ] x [A Sz ] x (29) Tenendo conto dell'Equazione 20 si ottiene per cominciare la selettività a A,B = k' A [A Sx ] [B Mz ] = k' B [A Mx ] [B Sz ] (30) E quindi dopo conversione le Equazioni 31a e b, log A.B = k' V 1 x z log K A,B + log B M z z VS (31a) log A.B = k' A VM 1 x z log K A,B + log x z VS (31b) che si possono semplificare per analiti con la stessa carica (x= z): log a A,B = 1 log K A,B z (32) o log a A,B = – 19 – 1 log K A,B x (33) 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 Per la selettività tra due anioni dell'analita di carica simile questo significa: • • la selettività è solo una funzione dei coefficienti di selettività KA, B e delle cariche z e x, y– con KA,B costante la selettività non dipende né dalla concentrazione [E ] nè dalla composizione chimica dell'anione eluente (!) Se A e B hanno cariche diverse allora: a la selettività dipende dal fattore di ritenzione di uno dei due analiti, • i due fattori di ritenzione k'A e k'B non sono indipendenti l'uno dall'altro (!) Nelle Equazioni dalla 31 alla 33 è particolarmente interessante notare che le selettività di due anioni inizialmente non dipende né dalla composizione chimica nè dalla carica dell'anione eluente, purchè il rapporto fase-volume ed il coefficiente di selettività siano costanti. Comunque, in pratica una y– variazione di selettività può essere ottenuta con una variazione di [E ], poichè due analiti con la stessa carica possono avere proprietà chimiche diverse, per esempio polarizzabilità e grado di idratazione; questo può risultare in affinità diverse per la fase stazionaria. Comunque, queste interazioni non sono tenute in considerazione nella derivazione classica. Modelli di ritenzione per eluenti con diversi anioni Le osservazioni precedenti si riferivano a sistemi di eluizione con un solo tipo di anione eluente. In pratica sono generalmente presenti diverse specie eluenti, per esempio nel tampone carbonato/ bicarbonato o in acidi polibasici come l'acido fosforico, la cui dissociazione e quindi la distribuzione nelle varie specie dipende fortemente dal pH. Persino in casi semplici in cui nessuno degli anioni eluenti partecipanti è coinvolto nell'equilibrio acidobase, la relazione tra il fattore di ritenzione k' e la concentrazione dell'eluente [E-] non può essere rappresentata nella forma di una relazione semplice bilogaritmica come l'Equazione 28. Questo è possibile solo se la concentrazione o il potere di eluizione degli altri anioni eluenti può essere trascurato; ciò corrisponderebbe allora, di nuovo al modello di ritenzione per eluenti monoanionici. In letteratura si trovano descritti diversi modelli che si occupano di eluenti polianionici; questi sono discussi brevemente nel seguito: • • • modello dell'equilibrio dominante [21] modello della carica effettiva [22-24] modello delle specie eluenti multiple [25, 26] - 2- 3- - Se si considera un eluente fosfato con le specie H2PO4 , HPO4 e PO4 , (nel seguito indicati con H2P , 2 HP - e P ) e lo ione monovalente dell'analita A allora il si ottengono i seguenti equilibri: A M + H2PS A S + H 2PM ; x1 (34) AM + 1 2 HPS2 AS + 1 2 HPM2 ; x2 (35) AM + 1 3 PS3 AS + 1 3 PM3 ; x3 (36) Qui le quantità x1_3 corrispondono alle frazioni di ritenzione di cui ciascuna reazione particolare è responsabile, perciò risulta: x1 + x2 + x3 = 1 (37) Sia il modello dell'equilibrio dominante che il modello della carica effettiva postulano la presenza di una carica particolare per l'anione eluente, anche se ci sono diverse specie presenti; questo significa che si può usare il modello di ritenzione per eluenti monanionici (vedi sopra). Il modello dell'equilibrio dominante assume che l'equilibrio nell’ Equazione 36 sia completamente spostato a destra, poichè P3- è legato più fortemente alla fase stazionaria che H2P- e HP2- come risultato della sua carica più alta. Questo significa che solo P3- è decisivo per l'eluizione così che la – 20 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 carica dell'anione dell'eluente è - 3. Tuttavia, in pratica questo modello raggiunge un buon accordo con i dati sperimentali solo per analiti multivalenti [4]. Nel modello della carica effettiva una carica effettiva viene calcolata, tenendo in considerazione il 23valore del pH, le frazioni molari delle possibili specie H2P , HP e P [22]. Utilizzando queste ultime insieme con le concentrazioni esistenti delle specie eluenti si può ottenere una relazione analoga all'Equazione 27. Comunque, è necessario per un tale tipo di calcolo che le selettività delle specie eluenti non differiscano grandemente rispetto agli ioni dell'analita A . Il modello della carica effettiva è soprattutto appropriato per il caso di analiti monovalenti [ 4]. In realtà il modello delle specie eluenti multiple è più appropriato per la descrizione di eluenti i cui componenti sono chimicamente derivati l'uno dall'altro. Le osservazioni seguenti sono basate sul modello di Mongay et al. [ 27], che è un ulteriore sviluppo del lavoro di Jenke e Pagenkopf [25]. Le Equazioni 34 a 36 possono essere usate per esprimere l'equilibrio globale nella colonna di separazione (Equazione 38). Considerando l'Equazione 37, le costanti di equilibrio KA,P possono essere definite per il processo di scambio secondo l’Equazione 39, se le attività vengono trascurate. (38) K A,P [A S ] = [A M ] [H2PM ] X1/1 [HPM2 ] X2 /2 [HPM3 ] X3 /3 [H2PS ] X1/1 [HPS2 ] X2 /2 [HPS3 ] X3 /3 (39) Il trattamento matematico descritto sotto segue il procedimento per la derivazione del modello di ritenzione per eluenti monanionici. Si deve tenere soprattutto presente quanto segue: • • • la (possibile) dissociazione dell'anione dell'analita A23la concentrazione totale delle specie eluenti: cP = [H3P] + [H2P ] + [HP ] + [P ] l'entità delle interazioni tra le specie eluenti ed i gruppi funzionali L'introduzione dei fattori di ritenzione k'A (Equazione 20) e della capacità Q (Equazione 22) fornisce, dopo ulteriore rielaborazione matematica, un'espressione complicata per k'A [ 28]; questa viene data qui solo in una sua forma logaritmica ed ulteriormente semplificata: log k' A = C 3 x1 x 2 x 3 + + 1 2 3 log c P (40) in cui C3 è una costante che, come nell'Equazione 27, contiene quantità come il rapporto fase-volume, la capacità e la costante dell'equilibrio; cP è il totale delle concentrazioni delle specie eluenti. Dall'Equazione 40 si può dedurre che le pendenze delle linee rette in un grafico bi-logaritmico dovranno risultare sempre più piccole di quelle relative al modello semplice di ritenzione per eluenti monanionici (Equazione 27), poichè il totale tra parentesi è sempre più piccolo di uno. E chiaro anche che il valore del pH ha un'influenza decisiva sulla relazione bi-logaritmica. Per specie eluenti che non sono chimicamente derivate l'una dall'altra Janos et al. hanno fornito un modello che è stato sviluppato per descrivere eluenti contenenti un tampone fosfato con aggiunta di perclorato [29]. Questo modello è stato dedotto secondo considerazioni simili a quelle descritte sopra, ma in aggiunta si deve considerare un equilibrio di scambio di un ulteriore ione eluente monovalente. I calcoli forniscono espressioni molto complicate per il fattore di ritenzione; queste possono essere drasticamente semplificate per eluenti neutri o acidi. Se solo una singola specie eluente monovalente è presente in aggiunta al perclorato allora si ottiene l'Equazione 41 in cui x e y rappresentano i contributi delle reazioni di equilibrio corrispondenti (x: tampone fosfato, y: perclorato) alla ritenzione. Come negli altri modelli, C è una costante, mentre il fattore "a", che non è definito più precisamente, tiene in considerazione quanto più fortemente lo ione perclorato è legato alla fase stazionaria rispetto alle specie fosfatate coinvolte. – 21 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 (41) Quando come nell' Equazione 41 i termini fra parentesi sono sempre più piccoli di uno, la pendenza del grafico bi-logaritmico è sempre minore di quanto previsto dal più semplice modello di ritenzione. Nelle applicazioni attuali il modello fornisce un buon accordo coi dati sperimentali. Comunque, la forma sopra descritta non può essere usata per sistemi di eluizione alcalini. 3.4.2 Modelli di ritenzione in cromatografia cationica In cromatografia cationica si possono individuare due gruppi di modelli di ritenzione. Un gruppo si occupa dei cationi di metalli alcalini ed alcalino-terrosi e richiede solamente un sistema di eluizione basato sullo spostamento isoionico. In questo caso la fase stazionaria ha come gruppi funzionali gruppi carbossilici. Nella separazione di ioni metallici con due o più cariche l'uso di un agente complessante è essenziale; la sua influenza sulla ritenzione è descritta di seguito. Modelli di ritenzione per eluenti monocationici Le spiegazioni fornite nella sezione "Modelli di Ritenzione per eluenti monoanionici" valgono in modo analogo per la cromatografia cationica con eluizione per spostamento isoionico. In pratica il discorso riguarda la determinazione di metalli alcalini ed alcalino-terrosi, ioni ammonio ed ammine a catena + corta. A parte gli ioni H , cationi organici come l'acido 2,3-diaminopropionico (DAP) sono usati come cationi eluenti in combinazione con acido cloridrico diluito. A seconda del pH fissato per l'eluente DAP è presente nelle forme ioniche (1) e (2) (Figura 11). Dopo soppressione è presente la forma zwitterionica (3) , che non ha conducibilità propria. Figura 11 Specie ioniche dell'acido diamminopropionico Modelli di ritenzione per eluizione in presenza di agenti complessanti In cromatografia cationica eluenti che contengono un agente complessante in aggiunta al catione n+ dell'eluente E sono usati per la separazione di ioni alcalino terrosi, metalli di transizione e metalli pesanti. Gli agenti complessanti usati sono principalmente acidi dicarbossilici H2L come l'acido tartarico, l'acido ossalico, l'acido citrico ed anche l'acido piridindicarbossilico. Gli analiti formano 2complessi di stabilità diversa con gli anioni degli agenti complessanti HL e L ; anche la loro stechiometria differisce. Come risultato del processo di complessazione la carica effettiva, cioè la carica che l'analita presenta in un periodo medio di tempo, è ridotta. Poichè questo accade in base alle cinetiche di formazione dei complessi ed alle costanti di stabilità dei complessi, le differenze in selettività aumentano e anche la separazione di analiti molto simili diviene possibile. Oltre allo scambio ionico, la formazione di complessi è decisiva per la separazione di ioni metallici con carica elevata. (42) (43) – 22 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 (44) Per prendere in considerazione l'influenza dell'agente complessante sulla separazione in cromatografia ionica il modello di ritenzione per spostamento isoionico (vedi Sezione "modelli di ritenzione per eluenti monoanionici" a pagina 17) viene esteso. Il valore M è introdotto come una quantità condizionante che descrive il grado di formazione del complesso dell'analita. La frazione M di ioni dell'analita liberi nella fase mobile è data da aM = [Me ] [Me ] = ] + [MeHL ] + [MeL ] + [MeL ] [Me'] x+ [Me x+ x+ x 1 x 2 (45) x 4 2 x+ con [Me ] concentrazione totale degli ioni del metallo. Il valore di M può essere calcolato dalle costanti di formazione dei complessi, dalla costante di dissociazione dell'acido carbossilico e dal pH dell'eluente. Se si considera la formazione del complesso allora si ottiene la seguente espressione per il coefficiente di distribuzione DMe: DMe = [MeR x ] = a [MeR x ] M [Me'] [Me x+ ] (46) x+ Se si assume che solo gli ioni liberi dell'analita Me interagiscono con i gruppi carbossilici o solfonici e z+ + che c(E )>> c(H ), allora si ottiene la seguente espressione in luogo della Equazione 21: K Me, E k' Me = aM f y Q y x [E ] y+ x (47) In maniera simile all'Equazione 25 la forma logaritmica dell'Equazione 47 è la seguente: log k' Me = log M + Q x 1 log K Me,E + log + log y y y x y+ log [E M ] y (48) x+ Se intervengono diverse specie metalliche cationiche contemporaneamente, per esempio Me e (x-1)+, allora è possibile ottenere un singolo picco nel cromatogramma per tutti gli analiti coinvolti. MeHL Il numero di picchi che si ottengono dipende dalle cinetiche degli equilibri di complessazione e decomplessazione nella fase mobile. Si ottiene solo uno picco se l'equilibrio di complessazione si instaura più rapidamente nella fase mobile rispetto al tempo di residenza del complesso nella fase stazionaria. D'altra parte se il processo di complessazione avviene lentamente allora si possono ottenere picchi asimmetrici o multipli. Se si assume che tutte le specie metalliche presenti nella fase mobile possono interagire con la fase stazionaria allora si ottiene l'espressione seguente per k'exp fattore di capacità dell'analita, determinato sperimentalmente: (49) y+ Considerazioni sulla dipendenza del fattore di capacità dalle quantità condizionanti Q, [E ] ed M . richiedono che la relazione presentata nell'Equazione 48 sia usata come base, dal momento che gli analiti divalenti principalmente formano complessi neutri o anionici con forti agenti complessanti. Calcolo dei valori di M . Secondo l'Equazione 45, il valore M è definito come il rapporto della concentrazione degli ioni liberi del metallo sulla concentrazione totale degli ioni metallici. Le concentrazioni delle specie metalliche presenti nella fase mobile possono essere calcolate dalle relative costanti di formazione dei complessi e dalle costanti di dissociazione acida degli acidi carbossilici usati. Se negli eluenti viene usato acido tartarico come agente complessante allora si formano principalmente complessi neutri MeL 1: 1 con gli alcalino terrrosi ed i metalli di transizione e metalli – 23 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 + pesanti, insieme con minori quantità del complesso idrogeno-tartrato MeHL . Per eluenti come l'acido tartarico si ottiene la seguente espressione per il calcolo del valore di M. aM = [Me ] ] + [MeL ] + [MeHL ] = 1 + K 2+ [Me 2+ + 1 MeL a L c L + K MeHL a HL c L dove cL è la concentrazione totale di acido tartarico e 2dell'acido HL e L . HL e L (50) sono le frazioni molari degli anioni 2- A parte i complessi 1: 1, alcuni ioni metallici formano complessi stabili MeL con l'acido ossalico e/o con l'acido piridindicabossilico, così che M può essere calcolato come segue: [Me ] 2+ aM = [Me ] + [MeL] + [MeL ] 2+ 2 2 = 1 2 1 + K MeL a L c L + K MeL K MeL 2 a L c L 2 (51) Calcolo della dissociazione dell'acido Il pH e la concentrazione dell'agente complessante nella fase mobile determinano la concentrazione nell'intorno del legante e perciò l'entità della complessazione dell'analita. Consideriamo un acido biprotico ed i due stadi di dissociazione: (52) (53) con le costanti dell'acido KS1 e KS2. Le frazioni molari H2L, HL e L usate per calcolare il valore sono ottenute dalle leggi di azione di massa dei singoli stadi di deprotonazione: aH2L = [H2L] + [HL ] + [L2 ] [H+ ]2 + K S [H ] [H ] + K [HL ] = [H L] + [HL ] + [L ] [H ] [ ] [H ] + K [H2L] + 2 = + 1 aHL = 2 2 aL = + 2 + K S1 + S1 K S2 K S1 K S2 2 2 S1 K S2 K S1 H + + 2 [L ] = [H L] + [HL ] + [L ] [H ] 2 M [ ] + K S1 H + + K S1 K S2 (54) (55) (56) 3.5 I sistemi di rivelazione in cromatografia ionica Diversi metodi sono usati per la determinazione di sostanze nel settore dell'HPLC, la selezione di un detector appropriato deve essere fatta sempre in base al problema analitico da risolvere. Le qualità richieste pe un detector possono essere riassunte come segue: • • • • • alta sensibilità nella misura e tempi di risposta brevi segnale di misura proporzionale alla concentrazione dell'analita (ampio intervallo di linearità) piccole variazioni della linea di base (deriva) basso rumore di fondo volumi richiesti quanto più possibile piccoli per ridurre l'allargamento dei picchi – 24 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 Una differenziazione generale si fa tra detector selettivi e non-selettivi. Mentre un detector selettivo risponde direttamente a una proprietà dell'analita, detector non-selettivi reagiscono a una modifica di una delle proprietà fisiche dell'intero sistema di eluizione causata dall'analita. I detector usati in cromatografia ionica non differiscono in principio da quelli usati per le tecniche "convenzionali" di HPLC ed in questa sezione saranno menzionati almeno i sistemi di rivelazione più importanti. Il detector IC universale e più frequentemente usato è quello a conducibilità. 3.5.1 Metodi di rivelazione elettrochimici Detector a conducibilità La misura della conducibilità, conosciuta anche come misura conduttimetrica, copre una frazione di mercato del 55% nel settore della cromatografia ionica [4]. Se si considera il numero di cromatografi ionici che è stato venduto allora questa frazione è probabilmente molto più alto. La misura di conducibilità si basa su un principio di rivelazione non-selettivo; in questo caso sono possibili sia determinazioni dirette che indirette. Poichè come fase mobile in cromatografia ionica sono frequentemente usate soluzioni acquose di elettroliti, il detector deve poter rispondere a variazioni relativamente piccole della conducibilità totale dell'eluente causate dagli ioni dell'analita. Utilizzando le cosiddette tecniche di soppressione la conducibilità propria di alcuni eluenti può essere drasticamente ridotta; nel caso di anioni di acidi forti ad esempio si ottiene un notevolmente miglioramento della sensibilità qualora venga utilizzata la soppressione della conducibilità dell’eluente. La conducibilità k rappresenta il reciproco della resistenza R di un liquido posto tra due elettrodi di area A a distanza L. = L / (A R) La conducibilità equivalente (57) di una soluzione può essere determinata come: = /c (58) e la variazione di conducibilità con la concentrazione può essere determinata La conducibilità limite in base all'Equazione 59. Le costanti A e B sono costanti empiriche della sostanza . = – (A + B ) c La conducibilità di un elettrolita si ottiene sommando le conducibilità ioniche di =c( Figura 12 – Anion + + Cation) (59) – Anion e + Cation : (60) Schema di una cella per misure di conducibilità. Secondo la legge di Kohlrausch, la conducibilità di una soluzione diluita è proporzionale alla somma delle conducibilità di tutti gli ioni moltiplicate per le loro concentrazioni. = i ci (61) 1000 – 25 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 -1 2 1 dove k è la conducibilità in S cm , la conducibilità limite in S cm (z mol) e c la concentrazione in z -1 [mol] L (z corrisponde alla carica dello ione). Il fattore 1000 proviene dal fatto che 1 litro è uguale a 3 1000 cm . La variazione della conducibilità causata dall'analita è proporzionale alla sua concentrazione nell’eluato, h = (g S gE ) c S 1000 (62) dove S ed E indicano rispettivamente lo ione dell'analita e dell'eluente. Poichè nella determinazione della conducibiltà si misura una variazione della conducibilità, in cromatografia ionica si hanno in realtà solo piccole alterazioni nella conducibilità rispetto all'alta conducibilità di fondo. Questo significa che risulta vantaggioso mantenere la conducibilità di fondo la minore possibile. Figura 13 Variazioni della conducibilità dell'eluato durante la separazione di una miscela multicomponente mediante cromatografia ionica. I grafici sono per un eluente con alta (rosso) e bassa (blu) conducibilità In cromatografia ionica la conducibilità di un eluato può essere determinata o direttamente o dopo passaggio attraverso un soppressore. Queste versioni sono conosciute come tecniche a singolacolonna e tecniche di soppressione a due colonne. La versione che è da preferirsi può essere determinata facendo un calcolo approssimativo. Se si usa la rivelazione diretta della conducibilità in cromatografia anionica allora la sensibilità della misurazione definita dal kPeak dipende dalla differenza tra le conducibilità equivalenti dell'analita e degli anioni dell'eluente; con i cloruri come analita e carbonato come anione dell'eluente si ottengono le equazioni seguenti: – Cl– Peak ! cAnalyte ( Peak ! cAnalyte • 4 – – CO32–) " Peak ! cAnalyte (76 – 72) Se l'eluente è adattato ai bisogni di rivelazione del conducibilità diretta allora sostituendo l'eluente carbonato con un eluente ftalato si ottiene la sensibilità seguente: – Cl– Peak ! cAnalyte ( Peak ! cAnalyte • 38 – – Phthalate) " Peak ! cAnalyte (76 – 38) Se, d'altro canto, la conducibilità dell'eluente è chimicamente soppressa (per scambio dei cationi + dell'eluente con H ), la sensibilità dipende dalla somma delle conducibilità equivalenti dell'anione + dell'analita e dallo ione H ; in tal caso vale allora la seguente espressione per Cl anione dell'analita: Peak ! cAnalyte ( – Cl– + + H+) " – 26 – Peak ! cAnalyte (76 + 350) 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 Peak ! cAnalyte • 426 Da questo rapido calcolo si può vedere che, per anioni, la rivelazione diretta della conducibilità è meno sensibile di un fattore 10 rispetto alla rivelazione della conducibilità dopo soppressione chimica. Ripetendo il calcolo descritto per gli anioni per la cromatografia cationica nel caso di rivelazione diretta + + della conducibilità (NaCl/ HCl), con Na come analita e H come catione dell'eluente si ottengono le equazioni seguenti per la sensibilità Peak della misurazione : + Na+ Peak ! cAnalyte ( Peak ! cAnalyte • (–300) – + H+) " Peak ! cAnalyte (50 – 350) Se, d'altro canto, la conducibilità dell'eluente è chimicamente soppressa (per scambio degli anioni dell'eluente Cl- con OH-), vale la seguente espressione: + Na+ Peak ! cAnalyt ( Peak ! cAnalyt • 248 + – OH–) " Peak ! cAnalyt (50 + 198) Questo significa che la sensibilità è migliore con rivelazione diretta della conducibilità di cationi che con rivelazione della conducibilità dopo soppressione chimica. Tabella 2 di vari ioni Conducibilità equivalente Cationi + H + Li + Na + K + NH4 2+ ½ Mg 2+ ½ Ca 2+ ½ Sr 2+ ½ Ba 2+ ½ Zn 2+ ½ Hg 2+ ½ Cu 2+ ½ Pb 2+ ½ Co 1 3+ /3 Fe + N(Et)4 + 2 –1 (S cm eq ) 350 39 50 74 73 53 60 59 64 52 53 55 71 53 70 33 Anioni – OH – F – Cl – Br – I – NO2 – NO3 – HCO3 2– ½ CO3 – H2PO4 2– ½ HPO4 3– 1 /3 PO4 2– ½ SO4 – CN – SCN Acetato ½ Ftalato Propionato Benzoato Silicato ½ Ossalato 2 –1 (S cm eq ) 198 54 76 78 77 72 71 45 72 33 57 69 80 82 66 41 38 36 32 30 74 Le configurazioni dei soppressori per cromatografia ionica possono essere riassunte in due categorie: o come soppressori a letto impaccato operanti in discontinuo come mostrato in Figura 14 o come soppressori a membrana operanti in continuo. Il soppressore a letto impaccato usato da Metrohm è costituito da tre unità di soppressione posizionate su un rotore; mentre un'unità opera come soppressore la seconda viene rigenerata e la terza viene risciaquata con acqua. Dopo l'esecuzione di un'analisi il rotore viene ruotato di 120 gradi e la colonna che è appena stata rigenerata e sciacquata viene usata come soppressore. Questo rende possibile un'operatività semi-continua. – 27 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 Figura 14 Rappresentazione schematica di un soppressore a letto impaccato. Il soppressore a membrana mostrato in Figura 15 lavora in continuo lavora ma, come risultato dell'uso di membrane a scambio ionico, è soggetto a saturazione della superficie della membrana che riduce la capacità di soppressione ed infine cessa di funzionare. Figura 15 Rappresentazione schematica di un soppressore a membrana. Detector amperometrici I rivelatori voltammetrici possono essere usati per tutti i composti che possiedono gruppi funzionali che possono essere facilmente ridotti o ossidati. Il rivelatore amperometrico è la versione più importante. In questo rivelatore un certo potenziale è applicato tra un elettrodo di lavoro ed un elettrodo di riferimento. Se ad un analita elettrochimicamente attivo si applica un potenziale di mezz'onda tale da ossidarlo o ridurlo si otterrà un passaggio di corrente tra gli elettrodi; questo fornisce il segnale di misura. La rivelazione amperometrica è molto sensibile; la velocità di conversione solo il 10%. Al di là di alcuni cationi (Fe3+, Co2+) sono per lo più anioni come nitriti, nitrati, tiosolfati così come alogeni e pseudo-alogeni che possono essere determinati nel settore di analisi ionica in questo modo. Le più importanti applicazioni stanno, comunque, nell'analisi degli zuccheri per cromatografia ionica e nell'analisi clinica. Per il suo diverso principio di funzionamento, il rivelatore coulometrico fornisce un ribaltamento quantitativo senza, comunque, produrre un aumento di sensibilità. Detector potenziometrici Nella rivelazione potenziometrica sono usati elettrodi iono-sensibili, alcuni dei quali hanno una selettività molto alta. Malgrado l’alto grado di miniaturizzazione a cui si è arrivati questi sensori non funzionano ancora in modo affidabile; questo ancora causa problemi nella pratica. Questa è la ragione perchè finora la rivelazione potenziometrica è limitata a alcune applicazioni speciali, particolarmente nel settore della cromatografia ionica. 3.5.2 Metodi di rivelazione spettroscopici Detector fotometrici A seguito del suo ampio campo di applicazioni il metodo fotometrico o UV/ VIS di rivelazione è il più importante usato in HPLC, dato che virtualmente tutte molecole organiche contengono gruppi cromofori che possono assorbire nello spettro UV o VIS. Naturalmente l'eluente usato non deve – 28 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 assorbire nell'intervallo di lunghezze d'onda usato. Con rivelazione diretta al massimo di assorbimento di un analita la rivelazione UV/ VIS è praticamente selettiva. Sostanze che hanno soltanto un assorbimento limitato o nessun assorbimento in tutto l'intervallo di lunghezze d'onda impiegate possono essere determinate indirettamente misurando l'assorbimento del massimo del sistema di eluizione. Nel campo dell'analisi di ioni inorganici la rivelazione UV/ VIS gioca un ruolo marginale. Mentre tra gli anioni semplici solo analiti come il nitrato, bromuro o ioduro assorbono, analiti importanti come il fluoruro, il solfato o il fosfato possono essere determinati solo indirettamente [4]. Molti cationi non assorbono per nulla, ma metalli multivalenti e di transizione in particolare possono essere convertiti in una post-colonna di derivatizzazione con precursori di chelanti come il PAR o il Tiron e formare complessi colorati. Analiti redox-attivi come il bromato ed altri ioni alogenati possono essere analizzati con rivelazione UV/ VIS dopo aver subito una reazione in una post-colonna contenente un indicatore elettrochimicamente attivo . Detector a fluorescenza La rivelazione a fluorescenza che è una tecnica molto sensibile e possibile ogni qualvolta gli analiti possono essere eccitati a fluorescenza; questo è principalmente il caso di composti organici con estesi sistemi elettronici-p. Ciò significa che applicazioni tipiche si trovano nei campi dell'analisi clinica ed organica. In connessione con la cromatografia ionica la misura della fluorescenza è usata in pochi 3+ casi speciali, poichè solo ioni particolari come Ce sono direttamente accessibili e ioni non fluorescenti possono essere rivelati solo dopo derivatizzazione. E’ estremamente difficile sviluppare sistemi di eluizione per questo metodo di rivelazione a causa della sua grande sensibilità ad interferenze da contaminanti. Inoltre l’intervallo di risposta lineare del metodo è relativamente stretto (spesso meno di due ordini di grandezza) a causa di effetti di auto-assorbimento. Tecniche di accoppiamento Le cosiddette tecniche di accoppiamento rappresentano il collegamento di un sistema cromatografico con un metodo analitico indipendente, di solito spettrometrico [3]. In anni recenti questi metodi sono aumentati grandemente in importanza. Benchè l'accoppiamento di un gascromatografo con uno spettrometro di massa (GC-MS) sia ormai consueto, l'accoppiamento invece di HPLC con metodi spettrometrici causa grandi problemi tecnici. In HPLC classica, per esempio nell'analisi di composti organici, sono disponibili accoppiamenti con un spettrometro di massa (LC-MS), con spettrometri-IR (LC-FTIR) e spettrometri di risonanza magnetica nucleare (LC-NMR) [3]. In particolare, potenti rivelatori di spettrometria atomica sono usati in cromatografia ionica (IC). Esempi sono la spettrometria di emissione atomica e di massa a plasma accoppiato inductivamente (IC-ICP-AES, MS); come risultato della loro specificità nei confronti degli elementi e sensibilità questi metodi forniscono risultati eccellenti. Questa è la ragione per cui, malgrado il loro costo relativamente alto, tali sistemi sono usati per l'analisi di specie elementari e nell'analisi di ultratracce di elementi. Rifrattometria La rifrattometria differenziale (rivelatore RI o Indice di Rifrazione) è un metodo di rivelazione basato su un metodo ottico. Esso è completamente non-specifico ed è appropriato per un uso universale dato che la quantità misurata è la variazione dell'indice di rifrazione dell'eluente puro causata dall'analita. Tuttavia, la grande sensibilità alla temperatura dell'indice di rifrazione dei mezzi implica che il metodo è molto suscettibile ad interferenze. Purché la temperatura sia assolutamente stabile il metodo ha un intervallo lineare di tre ordini di grandezza. Poiché ioni semplici inorganici hanno un indice di rifrazione estremamente basso possono essere determinati solo indirettamente usando eluenti a cui sono stati aggiunti composti altamente rifrattivi. 3.6 Fasi Stazionarie in cromatografia ionica Per avere una buona efficienza in cromatografia ionica si richiedono materiali di impaccamento con particelle molto piccole e più sferiche possibile inoltre la distriduzione dimensionale deve essere molto stretta. Vengono usate particelle con diametri da 2 a 10 Ym. Inoltre il materiale di impaccamento dovrebbe essere caratterizzato da cinetiche di scambio ionico il più rapide possibile, parametro importante quanto le dimensioni delle particelle. 3.6.1 Panoramica delle fasi stazionarie più comuni In cromatografia ionica si dispone di una vasta serie di materiali organici ed inorganici come fasi stazionarie che hanno in comune gruppi funzionali posizionati sulla superficie in grado di scambiare ioni. Possono essere usate le classi seguenti di sostanze [4]: – 29 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 Resine a polimero organico modificato • • • • • • gel di silice modificati sali inorganici (e.g.polifosfati) vetri zeoliti ossidi di metalli (e.g. Al2O3) derivati della cellulosa Oltre a questi, esistono anche sistemi con una struttura molto complessa, per esempio gli scambiatori anionici con gruppi funzionali costituiti da metalli alcalini legati alla fase stazionaria tramite eteri corona. In pratica i più utilizzati sono resine polimeriche organiche modificate e gel di silice. La Figura 16 riporta una veduta d'insieme dei materiali di separazione in uso in IC: Figura 16 Fasi stazionarie comunemente usate in cromatografia ionica [4] Tutte le fasi stazionarie possono essere ulteriormente suddivise in base al tipo di applicazione (cromatografia anionica o cationica) o in base alla struttura del gruppo funzionale. I materiali di impaccamento a gel di silice furono i primi ad essere usati. Benchè abbiano una efficienza di separazione molto buona e siano meccanicamente molto stabili, la loro instabilità chimica consente di usarli solo nel range di pH tra 2 e 7. E' dal 1980 che sono disponibili per la cromatografia gli scambiatori ionici con fase stazionaria composta da polimeri organici prodotti modificando resine di adsorbimento già disponibili in commercio. I materiali di impaccamento più moderni utilizzano o copolimeri di polistirenedivinilbenzene (PS-DVB) o polimeri di metacrilato (MMA). Questi due tipi di polimero di base differiscono tra loro principalmente nella polarità. Il PS-DVB è completamente non-polare ed è rappresentativo delle fasi RP mentre i polimeri MMA sono relativamente polari. Questa caratteristica rappresenta un vantaggio in IC perchè le fasi di separazione più polari hanno una minore tendenza a dare interazioni secondarie come l'adsorbimento. Il vantaggio più grande nell'impiego di resine polimeriche organiche è la loro grande stabilità chimica in tutta la finestra di pH. Dopo aver risolto alcuni problemi iniziali la loro efficienza cromatografica è diventata simile a quella del gel di silice. Tutavia, il MMA può avere una stabilità meccanica limitata, e questo limita la lunghezza della colonna di separazione e la velocità massima di flusso dell'eluente utilizzabili. Un'ulteriore distinzione va fatta oggi tra due tipi di fasi stazionarie che differiscono per il principio costruttivo; scambiatori ionici a superficie funzionalizzata e scambiatori ionici pellicolari. Nel primo tipo i gruppi funzionali sono localizzati direttamente sulla superficie del polimero o nei pori; nei materiali pellicolari le particelle, di dimensioni molto piccole (sempre funzionalizzate in superficie), si legano a particelle centrali più grandi [4]. Il legame può essere meccanico o risultare da interazioni idrofobiche o elettrostatiche. La Figura 17 mostra la configurazione dei due tipi di materiale di impaccamento usando come esempio uno scambiatore di anioni. – 30 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 Figura 17 Struttura per scambiatori a superficie funzionalizzata (a) e pellicolari (b). I materiali di impaccamento di tipo pellicolare hanno un'efficienza cromatografica più alta dovuta ad un eccellente trasferimento di massa funzione di cammini di diffusione relativamente corti e di gruppi funzionali relativamente lontani e quindi più esposti rispetto al materiale di base. Tuttavia, la stabilità chimica di queste fasi di separazione è notevolmente minore di quella dei materiali a funzionalizzazione superficiale. 3.6.2 Fasi stazionarie per cromatografia anionica Il gruppo funzionale più comune in cromatografia anionica viene normalmente ottenuto per funzionalizzazione amminica sulla superficie del polimero. In pratica i gruppi funzionali che prevedono l’azoto come atomo centrale sono praticamente gli unici in uso per la separazione di anioni in cromatografia ionica. Questo è dovuto alla loro inconsueta stabilità chimica ed al fatto che i sostituenti possibili all'atomo d'azoto sono praticamente illimitati. I gruppi ammonio vengono generati sulla superficie del polimero convertendo un gruppo R con un'ammina. I residui alchilici all'azoto carico positivamente possono essere molto vari. Nel caso più semplice R = H ed si forma uno ione ammonio primario. Questo gruppo può essere deprotonato a valori di pH più alti perdendo così la carica. Perciò questo tipo di materiale di impaccamento ha una capacità di scambio che dipende dal pH dell'eluente e per questo si dicono debolmente basici. Se gli atomi di idrogeno vengono sostituiti da gruppi alchilici si ottengono gruppi ammonici primari, secondari e terziari al crescere del numero di sostituzioni; anche questi possono subire deprotonazione tranne quando tutti i residui R sono gruppi alchilici, e in questo caso la carica ovvero la capacità di scambio restano invariate col pH dell'eluente. Quello che si ottiene è uno scambiatore anionico quaternario fortemente basico. In cromatografia una capacità indipendente dal pH è una proprietà di pregio e perciò i materiali completamente alchilati sono i più comuni. Per applicazioni speciali come l'analisi di proteine o le tecniche di preconcentrazione vengono invece impiegati materiali debolmente basici. I due gruppi funzionali più importanti in cromatografia anionica sono ricavati dalla trimetilammina (TMA) e dalla dimetiletanolammina (DMEA). Praticamente tutti i materiali commerciali sono di questi due tipi. I gruppi TMA sono anche noti in letteratura come Tipo I, i DMEA come Tipo II. Altri gruppi funzionali simili a quelli menzionati sopra sono illustrati in Figura 18: Figura 18 TMA: EDMA: DMEA: Panoramica dei gruppi funzionali più importanti menzionati in questo lavoro trimetilammina (Type I) DEMA: dietanolmetilammina etildimetilammina TEA: trietanolammina dimetiletanolammina (Type II) La distribuzione esatta dei gruppi funzionali nei materiali commerciali derivati del Tipo I o II è tenuta ben segreta [4]. – 31 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 3.6.3 Fasi Stazionarie in cromatografia cationica In cromatografia cationica sono in uso sia materiali a base di gel di silice che materiali polimerici. In contrasto con la cromatografia anionica che generalmente usa eluenti alcalini, in cromatografia cationica si lavora in condizioni che permettono l'uso del gel di silice. 3.6.4 Scambiatori cationici a base di gel di silice Gli scambiatori di cationi a base di gel di silice si distinguono in due categorie: quelli direttamente funzionalizzati e quelli che vengono rivestiti da un polimero. Praticamente l'unico esempio di materiale funzionalizzato è costituito dagli scambiatori fortemente acidi funzionalizzati con gruppi solfonici [a2, a4]. Questi presentano una buona efficienza cromatografica, ma non sono adatti per la determinazione simultanea di metalli alcalini e alcalino terrosi a causa della grande differenza di affinità tra i due gruppi. Nel caso del gel di silice rivestito a polimero, la cosiddetta fase di Schomburg, la superficie del silicato è rivestita con un "prepolimero" che viene successivamente immobilizzato con la tecnica del crosslinking. Per susseguente funzionalizzazione si ottengono poi vari tipi di scambiatore. Per ottenere scambiatori di cationi debolmente acidi si usa l'acido polibutadienmaleico (PBDMA) che viene reticolato con tecniche in-situ [30]. Come conseguenza del fatto che lo strato di polimero è sottile, tra 1 a 5 nm [31] i percorsi di diffusione dell'analita sono brevi e quindi il grado di efficienza cromatografica risulta molto alto. Esiste un considerevole numero di applicazioni per gli scambiatori a base di gel di silice, per esempio una delle più comuni è la separazione simultanea dei metalli alcalini e alcalino terrosi. E' possibile eseguire anche la separazione dei metalli di transizione e dei metalli pesanti. Tuttavia, ci sono diversi svantaggi nell'uso di scambiatori ionici a base di gel di silice: • A [pH]< 2 il legame tra la matrice della silice ed il gruppo funzionale diviene sempre più debole; questo conduce a un'erosione graduale dei gruppi funzionali e ad una perdita in capacità. • A [pH]> 7 la solubilità del gel di silice aumenta notevolmente; questo implica una riduzione della stabilità meccanica dell'impaccamento, si frantumano le particelle e si forma un volume morto in testa alla colonna. 3.6.5 Scambiatori cationici a base di polimeri organici. La matrice più diffusa è la resina prodotta dalla copolimerizzazione di stirene con divinilbenzene. Le limitazioni menzionate per il gel di silice qui non esistono; possono essere usati in tutta la finestra di pH da 0 a14 e sono anche inerti al fluoruro. Benchè la loro resistenza alla pressione sia minore di quella del gel di silice generalmente è ancora adeguata. Eccezione sono alcune resine a base di metacrilato. La maggioranza degli scambiatori cationici disponibili commercialmente usano gruppi funzionali solfonici. Questi sono legati all'anello aromatico o direttamente oppure per mezzo di una catena spaziatrice detta spacer, la cui lunghezza è variabile. Gli scambiatori solfonici con una catena spaziatrice hanno una efficienza cromatografica notevolmente migliore; la lunghezza della catena spaziatrice è di importanza secondaria. Non sono adatti per la determinazione simultanea di metalli alcalini e alcalino terrosi perchè anche in questo caso la differenza di affinità è troppo grande. 3.6.6 Scambiatori cationici pellicolari Questo tipo di scambiatore presenta una struttura a doppio strato: si parte da particelle di substrato completamente solfonate che vengono dapprima circondate da un strato di particelle amminate e poi da uno di particelle di latex solfonate. L'ancoraggio si ottiene per interazione elettrostatica e di Van der Waals. Il diametro relativamente grande delle particelle di substrato (10-30 [mm]) determina una contropressione relativamente più bassa. Il diametro più piccolo (20-250 nm) delle particelle di latex permette cammini di diffusione brevi con conseguenti processi dello scambio rapidi e perciò un'efficienza di colonna molto alta. Lo svantaggio dei materiali pellicolari è la loro sensibilità ai solventi organici [32] ed alle fasi mobili con una forza ionica elevata, in questo caso le particelle di latex vengono rimosse gradualmente. E' possibile determinare simultaneamente i metalli alcalini e alcalino terrosi usando una versione modificata in cui lo strato amminato viene legato in modo covalente. Tuttavia, le differenze in selettività tra potassio, magnesio e calcio sono grandi così che i tempi d'analisi richiesti sono – 32 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 relativamente lunghi. Questo fenomeno può essere ricondotto alla elevata forza acida dei gruppi solfonici presenti. 3.6.7 Fasi stazionarie in cromatografia di esclusione ionica La scelta di fasi stazionarie per IEC è molto limitata. La formazione della membrana di Donnan da parte di gruppi funzionali dissociati è importante per il processo di separazione. Il loro numero dovrebbe essere relativamente alto ed inoltre il materiale di impaccamento dovrebbe evitare l’adsorbimento dell'analita nella fase stazionaria per quanto possibile. Poichè gli analiti principali sono derivati dell'acido carbossilico e zuccheri, l'obiettivo è lavorare su superfici il più polari possibili. Le cinetiche della reazione di scambio ionico non sono limitanti poichè la separazione è basata su un meccanismo di esclusione. Polimeri PS/ DVB a bassa reticolazione sono quasi l'unico tipo impiegato; essi sono completamente solfonati. 3.6.8 Il significato della capacità di uno scambiatore ionico Come il tipo di matrice ed il tipo di gruppo funzionale, la capacità di scambio Q è una quantità decisiva per caratterizzare uno scambiatore ionico. Fornisce informazioni sul numero di siti che sono disponibili per lo scambio ionico [33]. La capacità di scambio è espressa normalmente in grammi di materiale di impaccamento disidratato, oppure in microequivalenti (Yeq/ g) o micromoli (Ymol/g) [2]. Per scopi analitici gli scambiatori ionici possono essere divisi grossolanamente secondo la loro capacità in: • • • materiali a bassa capacità: materiali a media capacità: materiali ad alta capacità: Q< 100 Ymol/ g 100< Q< 200 Ymol/ g Q> 100 Ymol/ g Le fasi stazionarie usate per gli scambiatori ionici classici sono tutte del tipo ad alta capacità con un valore compreso tra 3 e 5 mmol/g [4]. La definizione di capacità sopra riportata si basa sul presupposto che venga raggiunto l'equilibrio completo tra la fase stazionaria e la fase mobile; perciò si tratta della definizione della capacità statica. Invece con il termine di capacità dinamica (effettiva) si intende il numero di gruppi funzionali che è davvero disponibile durante un processo cromatografico. Quest’ultima è sempre più piccola della capacità statica [2, 4]. La capacità di scambio può essere determinata in diversi modi [33]: • • • volumetricamente o titrimetricamente con l'analisi elementare per determinazione dei tempi di ritenzione Tutti i metodi forniscono diversi valori di Q per lo stesso materiale. I metodi volumetrici sono molto usati nella pratica. Nel caso di scambiatori anionici la colonna impaccata o il definito quantitativo di resina vanno caricati, per esempio con una soluzione di cloruro in modo che in tutti i siti della colonna sia presente il cloruro. Si effettua quindi una eluizione del cloruro con nitrato. L'ammontare di cloruro eluito, corrispondente alla capacità di scambio statica se siamo in condizioni di equilibrio, può essere titolata con una soluzione di AgNO3 e perciò quantificata. La dipendenza dal pH degli scambiatori ionici può essere di solito trascurata. Per gli scambiatori di cationi la capacità dei gruppi debolmente acidi dell'acido carbossilico (R-COOH) si manifesta solo a valori di pH alti (deprotonazione), mentre il gruppo solfonico fortemente acido (R-SO3H) è sempre completamente deprotonato e fornisce una capacità indipendente dal pH. Considerando i modelli di ritenzione (Sezione 3.4) è ovvia l'importanza di Q per la selezione dell'eluente e del sistemi di rivelazione. La rivelazione a conducibilità era praticamente impossibile da realizzare con eluenti con una forza ionica elevata, a prescindere dalle particolarità della tecnica che si fosse usata. Questa è la ragione per cui, dall'introduzione della cromatografia ionica nel 1975, venivano impiegate solo colonne a bassa capacità di separazione. E per questo che l'impiego di scambiatori ionici ad alta capacità è stato segnalato solo nelle applicazioni IC in combinazione con tecniche di rilevazione che non sono così fortemente limitate dal sistema d'eluizione, per esempio la rivelazione UV / VIS [2, 4]. Mentre i materiali di separazione a bassa capacità sono molto appropriati per l'analisi di campioni con una bassa forza ionica, appena la forza ionica aumenta rapidamente si manifestano effetti di sovraccarico perchè il numero di gruppi funzionali è basso; col risultato che si ottengono picchi – 33 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 deformi e una drammatica caduta dell'efficienza. Si osservano problemi anche se gli analiti sono presenti in concentrazioni molto diverse tra loro; questa situazione è frequente nell' analisi di ultratracce. 3.7 Eluenti in cromatografia ionica Come in tutte le separazioni LC, anche in cromatografia ionica la fase mobile è il parametro più facile da variare per influenzare la separazione. Invece la colonna di separazione ed il sistema di rilevazione sono nella maggior parte dei casi predefiniti. La scelta di un sistema d'eluizione appropriato può essere fatta usando differenti criteri. In cromatografia anionica i parametri che comunque vanno tenuti in considerazione sono [4]: • • • • • la compatibilità col metodo di rivelazione natura chimica e concentrazione dell'eluente ionico pH la capacità tamponante il contenuto di solvente organico (modificatori) In letteratura [2,4,5] la discussione sulle fasi mobili da sciegliere verte principalmente sulla definizione della loro adeguatezza per la tecnica a colonna singola o per la tecnica con sopressione chimica. Sarà così anche nel nostro caso, sebbene il punto focale del soggetto di questo lavoro vogliamo che resti la capacità di scambio Q della colonna di separazione. Chiariamo brevemente i termini "tecnica a singola colonna" e "tecnica con soppressore". Come nella sezione precedente, le osservazioni saranno limitate principalmente alla cromatografia anionica. 3.7.1 Cromatografia anionica Tecnica a singola colonna Nella tecnica a singola colonna, che fu introdotta in cromatografia ionica da Gjerde e colleghi nel 1979 [33], l'uscita della colonna di separazione viene connessa direttamente al detector; questa è la configurazione classica di un apparato HPLC. Per distinguerlo dalla seconda tecnica principale di IC questa tecnica è chiamata anche "cromatografia ionica non-soppressa". L'eluente contenente gli analiti lascia la colonna di separazione senza venir alterato chimicamente. Il numero di sistemi dell'eluizione possibili con diverse caratteristiche chimiche è quasi illimitato. Oltre al problema della separazione in se stesso, c'è solo un'altro aspetto che va tenuto in debita considerazione: la compatibilità dell'eluente con il detector. Per esempio se viene impiegato l'UV diretto come tecnica di rivelazione allora l'eluente non deve assorbire nella zona spettrale di interesse. Nella tecnica a colonna singola non c'è nessuna limitazione per il sistema di rilvelazione così che in linea di principio tutti i detector usati in HPLC vanno bene. Se si lavora con la tecnica a singola colonna e con scambiatori anionici di bassa capacità (Q< 100 Ymol/ colonna di separazione) si può sciegliere fra una vasta serie di eluenti con diverse caratteristiche chimiche. La concentrazione degli eluenti è dell’ordine di mmol/ kg o anche inferiore. Inoltre, si possono anche usare sostanze come quelle elencate di seguito [4] ed in alcuni casi anche agenti complessanti come EDTA o borato-mannitolo. • • • • • acidi carbossilici aromatici acidi carbossilici alifatici acidi solfonici idrossidi alcalini acidi inorganici come H2SO4, HCl o H3PO4 Di questi la classe più importante è rappresentata dagli acidi carbossilici aromatici ed i loro sali. In Figura 19 illustriamo i casi più comuni:. – 34 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 Figura 19 Strutture dei più importanti acidi carbossilici aromatici usati con la tecnica della singola colonna. Questa classe di sostanze viene usata così frequentemente perchè le soluzioni degli acidi ed i loro sali hanno un potere di eluizione molto alto combinato con una conducibilità propria relativamente bassa, così che possono essere usati per la rivelazione con i sistemi a conducibilità diretta. Usando acidi polibasici la carica e perciò il potere d'eluizione può essere controllato con il pH. Tuttavia, in questo caso il pH deve essere controllato con grande precisione. Gli acidi carbossilici aromatici hanno un alto assorbimento nell'UV così che si possono usare vantaggiosamente nella rivelazionen UV/ VIS indiretta. Anche per gli acidi aromatici solfonici come l'acido para-toluensolfonico si possono fare in linea di principio le stesse considerazioni; essi sono sempre completamente deprotonati e perciò non possiedono capacità tampone. Il loro potere di eluizione si controlla solo agendo sulla concentrazione. Gli acidi carbossilici alifatici come l'acido ossalico o l'acido citrico hanno una conducibilità propria alta ma sono trasparenti nell'UV, così che possono essere usati per la rivelazione UV / VIS diretta. Questo vale anche per acidi alifatici solfonici, il più comune è l'acido metansolfonico. Gli omologhi superiori di queste due classi di composti a catena idrocarburica lunga sono caratterizzati da una conducibilità equivalente bassa e questo consente di usarli con tecniche di rivelazione in conducibilità diretta [2,4]. Gli idrossidi alcalini hanno un uso molto limitato nella tecnica a colonna singola, perchè lo ione OH- ha la più bassa affinità per il gruppo ammonio quaternario di tutti i possibili anioni nell'eluente. Perciò bisogna usare concentrazioni dell'eluente così alte anche per colonne a capacità basse che solo la rivelazione a conducibilità indiretta dà buoni risultati. Invece la rivelazione UV/VIS è praticabile facilmente, perché lo ione idrossido ha un assorbimento caratteristico sotto i 220 nm ad elevate concentrazioni. Nel caso degli acidi inorganici o dei loro sali vista la loro dissociazione completa e l'alta conducibilità ad essa associata è possibile impiegare solo rivelatori fotometrici. Nel caso dell'acido fosforico e dei sali fosfato si può controllarne la capacità tampone ed il potere di eluizione agendo sul pH dell'eluente. Per la maggior parte degli eluenti appena menzionati è possibile l'uso di altri sistemi di rivelazione come quello amperometrico o fluorimetrico o ancora con tecniche accoppiate. Per l'impiego degli eluenti menzionati con questi tipi di detector vi rimandiamo alla letteratura attinente [2,4,5]. Tecnica con soppressore La tecnica con soppressore chimico è la tecnica di rivelazione originalmente introdotta con la IC [1]. A differenza della tecnica a singola colonna, questo metodo usa solo la rivelazione a conducibilità. Nella tecnica con soppressore o "cromatografia ionica soppressa" il così detto soppressore viene inserito tra la colonna di separazione ed il detector [2,4]. Sia l'eluente che gli analiti vengono chimicamente modificati nel soppressore, questa operazione è di particolare importanza per la susseguente misura di conducibilità. Il soppressore ha il compito di abbattere la conducibilità dell'eluente e, se possibile, di aumentare la rivelabilità degli analiti. Il principio di soppressione chimica viene illustrato dalle Equazioni 63 e 64 per un'applicazione di cromatografia anionica. Si impiega come eluente NaHCO3 , lo ione cloruro è l'analita. La soppressione + viene eseguita con uno scambiatore cationico fortemente acido del tipo H . - R-SO3 H + Na + HCO3 + + R-SO3 Na + H2O + CO2 (63) - + R-SO3 H + + R-SO3 Na (64) - + Na + Cl - + + - + H + Cl Nel caso più semplice il soppressore consiste di una colonna che viene inserita dopo la colonna di separazione, da qui l'origine del termine più vecchio "tecnica a due colonne". L'eluente bicarbonato di sodio viene neutralizzato secondo l' Equazione 63, in cui gli ioni sodio vengono sostituiti da protoni. Questo abbassa drasticamente la conducibilità dell'eluente. L'analita Cl non viene alterato (Equazione + + 64), ma il suo controione Na viene sostituito con H che ha una conducibilità equivalente – 35 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 notevolmente più grande [19]. Poichè il detector registra come segnale la somma delle conducibilità dell'analita e del suo controione, le due reazioni descritte hanno come risultato un chiaro miglioramento della sensibilità. + Le colonne con scambiatori cationici del tipo ad H che venivano originalmente utilizzate come soppressori causavano un considerevole allargamento dei picchi. Inoltre dovevano operare in discontinuo perchè lo scambiatore di cationi doveva essere rigenerato. Questo è il motivo per cui i sistemi continui a membrana sono stati subito prediletti non appena introdotti, in questi l'agente rigenerante, di solito acido solforico diluito, e l'eluente vengono fatti passare l'uno sull'altro in un sistema in controcorrente [6]. Malgrado i suoi vantaggi la tecnica del soppressore ha anche diversi svantaggi cruciali. In pratica in cromatografia ionica si possono sopprimere con successo solo gli eluenti derivati dagli idrossidi alcalini e dai carbonati. Gli anioni di acidi più deboli, come l'acetato o il fluoruro, sono quasi completamente protonati dopo la reazione di soppressione, così che la loro rivelabilità viene abbassata di molto in confronto con la tecnica della singola colonna. I cationi ad alta valenza devono essere rimossi prima dell'analisi perchè formano idrossidi insolubili che precipitando in colonna di separazione possono bloccarla. Come è stato chiarito, la tecnica del soppressore è sinonimo di impiego della soppressione chimica dell'eluente e di una rilevazione diretta della conducibilità [2, 4]. Questa tecnica è insolitamenta diffusa in cromatografia anionica, e questo principalmente perchè in molti casi è più sensibile della rivelazione di conducibilità diretta accoppiata alla tecnica della singola colonna. La conducibilità propria degli eluenti classici per la tecnica a singola colonna (per es. 2 mmol/ Kg di ftalato, pH= 8) è di 200 YS/ cm. Per eluenti sopprimibili essa risulta più bassa almeno di una potenza di dieci. La soppressione chimica della conducibilità è possibile solo per alcuni eluenti. Si tratta di soluzioni di [4]: • • • • idrossidi alcalini carbonati e bicarbonati alcalini 2borati (B4O7 ) amminoacidi In pratica degli eluenti menzionati sopra solo gli idrossidi alcalini e le soluzioni tampone dei carbonati sono di grande importanza, e ciò implica quindi una scelta della fase mobile molto limitata. Lo ione idrossido è uno ione estremamente debole, così che anche con materiali di separazione a bassa capacità si deve lavorare a concentrazioni elevate sopra le 50 mmol/kg. Se si impiegano gruppi funzionali molto polari allora la forza di ritenzione relativa dell'OH può essere aumentata notevolmente sfruttando la selettività dell'idrossido. Con eluenti del tipo OH si può intervenire sui tempi di ritenzione o sulla selettività solo agendo sulla concentrazione. L'uso di carbonati e bicarbonati permette di avere sistemi di eluizione più flessibilii. Entrambe le 2-, specie, HCO3 e CO3 si convertono in acido carbonico H2CO3 dopo soppressione; questo è dissociato solo in piccolissima parte. Per quanto concerne il potere di eluizione il bicarbonato è solo leggermente più forte dell'idrossido, mentre il carbonato è un eluente forte. Emtrambi gli anioni sono normalmente copresenti; questo eluente quindi si caratterizza per un effetto tampone e quindi per un potere d'eluizione che può essere facilmente controllato agendo sulle concentrazioni dei due componenti ed sul rapporto tra di esse. Grazie alle cariche delle due specie ioniche presenti nell'eluente la selettività nei confronti di analiti monovalenti o divalenti può essere influenzata in modo selettivo. Il rapporto di concentrazione dei due ioni dell'eluente può essere aggiustato con grande precisione agendo sul pH, per questo si trova che il pH degli eluenti del tipo 2HCO3 / CO3 varia tra 8 e 11. Sempre per conseguenza di quanto visto sopra per eluenti del tipo OH l'eluizione può essere accelerata con l'uso di fasi stazionarie con gruppi funzionali polari. Entrambi i sistemi d'eluizione possono venire usati con successo con scambiatori anionici funzionalizzati in superficie, solo quando o la matrice (copolimero del metacrilato) o il gruppo funzionale hanno una polarità molto alta. Con colonne di separazione del tipo PS-DVB si sono osservate per gli analiti deboli (es, nitrato e bromuro) simmetrie di picco molto povere e tempi di ritenzione lunghi e questo anche usando gruppi funzionali polari. Con materiali pellicolari questi effetti non sono così marcati e ciò spiega l'uso molto esteso che se ne fa nelle tecniche di soppressione [2,4]. – 36 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 3.7.2 Cromatografia cationica 3.7.2.1 Cromatografia cationica di metalli alcalini, alcalino terrosi e dello ione ammonio con rivelazione a conducibilità Gli eluenti di uso più comune nella separazione dei metalli alcalini e dello ioni ammonio così come delle ammine alifatiche a catena breve su fasi stazionarie solfonate sono gli acidi minerali HCl e HNO3 [4]. La concentrazione dell'acido nell'eluente viene scelta in funzione del tipo e della capacità dello scambiatore di cationi usato ed è generalmente di alcune mmol/L. I cationi divalenti come le terre alcaline non possono essere eluite con acidi minerali perchè hanno un'alta affinità per la fase stazionaria e l'aumento della concentrazione dell'acido renderebbe la rivelazione troppo insensibile o impossibile la soppressione. Come alternativa per la separazione degli ioni dei metalli alcalino terrosi si può usare una base organica come l'etilendiammina. A valori di pH bassi essa è protonata ed è presente come catione divalente. L'analisi simultanea dei metalli alcalini ed alcalino terrosi su scambiatori cationici fortemente acidi viene eseguita principalmente con eluenti che contengono acido cloridrico e acido 2,3diamminopropionico [2]. Controllando il pH è possibile alterare il grado di protonazione dei gruppi amminici e perciò il potere di eluizione dell'acido 2,3-diamminopropionico (vedi Sezione: Modelli di ritenzione per eluenti monocationici). Nei sistemi senza soppressione si possono usare come eluenti anche gli acidi organici deboli oltre che gli acidi minerali. Acidi organici abbastanza diffusi sono l'acido ossalico, l'acido citrico, l'acido tartarico. Agenti complessanti come l'acido 2,6-piridin-dicarbossilico (PDCA) e il 18-crown-6 vengono usati per influenzare selettivamente i tempi di analisi di singoli cationi. Ci sono due diversi tipi di rilevazione a conducibilità. Se la conducibilità di fondo dell'eluente è alta, per + esempio utilizzando acidi minerali diluiti a causa dell'elevata conducibilità di H , allora è possibile la rilevazione della conducibilità diretta solo con analiti con una conducibilità chiaramente più bassa dell'eluente. Questo significa che si produrranno picchi negativi che tuttavia, si possono convertire in un cromatogramma normale per inversione delle polarità del detector o anche semplicemente per via grafica. Se la qualità del detector di conducibilità non permette misurazioni sensibili di conducibilità a un livello così alto allora è necessario usare la soppressione anche in cromatografia cationica. La costruzione di soppressori per cromatografia cationica è più difficile che per la anionica ed essi hanno durate molto più brevi rispetto a quelli anionici. 3.7.2.2 Cromatografia cationica dei metalli di transizione dei metalli alcalino terrosi con derivatizzazione post-colonna e rilevazione fotometrica + + I cationi monovalenti come H o Na non sono adatti come eluente per la separazione dei metalli di transizione e dei metalli pesanti perchè i coefficienti di selettività di questi analiti differiscono di poco a parità di numero di carica. Tuttavia la separazione si può realizzare introducendo un equilibrio secondario. A tal fine si impiegano come eluenti acidi carbossilici che formano complessi (vedi Figura 20) come l'acido citrico, l'acido ossalico e l'acido tartarico. Insieme con gli ioni del metallo questi formano complessi neutri o anionici (vede Sezione: Modelli di ritenzione in cromatografia ionico). Figura 20 Vari acidi carbossilici usati come eluenti in cromatografia cationica. Complessando i cationi del metallo la densità di carica effettiva degli analiti viene ridotta. Concomitantemente le diverse costanti di formazione dei complessi dei singoli ioni metallici aumentano la selettività della separazione. Il meccanismo dell'eluizione è dovuto al dislocamento isoionico da parte del controione (effetto di spinta) e alla formazione del complesso (effetto trainante) da parte dei leganti presenti [4]. 2+, La Figura 21 mostra gli equilibri tra gli analiti M partecipano al meccanismo d'eluizione. 2- + l'agente complessante L ed i controioni E che – 37 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 Figura 21 Diagramma schematico degli equilibri che partecipano al processo di scambio [4]. + L'entità dello spostamento isoionico da parte dei controioni E è determinato dall'affinità del catione per la fase stazionaria. Con controioni monovalenti il catione con l'affinità più grande per la fase stazionaria ha una maggiore forza eluente. L'influenza dell'agente complessante può essere variata agendo sul pH e sulla concentrazione dell'eluente. Inoltre il potere di eluizione può essere influenzato impiegando diversi agenti complessanti o anche usando come controione un catione divalente. Mentre entrambi i tipi di rilevazione a conducibilità disponibili sono appropriati per la rivelazione di metalli alcalini, gli ioni dei metalli di transizione e dei metalli pesanti possono essere determinati solo a mezzo di misurazioni di conducibilità diretta e senza soppressore. Infatti con la reazione di soppressione questi metalli vengono convertiti in idrossidi sostanzialmente insolubili. La rilevazione diretta della conducibilità è possibile solo quando si usano eluenti con una conducibilità di fondo bassa e scambiatori cationici a bassa capacità. Queste sono le ragioni per cui la derivatizzazione post-colonna con formazione di complessi metallici rilevabili fotometricamente è la tecnica più usata per la rilevazione dei metalli di transizione. Dopo aver lasciato la colonna di separazione l'eluato si mescola con una reagente metallocromico in un postreattore; questo reagisce con gli analiti per formare complessi del metallo colorati che possono essere rilevati fotometricamente. Esiste una grande varietà di azo-composti che possono essere usati come agenti coloranti [2, 4]; questi reagiscono con quasi tutti i cationi metallici. I metalli di transizione e i lantanidi per esempio reagiscono con il 4-(2-piridilazo)resorcinolo (PAR) (Figura 22) per formare complessi colorati. Lantanidi e attinidi possono essere analizzati impiegando l'acido 2,7-bis(2arsenofenilazo)1,8-diidrossinaftalene-3,6-disolfonico (Arsenazo III). L'acido pirocatecol-3,5-disulfonico (Tiron) è invece adatto per la derivatizzazione post-colonna dell'alluminio. Figura 22 Struttura dell'indicatore PAR Il PAR viene impiegato principalmente per la rilevazione degli ioni dei metalli di transizione. Forma complessi colorati con Fe Co, Ni, Cu, Zn, Mn, Pb e Cd che assorbono a lunghezze d'onda tra 490 e 4 -1 -1 520 nm con coefficienti di assorbimento fino a 10 L mol cm rilevabili fotometricamente. La sensibilità del metodo è dovuta al fatto che i coefficienti di estinzione del complesso metallo-PAR sono grandi comparati col coefficiente di assorbimento dei reagenti alle lunghezze d'onda di lavoro. 3.7.2.3 Cromatografia di esclusione ionica In IEC la scelta del sistema di eluizione come del materiale d'impaccamento, non è mai molto entusiasmante. Si va dall'acqua pura agli acidi minerali diluiti. Quando si seleziona il sistema più appropriato è anche necessario prendere in considerazione le limitazioni sul sistema di rilevazione. I sistemi di rilevazione più usati restano comunque il fotometrico e la conducibilità. Con la rilevazione – 38 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 fotometrica gli acidi solforico e perclorico diluiti sono gli eluenti più usati per via della loro perfetta trasparenza nell'UV. Quando si lavora in rivelazione a conducibilità, l'acido solforico diluito è l'eluente preferito perchè produce buoni cromatogrammi con un minimo di equipaggiamento (non è necessaria la soppressione). In combinazione con un soppressore per cromatografia cationica si usa l' acido cloridrico diluito. La concentrazione dell'acido nell'eluente determina il grado di dissociazione degli analiti e perciò anche il loro grado di ritenzione la quale, in genere, diminuisce al crescere della concentrazione dell'acido. La forma del picco è pure influenzata dalla concentrazione dell'acido. Per gli acidi organici l'acqua pura di solito non è un buon eluente a causa dell’adsorbimento crescente, benchè produca risultati eccellenti per il carbonato e l'acido borico. – 39 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 4 Sezione sperimentale La sezione pratica di questo manuale presenta esperimenti che forniscono nel loro complesso un'introduzione particolareggiata al mondo della cromatografia ionica. Si parte con un gruppo di esperimenti che coprono tutta la teoria della cromatografia ionica (capitolo 4.2); la seconda parte (capitolo 4.3) continua con determinazioni di anioni e la terza e ultima parte (capitolo 4.4) tratta l'analisi di cationi organici ed inorganici. In linea di principio gli esperimenti possono essere eseguiti su qualunque cromatografo ionico. Tuttavia, l'equipaggiamento minimo dello strumento deve soddisfare i seguenti requisiti: • • • • • • • • • • pompa a doppio pistone a basse pulsazioni controllo del flusso secondo le esigenze dettate dalla colonna valvola di iniezione elettronica possibilità di inserire loop con volumi diversi per il campione e colonne di preconcentrazione soppressione elettronica per anioni e cationi soppressione chimica per anioni detector a conducibilità con stabilizzazione della temperatura, se possibile migliore di ±0.01 °C alloggiamento isolato termicamente ed elettronicamente predisposizione operativa per anioni e cationi consigliato il controllo da computer Tutti i sistemi IC, modulari e compatti della Metrohm rispondono a queste esigenze nella loro concezione di base. Tuttavia, il modello 792 IC Basic è disegnato espressamente per l'addestramento e l'insegnamento ed è perciò l'ideale per eseguire gli esperimenti seguenti. Figura 23 Il Metrohm 792 IC Basic: espressamente sviluppato per l'addestramento e l'insegnamento 4.1 Informazioni pratiche di lavoro Crescita batterica Per prevenire la crescita batterica, l'eluente e le soluzioni di lavaggio e rigenerazione dovrebbero essere sempre preparate di fresco e non usate per periodi di tempo troppo lunghi. Se la crescita batterica o la formazione di alghe si dovesse comunque verificare allora si consiglia di aggiungere all'eluente il 5% di metanolo o acetone. Se si impiegano soppressori a membrana questo non è possibile perchè la membrana viene distrutta dai solventi organici. Tuttavia, il modulo di soppressione Metrohm "MSM" è resistente al 100% a tali solventi. Analisi di cationi Nell' esecuzione di ciascuna analisi il campione deve essere acidificato (pH 2.5 - 3.5) con acido nitrico (circa 100 YL 2 mol/ L HNO3 a 100ml di campione), altrimenti i cationi divalenti non danno risultati riproducibili. – 40 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 Grado chimico Tutti i reagenti usati dovrebbero essere almeno di grado p.a. (grado analitico) o puriss. (purissimo). Gli standard usati devono essere specifici per cromatografia ionica; per esempio il sale di sodio dovrebbe essere in acqua, non in acido. Sorgenti di contaminazione Tutte le soluzioni, i campioni, le soluzioni di rigenerazione, l'acqua e gli eluenti dovrebbero essere esenti da particelle che possono danneggiare o bloccare la colonna di separazione (aumento di pressione in colonna). Questo problema è particolarmente importante quando si preparano gli eluenti inquanto questi flussano in colonna continuamente (500-1000 mL per giorno di lavoro, la quantità giornaliera di campione è invece circa 0.5 mL). Degassaggio dell'eluente Per evitare la formazione di bolle si raccomanda che l'acqua usata per preparare l'eluente venga degasata prima di aggiungere i reagenti. Il degasamento si ottiene applicando il vuoto con una pompa da vuoto o con una pompa ad acqua per circa 10' o ancora usando un bagno ad ultrasuoni. Protezione ambientale Uno dei grandi vantaggi della cromatografia ionica è che si lavora con sistemi acquosi. Perciò i reagenti impiegati in IC sono sostanzialmente non tossici e non inquinanti. Tuttavia la dovuta cura va posta nello smaltimento di acidi, basi, solventi organici o standard di metalli pesanti ogni volta che se ne fa uso. Spegnimento dello strumento Se il cromatografo ionico non viene usato per un periodo più lungo di 1 settimana, la colonna di separazione dovrebbe essere rimossa ed il cromatografo ionico andrebbe risciaquato con una soluzione metanolo/acqua (1: 4). Particolare attenzione va posta nel pulire tutte e tre le celle del soppressore. Informazioni di sicurezza È buona norma indossare occhiali protettivi, abbigliamento protettivo e, se necessario i guanti protettivi quando si eseguono tutti gli esperimenti. Assicurarsi di osservare le frasi di rischio riportate in etichetta in tutti i prodotti chimici impiegati. Scelta della colonna La maggior parte degli esperimenti descritti sono eseguiti su colonne economiche - Metrosep Anion Dual 1 per anioni e Metrosep C2 per cationi. Queste colonne forniscono una buona separazione in tutti gli esperimenti descritti. Ovviamente i prodotti Metrosep includono varie altre colonne di separazione che hanno un'efficienza notevolmente maggiore, ma sono anche più costose. Conservazione delle colonne di separazione • Colonna per anioni Metrosep Anion Dual 1 (6.1006.020) Per una conservazione senza utilizzo, a breve termine (giorni) la cartuccia della colonna si conserva nel suo alloggiamento chiuso. Per una conservazione più lunga (settimane) la colonna va conservata al buio nel suo contenitore di deposito riempito con acetone/ acqua (1: 9). – 41 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 Figura 24 Colonna Metrosep Anion Dual 1 (6.1006.020) con supporto • Colonna per anioni Metrosep A Supp 5 (6.1006.530) La colonna va conservata in eluente. • Colonna per cationi Metrosep C2 (6.1010.210) La colonna va conservata in eluente ed in frigorifero (4 °C). È essenziale che la colonna non resti mai a secco. Figura 25 Colonna per cationi Metrosep C2 (6.1010.210) • Colonna per cationi Nucleosil 5SA (6.1007.000) Per la conservazione a breve termine (giorni) la colonna si conserva in eluente, per la conservazione a lungo termine (settimane) in metanolo/ acqua (1: 4). • Colonna Metrosep Organic Acids (6.1005.200) Per la conservazione a breve termine (giorni) la colonna si conserva in eluente, per la conservazione a lungo termine (settimane) in acqua deionizzata. • Colonne di separazione di altre marche Si rimanda alle istruzioni del produttore. Qualità dell'acqua In cromatografia ionica si impiegano prevalentemente mezzi acquosi. Perciò la qualità dell'acqua è cruciale per avere buoni risultati. Se la qualità dell'acqua è insoddisfacente anche i risultati lo saranno. Inoltre c'è il pericolo di danneggiare lo strumento e la colonna di separazione. L'acqua deionizzata che si impiega dovrebbe avere perciò una resistività di 18.2 M# ed essere libera da particelle. A tal proposito è importante che l'acqua venga filtrata attraverso un filtro da 0.45 Ym. – 42 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 4.2 Esperimenti che percorrono l'intera teoria sulla cromatografia ionica 4.2.1 Esperimento 1 - Cromatografia ionica con e senza soppressione chimica La conducibilità equivalente è sempre data dalla somma delle conducibilità equivalente di tutti gli – + e cationi in soluzione: anioni = + – + In linea di principio la conducibilità aumenta con la concentrazione dell'elettrolita o degli ioni. In realtà una relazione lineare esiste solo per soluzioni diluite dato che dipende dalla concentrazione (legge di Kohlrausch). I valori che si trovano nelle tabelle (vedi capitolo "detector a conducibilità") forniscono in realtà i valori di – conducibilità equivalente in soluzioni a diluizione infinita. L'entità della conducibilità equivalente dipende in larga misura dalla temperatura (± 2% / °C). In particolare, per misurazioni senza soppressione chimica, e cioè in pratica con una conducibilità di fondo alta, gli errori causati da una variazione in temperatura sono estremamente visibili. Perciò le fluttuazioni della temperatura del detector non dovrebbero essere più grandi di 0.01 °C. In cromatografia anionica senza soppressione chimica, in cui la conducibilità di fondo è soppressa elettronicamente, l'eluente dovrebbe avere la conducibilità più bassa possibile. In questo caso è utile impiegare i sali degli acidi deboli come lo ftalato, il salicilato e il benzoato. I valori misurati senza soppressione chimica sono la differenza di conducibilità equivalente tra lo ione del campione e lo ione dell'eluente. $ ~( P – E) Picchi negativi si osservano quando la conducibilità dello ione del campione è più bassa di quella dello ione dell'eluente. Un esempio di ciò è l'anione fosfato: a pH= 5 è presente principalmente come 2 è di 33 Sxcm /mol, risulta più bassa di quella dello H2PO4 e poichè la sua conducibilità equivalente 2 ftalato che è di 38 Sxcm /mol; ne risulta quindi un picco negativo e molto piccolo. Si può ovviare a ciò 2lavorando ad un pH più alto, a cui il fosfato sia presente come HPO4 con una conducibilità 2 di 57 Sxcm /mol. equivalente Quando la conducibilità di fondo viene abbattuta chimicamente si parla di cromatografia ionica con soppressione chimica. L'eluente con una conducibilità alta viene convertito con una reazione postcolonna (la reazione di soppressione) in un'eluente con un conducibilità bassa. – 2– Nell'analisi di anioni questo si ottiene utilizzando come eluenti sali di acidi deboli, come HCO3 , CO3 3– + e BO3 . Tutti i cationi presenti nell'eluente e nel campione vengono scambiati con H nel soppressore. L'eluente forma in questo modo degli acidi che sono debolmente dissociati in base alla reazione seguente: - + Na + HCO3 + + +H Na %% %%& H2CO3 L' acido carbonico che si forma è presente principalmente come CO2 + H2O. La conducibilità + rimanente è quindi molto bassa. Poichè anche i controioni degli anioni vengono sostituiti con H nel soppressore, si può scrivere l'equazione seguente: + - Na + Cl + + +H Na %% %%& H+ + Cl+ - Invece di quella dell’Na e del Cl originariamente presenti nel campione, ora viene misurata la + conducibilità equivalente di H e Cl che è notevolmente più alta rispetto ad una conducibilità di fondo più bassa. Teoreticamente ci si aspetta un segnale aumentato di un fattore dieci rispetto alla misura senza soppressione chimica. Tuttavia, l'aumento in sensibilità osservato in pratica è solo di un fattore 2-4. A differenza della calibrazione lineare caratteristica delle condizioni di lavoro senza soppressione chimica, in questo caso la funzione di calibrazione migliore è quadratica; questo significa che per il calcolo è necessario fare una calibrazione multi-punto. La finestra di concentrazione ad interpolazione lineare è notevolmente più piccola (circa 1/ 20 - 1/ 50) di quando si lavora senza soppressione chimica. Contenuto informativo • Principi di configurazione di un sistema IC – 43 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 • Differenze di lavoro con e senza soppressione chimica • Determinazione delle diverse sensibilità dei due metodi Esperimento 1a – Analisi senza soppressione chimica Tabella 3 Parametri- Esperimento 1a Colonna 6.1006.020 Metrosep Anion Dual 1 (3 x 150 mm) Eluente 8 mmol/ L acido ftalico, 2% acetonitrile;pH= 4.1 (TRIS) conducibilità circa 400 YS/cm Campioni standard (fluoruro, cloruro, nitrito, bromuro, nitrato, fosfato, solfato) Metodo exp_01_n.mtw Sistema anionsupp.smt Flusso 0.5 mL/min Pressione 3 MPa Tempo dell'analisi 20 min Loop 100 YL Polarità + Preparazione dell'eluente Dissolvi 1.33 g di acido ftalico in 20 mL di acetonitrile ed una piccola quantità di acqua e porta a 1 L. Aggiusta il pH a 4.1 per aggiunta di circa 1 g di TRIS (solido). Prima di aggiungere i reagenti degasa l'acqua impiegata applicando il vuoto di una pompa a getto d'acqua per 10 min o usando un bagno ad ultrasuoni. Cromatogramma 1 Soluzione standard Tabella 4 Componenti - Esperimento 1a Picco Componente [tR] [ min] Conc.[mg/L] TP Area [HS/cm*s] 1 Fluoruro 3.6 5 2310 51 – 44 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 2 Cloruro 4.9 5 3680 71 3 Nitrito 5.7 5 3670 36 4 Bromuro 6.7 10 3960 63 5 Nitrato 7.8 10 3890 74 6 Solfato 10.9 10 3430 88 7 picco di sistema 17 Esperimento 1b - Analisi con soppressione chimica Tabella 5 Parametri - Esperimento 1b Colonna 6.1006.020 Metrosep Anion Dual 1 (3 x 150 mm) Eluente 2.4 mmol/L NaHCO3 / 2.5 mmol/L Na2CO3 + 2% acetone. conducibilità dopo soppressione chimica circa 16 YS/ [cm] Campione standard (fluoruro, cloruro, nitrito, bromuro, nitrato, fosfato, solfato) Metodo exp_01_s.mtw Sistema asupp.smt Flusso 0.5 mL/ min Pressione 3 MPa Tempo d'analisi 16 min Loop 20 YL Soppressore soluzioni rigeneranti: 50 mmol/ L H2SO4, acqua ultrapura. autostep con valvola di iniezione in posizione “fill” Polarità + Preparazione dell'eluente Dissolvi 265 mg di sodio carbonato (anidro) e 201.5 mg di bicarbonato di sodio in 980 mL di acqua ultrapura. Quindi aggiungi 20 mL acetone. – 45 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 Cromatogramma 2 Soluzione Standard Tabella 6 Componenti - Esperimento 1b Picco Componente tR [min] Conc. [mg/L] TP Area [HS/cm*s] 1 Fluoruro 3.8 2 2780 48 2 Cloruro 5.7 5 4100 81 picco di sistema 6.8 3 Nitrito 7.3 5 3900 46 4 Bromuro 8.6 10 4510 69 5 Nitrato 10.4 10 4480 87 6 Fosfato 11.7 10 3220 43 7 Solfato 14.4 10 3660 113 Il picco di sistema è significativamente più piccolo che nell'esperimento 1a, cromatogramma 1, e può perciò essere individuato solo impostando un fondo scala di conducibilità molto basso. 4.2.2 Esperimento 2 - Capacità di una colonna di separazione Se i picchi si presentano tagliati o sagomati a pinna di squalo, o hanno tempi di ritenzione non costanti, o picchi scodati o prolati, tutti questi problemi possono avere una causa comune: sovraccarico della colonna. Ciascuna colonna ha un numero limitato di siti di scambio ionico. Prima che il campione venga iniettato essi sono occupati interamente dagli ioni dell'eluente. Quando il campione viene iniettato, lo scambio ionico comincia ad aver luogo: ioni dell'eluente si scambiano con ioni del campione e ioni del campione con ioni dell'eluente. Poichè ciascuna specie ionica differisce nella sua costante di legame, ciascuna eluisce attraverso la colonna con una sua velocità. Il risultato è la separazione della miscela di sostanze in uscita e perciò il cromatogramma. Questo processo funziona perfettamente solo se il numero di siti di scambio è sostanzialmente più alto del numero dei legami richiesti dal campione iniettato. Per esempio una colonna con una capacità di 1 meq (milliequivalente) può legare un massimo di 1 mmol di ioni monovalenti. Un secondo effetto che ha un'influenza negativa sulla separazione è il fatto che in linea di principio ciascuno ione può agire come uno ione dell'eluente. Se la colonna è sovraccaricata allora la maggior parte degli ioni dell'eluente è sostituito da ioni del campione. Questo implica modifiche incontrollabili degli equilibri della colonna e la separazione diviene peggiore. La capacità di una colonna può essere determinata occupando tutti i siti con ioni cloruro. Dopo un lavaggio con acqua deionizzata il cloruro viene eluito con un'eluente carbonato e successivamente quantificato con un’analisi in cromatografia ionica o con una titolazione argentometrica. Nell'esperimento seguente la concentrazione di cloruro è stata aumentata fino ad ottenere il sovraccarico della colonna. Alcuni degli effetti associati a questa condizione vengono descritti di seguito: • i tempi di ritenzione degli ioni che seguono divengono più corti • il picco dello ione dominante è tagliato • il picco dello ione dominante scoda • il numero di piatti teorici (TP) diminuisce • Il rapporto area/altezza peggiora (ad area costante, l'altezza del picco diminuisce) e la simmetria del picco diminuisce. La simmetria del picco diminuisce anche nel caso in cui siano bloccati i setti porosi della colonna, o aumentato il volume morto o, ancora, per effetto di assorbimento sul materiale della colonna. – 46 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 Contenuto informativo • Spiegazione dei seguenti parametri cromatografici: tempo di ritenzione, risoluzione, area, numero di piatti teorici, simmetria e rapporto area/altezza • Influenza di un componente dominante sui componenti con una concentrazione inferiore: modifiche dei parametri sopra menzionati Tabella 7 Parametri - Esperimento 2 Colonna 6.1006.020 Metrosep Anion Dual 1 (3 x 150 mm) Eluente 2.4 mmol/ L NaHCO3/ 2.5 mmol/ L Na2CO3+ 2% acetone conducibilità dopo soppressione chimica circa 16 YS/ [cm] campione standard (fluoruro, cloruro, nitrito, bromuro, nitrato, fosfato, solfato), + NaCl (circa 1g) Metodo exp_02_s.mtw Sistema asupp.smt Flusso 0.5 mL/ min Pressione 3 MPa Tempo d'analisi 16 min Loop 20 YL Soppressore soluzioni rigeneranti: 50 mmol/ L H2SO4, acqua ultrapura; autostep con valvola di iniezione in posizione “fill” Polarità + Preparazione dell'eluente Dissolvi 265 mg di sodio carbonato (anidro) e 201.5 mg di carbonato acido di sodio in 980 mL di acqua ultrapura e quindi aggiungi 20 mL di acetone. Cromatogramma 3 a Soluzione standard con una concentrazione molto alta di cloruro – 47 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 Cromatogramma 3b Soluzione standard con una concentrazione molto alta di cloruro; ingrandimento di parte del cromatogramma 3a Commenti Il cloruro di sodio va pesato. I tempi di ritenzione dei picchi così come il numero di piatti teorici e l'area possono variare con la quantità di NaCl pesata. L'enorme picco del cloruro interferisce con la valutazione dei picchi seguenti. Perciò l'Identificazione corretta dei singoli picchi è possibile solo aggiungendo alla soluzione del campione aliquote note (spike) dei rispettivi anioni da determinare. 4.2.3 Esperimento 3 - Selettività delle colonne di separazione Per ioni mono e divalenti la forza dell'eluente contro il logaritmo del tempo di ritenzione dà una correlazione lineare. La pendenza di questa retta è maggiore per gli ioni divalenti che per i monovalenti. Ne consegue che l'aumento nella forza d'eluizione dell'eluente ha un'influenza molto più grande sui tempi di ritenzione degli ioni divalenti che sul tempo di ritenzione dei monovalenti. L'influenza è evidente sullo ione solfato. Al crescere della concentrazione dell'eluente, l'eluizione del solfato si accelera in modo vistoso rispetto agli ioni monovalenti. In generale se gli ioni dell'eluente sono divalenti hanno un potere eluente maggiore che i monovalenti giacchè possono formare due legami con la fase stazionaria e perciò competono maggiormente con la stessa. A parità di molarità l'idrossido di sodio ha un pH più alto che il carbonato/bicarbonato. Il potere di eluizione dell'OH è minore di quello del carbonato acido perchè la sua interazione con la fase stazionaria non è altrettanto forte. Il tempo di ritenzione dello ione fosfato dipende fortemente dal valore del pH. A valori di pH alti 2– 3– l'equilibrio si sposta da HPO4 verso PO4 . Se viene aggiunto idrossido di sodio ad un eluente sodio carbonato, ne risulta un incremento del tempo di ritenzione del fosfato mentre i tempi di ritenzione di tutti gli altri ioni diminuiscono. Contenuto informativo • Confronto fra eluenti con anioni monovalenti e divalenti • Confronto fra gli eluenti idrossido di sodio e carbonato/ bicarbonato • Influenza del pH dell'eluente sulla ritenzione del fosfato – 48 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 Tabella 8 Parametri - Esperimenti dal 3a al 3d Colonna 6.1006.020 Metrosep Anion Dual 1 (3 x 150 mm) Eluenti a) 2.5 mmol/ L Na2CO3/ 2.4 mmol/ L NaHCO3 b) 4 mmol/ L Na2CO3/ 1 mmol/ L NaHCO3 c) 4 mmol/ L Na2CO3/ 1 mmol/ L NaOH d) 1 mmol/ L Na2CO3/ 4 mmol/ L NaOH conducibilità dopo soppressione chimica circa 17 YS/ cm Campione standard (fluoruro, cloruro, nitrito, bromuro, nitrato, fosfato, solfato) Metodo Exp_03_s.mtw Sistema Asupp.smt Flusso 0.5 mL/ min Pressione 3 MPa Tempo dell'analisi a) 14 min b) 11 min c) 11 min d) 24 min Loop 20 YL Soppressore soluzioni rigeneranti: 50 mmol/ L H2SO4, acqua ultrapura; autostep con valvola di iniezione in posizione “fill” Polarità + Esperimento 3a - 2.5 mmol/ L Na2CO3/ 2.4 mmol/ L NaHCO3 Preparazione dell'eluente Dissolvi 265 mg di sodio carbonato (anidro) e 201.5 mg di bicarbonato di sodio in 1 L di acqua ultrapura. – 49 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 Cromatogramma 4 Soluzione standard - 2.5 mmol/ L Na2CO3/ 2.4 mmol/ L NaHCO3 Tabella 9 Componenti - Esperimento 3a Picco Componente tR [min] Conc. [mg/L] TP Area [HS/cm*s] 1 Fluoruro Cloruro Nitrito Bromuro Nitrato Fosfato Solfato 3.5 5.1 6.6 7.6 9.1 9.8 11.8 2 5 5 10 10 10 10 2733 4003 3344 4156 4199 2902 3442 47 81 48 69 91 47 118 2 3 4 5 6 7 Esperimento 3b - 4 mmol/ L Na2CO3/ 1 mmol/ L NaHCO3 Preparazione dell'eluente Dissolvi 424 mg di carbonato di sodio (anidro) e 84 mg bicarbonato di sodio in 1 L di acqua ultrapura. Cromatogramma 5 Soluzione standard - 4 mmol/ L Na2CO3/ 1 mmol/ L NaHCO3 Tabella 10 Componenti - Esperimento 3b Picco Componente tR [min] Conc. [mg/L] TP Area [HS/cm*s] 1 Fluoruro Cloruro Nitrito Bromuro Nitrato Fosfato Solfato 3.3 4.6 5.8 6.8 7.7 8.0 8.7 2 5 5 10 10 10 10 2422 3696 2797 3970 4456 3500 3120 50 83 47 69 37 102 123 2 3 4 5 6 7 Esperimento 3c - 4 mmol/ L Na2CO3/ 1 mmol/ L NaOH Preparazione dell'eluente Dissolvi 424 mg carbonato di sodio (anidro) e 40 mg NaOH in 1 L di acqua ultrapura. – 50 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 Cromatogramma 6 Soluzione standard - 4 mmol/ L Na2CO3/ 1 mmol/ L NaOH Tabella 11 Componenti - Esperimento 3c Picco Componenti tR [min] Conc. [mg/L] TP Area [HS/cm*s] 1 Fluoruro Cloruro Nitrito Bromuro Nitrato Fosfato + Solfato 3.2 4.4 5.5 6.3 7.5 8.0 2 5 5 10 10 10 /10 2386 3699 3624 3997 3597 1772 51 84 47 70 91 175 2 3 4 5 6 Esperimento 3d - 1 mmol/ L Na2CO3/ 4 mmol/ L NaOH Preparazione dell'eluente Dissolvi 106 mg di carbonato di sodio (anidro) e 160 mg di NaOH in 1 L di acqua ultrapura. – 51 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 Cromatogramma 7 Soluzione standard - 1 mmol/ L Na2CO3/ 4 mmol/ L NaOH Tabella 12 Componenti - Esperimento 3d Picco Componente tR [min] Conc. [mg/L] TP Area [HS/cm*s] 1 Fluoruro Cloruro Nitrito Bromuro Nitrato picco di sistema Solfato Fosfato 3.6 5.0 6.1 6.9 8.0 9.4 12.5 21.2 2 5 5 10 10 2935 4131 4096 4490 4417 56 91 53 74 100 10 10 3671 2836 126 47 2 3 4 5 6 7 8 4.2.4 Esperimento 4 - Calibrazione, limiti di rilevabilità e di determinazione in cromatografia ionica Parametri importanti per i metodi di determinazione analitici sono l’intervallo di linearità, il limite di rilevabilità e il limite di determinazione. I metodi matematici per la loro determinazione sono definiti come standard, per esempio il DIN 32645. Con il detector a conducibilità per la valutazione delle concentrazione si usa di solito l'area del picco. L'area del picco è proporzionale alla concentrazione di una sostanza. Se l'area del picco viene posta in grafico contro la concentrazione si esegue la calibrazione. Senza soppressione chimica la dipendenza è lineare. Con soppressione chimica diventa in prima approssimazione una funzione quadratica. I programmi di acquisizione dati calcolano la funzione di calibrazione automaticamente. Nel caso di picchi fortemente scodati o non ben separati o per i quali il rapporto area/altezza è molto variabile si usa di preferenza l'altezza del picco, in questi casi infatti la valutazione basata sulle aree conduce a errori non trascurabili. Il limite di rilevabilità è la concentrazione minima di un analita che può essere ancora rilevata con incertezza statistica nota. Teoricamente si può calcolare la concentrazione più piccola che può essere distinta da un valore di bianco. Ci sono due metodi per calcolare il limite di rilevabilità: - Metodo del valore del bianco Una soluzione di un bianco (soluzione che non contiene lo ione di interesse ma produce un suo segnale in corrispondenza dello ione da determinare) viene analizzata ripetutamente e fornisce per la concentrazione "0" (valore X) dei valori misurati (valori di Y) la cui varianza (frequenza massima – 52 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 media) viene utilizzata come il valore di bianco. Utilizzando la curva di calibrazione si assegna ad un valore di concentrazione sull'asse X il massimo valore di Y; questo è il limite di rilevabilità. - Metodo della curva di calibrazione Questo metodo viene impiegato quando non è possibile determinare un valore di bianco. Nel metodo della curva di calibrazione si eseguono determinazioni multiple a diverse concentrazioni dello ione di interesse. Si ottiene un intervallo di confidenza dalla deviazione standard della distribuzione. In questo modo la concentrazione" 0" viene a corrispondere ad un particolare intervallo per Y. La funzione di calibrazione viene usata per assegnare l’intervallo di Y ad un intervallo di concentrazione il cui valore massimo è il limite di rilevabilità. Il rapporto segnale/rumore viene usato spesso per definire il limite di rilevabilità. Per esempio il limite di rilevabilità è definito come la concentrazione dell'analita alla quale il segnale misurato è 3 , 5 o 7 volte il rumore di fondo. Il limite di determinazione invece viene raggiunto quando l'errore di misura diventa uguale ad un particolare valore rispetto al valore analitico, per esempio 1/3. Solo a queste condizioni nella refertazione analitica si può assegnare un valore numerico alla concentrazione dell’analita, altrimenti l'errore di misura è troppo grande in confronto al valore analitico. A grandi linee si può dire che il limite di determinazione deve essere più alto del limite di rilevabilità di un fattore tre. Contenuto informativo • Cosa significa calibrazione? • Confronto tra la calibrazione a singolo punto e a multipunto - stima dell'errore • Determinazione del rumore di fondo • Stima del limite di rilevabilità Esperimento 4a - Determinazione di anioni con soppressione chimica Tabella 13 Parametri - Esperimento 4a Colonna 6.1006.020 Metrosep Anion Dual 1 (3 x 150 mm) Eluente 2.4 mmol/ L NaHCO3/ 2.5 mmol/ L Na2CO3+ 2% acetone; conducibilità dopo soppressione chimica circa 16 YS/ [cm] campione standard (fluoruro, cloruro, nitrito, bromuro, nitrato, fosfato, solfato) Metodo exp_04_s.mtw Sistema asupp.smt Flusso 0.5 mL/ min Pressione 3 MPa Tempo dell'analisi 16 min Loop 20 YL Soppressore soluzioni rigeneranti: 50 mmol/ L H2SO4, acqua ultrapura; autostep con valvola di iniezione in posizione “fill” Polarità + Preparazione dell'eluente Dissolvi 265 mg di carbonato di sodio (anidro) e 201.5 mg di bicarbonato di sodio in 980 mL di acqua ultrapura, quindi aggiungi 20 mL acetone. – 53 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 Cromatogramma 8 Sovrapposizione - Soluzioni standard a diverse concentrazioni Tabella 14 Component i- Esperimento 4a Picco Componente tR [min] 1 Fluoruro Cloruro picco di sistema Nitrito Bromuro Nitrato Fosfato Solfato 3.9 5.6 6.8 7.5 8.6 10.3 11.7 14.3 2 3 4 5 6 7 8 Conc. [mg/L] Livello1 1 1 Livello 2 5 5 Livello 3 25 25 Livello4 50 50 1 1 1 1 1 5 5 5 5 5 25 25 25 25 25 50 50 50 50 50 Esperimento 4b - Determinazione di anioni senza soppressione chimica Tabella 15 Parametri - Esperimento 4b Colonna 6.1006.020 Metrosep Anion Dual 1 (3 x 150 mm) Eluente 8 mmol/ L acido ftalico, 2% acetonitrile; pH= 4.1; conducibilità circa 400 YS/ cm campione standard (fluoruro, cloruro, nitrito, bromuro, nitrato, fosfato, solfato) Metodo Exp_04_n.mtw Sistema anonsupp.smt Flusso 0.5 mL/ min Pressione 3 Mpa Tempo dell'analisi 20 min Loop 100 YL Polarità + – 54 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 Preparazione dell'eluente Dissolvi 1.33 g di acido ftalico in 20 mL di acetonitrile ed una piccola quantità di acqua e porta a 1 L. Aggiusta il pH a 4.1 con TRIS (solido). Cromatogramma 9 Sovrapposizione - Soluzioni standard con diverse concentrazioni Tabella 16 Componenti - Esperimento 4b Picco Componente tR [min] 1 Fluoruro Cloruro Nitrito Bromuro Nitrato Solfato picco di sistema 3.6 4.9 5.7 6.6 7.7 11.0 17.0 2 3 4 5 6 7 Conc. [mg/L] Livello 1 1 1 1 1 1 1 Livello 2 5 5 5 5 5 5 Livello 3 25 25 25 25 25 25 Livello 4 50 50 50 50 50 50 4.2.5 Esperimento 5 - Alterazione della selettività con l'impiego di eteri corona (18 Crown- 6) I tempi di ritenzione dei cationi possono essere alterati per aggiunta all’eluente di agenti complessanti. L'agente complessante agisce come un legante, il catione dell'analita è incluso come ione metallico centrale. Più un legante è selettivo rispetto ad uno ione metallico centrale, più forte sarà l'influenza sul tempo di ritenzione. Nel caso ideale i tempi di ritenzione degli altri cationi si alterano solo leggermente. Gli agenti complessanti si usano per ottenere una migliore separazione degli ioni dei metalli alcalini. L'aggiunta dell'etere corona 18 Crown-6 all'eluente permette di ottenere una migliore separazione di Na+, NH4+ e K+. Per esempio, l'etere corona si aggiunge all'eluente per migliorare la separazione tra Na+ e NH4+ nella determinazione di tracce di NH4+ in acque naturali. L'aumento nel tempo di ritenzione del K+ è particolarmente evidente. Questo si spiega con la formazione di un complesso tra K+ e l'etere dibenzo-18-crown-6 (18 Crown-6). Il K+ si inserisce esattamente nella "gabbia" dell'etere, complessato attraverso i doppietti elettronici degli atomi di ossigeno. Dopo la complessazione la molecola da separare è notevolmente più grande e con la stessa carica. Questo significa che il tempo di ritenzione del potassio aumenta in funzione dell’aumentato ingombro sterico. – 55 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 O O O + K O O O Figura 26 Potassio - 18 Crown-6 Il nome 18 Crown-6 indica che il sistema ad anello è costituito da 18 atomi di cui 6 sono atomi di ossigeno. Gli eteri corona non svolgono un ruolo importante solo in cromatografia ionica, vengono usati anche come fase iono-selettiva negli elettrodi al potassio. Inoltre sono responsabili del trasporto di atomi di potassio attraverso le membrane cellulari. Contenuto informativo • Effetto di un complessante molto selettivo sui tempi di ritenzione • Chiarimento dell'effetto in un confronto con l'Esperimento 6 Tabella 17 Parametri - Esperimenti 5a e 5b Colonna 6.1010.210 Metrosep C2 (4 x 100 mm) Eluente a) 4 mmol/ L acido tartarico / 0.75 mmol/ L acido dipicolinico b) 4 mmol/ L acido tartarico / 0.75 mmol/ L acido dipicolinico + 0.25 mmol/ L etere corona conducibilità circa 590 YS/ cm Campione standard (litio, sodio, ammonio, potassio, calcio, magnesio + 2 mmol/ L HNO3) Metodo exp_05_c.mtw Sistema cation.smt Flusso 1 mL/ min Pressione 8 MPa Tempo dell'analisi 12 min 17 min Loop 10 YL Polarità - Esperimento 5a - Eluente senza etere corona Preparazione dell'eluente Dissolvi 600 mg di acido tartarico e 125 mg di acido dipicolinico in 100 mL di acqua ultrapura sotto riscaldamento ed quindi porta a 1 L con acqua ultrapura. – 56 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 Cromatogramma 10 Soluzione standard - eluente senza etere corona Tabella 18 Componenti - Esperimento 5a Picco Componente tR [min] Conc. [mg/L] TP Area [HS/cm*s] 1 Litio Sodio Ammonio Potassio Calcio Magnesio 2.7 3.6 4.2 6.1 8.1 9.9 1 5 5 10 10 10 4270 4640 3640 2890 2950 2310 14 18 19 17 33 65 2 3 4 5 6 Esperimento 5b - Eluente con etere corona Preparazione dell'eluente Dissolvi 600 mg di acido tartarico e 125 mg di acido dipicolinico in 100 mL di acqua ultrapura sotto riscaldamento, aggiungi 132 mg di etere corona e porta a 1 L con acqua ultrapura. – 57 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 Cromatogramma 11 Soluzione standard - eluente con etere corona Tabella 19 Componenti - Esperimento 5b Picco Componente tR [min] Conc. [mg/L] TP Area [HS/cm*s] 1 Litio Sodio Ammonio Calcio Magnesio Potassio 2.8 4.1 5.1 9.3 10.6 14.9 1 5 5 10 10 10 4250 4550 3260 2170 2200 1910 14 18 19 33 66 17 2 3 4 5 6 4.2.6 Esperimento 6- Alterazione della selettività con l'impiego di agenti complessanti. Per l'analisi di magnesio, sodio e potassio in presenza di zinco e calcio si sfrutta la tendenza dello zinco e del calcio a formare complessi con l'acido dipicolinico (DPA, acido 2,6-piridindicarbossilico). O C N O Me O C 2+ O H H 2+ Figura 27 Complesso Me acido dipicolinico La costante dell'equilibrio di formazione del complesso: 2+ Me 2+ + (DPA) o [Me(DPA)] è diversa per ciascun metallo. In funzione del pH, si formano i seguenti complessi (rimozione crescente di H+ al crescere del pH): + 2+ 2+ [Me (DPA)] condizioni acide H + +H + 2+ + [Me (DPA)] H 2+ condizioni debolmente acide 0 [Me (DPA)] + +H condizioni alcaline – 58 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 Questo significa che, in funzione del pH, il complesso formato ha una doppia carica positiva, una singola carica positiva, o è neutro. Il criterio primario della separazione su una colonna a scambio cationico è la carica degli ioni da separare. I complessi neutri non vengono rallentati mentre i complessi con una tripla carica positiva vengono legati molto fortemente. Come risultato della costante di formazione del complesso e del pH il complesso ha una certa carica media di equilibrio. Questa carica di equilibrio determina il tempo di ritenzione. In base a questo criterio l'eluizione di ioni metallici divalenti può essere accelerata se viene aggiunto acido dipicolinico in un determinato intervallo di pH. Non vi sarà invece nessuna influenza sui tempi di ritenzione di ioni metallici monovalenti, perchè non formano complessi con l'acido dipicolinico. Contenuto informativo • Influenza della costante di formazione del complesso sul tempo di ritenzione - confronto tra zinco e calcio • Comportamento di altri ioni dei metalli di transizione • Influenza del valore del pH sulla carica totale del complesso • Spiegazione degli effetti in confronto con l'Esperimento 5 Tabella 20 Parametri - Esperimenti dal 6a al 6d Colonna 6.1010.210 Metrosep C2 (4 x 100 mm) Eluente a) 4 mmol/ L acido tartarico; conducibilità circa 500 YS/ cm b) 4 mmol/ L acido tartarico+ 0.1 mmol/ L acido dipicolinico; conducibilità circa 500 YS/ cm c) 4 mmol/ L acido tartarico+ 0.25 mmol/ L acido dipicolinico; conducibilità circa 520 YS/ cm d) 4 mmol/ L acido tartarico+ 0.75 mmol/ L acido dipicolinico; conducibilità circa 590 YS/ cm Campione standard (sodio, zinco, potassio, calcio, magnesio+ 2 mmol/ L HNO3) Metodo exp_06_c.mtw sistema cation.smt Flusso 1 mL/ min Pressione 7 MPa Tempo d'analisi a) 23 min b) 20 min c) 16 min d) 13 min Loop 10 YL Polarità - Esperimento 6a - Eluente: 4 mmol/ L acido tartarico Preparazione dell'eluente Dissolvi 600 mg acido tartarico in 1L acqua ultrapura. – 59 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 Cromatogramma 12 Soluzione standard - eluente: 4 mmol/ L acido tartarico Tabella 21 Componenti - Esperimento 6a Picco Componente [tR] min Conc.[mg/ L] TP Area [HS/cm*s] 1 2 3 4 5 Sodio Potassio Zinco Magnesio Calcio 4.3 7.8 11.2 14.4 19.5 5 10 5 10 10 4450 2330 2330 2010 2640 17 16 11 63 34 Esperimento 6b - Eluente: 4 mmol/ L acido tartarico + 0.1 mmol/ L acido dipicolinico Preparazione dell'eluente Dissolvi 600 mg di acido tartarico e 17 mg adi cido dipicolinico sotto riscaldamento in 100 mL di acqua ultrapura e porta a 1L. – 60 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 Cromatogramma 13 dipicolinico Soluzione standard - eluente: 4 mmol/ L acido tartarico + 0.1 mmol/ L acido Tabella 22 Componenti - Esperimento 6b Picco Componente tR [min] Conc. [mg/L] TP Area [HS/cm*s] 1 2 3 4 5 Zinco Sodio Potassio Magnesio Calcio 1.9 4.4 7.6 14.8 17.9 5 5 10 10 10 554 4390 2750 2100 2720 6.7 17 16 64 33 Esperimento 6c - Eluente: 4 mmol/ L acido tartarico + 0.25 mmol/ L acido dipicolinico Preparazione dell'eluente Dissolvi 600 mg di acido tartarico e 42 mg di acido dipicolinico sotto riscaldamento in 100 mL di acqua ultrapura e porta a 1L. – 61 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 Cromatogramma 14 dipicolinico Soluzione standard - eluente 4 mmol/ L acido tartarico + 0.25 mmol/ L acido Tabella 23 Componenti - Esperimento 6c Picco Componente tR [min] Conc. [mg/L] TP Area [mS/cm*s] – 1 2 3 Zinco Sodio Potassio Calcio + Magnesio '1.1 4.3 7.8 14.4 5 5 10 10 + 10 18 17 98 4450 2330 2010 Esperimento 6d - Eluente: 4 mmol/ L acido tartarico + 0.75 mmol/ L acido dipicolinico Preparazione dell'eluente Dissolvi 600 mg di acido tartarico e 125 mg di acido dipicolinico sotto riscaldamento in 100 mL di acqua ultrapura e porta a 1L. – 62 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 Cromatogramma 15 acido dipicolinico Soluzione standard - eluente: 4 mmol/ L di acido tartarico + 0.75 mmol/ L di Tabella 24 Componenti - Esperimento 6d Picco Componente tR [min] Conc. [mg/L] TP Area [HS/cm*s] – 1 2 3 4 Zinco Sodio Potassio Calcio Magnesio '1.1 3.8 6.4 8.5 10.5 5 5 10 10 10 4540 2900 2630 2190 17 17 33 67 Commenti Tutte le soluzioni devono essere conservate in vasi di plastica. Per una determinazione corretta del sodio deve essere evitato il vetro. Il pH dello standard e delle soluzioni campione deve essere tra 2.5 e 3.5. Dopo aver cambiato l'eluente lasciare il sistema in attività fino ad ottenere una linea di base costante. Cromatogrammi 14 e 15: lo zinco viene complessato dall'acido dipicolinico ed eluisce col il volume morto della colonna. 4.2.7 Esperimento 7- Tecnica della preconcentrazione l'iniezione del campione in cromatografia ionica viene realizzata impiegando un loop integrato nella valvola di iniezione. Lo standard operativo prevede un volume di loop di 20 YL per gli anioni e 10 YL per i cationi. Con un semplice sistema IC dotato di questo tipo di loop si raggiungono limiti di rilevabilità di 100 Yg/ L o 100 ppb senza nessun problema. Utilizzando loop più grandi, per esempio da 100 YL, i limiti di rilevabilità possono essere abbassati quasi di un fattore dieci. Tuttavia, volumi di campione più grandi producono un picco dell'acqua sostanzialmente più grande, cosa che impedisce la valutazione di picchi che eluiscono presto. In aggiunta, si accentua l'asimmetria dei picchi. Un metodo semplice per abbassare i limiti di rilevabilità di diversi ordini di grandezza è la preconcentrazione del campione. Una colonna di preconcentrazione viene installata al posto del loop. Un volume di campione molto consistente - 5 mL nel nostro esempio - viene fatto passare attraverso la colonna di preconcentrazione. In linea di principio, questa colonna è impaccata con lo stesso materiale usato nella colonna di separazione. Questo assicura che tutti gli anioni o cationi della soluzione campione da analizzare (per esempio acqua ultrapura) siano trattenuti completamente e – 63 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 quindi arricchiti sulla colonna. Tuttavia, la preconcentrazione funziona solo se il campione non contiene ioni ad alte concentrazioni. La capacità della colonna di preconcentrazione è significativamente più piccola di quella della colonna di separazione. Per eluire gli ioni del campione arricchito col volume più piccolo possibile, l'estrazione da parte dell'eluente viene eseguita in contro-corrente ovvero la direzione del flusso durante l'eluizione è opposta rispetto alla direzione del flusso durante la preconcentrazione. Di solito, si impiega un'eluente alcalino in combinazione con la soppressione chimica. Figura 28 Tecnica della preconcentrazione: a sinistra posizione di riempimento "fill”, a destra posizione di iniezione "inject" La tecnica della preconcentrazione permette di determinare concentrazioni dell’ordine dei ppt anche con un sistema cromatografico semplice. Contenuto informativo • Che cos'è la preparazione del campione? • Dove sta l'interfaccia tra la cromatografia ionica e la preparazione del campione? • Qual'è il vantaggio della preconcentrazione del campione? • Quali sono i limiti del metodo? • Perchè si usano eluenti alcalini con la soppressione chimica? • Qual'è l'effetto del sistema CO2 / carbonato nel campione? Tabella 25 Parametri - Esperimento 7 Colonna 6.1006.020 Metrosep Anion Dual 1 (3 x 150 mm) Eluente 2.4 mmol/ L NaHCO3/ 2.5 mmol/ L Na2CO3+ 2% acetone; conducibilità dopo soppressione chimica circa 16 YS/ cm Campione acqua ultrapura Metodo exp_07_s.mtw Sistema asupp.smt Flusso 0.5 mL/ min Pressione 4 Mpa Tempo dell'analisi 16 min Colonna di preconcentrazione 6.1006.300 Metrosep anion Volume del campione 5 mL su colonna di preconcentrazione Soppressore soluzioni rigeneranti: 50 mmol/ L H2SO4, acqua ultrapura; autostep con valvola di iniezione in posizione “fill” – 64 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 Polarità + Preparazione dell'eluente Dissolvi 265 mg di carbonato di sodio (anidro) e 201.5 mg di bicarbonato di sodio in 980 mL di acqua ultrapura ed aggiungi 20 mL di acetone. Cromatogramma 16 Soluzione standard (1 ppb di ciascun anione) per l'analisi di acqua ultrapura Tabella 26 Componenti - Esperimento 7- Standard Picco Componente tR [min] Conc. [mg/L] TP Area [HS/cm*s] 1 Fluoruro + Acetato Cloruro picco di sistema Nitrito Bromuro Nitrato Fosfato Solfato 3.8 1+1 1620 5.4 5.7 6.8 7.4 8.6 10.3 11.6 14.1 1 3090 5.2 1 1 1 1 1 3270 3970 3600 3290 2980 2.3 1.3 1.9 0.7 1.1 2 3 4 5 6 7 8 – 65 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 Cromatogramma 17 Acqua ultrapura Tabella 27 Componenti- Esperimento 7- Acqua ultrapura tR [min] Picco Componente 1 2 Cloruro 5.7 picco di sistema 6.8 Conc. [Hg/L] TP Area [HS/cm*s] 0.030 2240 0.17 Commenti Lavare accuratamente tutti i recipienti, le siringhe ed il sistema diverse volte; utilizzare recipienti di plastica. 4.3 Esempi di determinazione di anioni 4.3.1 Esperimento 8 - Anioni nell’ acqua potabile L'acqua potabile è il nostro alimento più importante. Si tratta principalmente di acque interstiziali e di superficie. Le acque di superficie comprendono le acque dei laghi e delle riserve, l'acqua di filtrazione, l'acqua di falda arricchita da acque di superficie e di fiume. Secondo la DIN 2000 l'acqua potabile deve soddisfare i seguenti requisiti: • deve essere incolore, limpida, fresca, inodore e insapore. • se possibile dovrebbe essere naturalmente priva di agenti patogeni o rischiosi per la salute • non dovrebbe contenere sali in quantità eccessiva, in particolare quelli responsabili della durezza, il ferro, il manganese, e le sostanze organiche (torba e acidi umici) • non dovrebbe causare corrosione • è necessario che sia disponibile una quantità sufficiente a soddisfare i bisogni di tutta la popolazione. Perciò a seconda del grado di inquinamento si impiegano diversi metodi per il trattamento delle acque potabili. La vagliatura; rimuove il terriccio e le particelle più grandi. La filtrazione su sabbia; la filtrazione è più fine inoltre nella sabbia avvengono importanti processi di biodegradazione che purificano l'acqua. La filtrazione su carbone attivo; si assorbono le sostanze organiche disciolte, come i pesticidi. – 66 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 La rimozione di ferro e manganese per ossidazione di Fe(II) e Mn(II); questo processo è necessario per evitare che abbia luogo spontaneamente nelle tubazioni dell'acqua potabile causando torbidezza marrone o flocculazione. La disinfezione; è necessaria quando l'acqua non è libera da agenti patogeni. Si impiegano a tale scopo cloro, ozono, diossido di cloro e l'irraggiamento UV. La clorazione preventiva prima dell'immissione nelle tubazioni dell'acqua potabile per prevenire la crescita batterica nel trasporto al consumatore. Figura 29 Trattamento dell'acqua potabile - diagramma di Tommaso Seilnacht, Tuttling Contenuto informativo • Studio dell' alimento "Numero 1" • Controllo dell'informazione sulle etichette delle bottiglie di acqua minerale Tabella 28 Valori limite per l'acqua potabile (Repubblica Federale Tedesca) Fluoruro 1.5 mg/ L come F- Nitrato 50 mg/ L come NO3- Nitrito 0.1 mg/ L come NO2- Cloruro 250 mg/ L Solfato 250 mg/ L Tabella 29 Parametri - Esperimento 8 Colonna 6.1006.020 Metrosep Anion Dual 1 (3 x 150 mm) Eluente 2.4 mmol/ L NaHCO3/ 2.5 mmol/ L Na2CO3+ 2% acetone; conducibilità dopo soppressione chimica circa 16 YS/ cm Campione acqua potabile (acqua di rubinetto, acqua minerale) Metodo exp_08_s.mtw Sistema asupp.smt Flusso 0.5 mL/ min Pressione 3 MPa – 67 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 Tempo dell'analisi 16 min Loop 20 YL Soppressore soluzioni rigeneranti: 50 mmol/ L H2SO4, acqua ultrapura; autostep con valvola di iniezione in posizione “fill” Polarità + Preparazione dell'eluente Dissolvi 265 mg di carbonato di sodio (anidro) e 201.5 mg di bicarbonato di sodio in 980 mL di acqua ultrapura ed aggiungi 20 mL di acetone. Cromatogramma 18 Acqua potabile di Herisau, Svizzera Tabella 30 Componenti - Esperimento 8 - Acqua potabile Picco 1 2 3 4 5 Componente Fluoruro Cloruro picco di sistema Nitrato Solfato tR [min] 3.7 5.8 6.8 10.3 14.4 Conc. [mg/L] 0.05 6.5 TP 2680 2500 Area [HS/cm*s] 1.2 104 8.4 14.4 4560 3670 74 68 – 68 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 Cromatogramma 19 Acqua minerale senza anidride carbonica Tabella 31 Componenti - Esperimento 8- Acqua minerale senza anidride carbonica Picco 1 2 3 4 5 6 Componente Fluoruro Cloruro picco di sistema Bromuro Nitrato Solfato tR [min] 3.7 5.7 6.8 8.5 10.3 14.3 Conc. [mg/L] 1.5 14.1 TP 2560 2980 Area [HS/cm*s] 35 226 0.075 1.4 300 4810 4400 3830 0.5 12 3400 Commenti L'acqua minerale addizionata di CO2 deve essere degasata prima della misura - perchè? 4.3.2 Esperimento 9 - Anioni nell’etanolo e negli alcoolici E' possibile eseguire la determinazione degli anioni in solventi organici, anche se in genere ciò comporta l'inconveniente di un picco di sistema molto pronunciato all'inizio del cromatogramma. Si riporta come esempio l'analisi di gin, whiskey ed etanolo. Per raggiungere limiti di rilevabilità più bassi si può impiegare la tecnica della preconcentrazione (vede capitolo 4.2.7). In alcuni casi, tuttavia, la matrice del campione (è il caso dell'etanolo) può interferire grandemente con la determinazione, deformando i picchi e impedendo una corretta valutazione (vedi cromatogramma 25). E’ allora necessario rimuovere la matrice per lavaggio della colonna di preconcentrazione con acqua ultrapura (eliminazione della matrice). In questo modo si ottengono cromatogrammi migliori (vedi cromatogramma 24). La tecnica di eliminazione della matrice può essere usata anche per analizzare solventi polari ed apolari. Un metodo alternativo per rimuovere la materia organica da soluzioni acquose è l'impiego di colonne di preparazione del campione RP (fase inversa). Contenuto informativo • Analisi di alimenti • Influenza della matrice • Preparazione del campione • Preconcentrazione del campione ed eliminazione della matrice – 69 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 Tabella 32 Parametri - Esperimenti dal 9a al 9c Colonna 6.1006.020 Metrosep Anion Dual 1 (3 x 150 mm) Eluente 2.4 mmol/ L NaHCO3/ 2.5 mmol/ L Na2CO3+ 2% acetone; conducibilità dopo soppressione chimica circa 16 YS/ cm Campione a) Gin b) Whiskey c) etanolo Metodo exp_09_s.mtw Sistema asupp.smt Flusso 0.5 mL/ min Pressione 5 MPa Tempo dell'analisi a) 17 min b) 33 min c) 17 min Loop a)100 YL b)100 YL c) 500 YL su colonna di preconcentrazione 6.1006.300 Metrosep Anion; per eliminare la matrice lavare con 2 mL di acqua ultrapura Soppressore soluzioni rigeneranti: 50 mmol/ L H2SO4, acqua ultrapura; autostep con valvola di iniezione in posizione “fill” Polarità + Preparazione dell'eluente Dissolvi 265 mg di carbonato di sodio (anidro) e 201.5 mg di bicarbonato di sodio in 980 mL di acqua ultrapura. Quindi aggiungi 20 mL di acetone. Esperimento 9a- Determinazione di anioni nel gin Cromatogramma 20 Soluzione standard per l'analisi del gin – 70 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 Tabella 33 Componenti- Esperimento 9a - Standard Picco 1 2 3 4 5 Componente Cloruro picco di sistema Nitrato Solfato Ossalato Cromatogramma 21 tR [min] 5.5 7.0 9.6 13.0 14.9 Conc. [mg/L] 0.1 TP 4240 Area [HS/cm*s] 7.8 0.02 0.4 0.02 2980 3320 3710 0.9 22 0.7 Analisi del gin – 71 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 Tabella 34 Componenti - Esperimento 9a - Gin Picco 1 2 3 4 Componente Cloruro Nitrato Solfato Ossalato tR [min] 5.6 9.7 13.0 14.9 Conc. [mg/L] 0.11 0.014 0.43 0.013 TP 2230 3360 3260 3920 Area [HS/cm*s] 8.8 0.6 23.5 0.5 Esperimento 9b - Determinazione di anioni nel whiskey Cromatogramma 22 Soluzione standard per l'analisi del whiskey – 72 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 Tabella 35 Componenti - Esperimento 9b - Standard Picco 1 2 3 4 5 6 7 Componente Cloruro picco di sistema Nitrato Fosfato Malato Solfato Ossalate Cromatogramma 23 tR [min] 5.5 7.0 9.6 10.8 12.1 13.0 14.9 Conc. [mg/L] 1 TP 4700 Area [HS/cm*s] 84 0.5 0.5 0.5 1 1 3640 2960 3730 3350 3250 20 11 306 56 41 Conc. [mg/L] 1.3 TP 3300 Area [HS/cm*s] 167 0.22 0.43 0.81 0.88 1.91 4000 3510 4580 3040 3540 8.7 9.6 5.8 49 79 Analisi del whiskey Tabella 36 Componenti - Esperimento 9b - Whiskey Picco 1 2 5 6 7 8 9 Componente Cloruro picco di sistema Nitrato Fosfato Malato Solfato Ossalato tR [min] 5.6 7.3 9.8 10.9 12.4 13.1 15.1 Commenti I picchi 3, 4 e 10 non sono stati quantificati. – 73 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 Esperimento 9c - Determinazione di anioni in etanolo con preconcentrazione ed eliminazione della matrice Cromatogramma 24 Determinazione di anioni in etanolo con eliminazione della matrice Tabella 37 Componenti - Esperimento 9c - Etanolo con eliminazione della matrice Picco 1 2 3 4 5 Componente Cloruro picco di sistema Nitrato Solfato Ossalato Cromatogramma 25 tR [min] 5.3 6.8 9.3 12.3 14.1 Conc. [mg/L] 0.021 TP 3570 Area [HS/cm*s] 9.5 0.013 0.046 0.018 3940 2130 3250 2.8 14 3.8 Determinazione di anioni in etanolo senza eliminazione della matrice – 74 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 Tabella 38 Componenti - Esperimento 9c - Etanolo senza eliminazione della matrice Picco Componente Nessun picco tR [min] Conc. [mg/L] TP Area [HS/cm*s] Commenti Lavare completamente tutti i contenitori, le siringhe ed il sistema diverse volte; usare recipienti di plastica 4.3.3 Esperimento 10 - Anioni nella lattuga Il nitrato entra nel corpo umano tramite l'acqua potabile, ma anche assumendo ortaggi, insalata, ecc. La WHO (World Health Organization) raccomanda che il consumo giornaliero di nitrato non superi i 220 mg per persona. In Germania il consumo giornaliero medio di nitrato suggerito è di 130 mg per persona. Circa il 5% di questo quantitativo proviene da carne e insaccati; il rimanente è diviso nei contributi equivalenti dell'acqua potabile e dei vegetali. Il nitrato può avere un effetto negativo sulla salute umana in diversi modi. Di per sè è relativamente non tossico. Solo in grandi quantità può portare a infiammazioni del tratto gastro-intestinale. Tuttavia, in certe condizioni, e particolarmente in presenza di batteri presenti anche nella bocca umana, esso viene ridotto a nitrito da parte dall' enzima nitrato-riduttasi. – – NO2 NO3 2+ Il nitrito può convertire l'emoglobina, il colorante rosso del sangue, a metaemoglobina (Fe viene 3+ ossidato a Fe ). A differenza dell'emoglobina la forma ridotta non trasporta ossigeno nel sangue. Negli esseri umani adulti il danno può essere compensato da reazioni metaboliche. Invece il metabolismo dei bambini fino a 5 mesi non è ancora in grado di farlo. Il risultato è una mancanza di ossigeno nel sangue del bambino che si manifesta in una colorazione bluastra della pelle. La cianosi o metaemoglobinemia può qualche volta condurre alla morte. Inoltre nell'ambiente acido dello stomaco il nitrito può reagire con le ammine secondarie introdotte con + le medicine e alcuni generi alimentari; due atomi di H del gruppo ammonio vengono sostituiti da residui alchilici formando nitrosammine. Figura 30 Formazione di nitrosammine per reazione del nitrito con le ammine secondarie Le nitrosammine sono fra gli agenti cancerogeni più pericolosi che si conoscano. Contenuto informativo • Analisi di generi alimentari • Controllo specifico del nitrito e del nitrato negli alimenti. Tabella 39 Parametri - Esperimento 10 Colonna 6.1006.020 Metrosep Anion Dual 1 (3 x 150 mm) Eluente 2.4 mmol/ L NaHCO3/ 2.5 mmol/ L Na2CO3+ 2% acetone; conducibilità dopo soppressione chimica circa 16 YS/ cm Campione Lattuga Metodo exp_10_s.mtw Sistema asupp.smt Flusso 0.5 mL/ min Pressione 5 MPa – 75 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 Tempo dell'analisi 20 min Loop 20 YL Soppressore soluzioni rigeneranti: 50 mmol/ L H2SO4, acqua ultrapura; autostep con valvola di iniezione in posizione “fill” Polarità + Preparazione dell'eluente Dissolvi 265 mg di carbonato di sodio (anidro) e 201.5 mg di bicarbonato di sodio in 980 mL di acqua ultrapura. Quindi aggiungi 20 mL di acetone. Preparazione del campione Tagliare la lattuga, frullarla, aggiungere acqua ultrapura (rapporto 1: 100) e filtrare. Cromatogramma 26 Soluzione standard per l'analisi della lattuga – 76 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 Tabella 40 Componenti - Esperimento 10 - Standard Picco 1 2 3 4 5 6 7 Componente Cloruro picco di sistema Nitrato Fosfato Malato Solfato Ossalato Cromatogramma 27 tR [min] 5.3 6.7 9.3 10.4 11.8 12.7 14.6 Conc. [mg/L] 5 TP 4480 Area [HS/cm*s] 80 5 5 10 2 0.1 4320 2990 3140 3330 3500 42 24 26 22 0.9 Conc. [mg/L] 540 TP 4260 Area [HS/cm*s] 86 410 540 1160 206 10 4240 2960 2180 2800 2300 34 25 30 23 1 Analisi della lattuga (diluizione 1: 100) Tabella 41 Componenti- Esperimento 10 - Lattuga Picco 1 2 4 5 6 7 8 Componente Cloruro picco di sistema Nitrato Fosfato Malato Solfato Ossalato tR [min] 5.3 6.6 9.4 10.4 11.8 12.6 14.5 Commenti I picchi 3, 9 e 10 non sono stati quantificati. 4.3.4 Esperimento 11- Acido fosforico nelle bevande della Cola La Coca-Cola è una bibita analcolica che contiene anidride carbonica e caffeina. Fu inventata nel 1885 dal farmacista americano Pemberton. Fra i suoi ingredienti ci sono l'estratto della noce di 'cola', delle arance amare e di fagioli di carruba, l' essenza di zenzero, il 12% zucchero, lo 0.28% di acido fosforico (pH= 2.7), caramello come colorante e anidride carbonica. Il contenuto di caffeina è 16 mg su 100 mL. Molte bevande che contengono la cola sono disponibili sul mercato (Pepsi Cola, Club Cola, RiverCola, Afri Cola, ecc.); le composizioni sono leggermente differenti dalla Coca-Cola. La determinazione dell'acido fosforico contenuto nelle bevande della cola è fondamentale nell'industria dell'imbottigliamento di queste bevande giacchè gli imbottigliatori ricevono il concentrato – 77 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 e lo diluiscono per imbottigliarlo. La diluizione viene controllata col contenuto finale in acido fosforico, la cui determinazione deve essere molto accurata. L' acido fosforico è un acido tribasico (pKA1= 2.161, pKA2= 7.207, pKA3= 12.325). La distribuzione nelle varie specie dipende dal pH come si può vedere nel diagramma seguente: Figura 31 Effetto tampone dell' acido fosforico nell’intervallo di pH tra 6 e 8 Una miscela di fosfato primario e secondario viene impiegata frequentemente come soluzione 2– – 24tampone nella finestra di pH 6-8 (dal 90% H2PO + 10% HPO4 al 10% H2PO4 + 90% HPO4 ). Vedi anche l'equazione di Henderson-Hasselbalch (equazione dell' effetto tampone) pH = pK S + lg c( A ) c( HA) Contenuto informativo • Analisi di generi alimentari • Chimica dell'acido fosforico • Influenza del pH sulla separazione cromatografica • Riproducibilità statistica Tabella 42 Parametri- Esperimenti dall' 11a all' 11c Colonna 6.1006.020 Metrosep Anion Dual 1 (3 x 150 mm) Eluente 2.4 mmol/ L NaHCO3/ 2.5 mmol/ L Na2CO3+ 2% acetone; conducibilità dopo soppressione chimica circa 16 YS/ cm Campione bevande della Cola Metodo exp_11_s.mtw Sistema asupp.smt Flusso 0.5 mL/ min Pressione 3 Mpa Tempo dell'analisi 18 min per la Coca-Cola, 30 min per la Coca-Cola Light Loop 20 YL Sopressore soluzioni rigeneranti: 50 mmol/ L H2SO4, acqua ultrapura; autostep con valvola di iniezione in posizione “fill” – 78 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 Polarità + Preparazione dell'eluente Dissolvi 265 mg di carbonato di sodio (anidro) e 201.5 mg di bicarbonato di sodio in 980 mL di acqua ultrapura. Quindi aggiungi 20 mL di acetone. Cromatogramma 28 Soluzione standard per l'analisi di bevande della cola Tabella 43 Componenti - Esperimenti 11a - 11c- Standard Picco 1 2 3 4 5 Componente Cloruro picco di sistema Nitrato Fosfato Solfato tR [min] 5.3 6.7 9.4 10.5 12.7 Conc. [mg/L] 1 TP 4140 Area [HS/cm*s] 15 1 50 1 4220 3250 2950 8.0 261 13 – 79 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 Esperimento 11a - Analisi della Coca-Cola Cromatogramma 29 Analisi della Coca-Cola (diluizione 1: 10) Tabella 44 Componenti- Esperimento 11a Picco 1 2 3 4 5 Componente Cloruro picco di sistema Nitrato Fosfato Solfato tR [min] 5.3 6.8 9.5 10.5 12.8 Conc. [mg/L] 5.9 TP 3100 Area [HS/cm*s] 8.9 5.9 510 11.0 5000 3370 3520 4.7 266 14 Esperimento 11b- Analisi della Coca-Cola Light – 80 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 Cromatogramma 30 Analisi della Coca-Cola Light (diluizione 1: 10) Tabella 45 Componenti - Esperimento 11b Picco 1 2 3 4 5 Componente Cloruro picco di sistema Nitrato Fosfato Solfato tR [min] 5.3 6.7 9.4 10.5 12.8 Conc. [mg/L] 6.0 TP 2990 Area [HS/cm*s] 9.2 7.3 663 14.4 4290 1850 1630 5.8 346 19 Commenti I picchi 6, 7 e 8 non sono stati quantificati. Esperimento 11c - Riproducibilità delle misure di fosfato nella Coca-Cola Cromatogramma 31 Sovrapposizione di 8 misure (campione non diluito) Tabella 46 Riproducibilità delle misure. Cromatogramma Area Fosfato [HS/cm*s] 1 3627 2 3629 3 3626 4 3626 5 3636 6 3638 7 3639 8 3638 Deviazione standard: sotto 0.2% Conc. Fosfato. [mg/L] 519 520 519 519 521 521 521 521 Commenti La bevande devono essere degasate. Nell'analisi della Coca Cola Light il picco del ciclamato usato come dolcificante cade sotto il picco del fosfato. – 81 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 4.3.5 Esperimento 12 - Acidi organici nel vino Secondo la legge tedesca sul vino, il vino è il prodotto che si ottiene esclusivamente dalla fermentazione alcoolica completa o parziale dell'uva fresca o pigiata o del succo estratto dagli acini. Il succo d'uva contiene di 12-25% di carboidrati (glucosio, fruttosio) e lo 0.9-1.5% di acidi. Il più importante è l'acido L- (+) tartarico (2R, 3R) e l'acido malico, ma possono essere presenti anche l'acido citrico, l'acido chetoglutarrico, l'acido succinico e l'acido lattico. Un criterio importante per la stima del succo d'uva è il grado Oechsle (Oe°); più è alto più zucchero contiene il succo. Tale grado indica il numero di grammi di cui 1 L di succo a 20 °C è più pesante di 1 L di acqua distillata. Per esempio un succo con una densità di 1.115 kg/ L (115 g più di 1 L d'acqua ) ha un grado Oechsle di 115°. Dai gradi Oechsle si risale tramite un semplice calcolo al contenuto di zucchero e di alcool. Da 1.7 g di zucchero si produce 1 mL (0.794 g) di etanolo. Alla frazione di volume alcoolico del 12- 15% la fermentazione si arresta perchè i fermenti vengono uccisi dall'alcool che essi stessi hanno prodotto. L'aroma del vino si compone di 600-800 componenti: idrocarburi, alcooli, aldeidi, chetoni, acidi, esteri, lattoni, eteri, fenoli e molti altri ancora. Di interesse analitico sono l'acido 2R, 3R-tartarico, l'acido malico, l'acido citrico, l'acido lattico e l'acido succinico. Il contenuto di acido totale (calcolato come acido tartarico) è di solito tra 5.5 e 8.5 g/L. L' acido acetico, l'acido propionico e acidi grassi superiori insieme ad un contenuto anormalmente alto di acido lattico sono caratteristici del vino avariato e vi si formano per opera di specifici microrganismi. COOH 2 H C OH 3 HO C H COOH Figura 32 Acido L- (+) tartarico, nella forma (2R, 3R) La fermentazione alcoolica prende luogo secondo l'equazione seguente: C6H12O6 + 2 ADP + 2 P 2 C2H5OH + 2 CO2 + 2ATP Abbreviazioni: ADP= adenosina difosfato, ATP= adenosina trifosfato, P= fosfato Gli acidi organici deboli vengono analizzati utilizzando la cromatografia ad esclusione ionica (vedi capitoli 3.3.4, 3.6.7 e 3.7.2.3). – 82 – 4/15/2001 – 83 – -= non identificabile ±= presente in tracce (circa 5 mg/ L), non quantificato += tracce 3-M-2,3-DHBS= acido 3-metill-2,3-di-idrossi-butirrico Note 4/15/2001 7977 12.9 Acido L-Ascorbico Acidi totali 11.1 2.1 Acido Galatto-uronico Acido Glucuronico – 59.0 Acido Gluconico Acido Mucinico 45.7 41.1 Acido -chetoglutarico 9491 9.0 11.7 3.4 + 357.2 29.8 1.0 20.6 + 150.2 Acido Piruvico Acido Gliossilico 138.9 27.5 24.9 Acido -Idrossi glutarico Acido Citrico 53.7 94.5 994 Acido Citramalico 5080 ± 1586 ± 3-M-2,3-DHBS ± Acido Tartarico ± Acido triglicerico 62.6 3971 43.5 Acido Anglicerico 2364 1.3 1.9 1.9 31.9 260.1 13.0 Portugieser Rotwein Acido Malico 1789 Acido D- + L-lattico 1.8 3.7 Acido Glutarico Acido Glicolico 44.2 Acido Fumarico 2.1 194.0 Acido Succinico Acido c- or t- Aconitico 15.7 Acido Ossalico Vino tipico di alta qualità 6349 13.7 14.1 3.8 – 54.5 38.6 17.8 + 241.1 18.2 63.0 1428 3850 ± ± 50.1 319.8 + + 4.5 24.6 205.8 11.0 Kabinett 6302 10.1 19.7 5.8 – 95.9 36.8 12.4 + 222.8 24.5 18.6 1431 3871 ± ± 39.5 159.8 + 5.5 2.6 28.3 282.1 45.8 Spätlese 6474 9.8 22.0 7.9 4.1 452.1 55.7 16.8 4.0 298.6 28.4 46.8 817 4235 ± ± 59.0 151.0 1.4 4.9 2.3 20.8 230.2 16.0 Auslese Riesling 6744 9.6 43.4 14.5 20.4 337.2 35.6 8.6 6.1 287.3 20.6 48.2 1251 2251 ± ± 53.0 2141 6.9 6.4 7.0 36.0 149.2 21.7 Beerenauslese, Eiswein 5685 12.0 10.0 1.7 – 53.9 41.0 17.6 2.9 200.7 18.8 31.3 1280 2893 ± ± 49.6 793 3.7 1.4 2.6 20.9 243.8 16.7 Silvaner Kabinett 5284 10.4 17.3 6.0 + 131.1 33.7 22.7 1.8 221.7 15.3 33.8 1014 3163 ± ± 87.0 221.0 3.4 2.5 2.2 51.8 215.1 40.9 Spätlese 5565 9.7 23.2 7.6 4.5 373.9 40.3 18.6 1.1 240.2 26.9 24.2 805 3410 ± ± 68.8 208.1 1.7 1.6 1.9 27.0 264.9 15.4 Auslese Müller-Thurgau 7333 8.5 34.3 10.2 11.2 540 27.5 33.0 3.1 335.1 22.2 41.0 887 2897 ± ± 49.9 2096 5.8 4.5 6.2 40.6 269.2 19.5 Beerenauslese Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 Tabella 47 Acido contenuto nei vini tedeschi in mg/L (valori medi su 4 o 2 analisi; sono state conservate le denominazioni tedesche ) Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 Contenuto informativo • Analisi di generi alimentari • Cromatografia a esclusione ionica • Quali ioni si determinano in cromatografia a esclusione ionica? Tabella 48 Parametri - Esperimenti 12a e 12b Colonna 6.1005.200 Metrosep Organic Acids (7.8 x 250 mm) Eluente 0.5 mmol/ L H2SO4/ acetone (85: 15) Campione vino bianco, vino rosso Metodo exp_12_o.mtw Sistema orgacids.smt Flusso 0.5 mL/ min Pressione 3 Mpa Tempo dell'analisi 20 min Loop 20 YL Polarità + Preparazione dell'eluente Miscela di 0.5 mmol H2SO4 (850 mL) ed acetone (150 mL). Preparazione del campione Diluisci il campione di vino 1: 100 e filtra attraverso un filtro 0.45 Ym. Cromatogramma 32 Soluzione standard per la determinazione di acidi organici nel vino – 84 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 Tabella 49 Component i- Esperimenti 12a e 12b - Standard Picco 1 2 3 4 5 6 Componente Citrato Tartrato Malato Succinato Lattato Acetato picco di sistema tR [min] 7.2 7.5 8.3 9.9 10.8 13.1 15.9 Conc. [mg/L] 5 20 5 5 20 10 TP 26200 7990 9210 7140 8830 11500 Area [HS/cm*s] 1.1 31 4.5 1.2 11 1.2 Esperimento 12a - Determinazione degli acidi organici nel vino bianco Cromatogramma 33 Determinazione degli acidi organici nel vino bianco (diluizione 1: 100) Tabella 50 Componenti - Esperimento 12a Picco 1 2 4 7 8 9 Componente Citrato Tartrato Malato Succinato Lattato Acetato picco di sistema tR [min] 7.2 7.5 8.2 9.8 10.7 13.0 15.8 Conc. [mg/L] TP Area [HS/cm*s] 1210 8430 19 350 2190 710 5660 8820 5200 0.8 13 0.8 Commenti I picchi 3, 5 e 6 non sono stati quantificati. – 85 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 Esperimento 12b - Determinazione degli acidi organici nel vino rosso Cromatogramma 34 Determinazione degli acidi organici nel vino rosso (diluizione 1: 100) Tabella 51 Componenti - Esperimento 12b Picco 1 2 4 7 8 9 Componente Citrato Tartrato Malato Succinato Lattato Acetato picco di sistema tR [min] 7.2 7.5 8.2 9.9 10.8 13.1 15.9 Conc. [mg/L] TP Area [HS/cm*s] 2230 8300 34 410 1560 1010 10500 9570 7950 1.0 8.9 1.1 Commenti I picchi 3, 5 e 6 non sono stati quantificati; citrato e malato non sono quantificabili correttamente. 4.3.6 Esperimento 13 - Contaminanti nel borato- determinazione di cloruro e solfato in soluzioni di borace La borace (tetraborato di sodio, Na2B4O7·10 H2O, Na2[B4O5(OH)4]·8H2O) ha la struttura seguente: OH O HO B O B O B O B OH 2 Na 8 H2O O OH Figura 33 "Borace" (tetraborato di sodio, Na2B4O7·10 H2O; Na2[ B4O5 (OH) 4] ·8H2O) Molti ossidi dei metalli si sciolgono nella borace fusa con formazione di colori caratteristici. Questa tecnica è nota nell'analisi chimica inorganica qualitativa come "perla di borace". La borace è impiegata anche nella produzione del vetro, delle ceramiche vetrificate, delle porcellane e nelle tecniche di saldo-brasatura dove viene impiegata come flussante. A 100 °C la borace perde 5 molecole d'acqua e diviene pentaidrata, forma nota come "borace del gioielliere." In combinazione con un flusso di saldatura distrugge i contaminanti di superficie che sono principalmente strati di ossido. Questi – 86 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 impedirebbero la formazione della lega tra il saldante (esso stesso una lega di argento, rame e stagno) ed il materiale di base. Le soluzioni di sodio tetraborato (borace) sono impiegate nel circuito di raffreddamento interno delle centrali nucleari, agendo come assorbitori di neutroni. La purezza del materiale è estremamente importante perchè tracce di cloruro e solfato causano la corrosione della tubatura, cosa da evitare assolutamente. L'acido borico H3BO3 o B(OH)3 è un acido monobasico molto debole il cui valore di pKA è di 9.25, vicino a quello dell' HCN. L' acido borico non è un donatore di H+ (definizione di acido di Brønsted), ma piuttosto un accettore di OH- ( definizione di acido di Lewis): B(OH)3 + HOH - + H + B(OH)4 In cromatografia ionica senza soppressione chimica si impiega un'eluente acido con pH= 4.1 per la determinazione dei contaminanti nel borato. Infatti a questo pH il borato è presente quasi interamente come acido borico B(OH)3. A differenza degli anioni carichi negativamente, l'acido borico non interagisce con la fase stazionaria della colonna di separazione. Questo significa che eluisce nel volume morto. Invece, con la soppressione chimica è necessario utilizzare l'eluente debolmente basico carbonato/bicarbonato. E sebbene sia possibile separare il borato come anione, la rilevabilità non è buona. La causa di questo può essere ricondotta al soppressore, che scambia tutto l' Na+ con ioni H+. Come risultato, si forma l'acido borico che è un acido debole. L'elevata concentrazione di acido borico disturba il cromatogramma, rendendo la determinazione degli anioni quasi impossibile. L'eliminazione della matrice (vede capitolo 4.3.2) rappresenta la migliore soluzione al problema. Nelle centrali è necessario controllare le tracce di anioni presenti in campioni d'acqua contenente il 24% di acido borico. In questi casi si applica la tecnica dell'eliminazione della matrice con preconcentrazione del campione (vedi cromatogramma 37). Contenuto informativo • Acidi forti e deboli • Confronto tra misurazioni con e senza soppressione chimica • Preparazione del campione • Preconcentrazione del campione ed eliminazione della matrice Esperimento 13a – Misura senza soppressione chimica Tabella 52 Parametri - Esperimento 13a Colonna 6.1006.020 Metrosep Anion Dual 1 (3 x 150 mm) Eluente 8 mmol/ L acido ftalico, 2% acetonitrile; pH = 4.1 (TRIS); conducibilità circa 400 YS/ cm Campione 1 g/ L borace in acqua ultrapura, addizionato con 1 ppm di cloruro e solfato Metodo exp_13_n.mtw Sistema anonsupp.smt Flusso 0.5 mL/ min Pressione 2 MPa Tempo dell'analisi 23 min Loop 100 YL Polarità + – 87 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 Preparazione dell'eluente Dissolvi 1.33 g di acido ftalico in 20 mL di acetonitrile ed una piccola quantità di acqua, aggiungi la soluzione all'acqua degasata e porta a 1 L. Aggiusta il pH a 4.1 per aggiunta di circa 1 g di TRIS (solido). Cromatogramma 35 chimica Borato arricchito con 1 ppm di cloruro e di solfato - senza soppressione Tabella 53 Componenti - Esperimento 13a Picco 1 2 Componente Cloruro Solfato picco di sistema tR [min] 4.4 9.0 19 Conc. [mg/L] 1 1 TP 2790 3270 Area [HS/cm*s] 12 8.4 Esperimento 13b - Determinazione con soppressione chimica Tabella 54 Parametri - Esperimento 13b Colonna 6.1006.020 Metrosep Anion Dual 1 (3 x 150 mm) Eluente 2.4 mmol/ L NaHCO3/ 2.5 mmol/ L Na2CO3+ 2% acetone; conducibilità dopo soppressione chimica circa 16 YS/ cm Campione 1 g/ L borace in acqua ultrapura, arricchito con 1 ppm di cloruro e di solfato Metodo exp_13_s.mtw Sistema asupp.smt Flusso 0.5 mL/ min Pressione 2 MPa Tempo dell'analisi 16 min Loop 20 YL Soppressore soluzioni rigeneranti: 50 mmol/ L H2SO4, acqua ultrapura; autostep con valvola di iniezione in posizione “fill” Polarità + – 88 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 Preparazione dell'eluente Dissolvi 265 mg di carbonato di sodio (anidro) e 201.5 mg di bicarbonato di sodio in 980 mL acqua ultrapura. Quindi aggiungi 20 mL di acetone. Cromatogramma 36 Borato arricchito con 1 ppm di cloruro e di solfato - con soppressione chimica Tabella 55 Componenti - Esperimento 13b Picco 1 2 Componente Cloruro Solfato tR [min] 5.4 13.7 Conc. [mg/L] 1 1 TP 4170 3290 Area [HS/cm*s] 15 11 Cromatogramma d'esempio - Determinazione di tracce di anioni in acido borico con preconcentrazione ed eliminazione della matrice Tabella 56 Parametri - cromatogramma dell'Esempio Colonna 6.1006.100 Metrosep Anion Dual 2 (4.6 x 75 mm) Eluente 0.8 mmol/ L NaHCO3/ 5.5 mmol/ L Na2CO3 Campione soluzione acquosa al 4% di acido borico Flusso 0.8 mL/ min Pressione 4.6 MPa Tempo dell'analisi 25 min Introduzione del campione 2 mL di campione vengono fatti passare attraverso la colonna di preconcentrazione dove gli anioni in tracce vengono trattenuti. Sucessivamente la colonna di preconcentrazione va lavata con acqua ultrapura per rimuovere l'acido borico (eliminazione della matrice) ed quindi inserita nel cammino dell'eluente (Inject). Il le tracce di anioni arricchite vengono rieluite, e trasportate alla Metrosep Anion Dual 2 per la separazione. Soppressore soluzioni rigeneranti : 50 mmol/ L H2SO4, acqua ultrapura; autostep con valvola di iniezione in posizione “fill” Polarità + – 89 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 Preparazione dell'eluente Dissolvi 583 mg di carbonato di sodio (anidro) e 67.2 mg di bicarbonato di sodio in 1 L di acqua ultrapura. Cromatogramma 37 Determinazione di anioni in tracce in acido borico al 4% con preconcentrazione ed eliminazione della matrice Tabella 57 Componenti - cromatogramma d'esempio Picco 1 3 4 5 Componente Cloruro Nitrato Fosfato Solfato tR [min] 5.7 12.6 15.6 20.9 Conc. [Hg/L] 15.6 4.1 15.5 35.8 4.3.7 Esperimento 14 - Anioni nelle acque di scarico Negli impianti di trattamento biologico la purificazione delle acque di scarico avviene principalmente con l'impiego di batteri. Le sostanze organiche vengono ossidate quasi completamente per consumo di ossigeno. Sostanze organiche + O2 CO2 + H2O + cell mass Oltre all'ossidazione delle sostanze organiche, l'ammonio può essere ossidato a nitrato in impianti appositi (nitrificazione). + – NH4 + 2 O2 NO3 + H2O + 2 H + Sucessivamente nei reattori anaerobici i batteri utilizzano il nitrato al posto dell'ossigeno per l'ossidazione delle sostanze organiche (denitrificazione). – – 2 CO2 + 2 OH + 2 H2O + N2( Sostanze organiche + 2 NO3 + – 3+ Il fosfato, un nutriente come l’NH4 e l’NO3 , viene precipitato per aggiunta in soluzione di sali di Fe . Oltre alla determinazione dei così detti parametri totali, quali richiesta biochimica di ossigeno (BOD), richiesta chimica di ossigeno (COD) e carbonio organico totale (TOC), che sono una misura del carico – 90 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 + – 3– organico delle acque analizzate, anche l'analisi di NH4 , NO3 , PO4 invece vengono controllati solo in circostanze speciali. 2- - è importante. Il Cl e il SO4 Negli impianti comunali di trattamento tedeschi con più di 100'000 equivalenti di popolazione (1 equivalente di popolazione è il flusso di liquame pro capite) sono stati fissati i seguenti limiti: BOD 15 mg/L COD 75 mg/L NH4-N 10 mg/L* Ntot 18 mg/L* (somma di NH4-N, NO2-N, NO3-N) PO4-Ptot 1 mg/L * Si riferiscono ad una temperatura dell'acqua di scarico di 12 °C, perchè la nitrificazione viene influenzata grandemente dalla temperatura. Con i simboli NH4-N, NO2-N, NO3-N si indica che i valori riportati si riferiscono al solo azoto contenuto nei rispettivi ioni ; lo stesso vale per PO4-P. Contenuto informativo • Analisi ambientale • Tecniche di preparazione del campione • Analisi di miscele di sostanze con grandi differenze di concentrazione - range dinamico di concentrazione. Tabella 58 Parametri - Esperimenti 14a e 14b Colonna 6.1006.020 Metrosep Anion Dual 1 (3 x 150 mm) Eluente 2.4 mmol/ L NaHCO3/ 2.5 mmol/ L Na2CO3+ 2% acetone; conducibilità dopo soppressione chimica circa 16 YS/ cm Campione di acqua di scarico Municipale (da Herisau, Svizzera) Metodo exp_14_s.mtw Sistema asupp.smt Flusso 0.5 mL/ min Pressione 2 MPa Tempo dell'analisi 15 min Loop 20 YL Soppressore soluzioni rigeneranti: 50 mmol/ L H2SO4, acqua ultrapura; autostep con valvola di iniezione in posizione di “fill” Polarità + Preparazione dell'eluente Dissolvi 265 mg di carbonato di sodio (anidro) e 201.5 mg di bicarbonato di sodio in 980 mL di acqua ultrapura ed aggiungi 20 mL di acetone. Preparazione del campione La filtrazione del campione è assolutamente essenziale. Utilizzare per esempio i Minisart della Sartorius o i one-way filter holders della Schleicher& Schüll con una porosità dell' ordine dei 0.45 Ym o meno. Soluzioni apparentemente limpide possono contenere particelle molto fini che danneggiano la colonna. – 91 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 Esperimento 14a - Acqua in ingresso all'impianto di trattamento Cromatogramma 38 trattamento Soluzione standard per l'analisi dell'acqua in ingresso all'impianto di Tabella 59 Componenti - Esperimento 14a - Standard Picco 1 2 3 4 Componente Cloruro Nitrato Fosfato Solfato Cromatogramma 39 tR [min] 5.2 9.1 10.3 12.5 Conc. [mg/L] 100 2 5 100 TP 3470 4330 3040 3820 Area [HS/cm*s] 2270 16 21 1470 Analisi dell'acqua in ingresso all'impianto di trattamento – 92 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 Tabella 60 Componenti - Esperimento 14a - acqua in ingresso all'impianto di trattamento Picco 1 5 6 7 Componente Cloruro Nitrato Fosfato Solfato tR [min] 5.2 9.2 10.3 12.5 Conc. [mg/L] 128 2.1 7.0 132 TP 2980 4620 3040 3720 Area [HS/cm*s] 2910 16 30 1940 Commenti I picchi 2, 3, 4 e 8 non sono stati quantificati. Esperimento 14b - Acqua in uscita dall'impianto di trattamento Cromatogramma 40 trattamento Soluzione standard per l'analisi dell'acqua in uscita dall'impianto di Tabella 61 Componenti - Esperimento 14b - Standard Picco 1 2 3 4 Componente Fluoruro Cloruro Nitrato Solfato tR [min] 3.6 5.2 9.1 12.5 Conc. [mg/L] 0.1 5 10 5 – 93 – TP 2900 4140 4210 3420 Area [HS/cm*s] 2.1 78 87 53 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 Cromatogramma 41 Analisi dell'acqua in uscita dall'impianto di trattamento Tabella 62 Componenti - Esperimento 14b - Acqua in uscita dall'impianto di trattamento Picco 1 2 4 5 Componente Fluoruro Cloruro Nitrato Solfato tR [min] 3.6 5.2 9.2 12.5 Conc. [mg/L] 0.05 7.3 8.5 6.8 TP 2900 3870 4390 3460 Area [HS/cm*s] 1.1 114 73 71 Commenti Il picco 3 non è stato quantificato. 4.3.8 Esperimento 15 - Determinazione del fluoruro nella pasta dentifricia Gli ingredienti principali dei dentifrici sono: • acqua - dal 30 al 40% • agenti pulenti - sono sostanze insolubili, inorganiche che intensificano l'azione di pulizia dello spazzolino da denti. Le particelle di cui sono costituite sono di solito < 15 Ym. Comunemente vengono impiegati a tale scopo Al2O3, CaCO3, CaHPO4·2H2O, SiO2·H2O, silicati di sodio e alluminio • fluoruro - aumenta la resistenza dello smalto dei denti contro l'attacco da parte degli acidi prodotti dalla placca batterica. I fluoruri partecipano alla mineralizzazione dello smalto dei denti (la parte inorganica dello smalto consiste principalmente di fosfato di calcio, idrossiapatite, carbonato di calcio, fosfato di magnesio, fluoruro e cloruro di calcio). Questo significa che il fluoruro è importante per la prevenzione della carie. I composti del fluoro usati più di frequente sono il fluoruro di sodio, il monofluorofosfato di sodio e i fluoruri di ammonio quaternari, che contengono anche ioni fluoruro liberi. In alcuni paesi il fluoruro viene aggiunto all'acqua potabile. Figura 34 Monofluorofosfato di sodio – 94 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 • tensioattivi (per esempio il Laurylsolfato sodico)- abbassano la tensione superficiale ed aiutano a distribuire il dentifricio uniformemente. Aumentano l'effetto pulente, particolarmente nei punti che è difficile raggiungere con lo spazzolino da denti. Altri ingredienti dei dentifrici sono per esempio: • umidificanti (come il glicerolo, il sorbitolo e il glicole polietilenico) - migliorano la stabilità alle basse temperature e prevengono l'essicazione. • leganti e addensanti (per esempio la sodio-carbossimetilcellulosa ) - prevengono la separazione in due fasi liquida e solida. • dolcificanti (per esempio la saccarina)- migliorano il gusto del dentifricio. • conservanti (per esempio l'acido 4-idrossibenzoico) - vengono impiegati per proteggere il dentifricio contro la decomposizione batterica. • sostanze aromatiche - vengono aggiunte per aumentare la gradevolezza del dentifricio ma anche per accrescere l'impressione dell'azione igenica. Questi includono l'essenza di menta, il mentolo, l'essenza d'anice, l'olio di eucalipto, oli aromatici, l'olio di agrumi. L'analisi del dentifricio in cromatografia ionica determina il contenuto di fluoruro proveniente dal fluoruro di sodio e dal mono fluoro fosfato di sodio contemporaneamente. Commenti Il citrato eluisce dalla colonna Metrosep Anion Dual 1 (3 x 150 mm) solo dopo circa 90 min. Per questo per verificare se il citrato è presente nel dentifricio, nell'Esperimento 15b si impiega la precolonna Metrosep Anion Dual 1 (6.1006.030) invece della colonna di separazione Metrosep Anion Dual 1. Contenuto informativo • Controllo di qualità • Preparazione del campione Esperimento 15a - Dentifricio senza citrato Tabella 63 Parametri- Esperimento 15a Colonna 6.1006.020 Metrosep anion Dual 1 (3 x 150 [mm]) Eluente 2.4 mmol/ L NaHCO3/ 2.5 mmol/ L Na2CO3+ 2% acetone; conducibilità dopo soppressione chimica circa 16 YS/ cm Campione dentifricio (senza citrato) Metodo exp_15_s.mtw Sistema asupp.smt Flusso 0.5 mL/ min Pressione 3 MPa Tempo dell'analisi 50 min Loop 20 YL Soppressore soluzioni rigeneranti : 50 mmol/ L H2SO4, acqua ultrapura; autostep con la valvola di iniezione in posizione “fill” Polarità + Preparazione dell'eluente Dissolvi 265 mg di carbonato di sodio (anidro) e 201.5 mg di bicarbonato di sodio in 980 mL di acqua ultrapura. Quindi aggiungi 20 mL di acetone. – 95 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 Preparazione del campione Dissolvi 1 g di dentifricio in 19 mL di acqua ultrapura e quindi filtra con filtri da 0.45 Ym. Cromatogramma 42 Dentifricio senza citrato (diluizione 1: 20) Tabella 64 Componenti - Esperimento 15a Picco 1 2 3 4 5 6 7 8 Componente Fluoruro Formiato Chloruro picco di sistema Monofluoro fosfato Fosfato Solfato Saccarina tR [min] 3.9 4.5 5.6 6.7 10.2 11.5 14.1 42.6 Conc. [mg/L] 1304 52 66 TP 1357 1643 4325 Area [HS/cm*s] 1663 19.8 55.3 260 1346 160 4527 3047 3831 1917 3.1 55.4 880 179 Esperimento 15b - Dentifricio con citrato Tabella 65 Parametri- Esperimento 15b Colonna 6.1006.030 Metrosep Anion Dual 1 precolumn cartridge Eluente 2.4 mmol/ L NaHCO3/ 2.5 mmol/ L Na2CO3+ 2% acetone; conducibilità dopo soppressione chimica circa 16 YS/ cm Campione dentifricio (con citrato) Metodo exp_15b_s.mtw Sistema asupp.smt Flusso 0.5 mL/ min Pressione 3 MPa Tempo dell'analisi 25 min Loop 20 YL Soppressore soluzioni rigeneranti : 50 mmol/ L H2SO4, acqua ultrapura; – 96 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 autostep con la valvola di iniezione in posizione “fill” Polarità + Preparazione dell'eluente Dissolvi 265 mg di carbonato di sodio (anidro) e 201.5 mg di bicarbonato di sodio in 980 mL di acqua ultrapura. Quindi aggiungi 20 mL di acetone. Preparazione del campione Dissolvi 1 g di dentifricio in acqua ultrapura (diluizione 1: 20) e quindi filtra con filtri da 0.45 Ym . Cromatogramma 43 Dentifricio con citrato (diluizione 1: 20) Tabella 66 Componenti - Esperimento 15b Picco 1 2 Componente Saccarina Citrato tR [min] 8.2 16.2 Conc. [mg/L] 160 2600 TP 510 267 Area [HS/cm*s] 177 360 4.3.9 Esperimento 16 - Anioni nello zucchero raffinato e grezzo Gli zuccheri sono composti organici con un gruppo carbonilico che forma semi-acetali e diversi gruppi idrossilici. Normalmente il nome "zucchero" viene usata per indicare un disaccaride particolare, il saccarosio. – 97 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 Figura 35 Il disaccaride saccarosio. Nella produzione di zucchero dalla barbabietola da zucchero, la barbabietola vene dapprima lavata e tritata; quindi viene eseguita un'estrazione in acqua in un'unità di diffusione in controcorrente. In questo modo si estraggono i costituenti solubili - zucchero, sali, acidi, proteine, pectine. La maggior parte dei costituenti non-zuccherini viene precipitata per aggiunta di calce viva (CaO). Nel passaggio successivo viene usata anidride carbonica (CO2) per precipitare l'idrossido di calcio in eccesso come CaCO3. Dopo filtrazione la soluzione di zucchero viene concentrata in evaporatori a multiplo effetto per ottenere il "sugo denso" che filtrato di nuovo e ulteriormente concentrato separa la "massacotta". Lo zucchero viene da qui separato per centrifugazione e, dopo purificazione (per ricristallizzazione), si ottiene un cristallo bianco come neve, lo zucchero con una purezza del 99.95%. Le acque di centrifugazione hanno l’aspetto di uno sciroppo marrone chiamato 'melassa'. Lo zucchero grezzo si ottiene da una purificazione meno spinta e talvolta viene colorato usando la melassa. Oltre ai contaminanti organici, contiene metalli alcalini e alcalino terrosi e anioni; ed ha anche un diverso sapore rispetto al cristallo bianco di zucchero. I contaminanti organici devono essere eliminati prima della determinazione degli anioni e si usa a tale scopo una colonna RP (fase inversa). Contenuto informativo • Analisi di generi alimentari • Controllo di processo • Controllo di generi alimentari ad alto contenuto di zucchero, es. miele Tabella 67 Parametri - Esperimenti 16a e 16b Colonna 6.1006.020 Metrosep Anion Dual 1 (3 x 150 mm) Eluente 2.4 mmol/ L NaHCO3/ 2.5 mmol/ L Na2CO3+ 2% acetone; conducibilità dopo soppressione chimica circa 16 YS/ cm Campione a) zucchero raffinato; b) zucchero grezzo Metodo exp_16_s.mtw Sistema asupp.smt Flusso 0.5 mL/ min Pressione 4 Mpa Tempo dell'analisi 17 min Loop 100 YL Sopressore soluzioni rigeneranti : 50 mmol/ L H2SO4, acqua ultrapura; autostep con la valvola di iniezione in posizione “fill” Polarità + Preparazione dell'eluente Dissolvi 265 mg di carbonato di sodio (anidro) e 201.5 mg di bicarbonato di sodio in 980 mL di acqua ultrapura. Quindi aggiungi 20 mL acetone. Preparazione del campione Dissolvi lo zucchero in acqua ultrapura (diluizione 1: 10) e filtra attraverso un filtro 0.45 Ym . – 98 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 Esperimento 16a - Zucchero raffinato Cromatogramma 44 Soluzione standard per l'analisi dello zucchero raffinato Tabella 68 Componenti - Esperimento 16a - Standard Picco 1 2 3 4 5 6 Componente Cloruro picco di sistema Nitrato Malato Solfato Ossalato tR [min] 5.5 7.0 9.6 12.0 12.9 14.8 Conc. [mg/L] 0.1 TP 4408 Area [HS/cm*s] 8.1 0.1 0.1 0.1 0.1 3682 3587 2995 3260 4.0 1.2 5.9 3.7 – 99 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 Cromatogramma 45 Analisi dello zucchero raffinato (diluizione 1: 10) Tabella 69 Componenti - Esperimento 16a - Zucchero raffinato Picco 1 2 3 4 5 6 Componente Cloruro picco di sistema Nitrato Malato Solfato Ossalato tR [min] 5.5 7.2 9.8 12.2 13.1 15.0 Conc. [mg/L] 1.3 TP 4183 Area [HS/cm*s] 10.3 0.8 1.5 0.9 1.4 4157 2833 3404 3432 3.2 1.8 5.2 5.3 Esperimento 16b- Zucchero grezzo Cromatogramma 46 Soluzione standard per l'analisi di zucchero grezzo Tabella 70 Componenti - Esperimento 16b - Standard Picco 1 2 3 4 5 6 7 Componente Cloruro picco di sistema Nitrato Fosfato Malato Solfato Ossalato tR [min] 5.3 6.9 9.6 10.7 12.1 13.0 14.9 Conc. [mg/L] 20 TP 3640 Area [HS/cm*s] 2200 0.1 10 5 5 1 3700 3330 3430 3600 3220 3.9 245 62 294 40 – 100 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 Cromatogramma 47 Analisi di zucchero grezzo (diluizione 1: 10) Tabella 71 Componenti - Esperimento 16b- Zucchero grezzo Picco 1 2 3 4 5 6 7 Componente Cloruro picco di sistema Nitrato Fosfato Malato Solfato Ossalato tR [min] 5.4 7.2 9.7 10.8 12.2 13.0 14.9 Conc. [mg/L] 217 TP 3480 Area [HS/cm*s] 2380 1.8 84 55 74 6.9 2870 3320 3840 3980 3530 7.0 205 68 435 28 Commenti Nel caso dello zucchero grezzo i contaminanti possono eluire a tempi di ritenzione maggiori; questo potrebbe interferire coi cromatogrammi successivi se si imposta un tempo per la corsa troppo breve. Per questo è buona norma che lo zucchero raffinato sia analizzato prima dello zucchero grezzo. 4.3.10 Esperimento 17- Contaminanti nel perossido di idrogeno Il perossido di idrogeno puro (H2O2) fonde a 0.4 °C e bolle a 150 °C e si prepara per cristallizzazione frazionata e solo sotto condizioni di sicurezza molto severe. H2O2 è commercialmente disponibile in soluzione acquosa con concentrazioni del 35, 50, 60 o 70%. Queste soluzioni vengono purificate in scambiatori ionici o per distillazione. La decomposizione fortemente esotermica di H2O2 in H2O ed O2 non è spontanea, ma i metalli pesanti agiscono da catalizzatori. 2 H2O2 ===> 2 H2O + O2 + 196.2 kJ L'effetto catalitico del metallo pesante sulla decomposizione viene inibito per aggiunta di stabilizzanti come i fosfati, l'EDTA, o gli stannati. La proprietà più caratteristica di H2O2 è il suo potere ossidante. Il suo potenziale standard (E0) è +1.8 V a pH= 0 e +0,78 V a pH= 14. Il perossido di idrogeno è uno dei prodotti più importanti nel settore dei prodotti chimici di base con una produzione annuale di 2.7 milioni di tonnellate. Viene prodotto industrialmente per reazione di conversione dell'idroantrachinone con O2 atmosferico. Il processo produce l'antrachinone corrispondente e H2O2. L'antrachinone nuovamente ridotto ad idroantrachinone, per reazione con idrogeno elementare in presenza di un catalizzatore al palladio, viene riciclato nel sistema. Una larga parte della produzione di H2O2 viene utilizzata nei processi di sbiancamento della carta e della cellulosa. In molti paesi in effetti gli sbiancanti al cloro (con Cl2 o ClO2), che producono acque non facilmente biodegradabili perchè contenenti composti organici clorurati, sono stati completamente – 101 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 o parzialmente sostituiti con altri metodi. In questo contesto l'H2O2 è divenuta un'alternativa fondamentale. Altri campi di applicazione sono: • la rimozione di ferro e manganese dall'acqua potabile. • la detossificazione delle acque di scarico contenenti cianuri (CN , CNO ), un esempio sono le acque di scarico dei bagni galvanoplastici, con H2O2 o H2O2/H2SO4. • la combinazione di H2O2 e di radicali HO (idrossile) prodotti per irragiamento UV; fornisce un ossidante estremamente forte (E0= +2.8 V), di interesse per la purificazione di scarichi speciali. • lo sviluppo di un metodo per la produzione di ossido di propilene da propene e H2O2 (si impiegano catalizzatori a strato sottile al titanio) metodo molto promettente rispetto a quello con la cloridrina che è estremamente inquinante. • fra i prodotti secondari dell’H2O2, il perborato di sodio e il percarbonato di sodio sono i più importanti; impiegati come sbiancanti nei detersivi in polvere. • H2O2 è impiegato nell'industria elettronica per la pulizia dei wafer di silicio e dei circuiti stampati. – – La determinazione di contaminanti in H2O2 è di grande importanza soprattutto nell'industria elettronica. Anche le più piccole tracce di ioni estranei (ng/L o ppt) diminuiscono significativamente la resa del wafer, per esempio, la presenza di fosfato introduce difetti di tipo n (negativo) nel reticolo cristallino della silice. A concentrazioni elevate il perossido di idrogeno influisce negativamente sia sulla colonna di separazione che sull'equilibrio carbonatico dell'eluente (vedi cromatogramma 49). Per questo per l'analisi di tracce di ioni si usa la tecnica di eliminazione della matrice (vedi capitolo 4.3.2) coi vantaggi seguenti: primo, le soluzioni concentrate possono essere analizzate senza diluizione; secondo, si possono analizzare volumi di campione più grandi (preconcentrazione). Contenuto informativo • Controllo di processo • Preparazione del campione • Preconcentrazione del campione ed eliminazione della matrice • Selettività di colonne diverse Tabella 72 Parametri - Esperimenti 17a e 17b Colonna 6.1006.020 Metrosep Anion Dual 1 (3 x 150 mm) Eluente 2.4 mmol/ L NaHCO3/ 2.5 mmol/ L Na2CO3+ 2% acetone; conducibilità dopo soppressione chimica circa 16 YS/ cm Campione perossido di idrogeno 30%, suprapur Metodo exp_17_s.mtw Sistema asupp.smt Flusso 0.5 mL/ min Pressione 2 MPa Tempo dell'analisi 17 min Colonna di preconcentrazione 6.1006.300 Metrosep Anion Introduzione del campione 1 mL di campione in colonna di preconcentrazione; per l'eliminazione della matrice lavare con 1 mL di acqua ultrapura Sopressore soluzioni rigeneranti : 50 mmol/ L H2SO4, acqua ultrapura; – 102 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 autostep con la valvola di iniezione in posizione “fill” Polarità + Preparazione dell'eluente Dissolvi 265 mg di carbonato di sodio (anidro) e 201.5 mg di bicarbonato di sodio in 980 mL di acqua ultrapura. Quindi aggiungi 20 mL di acetone. Introduzione del campione Lavare il sistema completamente con acqua ultrapura, quindi caricare 1 mL di campione nella colonna di preconcentrazione e lavare con 1 mL di acqua ultrapura. Cromatogramma 48 Soluzione standard per la determinazione di anioni nel perossido di idrogeno – 103 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 Tabella 73 Componenti - Esperimenti 17a e 17b- Standard Picco 1 2 3 4 5 5 6 Componente Acetato Formiato Cloruro picco di sistema Nitrato Solfato Ossalato tR [min] 4.2 4.4 5.3 6.9 9.2 12.4 14.2 Conc. [Hg/L] 5 1 1 TP 2620 2940 3300 Area [HS/cm*s] 108 222 587 0.1 0.5 0.1 3730 3160 3010 31 163 21 Esperimento 17a - Analisi di perossido di idrogeno senza eliminazione della matrice Cromatogramma 49 Analisi di perossido di idrogeno (30%) senza eliminazione della matrice – 104 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 Esperimento 17b - Analisi di perossido di idrogeno con eliminazione della matrice Cromatogramma 50 Analisi di perossido di idrogeno (30%) con eliminazione della matrice Tabella 74 Componenti - Esperimento 17b Picco 2 3 5 6 7 8 10 Componente Acetato Formiato Cloruro picco di sistema Nitrato Solfato Ossalato tR [min] 4.2 4.4 5.3 7.2 9.3 12.5 14.1 Conc. [Hg/L] 8.8 0.83 0.86 TP 1780 2170 2960 Area [HS/cm*s] 0.15 0.44 0.05 4560 2520 2480 47 142 10 507 Commenti Lavare contenitori, siringhe e sistema accuratamente più volte. Usare contenitori di plastica. Indossare occhiali protettivi! I picchi 1, 4 e 9 non sono stati quantificati. Esperimento 17c - Analisi di perossido di idrogeno con eliminazione della matrice su una colonna ad alta prestazione. Tabella 75 Parametri - Esperimento 17c Colonna 6.1006.530 Metrosep A Supp 5 (4 x 250 mm) Eluente 1 mmol/L NaHCO3 / 3.2 mmol/L Na2CO3; conducibilità dopo soppressione chimica circa 15 YS/ cm Campione perossido di idrogeno 30%, suprapur Metodo exp_17c_s.mtw Sistema asupp5.smt Flusso 1.0 mL/ min Pressione 11 MPa Tempo dell'analisi 30 min – 105 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 Colonna di preconcentrazione 6.1006.300 Metrosep Anion Introduzione del campione 1 mL di campione in colonna di preconcentrazione; per l'eliminazione della matrice lavare con 1 mL di acqua ultrapura Soppressore soluzioni rigeneranti : 50 mmol/ L H2SO4, acqua ultrapura; autostep con la valvola di iniezione in posizione “fill” Polarità + Preparazione dell'eluente Dissolvi 339 mg di carbonato di sodio (anidro) e 84 mg di bicarbonato di sodio in 1 L di acqua ultrapura. Introduzione del campione Lavare il sistema accuratamente con acqua ultrapura, quindi caricare 1 mL di campione in colonna di preconcentrazione e lavare con 1 mL di acqua ultrapura. Cromatogramma 51 Analisi di perossido di idrogeno (30%) con eliminazione della matrice sulla colonna Metrosep A Supp 5 Tabella 76 Componenti - Esperimento 17c Picco 3 4 6 7 8 10 13 Componente Acetato Formiato Cloruro picco di sistema Nitrato Solfato Ossalato tR [min] 6.3 6.7 8.9 13.0 16.4 23.3 27.0 Conc. [Hg/L] 6.8 0.77 0.78 TP 2850 8740 17810 Area [HS/cm*s] 219 123 380 0.15 0.35 0.04 19100 16640 12100 37 86 7.7 Commenti I Picchi 1, 2, 5. 9, 10, 11 e 12 non sono stati quantificati. – 106 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 4.4 Esperimenti di determinazione di cationi 4.4.1 Esperimento 18- Metalli alcalini e alcalino terrosi nell' acqua potabile Oltre ai gas disciolti O2, N2 e CO2, l'acqua naturale contiene anche sali che percolano principalmente dal suolo nelle acque interstiziali. Un'altro costituente dell'acqua naturale sono i composti polari organici che provengono, per esempio, dagli strati di humus del suolo. La contaminazione da parte di acque di scarico è un'altra fonte possibile di sali e composti organici. I sali più importanti sono i cloruri, i solfati e bicarbonati di sodio, calcio e magnesio. Un parametro importante per l'acqua potabile, sia per l'uso alimentare che nei processi industriali e per il lavaggio a macchina, è la durezza dell'acqua. La durezza totale dell'acqua è intesa essere la somma delle concentrazioni molari (mmol/ L) degli ioni calcio e magnesio. La parte della durezza che può essere rimossa per ebollizione è nota come durezza carbonatica (o durezza temporanea). La durezza residua è dovuta al solfato e cloruro, i cui sali di Ca e Mg non possono essere precipitati per ebollizione. Con i saponi classici - sali di sodio degli acidi grassi - il calcio ed il magnesio formano composti insolubili . Questi sali sono entrambi inefficaci nel lavaggio e si depositano anche sui tessuti come un "patina grigia". I moderni agenti detergenti contengono alchil-solfati che non formano composti insolubili col calcio ed il magnesio. Le zeoliti vengono aggiunte come scambiatori ionici per legare gli 2+ 2+ ioni Ca e Mg . Questo previene efficacemente la precipitazione di CaCO3 insolubile e del carbonato di magnesio per riscaldamento. La normativa per l'acqua potabile, attuativa delle direttive CEE sull'acqua potabile (80/ 778/ EEC), impone i valori seguenti per i cationi: + 0.5 150 12 50 400 NH4 + Na + K 2+ Mg 2+ Ca mg/L mg/L mg/L mg/L mg/L Un aumento dell'assunzione di ioni sodio da parte dell'organismo umano è causa fra l'altro di un + aumento della pressione sanguigna. Il fabbisogno quotidiano di Na è di 1 g ed è di gran lunga superato nella dieta moderna (3 - 7 g). In tutte le analisi descritte di seguito i campioni devono essere acidificati per aggiunta di acido nitrico (pH 2.5 - 3.5), questa garantisce la riproducibilità dei risultati per i cationi divalenti. Se il contenuto di sodio nel campione è sostanzialmente più alto che nella soluzione standard proposta, la concentrazione del sodio in quest'ultima dovrebbe venire adattata. Contenuto informativo • Analisi dell'alimento "Numero 1" • Controllo dell'etichettatura delle bottiglie di acqua minerale • Perchè è necessario acidificare i campioni? Tabella 77 Parametri - Esperimento 18 Colonna 6.1010.210 Metrosep C2 (4 x 100 mm) Eluente 5 mmol/ L acido tartarico/ 0.75 mmol/ L acido dipicolinico; conducibilità circa 590 YS/ cm Campione - acqua potabile, acidificata a pH= 2.5- 3.5 (+ circa 100 YL di HNO3 2 mol/ L per 100 mL campione) - acqua minerale, acidificata a pH= 2.5- 3.5 (+ circa 100 YL di HNO3 2 [mol]/ L per 100 mL campione) Metodo exp_18_c.mtw Sistema cation.smt Flusso 1 mL/ min – 107 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 Pressione 7 MPa Tempo dell'analisi 12 min Loop 10 YL Polarità - Preparazione dell'eluente Dissolvi 600 mg di acido tartarico e 125 mg di acido dipicolinico in 100 mL di acqua ultrapura sotto riscaldamento e porta a 1 L con acqua ultrapura. Cromatogramma 52 Soluzione standard per la determinazione di cationi in acqua potabile – 108 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 Tabella 78 Componenti - Esperimento 18 - Standard Picco 1 2 3 4 Componente Sodio Potassio Calcio Magnesio Cromatogramma 53 tR [min] 3.8 6.5 8.4 11.0 Conc. [mg/L] 0.5 0.2 20 5 TP 4200 3090 1960 2700 Area [HS/cm*s] 1.5 0.9 66 34 Acqua potabile di Herisau, Svizzera (diluizione 1: 10) Tabella 79 Componenti - Esperimento 18 - Acqua di rubinetto Picco 1 2 3 Componente Sodio Calcio Magnesio tR [min] 3.8 8.7 11.2 Conc. [mg/L] 5 85 19 – 109 – TP 4840 2640 3520 Area [HS/cm*s] 1.4 29 13 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 Cromatogramma 54 Acqua minerale (diluizione 1: 10) Tabella 80 Componenti - Esperimento 18 - Acqua minerale Picco 1 2 3 4 Componente Sodio Potassio Calcio Magnesio tR [min] 3.7 6.4 8.3 10.9 Conc. [mg/L] 4.3 0.8 344 62 TP 4190 6350 1520 2550 Area [HS/cm*s] 1.3 0.3 113 43 Commenti Tutte le soluzioni devono essere conservate in contenitori di plastica. Ogni contatto col vetro deve essere evitato per una determinazione corretta del sodio. Il valore del pH dello standard e delle soluzioni campione deve essere tra 2.5 e 3.5. 4.4.2 Esperimento 19 - Determinazione di metalli di transizione Per separare gli ioni dei metalli di transizione vengono aggiunti alla fase mobile agenti complessanti. Essi riducono la densità di carica e migliorano la selettività della separazione, che è relativamente bassa per gli ioni dei metalli di transizione perchè hanno la stessa carica. Oltre all'equilibrio tra resina scambiatrice ed analita, in presenza di agenti complessanti si instaura un'ulteriore equilibrio, vale a dire tra ioni metallici e complessante. Questo equilibrio è influenzato dal pH della soluzione se la dissociazione dell'agente complessante avviene per stadi o se lo ione metallico forma idrossi complessi. Gli acidi deboli organici sono impiegati spesso come agenti complessanti, es. acido tartarico, acido citrico, acido ossalico, acido piridin-2,6-dicarbossilico (acido dipicolinico - vedi capitolo 4.2.6Esperimento 6 - Alterazione della selettività con l'impiego di agenti complessanti). Il numero di leganti L che circonda lo ione metallico centrale Me, ovvero il numero di coordinazione, può variare, es. MeL, MeL2, MeL3 e quindi la carica che ne risulta varia. A seconda della carica del metallo, dei leganti e del loro numero, possono essere presenti complessi cationici, neutri o anionici. Questo significa che, a seconda della loro carica, i complessi possono essere separati su scambiatori cationici o anionici. Teoricamente è possibile lavorare con scambiatori contenenti entrambi i tipi di gruppi scambiatori, cationici e anionici. La separazione può essere influenzata e ottimizzata cambiando il valore del pH e gli agenti complessanti - si possono anche aggiugere alla fase mobile due o più agenti complessanti diversi. In parte le influenze sono contrapposte e difficili da predire. Alcune indicazioni generali vengono comunque riportate qui di seguito: • la diversa stabilità (costanti di formazione del complesso) influenza la separazione. • l'aggiunta di un solvente organico, come l’ acetone, all'eluente influenza la separazione. Infatti gli ioni lipofilici eluiscono più rapidamente . • in cromatografia di scambio cationico, l'etilendiammina si è dimostrata un buon agente eluente. In condizioni normali è presente nella forma cationica e porta due protoni. • un aumento del pH comporta una riduzione del tempo di ritenzione poichè riduce la carica totale. • un aumento della concentrazione del legante nella fase mobile, oltre che spostare l'equilibrio di + + complessazione, aumenta la concentrazione del controione H o Na ed accelera quindi la rimozione del complesso dal sito di scambio carico negativamente, quindi l'efficienza della separazione viene ridotta. • un aumento nella concentrazione del legante causa un aumento nel tempo di ritenzione perchè il numero di coordinazione del complesso aumenta, d’altro canto il legante anionico libero favorisce anche l'eluizione dell'anione del metallo complessato, così che i due effetti opposti sul tempo di ritenzione hanno luogo contemporaneamente. La rivelazione dei complessi può (derivatizzazione di post-colonna). essere eseguita per conducibilità o fotometricamente Per la rivelazione a conducibilità si può lavorare solo senza soppressione chimica che causerebbe la formazione di idrossidi insolubili con la reazione di soppressione, visto che gli anioni dell'eluente disponibili sono il carbonato o l' idrossido. La rivelazione fotometrica richiede la derivatizzazione di post-colonna nella quale un agente complessante cromoforo viene introdotto per spostare quello originalmente presente (es. l'acido – 110 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 tartarico, l' acido ossalico, ecc.). Il nuovo complesso formatosi è rivelabile all'UV o UV-VIS, sempre che il massimo di assorbimento del legante libero non sia nella regione del massimo del complesso. Come, per la maggior parte dei complessi coloranti, i massimi di assorbimento dei singoli complessi di ogni metallo di transizione cadono in intervalli di lunghezza d'onda diverse, inoltre i limiti di rilevabilità dei singoli metalli differiscono grandemente. Contenuto informativo • Influenza dell'eluente sulla selettività • Complessazione degli ioni dei metalli di transizione • Agenti complessanti per la rilevazione fotometrica • Fotometria Tabella 81 Parametri - Esperimenti 19a e 19b Colonna 6.1007.000 Nucleosil 5SA (4 x 125 mm) Eluente a) 4 mmol/ L acido tartarico, 0.5 mmol/ L acido citrico, 3 mmol/ L etilendiammina, 5% acetone; conducibilità circa 500 YS/ cm; b) 3.5 mmol/ L acido ossalico, 5% acetone, pH= 4 (circa 120 YL etilendiammina); conducibilità circa 350 YS/ cm Campione acqua potabile Metodo exp_19_c.mtw Sistema nucleosil.smt Flusso 1.5 mL/ min Pressione 13 MPa Tempo dell'analisi a) 12 min; b) 13 min Loop 100 YL Polarità - Esperimento 19a - Determinazione di metalli di transizione impiegando un'eluente contenente acido tartarico, acido citrico, etilenediammina ed acetone (eluente a) Preparazione dell'eluente Dissolvi 600 mg di acido tartarico e 105 mg di acido citrico in acqua ultrapura. Aggiungi 200 YL etilenediammina e 50 mL di acetone e portare a 1 L. – 111 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 Cromatogramma 55 Soluzione standard 1 per determinare i metalli di transizione Tabella 82 Componenti - Esperimento 19a - Standard 1 Picco 1 2 3 4 5 6 Componente Nichel Zinco Cobalto Ferro (II) Calcio Magnesio Cromatogramma 56 tR [min] 3.4 4.4 5.6 8.1 9.8 10.8 Conc. [mg/L] 5 5 5 10 5 5 TP 1020 5640 4370 6150 6340 6390 Area [HS/cm*s] 40 36 34 30 29 39 Soluzione standard 2 per determinare i metalli di transizione – 112 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 Tabella 83 Componenti - Esperimento 19a - Standard 2 Picco 1 2 3 4 5 6 Componente Piombo Nichel Zinco Cobalto Cadmio Manganese Cromatogramma 57 tR [min] 2.9 3.4 4.3 5.6 8.6 9.9 Conc. [mg/L] 5 5 5 5 5 10 TP 2680 930 5510 4310 6600 6270 Area [HS/cm*s] 8.6 43 37 34 15 45 Analisi di acqua potabile (diluizione 1: 10) Tabella 84 Component i- Esperimento 19a - Acqua potabile Picco 1 2 3 Componente Zinco Calcio Magnesio tR [min] 4.2 9.8 10.6 Conc. [mg/L] 1.2 89 19 No. di piatti 6360 5750 7460 Area [HS/cm*s] 0.9 53 15 Esperimento 19b - Determinazione di metalli di transizione impiegando un'eluente contenente acido ossalico, etilendiammina ed acetone (eluente b) Preparazione dell'eluente Dissolvi 315 mg di acido ossalico in acqua ultrapura, aggiungere 50 mL di acetone e portare a 1 L con acqua ultrapura. Aggiusta il pH a pH= 4 con etilendiammina (circa 120 YL). – 113 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 Cromatogramma 58 Soluzione standard per determinare i metalli di transizione Tabella 85 Componenti - Esperimento 19b - Standard Picco 1 2 3 4 Componente Ferro Manganese Magnesio Calcio Cromatogramma 59 tR [min] 2.2 4.0 7.5 12.3 Conc. [mg/L] 10 10 5 5 TP 2110 1830 3110 6000 Area [HS/cm*s] 50 110 98 45 Analisi di acqua potabile (diluizione 1: 10) – 114 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 Tabella 86 Componenti - Esperimento 19b - Acqua potabile Picco 1 2 Componente Magnesio Calcio tR [min] 7.3 12.4 Conc. [mg/L] 21 91 TP 4690 4780 Area [HS/cm*s] 41 83 Commenti Nel caso dell'eluente a) il calcio e il manganese coeluiscono. Nel caso dell'eluente b invece, calcio e manganese vengono separati; nichel, zinco e cobalto vengono complessati fortemente ed eluiscono col picco dell'acqua. 4.4.3 Esperimento 20 - Contaminanti nel gel di silice - determinazione di calcio e magnesio Il gel di silice prodotto, per esempio, per idrolisi di silicati di sodio e successiva rimozione completa dell' acqua ha la struttura seguente: O Si O O O Si O OH Si O Si O Si OH OH Figura 36 Struttura del gel di silice Oltre al suo uso come agente assorbente tecnico, il gel di silice è impiegato sia in gascromatografia che in cromatografia liquida ad alta pressione. In gascromatografia originalmente si utilizzavano solo colonne impaccate - e sporadicamente sono ancora in uso oggi. Esse si preparano usando un carrier particolato, appunto come il gel di silice, che viene sospeso in una fase liquida, per es. olio di silicone. Il numero di piatti teorici di tali colonne è basso comparato con quelli delle colonne capillari che oggi sono molto più diffuse. In cromatografia liquida ad alta pressione (HPLC) il gel di silice è impiegato come fase stazionaria o materiale di trasporto sia per l'adsorbimento, che per la fase inversa (RP), la fase normale e per la cromatografia ionica. Per alcune di queste applicazioni la superficie del gel di silice deve essere modificata con gruppi funzionali (per es. gruppi octadecilici o gruppi a scambio ionico ). Il gel di silice come fase stazionaria viene impiegato in alternativa o in aggiunta ad Al2O3 anche in cromatografia di adsorbimento. La separazione cromatografica si basa sull’interazione di legame dipolo dipolo-indotto, dipolo-dipolo, ponte a idrogeno e sul legame di tipo complesso- . La cromatografia di adsorbimento si usa per la separazione di sostanze non-polari che è difficile sciogliere in acqua. In cromatografia RP i gruppi silanolici liberi del gel di silice sono resi idrofobici per mezzo di un legame chimico con catene alchiliche più lunghe (per es. gruppi con otto o diciotto carboni): Figura 37 Reazione del gel di silice con clorosilano (R= C8H17 a C18H37) In questa reazione rimangono comunque dei gruppi silanolici liberi; questi possono assorbire composti polari e causare scodamenti nei picchi. Questi gruppi silanolici residui possono essere disattivati con trimetilcloro silano - "end-capping". In cromatografia di fase normale i residui polari sono chimicamente vincolati ai gruppi silanolici, per esempio. (CH2)n C N o (CH2)n NH2 Una fase mobile meno polare o non polare verrà impiegata con questa fase stazionaria polare per realizzare la separazione cromatografica. In cromatografia RP, che rappresenta circa il 75% di tutte le applicazioni HPLC, le polarità sono invertite, una fase stazionaria non polare è impiegata con una fase – 115 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 mobile polare. Si può quindi osservare che il nome fase inversa ha solo un'origine storica legata al fatto che questo metodo è stato sviluppato più tardi. In cromatografia ionica viene impiegato come scambiatore cationico per l'analisi di metalli alcalini il gel di silice funzionalizzato con gruppi solfonici. La contaminazione del gel di silice da parte di ioni metallici è rilevante in cromatografia poichè questi possono causare interferenze non specifiche. Per la determinazione di questi contaminanti viene impiegato uno scambiatore cationico fortemente acido. I cationi monovalenti eluiscono nel volume morto sicchè si osserva solo la separazione dei cationi divalenti. Il Fe(III) deve essere ridotto a Fe(II) con acido ascorbico prima dell'analisi. Contenuto informativo • Controllo di qualità • Esperimento addizionale: arricchire l'estratto con Fe (III); eseguire la determinazione con e senza aggiunta di acido ascorbico (vitamina C) • Colonne di separazione HPLC a gel di silice Tabella 87 Parametr i- Esperimento 20 Colonna 6.1007.000 Nucleosil 5SA (4 x 125 mm) Eluente 4 mmol/ L acido tartarico, 0.5 mmol/ L acido citrico, 3 mmol/ L etilendiammina, 5% acetone; conducibilità circa 500 YS/ cm Campione gel di silice (5% soluzione) Metodo exp_20_c.mtw Sistema nucleosil.smt Flusso 1.5 mL/ min Pressione 13 MPa Tempo dell'analisi 12 min Loop 100 YL Polarità - Preparazione dell'eluente Dissolvi 600 mg di acido tartarico e 105 mg di acido citrico in acqua ultrapura. Aggiungi 200 YL di etilendiammina e 50 mL di acetone e porta a 1 L con acqua ultrapura. – 116 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 Cromatogramma 60 Soluzione standard per la determinazione di cationi nel gel di silice Tabella 88 Componenti - Esperimento 20- Standard Picco 1 2 Componente Calcio Magnesio Cromatogramma 61 tR [min] 9.6 10.5 Conc. [mg/L] 0.5 0.1 TP 6990 7260 Area [HS/cm*s] 3.1 0.7 Determinazione di cationi nel gel di silice – 117 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 Tabella 89 Componenti - Esperimento 20 - Gel di silice Picco Componente Ferro Calcio Magnesio 1 2 tR [min] 8.1 9.7 10.6 Conc. [mg/L] n.d. 9.4 1.4 TP – 6850 10100 Area [HS/cm*s] – 2.9 0.4 Esperimento 21 - Cosmetici e protezione dalla corrosione: determinazione di etanolammine e metalli alcalini Le seguenti tre etanolammine, i cui nomi sono amminoetanolo, iminodietanolo e nitrilotrietanolo, si ottengono per reazione di ammoniaca con l'ossido di etilene. 4.4.4 H H2N CH2 CH2 CH2 CH2 OH CH2 CH2 OH N HO CH2 CH2 CH2 CH2 OH CH2 CH2 OH N OH Figura 38 Monoetanol-ammina Figura 39 Dietanolammina Figura 40 Trietanolammina Tutte e tre le sostanze sono impiegate per rimuovere CO2 e H2S da miscele di gas, per es. per rimuovere l'anidride carbonica dal gas di sintesi, ma anche nel processo di sintesi dell'ammoniaca e anche per la rimozione di solfuri di idrogeno dai gas di raffineria. + NR3 + H2O + CO2 T HNR3 + HCO3 - Per riscaldamento la CO2 viene rilasciata e l'etanolammina NR3 può essere riciclata nel processo di assorbimento. 2NR3 + H2S T (HNR3)2S L' H2S invece viene rilasciato a temperatura ancora più alta e ossidato a zolfo liquido (processo Claus), questo viene poi convertito nelle anidridi SO2 e SO3 e quindi in acido solforico. La monoetanolammina (di cui la massima concentrazione ammessa sul luogo di lavoro (MAK) è di 3 ppm) è impiegata nei tensioattivi come estere dell'acido grasso. La dietanolammina è impiegata nei prodotti per la pulizia di mobili e pavimenti, lucidi da scarpe e lubrificanti. La trietanolammina forma saponi con gli acidi grassi, per es. con l'acido stearico C18H35COOH. Questi sono facilmente solubile in acqua e olii minerali e sono impiegati perciò come emulsionanti. Possono essere contenuti anche in preparazioni cosmetiche (per es. la schiuma da barba). La monoetanolammina viene impiegata come inibitore di corrosione nelle centrali elettriche perchè mantiene un pH debolmente alcalino ed evita che si formino eccessi di ioni H+ dal processo di corrosione. Per la loro determinazione in cromatografia ionica le etanolammine devono venir protonate per aggiunta di acido e quindi se ne determinano gli ammonio derivati. Contenuto informativo • Determinazione di cationi inorganici ed organici • Modifiche di selettività per aggiunta di agenti complessanti • Determinazione di ammine in cromatografia ionica Tabella 90 Parametri - Esperimento 21 Colonna 6.1010.210 Metrosep C2 (4 x 100 [mm]) Eluente a) 4 mmol/ L acido tartarico/ 0.75 mmol/ L acido dipicolinico; conducibilità circa 600 YS/ cm; – 118 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 b) 4 mmol/ L acido tartarico/ 0.5 mmol/ L acido dipicolinico; conducibilità circa 570 YS/ cm Campione standard (etanolammina, [triethanolamine]+ cationi standard) Metodo exp_21_c.mtw Sistema cation.smt Flusso 1 mL/ min Pressione 6 MPa Tempo dell'analisi a) 13 min; b) 14 min Loop 10 YL Polarità - Preparazione dell'eluente a) Dissolvi 600 mg di acido tartarico e 125 mg di acido dipicolinico in 100 mL di acqua ultrapura sotto riscaldamento, quindi porta a 1 L con acqua ultrapura. b) Dissolvi 600 mg di acido tartarico e 84 mg di acido dipicolinico in 100 mL di acqua ultrapura, quindi porta a 1 L con acqua ultrapura. Cromatogramma 62 Soluzione standard 1- Eluente a – 119 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 Tabella 91 Componenti - Esperimento 21- Standard 1 (eluente a) Picco 1 2 3 4 5 Componente Sodio Ammonio Monoetanolammina Potassio Trietanolammina Cromatogramma 63 tR [min] 3.8 4.3 4.9 6.4 9.0 Conc. [mg/L] 2 2 7 5 20 TP 4520 4340 4120 3070 2230 Area [HS/cm*s] 6.8 6.8 10.8 7.9 6.9 Soluzione standard 2- eluente a – 120 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 Tabella 92 Componenti - Esperimento 21- Standard 2 (eluente a) Picco 1 2 3 4 5 6 Componente Sodio Ammonio Monoetanolammina Potassio Calcio + trietanolammina Magnesio Cromatogramma 64 tR [min] 3.7 4.3 4.9 6.4 8.7 11.0 Conc. [mg/L] 2 2 7 5 5 + 20 5 TP 4500 4190 4380 2930 2070 2970 Area [HS/cm*s] 7.2 7.0 9.8 8.6 24 32 Soluzione standard 2- eluente b Tabella 93 Componenti - Esperimento 21- Standard 2 (eluente b) Picco 1 2 3 4 5 6 7 Componente Sodio Ammonio Monoetanolammina Potassio Trietanolammina Calcio Magnesio tR [min] 3.9 4.5 5.1 6.6 9.3 10.8 12.2 Conc. [mg/L] 2 2 7 5 20 5 5 TP 4700 4110 4400 2920 2400 3240 2820 Area [HS/cm*s] 7.2 7.0 9.6 8.4 7.3 16 32 Commenti Se si lavora con l'eluente a) il calcio e la monoetanolammina coeluiscono. Tutte soluzioni devono essere conservate in recipienti di plastica. Ogni contatto con il vetro deve essere evitato per una determinazione corretta del sodio. 4.4.5 Esperimento 22- Metalli alcalini ed alcalino terrosi nel vino Le sostanze minerali nel succo d'uva sono prevalentemente fosfati di calcio, magnesio e potassio. Le concentrazioni di questi composti sono tra i 3 e i 5 g/L. Il contenuto in sali minerali, noto come "cenere" del vino è inferiore a quello del succo perchè una parte viene assimilata per via metabolica dai fermenti della vinificazione. Un'ulteriore riduzione nel contenuto in sali minerali è dovuto alla separazione dei tartrati. Nel complesso, quindi, il vino contiene solo da 1.8 a 2.5 g/L di "cenere." I costituenti cationici più importanti vengono normalmente espressi come contenuto di ossidi, e sono: K2O (circa 40%), MgO (circa 6%), CaO (circa 4%) e Na2O (circa 2%). (vedi capitolo 4.3.5 - Esperimento 12 - Acidi organici nel vino) – 121 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 Contenuto informativo • Analisi degli alimenti • Analisi di processo - controllo della precipitazione del tartrato Tabella 94 Parametri- Esperimento 22 Colonna 6.1010.210 Metrosep C2 (4 x 100 mm) Eluente 4 mmol/ L acido tartarico/ 0.75 mmol/ L acido dipicolinico; conducibilità circa 600 YS/ cm Campione Vino bianco (Fechy, Svizzera), vino rosso (Pinot Noir, Svizzera), Metodo exp_22_c.mtw Sistema cation.smt Flusso 1 mL/ min Pressione 6 MPa Tempo dell'analisi 20 min Loop 10 YL Polarità - Preparazione dell'eluente Dissolvi 600 mg di acido tartarico e 125 mg di acido dipicolinico in 100 mL di acqua ultrapura sotto riscaldamento, quindi porta a 1 L con acqua ultrapura. Preparazione del campione Filtra e diluisci il campione di vino (1:10). Cromatogramma 65 Soluzione standard per la determinazione dei cationi nel vino Tabella 95 Componenti - Esperimento 22- Standard Picco Componente tR [min] Conc. [mg/L] – 122 – TP Area [HS/cm*s] 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 1 2 3 4 Sodio Potassio Calcio Magnesio 3.7 5.9 8.6 10.8 1 100 5 10 4360 1480 2950 2150 3.5 180 16 66 Commenti Tutte soluzioni devono essere conservate in recipienti di plastica. Per una determinazione corretta del sodio il contatto col vetro deve essere evitato. Il pH dello standard e delle soluzioni campione deve essere tra 2.5 e 3.5. Cromatogramma 66 Determinazione dei cationi nel vino bianco (diluizione 1: 10) Tabella 96 Componenti - Esperimento 22- Vino Bianco Peak 1 5 6 8 Component Sodio Potassio Calcio Magnesio tR [min] 3.7 6.0 8.6 11.0 Conc. [mg/L] 24 590 72 59 TP 4220 1860 2920 2880 Area [HS/cm*s] 8.4 106 23 39 Commenti I picchi 2, 3, 4 e 7 non sono stati quantificati. – 123 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 Cromatogramma 67 Determinazione di cationi nel vino rosso (diluizione 1: 10) Tabella 97 Componenti - Esperimento 22- Vino Rosso Picco 1 6 8 10 Componente Sodio Potassio Calcio Magnesio tR [min] 3.7 5.8 8.6 10.8 Conc. [mg/L] 10 1380 50 80 TP 2000 1300 3030 2520 Area [HS/cm*s] 3.6 248 16 53 Commenti I picchi 2, 3, 4, 5, 7 e 9 non sono stati quantificati. – 124 – 4/15/2001 Cromatografia Ionica Applicata – Versione 14 5 Riferimenti bibliografici [1] [2] [3] [4] [5] [6] [7] [8] [9] [10] [11] [12] [13] [14] [15] [16] [17] [18] [19] [20] [21] [22] [23] [24] [25] [26] [27] [28] [29] [30] [31] [32] [33] H. Small, T. S. Stevens, W. C. Bauman, Anal. Chem. 47 (1975) 1801. J. Weiss, Ionenchromatographie, 2. Aufl. (1991), Verlag Chemie, Weinheim. J. M. Mermet, M. Otto, H. M. Widmer, Analytical Chemistry, 1. 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