Iniziative per la competitività del sistema produttivo
Transcript
Iniziative per la competitività del sistema produttivo
ATTO CAMERA INTERROGAZIONE A RISPOSTA IMMEDIATA IN COMMISSIONE 5-01503 (Iniziative per la competitività del sistema produttivo) presentato da PRATAVIERA Emanuele testo di Martedì 19 novembre 2013, seduta n. 121 PRATAVIERA — Al Ministro per gli Affari europei. – Per sapere – premesso che: l'Europa, basata sui principi della libera circolazione delle persone, delle merci e dei capitali, attraverso l'abolizione delle frontiere fisiche e doganali e sull'impulso delle politiche di concorrenza, avrebbe dovuto generare vantaggi ai cittadini e ai consumatori; l'Europa deve essere in grado di offrire un ambiente che ampli e sostenga la capacità di azione della politica nazionale e non uno spazio delimitato da vincoli, regole e procedure che finiscono per limitare l'azione di tutti: famiglie, cittadini, piccole, medie e grandi imprese; l'Europa, e la politica europea, non devono essere la bussola d'azione del Governo, ma deve essere esso stesso, definendo la posizione italiana in sede europea, a tracciare le linee di azione dell'Europa approntando politiche tese a promuovere prosperità, benessere e coesione sociale; le modalità per sfruttare concretamente le opportunità che dovrebbero venire dall'appartenenza all'Unione europea dovranno essere i principali argomenti da trattare in vista del prossimo semestre di presidenza italiana; il semestre italiano di presidenza rappresenta una grande opportunità per il Paese. Si deve sfruttare questa occasione per dettare l'agenda politica dell'Europa, perché la prossima occasione, a causa dell'allargamento dell'Unione attualmente a 28 Paesi, porterà la prossima opportunità fra 14 anni e non ci si può permettere di aspettare tanto per cercare di uscire dalla crisi che porta le aziende e i cittadini a fuggire dal nostro Paese; pur essendo uno dei fondatori, il nostro Paese sembra arrancare dietro gli altri grandi stati membri da molti punti di vista. Per quel che riguarda la competitività, l'Italia si colloca tra i Paesi a mediobassa competitività al pari di Cipro, Malta, Portogallo, Slovenia e Grecia, mentre la Germania viene considerata un Paese ad alta competitività e addirittura Francia e Spagna sono considerati Paesi a competitività superiore alla media europea. Aumentare la competitività delle piccole e medie imprese crea una potenziale opportunità di sviluppo futuro; il fenomeno della delocalizzazione produttiva, da parte delle imprese operanti sul nostro territorio, verso Paesi dove il costo del lavoro è più basso è un tema di primaria importanza che mette a rischio la tenuta competitiva del sistema produttivo; la volontà del Governo deve essere quella di continuare a credere nella propria capacità produttiva e nella propria cultura imprenditoriale, ridimensionando quella tendenza alla delocalizzazione che impoverisce il territorio; la grave situazione delle piccole e medie imprese, in particolare del nord-est, che continuano ad essere colpite dal fenomeno della delocalizzazione anche in paesi europei confinanti come Slovenia, Serbia e Croazia deve essere una priorità. Si devono trovare strumenti idonei che impediscano la delocalizzazione produttiva nei Paesi dell'Unione europea o che si apprestano ad entrare nell'Unione, in quanto si tratterebbe di comportamenti che distorcono la concorrenza e vietati dalla normativa europea in vigore; si deve trovare una soluzione per far sì che si tutelino le aziende e soprattutto per scongiurare il rischio che queste, guardando solo al profitto, possano vedere nella delocalizzazione verso altri Paesi, in particolare dell'Est, la soluzione di tutti i loro problemi; è necessario che la competitività, e il futuro della nostra industria siano al centro dell'azione di Governo ponendo questi temi al primo posto nell'agenda politica dell'Unione europea –: quali iniziative – con particolare riferimento alla competitività del sistema produttivo – il Governo abbia assunto e intenda assumere in esito al Consiglio europeo degli scorsi 24 e 25 ottobre e in previsione della definizione delle priorità del prossimo semestre di presidenza italiana del Consiglio dell'Unione europea. ________________________________________________________________________________ (Estratto dal resoconto sommario della seduta n. 121 del 19 novembre 2013 della XIV Commissione della Camera dei Deputati) ENZO MOAVERO MILANESI, Ministro per gli affari europei, risponde all’interrogazione in titolo. Svolge innanzitutto alcune considerazioni di ordine politico generale riguardanti i vantaggi che ha comportato la piena realizzazione del Mercato unico, essendo oramai una evidenza condivisa che l’eliminazione delle frontiere abbia rappresentato una positiva sfida competitiva per le imprese, consentendo anche, in molti casi, di ridurre i prezzi delle merci, con indubbi vantaggi per i consumatori. Occorre certamente ricordare che il livello competitivo di ciascun paese dipende poi, in questo quadro complessivo, dalle scelte dei singoli Stati, e non si può non rilevare come l’Italia soffra, rispetto ad altri partner europei, di un eccesso di vincoli normativi e amministrativi e di una pressione fiscale elevata. Quanto alla delocalizzazione delle imprese, si tratta di un fenomeno del quale sono libere protagoniste le stesse imprese, ma rispetto al quale appare comunque indispensabile un’azione a livello regolativo. Il Governo italiano ha sostenuto e continuerà a sostenere la difficile battaglia per il made in, attivandosi per il rilancio di una politica industriale volta a privilegiare la produzione di qualità. Si tratta tuttavia, come è noto, di una questione complessa, sulla quale non tutti i Paesi europei sono allineati. Il Governo italiano si è anche impegnato, con successo, a livello europeo, per un più rigoroso rispetto della disciplina in materia di aiuti di Stato. EMANUELE PRATAVIERA (LNA) prende atto delle precisazioni fornite dal Ministro, ma sottolinea come il livello di competitività di un Paese debba essere in primo luogo ricondotto alla responsabilità delle politiche nazionali, più che alle singole imprese. Pur in presenza di alta qualificazione e know how, che si localizzano in particolare in alcuni distretti industriali, il sistema industriale italiano si deve confrontare con elevati costi dell’energia, costi connessi con la risoluzione giudiziale dei conflitti e costi per così dire burocratici, oltre che con livelli medi dei salari di gran lunga inferiori a quelli dei paesi di più recente ingesso nei Paesi dell’Unione. Se lo Stato non interviene su queste criticità invita di fatto le imprese a trovare sbocchi altrove; occorre quindi un’azione più incisiva, rispetto alla quale auspica che il Governo possa impegnarsi, anche in occasione del prossimo semestre di presidenza italiana del Consiglio dell’Unione europea.