Una Brava Ragazza Cap 1

Transcript

Una Brava Ragazza Cap 1
rr Una Brava Ragazza Cap. I Deborah esce dal bagno in punta di piedi, eccitata, desiderosa di stupirlo. Per festeggiare il trentesimo compleanno ha deciso di regalargli un romantico week-­‐end in questo bellissimo hotel sulle rive del Lago di Garda. L’intero pomeriggio fra saune e massaggi nella SPA, una deliziosa cena al lume di candela ed ora il gran finale, al quale si è preparata con un completino da urlo. Reggiseno e perizoma in pizzo bianco e calze autoreggenti molto velate, bianche pure quelle, a far risaltare la leggera abbronzatura. Il tutto le è costato una fortuna ma ora può permetterselo, l’inaspettato avanzamento di carriera farà notevolmente lievitare il suo stipendio. Ora potrebbero addirittura pensare al matrimonio, si dice con un sorrisino, ad una casa tutta loro, dopotutto stanno assieme da quasi sette anni, non sono più ragazzini. Paolo sta festeggiano i trent’anni e lei fra qualche mese ne compirà ventotto, quindi perché no? Cos’altro attendono? Silenziosa si avvicina al letto, Paolo è sdraiato a torso nudo sopra le lenzuola con le mani incrociate dietro la nuca. E’ ancora un bel ragazzo, pensa con un certo orgoglio, di quelli che piacciono a lei. Non ha mai amato i tipi con l’aria da fotomodello, capelli sempre in ordine e sorriso da cartellone pubblicitario, per lei un ragazzo deve essere genuino, non costruito, semplice e spontaneo. Paolo lo è, a volte anche troppo. Ne è innamorata dai tempi di Ragioneria e le sono voluti anni per conquistarlo, ha fatto carte false, però ora sente di aver realizzato il suo sogno. Anche se… No, nessun se, Paolo è certamente l’uomo della sua vita. Sale sul letto e finalmente lui si volta. Ha notato il suo abbigliamento sexy e sta apprezzando, glielo legge negli occhi. “Accidenti, e quel completino da dove salta fuori?” “Fa tutto parte del regalo per i tuoi trent’anni, tesoro,” gattonando sensualmente gli si avvicina per baciarlo sul torace. “Completino e… contenuto.” Lui ride divertito senza dire nulla, se ne rimane con le mani incrociate dietro la nuca. Davanti al letto c’è un televisore LCD da 40 pollici acceso su un programma di pesca. Ci mancava pure la TV Satellitare, pensa Deborah, ma non si perde certo d’animo. “Quindi, come avrai capito, faccio anch’io parte del regalo…” sorrisino malizioso. “Tu devi solo chiedere, stasera esaudirò qualunque desiderio…” Se non altro quella proposta lo convince a togliere le mani da sotto la nuca, il suo sguardo ora sembra maggiormente interessato e complice. La mano destra si posa fra i capelli della ragazza, mentre l’altra va ad abbassare l’elastico dei boxer. “In questo caso non ho alcun dubbio, tu sai benissimo qual è il mio più gran desiderio, no?”. Deborah sposta lo sguardo in giù, nota con piacere che il sesso del compagno è già visibilmente eccitato e ghigna divertita. “Sì, credo di conoscerti a sufficienza. Sarà un vero piacere, amore…” “Lo so,” sospira lui facendole una lieve pressione sulla nuca, “lo so quanto ti piace, è per questo che sei così brava. Ed è per questo che non riesco a farne a meno.” È vero, pensa Deborah abbassandosi languida sul suo grembo, le piace davvero farlo, le piace da impazzire, soprattutto con lui. A dire il vero le è sempre piaciuto, sin dalla prima volta. Era poco più che ragazzina quando un coetaneo con assoluta naturalezza le ha chiesto di provare. Sapeva appena di cosa si trattasse, ne aveva sentito parlare ma non si era mai interessata o documentata, però ha accettato comunque, si è fatta guidare da lui e ci ha provato. Sul momento non è riuscita a farsi una vera opinione, ha solo pensato che fosse un’esperienza da ripetere, e così è stato. Ed ogni volta le è piaciuto di più, in un crescendo di emozioni e sensazioni nuove. Ha conosciuto altri ragazzi, non molti a dire il vero, ma da ognuno di loro ha appreso qualcosa, appassionandosi sempre più ed acquisendo sicurezza nelle sue capacità. Fin quando ha conosciuto Paolo. Probabilmente è riuscita a sedurlo proprio grazie all'abilità delle sue labbra. Ed ora si sta impegnando con tutta se stessa per esaudire al meglio il suo desiderio. Il primo dei suoi desideri in questa lunga serata, spera. Speranza vana. Mezz’ora dopo lui è nuovamente con le mani sotto la nuca ad osservare la trasmissione sulla pesca, e lei sta cercando una posizione comoda per leggersi un libro. Dopo averlo fatto godere come piace a lui è rimasta a lungo fra le sue braccia, hanno chiacchierato un po’, divagato su vari argomenti, poi ha pensato fosse il momento per tornare ad essere sensuale. Si è strusciata, lo ha accarezzato in tutto il corpo, gli ha sussurrato frasi carine ma senza alcun risultato. “Scusami,” ha concluso lui dopo un po’, “tutti quei bagni nelle piscine termali, le saune ed i massaggi mi hanno distrutto, sono privo di energie.” Deborah ha sorriso come nulla fosse ed ha preso il libro dal comodino. Ora è lì, avvolta nella sua biancheria super sexy, appoggiata contro un cuscino in una costosissima camera d’hotel. Ecco dove sente che il suo sogno sia realizzato solo in parte. Paolo non è un ragazzo particolarmente passionale, non lo è mai stato, ed ultimamente è anche peggio. Non sempre è così egoista, questo no, in genere è attento anche alle sue esigenze e ci sta la stanchezza dopo un intero pomeriggio in un centro termale, ma rimane comunque un ragazzo tiepido dal punto di vista sessuale, senza grandi slanci. Deborah lo vorrebbe più caldo, più intraprendente, focoso come i protagonisti dei suoi romanzi, e ogni tanto viene assalita da dubbi. Poi però si pente, si sente in colpa per pensieri così sciocchi e superficiali. In fondo con lui è bello tutto, le piace fare l’amore con lui, ama il suo profumo, il suo corpo, il suo cazzo… sì, anche quello, trova che sia veramente un cazzo perfetto, il migliore che le sia capitato di provare nella sua pur modesta esperienza. Ma sesso a parte, la cosa fondamentale è che lo ama. È innamorata come ai tempi di Ragioneria, su questo non ha dubbi, non sarà un po’ di passione in meno a intaccare quel sentimento. È talmente presa da quei ragionamenti su di lui che le sembra di sentire su di sé il suo sguardo. Si volta ed è effettivamente così, la sta fissando di sbieco. Che gli sia merito del completino sexy? “Qualcosa non va?” chiede con voce calda. “No, stavo pensando…” scuote la testa come se fosse indeciso. “Dimmi amore.” “Pensavo alla tua promozione. Sono felice per te, naturale, però… non so, è strano pensare che andrai a lavorare a Milano, nella Direzione Generale di una grossa banca…” “E’ un’occasione irripetibile, Paolo, ne abbiamo già parlato.” “Sì, ma in fondo stavi così bene nella tua piccola filiale di paese, conoscevi tutti, andavi a lavorare in bici… ora il treno, la Metro… ti cambierà la vita, Debby.” “Certo che cambierà, sarà più dura e impegnativa ma mille volte più stimolante. Non capita spesso alla mia età un’opportunità del genere.” “Lo so,” ripete lui sollevando il mento. “Lo so, però l’idea non mi entusiasma ugualmente.” E tre giorni più tardi, quando prende il via la nuova avventura professionale di Deborah, lo dimostra apertamente. Nonostante l’insistenza di lei non va a salutarla in stazione, troppo presto le sei del mattino, si giustifica, e così limita il tutto al neutro ‘in bocca al lupo’ pronunciato la sera prima, dopo averla accompagnata a casa. Seppur leggermente delusa Deborah è comunque emozionata, non sarà l’atteggiamento di Paolo a rovinarle quel primo importante passo della sua carriera. Trascorre buona parte della mattinata all’Ufficio Personale (o Risorse Umane come preferiscono chiamarlo ai piani alti), poi finalmente una scialba e silenziosa collega la accompagna fra gli antichi corridoi di quell’immenso palazzo fino al suo nuovo reparto. ‘Servizio Mid Private’, indica la grossa targa all’ingresso. All’interno un lungo e stretto corridoio con diverse porte ai lati. “Eccovi la nuova collega,” annuncia quella che sembrava una muta accompagnatrice entrando nel primo ufficio a destra. “Alle undici Morini la aspetta.” Si eclissa lasciandola sola. L’ufficio è piccolo ma luminoso, due scrivanie una di fronte all’altra ospitano due ragazze giovani e carine. L’accolgono calorosamente, con sorrisi e simpatia, e si offrono di farle conoscere tutti gli altri colleghi del Servizio. Il giro è piuttosto veloce, sono poco più di una dozzina in quello che è considerato un nuovo servizio sperimentale voluto direttamente da uno degli Amministratori Delegati del gruppo bancario. Dividerà l’ufficio con Federica, una bellissima ragazza appena più grande di lei. “L’età media è estremamente bassa qui,” si stupisce sistemandosi alla scrivania. Federica conferma, è una delle caratteristiche espressamente richieste dall’ideatore del Servizio. I componenti sono giovani e brillanti colleghi scelti fra coloro che si sono messi in evidenza nel campo degli investimenti, e si occuperanno di clientela con medi patrimoni. Per i grandi risparmiatori esiste già un servizio ‘Private’, l’obbiettivo è quello di soddisfare una categoria intermedia di risparmiatori, comunque con buone disponibilità. E così si è pensato di affidarli a giovani professionisti, ambiziosi e motivati, con l’obbiettivo di aumentare sensibilmente quel target, sia come numero di clienti che come patrimoni. Federica si siede sull’angolo della scrivania con la sua strettissima minigonna. “Sentirai ripetere fino alla nausea le caratteristiche che devono accomunarci: giovani, ambiziosi e motivati, attratti da obiettivi sfidanti.” Deborah annuisce, le motivazioni non le mancano di sicuro. Non ha il coraggio di fare altre osservazioni, in fondo è appena arrivata, però ha notato un altro particolare che accomuna i componenti di quel Servizio: il gradevole aspetto. Magari è un caso, una combinazione, ma tutti i colleghi e le colleghe incontrati fino a quel momento erano di bell'aspetto. A cominciare dalla sua nuova compagna d’ufficio, con un fisico da capogiro a sostenere un viso quasi perfetto circondato da lunghi capelli biondo grano. Al suo cospetto si sente insignificante. Forse la più insignificante dell’intero gruppo ma, occorre dirlo, non ha mai brillato di autostima. “E’ venuto il momento di conoscere il grande capo,” sorride Federica osservando l’orologio. Riccardo Morini era uno dei tre dirigenti del servizio ‘Private’, le spiega accompagnandola, ed essendo il più giovane è stato declassato a responsabile del ‘Mid Private’. O quanto meno lui si è sentito declassato, e questo lo ha reso piuttosto scorbutico nei primi tempi. Ora sembra si stia ammorbidendo. “Buongiorno capo,” esordisce dopo una discreta bussata, “eccoti Deborah, l’ultimo acquisto.” Una volta rimasta sola si avvicina e gli porge la mano. Dimostra forse meno dei suoi quarantasette anni, capello corto appena brizzolato sulle tempie, pizzetto curato attorno ad una bocca carnosa e viso spavaldo. L’abito di sartoria nasconde un po’ le sue forme, ma Deborah scommetterebbe che è leggermente sovrappeso. Si studiano entrambi, anche Riccardo Morini la sta osservando con cura mentre le chiede di passare immediatamente al ‘tu’. Graziosa, pensa, non la strafica che si aspettava ma è quasi meglio, non è un amante della perfezione, il troppo bello a volte intimorisce. E lei sembra perfetta per il suo nuovo ruolo. Le spiega in cosa consiste, le ha già assegnato un portafoglio clienti di tutto rispetto e si attende da lei risultati eclatanti. “Spero di non deluderla… cioè, di non deluderti. È un’occasione importante per me.” “Non mi deluderai, ho letto il tuo curriculum, in quella filiale di periferia hai fatto numeri davvero importanti. Per noi conta solo la soddisfazione del cliente, una soddisfazione che porterà altri clienti ad affidarsi a noi, e nella tua filiale avevi un indice di gradimento altissimo.” “Ce la metterò tutta.” “Ne sono certo, e poi…” si sporge in avanti, appoggiando i gomiti sulla massiccia scrivania. “E poi con due occhi così non puoi sbagliare. Due occhi davvero affascinanti.” “Allora?” le chiede Federica appena rientrata in ufficio. “Che effetto ti ha fatto?” “Normale, temevo peggio da come lo avevi descritto.” “Ti ha fissato le gambe?” “No!” risponde secca, stupita. “Perché non sarà mica…” “Tranquilla, non morde, però apprezza le belle gambe, fidati.” “Beh, allora le mie non sono granché,” ghigna divertita, “si è limitato a fissarmi gli occhi!”