Maestro bruggese del 1499 - Trittico di Sant

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Maestro bruggese del 1499 - Trittico di Sant
Maestro bruggese del 1499 - Trittico di Sant'Andrea
Autore: Maestro bruggese del 1499
Materia e tecnica: Olio su tavola di quercia
Dimensioni: ciascuna cm 150 X 92 (con la cornice cm 174 X 108)
Collocazione: Santa Margherita Ligure, chiesa di San Lorenzo della Costa
Scheda a cura di Carla Cavelli Traverso
Cornice originale, l'antica mestica della doratura è stata recuperata nel restauro del 1941-42
Le condizioni di conservazione sono ottime perché è stato recentemente restaurato dal
laboratorio San Donato di Genova per conto della Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici
della Liguria, sotto la direzione di G. Algeri.
Il trittico fu commissionato a Bruges nel 1499 dal nobile Andrea della Costa, come si legge
nell'iscrizione che corre nel verso dell'anta sinistra. Questi era originario di San Lorenzo della
Costa e signore di Roccabarbino, nel principato di Monaco; per ragioni di commercio - si
occupava tra l'altro del traffico dell'allume di rocca - si spostò nelle Fiandre dove ben presto
ottenne fama ed onori, divenendo anche consigliere e ricevitore delle imposte dell'imperatore
Massimiliano d'Austria e suo ambasciatore presso la corte di Francia.
Nel 1492 sposò Agnese di quel ramo genovese degli Adorno, che intorno al 1270 si era
trasferito nei Paesi Bassi, unica erede dell'immensa fortuna di questa famiglia, che nelle Fiandre
occupava una posizione di primissimo piano. Era nipote di Anselmo Adorno, che aveva lasciato
alle figlie le due tavole eyckiane con le Stimmate di San Francesco (Torino, Galleria Sabauda;
Philadelphia, Museum of Art, collezione Johnson) (Algeri in La pittura, 1997, pp. 44, 54, 56-57).
Andrea ed Agnese ebbero sette figli e sei figlie; il marito morì il 15 aprile 1542 e fu sepolto nella
cappella di San Giovanni nella chiesa di Gerusalemme a Bruges, proprietà della famiglia, dove
era già stata seppellita la moglie, deceduta il 5 gennaio 1527 (Bautier 1931, pp. 11-13). Il trittico
fu commissionato per la chiesa natia e collocato nella cappella che il prevosto Lorenzo della
Costa aveva fatto costruire nel 1492 e sulla quale Andrea della Costa, il 7 maggio 1500,
otteneva dalla Curia Arcivescovile di Genova il giuspatronato. Ferretto (1911), che fornisce
questa notizia, ricorda il tentativo di alienazione del prezioso trittico, fallito a causa di una
denuncia anonima del 25 ottobre 1654 all'arcivescovo di Genova, Stefano Durazzo. Questa
azione perpetrata da Francesco Costa, discendente di Andrea, aveva ottenuto la compiacenza
dell'allora parroco di San Lorenzo, il reverendo Gio Battista Rizzo, che si adoperò per sostituire
l'ancona, giudicata vecchia ed in cattive condizioni, con un'altra di minor pregio. Ratti (II ed.
1780, p. 18) ricorda solo " due quadri di Luca d'Olanda, uno con la Resurrezione di Gesù
Cristo (ovvero la Resurrezione di Lazzaro), l'altro con il Convito di Cana, corretto poco dopo da
Bertolotti (1834, III, p. 45) che pur proponendo lo stesso autore, menziona con precisione tutti e
tre i riquadri del trittico.
Alizeri (I, 1846, p. 83; III, 1874, pp. 198-200) attribuisce l'opera a Memling, mentre Friedländer
(1927, pp. 273-279) ad un anonimo maestro bruggese, appartenente alla generazione
successiva a Memling, che lui indica come Maestro di San Lorenzo. Lo studioso, inoltre,
evidenzia precisi riscontri con le quattro tavole con Episodi della vita di San Giovanni
Evangelista (Genova - Galleria di Palazzo Bianco), il polittico dell'Annunciazione (Milano Museo Poldi Pezzoli), la cosiddetta Messa di San Pietro (Novi Ligure- Collezione Peloso), e le
due tavole con la Natività e la Presentazione al tempio (Roma - Galleria Nazionale di Arte
Antica di Palazzo Barberini). Tutte queste opere furono attribuite dallo studioso ad un fiammingo
operante tra la fine del sec. XV e l'inizio del XVI, da lui stesso denominato Maestro di San
Giovanni Evangelista, una personalità distinta, però, da quella del Maestro di San Lorenzo.
Hoogewerff (1934, p. 99) mette in relazione questi due maestri con il Maestro dell'Adorazione
dei Magi (Torino - Galleria Sabauda) per la comune influenza di Gerard David, che, a suo
avviso, ricevette l'incentivo ad intraprendere il viaggio verso Genova proprio a seguito del ritorno
a Bruges dalla Liguria del Maestro di San Lorenzo. Per lo studioso, infatti, il trittico era stato
realizzato in sede locale e, comunque, il Maestro aveva soggiornato in Liguria.
Morassi (1946, pp. 51-52), in occasione della mostra genovese del 1946, espone il trittico con
l'attribuzione proposta da Friedländer e lo considera dello stesso autore della citata tavola di
Novi Ligure. In seguito lo studioso (1951, PP. 72-73) individua nel trittico di San Lorenzo
l'influsso della scuola di Lovanio ed in particolare di Dieric Bouts, insieme con elementi sia
dell'arte italiana, sia di quella francese. Nel 1951 in occasione della mostra itinerante I
Fiamminghi e l'Italia (Bruges, Venezia, Roma) Dos Santos (1951, pp. 1-3) attribuì il trittico a
Francesco Henrique (o Haendricks) che visse a lungo in Portogallo all'inizio del secolo XVI, del
quale lo studioso aveva provato l'origine fiamminga (R. Dos Santos, O pintor Francisco
Henriques, in Buletin de Academia National de Belas Artes, VI, 1938, Lisboa, pp. 5-38).
Altri due possibili autori furono segnalati da Longhi (1952, pp. 47-50) in Jan Massys e da
Hoogewerff (1961, p. 183) in Jan Provost.
Torre (1979-1980, p. 300-326; 1988, pp.31-43) riesaminando le analogie tra il pannello delle
Nozze di Cana con quello omonimo (Parigi, Louvre) di Gerard David, già evidenziate da
Friedländer (1927, pp. 272-279), da Bautier (1931, pp. 11-13) e da Devliegher (1951, p. 167),
ipotizza la realizzazione dell'opera all'intervento della bottega del David o meglio da un suo
valido allievo, che del maestro proponesse la spazialità, gremita di personaggi variamente
disposti a concorrere nel determinare l'ampiezza della scena, la tipologia dei visi addolciti dallo
sfumato, ieratici e pensosi, alcune particolari del tutto simili associate ad alcune incertezze
spaziali e prospettiche ed una tavolozza più ricca e vivace.
Torre ricorda, inoltre, che le due Nozze di Cana citate, ebbero come committenti il ligure Andrea
de Costa e lo spagnolo Jean Sedano (E. Adhemar, Primitifs Flamamds au Louvre, Paris, 1962,
p. 109), entrambi membri della confraternita bruggese del Santo Sangue. Collobi Ragghianti
(1990, p. 98, n. 155) ritorna all'ipotesi di Longhi e di Dos Santos, pur riconoscendo in Quentin
una elemento fondamentale del linguaggio eclettico di questo ignoto maestro. Individua nella
forte componente spagnola dell'opera l'elemento distintivo dell'artista, da ricercarsi fra i pittori di
origine iberica, operanti a Bruges sulla fine del secolo XV. De Floriani (in Algeri, De Floriani
1991, pp. 459-462, 484) poi ripresa da Algeri (1997, pp. 54-57) non considera il trittico di San
Lorenzo opera giovanile di Quentin Metsys, ma per la padronanza dei mezzi espressivi e
stilistici prodotto di una personalità già formata e matura come quella di Gerad David, forse in
rapporto con modelli figurativi cui anche il Metsys si sarebbe ispirato. De Vos (1994, p. 395) lo
considera vicino ai modelli iconografici di Memling.