Frank Sinatra e la Mafia - Aula Virtual Maristas Mediterránea

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Frank Sinatra e la Mafia - Aula Virtual Maristas Mediterránea
Frank Sinatra - Mafia
Sinatra fu spesso accusato di essere coinvolto
con la mafia, che lo avrebbe aiutato a fare
carriera. J. Edgar Hoover, leggendario
direttore dell'FBI, sospettò Sinatra per anni, al
punto che il fascicolo su di lui arrivò a 2.403
pagine. Sinatra negò sempre pubblicamente le
accuse, anche durante un processo del 1981
nel quale venne chiamato a testimoniare e, pur
indagato, non fu mai ufficialmente incriminato
per reati di tipo mafioso. In questo processo
emerse, tra le altre prove, una inequivocabile
foto che ritraeva un Sinatra sorridente, già
avanti negli anni e attorniato da un gruppo di
uomini tra i quali si riconoscevano alcuni esponenti della criminalità organizzata, in
particolare Paul Gambino, in quegli anni il numero uno della mafia italo-americana.
--"Fui aiutato dagli "amici"", raccontava Chico. "I boss siculo-americani erano tutti nostalgici
della loro terra, venivano ai concerti, li incontravo anche nelle navi da crociera in cui mi
capitava di suonare". Quelle frequentazioni gli crearono un sacco di guai con la giustizia,
ma nessuna collusione tra Scimone e la mafia fu mai provata. Anche se nel suo night club
di Taormina, "La Giara", passarono Richard Burton e Liz Taylor, Gregory Peck e Peter
Ustinov, ma anche il boss di Cosa Nostra Lucky Luciano ormai indesiderato negli Usa. Gli autori, che hanno a lungo investigato sui rapporti tra Sinatra e la mafia, argomento
centrale di questa biografia, intervistarono Scimone nel 2002. Scrivono: "Frank aveva probabilmente avuto rapporti con i boss newyorkesi già intorno al
1938-39. Il pianista Chico Scimone, che più volte si esibì per Frank Costello e Willie
Moretti, ricorda - senza riuscire a datare esattamente il fatto - che una volta Costello lo
ingaggiò per un compito inusuale. "Gli amici del New Jersey parlavano di un ragazzo con
una bella voce, volevano ascoltarlo, e per questo organizzarono una specie di audizione in
cui io dovevo accompagnare il cantante al pianoforte". Il ragazzo, racconta Scimone, era
Frank: "La mafia - continua - può creare una carriera o semplicemente distruggerla"". Chico è stato lucido fino alla fine, e non c'è dubbio che nella sua tempestosa avventura
americana ci sia stato anche un incontro con Sinatra. Che in vita però ha sempre negato
qualsiasi collusione con gli ambienti malavitosi, fino all'ultima testimonianza prodotta nel
1980 davanti al Nevada State Gaming Control Board, dove giurò per l'ennesima volta che
Willie Moretti, uno degli accoliti di Lucky Luciano, "non ha avuto assolutamente niente a
che fare con la mia carriera". Gli autori, al contrario, danno per scontata una sorta di
naturale fratellanza con i mafiosi siculo-americani dovuta al fatto che i nonni paterni,
Francesco Sinatra e Rosa Sgalimbeni, provenivano dallo stesso paese, Lercara Friddi, di
più, dalla stessa stradina, Via Margherita di Savoia, in cui Salvatore Lucania, "in arte"
Lucky Luciano, era nato nel 1897.