3 lezioni sul rapporto tra azioni e obbligazioni
Transcript
3 lezioni sul rapporto tra azioni e obbligazioni
3 lezioni sul rapporto tra azioni e obbligazioni Come la storia può aiutare gli investitori a tenersi pronti al cambiamento Documento riservato ai Clienti Professionali/Investitori Qualificati e/o Soggetti Collocatori in Italia e non per i clienti finali. È vietata la distribuzione. Invesco Mindset Conoscere, comprendere, creare valore Invesco Mindset è una collezione di strumenti e supporti pensati per condividere informazioni, esperienze, approfondimenti all’interno della nostra comunità finanziaria. Invesco Mindset è improntato alla creazione di un modello culturale condiviso capace di creare valore nel tempo per i consulenti e i clienti. Analisi sulle dinamiche dei mercati, approfondimenti tematici, aggiornamenti periodici e puntuali: tutti gli elementi fondamentali che caratterizzano la vision Invesco, a vostra disposizione. invesco.it/mindset Per contatti, informazioni e approfondimenti: [email protected] La pubblicazione ha carattere meramente informativo. Non contiene offerte, inviti a offrire o messaggi promozionali finalizzati alla vendita o alla sottoscrizione di prodotti finanziari. Le opinioni espresse fanno riferimento alle attuali condizioni di mercato e sono soggette a modifica senza alcun preavviso. Invesco non potrà in nessun caso essere ritenuta responsabile per eventuali scelte di investimento effettuate in relazione alle informazioni in essa contenute. La decisione di investire in azioni di un fondo deve essere effettuata considerando la documentazione d’offerta in vigore. Questi documenti (Documento contenente le Informazioni Chiave per gli Investitori specifico per fondo e classe, prospetti e relazioni annuali/semestrali) sono disponibili sul sito www.invesco.it. Le Spese Correnti prelevate da ciascuna Classe di azioni del Fondo in un anno sono indicate nel relativo Documento contenente le Informazioni Chiave per gli Investitori (KIID) Potrebbero emergere direttamente a carico del cliente altri costi, compresi oneri fiscali, in relazione alle operazioni connesse al comparto. Qualsiasi riferimento a classificazioni, rating o riconoscimenti non dà garanzia di rendimenti futuri e può variare nel tempo. Le performance passate non sono indicative dei rendimenti futuri. Come ogni investimento, vi sono rischi associati. Consultare e leggere attentamente tutti i materiali rilevanti e la documentazione legale prima di investire. Pubblicato in Italia da Invesco Asset Management SA, Sede Secondaria, Via Bocchetto 6, 20123 Milano. CE 335/2016 È possibile gestire la volatilità dei mercati? Questo approfondimento analizza alcuni periodi storici specifici per comprendere come un approccio capace di unire allocazione strategica e scelte tattiche possa aiutare a gestire efficacemente la volatilità sui mercati. La prima parte esamina il periodo sfavorevole alle obbligazioni durante gli anni Cinquanta e i primi anni Sessanta. La seconda parte analizza le fasi rialziste dei mercati azionari negli anni Ottanta e Novanta, mentre la terza esamina i flussi sui mercati dopo il 2008. Di fronte alla prospettiva di perdurante volatilità sia sui mercati azionari che obbligazionari, un'allocazione strategica in attività che registrino performance diverse in vari contesti economici può aiutare a evitare che una asset class domini le performance del portafoglio. Al contempo, un approccio corretto deve prevedere una dose di flessibilità necessaria a cogliere tatticamente opportunità d'investimento specifiche. Parte 1: Giorni sfavorevoli alle obbligazioni Gli anni Cinquanta sono generalmente considerati come l'epoca peggiore per i rendimenti obbligazionari. Nel contesto di aumento dei tassi d'interesse che iniziò nel 1950 e proseguì fino all'epoca della Grande Società nel 1965, le obbligazioni generarono mediamente rendimenti intorno al 2,0% a fronte del 16,2% delle azioni1. Lo scarso rendimento delle obbligazioni è in parte imputabile al fatto che il livello assoluto da cui i tassi d'interesse salirono all'inizio del decennio, pari o inferiore al 2,5%, era artificialmente basso2. Per mantenere la stabilità del sistema finanziario prima e durate la Seconda Guerra Mondiale, la Federal Reserve (Fed) accettò di adottare misure atte a tenere i tassi d'interesse a bassi livelli, con tassi a breve termine inferiori allo 0,375% e a lungo termine al di sotto del 2,5%2. Questa politica si concluse a marzo 1950, allorché alla Fed fu consentito di riprendere una politica monetaria attiva e indipendente. Nell'arco di pochissimo tempo, i tassi a lungo termine cominciarono così a salire. A gennaio 1960, erano quasi raddoppiati, giungendo al 4,7%1. Quando i tassi partono da un livello così basso, il rendimento da cedole non è sufficiente a compensare la minusvalenza derivante da cali dei prezzi, e il rendimento complessivo dei titoli scende. Sebbene sia stato sicuramente un decennio ostile al reddito fisso, di seguito sono indicate alcune ragioni per cui gli investitori avrebbero potuto beneficiare di un'allocazione ben diversificata, in azioni e obbligazioni: Le azioni sovraperformarono per gran parte del periodo, ma non per tutto il periodo. Le obbligazioni sovraperformarono le azioni nel 1953, 1957, 1960 e 19621, anni sostanzialmente corrispondenti a periodi di rallentamento o recessione economica Il rischio di ribasso delle obbligazioni, qualora siano detenute fino alla scadenza, è più limitato rispetto a quello delle azioni. Anche nell'anno peggiore (1959) del decennio peggiore, le obbligazioni registrarono una flessione del 2,6%, rispetto all'anno peggiore (1957) delle azioni, il cui calo fu del 10,5%1 Nel periodo dal 1950 al 1965, la volatilità delle obbligazioni fu significativamente inferiore, in termini di deviazione standard, a quella delle azioni (meno della metà)1 Cosa significa tutto questo per gli investitori di oggi, che si attendono un trend al rialzo dei tassi d'interesse dopo dicembre 2015? La storia non si ripete, ma può fare rima. Gli investitori dovrebbero evitare di tracciare paralleli diretti tra il periodo storico sopra analizzato e l'attuale contesto di tassi d'interesse perché troppi fattori incidono sui rendimenti dei mercati azionari e obbligazionari. Tuttavia, guardando al passato, è facile intuire l'importanza di: Diversificare il portafoglio in base alle fonti di rischio economico anziché alle fonti di rendimento: un portafoglio in grado di attenuare i rischi imprevisti di contesti macroeconomici diversi può aiutare a rimanere sulla strada giusta in qualunque contesto di tassi d'interesse. Ridurre la volatilità anche quando i tassi aumentano: oltre al reddito, le obbligazioni possono offrire agli investitori il vantaggio di diminuire la volatilità dei rendimenti di portafoglio Anziché prendere decisioni d'investimento sulla base delle prospettive dei tassi d'interesse, gli investitori devono tenersi pronti a diversi, possibili, scenari economici. 3 lezioni sul rapporto tra azioni e obbligazioni Come la storia può aiutare gli investitori a tenersi pronti al cambiamento Documento riservato ai Clienti Professionali/Investitori Qualificati e/o Soggetti Collocatori in Italia e non per i clienti finali. È vietata la distribuzione. Parte 2: la “bolla” delle dotcom Gli anni tra il 1982 e 1999 hanno rappresentato un'era di sovraperformance delle azioni rispetto alle obbligazioni. In tale periodo, la Federal Reserve (Fed) operò aumenti dei tassi a breve termine in parecchie occasioni causando turbolenze sui mercati obbligazionari: Nel corso del 1994, il mercato obbligazionario registrò la perdita storicamente peggiore3. Quando la Fed cominciò a innalzare i tassi d'interesse a breve termine all'inizio di febbraio, il mercato obbligazionario iniziò a penalizzare pesantemente società finanziarie, hedge fund e fondi comuni obbligazionari; Nel 1997, la Fed operò nuovi aumenti dei tassi per contrastare la crescente inflazione, dati i timori di pressioni salariali; Nel 1999, la Fed aumentò i tassi sei volte per arginare gli effetti inflazionistici della cosiddetta “bolla delle dotcom”, ossia l'aumento dei mercati alimentato dagli investimenti in società basate su Internet. Dal 1982 al 1999, le azioni guadagnarono complessivamente il 18,52%, i titoli di stato a lungo termine registrarono rendimenti del 12,08% e le obbligazioni societarie del 12,17%. Nonostante la generale sottoperformance delle obbligazioni rispetto alle azioni, gli investitori avrebbero comunque potuto trarre profitto dal mantenimento di un'allocazione strategica in obbligazioni poiché, in alcuni anni di questa lunga fase rialzista del mercato, le obbligazioni sovraperformarono significativamente le azioni. Fonti: Ibbotson; Bloomberg L.P., Invesco (materie prime). Le azioni sono rappresentate dall'Indice S&P 500; l'inflazione dall'indice dei prezzi al consumo (CPI); le materie prime dall'Indice S&P GSCI; i titoli di stato a lungo termine dall'Indice Ibbotson U.S. Long-Term Government Bond; i Buoni del Tesoro dall'Indice Ibbotson U.S. 30-Day T-Bill e le obbligazioni societarie dall'Indice Ibbotson U.S. Long-Term Corporate Bond. La performance conseguita in passato non costituisce un'indicazione di risultati futuri. Non è possibile investire in un indice. 3 lezioni sul rapporto tra azioni e obbligazioni Come la storia può aiutare gli investitori a tenersi pronti al cambiamento Documento riservato ai Clienti Professionali/Investitori Qualificati e/o Soggetti Collocatori in Italia e non per i clienti finali. È vietata la distribuzione. E per quanto riguarda le materie prime? Le materie prime sono generalmente considerate una protezione contro l'inflazione, ma vi sono stati anni in cui hanno registrato buone performance, durante questa lunga era di crescita con bassa inflazione, come illustrato nel grafico seguente. Vale la pena notare che nel 1990, uno dei rari anni nel corso di questo periodo in cui le azioni registrarono rendimenti negativi, le materie prime generarono un rendimento di oltre il 29%. Fonti: Ibbotson; Bloomberg L.P., Invesco (materie prime). Le azioni sono rappresentate dall'Indice S&P 500; l'inflazione dall'indice dei prezzi al consumo (CPI); le materie prime dall'Indice S&P GSCI; i titoli di stato a lungo termine dall'Indice Ibbotson U.S. Long-Term Government Bond; i Buoni del Tesoro dall'Indice Ibbotson U.S. 30-Day T-Bill e le obbligazioni societarie dall'Indice Ibbotson U.S. Long-Term Corporate Bond. La performance conseguita in passato non costituisce un'indicazione di risultati futuri. Non è possibile investire in un indice. Queste lezioni sulle fasi rialziste di mercato cosa insegnano agli investitori nel 2016? Riteniamo che, per avere un portafoglio realmente diversificato, un investitore dovrebbe mantenere sempre un'allocazione strategica delle attività che hanno storicamente generato performance differenti in vari contesti economici ed evitare che una sola classe di asset domini l'esito del portafoglio. Al fine di cogliere le opportunità, gli investitori dovrebbero considerare adeguamenti tattici miranti ad affinare - anziché annullare - il loro piano strategico. Il mantenimento di un approccio strategico e tattico al contempo ha un duplice scopo: 1. Tenersi sempre pronti a diversi possibili scenari di mercato 2. Essere consapevoli delle condizioni di mercato correnti e al contempo adeguare tatticamente il portafoglio di conseguenza Analizzando i dati di performance complessivi dal 1982 al 1999, è più che probabile che gli investitori ritengano che avrebbero voluto investire totalmente in azioni, ma ignorando altre classi di asset avrebbero perso opportunità a breve termine. Nemmeno gli osservatori di mercato più esperti sono in grado di dire quando possano arrivare contesti di lungo periodo e quanto questi siano destinati a durare, e tanto meno sapere quando fattori anticiclici possano alterare l'andamento delle performance a lungo termine. Ecco perché è importante che gli investitori si tengano pronti. 3 lezioni sul rapporto tra azioni e obbligazioni Come la storia può aiutare gli investitori a tenersi pronti al cambiamento Documento riservato ai Clienti Professionali/Investitori Qualificati e/o Soggetti Collocatori in Italia e non per i clienti finali. È vietata la distribuzione. Parte 3: la “frenesia” post 2008 Comprensibilmente turbati dalle perdite azionarie record del 2008, gli investitori si sono rifugiati in strumenti obbligazionari o cash. Gli afflussi agli strumenti obbligazionari sono aumentati dal 2009 al 2012 - nonostante rendimenti obbligazionari e tassi d'interesse storicamente bassi - e nel 2013 la classe di asset ha poi generato rendimenti negativi. Non sorprende che nello stesso periodo gli afflussi netti alle azioni siano diminuiti. Sebbene i flussi azionari non siano diventati decisamente positivi fino al 2013 (anno in cui l'Indice S&P 500 ha riportato un rendimento di oltre il 32%4), per gran parte degli ultimi sei anni i mercati azionari hanno registrato una lunga fase rialzista. Dopo la crisi finanziaria, i mercati hanno subito una svolta marcata: al 31 dicembre 2015 l'Indice S&P 500 ha infatti registrato un rialzo cumulativo del 248% rispetto al minimo del 9 marzo 20095. Negli ultimi tempi, a mano a mano che si sono rafforzate le probabilità di un aumento dei tassi da parte della Federal Reserve (Fed), abbiamo visto gli investitori sviluppare un'avversione alle obbligazioni che si è tradotta in deflussi netti da giugno a settembre 2015, avendo gli investitori cercato di evitare le perdite derivanti dall'imminente rialzo dei tassi. Ma ricordiamo cosa è successo in effetti: L'economia globale ha registrato una battuta d'arresto; I mercati azionari hanno subito pesanti perdite; La Fed non ha aumentato i tassi così presto come previsto; L'avversione al rischio si è diffusa. Le obbligazioni investment grade sono pertanto state l'unica classe di attivi a registrare guadagni nel terzo trimestre. A dire il vero, gli investitori che avevano abbandonato le obbligazioni si sono probabilmente sentiti giustificati nel quarto trimestre, quando il segmento del credito ha subito una flessione, causata principalmente dai titoli di credito di qualità inferiore a fronte delle perduranti turbolenze nei mercati dell'energia e le preoccupazioni per la liquidità causate dalla chiusura di un fondo altamente speculativo a dicembre. Ciò si è tradotto in perdite non superiori all'1% per la maggiore parte degli indici obbligazionari durante il trimestre, mentre l'high yield è sceso di circa il 2%, stando all'Indice Barclays US Corporate High Yield. Tuttavia, il 2016 ha aperto la strada a una nuova fase di “avversione al rischio”, con un calo marcato di azioni e altri asset rischiosi, mentre le obbligazioni di alta qualità si sono mantenute relativamente stabili. Negli ultimi sei mesi, l'andamento è stato piuttosto altalenante, esattamente il tipo di contesto che induce gli investitori a prendere decisioni avventate. Prevedere le tempistiche di mercato è come cambiare corsia. Con il senno di poi, possiamo dire che gli investitori che cercano di prevedere le tempistiche di mercato sono storicamente entrati e usciti dalle classi di attivi esattamente nel momento sbagliato. Per analogia, possiamo pensare a chi passa in una corsia in cui il traffico scorre più veloce, ma finisce poi con il ritrovarsi con le nocche bianche per la tensione frenetica causata dal dover tenere le mani incollate al volante quando il traffico sulla corsia scelta inaspettatamente rallenta. In particolare, molti investitori hanno abbandonato le azioni, perdendo guadagni azionari per anni e incassando cedole estremamente basse dai loro portafogli obbligazionari; i tassi dei Treasury decennali, ora prossimi al 2%, si sono infatti mossi tra il 2% e il 3% per la parte migliore del periodo dal 2012 al 20153. A fronte dell'attenuazione dei ricordi del 2008 e 2009, gli investitori rialzisti hanno poi deciso di rientrare nella corsia azionaria soltanto per farsi sorprendere dal recente crollo. Questi cambi di corsia per i portafogli hanno fatto perdere opportunità di crescita dopo i minimi di marzo 2009 e hanno probabilmente causato perdite reali, in quanto gli investitori hanno ridotto le allocazioni ad asset che avrebbero potuto proteggerne i portafogli durante la recente flessione. Posto sbagliato, momento sbagliato, frenesia, come sempre. 3 lezioni sul rapporto tra azioni e obbligazioni Come la storia può aiutare gli investitori a tenersi pronti al cambiamento Documento riservato ai Clienti Professionali/Investitori Qualificati e/o Soggetti Collocatori in Italia e non per i clienti finali. È vietata la distribuzione. Fortunatamente gli investitori, a differenza di chi guida, non devono scegliere solo una corsia. Possiamo invece diversificare i nostri portafogli con un approccio agli investimenti che offra una dose di flessibilità atta a perseguire tatticamente opportunità d'investimento specifiche evitando di investire totalmente in o disinvestire totalmente da una classe di asset. Tale approccio può contribuire ad attenuare la frenesia che induce gli investitori a prendere la decisione sbagliata nel momento sbagliato. Sebbene nessuno possa prevedere cosa possa succedere tra un mese o sei mesi, vi è un consenso diffuso sul fatto che nell'immediato futuro rimarrà una condizione di volatilità per azioni e obbligazioni. Per concludere Gli investitori dovrebbero essere sensibilizzati al valore di un approccio strategico e tattico al contempo, potenzialmente in grado di contribuire a: Evitare che una classe di asset domini la performance del portafoglio; Diversificare i portafogli per tenersi pronti a svariati contesti economici, inclusi aumenti dei tassi d'interesse; Evitare tatticamente di perdere opportunità preparandosi a movimenti di mercato anticiclici; Conseguire gli obiettivi finanziari con un'esposizione bilanciata alle classi di asset. In sintesi, il mantenimento di un approccio corretto può aiutare gli investitori a trovarsi nel posto giusto al momento giusto, senza troppi “strattoni”. Documento riservato ai Clienti Professionali/Investitori Qualificati e/o Soggetti Collocatori in Italia e non per i clienti finali. È vietata la distribuzione. La pubblicazione ha carattere meramente informativo. Non contiene offerte, inviti a offrire o messaggi promozionali finalizzati alla vendita o alla sottoscrizione di prodotti finanziari. Le opinioni espresse fanno riferimento alle attuali condizioni di mercato e sono soggette a modifica senza alcun preavviso. Invesco non potrà in nessun caso essere ritenuta responsabile per eventuali scelte di investimento effettuate in relazione alle informazioni in essa contenute. La decisione di investire in azioni di un fondo deve essere effettuata considerando la documentazione d’offerta in vigore. Questi documenti (Documento contenente le Informazioni Chiave per gli Investitori specifico per fondo e classe, prospetti e relazioni annuali/semestrali) sono disponibili sul sito www.invesco.it. Le Spese Correnti prelevate da ciascuna Classe di azioni del Fondo in un anno sono indicate nel relativo Documento contenente le Informazioni Chiave per gli Investitori (KIID) Potrebbero emergere direttamente a carico del cliente altri costi, compresi oneri fiscali, in relazione alle operazioni connesse al comparto. Qualsiasi riferimento a classificazioni, rating o riconoscimenti non dà garanzia di rendimenti futuri e può variare nel tempo. Le performance passate non sono indicative dei rendimenti futuri. Come ogni investimento, vi sono rischi associati. Consultare e leggere attentamente tutti i materiali rilevanti e la documentazione legale prima di investire. Pubblicato in Italia da Invesco Asset Management SA, Sede Secondaria, Piazza del Duomo 22 - Galleria Pattari 2, 20122 Milano. CE 335/2016 1 Fonte: Federal Reserve Economic Data (FRED), “Historical Returns on Stocks Bonds and Bills – United States,” Aswath Damodran, Stern School of Business, New York University. Le obbligazioni sono rappresentate da Treasury decennali statunitensi e le azioni dall'Indice S&P 500. 2 Fonte: Federal Reserve Bank of New York, “U.S. Monetary Policy and Financial Markets,” Ann-Marie Meulendyke, 1998, and University of Chicago Press, “Financial Markets and Financial Crises,” Glenn R. Hubbard, ed., January 1991. 3 Fonte: Fortune, “The great bond massacre,” Al Ehrbar, Feb. 3, 2013. Rendimenti basati sull'Indice Barclays US Aggregate Bond e sull'Indice dei Treasury decennali statunitensi. 4 Fonte: Lipper, 2013 5 Fonte: FactSet Research Systems, al 31/12/2015 6 Fonte: Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti, 01/2016