LA FIGURA DELL`ASSISTENTE SOCIALE E IL SUO INSERIMENTO

Transcript

LA FIGURA DELL`ASSISTENTE SOCIALE E IL SUO INSERIMENTO
www.servizisocialionline.it
SEZIONE ARTICOLI DI SERVIZIO SOCIALE
LA FIGURA DELL’ASSISTENTE SOCIALE
E IL SUO INSERIMENTO NELLA SCUOLA
di Emanuela Ferrigno
La situazione sociale odierna è in continua evoluzione e in questo contesto
l’istituzione scolastica rappresenta un osservatorio privilegiato
dell’infanzia.
Compito da attribuire anche all’istituzione scolastica, ma il problema reale
è determinato dalla mancanza di fondi pubblici da destinare in particolare
alla scuola pubblica.
Di fatto non si tratta solo di questo ed è necessaria una riconsiderazione
generale sul sistema educativo contemporaneo.
Dato che è ancora in uso la concezione pedagogica di stampo
illuministico-protoindustriale, sarebbe opportuno adottare un nuovo
metodo d’insegnamento in questa società contemporanea e globalizzata.
Già in molti paesi le istituzioni scolastiche stanno riformando il sistema
educativo ed esso si avvia verso due direzioni:
-
la prima è di carattere culturale
la seconda è di natura economica.
1
Una trasformazione socio culturale si è avuta nel corso del Novecento,
durante il quale si è divulgato il concetto del “ Secolo della scuola “.
Il pensiero è divenuto efficace, trasformando la scuola, sia, di fatto, che di
diritto, in una“ realtà di tutti ‘ e l’alfabetizzazione diviene un processo in
via di completamento.
In Italia nel 1904, anche se ancora rimane alto il numero di persone che
hanno soltanto l’istruzione elementare, con la Legge Orlando si porta
l’obbligo scolastico fino a dodici anni, con l’istituzione di un “corso
popolare” formato dalle classi quinta e sesta delle scuole elementari.
Sarà la riforma Gentile del 1923 a portare una nuova distinzione tra una
scuola preparatoria materna, la scuola elementare e la scuola media
inferiore, istituendo l'obbligo di studio fino a quattordici anni.
Con la fine della Seconda Guerra Mondiale e la nascita della Repubblica si
ha un’innovazione educativa e sarà la Costituzione a stabilire che
l'istruzione deve essere pubblica, gratuita e obbligatoria, per almeno
otto anni.
Nasce un nuovo modo d’ intendere la scuola in una società in cui il diritto
all’istruzione non aveva ancora ricevuto tutta la sua attualizzazione.
Così facendo, si riconosce al processo educativo un contenuto d’esperienza
e si ritiene che non possa realizzarsi un’autentica crescita educativa, se non
in rapporto al maturarsi di dense esperienze dirette e personali.
In particolare, nei giovani di questo secolo, la conoscenza si è tradotta da
intuizione a idee specifiche e da sviluppo psico-fisico a sensibilità corrente
e nasce un movimento delle scuole basato sui principi dell'attivismo, che si
sviluppano principalmente in Belgio, Svizzera e Inghilterra.
Le sue basi teoriche sono impostate sull'idea ispirata dal pensiero del
Rousseau, la cui pedagogia era centrata sul discente e impostata su studi di
carattere medico, psicologico e sullo sviluppo psico-fisico del ragazzo.
2
Inoltre, lo studio dell’ambiente ha contribuito a orientare lo studio dei
problemi pedagogici e educativi, in quanto si presenta come l’occasione
più idonea per fondere una vera e propria pedagogia dell’esperienza
adolescenziale, divenendo la base preliminare per ogni possibile
inserimento in ogni territorio.
Di fatto, l’habitat compone la particolarità di un essere umano
promuovendo, stimolando, impedendo e inibendo il dinamismo delle
attività individuali, in quanto la vita non significa semplice esistenza
passiva, ma un modo di agire.
In passato in alcuni paesi, come Londra e Usa, l’attività sociale era rivolta
a soggetti indigenti diversi, e assumeva connotazioni inconsuete per
l’assistenza. In seguito, l’impegno assume caratteristiche professionali,
realizzato da operatori sociali denominati “Case-workers”, essi si
sostituiscono agli iniziali volontari che li gestiscono.
Grazie a queste nuove figure professionali si sviluppano la funzione
dell’Ente in cui si opera, il ruolo adiuvante dell’Assistente Sociale, la
volontà di cambiamento della persona e l’uso del tempo nel processo di
aiuto.
Pertanto, l’educazione rientra come uno strumento di elevata funzione
sociale, idonea a tradurre i bisogni e i valori della civiltà e tesa a prevenire
le problematiche che riguardano gli alunni.
A determinare questo ruolo è l’Articolo 3 della Convenzione
Internazionale sui Diritti dell’Infanzia, approvata dall’Assemblea generale
dell’ONU del 1989.
La disposizione afferma: “ ….tutte le decisioni riguardanti i bambini
disposti da istituzioni con assistenza sociale, private o pubbliche, tribunali,
autorità amministrative o organi legislativi; devono costituire oggetto di
primaria considerazione nell’interesse prevalente del bambino….”
3
Questo principio deve essere esteso anche alla scuola e la competenza di
ciò è affidata alle figure professionali che operano all’interno
dell’istituzione.
In particolare, sono da rilevare e attivare interventi a sostegno e tutela del
minore quando necessario.
Il minore, soggetto portatore di bisogni necessità di diritti e il mancato
rispetto di questi diritti, giacché persona, produce sofferenza e distorsione
nei processi di crescita e la scuola ha un ruolo importantissimo nel
processo d’integrazione sociale o di socializzazione dei giovani.
Essa è un luogo dove si sviluppano una serie di comportamenti, è una
palestra di relazioni umane la sede scolastica diventa un luogo di
apprendimento, in cui si cresce, si socializza e si sviluppano tanti
avvenimenti.
Qui si favorisce la crescita nella sua totalità, sia con atteggiamenti positivi
quali educativi, sia con gesti negativi, con sviluppo nel bullismo, violenza
e altro.
In questo contesto, la funzione della prevenzione ha un ruolo decisivo
nelle problematiche dei minori e le istituzioni scolastiche, se
adeguatamente attrezzate, possono codificare i segnali di disagio che gli
allievi possono evidenziare, prima che la loro situazione di sofferenza
diventi così grave da rendere difficile o addirittura impossibile l’intervento
d’aiuto.
Da recenti studi effettuati sull’educazione e sulle abilità di convivenza
sociale, i ricercatori hanno individuato come elemento fondamentale la
tendenza a cooperare e la scuola italiana di oggi si basa su una preferenza
riguardante “altruismo e cooperazione”.
Tale modello, accompagnato da una linea pedagogica scelta e messa in
pratica dagli operatori per offrire un supporto, contribuisce al benessere e
al superamento di situazioni di bisogno o di disagio delle persone, delle
famiglie, dei gruppi e della comunità.
4
La figura professionale che opera all’interno del servizio Sociale
Professionale è quella dell’Assistente Sociale.
L’Assistente Sociale mette al centro della propria attività professionale la
persona, la sua storia, il suo benessere e i suoi problemi. Essa opera per
promuovere la sua autonomia, la capacità di scegliere, di assumere
responsabilità individuali e familiari. Sostiene l’uso delle risorse proprie e
di quelle messe a disposizione dai vari servizi presenti sul territorio.
Al Servizio Sociale Professionale spetta la presa in carico dell’utente e la
responsabilità del progetto individualizzato sul singolo caso.
Della storia personale non è analizzata solo la vicenda centrale, ma anche
il contesto sociale in cui si sviluppa.
Il comportamento tenuto da chi opera è illuminato dall’azione concreta da
realizzare e coinvolge gli operatori specializzati e i volontari non
professionisti.
Lungo lo svolgimento dell’azione professionale sorge la riflessione:
“A chi appartiene, dunque, il problema presentato?”.
Alla scuola, alla famiglia o a entrambi? Oppure al territorio in senso lato?
Quante domande!
Nonostante tutto, il coinvolgimento delle figure educative professionali
caratterizza l’intervento di rete.
Il lavoro di rete permette di uscire dall’isolamento e dall’individualismo
tradizionale, in modo da riprendere efficacemente i bisogni sociali e
relazionali emergenti, visti in un’ottica di prevenzione primaria.
Per raggiungere tale obiettivo, nel nostro Paese si pone l’accento sul
Servizio psico-pedagogico e sociale realizzato all’interno della scuola.
Esso, rivolto agli studenti, agli insegnanti e alle famiglie risulta essere uno
strumento privilegiato nel difficile compito dell’educazione.
5
Elemento di supporto per l’analisi e la valutazione delle dinamiche sociali
e della relazione tra i genitori, bambini, ragazzi e insegnante, il servizio
sociale favorisce l’azione tempestiva in situazioni difficile, divenendo così
un efficace congegno di prevenzione di fronte al disagio degli attori
coinvolti.
Quindi, l’intervento professionale degli Assistenti Sociali è rivolto alla
comunità con il triplice scopo di intervenire direttamente nei confronti di
situazioni non solo individuali, ma anche familiari.
Il primo fattore è determinato sull’intervento alla persona.
Alla domanda di disagio presentato nell’alunno, l’assistente sociale
professionale del servizio ha cercato di elaborare una diagnosi del
soggetto. L’intervento diretto realizzato consiste in un aiuto specifico
tendente a chiarire la situazione, a utilizzare le risorse, a favorire il
modificarsi di situazioni ambientali. Questo al fine di realizzare interventi
quanto più possibili globali e integrali.
Il secondo intervento si è basato sull’azione di prevenzione.
L’assistente Sociale ha eseguito un’attività d’indagine e documentazione
di segretariato sociale ai ragazzi nella scuola.
Le domande presentate sono servite ad analizzare fatti, situazioni familiari
con le relative problematiche, onde formulare il cambiamento di problemi
sociali degli alunni, restituendo spazio a una parte di promozione sociale
presenti nel territorio. Per le conoscenze delle problematiche si utilizza
l’uso delle interviste agli alunni, alle famiglie oppure contatti con gruppi di
volontariato.
L’analisi dei risultati ottenuti su un campione rappresentativo ha rilevato
che lo scarso rendimento scolastico dei bambini e l’irregolarità scolastica
derivano sia dal clima morale che il bambino respira in famiglia, sia al tipo
di educazione che egli riceve. Questi fattori rilevati incidono ancor di più
rispetto a quelle economiche.
6
Per realizzare ciò è stata necessaria la collaborazione di altri professionisti
dell’equipe, che hanno compreso in fondo la mentalità degli abitanti del
quartiere, sostenendo l’azione educativa insieme ai genitori.
Non bisogna dimenticare che l’intervento degli specialisti serve a
completare, a integrare e non a sostituirsi all’azione di recupero degli
insegnanti, ai quali, dopo i genitori, rimane la responsabilità dell’esito
degli interventi educativi.
Una volta individuate le problematiche, l’intervento mira a far prendere
coscienza alla collettività dei propri problemi, cercando differenziate
soluzioni.
Il terzo intervento è determinato sulla Promozione dei servizi al fine di
avviare una collaborazione costante tra servizi sociali e scuola. Ciò serve
per evitare di ritrovarsi a lavorare insieme solo nelle situazioni d’urgenza.
La collaborazione tra insegnanti e assistenti sociali è stata utile
nell’individuare e nel valutare i primi segnali di una possibile situazione
problematica.
Una volta accertata la necessità dei bisogni degli alunni, sono erogate
nuove prestazioni, quali ad esempio la necessita di attribuire un insegnante
di sostegno all’alunno con il rapporto uno a uno.
La scuola è un ottimo osservatorio, in quanto vi accede la quasi totalità dei
minori in età di obbligo scolastico.
Inoltre, si è potuto evidenziare la condivisione di momenti d’informazione
e formazione tra genitori, alunni e attori sociali per una conoscenza più
approfondita delle problematiche dei doveri per la tutela dei minori.
Un esempio in tal senso è il progetto realizzato dal Comune di Milano
sugli sportelli sociali, che nascono dalla forte richiesta degli educatori di
poter avere un supporto e un confronto con gli Assistenti Sociali nella
gestione dei casi più delicati.
7
Il servizio offre un supporto concreto a tutti quegli educatori che ogni
giorno si trovano ad affrontare momenti ardui della vita dei bambini e
delle loro famiglie e queste situazioni richiedono scelte adeguate e risposte
concrete da parte della scuola a supporto delle famiglie.
I risultati di questa prima sperimentazione hanno dato la possibilità di
ampliare l'offerta del servizio, aprendo lo sportello alle famiglie e le
prestazioni realizzate dagli Sportelli sociali hanno permesso al personale
delle strutture dell'infanzia e ai genitori dei bambini di non sentirsi soli
nell'affrontare i casi più difficili.
L’Assistente Sociale professionale ha aiutato gli utenti a riflettere sui temi
della comunicazione all’interno della famiglia, di scambiarsi esperienze
comuni, di esprimere e affrontare insieme varie difficoltà.
La diffusione dell’operato degli Assistenti Sociali ha valenza preventiva
nei confronti della separazione coniugale e nel contempo favorisce la
nascita di reti relazionali con la funzione di sostegno alla genitorialità.
A seguito di tutte le prestazioni fornite, gli utenti possono contare su un
servizio qualificato e professionale e su progetti che avvicinano istituzioni
e cittadini.
Concludendo, in una società caratterizzata dalla globalizzazione, è
necessario che gli operatori pongano attenzione alle variabili sociali,
ambientali e culturali.
Inoltre, premettendo la prevenzione come base per ogni progetto
lavorativo, è necessaria la disponibilità a lavorare con altri figure
professionali per sostenere ogni singolo studente o cittadino che richieda
prestazioni.
Assistente Sociale Specialista
Dott.ssa Emanuela Ferrigno
Luglio 2015
8
Riferimenti Bibliografici:
Campanini A. : Storia di un dialogo ,collana EISS,1999
Comoglio M. : Educare insegnando , ed Las Roma 1998
Corradini L. : Competizione e solidarietà. Ed Frivol Roma 1998
Ranieri M. Luisa : Assistente Sociale domani,Ed Erickon ,2002
Ferrario F. : La dimensione dell’intervento sociale ,Ed Carocci,1999
Ferrara M. : Modelli di solidarietà, il Mulino,Bologna 1993
AA.VV.: Dall’assistenza emarginata ai servizi aperti a tutti ,
Ed. Torino ,1971
Jean-Jacques Roussean : L’Emilio , Mondatori scuola,2004
Folgheraiter F. :La prospettiva di rete , Franco Angeli ,2004
AA .VV.:Il lavoro di rete nel Servizio Sociale ,Ed Carocci, 2003
Melucci A : Culture in gioco , Milano 2000
9