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PROTESTANTI E ITALIANI ? L’Italia non rimase estranea ai fermenti di rinnovamento che la Riforma aveva provocato nei vari stati europei e tuttavia la storia ci informa che essa non produsse nel nostro paese gli stessi risultati riscontrati altrove. Al contrario si può affermare che in Italia, la Riforma provocò semmai gli effetti opposti, ovvero quella reazione che fu alla base della controriforma cattolica culminata con il Concilio di Trento (1545-1563), con la conseguente involuzione del Cattolicesimo Romano in senso dogmatico, con una più marcata dipendenza dal potere papale e con un totale distacco, senza possibilità di compromesso, tra Cattolicesimo e Protestantesimo. Tuttavia intorno a questo tema vi sono generalmente delle convinzioni piuttosto discutibili secondo cui in Italia non ci sarebbe stata alcuna Riforma, e, se quand’anche ci fosse stata, non sarebbe mai diventata un fenomeno popolare spegnendosi da sé per una sorta di implosione interna. Credo che oggi, alla luce di una più accurata ricerca storica resa possibile dall’apertura agli studiosi di alcuni archivi cattolici rimasti chiusi per secoli, sia invece possibile affermare che la Riforma in Italia c’è stata e che in diversi luoghi è diventata anche un fenomeno popolare, ma è stata stroncata nel sangue mentre era ancora nella culla. ALCUNI RIFORMATORI ITALIANI Pier Paolo Vergerio (1498-1565) Nato a Capodistria e laureatosi in legge a Padova, inizia un lungo cammino di ricerca che lo porta ad abbracciare, sia pure lentamente, la fede riformata. Vescovo di Capodistria, dopo un periodo di dubbi, di fronte alla possibilità concreta del martirio a causa dell’Inquisizione, scelse risolutamente la via dell’esilio e si stabilisce nei Grigioni, nel sud della Svizzera da dove continua, mediante i suoi scritti, la sua polemica antiromana. Girolamo Zanchi (1516-1590) Bergamasco d’origine, segue a Lucca gli insegnamenti di Vermigli e inizia subito a diffondere le idee della Riforma. Costretto alla fuga, soggiorna prima a Ginevra poi a Strasburgo e in varie città soprattutto in terra tedesca dove la sua preparazione e la sua arte oratoria gli valgono il soprannome di “Cicerone della Germania” Altri personaggi da ricordare: Pietro Carnesecchi (1508-1567) funzionario alla corte papale e morto sul rogo; Celio Secondo Curione (1503-1569)umanista erasmiano condotto alla fede protestante dalle sue amicizie con Renata di Francia e con i riformatori italiani del lucchese e fuggito in Svizzera per evitare l’inquisizione Alcune nobildonne: Vittoria Colonna (1490-1547), Giulia Gonzaga (1512-1566) e Caterina Cybo (1501-1557). Un nobile: Galeazzo Caracciolo (1517-1586) esule a Ginevra e infine la seconda generazione dei Riformatori Italiani tutti esuli: i Diodati tra cui ricordiamo Giovanni (1576–1649) il teologo traduttore della Bibbia in italiano che rappresentò Ginevra al Sinodo di Dordrech (1618), e i Turrettini, tra i quali spicca Pier Francesco (nipote di Giovanni Diodati) che rappresenta l’anello di congiunzione tra il mondo della Riforma e quello che sarebbe stato poi il mondo evangelico. I LIMITI DELLA RIFORMA IN ITALIA Perché in Italia la riforma, che pure sembrava poter superare l’alba nascente sia in termini di uomini in grado di guidarla, sia anche in termini di favore popolare, non riuscì a svilupparsi e fu poi annientata dalla Controriforma? a. La mancanza di tempo In Italia, i Riformatori godettero di un tempo troppo breve di libertà. Nel 1542 con l’introduzione della Inquisizione gli uomini significativi furono costretti alla fuga, all’abiura o al martirio. Mancò dunque la possibilità di consolidare il lavoro svolto. Mancarono soprattutto gli scritti e gli incontri tra i riformatori per compattare le varie anime del movimento e mancò, in ogni caso, quella protezioni politica e popolare di cui hanno goduto Lutero e Zwingli che sarebbero state necessarie per dare alla nascente riforma quel terreno appropriato in cui piantare profonde radici. b. L’individualismo italiano I Riformatori italiani non ebbero uniformità dogmatica. Così, accanto ai Luterani e ai Calvinisti, ai seguaci di Zwingli, ci furono antitrinitari, razionalisti e anabattisti. Mancava in Italia, ma non solo allora, il senso della collettività, la coscienza di appartenere ad uno stesso popolo, la capacità di sacrificare interessi particolari alla causa comune. E mancò quindi, ai riformatori italiani, un leader di indiscussa levatura carismatica a cui fare riferimento per scelte comuni. c. La persecuzione La Spagna fu il principale ostacolo alla Riforma e da questa nazione prese avvio l’orribile industria di tortura che era l’Inquisizione e che avrebbe fatto terra bruciata di ogni forma di eresia nei luoghi dove essa poté esser applicata. Una macchina talmente atroce da costringere la maggior parte dei riformatori italiani a scegliere la via dell'esilio. Una macchina che non si accontentava di “bruciare” l’eretico, ma di “bruciarne” anche la memoria con la confisca dei beni, la distruzione dei libri e l’isolamento e il rigetto di tutta la sua famiglia seppure non direttamente colpevole. “I CINQUE SOLA” L'espressione i cinque sola (della Riforma) si riferisce a cinque formule sintetiche in lingua latina, emerse durante la Riforma protestante, che riassumono, in modo espressivo e facile da rammentare, i punti fondamentali del suo pensiero teologico. Si può dire che esse rappresentino il cuore stesso del protestantesimo, i criteri che ne definiscono l'identità, le sue colonne portanti. Inizialmente proposti in contrapposizione al pensiero ed alla prassi del cattolicesimo romano del tempo, i cinque "sola" della Riforma ancora sono utilizzati per riaffermare l'esclusivismo fondamentale della fede protestante rispetto a posizioni diverse del panorama religioso. I cinque "sola" della Riforma sono: 1. 2. 3. 4. 5. Sola Scriptura (con la sola Bibbia); Sola Fide (con la sola fede); Sola gratia (con la sola grazia); Solus Christus (soltanto Cristo); Soli Deo Gloria (per la gloria di Dio solo). Queste espressioni possono essere raggruppate in questo modo: "Fondati sulla sola Scrittura, affermiamo che la giustificazione è per sola grazia, attraverso la sola fede, a causa di Cristo soltanto, e tutto alla sola gloria di Dio" DIO GESU’ DIO Due diverse fonti di autorità producono due modi diversi di essere chiesa APOSTOLI TRADIZIONE SCRITTURA GESU’ APOSTOLI CHIESA CATTOLICESIMO SCRITTURA PROTESTANTESIMO Pubblicazione : www.evangeliciabbiategrasso.com