Quinoa, più colore nelle rotazioni

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Quinoa, più colore nelle rotazioni
ALTERNATIVE Dalle Ande alla Pianura padana
di Federica Levi
Quinoa, più colore
nelle rotazioni
Lombardia,
Marche e Lazio.
Prove tecniche
di coltivazione
in tre areali italiani.
C
he cosa accomuna un vegano americano,
un imprenditore asiatico, un coltivatore
peruviano e un celiaco italiano? Non è l’inizio
di una barzelletta, ma la premessa per capire
come e quanto la quinoa, da pianta tradizionale delle popolazioni andine, si stia trasformando in fenomeno globale.
Questo cereale, appartenente alla famiglia
delle chenopodiacee, è stato per millenni la
principale fonte di sussistenza dei popoli tra
il Perù e la Bolivia. Una coltura venerata come
cibo degli dei e coltivata, fino a poco fa, quasi esclusivamente per consumo domestico.
Poi, nell’arco di una manciata di anni, tutto
cambia. Il consumatore occidentale vede
nella quinoa una perla esotica capace di
soddisfare nuove esigenze salutistiche. La
pianta ha infatti delle proprietà nutritive che
la rendono molto indicata per le diete vegetariane e vegane, per le persone che devono consumare alimenti privi di glutine, per chi
cerca prodotti bio ed equo-solidali.
Il boom dei listini mondiali
Una poderosa crescita della domanda e della
fama, certificata anche dalla Fao, che ha intitolato il 2013 “anno della quinoa” per il “ruolo che può avere contro la malnutrizione e la
povertà”. Ecco allora le quotazioni schizzare
in alto, tanto che negli Stati Uniti il valore commerciale della quinoa è cinque volte superiore a quello della soia.
Effetti della globalizzazione per una pianta
che ha la globalizzazione nel Dna: è molto adattabile, può essere coltivata sul livello del
mare come a 4mila metri, sopporta tempe-
rature elevate e gelo, tollera terreni poveri e
altamente salini.
Per riassumere: la richiesta c’è ed è in crescita; i prezzi anche; la pianta è in grado di crescere quasi ovunque. Questi i motivi che hanno spinto anche il nostro Paese ad avviare
una sperimentazione per capire se esistano
gli spazi per realizzare la quinoa made in Italy.
Il progetto della Cattolica
Quest’anno è partito un progetto coordinato
dall’Università Cattolica del Sacro Cuore su
3 campi sperimentali in provincia di Pavia: il
primo in un’azienda risicola, dove la quinoa
può rappresentare una valida alternativa alla
monocoltura, il secondo a 250 mt e il terzo a
400 mt. «Tre aree pedoclimatiche molto diverse – spiega uno dei responsabili, Alberto
Vercesi – sulle quali abbiamo testato 14 varietà tradizionali e 10 migliorate». La semina
è effettuata tra marzo e aprile ma, aggiunge
il ricercatore Vincenzo Tabaglio, «non tutte
le varietà sperimentate sono riuscite a raggiungere la maturazione». Tre gli scogli da
superare: individuare le varietà più adatte al
nostro contesto; definire le migliori tecniche
colturali (distanza e profondità di semina etc);
sviluppare trattamenti per il controllo delle
infestanti e delle avversità. Uno dei principali
problemi, infatti, è che in Europa attualmente
non esistono fitofarmaci registrati. Oltre all’esempio lombardo si stanno effettuando test
anche in altre zone come le Marche (Jesi, Ancona) e il Lazio (Cisterna di Latina), utilizzando
varietà di bassa taglia e maturazione precoce, già studiate per il clima del nord Europa.
Nell’attesa che per gli agricoltori italiani si apra una nuova opportunità, l’industria ha già
iniziato a fare i conti con il prodotto: «produciamo grissini con farina di quinoa proveniente dal mercato equo solidale – spiega Alessandro Calderoni, dell’industria di panificazione Eko -. La domanda è in crescita e i prezzi
molto interessanti».
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L’IDENTIKIT
Di 300 varietà di quinoa solo
12 sono commercializzate.
Oltre il 90% della produzione mondiale (82.520 t, dati
2012) è concentrata in Perù
e Bolivia, ma la coltura si sta
espandendo in Usa, Canada,
Africa, India, Cina e Europa.
QUALITÀ NUTRIZIONALI.
Deve il suo successo alle proprietà che la fanno inserire
nelle nicchie di alimenti bio,
per celiaci, intolleranti al lattosio, vegetariani e vegani (le
proteine della granella sono
elevate e con una composizione aminoacidica paragonabile al latte vaccino)
VANTAGGI. Resistente alla
siccità, può crescere su terreni poveri e con alto tasso di
salinità. Ha bisogno di poca
acqua e di pochi input. Può
essere coltivata dal livello del
mare sino a 4mila metri.
DATI ECONOMICI. Le quotazioni sono passate da 538
$/t nel 2000 a 1.335 nel
2010 (Faostat 2013) e la corsa continua, tanto che il suo
consumo sarebbe diventato
proibitivo per molti sudamericani. In Europa i principali importatori sono Francia, Olanda, Regno Unito, Germania.
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