Nasceva per unire - Camera di Commercio Italiana per la Svizzera
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Nasceva per unire - Camera di Commercio Italiana per la Svizzera
la Rivista Anno 102 - n. 3 - Marzo 2011 17 Marzo 1861 Nasceva per unire REKDESIGN.COM Insuperabile per le vostre “Maxi” insalate. Santa Lucia, questa è mozzarella. Editoriale di Giangi Cretti A mmettiamolo: il pendolarismo parlamentare degli ultimi mesi - inconcepibile solamente per chi (va da sé: sciocco allocco e sprovveduto) ritiene che gli orientamenti politici poggino su valori culturalmente consolidati ed eticamente brevettati – accolto con iniziale sconforto, è ormai laconicamente accettato, con malinconica rassegnazione. Poco o nulla conta se ne risulta soffocata l’indignazione, annegato lo sdegno, imbavagliato il dissenso, ondivago ed intermittente. Quotidianamente confrontati con la logica generica del tutto che equivale quella del contrario di tutto, non sappiamo più manifestare sorpresa. Neppure di fronte ad uno scenario che, almeno in teoria, capovolge alcuni storiche certezze. La cronaca - affollata da sondaggi attorno ai quali si orienta l’ago della bussola della nostra quotidianità social-politica - ci fornisce un quadro che qualche tempo avremmo ritenuto inquietante. Oggi, invece, con apparente quieta indifferenza, ne prendiamo atto: accettato che i valori, quelli con la V maiuscola, vanno considerati con elasticità, ignoriamo quale sia oggi la loro naturale funzione distintiva. Ricrediamoci, (ammesso che davvero anche “noi credevamo”): Dio, Patria e Famiglia, dei veri e propri benchmark della destra conservatrice, sono ormai privi di una collocazione cultural-politica riconoscibile. Non parliamo di Dio (invano), costretto, suo malgrado, ad acconciarsi per un uso sempre più addomesticabile; prescindiamo dalla Famiglia: chic quando è allargata e sotto choc quando è polverizzata. Ma della Patria proprio non ci saremmo attesi potesse veder forzato il suo solido aggancio storico-culturale. Chi, appese in qualche angolo della memoria, ha ancora equazioni concettuali sul tipo l’internazionalismo (come la doccia) è di sinistra, mentre la patria (al pari del bagno) è di destra è fortemente disorientato. Sondaggi prontamente alla mano e autorevoli dichiarazioni puntualmente diramate non lasciano dubbi: la Patria, unita unica e indivisibile, ripudiata a destra cerca (e in parte trova) pronto soccorso a sinistra. Quanto illusorio potesse essere, cogliere l’occasione dei 150 anni dell’Unità, per celebrare, una tantum, la festa dell’appartenenza nazionale, ce l’hanno confermato le stucchevoli e addomesticate contrapposizioni che hanno circuitato la decisione del Consiglio dei Ministri. Dispute, le cui forti argomentazioni, trovano sintomatica (del tutto che vale il contrario di tutto) sintesi, nelle parole del Ministro per Turismo. Ostentando irremovibile convinzione ha dichiarato: “da settentrionale stacanovista, ritengo che, in una fase di crisi, sia importante lavorare”, il giorno dopo angelicamente sostenendo che:“in questa fase di crisi, con un calendario avaro di ponti, fare festa il 17 marzo, non può che giovare al nostro turismo”. Che dire? Che con un pensiero debole, per quanto operoso, si esprime una percezione altrettanto debole dell’appartenenza ad una comunità nazionale. Costeggiando il paradosso potremmo aggiungere che D’Azeglio, ciclicamente scomodato, è finalmente superato. Gli italiani, bene o male, si sono fatti: tanti, divisi, distinti, talvolta incapaci di distinguere, spesso smaniosi di distinguersi. La vera impresa oggi è (ri)fare l’Italia: federata o federale, purché condivisa. Dalla gran parte degli italiani, naturalmente. [email protected] la Rivista n. 3 - Marzo 2011 1 Sommario n. 3 Marzo 2011 1 INCONTRI Editoriale 45 PRIMO PIANO 15 Tornano le cifre nere Interscambio Italo-svizzero 2010 CULTURA 17 Tripoli bel suol d’amore 1911- 2011: 1° centenario dell’invasione italiana della Libia 21 I plebisciti: quando la Lombardia e il Veneto scelsero l’Italia con il 99,9 % dei voti Il 17 marzo, l’Italia compie 150 anni 49 Camillo Benso conte di Cavour: il grande «tessitore» Nella ricorrenza del 150° anniversario dell’Unità d’Italia 54 Viva Verdi! Teatro musicale e Risorgimento in Italia 59 L’arte è amore rivestito di bellezza Le Alpi in luce di Giovanni segantini (1858-1899) La lingua italiana fattore portante dell‘identità nazionale 150° anniversario dell’Unità d’Italia 62 Anche così si promuove il turismo Movietour: il cinema (e la letteratura) come pretesto Celebrare con serietà il nostro centocinquantenario L’intervento del Presidente Napolitano 67 Beppe Grillo ritorna in Svizzera Con due spettacoli a Zurigo e Basilea Dal Risorgimento all’Unità d’Italia Conferenze a Zurigo 25 35 “Ancora oggi continuo ad imparare sia dagli anziani sia dai bambini” Donne in carriera: Marina Poli La Dedicated Leasing Company RUBRICHE IN BREVE 4 ANGOLO LEGALE 41 ITALCHE 7 CONVENZIONI INTERNAZIONALI 42 EUROPEE 9 L’ELEFANTE INVISIBILE 47 INTERNAZIONALI 11 SCAFFALE 57 OLTREFRONTIERA 13 SEQUENZE 65 ETICAMENTE 29 DIAPASON 69 BENCHMARK 31 CONVIVIO 72 BUROCRATICHE 36 MOTORI 77 ANGOLO FISCALE 39 STARBENE 80 In copertina: Il fronte di Palazzo Carignano a Torino, sede della prima seduta del Parlamento italiano (foto Michele Caracciolo di Brienza). 2 la Rivista n. 3 - Marzo 2011 DOLCE VITA IL MONDO IN CAMERA 70 Tutto pronto per Gusto in Scena Inizia il conto alla rovescia 72 Ben tornata polpetta 78 Italiane in vetrina 81° Salone Internazionale dell’automobile di Ginevra 90 Buon Appetito Svizzera, con il riso del Piemonte! Domenica, 13 marzo, al Pala Congressi di Lugano Seminario “italian-swiss tax and legal forum 2011” Martedì 12 aprile a Losanna IL MONDO IN FIERA 84 85 A Perugia per l’olio d’oliva extra-vergine umbro Olio Capitale: Trieste, 18 - 21 marzo 2011 Salone degli extravergini tipici 91 Cibus Tour 2011: Parma, 15 - 17 aprile La filiera agroalimentare incontra i consumatori Sardegna. Quasi un continente” Le bellezze della Regione presentate a Zurigo e Ginevra 92 Grande successo a Zurigo Presentazione delle nuove annate di Barolo e Barbaresco 93 L’italiano commerciale alla portata di tutti Seminario presso la CCIS 94 Contatti commerciali 96 Servizi camerali 86 I Saloni 2011: Milano, 12 - 17 aprile 50 years young 87 Il 90° Macef chiude con 95.000 visitatori 88 Vinitaly, Sol, Agrifood club, Enolitech: Verona, 7- 11 aprile 2011 Un poker di rassegne per l’agroalimentare made in italy Editore Camera di Commercio Italiana per la Svizzera Direttore - Giangi CRETTI Comitato di Redazione G.M. BONADA, A.G. LOTTI, C. NICOLETTI, S. SGUAITAMATTI Collaboratori Ph. BERNASCONI, C. BIANCHI PORRO, M. CALDERAN, G. CANTONI, M. CARACCIOLO DI BRIENZA, V. CESARI LUSSO, M. CIPOLLONE, P. COMUZZI, D. COSENTINO, A. CROSTI, L. D’ALESSANDRO, F. FRANCESCHINI T. GATANI, G. GUERRA, F. Macrì, G. MERZ, A. ORSI, G. SORGE, N. TANZI, I. WEDEL La Rivista Seestrasse 123 - Cas. post. 1836 - 8027 Zurigo Tel. ++41(0)44 2892328 Fax ++41(0)44 2015357 [email protected], www.ccis.ch Pubblicità Camera di Commercio Italiana per la Svizzera Seestrasse 123 - Casella postale - 8027 Zurigo Tel. ++41(0)44 2892323 Fax ++41(0)44 2015357 e-mail: [email protected] Abbonamento annuo Fr. 60.- Estero: 50 euro Gratuito per i soci CCIS Le opinioni espresse negli articoli non impegnano la CCIS. La riproduzione degli articoli è consentita con la citazione della fonte. Periodico iscritto all’USPI (Unione Stampa Periodica Italiana). Aderente alla FUSIE (Federazione Unitaria Stampa Italiana all’Estero) Appare 11 volte l’anno. 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Terminata quindi la prima fase dei lavori, parte ora la fase due, quella di allestimento degli interni che dal 2012 accoglieranno l’eccellenza delle produzioni italiane proposte al pubblico con un ciclo di mostre temporanee, più o meno sei ogni anno, organizzate per settori, dal design, alle automobili. Tra le collezioni più prestigiose ospitate nel nuovo museo, quella del“Compasso d’oro”, storico premio di design industriale fondato nel 1954 su idea di Gio Ponti e che da allora ha visto premiati i più bei nomi del design italiano, da Munari a Nizzoli, a Franco Albini. Il palazzo ospiterà anche la discoteca di stato che vi trasferisce, dalla storica sede di via Caetani, l’imponente archivio. Nel 2010 si registra il record storico delle esportazioni di vino italiano nel mondo. Le aziende italiane hanno realizzato un fatturato stimato in 3,7 miliardi di euro, in aumento del 9%, la voce più importante dell’export agroalimentare nazionale. È quanto emerge da una analisi Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi al commercio estero dalle quali si evidenzia che nel mondo sono state stappate più di 2 miliardi di bottiglie di vino italiano. Oltre un quinto del fatturato viene realizzato - sottolinea la Coldiretti - negli Stati Uniti che nel 2010 con un aumento in valore del 9 per cento sono diventati il primo mercato di sbocco mettendo a segno uno storico sorpasso sulla Germania dove la domanda è cresciuta solo di un punto percentuale. Non mancano però risultati sorprendenti sui nuovi mercati come la Cina dove è addirittura raddoppiato nel 2010 il valore del vino Made in Italy esportato con un aumento del 102 %, mentre la Russia - precisa la Coldiretti - con un aumento del 51 % e un valore delle esportazioni nel 2010 stimato in 100 milioni di euro è divenuto uno dei principali partner commerciali. Il risultato sui mercati esteri è di buon auspicio per le prospettive della vendemmia 2010. Caricabatterie universale per tutti i cellulari europei Finalmente entro fine anno tutti i nuovi telefonini che saranno commercializzati in Europa potranno essere ricaricati con lo stesso tipo di caricabatterie. A presentare il caricatore universale compatibile con i telefoni di tutte le marche è stato il vicepresidente della Commissione europea responsabile per l‘industria, Antonio Tajani. «Una piccola, grande rivoluzione per i consumatori - ha detto Tajani - che auspichiamo possa essere estesa al più presto possibile anche a tutte le altre apparecchiature che hanno bisogno di ricarica elettrica, come Mp3 e tablet». Il progetto per il caricatore unico è stato promosso dall’esecutivo europeo ed è stato realizzato grazie all’intesa raggiunta con ben 14 industrie produttrici di telefonini raccolte nella Digitaleurope, l’associazione a cui aderiscono le principali aziende operanti nel campo delle tecnologie digitali. L’accordo prevede che entro il prossimo novembre tutti i nuovi telefonini siano in grado di utilizzare il nuovo caricatore universale attraverso un piccolo interfaccia Usb. 4 la Rivista n. 3 - Marzo 2011 Marie-Gabrielle Ineichen-Fleisch a capo della Seco Ineichen-Fleisch, 50 anni, alla successione di Jean-Daniel Gerber, che a fine marzo andrà in pensione. Ineichen-Fleisch è responsabile dall’aprile 2007 del Commercio mondiale in seno alla direzione economia esterna della SECO. Per la prima volta la Segreteria di Stato dell’economia (SECO) sarà guidata, dal 1° aprile da una donna. Il Consiglio federale ha infatti nominato l’ambasciatrice Marie-Gabrielle In precedenza è stata, per 13 anni, capo del settore WTO (Organizzazione mondiale del commercio), di cui cinque in veste di caposezione nella divisione WTO dell’allora Ufficio federale dell’economia esterna (UFEE), dov’era già attiva nei primi anni ‘90 come collaboratrice scientifica presso il servizio giuridico e il servizio per le questioni relative agli investimenti internazionali e il trasferimento di tecnologie. Nata nel 1961, dopo gli studi giuridici all’università di Berna, conclusi con la patente d’avvocato, Ineichen-Fleisch ha ottenuto un master in Business Administration. Quanto a conoscenze linguistiche, è un vero fenomeno: parla sette lingue, tra cui il russo, il cinese e l’italiano. Fiat Group Automobiles Switzerland SA Claudia Meyer è Brand Marketing Communication Director Nuovi arrivi a Fiat Suisse. Dallo scorso 7 febbraio 2011, Fiat Group Automobiles Switzerland SA ha infatti un nuovo Brand Marketing Communication Director, la Signora Claudia Meyer. La nuova responsabile del reparto marketing ha lavorato nei 9 anni scorsi come Head of Marketing e successivamente come Head of Product per Chrysler. Sei mesi dopo l’integrazione delle marche americane nella Fiat Group Automobiles Switzerland SA, ha assunto ora il posto di Brand Marketing Communication Director per le marche Fiat, Alfa Romeo, Lancia, Fiat Professional e Jeep. Nell’attesa che venga designato un successore, Claudia Meyer continuerà a ricoprire la carica di Head of Product della marca Jeep. La signora Meyer subentra a Maurizio Melzi che dopo quasi quattro anni in Svizzera ritorna in Italia. 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La rete ufficiale dei concessionari Maserati in Svizzera Loris Kessel Auto SA, 'RANCIA,UGANOs Garage Foitek AG,5RDORF:àRICHsNiki Hasler AG, 4052 Basel, s Krähenmann Autocenter AG, -EILENs Sportgarage Leirer AG, 3TEINs Automobile Németh AG, (INTERKAPPELENs Auto Pierre Sudan, :UGs Modena Cars SA, 'ENÒVEs Garage Zénith SA, ,AUSANNEs Garage Zénith SA, 3IONs Maserati (Svizzera) SA , 8952 Schlieren, 044 556 25 00 Italiche di Corrado Bianchi Porro 20 capitali e 100 città “Ai popoli d’Italia”, scriveva Goffredo Mameli nel 1948, per protestare contro l’armistizio Salasco, il 16 agosto 1848 quando Milano fu riconsegnata agli austriaci, riconoscendo nel titolo la diversità che è alla base della sua stessa identità. Nel 1857, racconta Antonio Caprarica nel suo libro sul 150 dell’unità (“C’era una volta in Italia” presentato alla Confindustria) per andare da Ferrara a Genova, occorrevano 7 giorni; bisognava passare 5 frontiere ed erano necessari 7 passaporti. L’Italia, racconta Caprarica, dolorosamente si è unita perché era il biglietto necessario per entrare nella modernità. Ancora oggi la Gran Bretagna ha una sola grande città, che è Londra e gli altri come Birmingham o Manchester sono agglomerati industriali. Lo stesso vale per la Francia, dove c’è Parigi. L’Italia ha invece 20 capitali e cento città. Se voi andate a Modena, il Palazzo Ducale degli Estensi è di gran lunga più sontuoso e regale della reggia di Buckingham Palace. Siamo un Paese fatto di grandi differenze, spiega l’autore, per anni corrispondente della TV italiana da Londra e Parigi. Nel suo libro, egli cerca di andare all’origine di questo “pedaggio” dell’unità per entrare nel mondo moderno. Quando l’Italia si unì, spiega Caprarica, il Belgio produceva 800.000 tonnellate di ghisa e l’Italia solo 30 mila. Attraverso il Risorgimento, la rivoluzione fatta dai ventenni e trentenni, si è innescata in quello che era il Brasile del XX secolo, con più dell’80% di analfabeti e il Paese è diventato, grazie all’inventiva delle sue genti, l’ottava potenza mondiale per il Pil. Tutti quanti ricordiamo quella frase che ci hanno fatto ripetere milioni di volte, la famosa frase di D’Azeglio:“l’Italia è fatta, ora bisogna fare gli italiani”. Ma d’Azeglio non ha mai detto così. Da piemontese molto pragmatico ha detto: “l’Italia si è fatta, ma non si fanno gli italiani” e il commento dell’ex presidente Cossiga era sempre “e se per caso gli italiani non volessero farsi fare?” Dubbio che deve accompagnarci. Perché noi italiani abbiamo una debolissima identità nazionale. Abbiamo una forte identità locale. Siamo prima di tutto comaschi, romani, torinesi, veneziani. Bisogna pure capire bene come siamo fatti. In questo Paese pieno di differenze e di identità locali l’idea di un’amministrazione fortemente centralizzata era dettata dalla drammatica esigenza del momento. Era uno Stato nuovo, debole, fragile, senza soldi. De Sanctis loda l’esercito come “il filo di ferro che ha cucito e tenuto insieme il paese”. In questa situazione si sceglie la strada dell’amministrazione unica centralizzata spazzando via le differenze. Ma esse fan parte della società italiana e quindi dobbiamo dar forza a queste diffe- renze per vincolarle all’idea di una patria comune. Oggi, finito il tempo delle vacche grasse, bisogna stringere la cinghia, ma non devono vincere tutti gli egoismi. Se il riconoscimento delle nostre differenze è la nascita del famoso, atteso e invocato federalismo che avviene all’insegna degli egoismi locali, siamo perduti. Se invece nasce come una possibilità di snellire lo Stato, rendere efficaci ed efficienti le autonomie locali, ridurre la spesa pubblica, favorire una gestione trasparente, ben venga, Se è solo un modo per conteggiare la crisi, non festeggeremo il bicentenario e soprattutto credo che i nostri figli avranno ben poco da festeggiare. Nei momenti di crisi e del declino italiano, si è sempre fatta strada questa litania di cui racconta il Manzoni alla rivolta di Milano “io ho moglie e figli”. L’alibi è sempre stata la famiglia. Fa parte di un altro incredibile paradosso del nostro Paese: abbiamo nella famiglia un punto di forza straordinario che molti altri Paesi ignorano. È un porto di affetti sicuri, di sostegno. Ma in un Paese dallo Stato debole, se la famiglia diventa il surrogato dello Stato e lo cancella, trasforma lo Stato in una congrega di raccomandati. La trasformazione della famiglia da unità di affetti in unità economica è una cosa che arreca un grave danno a questo Paese, Basta dunque il non immischiarsi. Bisogna saper sognare. Non è detto che poi si realizzino i sogni, ma se non avete un progetto non andrete da nessuna parte, dice Caprarica. È bene che voi italiani di 18 anni sappiate che dovrete affrontare un mondo in cui la concorrenza non è più limitata al miliardo di uomini dei Paesi sviluppati come fino a 20 anni fa. Oggi significa tener conto di altri 3 miliardi che sono arrivati sul mercato, producono meglio di noi a prezzi più bassi e con più capacità inventiva. O riprendiamo a inventare, che è quello che abbiamo fatto dal Risorgimento in avanti per tanti anni, come dopo la seconda guerra mondiale, si è ricostruito un Paese da zero. Nel 1945 l’Italia aveva un Pil più basso di quello della Polonia occupata dai comunisti e devastata dai russi. Stavamo peggio. Ma non s’è persa la capacità di sognare. Infine: è poi giusto parlare di identità nazionali nell’Europa di oggi? Adoro i sognatori, dice Caprarica, ma non fino a questo punto. Il sogno dell’Europa unità è sempre più un miraggio, mentre assistiamo alla riscoperta degli interessi nazionali. Magari non fino al protezionismo e alla guerra delle valute, ma degli interessi nazionali e di una collettività che si riconosce in una cultura, uno Stato, una lingua. Interessi da difendere in un mondo dove la globalizzazione produce ogni giorno una competizione sempre più aspra e serrata. la Rivista n. 3 - Marzo 2011 7 Europee di Philippe Bernasconi Un Patto per il futuro dell’Unione europea Potrebbe essere la rivoluzione che da tanto – troppo – tempo si aspettava. La riforma in grado di garantire un futuro radioso all’euro e all’Unione europea tutta. La definitiva consacrazione della moneta unica. Eppure la tanto decantata fase 2 potrebbe non vedere mai la luce. Per il Patto per la competitività proposto da Angela Merkel sono già state suonate le campane a morte da parte di gran parte degli Stati membri. Una visione miope e poco lungimirante che non lascia sperare nulla di buon e che potrebbe aprire le porte – questa volta per davvero – a un’Europa a due (o tre) velocità. Quella immaginata dalla cancelliera tedesca (spalleggiata dal presidente francese Nicolas Sarkozy) dovrebbe essere la seconda vita dell’euro. Decisamente migliore e più stabile rispetto alla prima. Il disegno è semplice nella sua complessità: dare la possibilità ai Paesi membri di darsi delle regole rigide in materia di debito pubblico e parallelamente permettere loro una maggiore integrazione e convergenza, non solo per quel che riguarda le finanze pubbliche, ma anche la politica economica e la politica sociale. Maggiore integrazione che significherebbe maggiore stabilità. Il Patto per la competitività sarebbe questo, una serie di riforme che i Paesi membri si impegnerebbero a realizzare per rendere più credibile e stabile la moneta unica e per rendere maggiormente competitiva l’intera area dell’euro. Chi ci crede parla di uno sviluppo naturale del Patto di stabilità e dei parametri di Maastricht, che hanno sì permesso di far nascere e crescere l’euro, ma che negli ultimi anni hanno mostrato tutti i loro limiti e i loro difetti. In particolare la mancanza di sistemi di allerta preventiva e di sanzioni in caso di mancato rispetto delle regole. Chi invece si oppone a questa riforma la considera una vera e propria rivoluzione, che toglierebbe potere e risorse ai singoli governi e alla Commissione europea. In poche parole l’Unione europea non sarebbe ancora pronta ad affrontarla. Ma forse – proprio perché l’euro e l’Unione europea si trovano di fronte a una crisi acuta e potenzialmente irreversibile – ci sarebbe davvero bisogno di una rivoluzione. Di uno shock in grado di scuotere i meccanismi della Casa comune e di permetterne il rilancio in grande stile. Nei piani di Frau Merkel ogni Paese dovrebbe introdurre una legge costituzionale che fissi i limiti di debito e deficit pubblici (Berlino l’ha varata nel 2009) e a partire dal 2016 il deficit annuale di ogni singola nazione non dovrebbe superare lo 0,35% del prodotto interno lordo (contro il 3% previsto dal Trattato di Maastricht). Chi non dovesse riuscire a rispettare questo limite verrebbe prima richiamato e poi sanzionato. Il Patto conterrebbe poi regole per evitare nuove crisi del settore finanziario come quella del 2008/2009, misure sociali che inciderebbero ad esempio sull’età pensionabile (da innalzare ad esempio a 67 anni come è il caso in Germania), accorgimenti per limitare l’inflazione e moderare gli aumenti salariali e indicazioni per armonizzare l’imposizione fiscale alle aziende e per migliorare la competitività dell’intera area euro. Una bella ingerenza negli affari interni dei singoli Stati, che verrebbe decisa e monitorata dal Consiglio dei capi di governo e di Stato e non dalla Commissione europea, che si vedrebbe ridotto il proprio potere. In cambio di queste concessioni la Germania non ostacolerebbe l’implementazione (con un cospicuo aumento) del fondo salva Stati. Non c’è che dire. Si tratterebbe di una vera e propria svolta basata sul rigore dei conti e sulla competitività dell’economia. L’unica – probabilmente – in grado di ridare credibilità e stabilità a una moneta e a un sistema economico decisamente in perdita di slancio o addirittura, per alcuni, sull’orlo del baratro. Ecco perché il “niet” già pronunciato da molti degli Stati membri dell’Unione europea – pur non sorprendendo – lascia l’amaro in bocca. Perché forse per la prima volta c’è qualcuno (la Germania che dovrebbe anche essere la locomotiva d’Europa) che si assume la responsabilità di cercare di tirare fuori l’Unione europea dal pantano. Parlare di diktat tedesco e non volere nemmeno entrare nel merito delle proposte appare come una scelta miope e poco lungimirante. Perché l’alternativa è – al momento attuale – il nulla. E allora non resta probabilmente altro da fare che proporre il Patto per la competitività a chi ci sta. E gli altri che pensino da soli a tirarsi fuori dai guai. la Rivista n. 3 - Marzo 2011 9 Internazionali di Michele Caracciolo di Brienza Il vento caldo del Nord Africa Nel Nord Italia a volte capita che dopo un acquazzone estivo le automobili siano ricoperte da un misterioso pulviscolo rossastro. In certe condizioni di alta pressione la polvere del Sahara è spinta dai venti per migliaia di chilometri verso nord e basta una pioggia estiva per far scendere questa terra d’Africa sulla casa di qualche leghista. È straordinario ciò che sta succedendo in Nord Africa da un paio di mesi a questa parte. Marta Dassù dell’Aspen Institute ha paragonato i moti rivoluzionari d’inizio anno al fallimento di Lehman Brothers, nel senso che nessun politologo e nessun economista è riuscito a prevederlo. A mio avviso, è tutto da dimostrare che una disciplina come la scienza politica abbia una valenza predittiva e generale oltre che descrittiva. Detto ciò, poco importa che non si sia riusciti a prevedere un tale sollevamento popolare, una tale forza dal basso. Si può solo guardare ammirati quelle nazioni che si ribellano alle proprie élite opprimenti e rapaci con la speranza che facciano risvegliare la dignità di tutti quei cittadini che l’hanno dimenticata. La lezione nordafricana è grandiosa. Le masse hanno una soglia di sopportazione dei soprusi che per quanto alta possa essere, una volta superata, innesca una serie di meccanismi molto pericolosi per i governanti. Lo tsunami di proteste ha travolto la Tunisia per poi seguire in Algeria, Giordania, Yemen, Egitto, Sudan, Palestina, Irak, Bahrain, Iran e al momento in cui si scrive è sembra travolgere anche la Libia. Il suicidio di Mohamed Boazizi in Tunisia il 17 dicembre scorso ha innescato le proteste e sinora ha indotto alla fuga due capi di stato. Ricordiamo che il giovane ambulante, dopo che la polizia l’aveva preso a schiaffi e aveva sequestrato il suo carretto e una bilancia, si è dato fuoco pur di evitare la miseria. Il gesto disperato ha suscitato una forte emozione nel suo paese per via della copertura che ne hanno dato i giornali. È ovviamente cruciale il ruolo della rete in tutto questo movimento libertario e ci fa capire ancora una volta che internet è uno straordinario strumento di diffusione degli umori. Il tam tam dunque si è diffuso in maniera incontrollata sebbene alcuni governi (in Libia ora e in Egitto prima) abbiamo cercato di oscurare la rete e di limitare il lavoro dei giornalisti in loco. In Tunisia il disgusto verso l’autorità provocato dal gesto di Mohamed Boazizi si è diffuso rapidamente per via di un malessere latente causato a sua volta da una crescita economica tumultuosa e con una scarsissima redistribuzione. Le masse consapevoli del Nord Africa attaccano le cricche dei loro paesi. Abbasso la corruzione, le clientele, gli sperperi, l’uso di denaro pubblico a fini personali. Tutto ciò era nell’aria e la nostra propaganda di paesi liberali e democratici è stata presa sul serio, forse più di quanto noi stessi siamo abituati a fare. Noi occidentali parliamo di democrazia, libertà, diritti umani e sviluppo. In Nord Africa hanno preso le nostre parole sul serio. La forza profonda del liberalismo ha attraversato il Mediterraneo. Il disegno strategico del Great Middle East tanto declamato dai Neocon di George W. Bush si sta forse realizzando? Di fatti, le risposte dei governi alle proteste sono andate tutte verso la redistribuzione e l’alternanza al potere: aumento dei sussidi, aumento degli stipendi pubblici e promessa di non ricandidarsi o di non trasmettere il potere ai figli. I regimi sultanistici in cui il bilancio dello stato si sovrappone al patrimonio personale del dittatore sono le prime vittime della coscienza civile di una popolazione. Al momento attuale manca tuttavia una capacità concreta di incanalare la rabbia e la frustrazione in un progetto politico più ampio. Le élite politiche tanto contestate in queste settimane hanno permesso all’Occidente di dormire sonni tranquilli e di avere regimi che tenevano bene o male sotto controllo il fondamentalismo islamico. Allo stesso tempo è da tenere sotto osservazione un’eventuale deriva reazionaria che possa creare casomai una serie di regimi antioccidentali. Forse è solo una fantasia. In realtà, tutte le manifestazioni recenti non hanno avuto un tono antioccidentale o anti-israeliano. Le rivendicazioni erano essenzialmente sul pane e sulla libertà. La piazza era inviperita per fatti interni al paese e le rivendicazioni erano laiche. È in corso un movimento di protesta contro i propri governanti, ma nulla sinora è stato in chiave antioccidentale. In conclusione, che questi moti rivoluzionari nordafricani siano di monito a tutte quelle cricche, a quelle pseudo classi dirigenti i cui membri abbondano di fronte alle coste libiche. I furbetti che utilizzano le proprie clientele per accaparrarsi in modo predatorio risorse pubbliche per puro interesse personale devono stare attenti: la soglia di sopportazione della massa d’ora in poi sarà molto bassa. Il vento caldo del Nord Africa accarezzerà anche voi. [email protected] la Rivista n. 3 - Marzo 2011 11 PERFORMANCE COMFORT SICUREZZA Tecnologia MultiAir. Più potenza e meno consumi.¹ Massima abitabilità. 5 comodi posti. L’auto più sicura della categoria. 5 stelle Euro NCAP.² ,26212*,8/,(77$ COMFORT PLAN CON 5 ANNI DI GARANZIA. Già da CHF 239.–/mese* Giulietta ti aspetta. Prenotati subito per una prova su strada dal tuo concessionario Alfa Romeo. 6(1=$&825(6$5(00262/20$&&+,1( www.alfaromeo.ch *Esempio di calcolo (leasing): Alfa Romeo Giulietta 1.4 Turbo, 120 cv Progression, prezzo in contanti (prezzo netto) CHF 28 950.–, rata di leasing mensile a partire da CHF 239.– IVA incl., versamento iniziale CHF 7353.–, durata 60 mesi, 10 000 km/anno, interesse annuo effetivo 3,9 %, assicurazione casco totale obbligatoria ma non inclusa. Un’offerta di Alfa Romeo Finance (Suisse) SA. La concessione dei credit è vietata qualora comporti un indebitamento eccessivo del consumatore. Salvo modifiche del prezzo. Veicolo illustrato: Alfa Giulietta 1.4 Turbo MultiAir, 170 CV, 5 porte con optional, CHF 38 640.– IVA incl. 1 Consumi ciclo misto 5,8 l / 100 km, emissioni di CO2 134 g / km, categoria di efficienza energetica B. Valore medio di emissioni di tutte le vetture nuove commercializzate in Svizzera: 188 g / km. 2 Fonte: Euro NCAP 2010 Oltrefrontiera di Fabrizio Macrì Lontani dal respiro del mondo Negli anni ‘90 è uscito un film di successo interpretato da Jim Carey, uno degli attori comici americani di maggiore successo negli ultimi anni: Truman Show. Il film narra di un uomo nato e cresciuto in un reality show creato ad arte intorno a lui e frequentato solo da attori, che fanno parte della sua vita come se fossero veri. Il protagonista è l’unico a non sapere che si tratti di uno show televisivo e vive in un mondo di plastica fatto di cose semplici, sentimenti moderati e vite di successo, dove tutto si ripete giorno per giorno senza storture e senza imprevisti proprio come nel copione di un film. Lo guardai da studente universitario a Torino e stentai a coglierne il significato, sebbene affascinato dall’idea cinematografica. Questa sensazione d’isolamento e lontananza dalla realtà emerge anche dall’osservazione del dibattito pubblico in Italia che non sta dando il meglio di sé anche di fronte all’opinione pubblica internazionale. L’attualità italiana ha in comune con la versione hollywoodiana quello di essere incredibilmente lontano dal respiro del Mondo. A fronte della rivoluzione geopolitica di portata epocale che sta travolgendo i Paesi Arabi ed il Medio Oriente con impatti sul bacino del Mediterraneo, la cui portata sarà probabilmente paragonabile a quella che la Rivoluzione del 1989 ebbe sull’Europa Continentale, a fronte dei rivolgimenti economici che ci chiamano ormai da anni alla ridefinizione del nostro ruolo e a misure tese ad aumentare drasticamente la competitività della nostra economia, il più grande Paese del Mediterraneo ed ex settima potenza industriale del Mondo si occupa d’altro: giustizia, comunismo, fascismo, la satira di Sanremo: se prende in giro la destra, dovrà prendere in giro anche la sinistra? Solo il dibattito scaturito dal referendum su Mirafiori voluto da Marchionne sembra averci per una settimana costretto a renderci conto che l’Italia (per fortuna) non è isolata da ciò che la circonda, non è una zattera che può permettersi di muoversi in acque chete mentre l’oceano dell’economia internazionale è in tempesta: naturalmente l’occasione è stata persa. Invece di entrare nel merito della questione e magari approfittarne per lanciare un programma di recupero della competitività di sistema per i prossimi anni, il dibattito si è spostato sul piano ideologico, generando inevitabilmente uno scontro frontale che ha finito per ignorare il problema. Tutto ciò mentre il meglio delle nostre PMI nel Nord continua a migrare verso i mercati confinanti di Svizzera, Austria e Slovenia alla ricerca di un sistema sociale funzionante e di un fisco più favorevole. Mentre il Mondo in queste settimane parla dell’Italia nelle pagine della cronaca rosa con toni poco lusinghieri, le nostre televisioni pubbliche e private sono invase da programmi d’intrattenimento il cui obiettivo primario sembra essere quello di impedire che l’opinione pubblica si occupi di ciò che le succede attorno. Programmi di approfondimento trasformati dalla religione del perenne contraddittorio in pollai in cui i politici si urlano anatemi incomprensibili, non aiutano nessuno ad approfondire un bel niente. La retorica del dibattito politico italiano, vede spesso i politici più virtuosi preoccuparsi dello “scollamento della classe politica dalla realtà del Paese”, qui poniamo il problema dello scollamento della classe dirigente italiana dalla realtà del Mondo. Quale riforma potrà essere mai introdotta, quale cambiamento potrà mai essere sensato se non si tiene conto di come funzionano i Paesi con i quali le nostre imprese competono sui mercati esteri? Assistere ad un’intervista del Premier Greco Papandreu alla CNN che chiede scusa per la mala gestione dei conti pubblici greci e risponde senza tema alle domande dei giornalisti economici americani nel merito alle questioni di finanza pubblica in un perfetto inglese del New England, grazie ai suoi studi a Boston, fa venire i brividi se si pensa ai nostri giornalisti sbeffeggiati ed intimiditi in conferenza stampa da esponenti politici italiani che lungi dal conoscere le lingue straniere si esprimono pubblicamente con termini dialettali e se ne vantano. Mentre si prende atto dall’estero di questo scollamento, viene in mente la scena del film il Gladiatore di Ridley Scott in cui il protagonista Massimo Decimo Meridio, comandante delle legioni di stanza in Germania, ridotto al rango di schiavo e gladiatore, prima di entrare a combattere nell’arena del Colosseo esclama incredulo e rabbioso: “Marco Aurelio aveva un sogno che era Roma, ma non è questo, non è questo”. Proprio come Russel Crowe in quel memorabile film, viene voglia di reagire e fare di tutto per porre fine al Panem et Circenses che ha trasferito il Paese in una dimensione quasi onirica, palpabile soprattutto quando si accende la TV. Quando leggo però che siamo capaci di dividerci anche sulle celebrazioni del 17 marzo dedicate all’Unità d’Italia, mi chiedo se abbia senso porre la questione del riscatto e del ritorno alla realtà in un Paese che sembra anche aver perso la percezione di se stesso e non ha voglia di celebrare neanche la propria identità. È questa sensazione d’immobilismo, mancanza di obiettivi e lontananza dal Mondo che lascia sgomenti. Quando attraverso l’Italia ed incontro persone brillanti, imprese eccellenti, gente vivace, città splendide, cupole, cattedrali, resti archeologici, paesaggi unici, sembra impossibile che debba per forza andare così e penso ai nostri 150 anni e a Luciano Ligabue, quando nella sua malinconica ballata dedicata al nostro Paese esclama: “Buonanotte all’Italia che si fa o si muore...tutta questa bellezza senza navigatore..”. la Rivista n. 3 - Marzo 2011 13 Anni Comfort Designed&Made In Italy 50 ANNI DI COMFORT DESIGNED&MADE IN ITALY. Portate nella vostra casa un’atmosfera autenticamente italiana: i divani e le poltrone Natuzzi, rivestiti di pelli pregiate e tessuti innovativi, sono ideati e realizzati totalmente in Italia. Leader mondiale nel settore dell’arredamento, Natuzzi lavora da 50 anni al servizio del comfort più ergonomico ed evoluto, permettendovi di personalizzare ogni spazio secondo il vostro gusto e il vostro stile. 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Più corposa, anche se ancora titubante, la crescita delle esportazioni, che si collocano a quota 18,73 miliardi, con un incremento del 3,7% rispetto all’anno precedente (18,07 mia. di CHF). Ne consegue, un saldo positivo per il nostro paese di 2,8 miliardi di franchi. Malgrado siano ancora in perdita di velocità settori importanti del made in italy quale l’arredamento, il tessile e l’abbigliamento e quello dei veicoli, ritrova rinnovato vigore l’esportazione dei prodotti chimico-farmaceutici e degli articoli in metallo. Molto dinamico anche l’export di gioielleria, oreficeria e bigiotteria, che registra un incremento di oltre il 40% rispetto al 2009. Segnali di un sicuro rilancio delle relazioni commerciali fra i due Paesi? Il segretario generale della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera, Andrea G. Lotti, pur non nascondendo che sia ancora presto per dichiarare che la crisi sia finalmente alle spalle, si dice fiducioso. Nel frattempo auspica, però, che si giunga ad un rapido superamento degli ostacoli che impediscono di sottoscrivere l’accordo sulla doppia imposizione e di togliere la Svizzera dalla cosiddetta black list. Il perdurare dell’attuale situazione, imponendo un surplus di burocrazia, penalizza e talvolta scoraggia le aziende che intendono operare sui due mercati. INTERSCAMBIO COMMERCIALE ITALO-SVIZZERO Italia > Svizzera (mio CHF) Categoria Prodotti Svizzera > Italia (mio CHF) 2009 2010 % +/- Prodotti chimico-farmaceutici 3’989.8 4’175.9 4.7 Macchine industriali, agricole, ufficio, uso domestico, industria elettrica/elettronica, tecnologie di difesa 2’480.7 2’449.2 -1.3 Metallo e articoli in metallo 1’549.4 1’834.7 18.4 Tessili e Abbigliamento 1’894.5 1’648.5 -13.0 Categoria Prodotti Orologeria 264.8 297.3 12.3 Strumenti e apparecchi di precisione 226.5 248.3 9.6 Prodotti chimico-farmaceutici Prodotti energetici Macchine industriali, agricole, ufficio, uso domestico, industria elettrica/elettronica, tecnologie di difesa Metallo e articoli in metallo Orologeria Strumenti e apparecchi di precisione Prodotti agricoli, silvicoltura Altri prodotti Tessili e abbigliamento Gomma e materie sintetiche Gioielleria, oreficeria e bigiotteria Carta e prodotti cartotecnici Arredamento Veicoli Materiali da costruzione, ceramiche e vetro Cuoio e pelli 18’074.4 18’733.7 3.7 Totale Prodotti agricoli, silvicoltura 1’870.2 1’866.5 -0.2 Veicoli 1’277.1 1’188.8 -6.9 Arredamento 677.1 632.0 -6.7 Prodotti energetici 856.2 926.9 8.3 Materiali da costruzione, 581.4 566.5 -2.6 41.4 ceramiche e vetro Gioielleria, oreficeria e bigiotteria 637.3 901.1 Gomma e materie sintetiche 436.3 432.4 -0.9 Altri prodotti 703.2 942.2 34.0 Carta e prodotti cartotecnici 403.1 413.2 2.5 Cuoio e pelli 226.8 210.3 -7.3 Totale 2009 2010 % +/- 6’533.9 2’261.5 1’727.6 6’537.7 2’118.5 1’748.1 0.1 -6.3 1.2 800.3 899.9 619.1 1’079.3 923.3 532.8 34.9 2.6 -14.0 625.3 676.4 322.8 323.9 318.7 640.5 774.6 340.8 324.2 404.6 2.4 14.5 5.6 0.1 27.0 190.4 66.4 288.7 87.8 218.2 38.2 136.5 81.6 14.6 -42.4 -52.7 -7.0 65.5 76.4 16.6 15’808.1 15’975.4 1.1 N.B. Questa tabella, i cui dati possono essere soggetti ad eventuali variazioni, tiene conto anche delle importazioni ed esportazioni di “metalli e pietre preziose, oggetti d’arte e antiquariato, contemplati nella voce “altri prodotti”. la Rivista n. 3 - Marzo 2011 15 Il Motta Gran Café a Zurigo é più di un bar. un buon caffè all`italiana dolci fatti in casa e tante altre specialità Visitate il Motta Gran Café a Zurigo Gran Café Motta Autogrill Schweiz AG Limmatquai 66 – 8001 Zürich Tel. 044 252 31 19 ,WDOLDQLWj 1911- 2011: 1° CENTENARIO DELL’INVASIONE ITALIANA DELLA LIBIA Tripoli: bel suol d’amore La feroce rivolta in corso in Libia contro il dittatore Muammad Gheddafi, da oltre 40 anni al potere, coincide con il 1° centenario dell’invasione italiana di quel Paese. Ricostruirne le fasi salienti, le cause e gli effetti, può contribuire a meglio orientarsi nel confuso dibattito animato attorno alle vicende odierne. di Tindaro Gatani Dall’Unità alla fine del XIX secolo, in quarant’anni, la popolazione italiana era aumentata di oltre un terzo, passando dai 22 milioni del 1861 ai 33 del 1899. Al forte aumento degli abitanti non corrispondeva quello dei posti di lavoro. A confronto con le nazioni più progredite, come la Francia, la Gran Bretagna e la Germania, l’Austria e lo stesso Belgio, la nostra industria, sia tessile che meccanica, poteva considerarsi arretrata. Peggio l’agricoltura, che in molte regioni era ancora allo stato arcaico. In tutto il Paese, tolte poche eccezioni localizzate attorno ad alcune grandi città del Nord, non c’era stato uno sviluppo capace di dare lavoro a tante persone. I governi, sia di destra che di sinistra, non seppero e non vollero varare vasti programmi di grandi lavori, di acculturazione delle masse popolari, di ammodernamento dell’agricoltura. Molti Italiani per sopravvivere erano costretti a emigrare. Il Congresso di Berlino Le disastrose condizioni economiche e sociali non permettevano all’Italia di poter gareggiare nell’avventura coloniale con la Francia e l’Inghilterra, che vantavano una robusta struttura organizzativa. Quando i mercati del lavoro negli Stati Uniti, nell’America del Sud e nei Paesi europei (Francia, Germania, Svizzera) cominciarono a dare segni di saturazione, gli emigrati italiani scelsero come destinazione alcuni Paesi dell’Africa del Nord e in primo luogo la Tunisia. Il resto del continente, almeno le regioni più ricche delle materie prime tanto necessarie alle industrie europee, era stato ormai colonizzato dalle altre potenze. L’Italia si affacciò dunque sulla scena africana solo quando i giochi erano stati fatti. Arrivò dunque tardi e anche impreparata. Il problema coloniale, più che come sviluppo delle nostre industrie fu sentito e visto dall’Italia di allora come «pretesto» per trovare nuovi territori capaci di accogliere una parte della sua popolazione in costante aumento. Le mire espansionistiche italiane avevano cominciato a far proseliti tra i nostri nazionalisti al tempo del Congresso di Berlino (1878). In quella sede, il potente 1911: Tende del Genio italiano accampato alle porte di Tripoli. cancelliere dell’Impero tedesco Otto von Bismarck fece sì tutto il possibile per scongiurare il pericolo di una guerra immediata, ma nello stesso tempo si adoperò per mantenere vive le rivalità fra i vari Stati, soprattutto tra la Russia e l’Austria. Egli fu molto abile soprattutto nell’accontentare tutti o quasi, presiedendo alla spartizione di quello che c’era da spartire tra le potenze europee. La Russia ottenne la Bessarabia e parte dell’Armenia; all’Inghilterra toccò Cipro; all’Austria fu assegnata l’amministrazione della Bosnia e dell’Erzegovina; il Montenegro, la Romania e la Serbia divennero indipendenti; la Macedonia passò alla Turchia, mentre la Bulgaria restò un principato autonomo. La Triplice Alleanza Per scongiurare il pericolo di una nuova guerra bisognava però accontentare la Francia, uscita sconfitta nella guerra del 1871 contro la Prussia, alla quale aveva dovuto cedere le ricche regioni dell’Alsazia e della Lorena. Per distogliere Parigi dai desideri di riconquista dei territori perduti sulla sinistra del Reno, l’astuto cancelliere si mise ad appoggiare le mire colonialiste del governo francese sulla Tunisia, ben sapendo che una simile politica avrebbe portato la Francia a un aperto conflitto con l’Italia, uscita dal Congresso di Berlino senza aver ottenuto nulla. Il nostro ministro degli este- la Rivista n. 3 - Marzo 2011 17 Soldati italiani ammirano le vittime della loro repressione. ri, Luigi Corti, si era fatto interprete di quella politica delle mani nette propugnata dall’allora Presidente del Consiglio Benedetto Cairoli, che consisteva in una politica di non impegno internazionale. Il popolo italiano, uscito dal Risorgimento dopo dure lotte contro la dominazione straniera, non doveva a sua volta sottomettere altri popoli e altre terre. Definito rinunciatario, dai suoi avversari, il Cairoli rispose con fermezza: «Non saremo abili, ma soprattutto vogliamo essere onesti. Meglio la sconfitta di un Ministero che quella della giustizia. Preferiamo cadere con la nostra bandiera, piuttosto che vivere disonorandola». E mentre il Bismarck incitava i Francesi a cogliere la pera tunisina ormai matura, questi ultimi invitavano gli Italiani a non ostinarsi a pensare a Tunisi, ma piuttosto di volgere gli occhi su Tripoli dove non avrebbero avuto da lottare né con loro, né con altri. Con il Trattato del Bardo, del 12 maggio 1881, la Francia otteneva il protettorato sulla Tunisia. Due giorni dopo, sotto la spinta delle violente manifestazioni antifrancesi, il governo Cairoli fu costretto a dimettersi. Il 29 maggio 1881 gli successe Agostino Depretis che, con il suo quarto ministero, inaugurò la politica di maggior avvicinamento alla Germania. Era proprio quello che voleva il Bismarck. Ma un’alleanza con la Germania non era possibile senza quella con l’Austria. E il 20 maggio 1882, a Vienna, l’Italia firmava il Trattato della Triplice Alleanza con l’Austria e la Germania. La Campagna di Libia Fu con il tacito consenso delle sue alleate che l’Italia diede l’avvio alle sue avventure in Eritrea, in Etiopia e in Somalia. La Cirenaica e la Tripolitania, ancora sotto il dominio turco, restarono solo meta di qualche migliaio di nostri emigranti, soprattutto commercianti e artigia- 18 la Rivista n. 3 - Marzo 2011 ni. Le ambizioni coloniali italiane si arenarono dopo la sconfitta delle nostre truppe nella battaglia dell’Amba Alagi (7 dicembre 1895), la resa del presidio italiano di Macallè (22 gennaio 1896) e la disfatta di Adua (1° marzo 1896), ad opera del negus Menelik II, che ci costò circa 7.000 morti e migliaia di feriti e prigionieri. Quelle sconfitte avevano dimostrato che una qualsiasi impresa coloniale non sarebbe stata più pensabile senza il favore delle due maggiori potenze europee presenti in Africa, cioè la Francia e l’Inghilterra, alle quali bisognava fare delle concessioni per avere, in cambio, mano libera per un’eventuale invasione della Cirenaica e della Tripolitania, ormai solo formalmente sotto il dominio turco. Le trattative con la Francia, l’Inghilterra e la Russia, portarono alla convinzione che anche la pera libica era matura. Così, mentre la Francia dava inizio alla sua conquista del Marocco, l’Italia, il 29 settembre 1911, prendendo a pretesto alcuni incidenti verificatisi a Tripoli ai danni di nostri connazionali, dichiarava guerra alla Turchia e sbarcava a Tunisi «al suon del cannone». La Campagna di Libia, che era l’antico nome romano della Regione, era stata predisposta nei minimi particolari. Gli stessi incidenti erano stati causati, ad arte, da alcuni provocatori italiani, solo quando la nostra flotta era già pronta per salpare. L’opinione pubblica era già stata meticolosamente preparata alla grande avventura. Nelle piazze italiane si tennero feste per la raccolta di fondi con la partecipazione di bande militari e canzoni patriottiche che inneggiavano alla grande impresa. Nei maggiori teatri si esibiva Alessandra Drudi, ribattezzata da Gabriele d’Annunzio Gea della Garisenda, con un motivetto di semplice e graziosa melodia, ma intriso di una forte retorica colonialista, che si intitolava A Tripoli! A Tripoli, meglio conosciuto dal suo primo ver- Gea della Garisenda canta ‘Tripoli bel suol d’amore’. (disegno d’epoca). Il genovese Giulio Gavotti, il 1° Novembre 1911 dall’abitacolo del suo Taube lanciò una granata a mano Haasen di fabbricazione danese ad Ain Zara e tre sull’oasi di Tripoli. Fu questa la primissima azione di bombardamento da un aeroplano della storia. L’azione venne celebrata da Gabriele D’Annunzio in “Canzone della Diana”: “S’ode in cielo un sibilo di bombe passa nel cielo un pallido avvoltoio Giulio Gavotti porta le sue bombe…”. so Tripoli bel suol d’amore, testi di Giovanni Corvetto e musiche di Colombino Arona. L’intenzione e il messaggio erano chiari: Tripoli bel suol d’amore / ti giunga dolce questa mia canzon / sventoli il tricolore / sulle tue torri al rombo del cannon / Tripoli terra incantata / sarai italiana al rombo del cannon. (http://www.youtube.com/ watch?v=uszuDcZPOaQ). Più disastroso fu tuttavia il fallimento economico dell’impresa, che non portò all’economia italiana nessuno dei vantaggi sperati. Quello scatolone di sabbia, così come era allora chiamata la Libia, non era adatto all’agricoltura né all’impianto di industrie. Il petrolio sarà scoperto molto tempo dopo. Costò invece all’Italia molti morti e tutta un lunga serie di repressioni contro chi lottava per la liberazione e l’indipendenza del proprio Paese. Nella sanguinosa pacificazione di quella colonia, l’Italia si macchiò di atrocità e infamie inaudite. La conquista italiana della quarta sponda, tra il 1911 e il 1931, è costata alle popolazioni della Libia, oltre centomila morti. Un numero enorme di vittime, se si pensa che il Paese contava appena ottocentomila abitanti. Per lavare l’onta dell’occupazione, il leader libico Muammar Gheddafi, appena salito al potere nel 1970, espulse dal suo Paese circa 20 mila nostri connazionali, trattenendosi tutti i loro averi, e istituì la «Festa della vendetta nazionale» contro gli Italiani (7 ottobre). «Per voltare pagina» e «rafforzare la cooperazione tra i due Paesi», Gheddafi ottenne dall’Italia, tra l’altro, l’impegno della costruzione di un’autostrada di 2 mila chilometri, promettendo da parte sua di abolire la «Festa della vendetta nazionale», di fermare l’afflusso di clandestini verso le nostre coste e di pagare 600 milioni di dollari come risarcimento agli Italiani espulsi nel 1970. Il resto è storia recente. Lo scatolone di sabbia Quella fu la prima guerra tecnologica della storia: furono impiegati contemporaneamente il telegrafo, il telefono, l’automobile e l’aeroplano dal quale, per la prima volta, furono sganciate delle bombe. Per costringere la Turchia alla rinuncia della Libia, l’Italia decise di attaccarla in casa con l’occupazione di Rodi e di altre undici isole del Mar Egeo (il Dodecanneso = 12 isole). Solo allora il Sultano si dichiarò disposto a chiedere l’armistizio e poi a concludere la Pace di Losanna (12 ottobre 1912). L’occupazione della Libia si dimostrò ben presto di essere un totale fallimento sia dal punto di vista politico che economico. Essa divenne il pomo della discordia della politica italiana: i nazionalisti, ringalluzziti dalla facile conquista, trovarono alimento alla loro esaltazione; i socialisti proprio su quell’invasione si spaccarono in riformisti, favorevoli all’impresa, e rivoluzionari contrari a ogni forma di colonialismo. la Rivista n. 3 - Marzo 2011 19 Finché Neil Armstrong non ha camminato sulla luna, non si è fermato. Come non si è fermato il suo equipaggio (Mare della Tranquillità, 1969) Finché non arriverete dove volete arrivare. C’è solo una cosa che dovete sapere. Non che la nostra presenza nel mondo sia capillare. Anche se è rassicurante sentirselo dire. Non che vinciamo premi per i nostri servizi. Anche se succede. Spesso. Non che accediamo a risorse che ci danno forza sui mercati azionari, valutari, del reddito fisso e dei derivati. Anche se è buono a sapersi. No, non è questo. Non è nessuna delle cose di cui sopra. È solo una semplice cosa. È che, fino a quando non avrete raggiunto i vostri obiettivi… Fino ad allora… Non ci fermeremo ubs.com/noncifermeremo-it Nomi o riferimenti a terze persone appaiono in questa pubblicità stampata dietro loro espressa autorizzazione. © UBS 2010. Tutti i diritti riservati. Palazzo Carignano a Torino, sede della prima seduta del Parlamento italiano (foto Michele Caracciolo di Brienza). IL 17 MARZO, L’ITALIA COMPIE 150 ANNI I plebisciti: quando la Lombardia e il Veneto scelsero l’Italia con il 99,9 % dei voti (TG) - «Il Senato e la Camera dei Deputati hanno approvato; noi abbiamo sanzionato e promulghiamo quanto segue»: Articolo unico: «Il Re Vittorio Emanuele II assume per sé e suoi Successori il titolo di Re d’Italia. Ordiniamo che la presente, munita del Sigillo dello Stato, sia inserita nella raccolta degli atti del Governo, mandando a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare come legge dello Stato. Da Torino addì 17 marzo 1861». Il 21 aprile 1861 quella legge diventò la n. 1 Regno d’Italia. Dopo tutte le vittorie sul campo si erano tenuti in tutti i territori “liberati” i plebisciti per l’annessione al Piemonte e quindi al nuovo Regno. Sui risultati di quelle consultazioni ci sono dubbi, interpretazioni diverse e persino accuse di brogli. Di certo c’è che non potevano rappresentare il volere di tutta la Nazione, visto che potevano votare soltanto gli uomini che sapevano leggere e avevano un reddito tassabile, cioè un’esigua parte dei cittadini. A proposito dei brogli, ne troviamo traccia in una delle scene più belle di Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa: è quella del dialogo tra Don Fabrizio principe di Salina (impersonato nel film di Visconti da un brillante Burt Lancaster) e don Ciccio Tumeo (Sergio Reggiani). Nella pausa di una battuta di caccia, i due si fermano su uno spiazzo sotto le fronde di un albero centenario. Come sempre quello era il momento delle confidenze non tra “padrone” e servitore, ma tra due vecchi amici e colleghi dell’arte venatoria. Com’era solito, il Principe lanciava qualche provocazione per conoscere come la pensava veramente Don Ciccio sui vari argomenti di attualità. Adesso gli premeva sapere cose ne pensasse delle voci di manipolazioni del risultato del plebiscito, tenutosi qualche giorno prima (21 ottobre 1860). «Ammiro la vostra fedeltà e devozione – esordì il Principe, che era per il no ma aveva votato sì – ma dovete capire, don Ciccio, che il popolo era sovreccitato per le vittorie di questo Garibaldi, e il plebiscito era il solo e urgente rimedio per l’anarchia. Credetemi. E per noi non è DISGREGAMENTO MORALE «Nelle elezioni trionfa il danaro, il favore, l’imbroglio; ma non accettare tali mezzi è considerato come ingenuità imperdonabile… - Tutto cade. Ogni ideale svanisce. - I partiti non esistono più, ma soltanto gruppetti e clientele. Dal Parlamento il triste spettacolo si ripercuote nel Paese. - Ogni partito è scisso… Tutto si frantuma. - Le grandi forze cedono di fronte a uno spappolamento e disgregamento morale di tutti i centri d’unione». Giuseppe Prezzolini, 1911, nel 50° della sua Unità la Rivista n. 3 - Marzo 2011 21 Una scena del Gattopardo, di Luchino Visconti. Il film, tratto dall’omonimo romanzo di Giuseppe Tommasi di Lampedusa, illustra benissimo il senso della filosofia contenuta nella celebre frase pronunciata dal Principe di Salina circa l’ineluttabilità del risultato del plebiscito: “Bisogna che tutto cambi se vogliamo che tutti rimanga com’è”. che il male minore. I Savoia, in fondo, una monarchia sono. Gli interessi delle persone che amate e a cui siete devoto escono da questi avvenimenti frustrati, sì, ma ancora vitali, ancora validi. Qualcosa doveva cambiare perché, tutto restasse com’era prima... Speriamo che l’Italia nata oggi qui a Donnafugata possa vivere e prosperare». E don Ciccio che, interpretando anche la volontà del Principe, aveva votato no, gli risponde: «Ma io ho detto di no. E quei porci in Municipio, si inghiottono la mia opinione, la masticano e la cacano via come vogliono loro... Io dissi Nero e loro mi hanno fatto dire Bianco. Ero un “fedele suddito”. Ora tutti savoiardi sono! Ma i savoiardi me li mangio col caffè, io... i savoiardi». Cronologia dei plebisciti Il primo della serie, quello che doveva stabilire l’annessione di Genova e della Liguria al Regno di Sardegna, fu un plebiscito mancato perché i Savoia, certi del ri- Salle des Fêtes - Casino de Montbenon - Lausanne « Italiando » improvvisazione teatrale “Impro(pas)?” Buona Notte all’Italia Entratat libera Programma: 18h00 Prima parte Introduzione tra poesia e musica Lia et Italaus « 150 anni: l’Unita d’Italia » Prof. J.J. Marchand, Prof. C. Moos «La Lunga Calza Verde» R. Gavioli Court-métrage d’animation L’Italia in musica I Cécile, Jonas et Maude Apéro-dîner su prenotazione: 25 CHF (posti limitati) Informazioni e prenotazioni per e-mail o telefono: [email protected] Lisa: 076 74 57 517 - Iole: 076 72 90 284 www.italaus.altervista.org 17 Marzo 2011: La notte tricolore a Losanna 20h00 Sapori tipici regionali Apéro-dîner a l’italiana 21h30 Seconda parte L’Italia in musica II Lia & Gerberito «Vagabond Cabaret» Stereochemistry L’Italia in musica III Cécile Pache 22 la sultato negativo della consultazione popolare, sancirono «l’annessione d’imperio». Il loro diritto si basava su un proclama del comandante delle truppe britanniche (subentrate alle francesi dopo la definitiva sconfitta di Napoleone) con il quale, il 7 gennaio 1815, consegnava la regione al luogotenente generale Ignazio Thaon de Revel, amministratore dello Stato genovese in nome di Vittorio Emanuele I di Savoia. Già nel corso del ’48 rivoluzionario molte città italiane tennero votazioni e plebisciti per l’annessione al Piemonte: - 9 maggio ‘48, le autorità di Modena deliberarono l’unione della città al Regno di Sardegna; - 10 maggio ’48, Piacenza scelse l’annessione al Piemonte; - 12 maggio ’48, a Milano venne indetto un referendum per votare l’annessione; - 24 maggio ’48, nel Ducato di Parma avvenne la pri- Rivista n. 3 - Marzo 2011 Una manifestazione voluta da un gruppo di universitari, che hanno costituito la neo-associazione Italaus http://italaus.altervista.org/joomla/, sostenuti dal Comites locale e dalle Associazioni regionali: ARULEF (umbra) e Nuraghe (sarda), con la collaborazione dell’UNIL e di altri sponsor, con il patrocinio del Consolato Generale di Losanna - - - ma vera consultazione popolare: su 39.000 votanti ben 37.250 scelsero l’annessione, 1.100 si espressero per il ritorno di Carlo II di Borbone, 500 per l’annessione allo Stato Pontificio e solo 1 (uno) per la Repubblica; 8 giugno ‘48, la Lombardia scelse con un plebiscito l’annessione al Piemonte con 661.002 voti su 661.626 votanti, cioè a dire con oltre il 99,9 %; 8 giugno ‘48, lo stesso giorno di Milano, anche Vicenza votava a grandissima maggioranza l’annessione al Piemonte; 4 luglio ’48, l’Assemblea nazionale di Venezia votò a larga maggioranza l’annessione al Regno di Sardegna con la qualificata astensione di Daniele Manin, che preferiva rifondare la Repubblica. Dopo la sconfitta della seconda Guerra d’Indipendenza nei vari Stati ritornarono i vecchi principi poi ricacciati via nel 1859. - 14 e 21 agosto ’59, a Parma un plebiscito senza valore ufficiale e quindi non valido votò con 63.167 voti favorevoli e 504 contrari l’annessione al Regno di Sardegna; - 20 agosto ’59, l’Assemblea Toscana decise all’unanimità l’annessione; - 21 agosto ’59, l’Assemblea Modenese, eletta da cittadini maggiorenni, in grado di saper leggere e scrivere, votò all’unanimità l’annessione; - 11 e 12 settembre ’59, a Parma un’assemblea eletta da tutti i cittadini maggiorenni, in grado di saper leggere e scrivere, decretò la decadenza della dinastia dei Borboni e la conseguente annessione al Piemonte; - 15 e 22 aprile, si votò a Nizza e in Savoia per l’annessione alla Francia, i sì vinsero con oltre il 99% dei consensi; - 11 e 12 marzo ’60, in Emilia e in Toscana si svolsero i plebisciti per scegliere tra la costituzione del Regno d’Italia e la formazione di un Regno separato. L’Emilia con l’81,1% su 427.512 votanti e la Toscana con il 73,3% su 386.445 votanti scelsero di unirsi al Regno d’Italia; - 21 ottobre ’60, plebiscito nel Regno delle Due Sicilie. Nel Continente l’annessione fu accettata con il 79,5 % e in Sicilia con il 75,2%. Da notare che nella parte continentale del Regno gli aventi diritto al voto erano 1.300.000 su una popolazione di 6.500.000 abitanti. - 4 novembre ’60, si tennero i plebisciti nelle Marche (63,7% sì) e nell’Umbria (79,4% sì); Plebisciti successivi: - 21 ottobre 1866, un plebiscito sancì l’unione del Veneto al Regno d’Italia. Su una popolazione di 2.603.009 abitanti ne votarono 647.426: i voti contrari furono solamente 69, è la più alta percentuale di sì mai registrata in nessun’altra consultazione popolare; - 2 ottobre ’70, con l’ultimo dei plebisciti del Risorgimento italiano, Roma e il Lazio sancirono l’annessione al Regno d’Italia. Il plebiscito della Savoia fu necessario perché il passaggio del territorio dal Regno di Sardegna alla Francia era, tra l’altro, contro il trattato del 1564, tra Berna e l’allora duca di Savoia, mediante il quale egli si impegnava, anche in nome dei suoi successori, a «non cedere mai e per nessun motivo» il territorio, che il Cantone di Berna gli stava restituendo, «a una potenza che non fosse la Svizzera». Alla notizia della cessione, la Confederazione pensò anche a un intervento militare, per prendersi quanto le aspettava, ma «disgraziatamente – scrive lo storico William Martin – il Consiglio federale non seppe accordare i propri mezzi con la propria politica» e la controversia franco-svizzera venne conclusa con un compromesso nel 1862. A favore della Francia giocò soprattutto il risultato del plebiscito che come abbiamo detto ottenne quasi il 100% dei sì: su 130.839 votanti i favorevoli all’annessione furono infatti ben 130.583 e i contrari solamente 235. Dal Risorgimento all’Unità d’Italia CONFERENZE A ZURIGO • Martedì 8 marzo 2011, ore 19.00 L’Istituto Italiano di Cultura di Zurigo, in collaborazione con il Seminario di Storia dell’Università di Zurigo, il Tages-Anzeiger e il Consolato Generale d’Italia in Zurigo, organizza, nell’ambito del ciclo di conferenze “A 150 anni dall’Unità: le istituzioni, la storia politica e l’identità italiana”, una conferenza di Sergio Romano “Perché l’Italia non imitò la Svizzera” Università di Zurigo, Sala KOL-F-101, Rämistrasse 71. Moderatore: Luciano Ferrari (Redattore Capo Politica Internazionale Tages-Anzeiger). L’incontro si terrà in italiano. Discussione finale sia in italiano che in tedesco, con traduzione. • Giovedì 17 Marzo ore 19.00 Una Conferenza sul tema “dal Risorgimento all’Unità d’Italia: uomini, idee, fatti e misfatti” con relatore Tindaro Gatani, è in programma a Zurigo, presso la Casa d’Italia il prossimo 17 Marzo alle ore 19°°, organizza dal Comites locale con il patrocinio del Consolato generale d’Italia. La conferenza tratta le fasi salienti del Risorgimento italiano, con accenni al ruolo svolto dagli svizzeri e dalla Svizzera, che fu, insieme alla Gran Bretagna, la prima a riconoscere il nuovo Regno già il 30 marzo 1861. Con l’ausilio di immagini e di citazioni si parlerà di della carenza di tradizioni politiche e culturali univoche delle varie regioni; dell’acceso dibattito sulle diverse proposte di forma di governo da dare al nuovo stato (monarchico, repubblicano, federale); della mancanza di un vero e proprio scontro tra l’elemento liberale e le vecchie classi dirigenti che subirono e accettarono con rassegnazione la nuova realtà, dello scontro tra Stato e Chiesa; dell’insufficiente coinvolgimento popolare nelle decisioni prese; del fallimento delle promesse fatte e delle aspettative dell’Unità aveva suscitato e così via fino alla nascita della Questione meridionale, del brigantaggio. Del malgoverno della cosa pubblica, degli scandali politici, della disoccupazione e del conseguente fenomeno dell’emigrazione. ,OEHQHVVHUHLQWXWWDODVXDERQWj /DSDVWD%DULOOD,QWHJUDOHqIRQWHGLILEUHQDWXUDOLFRVuSXRL YLYHUHRJQLJLRUQRLOWXRHTXLOLEULRFRQLOPDVVLPRGHOJXVWR Il Presidente Giorgio Napolitano durante il suo intervento, in occasione della cerimonia su “La lingua italiana fattore portante dell’identità nazionale, nel 150° anniversario dell’Unità d’Italia”. 150° ANNIVERSARIO DELL’UNITÀ D’ITALIA La lingua italiana fattore portante dell’identità nazionale Nell’ambito delle celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, si è svolto lo scorso 21 febbraio al Palazzo del Quirinale, alla presenza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, l’incontro su“La lingua italiana fattore portante dell’identità nazionale”. L’evento, promosso dalla Presidenza della Repubblica con la collaborazione dell’Accademia dei Lincei, dell’Accademia della Crusca, dell’Istituto dell’Enciclopedia Italiana e della Società Dante Alighieri, è stato aperto dal saluto del Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Gianni Letta. È stato, quindi, proiettato un filmato realizzato da Giovanni Minoli con i materiali d’archivio della Rai, a cui ha fatto seguito l’intervento del Presidente del Comitato dei Garanti del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, Giuliano Amato sul tema “La lingua italiana e l’unità nazionale”. Successivamente sono intervenuti* Tullio De Mauro su “L’Italia linguistica dall’Unità all’età della Repubblica”, Vittorio Sermonti su “La voce di Dante”, Luca Serianni su “La lingua italiana nel mondo”, Carlo Ossola su “I libri che hanno fatto gli italiani”, Nicoletta Maraschio su“Passato, presente e futuro della lingua nazionale” e Umberto Eco su “L’italiano del futuro”. Il Presidente Napolitano ha pronunciato l’ultimo intervento. Le riflessioni sul rapporto tra la lingua italiana e l’identità della nazione sono stati intervallate da letture di brani letterari che hanno segnato l’evoluzione della lingua nazionale da parte di Fabrizio Gifuni, Umberto Orsini, Ottavia Piccolo, Toni Servillo e Pamela Villoresi. Un brano musicale è stato interpretato da Roberto Abbondanza (baritono) e da Federico Amendola (pianoforte). Erano presenti il Presidente della Corte Costituzionale, Ugo De Siervo, la sen. Colomba Mongiello e l’on. Renzo Lusetti, in rappresentanza rispettivamente del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati, esponenti del mondo accademico, scientifico e letterario. Prima dell’incontro, il Capo dello Stato ha inaugurato nella Sala delle Bandiere del Palazzo del Quirinale la mostra “Viaggio tra i capolavori della letteratura italiana. Francesco De Sanctis e l’Unità d’Italia” promossa dalla Fondazione De Sanctis. La mostra è aperta al pubblico fino a domenica 3 aprile 2011 (ingresso gratuito; domenica ore 8.30-12, da martedì a sabato ore 10-13, 15.30-18.30). Scrive nel catalogo il Presidente Napolitano: «Un viaggio tra i capolavori che hanno radicato in noi il sentimento di appartenere a una comunità di lingua e di ideali». *Alcuni degli interventi sono pubblicati sul sito della Società Dante Alighieri: www.ladante.it la Rivista n. 3 - Marzo 2011 25 Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano al termine del suo intervento saluta il professor Tullio De Mauro e Giuliano Amato Presidente del Comitato dei Garanti del 150° anniversario dell’Unità d’Italia. L’intervento del Presidente Napolitano Celebrare con serietà il nostro centocinquantenario «Questo nostro incontro non può chiudersi senza un caloroso ringraziamento, come quello che io voglio rivolgere alle prestigiose istituzioni il cui apporto ci è stato essenziale, al Presidente Amato e agli studiosi, i cui interventi hanno scandito un’intensa riflessione collettiva su aspetti cruciali del discorso sulla nostra identità e unità nazionale, e in pari tempo agli artisti le cui voci hanno fatto risuonare vive e a noi vicine pagine specialmente significative della poesia, della letteratura e della cultura italiane. Tra le figure dei primi e dei secondi, degli studiosi e degli interpreti, si è collocata - da tempo, come sappiamo, con straordinario ininterrotto impegno - quella di Vittorio Sermonti, dando voce alla Commedia di Dante. Ringrazio dunque in egual modo tutti ; e non posso far mancare un vivo ringraziamento anche per chi ha curato, con entusiasmo pari al gran nome che porta, la splendida raccolta, di alto valore bibliografico, da noi ospitata qui in Quirinale, di testi dei capolavori ed autori cari a Francesco De Sanctis. La cui storia ci appare più che mai rispondente al proposito come poi disse Benedetto Croce - “di fare un grande esame di coscienza e di intendere la storia della civiltà italiana”. Non mi sembra eccessivo aggiungere - ed è il mio solo commento - che la iniziativa di questa mattina è risultata esemplarmente indicativa del carattere da dare alle celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, la cui importanza va ben al di là di ogni disputa sulle modalità festive da osser- 26 la Rivista n. 3 - Marzo 2011 vare o sulle diverse propensioni a partecipare manifestatesi. Come tutti hanno potuto constatare, non c’è stata qui alcuna enfasi retorica, alcuna esaltazione acritica o strumentale semplificazione. Si è, così, discusso innanzitutto sulla datazione del configurarsi e affermarsi di una lingua italiana e del suo valore identitario in assenza - o nella lentezza e difficoltà del maturare - di una unione politica del paese. Quando, senza nascondersi la complessità del tema della nazione italiana, delle sue più lontane radici e del suo rapporto col movimento per la nascita, così tardiva, di uno Stato nazionale unitario, si è messo in evidenza quale impulso sia venuto dalla forza dell’italiano come lingua della poesia, della letteratura, e poi del melodramma al crescere di una coscienza nazionale. Il movimento per l’Unità non sarebbe stato concepibile e non avrebbe potuto giungere al traguardo cui giunse se non vi fosse stata nei secoli la crescita dell’idea d’Italia, del sentimento dell’Italia. De Sanctis richiama Machiavelli che “propone addirittura la costituzione di uno grande stato italiano, che sia baluardo d’Italia contro lo straniero” e aggiunge : “Il concetto di patria gli si allarga. Patria non è solo il piccolo comune, ma è tutta la nazione”. La gloria di Machiavelli - conclude De Sanctis - è “di avere stabilito la sua utopia sopra elementi veri e durevoli della società moderna e della nazione italiana, destinati a svilupparsi in un avvenire più o meno lontano, del quale egli tracciava la via”. Quell’avvenire era ancora molto lontano. Secoli dopo, nella prima metà dell’Ottocento, si sarebbe determinato - è ancora De Sanctis che cito, dal capitolo conclusivo della sua “Storia”, - “il fatto nuovo” del formarsi “nella grande maggioranza della popola- Un momento dell’inaugurazione della Mostra “Viaggio tra i capolavori della Letteratura Italiana. Francesco De Sanctis e l’Unità d’Italia”. zione istruita”, di “una coscienza politica, del senso del limite e del possibile” oltre i tentativi insurrezionali falliti, oltre “la dottrina del «tutto o niente»”. E se con il progredire della coscienza e dell’azione politica, si giunge a “fare l’Italia” nel 1861, fu tra il XIX e il XX secolo, come qui ci si è detto in modo suggestivo e convincente, che cominciarono a circolare libri capaci di proporsi “come strumenti di educazione e formazione della rinata Italia”. Tuttavia, la strada da fare restò lunga. A conferma della nostra volontà di celebrare il centocinquantesimo guardandoci dall’idoleggiare lo Stato unitario quale nacque e per decenni si caratterizzò, si è stamattina qui crudamente ricordato come solo nel primo decennio del ‘900 - nel decennio giolittiano si produsse una svolta decisiva per la crescita dell’istruzione pubblica, per l’abbattimento dell’analfabetismo, e più in generale, grazie alla scuola, per un progressivo avvicinamento all’ideale - una volta compiuta l’unità politica - di una lingua scritta e parlata da tutti gli italiani. Di qui anche lo sviluppo di una memoria condivisa nel succedersi delle generazioni. Dopo quella svolta, il cammino fu tutto fuorché lineare in ogni campo d’altronde, per le regressioni che il fascismo portò con sé. Ed è dunque giusto, nel bilancio dei 150 anni dell’Italia unita, porre al massimo l’accento su quel che ha rappresentato l’età repubblicana, a partire dall’approccio innovativo e lungimirante dei padri costituenti, che si tradusse nella storica conquista dell’iscrizione nella nostra Carta del principio dell’istruzione obbligatoria e gratuita per almeno otto anni. Molti princìpi iscritti in Costituzione hanno avuto un’attuazione travagliata e non rapida : ciò non toglie che essi abbiano ispirato in questi decenni uno sviluppo senza precedenti del nostro paese e che restino fecondi punti di riferimento per il suo sviluppo a venire. Non idoleggiamo il retaggio del passato e non idealizziamo il presente. I motivi di orgoglio e fiducia che traiamo dal celebrare l’enorme trasformazione e avanzamento della società italiana per effetto dell’Unità e lungo la strada aperta dall’Unità, debbono animare l’impegno a superare quel che è rimasto incompiuto (siamo - ha detto Giuliano Amato - Nazione antica e al tempo stesso incompiuta) e ad affrontare nuove sfide e prove per la nostra lingua e per la nostra unità. E infatti anche di ciò si è parlato nel nostro incontro guardando sia alle ricadute del fenomeno Internet sulla padronanza dell’italiano tra le nuove generazioni sia alle spinte recenti per qualche formale riconoscimento dei dialetti. Eppure, a quest’ultimo proposito, l’Italia non può essere presentata come un paese linguisticamente omologato nel senso di una negazione di diversità e di intrecci mostratisi vitali ; e nessuno può peraltro pretendere di oscurarne l’unità di lingua faticosamente raggiunta. Bene, in questo spirito possiamo e dobbiamo mostrarci - anche presentando al mondo quel che abbiamo costruito in 150 anni e quel che siamo - seriamente consapevoli del nostro ricchissimo, unico patrimonio nazionale di lingua e di cultura e della sua vitalità, riconoscibile nel mondo ; e seriamente consapevoli del duro sforzo complessivo da affrontare per rinnovare - contro ogni rischio di deriva - il ruolo che l’Italia è chiamata a svolgere in una fase critica, e insieme ricca di promesse, di evoluzione della civiltà europea e mondiale. Ho detto “seriamente”: perché in fin dei conti è proprio questo che conta, celebrare con serietà il nostro centocinquantenario. Come avete fatto voi protagonisti di questo incontro. Ancora grazie». la Rivista n. 3 - Marzo 2011 27 SSSSSSssst! Il riposo fa bene al sapore. Stagionato da 9 a 15 mesi Stagionato oltre 16 mesi Stagionato oltre 20 mesi La sua pasta già granulosa ha un gusto delicato: ecco il Grana Padano D.O.P. più giovane, il formaggio da pasto per eccellenza. Formaggio da grattugia o da tavola? Il Grana Padano D.O.P. oltre 16 mesi risolve ogni dubbio, con il suo gusto pieno, pronunciato ma mai piccante. Grana Padano RISERVA: la stagionatura prolungata lo rende di assoluta eccellenza. Perfettamente idoneo tanto al consumo da pasto che da grattugia, è una scelta da veri intenditori. Grana Padano, tre stagionature, tre sapori. Eticamente di Fabio Franceschini Quando la società civile si ribella all’intimidazione mafiosa Il pane con la milza, ‘’la meusa’’, sbarca nell’aerostazione di Fiumicino a Roma nello spazio food&wine. E così con la tradizionale focaccia siciliana si impone, dopo Palermo e Milano, l’orgoglio siciliano di chi non solo ha deciso di opporsi al racket e all’usura, ma di andare avanti, nonostante minacce e intimidazioni, e, con spirito imprenditoriale e scorta al seguito, oltrepassa lo Stretto di Messina. Stiamo parlando della ‘’Antica Focacceria San Francesco’’, lo storico locale nel cuore della vecchia Palermo, fondato nel 1834. Un’iniziativa all’insegna della legalità. Il patron è Vincenzo Conticello, l’imprenditore divenuto simbolo della rivolta contro il racket per avere denunciato e fatto condannare i mafiosi che avevano tentato di taglieggiare l’attività gestita con i suoi fratelli. Un’insegna che, oltre che di tradizioni gastronomiche, è diventata negli ultimi anni un simbolo della lotta alla mafia per il deciso rifiuto, nel 2005, ai tentativi di estorsione. La nuova apertura a Fiumicino si aggiunge a quelle di Milano e altre due nel centro di Roma avvenute nel 2010. Venti metri quadrati di ‘’isola’’ dedicata ai passeggeri, più altri 40 per cucina e magazzino, con i sapori e i profumi del famoso cibo di strada palermitano, tra cui il pane con la milza, la ‘’meusa’’ appunto. Si tratta del quarto ‘’corner gourmet’’ in Italia, alla cui inaugurazione c’erano i più importanti nomi della legalità: dal presidente del Senato, a quello della Camera, Gianfranco Fini, che già in passato ha visitato il locale a Palermo, ai componenti della Commissione nazionale antimafia Fabio Granata, Giuseppe Lumia e Walter Veltroni; da Tano Grasso (Fai), a Carlo Petrini e Silvio Barbero, (presidente e vice presidente di Slow Food); da Ivan Lo Bello ad Antonello Montante e Giuseppe Catanzaro (Confindustria). ‘’Il coraggio e la fermezza – ha detto il Presidente del Senato Renato Schifani rivolgendosi a Vincenzo Conticello - con la quale ha creduto nel suo lavoro opponendosi alla mafia e agli atti di intimidazione sono di esempio per tutti’’. Anche il presidente della Camera Fini ha avuto parole di elogio, esprimendo ‘’l’auspicio che questa nuova attività commerciale, ispirata alla nota esperienza palermitana, possa contribuire ad estendere l’incoraggiante fenomeno della reazione da parte della società civile contro il potere di intimidazione della mafia e con esso il contrasto efficace alla criminalità organizzata’’. Walter Veltroni, dal canto suo, ha evidenziato come “quella della famiglia Conticello sia una storia angosciosa per quanto la mafia può influire sulla vita delle persone, ma insieme meravigliosa, perché sta a testimoniare come da Libero Grasso in poi cre- sce il numero di coloro che in Sicilia si ribellano a una violenza e prepotenza intollerabili”. Una direzione lungo la quale si muove anche la nuova posizione assunta dal presidente della Confindustria siciliana Ivan Lo Bello. Ma come sono arrivati i Conticello a Roma? Scelti tra nove partecipanti, gli imprenditori palermitani hanno vinto la gara bandita dalla società Aeroporti di Roma per l’assegnazione di questo ‘’spazio food’’: obiettivo, portare all’interno dell’ aerostazione tipicità e qualità dei prodotti. ‘’Le nostre specialità siciliane - ha detto l’imprenditore, durante la cerimonia di inaugurazione - si differenziano totalmente da tutte le altre. Così il prodotto di strada palermitano, ritenuto ormai un brand nazionale, ha modo di farsi conoscere nel mondo’’. Insomma una vetrina importante per il marchio siciliano che si fa apprezzare non solo per la qualità delle pietanze, ma anche per la dignità dell’uomo che le rappresenta. Legalità e commercio vanno così a braccetto alla conquista del mercato nazionale, dimostrando che con il rispetto delle regole si va avanti. Molto avanti. Insomma, si può cominciare a credere nell’inversione di tendenza del popolo siciliano? È innegabile, infatti, che per tanto tempo c’è stato un totale disinteresse verso il fenomeno mafioso, se non anche complicità e compartecipazione di interessi tra mafia e una parte consistente di un settore della vita politica italiana. E così come in economia e nella società, anche in questo settore c’è ora una capacità di reazione. È pur vero, però, che uno dei più urgenti problemi rimane la gestione degli appalti pubblici: con le associazioni degli imprenditori, si dovrebbe individuare la strada migliore per una giusta soluzione. Certo, sarebbe sufficiente impedire a coloro che sono coinvolti con la mafia di partecipare agli appalti. E forse basterebbe che nelle amministrazioni locali gli appalti fossero gestiti dalle prefetture, escludendo tutte le ditte che hanno o sono sospettate di avere collusioni con la mafia. Per capire quanto sia coraggiosa la scelta di dire no in una realtà difficile come quella siciliana, basta riflettere sulle parole di Conticello: ‘’Vivo sotto scorta da quando ho denunciato i miei estorsori. È una scelta che ho fatto tra il vivere sotto scacco oppure ribellarmi. Ho scelto la seconda via e, pur non avendo più una vita sociale, lo rifarei ancora. Mi auguro che ciò che ho fatto sia di esempio e che tanti altri imprenditori vittime del racket escano allo scoperto e denuncino chi gli sta chiedendo il ‘pizzo’. I miei figli? Mi appoggiano e mi sostengono: ritengono che le mie scelte siano state quelle giuste e mi incoraggiano ad andare avanti su questa linea’’. la Rivista n. 3 - Marzo 2011 29 Ernst & Young, il vostro partner competente per: Assurance Tax Legal Transactions Advisory www.ey.com/ch Benchmark di Nico Tanzi Generazione multitasking: cosa ci succede davvero facendo più cose insieme Chi ha già una certa età ricorderà la sua “prima volta” alla tastiera di un computer. A me è successo verso la fine degli anni ‘80. Fin lì avevo sempre usato la mia vecchia “lettera 35”. Martellando sui suoi tasti avevo scritto con quella i miei primi articoli, negli anni del liceo. E mi aveva accompagnato ancora a lungo, senza mai un cedimento. Ma il computer cambiava tutto. La possibilità di tornare su un testo, invertire paragrafi, tagliare pezzi di qua e incollarli là senza dover riscrivere tutto, aveva un qualcosa di miracoloso. Seduti davanti allo schermo di un pc ci si sentiva catapultati dritti nel futuro. Un quarto di secolo più tardi, eccoci all’iPad, il più sofisticato (e trendy) dei “tablet-pc”. Alle rivoluzioni ci si è abituati in fretta. Eppure dopo aver provato a digitare sull’iPad ci si trova, ripassando ad una “normale” tastiera, con la sensazione di tornare indietro, a un accessorio che appartiene al passato. Forse sbaglierò. Forse la tastiera continuerà ancora a lungo a rendere i suoi preziosi servigi a impiegati e dattilografe (se ne esistono ancora, ma ne dubito). Ma il digitare direttamente sul display, senza il tramite di una tastiera che occupa spazio e si riempie di polvere, sembra avere in sé qualcosa di ineluttabile. Che ha a che fare direttamente col futuro. Anche perché l’iPad rende istantaneo quel passaggio da un’applicazione all’altra che è diventato la cifra essenziale della nostra condizione di fruitori di multimedialità. Con quell’aggeggio fra scrittura e internet, video, posta elettronica, GPS, musica, videogiochi, social networks e così via non c’è più soluzione di continuità. L’iPad è l’accessorio perfetto per l’uomo “multitasking”. Ancora un salto indietro, se me lo perdonate. Di multitasking ho sentito parlare per la prima volta una quindicina d’anni fa. Lavoravo in un giornale; si abbandonavano i vecchi e voluminosi videoterminali, e facevano la loro comparsa i personal computer, che sembravano veloci e agilissimi. In realtà avevano un millesimo delle potenzialità degli attuali, ma il passo in avanti rispetto alla rigidità dei sistemi precedenti era fantastico. E oltretutto permettevano, appunto, il multitasking – come ci spiegava l’istruttore, un informatico che a noi giornalisti sembrava parlasse la lingua dei marziani. Ce ne parlava come di una possibilità straordinaria: e, in effetti, utilizzare contemporaneamente più programmi in quegli anni era straordinario. Certo non avremmo mai immaginato che tutto ciò sarebbe stato pochi anni dopo la chiave di volta di una vera e propria mutazione antropologica. Già, perché nel frattempo il multitasking ha smesso di restare confinato nell’ambito dell’informatica, ed è diventato una componente fondamentale del nostro modo di vivere. Siamo una “generazione multitasking”, come l’ha battezzata anni fa il settimanale americano Time. Milioni di persone che vivono in stato di “attenzione parziale continua”: sono qui e nello stesso tempo sono altrove. Parlano con un interlocutore, ma intanto tengono d’occhio gli sms, ascoltano musica con un iPod. Non vivono “qui e ora”, insomma: distribuiscono la loro attenzione, sempre parziale e mai totale, su una miriade di canali diversi. Le conseguenze di questo modo di vivere la “comunicazione globale” non si sono fatte attendere. C’è già chi parla di patologie connesse, di “sindrome da interruzione continua”. Niente di completamente nuovo, e ci mancherebbe altro: ma intanto si contano oltre quattro milioni di ragazzi, nei soli Stati Uniti, che soffrono di “disordine da iperattività e deficit di attenzione”. Secondo uno studio della Kaiser Family Foundation (condotto nel 2006, quindi nel frattempo le cifre sono con ogni probabilità cresciute), negli USA chi ha fra gli 8 e i 18 anni “consuma” media elettronici per 6,5 ore (in media) al giorno. E già questo sarebbe mostruoso. Ma il peggio è che quelle ore è come se fossero in realtà due in più: 8,5. E questo proprio a causa del multitasking, che permette di svolgere più compiti contemporaneamente. Ma si tratta di un’illusione: in realtà il cervello umano, anche quando ci dà la sensazione della simultaneità, svolge un compito (in inglese, “task”) per volta. Se lo subissiamo di richieste continue, a intervalli sempre più brevi (come avviene quando ci dividiamo fra telefono, SMS, e-mail, musica, video eccetera) rischiamo di farlo andare in tilt. Di sicuro ne diminuiamo la capacità di concentrazione. E diminuisce così anche la capacità di mantenere viva l’attenzione per periodi di tempo che vanno oltre qualche minuto. Come sanno bene gli insegnanti, il cui sforzo per mantenere alta la concentrazione degli alunni per un’ora intera ha sempre più del titanico. Ma sapete qual è l’aspetto comico della faccenda? Per svolgere due azioni separatamente – è stato dimostrato – ci vuole molto meno tempo, a volte la metà, rispetto a quando le si svolge contemporaneamente. E i rischi di errore sono molto inferiori. la Rivista n. 3 - Marzo 2011 31 Burocratiche di Manuela Cipollone Italiani all’estero Sportello unico doganale Commissione per la ricerca sanitaria Sono 4.115.235 gli italiani che risiedono all’estero: tradizionale appuntamento di fine gennaio, il decreto interministeriale (Farnesina-Viminale) anche per quest’anno certifica il numero degli italiani nel mondo, così come previsto dall’articolo 5 della legge n. 459/2001, cioè la legge sul voto all’estero. Pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 31 gennaio scorso il decreto riporta il numero dei residenti in Europa, Russia e Turchia comprese, America meridionale, America settentrionale e centrale, e nella ripartizione Africa, Asia, Oceania e Antartide al 31 dicembre 2010. Secondo l’elenco aggiornato, gli italiani all’estero sono soprattutto in Europa (compresi i territori asiatici della Federazione Russa e della Turchia): 2.264.417. Di questi, oltre 530mila quelli residenti in Svizzera (Rapporto Migrantes); segue l’America Meridionale con 1.244.423 di italiani residenti; l’America Settentrionale e Centrale con 383.739 e, infine, la ripartizione Africa, Asia, Oceania e Antartide con 222.656. la Rivista n. 3 - Marzo 2011 Chi ne fa richiesta, avrà diritto alle agevolazioni fiscali previste, a condizione che venga assunto o decida di esercitare un’attività d’impresa o di lavoro autonomo in Italia e qui trasferisca il proprio domicilio, nonché la residenza, entro 3 mesi dall’assunzione o dall’avvio dell’attività. Le procedure amministrative necessarie al rientro in Italia degli interessati sono demandate agli Uffici consolari, anche d’intesa con la società Italia Lavoro Spa. Ai soggetti destinatari delle nuove norme è garantita l’attestazione delle proprie competenze e dei titoli acquisiti all’estero, mediante il rilascio di documentazione “Europass”. Incentivi fiscali per il rientro dei lavoratori Ripartizione compensazioni da lavoro frontaliero Il 28 gennaio, invece, è entrata in vigore la legge “Incentivi fiscali per il rientro dei lavoratori in Italia”, pubblicata in Gazzetta il 13 gennaio. Obiettivo della legge, come noto, è incentivare, mediante agevolazioni fiscali sotto forma di minore imponibilità del reddito, il rientro in Italia di persone che abbiano maturato all’estero esperienze formative o professionali, e si trasferiscano nel nostro Paese per svolgere attività di lavoro dipendente o autonomo ovvero attività d’impresa. Sempre in gennaio è stato pubblicato il decreto con cui il Ministero dell’economia e delle finanze ha proceduto alla definizione dei criteri di ripartizione e utilizzazione delle compensazioni finanziarie operate dai Cantoni dei Grigioni, del Ticino e del Vallese a favore dei comuni italiani di confine. Per beneficiare della legge bisogna essere cittadini dell’Unione Europea, nati dopo il 1° gennaio 1969, aver risieduto in Italia in via continuativa per almeno 2 anni. Se in possesso di un titolo di laurea, occorre aver svolto continuativamente negli ultimi 24 32 mesi un’attività di lavoro dipendente, autonomo o d’impresa in un Paese che non sia quello di origine o l’Italia. I non laureati, invece, devono aver svolto continuativamente per lo stesso periodo un’attività di studio, acquisendo un titolo di laurea o una specializzazione post lauream, in un Paese che non sia quello di origine o l’Italia. Il decreto - emanato ad ottobre – dispone che, per la rilevazione della situazione del frontalierato, i dati sono acquisiti direttamente dalle autorità italiane presso quelle svizzere. La ripartizione per 2008 e 2009, recita l’articolo 4,“è operata distintamente sulla base delle rispettive “quote pro-capite”, ottenute dividendo l’importo globale della compensazione finanziaria, versata dai tre Cantoni summenzionati e ri- ferita a ciascun anno 2008 e 2009 per il numero complessivo del lavoratori frontalieri residenti, alla data del 31 agosto di ciascun anno, nei “Comuni di confine” e che abbiano scorso dell’anno attività di lavoro dipendente in uno dei tre Cantoni in questione”. Pubblicato a metà gennaio, è entrato in vigore qualche giorno dopo il decreto che definisce “i termini di conclusione dei procedimenti amministrativi che concorrono all’assolvimento delle operazioni doganali di importazione ed esportazione”. Il regolamento, all’articolo 1, stabilisce che lo Sportello unico doganale “coordina per via telematica i procedimenti coinvolgenti le amministrazioni che intervengono in operazioni doganali, nonché le attività connesse con le predette operazioni e disciplinate dal presente decreto”. Per farlo “è realizzato un sistema di cooperazione tra il sistema informativo dell’Agenzia delle dogane e quello delle singole amministrazioni interessate”. Il decreto, negli altri articoli, definisce i termini di conclusione dei procedimenti amministrativi, quali devono essere i procedimenti istruttori necessari per avviare le operazioni di importazione ed esportazione e quelli che devono essere adempiuti contestualmente alla presentazione della merce. Provvedimento taglia-leggi Negli ultimi mesi, la Gazzetta ha certificato anche l’attività del Ministro Calderoli chiamato ad assolvere l’immane compito di semplificare il quadro normativo italiano. Impegnato dall’inizio legislatura nel provvedimento “taglia-leggi”, il Ministero rende noto di aver già eliminato 411mila atti. Dalla Gazzetta apprendiamo che questo mese sono stati abrogati i provvedimenti datati 1861! Dunque, nell’anno in cui celebriamo i 150 anni dell’Unità d’Italia, diciamo addio al regio Decreto del 21 aprile 1861 “Disposizioni regolamentari e intorno alla raccolta ufficiale delle leggi e dei decreti del Regno d’Italia” fino a quello del 5 gennaio 1868 col quale il “Comizio agrario del circondario di Sala Consilina è legalmente costituito e riconosciuto come stabilimento di pubblica utilità”. Sul fronte europeo, con la legge del 14 gennaio scorso si stabiliscono le modalità (articolo 3) per l’assegnazione del seggio supplementare spettante all’Italia al Parlamento europeo. Novità anche per la ricerca sanitaria: in febbraio è entrato in vigore il decreto del Ministero della salute che ricostituisce la Commissione nazionale per la ricerca sanitaria, che il Ministro Fazio ha già insediato il 25 gennaio. Costituita da 30 membri e presieduta dal Ministro della Salute, la Commissione ha già eletto quale Vice Presidente Alberto Zangrillo, medico personale del premier Berlusconi. Tra i compiti della Commissione l’elaborazione del programma di ricerca sanitaria e le iniziative da inserire nella programmazione della ricerca scientifica nazionale e nei programmi di ricerca internazionali e comunitari; ma anche la definizione dei criteri di selezione dei progetti di ricerca che dovranno essere successivamente valutati da esperti italiani e stranieri secondo il metodo della “peer review”; il monitoraggio delle iniziative di ricerca sanitaria avviate nonché la valutazione e la diffusione dei risultati. Compito della commissione anche quello di garantire la qualità della valutazione dei progetti. Tra gli accordi bilaterali ratificati negli ultimi mesi quello siglato tra Italia e Malta contro le cosiddette doppie imposizioni fiscali, datato 2009. Infine, l’Italia ha recepito la direttiva europea sugli orari di lavoro del personale delle ferrovie impiegato nei tratti transfrontalieri. la Rivista n. 3 - Marzo 2011 33 ,QWHU,.($6\VWHPV%9 4XLVROWDQWRLOSUH]]R QR Q q DG DW WR .,9,.GLYDQRSRVWL )RGHUD©%OHNLQJHªELDQFRFRWRQH îFPDOWH]]DFP La Dedicated Leasing Company In Svizzera su studio della struttura societaria e finanziaria dello studio legale Vogrich e con finanziamenti internazionali per un’intera flotta aerea di Paola Vogrich* Ci si potrebbe chiedere per quale motivo una compagnia aerea in pieno sviluppo che quindi rinnovi la propria flotta con un piano di acquisti sostenuto di velivoli europei non debba, come sempre avviene, utilizzare i vantaggi del porre in concorrenza le varie compagnie di leasing e finanziarie, per abbattere i tassi ed avere i migliori benefici economici. In pratica, perché non mantenere gli schemi legali e finanziari tradizionali che sempre hanno portato i noti risultati. Questa è la domanda che ci si è sentiti porre a fronte della proposta di stravolgere la normale routine con un’iniziativa che prevedesse la creazione di una “Dedicated Aviation Leasing Company”concepita, strutturata e finanziata per il blocco intero di tutta la flotta aerea da rinnovare. Nell’approfondire la proposta con l’indicazione della sede sociale da porsi in Svizzera, molteplici le obiezioni. Tra le prime, che la sede di una Aviation Leasing Company si colloca in Irlanda. Si sarà già compreso, che è stato studiato e strutturato il progetto di una società di leasing aereo dedicato esclusivamente agli acquisti che un’unica compagnia aerea deve effettuare dal 2012 in poi ad uso civile. La complessità di un’operazione di elevata portata aveva creato poi non poche resistenze in chi, abituato al passato e a logiche consolidate, non poteva essere pronto a salti di strategia impegnativi. Vantaggi fiscali, maggiore sicurezza e costi migliori La società, anzi, il gruppo, composto da società finanziaria, da holding a da subsidiaries è stato concepito per poter assicurare agli azionisti i migliori vantaggi fiscali, alle istituzioni finanziarie la maggior sicurezza, alla compagnia aerea, i migliori costi uniti alla pianificazione degli acquisti tutti finanziati. Una complessa elaborazione, che è stata proposta a fianco delle più prestigiose istituzioni finanziarie internazionali e che ha stravolto tutte le precedenti tradizioni nel campo, al punto che dopo una negoziazione serrata è stata scelta per le sue peculiarità e per i suoi vantaggi, prevede, per la prima volta, l’inserzione di finanziamenti direttamente raccolti dal mondo degli investitori. La diversità dello schema era stato inizialmente un grande ostacolo alla capacità di comprensione dei vantaggi. Porre diverse compagnie in concorrenza, infatti, offre la possibilità di avere i costi più bassi per ogni singolo leasing su ogni aereo acquistato. Implica però tempo enorme impiegato da vari soggetti,poca capacità da parte di una compagnia di accettare rischi per importi elevati, e possibilità quindi di vedere limitata la possibilità di essere finanziati. I vantaggi enormi, in primis quelli di pianificare tutti gli acquisti con un unico soggetto finanziatore a propria completa disposizione,di poter avere costi comunque bassissimi dati gli importi molto elevati che quindi in un’unica soluzione possono godere di tassi e fees negoziate al meglio e, se si verifica una compartecipazione agli utili, un’ulteriore ricaduta positiva sulla compagnia aerea che ne beneficia. Vantaggi tali da aver spinto gli shareholders della compagnia addirittura a volersi assicurare una partecipazione sociale che consentisse anche altri vantaggi economici. la Rivista n. 3 - Marzo 2011 35 Sede legale in Svizzera Scendendo all’analisi della struttura societaria, la scelta di una sede legale in Svizzera, seppur diversa ed anomala, ha dato la possibilità di eliminare totalmente ogni dubbio sul rischio paese di destinazione e su quello di origine della leasing company che in genere influenzano i costi finanziari. Anzi, la Svizzera, con le caratteristiche del suo bilancio statale ha assicurato la possibilità di concepire l emissione delle obbligazioni garantite di elevata qualità e quindi facilmente collocabili dalla banca di collocamento dei titoli. Attraverso questo sistema è stata garantita la finanziabilità della Dedicated Leasing Company per cifre considerevoli e nel corso degli anni. Gli investitori beneficeranno di enormi soddisfazioni in termini di rendimenti a fronte di bassissimi rischi. Appare chiaro che l’Irlanda, ottima sede per l’aviation financing, per via della situazione di crisi statale, non quindi di aspetti legali, non poteva essere scelta. Un possibile aumento di imposte in futuro per far fronte al deficit pubblico e la necessità di fronteggiare addirittura il rifiuto dei titoli di stato irlandesi da parte di altri paesi, ha contribuito a far emergere i lati positivi di una economia ed una politica stabili e sicure come quelle svizzere in cui le regole poste oggi possono assicurare l’affidabilità di investimenti protetti. La particolarità della fonte di finanziamento attraverso i titoli obbligazionari emessi, infatti, che sarebbero altrimenti stati di talmente basso livello al punto da compromettere il collocamento sul mercato, ha determinato la scelta di sede basata sulla stabilità, sicurezza ed affidabilità di regole immutevoli nel tempo in un paese neutrale. È interessante notare, in questo caso, come regole legali favorevoli ad una tassazione attraente si siano rivelate inapplicabili invece a causa di una crisi finanziaria dello stato che ha inciso così su un indiretto rischio paese. Al fine di non entrare in noiosi dettagli tecnici si può solo ricordare come elementi che hanno contribuito a giudicare non positivamente una banca svizzera (UBS) per i sui problemi causati dalla crisi generale finanziaria che ne hanno addirittura provocato l’assorbimento da parte dello stato che aveva all’epoca un PIL meno elevato 36 la Rivista n. 3 - Marzo 2011 della banca stessa, abbia paradossalmente determinato un esempio costruttivo a dimostrazione della enorme forza finanziaria di un sistema bancario tradizionale in un piccolissimo paese che ospita giganti dell’economia. La UBS aveva al momento della crisi addirittura asset per valore superiori al PIL del Paese e ciò era stato un elemento negativo. Oggi, lo stesso elemento,paradossalmente, ha costituito uno degli argomenti favorevoli che hanno determinato la fiducia in un sistema bancario forte e consolidato all’interno di un paese, che ,per la sua impermeabilità alle mutazioni esterne costituisce quella roccia nell’oceano che offre affidabilità e fiducia agli investitori. Obiettivo Realizzazione di una società di leasing aereo che finanziasse un’intera flotta, che soddisfacesse esigenze degli shareholders, basandosi su un sistema di fiscalità conveniente che contasse su fonti di finanziamento non facilmente esauribili e di elevato importo e che desse alla compagnia aerea i migliori risultati in termini di pianificazione degli acquisti e di finanziamento degli stessi a costi concorrenziali. Strategia fiscale Utilizzare la migliore struttura societaria che dal punto di vista legale consentisse i vantaggi fiscali più adeguati a rendere appetibile il progetto per gli shareholders. La Svizzera al posto della tradizionale Irlanda pur con norme convenienti fiscalmente, ha beneficiato nella scelta per la affidabilità,stabilità, chiarezza di regole trasparenti e per gli accordi bilaterali che è stato possibile porre in applicazione della contrattualistica societaria. Uno studio approfondito delle possibili applicazioni delle leggi al sistema societario, in relazione alle origini degli azionisti,della destinazione dei beni,della sede sociale ha prodotto un gruppo di società basato su una holding,una filiale partecipata in Svizzera ed alcune subsidiries oltre oceano utilizzate per abbassare le imposte da applicare a tutte le singole operazioni da concludere. Il risultato è stato eccellente sotto ogni profilo al punto da poter far coincidere la convenienza in termini economici con l’affidabilità della struttura utilizzata. Struttura finanziaria della dedicated aviation leasing company La società finanziaria del gruppo dedicata alla conclusione di un numero notevole di contratti di leasing aereo doveva avere la caratteristica di poter essere finanziata facendo coincidere la massima sicurezza per gli istituti finanziari con la possibilità di finanziamenti considerevoli, dato il costo di ogni singolo aereo. L’obiettivo è stato ottenuto consentendo alla banca di raccogliere dal mercato degli investitori istituzionali quelle manifestazioni di interesse ad investire con il massimo ritorno in obbligazioni sicure e senza alcun rischio. Dedicated Aviation Leasing Company per i produttori di aerei civili Si è dimostrata l’utilità di utilizzo di tale veicolo finanziario finanziato per le attività finalizzate agli acquisti aerei di una compagnia aerea che debba acquistare o rinnovare la flotta. Si pensi però al contrario, alle vendite che un produttore di aerei deve effettuare sui vari mercati che richiedono sempre di più, oltre qualità e prezzo del prodotto schemi finanziari appetibili che riducano gli oneri di finanziamento. La Dedicated Aviation Leasing Company diventa, infatti, per un produttore, strumento strategico di vendita di aerei in modo concorrenziale rispetto chi non è in grado di offrire il prodotto finanziato adeguato ai vari diversi interlocutori acquirenti in diversi paesi. Pianificazione Assicurativa Le compagni assicurative in genere e i loro strumenti di operatività che sono le polizze utilizzano una politica di durata degli obblighi contrattuali limitata nel tempo essendo sempre fondamentale poter adeguare le condizioni economiche ai diversi rischi esterni per creare quell’equilibrio fondamentale tra remuneratività delle operazioni ed eventuale rischio e danno da risarcire che se mal calcolato si ripercuoterebbe poi nei bilanci delle Compagnie. Ecco che una pianificazione assicurativa nella Dedicated Leasing Company mal si adatterebbe alle necessità di cambiare le condizioni di polizza praticamente * L’avvocato Paola Vogrich è titolare dello Studio Legale Vogrich, con sede in Trieste e di corrispondenza a Roma, che opera nel campo del diritto civile nonché internazionale commerciale, societario e finanziario a favore sia di privati che di Enti pubblici, con particolare specializzazione nella contrattualistica e nel diritto internazionale commerciale societario-finanziario. Nello svolgimento della professione ha curato importanti accordi con enti, istituti bancari e società note a livello internazionale. Ha svolto anche attività di consulenza in importanti progetti in project finance ed ha strutturato operazioni di leasing internazionale all’esportazione, trattando la conclusione di accordi con istituti finanziari e bancari di diversi Paesi. È stata advisor legale/finanziario di oil company per la strutturazione di progetti con importazioni di beni dall’estero. annualmente per entrambe le parti: assicurato che può giovarsi della concorrenza che offre migliori condizioni e assicuratore che deve orientarsi in relazione al mutare dei rischi. Una soluzione che riunisca le opposte esigenze invece, in apparenza inconciliabili,costituisce un ulteriore valore aggiunto alla Dedicated Leasing Company,che da un lato offre gli aerei alla compagnia aerea finanziati ed assicurati, dall’altro lato, offre al produttore venditore una tale flessibilità nelle offerte da diventare strumento strategico di vendita. Conclusioni Ancora una volta, nella strutturazione scelta, la coincidenza degli opposti ha costituito una linea guida nella ricerca di soluzioni creative ed innovative. Ciò che a volte, in superficie o in apparenza, può sembrare paradossale si rivela poi la soluzione ottimale. La lettura di elementi inconciliabili a volte può portare a soluzioni impensabili. Si è dimostrata l’utilità di utilizzo di tale veicolo finanziario, finanziato per le attività finalizzate agli acquisti aerei di una compagnia aerea che debba acquistare o rinnovare la flotta. Si pensi però, al contrario, alle vendite che un produttore di aerei deve effettuare sui vari mercati che richiedono sempre di più, oltre qualità e prezzo del prodotto schemi finanziari appetibili che riducano gli oneri di finanziamento. La Dedicated Aviation Leasing Company diventa, infatti, per un produttore, strumento strategico di vendita di aerei in modo concorrenziale rispetto chi non è in grado di offrire il prodotto finanziato adeguato ai vari interlocutori acquirenti in diversi paesi. Un prossimo intervento descriverà la pianificazione assicurativa di una Dedicated Leasing Company In conclusione, lo schema elaborato e strutturato è stato poi raffinato da un’importante parte assicurativa che prevede la pianificazione assicurativa oltre quella finanziaria. • Al momento della formalizzazione dell’incarico • Durante la realizzazione degli impianti • Alla consegna degli impianti “chiavi in mano” Ha ricoperto cariche in vari Consigli di Amministrazione. È iscritta anche all’Ordine degli avvocati di Ginevra. È stata console onorario di Svizzera per tredici anni. È delegata della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera di Zurigo in tre regioni del Nord Est d’Italia. la Rivista n. 3 - Marzo 2011 37 G ET NOTICED. Bernie’s Donna & Uomo: Zürich Glattzentrum Sihlcity Zollikon www.bernies.ch Bern Locarno St. Gallen St. Moritz Angolo fiscale di Tiziana Marenco Il principio dell’apporto di capitale: esenzioni fiscali e termini di dichiarazione È entrato in vigore in Svizzera il 1° gennaio 2011 il principio dell’apporto di capitale secondo il quale apporti di capitale effettuati dopo il 31 dicembre 1996 dal titolare di diritti di partecipazione a favore della società di capitali o cooperativa svizzera della quale egli detiene le partecipazioni, al momento del loro rimborso non sono soggetti né ad imposta preventiva (35%) né, qualora percepiti da persona fisica in patrimonio privato, ad imposta sul reddito (imposta federale diretta, tasso progressivo fino al 11.5%; imposta cantonale nella maggior parte dei cantoni a seconda delle singole legislazioni, tasso variabile a seconda del cantone e del tasso di progressione sino ca. al 30%). Sinora solo apporti confluiti nel capitale nominale della società erano esenti da imposta, mentre il rimborso di aggio e contributi suppletivi venivano considerati redditi imponibili da partecipazioni. Le nuove norme della Legge federale sull’imposta federale diretta (LIFD) e della Legge federale sull’imposta preventiva (LIP) hanno il seguente tenore: LIFD Art. 20 al. 3: Il rimborso degli apporti, degli aggi e dei versamenti suppletivi forniti dai titolari dei diritti di partecipazione dopo il 31 dicembre 1996 è trattato in modo identico al rimborso del capitale azionario o sociale. Art. 125 al. 3: Ai fini della tassazione dell’imposta sull’utile, le società di capitali e le società cooperative devono indicare inoltre il loro capitale proprio al termine del periodo fiscale o dell’assoggettamento. Il capitale proprio comprende il capitale azionario o sociale liberato, gli apporti, gli aggi e i versamenti suppletivi ai sensi dell’articolo 20 capoverso 3, esposti nel bilancio commerciale, le riserve palesi e le riserve latenti costituite per il tramite di utili imposti, nonché la parte del capitale di terzi economicamente equiparabile al capitale proprio. LIP Art. 5 al. 1bis: Il rimborso degli apporti, degli aggi e dei versamenti suppletivi forniti dai titolari dei diritti di partecipazione dopo il 31 dicembre 1996 è trattato in modo identico a quello del capitale azionario o sociale se la società di capitali o la società cooperativa contabilizza gli apporti, gli aggi e i versamenti suppletivi su un conto separato del bilancio commerciale e comunica ogni modifica di questo conto all’Amministrazione federale delle contribuzioni. A mente del legislatore l’introduzione del principio dell’apporto di capitale era volta a correggere uno svantaggio del sistema fiscale svizzero che andava a colpire soprattutto investitori esteri i quali non di raro avevano dato la preferenza a giurisdizioni straniere dove il rimborso di capitale in toto era esente da imposta, mentre in Svizzera si era obbligati a sovra-capitalizzare la società con capitale nominale, tra l’altro soggetto a bollo d’emissione del 1%, onde permettere ad un socio estero al momento dell’exit un rimborso finale esente da imposte dei mezzi che lo stesso aveva messo a disposizione della società. Nel dettaglio purtroppo l’applicazione delle nuove norme si rivela estremamente tecnica e, anche dopo o a maggior ragione a seguito dell’elaborazione della Circolare dell’Amministrazione Federale delle Contribuzioni del 9 dicembre 2011 (“Circolare”), non priva di contraddizioni e formalismi. Le condizioni e i limiti introdotti dall’AFC con la Circolare rischiano di ridimensionare la portata della modifica legislativa, anche o soprattutto laddove l’AFC ha dichiarato di volere applicare, nel dubbio, una prassi restrittiva fino a quando i tribunali non decideranno altrimenti. Chi infatti, tra consulenti e membri di consiglio di amministrazione, vorrà assumersi il rischio di vedersi negata, in un futuro non determinato né determinabile, l’esenzione del rimborso per non aver rispettato le condizioni formali enunciate nella Circolare del 9 dicembre u.s.? Ricordiamo quindi condizioni e termini, ai quali l’AFC ha voluto attribuire carattere imperativo e costitutivo ai fini dell’esenzione (condizioni cumulative): – Campo di applicazione: – apporti, aggio e pagamenti suppletivi; – se effettuati dal titolare delle quote; – se effettuati dopo il 31 dicembre 1996. – Contabilizzazione: – se allibrati nel bilancio commerciale (quindi apporti palesi di capitale e non semplicemente dissimulati in forma di riserve occulte); – se evidenziati in un conto separato. – Termini: – se annunciati all’AFC su apposito modulo entro il termine previsto (quelli precedenti al 31 dicembre 2010 entro 30 giorni dalla data dell’assemblea generale che ha approvato i conti 2011 risp. 2010/2011, quelli effettuati dopo il 1° gennaio 2011 entro 30 giorni dall’apporto effettuato, su modulo 170). Al momento del rimborso degli apporti la risoluzione di distribuzione dell’assemblea generale dovrà specificare a carico di quali riserve viene effettuato il rimborso, pena il prelievo delle imposte se gli apporti non sono stati allibrati e contabilizzati correttamente e la distribuzione non avviene esplicitamente in relazione alle riserve da apporti di capitale. Per tutte le società di capitali e cooperative svizzere con riserve contabilizzate al 31 dicembre 2010 sarà quindi necessario ricostruire gli apporti effettuati negli ultimi anni dai titolari delle quote per determinare se le riserve tuttora presenti costituiscono riserve ordinarie oppure riserve da apporti in capitale che, se contabilizzate correttamente ancora quest’anno, potranno beneficiare in futuro del rimborso esente da imposte. Viste le innumerevoli eccezioni che l’AFC vuole introdurre con la sua prassi si consiglia vivamente di consultare uno specialista prima di procedere all’approvazione dei conti 2011 o 2010/2011. [continua] [email protected] la Rivista n. 3 - Marzo 2011 39 HSBC Private Bank (Suisse) SA Accesso privilegiato ai mercati emergenti ? I nostri contatti sono anche i vostri. Quando uno dei nostri clienti ha deciso di aprire un’attività in Asia, gli abbiamo presentato i nostri team di specialisti di Hong Kong. Grazie a questi referenti bancari in loco, la sua impresa è oggi quotata alla Borsa di Hong Kong. In Svizzera, HSBC Private Bank conta oltre 2000 collaboratori, dedicati alla gestione patrimoniale per clienti svizzeri ed internazionali. Ovunque nel mondo, oltre che a Ginevra, Zurigo, Lugano, St. Moritz e Gstaad. www.hsbcprivatebank.com Angolo legale di Massimo Calderan Unificazione della procedura civile in Svizzera (3 parte) a Il nuovo Codice di diritto processuale civile svizzero (“CPC”) permette di deferire controversie patrimoniali, il cui valore litigioso raggiunga almeno CHF 100.000, direttamente all’autorità cantonale superiore, la decisione della quale non può essere impugnata dinanzi a un’ulteriore autorità giudiziaria cantonale. Per le azioni che si basano su un contratto non è più competente soltanto il giudice della sede o del domicilio del convenuto ma, in alternativa, anche quello del luogo di adempimento, definito come luogo in cui dev’essere eseguita la prestazione caratteristica, non dove effettivamente viene eseguita. La deliberazione delle sentenze è pubblica, eccezione fatta per i procedimenti di diritto di famiglia. L’attore, o chi impugna una sentenza, deve anticipare la totalità delle spese processuali, per cui il Cantone, tramite il tribunale, chiede alla parte condannata alle spese soltanto l’importo non coperto dagli anticipi. Di conseguenza, la parte condannata alle spese deve rimborsare all’altra gli anticipi prestati e pagarle le spese ripetibili assegnate dal giudice. La parte vincente è quindi esposta al rischio di non ottenere il rimborso, per cui questa norma è stata ampiamente criticata. Si vedrà come sarà applicata dai tribunali. Il procedimento deve svolgersi nell’unica o in una delle lingue ufficiali del Cantone. L’uso di altre lingue – per esempio l’inglese – è possibile, con il consenso delle parti e del giudice. Alle parti è consentito trasmettere gli atti sia in forma cartacea sia in forma elettronica. Il tribunale può però richiedere che un determinato documento sia prodotto in forma cartacea. La giurisprudenza dovrà stabilire se l’invio di atti mediante telefax sia sufficiente; in passato, il Tribunale Federale Svizzero si è pronunciato in modo negativo. Con il consenso della parte interessata e nei confronti degli avvocati, il tribunale può a sua volta notificare gli atti per via elettronica. Il giudice può invitare le parti con domicilio o sede all’estero a designare un recapito in Svizzera. Il CPC prevede i seguenti mezzi d’impugnazione: (1) Di regola, le decisioni di prima istanza sono impugnabili mediante appello, che siano state pronunciate in procedura ordinaria, semplificata, sommaria o del diritto di famiglia, che siano finali o incidentali. Per contro, non vi è appello contro le decisioni dell’istanza cantonale unica o del tribunale arbitrale; in cause civili di natura patrimoniale con un valore litigioso al momento della sentenza di prima istanza di meno di CHF 10.000; contro alcune decisioni prese in procedura sommaria; e contro la decisione in materia di spese se impugnata autonomamente. (2) Il reclamo serve ad impugnare le decisioni riguardanti cause di natura patrimoniale con un valore litigioso esiguo o altre decisioni inappellabili; le disposizioni di ordine processuale del giudice; e nei casi di denegata o ritardata giustizia. (3) La revisione di un giudizio può essere chiesta allo stesso giudice per fatti e mezzi di prova che esistevano all’epoca del processo ma che, per motivi giustificabili, non avevano potuto essere inoltrati; nel caso in cui la decisione è stata influenzata da un delitto; per impugnare atti di disposizione di una parte, ad esempio i vizi della volontà. Il giudice che pronuncia una decisione può allo stesso tempo ordinare le misure d’esecuzione necessarie. Ad esempio, la decisione può stabilire un termine entro il quale l’oggetto della controversia dovrà essere restituito e incaricare la polizia di provvedere al suo ritiro o sgombero se chi è obbligato alla restituzione non rispetta il termine assegnatogli. L’attestazione dell’esecutività eliminerà eventuali dubbi per la polizia in merito all’esecutività della decisione. L’esecuzione diretta è possibile anche sul piano intercantonale, per cui il tribunale di un Cantone potrà dare direttamente ordini all’amministrazione di un altro Cantone, senza che sia più necessario inoltrare preventivamente una domanda di esecuzione o di exequatur ai tribunali dell’altro Cantone. Con la CPC si è voluto dare all’arbitrato “interno” l’importanza che ha l’arbitrato internazionale in Svizzera (la Svizzera è oggi senz’altro uno dei Paesi più importanti come luogo di arbitrati internazionali). Ad esempio, il tribunale arbitrale potrà ordinare provvedimenti cautelari. Inoltre, il lodo sarà direttamente impugnabile dinanzi al Tribunale Federale Svizzero, ancorché le parti possano scegliere il tribunale cantonale quale ultima istanza. [email protected] la Rivista n. 3 - Marzo 2011 41 Convenzioni Internazionali di Paolo Comuzzi Le norme interne di diritto internazionale tributario Una tematica di diritto internazionale tributario viene ad essere sempre discussa secondo due step molto precisi: a) valutazione del problema ai sensi della norma interna (esame del problema alla luce del nostro ordinamento); b) valutazione del problema ai sensi di quella che è una convenzione contro le doppie imposizioni che sia eventualmente vigente (spostamento dell’esame all’aspetto di carattere internazionale1). Questo doppio step ha carattere scientifico e viene sempre attuato se il problema deve essere esaminato in modo compiuto. Possiamo dire che non è lecito procedere alla soluzione di un problema di diritto internazionale tributario senza fare questi due passaggi e questo per la semplice ragione che una norma convenzionale non amplia mai il diritto di tassare ma opera sempre una restrizione di questo diritto2. Si rende quindi interessante fare una valutazione (elencazione) delle principali norme interne che possono avere delle implicazioni di carattere internazionale. Commenti Le norme che meritano alcuni commenti sono almeno le seguenti: • L’articolo (2) del TUIR che stabilisce che i soggetti dell’imposta sul reddito delle persone fisiche sono i soggetti residenti e non residenti3. Questa norma è essenziale in quanto determinare la condizione del soggetto è fondamentale per concludere circa il modo in cui lo stesso deve essere tassato (worldwide income o redditi prodotti nel territorio dello Stato) e si collega immediatamente alle convenzioni contro le doppie imposizioni che hanno cura di procedere a stabilire che le stesse si applicano solo ai soggetti che sono nella condizione di residenti. • L’articolo (3) del TUIR che prende in considerazione la base imponibile stabilendo il criterio dell’applicazione della imposta su base mondiale e / o limitata; anche questa 42 la Rivista n. 3 - Marzo 2011 norma è essenziale in quanto stabilisce per legge interna una limitazione del diritto di tassare i soggetti non residenti, una limitazione che non può essere mai disattesa anche se una convenzione contro le doppie imposizioni desse indicazioni diverse (di fatto i redditi che possono essere tassati in capo al non residente sono quelli di cui all’articolo 23 del TUIR). • L’articolo (5) del TUIR che porta al criterio della residenza per le società di persone (che sono residenti indipendentemente dalla residenza dei soci4). • L’articolo (23) del TUIR che porta il criterio per la applicazione della imposta ai soggetti non residenti e che viene a stabilire quali sono i redditi che si considerano prodotti nel territorio dello Stato (e quindi fornisce una elencazione tassativa che non è lecito estendere in via di interpretazione e che le convenzioni non possono certamente estendere). • L’articolo (73) del TUIR che porta a stabilire quali sono i soggetti che devono assolvere IRES e che indica la condizione di soggetto residente o meno riferita questa alle società di capitali (e fondata sull’oggetto dell’attività, luogo di costituzione e / o sede amministrativa e legale); una norma questa fondamentale in quanto interagisce con le norme di diritto internazionale e con le convenzioni5. • L’articolo (162) del TUIR che stabilisce la nozione di stabile organizzazione e questo è un elemento fondamentale del diritto internazionale tributario in quanto è solo in presenza di una stabile organizzazione che possiamo giungere alla tassazione del reddito che una impresa estera produce in Italia. In assenza di questo requisito non esiste quel collegamento stretto tra la impresa estera ed il territorio che appare necessario per procedere con la tassazione di questa forma di reddito. Ecco che questa norma si palesa come fondamentale per il suo interagire con le convenzioni internazionali ed è chiaro che la stessa prevale sulle convenzioni quando la stessa preveda criteri più stringenti per poter concludere circa la esistenza della stabile organizzazione. • L’articolo (165) del TUIR in tema di credito per imposte assolte all’estero: si tratta di una norma che prevede una applicazione a riduzione delle imposte dovute in Italia di quelle che sono le imposte estere. Anche questa norma è fondamentale in quanto consente di evitare una doppia imposizione e quindi di non pregiudicare quelle che sono le operazioni internazionali delle imprese. • L’articolo (166) del TUIR in tema di trasferimento all’estero della residenza (che è fondamentale in quanto detto trasferimento incide pesantemente sul modo in cui si procede con la tassazione di un determinato soggetto). • L’articolo (169) del TUIR in tema di accordi internazionali. Si tratta di una norma che stabilisce un principio importante: il TUIR prevale sempre nel momento in cui è più favorevole rispetto alle convenzioni internazionali. Vi sono quindi altre norme che possono avere implicazioni (si pensi allo scambio di partecipazioni6) di carattere internazionale ma non andiamo discutere in questa sede. Il complesso normativo che abbiamo descritto si innesta in modo logico nell’ambito del processo di applicazione del tributo e consente: 1) determinare la condizione del soggetto; 2) di tassare secondo formulazioni diverse i diversi soggetti che entrano in gioco (residenti e non residenti); 3) di concedere credito per le imposte assolte all’estero; 4) di tassare solo al verificarsi di una condizione (stabile organizzazione); 5) di regolare il rapporto tra norma interna e convenzione. Se torniamo a dire che il processo logico da applicare quando si affronta una fattispecie di diritto internazionale è quella per cui si determina l’eventuale diritto di tassare secondo una norma interna e quindi si procede a “rivedere” questa impostazione tenendo dell’eventuale convenzione in essere possiamo dire che per alcuni degli step indicati in precedenza questa doppi passaggio è certamente fondamentale. Per fare un semplice esempio possiamo dire che prima di procedere con la tassazione di una società estera si deve determinare se la stessa abbia o meno in Italia una stabile organizzazione con la conseguenza che si deve tenere conto: a) della norma interna; b) della convenzione (se esiste). Se ai sensi della norma interna l’esame condotto conduce alla conclusione per cui la suddetta stabile organizzazione non esiste allora è inutile qualsiasi ulteriore ricerca in quanto è già la normativa domestica che non consente di procedere con una qualsiasi tassazione (e questa norma si applica in quanto è più favorevole al contribuente di quanto non sia la convenzione). E’ lecito dire che un contrasto norma interna / convenzione si risolve con la applicazione della norma di maggior favore sia essa la prima e / o la seconda. Conclusione Siamo in presenza di un complesso di norme interne che consentono alle imprese internazionali di operare in un contesto fiscale di un paese aperto ma che ovviamente non ha concluso convenzioni con tutti i paesi del mondo. In questo senso la norma interna si palesa come una norma di carattere necessario per consentire che sussista quella piena certezza del diritto che non potrebbe essere assicurata dalla convenzione contro le doppie imposizioni considerato che le stesse si applicano ai soggetti residenti e che sono diverse da Stato a stato. In questo senso le norme interne hanno prima ancora di una loro dignità una loro grande importanza per il corretto espletarsi della tassazione su operatori internazionali e che vengono a determinare il reddito complessivo come la risultante di “redditi prodotti in diversi Stati” ognuno dei quali applica il proprio diritto tributario e quindi le sue regole di imposizione. 1 Si pensi ai costi“fatturati”da soggetti residenti in paradisi fiscali che sono Stati che hanno firmato con l’Italia una convenzione contro le doppie imposizioni che prevede una clausola di non discriminazione. 2 Un fattispecie non diventa tassabile in ragione di una previsione convenzionale ma solo in ragione di una norma interna che ne affermi la tassazione. 3 Esiste anche il comma 2bis dell’articolo (2) che pone una presunzione ma non indaghiamo in questa sede. 4 Rimane il problema della loro considerazione come soggetti residenti in alcune convenzioni contro le doppie imposizioni e questo per la situazione che le società di persone sono trasparenti con riferimento alla tassazione. 5 Si pensi a tutto il discorso delle regole in tema di “luogo di direzione effettiva”, regole che sono necessarie per dirimere questioni di doppia residenza, questioni complesse e che posso incidere in maniera pesante sulla tassazione di una società. 6 Si potrebbe ipotizzare anche le regole CFC e quelle in tema di consolidato fiscale mondiale. la Rivista n. 3 - Marzo 2011 43 Con la forza del leone. Da Venezia attraverso le Alpi – il successo non conosce confini. GENERALI offre soluzioni per ogni età e situazione. Sia per la previdenza o la protezione quotidiana, da GENERALI lei trova una soluzione a misura per le sue esigenze personali. Semplicemente Donne in carriera di Ingeborg Wedel Marina Poli “Ancora oggi continuo ad imparare sia dagli anziani sia dai bambini” È stato nostro privilegio incontrare e conoscere personalmente Marina Poli durante un soggiorno al mare, come vicina d’ombrellone e – colta l’occasione propizia – intervistare questa donna eccezionale che ha scelto di dedicare la sua vita al servizio dell’umanità sofferente, rinunciando perfino a formarsi una propria famiglia. Marina è nata il 4 aprile 1950 a Montecchio Emilia e – diplomata in ragioneria – ha poi frequentato l’Istituto Superiore di Educazione Fisica al Foro Italico di Roma, studiando e approfondendo scienze motorie. Successivamente è diventata socia della Società di Ginnastica Medica e dell’U.N.C.: Unione Nazionale di Chinesiologia. Marina ha frequentato e frequenta ancora assiduamente i corsi di aggiornamento e organizza Congressi a livello internazionale sulla scoliosi cifosi spondilolistesi, la rieducazione dell’anca pre-e-post operatoria e altro ancora. Cura in particolare una ginnastica adatta alla terza età. Attualmente è anche supervisore nel Palazzetto dello Sport di Montecchio Emilia, dove segue attentamente le volontarie che curano gli esercizi di 150 anziani e altre 50 persone di tutte le età. Alla nostra consueta domanda su quanto sia difficile farsi apprezzare come donna dirigente in un mondo di uomini, ci ha risposto di non aver incontrato alcuna difficoltà nel proporsi mentre le risulta che – in generale, in altre circostanze – è meno facile! “Tuttavia le difficoltà in questo lavoro non finiscono mai: necessita una vita per superarle. Ho iniziato nel 1972 l’attività in questo particolare settore e – ancora oggi – posso imparare sia dagli anziani che dai bambini” afferma Marina “mentre non ho mai sentito nei miei riguardi della diffidenza, specialmente quando i risultati dei trattamenti risultano positivi”. “Siamo una polisportiva ONLUS senza scopo di lucro. Gli ostacoli ci sono e riguardano principalmente i finanziamenti da sponsor. Infatti, il nostro servizio sociale favorisce le persone in generale con tariffe molto ridotte, in modo di dare a chi ha bisogno il servizio di alta qualità professionale, specialmente per il recupero funzionale degli arti” precisa Marina. I vantaggi e gli svantaggi relativi alla professione risultano irrilevanti. Il privilegio di essere donna in questa professione con- ta per il modo di porgersi. Le intuizioni ed il sesto senso nella donna sono maggiormente sviluppate, essendo le setsse più a contatto con le emozioni e si sentono più creative e percettive. “L’arte della seduzione, anche allo stato inconscio, conta molto nel contatto umano, specialmente con le autorità che hanno il potere decisionale nella nostra attività” asserisce Marina. La maggiore soddisfazione per la nostra donna in carriera è certamente rilevare l’ottima riuscita del lavoro finora svolto e aumentare la collaborazione delle persone che necessitano cure particolari e poterne constatare i risultati positivi. L’atteggiamento di Marina verso le volontarie è di grande collaborazione e ricca di suggerimenti per una sempre migliore riuscita del lavoro. “Le rinunce per me che non ho voluto una propria famiglia e ho solamente una madre, non sono così rilevanti – afferma Marina – “ciò mi consente di dedicare il massimo tempo all’organizzazione e allo studio per l’aggiornamento continuo di cinesiologia.” “Mentre, nel poco tempo libero mi piace molto vivere nella natura, fare lunghe passeggiate in riva al mare ed in montagna, andare in bicicletta e ascoltare della buona musica e dedicarmi alla lettura”. la Rivista n. 3 - Marzo 2011 45 Lucasdesign.ch BANCHIERI SVIZZERI DAL 1873 FIDUCIA E PASSIONE. È BSI. BSI AG Schützengasse 31 CH-8021 Zürich tel. + 41 058 809 81 11 fax + 41 058 809 83 68 www.bsibank.com BSI si prende cura di voi e del vostro patrimonio ogni giorno. Con la competenza di un esperto e la sensibilità di un amico. A company of the Generali Group L’Elefante invisibile1 di Vittoria Cesari Lusso Prese per i fondelli a proposito della generosità? C’è un dettaglio che mi colpisce particolarmente a proposito delle arcinote vicende italiane concernenti l’attuale Presidente del consiglio (la maiuscola è per rispetto verso la funzione…) e la sua corte. Si tratta veramente di un dettaglio, non di tutte le importanti questioni di fondo sulle quali disquisiscono da lungo (troppo?) tempo, più o meno sapientemente e più o meno partigianamente, i media di tutto il pianeta. Quale dettaglio? L’uso che viene fatto del concetto di generosità. Capita di vedere riportate sui giornali affermazioni del tipo: Berlusconi è generoso, quindi è normale che ami distribuire manciate di euro e assortimenti di gioielli alle ragazze che allietano la sua quotidianità; oppure: Berlusconi ama la gente e la compagnia, quindi la sua casa è generosamente aperta a tutti; oppure ancora: Chi lo conosce sa che Berlusconi è la generosità personificata, quindi è normale che, venendo a sapere che c’è una giovane amica nei guai in questura, non esiti a fare una telefonata per aiutare la poverina. 1 Una vecchia leggenda indiana narra di un elefante che pur muovendosi tra le folle con la sua imponente mole passava comunque inosservato. Come se fosse invisibile… Avrei bisogno di sapere se sono la sola a provare sdegno per questo insulto all‘umana intelligenza. A me risulta che la generosità sia ben altra cosa, e quindi non posso fare a meno di pensare che ci prendono per i fondelli! (Tra parentesi chissà perché si dice “essere presi per i fondelli”? Stando ai dizionari, i fondelli sono, fra le altre cose, i pezzi di stoffa adoperati per rinforzare le parti di maggiore usura dei pantaloni…in particolare l’orlo e la parte posteriore. Che legame quindi con il significato di presa in giro?). Per ritornare al nostro tema, non mi risulta ad esempio che Clinton abbia a suo tempo giustificato il suo comportamento di bulimico sessuale con giovani donzelle, e in particolare con la stagista Monica Lewinsky, dicendo Scusate lo faccio per generosità! Disse delle bugie, certo, anzi negò anche sotto giuramento. Proprio per questo rischiò il posto di Presidente, anche se le bugie riguardavano cose private e non fatti di Stato. Fu accusato di spergiuro e ostruzione alla giustizia. Quando le menzogne vennero provate, il Presidente andò in TV e chiese scusa al Paese, alla moglie, alla figlia, senze scagliarsi contro i suoi accusatori. Quelle scuse furono determinanti nel riscattare l’onore macchiato. L’Onore con la lettera maiuscola. Ma si sa, paese che vai, onore che trovi! Ma vediamo meglio cosa si può intendere per generosità. Generoso è colui che mostra altruismo, amore verso il prossimo. L’altruista dà non solo per far piacere a se stesso, ma anche perché cerca in modo disinteressato di fare ciò che è bene per l’altro. Generosi in questo senso sono ad esempio quegli insegnanti che non smettono mai di studiare e di migliorarsi per rendere più sapienti e maturi i propri allievi; generosi sono i medici che usano la loro scienza non per arricchirsi, ma per curare popolazioni indigenti; generosi sono i genitori che scelgono le vacanze in funzione dei bisogni dei loro pargoli in tenera età e non dei loro personali gusti di adulti; generosi sono i nonni che danno una mano ai giovani genitori senza farlo mai pesare. Nel caso in questione mi sembra che tutto ciò manchi. Generoso è colui che mostra grandezza d’animo e alti sentimenti. Ad esempio, chi ha il coraggio di denunciare misfatti mafiosi a scapito del proprio quieto vivere; la persona che pur soffrendo di una malattia incurabile riesce ancora a sorridere e a dare speranza ai familiari; chi pone al primo piano l’onestà e la rettitudine nonostante viva in contesti culturali che premiano i furbi e gli imbroglioni; Il funzionario pubblico (e ne conosco!) che non risparmia energie per assicurare un servizio di alto livello malgrado disponga di pochi mezzi. Nel caso in questione mi sembra che tutto ciò manchi. Generoso è colui che è animato dal desiderio di fare il bene collettivo mettendo in secondo piano i propri interessi personali. Ad esempio, l‘imprenditore che rinuncia a delocalizzare la produzione in paesi lontano a basso costo di mano d’opera pee dare slancio alla economia della propria regione; il dirigente politico che accetta di fare un passo indietro se si accorge che ciò corrisponde agli interessi del suo partito e del suo paese. il sindacalista che mette a rischio la propria popolarità immediata per perseguire obiettivi di sviluppo dell’occupazione a medio e lungo termine; l’aristocratico protagonista del romanzo di Tolstoj “Padrone e servo” che salva da sicuro congelamento il proprio domestico proteggendolo con il proprio corpo a scapito della propria vita. Nel caso in questione mi sembra che tutto ciò manchi. Insomma, in tutte le note vicende non vedo proprio dove stia di casa la generosità! E il mio timore è che a forza di fare un uso distorto del termine, la generosità vera diventi un elefante che più nessuno vede… Se avete commenti o reazioni in merito al tema trattato non esitate a contattarmi [email protected] la Rivista n. 3 - Marzo 2011 47 NELLA RICORRENZA DEL 150° ANNIVERSARIO DELL’UNITÀ D’ITALIA Camillo Benso conte di Cavour: il grande «tessitore» di Tindaro Gatani Dopo che la prima Guerra d’indipendenza si era conclusa con la sconfitta dei patrioti liberali e il ritorno sul loro trono dei vecchi sovrani, sull’Italia ritornò a spirare un forte vento di «restaurazione», ancora più lugubre di quello che era seguito al Congresso di Vienna. La politica reazionaria contro gli oppositori ai vari regimi si manifestò ben presto sotto forma di severe punizioni, di arresti, di carcere duro. Come dopo il 1815 anche adesso ad appoggiare le persecuzioni politiche c’era l’Austria con tutto il suo potente apparato poliziesco e diplomatico. Particolarmente feroce fu la repressione nel Regno delle due Sicilie, il cui sovrano, Ferdinando II di Borbone, già agli inizi del 1849, dopo aver sciolto con la forza il Parlamento e abrogato la Costituzione, organizzò squadre speciali di polizia politica per la cattura di quanti avevano partecipato ai sollevamenti popolari. Gruppi ben organizzati e istruiti di poliziotti, appoggiati dalle truppe, si spostavano di città in città per compiere vere e proprie retate di patrioti liberali. «La negazione di Dio...» È stato calcolato che le persone incarcerate o mandate al confino in piccole isole furono oltre 20.000. Tra i tanti condannati ci furono il mazziniano Silvio Spaventa e il liberale Carlo Poerio, che aveva fatto parte del governo costituzionale. Le sofferenze di questi perseguitati sono testimoniate nelle Ricordanze di Luigi Settembrini che, dopo essere stato arrestato alla fine del ’49, subì nel ’51 la condanna a morte poi commutata in ergastolo da scontare nell’isola di Santo Stefano, da dove nel ’59 venne fatto imbarcare insieme ad altri condannati per essere deportato in America. Con un colpo di mano il figlio Raffaele fece dirottare la nave verso l’Inghilterra, dove Settembrini sarebbe rimasto fino alla primavera del 1860. Anche Francesco De Sanctis, giovane professore universitario, che nel ’48 aveva combattuto sulle barricate di Napoli insieme ai suoi studenti, era stato arrestato e, nel ’53, costretto a imbarcarsi «in volontario esilio» per l’America, ma allo scalo di Malta era riuscito a fuggire e a recarsi prima a Torino e poi a Zurigo, dove ricoprirà la carica di primo professore della cattedra di italiano al Politecnico federale. Alle testimonianze di tanti patrioti combattenti, che potrebbero sembrare di parte, fanno riscontro quelle a volte più crude dei viaggiatori stranieri che visitavano Napoli e la Sicilia. Uno per tutti, basta ricordare il secco e rigoroso giudizio espresso da Guglielmo Gladstone che, dopo aver visitato il Regno, lo definì «la negazione di Dio eretta a sistema di governo». La descrizione del futuro celebre statista inglese, per quanto non esagerata, era tuttavia viziata dal fatto che da tempo era ormai finito l’idillio tra la corte londinese e quella partenopea. I politici del Regno Unito erano ormai impegnati Camillo Benso conte di Cavour in un ritratto di Francesco Hayez. a preparare la loro opinione pubblica ad appoggiare un eventuale intervento nel Regno borbonico. Meno rigorosa fu la restaurazione in Toscana e nello Stato Pontificio. Il granduca Leopoldo II, appena ritornato sul suo trono toscano, si «limitò» alla sospensione della Costituzione, ad arresti e processi che si conclusero con l’esilio dei maggiori imputati. Papa Pio IX affidò la campagna repressiva a una commissione di tre cardinali che, per il loro esagerato rigore furono costretti a dimettersi dallo stesso Papa. la Rivista n. 3 - Marzo 2011 49 Sulle rive del Ceresio operavano indisturbati Giuseppe Mazzini e tanti altri profughi, che si riunivano a Villa Ciani, divenuta il centro della cospirazione del Risorgimento italiano, con l’appoggio di tanti liberali ticinesi. Solidarietà ticinese La restaurazione ebbe durissime conseguenze anche nel Lombardo-Veneto. Appena ripreso il potere, gli Austriaci si scagliarono con ferocia contro tutti gli oppositori. Il macabro bilancio di un solo anno di rappresaglie, quello che va dall’agosto 1849 all’agosto 1849, fu di 961 esecuzioni capitali, senza contare poi le condanne a morte commutate in ergastolo da scontare in lontane carceri del vasto Impero. Ad affrontare tanta crudeltà, nel momento più tragico del Risorgimento italiano, rimasero soltanto le associazioni mazziniane che, soprattutto in Lombardia e nel Veneto mantennero accese le speranze di una futura Italia libera e indipendente. Costretti a deporre le armi in guerra, i patrioti e i liberali lombardo-veneti iniziarono allora una nuova guerra di logoramento dell’occupazione austriaca con la capillare diffusione di stampe clandestine e di libri proibiti che inneggiavano alla resistenza e alla lotta contro l’oppressore. Si trattava di pubblicazioni spesso «più micidiali degli stessi proiettili di piombo». La stragrande maggioranza di quelle pubblicazioni «sovversive» venivano stampate a Lugano, dove i fratelli Giacomo e Filippo Ciani, milanesi originari dalla Val di Blenio, avevano rilevato la vecchia e gloriosa tipografia 50 la Rivista n. 3 - Marzo 2011 Ruggia ribattezzandola Svizzera italiana. L’altra grande stamperia risorgimentale fu la Tipografia Elvetica di Capolago, fondata nel 1830 dall’esule genovese Alessandro Repetti in collaborazione con il tipografo comasco di fede mazziniana Luigi Dottesio che, arrestato in uno dei suoi frequenti viaggi in Italia, fu giustiziato a Venezia l’11 ottobre 1851. Naturalmente le opere stampate a Lugano portavano la data di Londra, di Marsiglia o di Malta, ma l’inganno non poteva sfuggire alla vigile polizia austriaca che aveva sguinzagliato le sue spie in tutta la Svizzera. Parallela alla guerra dei «proiettili cartacei» si sviluppò quella delle «note diplomatiche» tra l’Austria e la Svizzera. Il maresciallo Radetzky, governatore del LombardoVeneto, protestava per le stamperie «rivoluzionarie» e per l’accoglienza che il Canton Ticino accordava ai disertori e ai profughi italiani. La Corte di Vienna inviava durissime note a Berna, la quale richiamava le autorità cantonali ai loro doveri di neutralità. Intanto non accadeva nulla: il «sacro contrabbando» degli scritti sovversivi continuava con il tacito consenso delle autorità ticinesi. Basta ricordare che dalle rive del Ceresio operavano indisturbati Giuseppe Mazzini e tanti altri profughi, che si riunivano a Villa Ciani, divenuta il centro della cospirazione del Risorgimento italiano, con l’appoggio di tanti liberali ticinesi, tra i quali il consigliere federale Stefano Franscini di Bodio e l’artista Vincenzo Vela di Ligornetto. A fare precipitare la situazione fu, nel novembre del 1852, l’espulsione dal Canton Ticino di 22 cappuccini sudditi austriaci, e lo scoppio dell’insurrezione di Milano del 6 febbraio 1853. Il Radetzky, accusando il Ticino di aver appoggiato la rivolta, ordinò il blocco del Cantone ed espulse dal Lombardo-Veneto oltre seimila Ticinesi immigrati, che dovettero nel giro di pochi giorni lasciare i loro beni e fare ritorno in patria. Ad altre migliaia di Ticinesi fu impedito il ritorno in Lombardia come lavoratori stagionali. Il ruolo di Vittorio Emanuele II Quello fu uno degli anni più neri dell’economia del Cantone. Al danno economico causato dal blocco si era aggiunta la «malattia delle patate», che aveva annullato il raccolto del prezioso tubero. L’Austria non contenta di aver ridotto il Ticino alla fame, pianificò anche un’azione militare contro la Svizzera. La Confederazione costrinse allora le autorità cantonali a decretare l’espulsione dei profughi, ma nello stesso tempo lanciò un vasto piano di fortificazioni militari che sarebbero state occupate in permanenza da 20.000 uomini pronti ad affrontare qualsiasi eventuale minaccia proveniente dal Sud. Solo nel 1854, la Svizzera riuscì a convincere l’Austria a togliere «il blocco della fame». Intanto Mazzini, sempre dalla Svizzera, aveva lanciato un Prestito Nazionale per la raccolta di fondi per la lot- ta contro l’Austria con l’emissione di cartelle di 25 lire l’una. La scoperta di quei titoli, messi in circolazione soprattutto nel Lombardo-Veneto, portò all’arresto e alla tortura di 110 liberali. Il 7 dicembre del ’52, cinque di loro (Enrico Tazzoli, Angelo Scarsellini, Carlo Poma, Bernardo de Canal e Giovanni Zambelli) furono impiccati sugli spalti della fortezza di Belfiore presso Mantova. Il 3 marzo del ’53, la stessa sorte toccava, a Tito Speri, Carlo Montanari e Bartolomeo Grazioli, arciprete di Revere, e il successivo 19 a Pietro Frattini e a Pier Fortunato Calvi. Anche nel regno di Sardegna, subito dopo la sconfitta della prima Guerra d’indipendenza, le forze reazionarie avevano tentato di avviare un rigoroso programma di restaurazione, con il duplice scopo di ritornare all’antico assolutismo e di addolcire le pretese dell’Austria nel corso dei negoziati per il trattato di pace. I conservatori di Corte erano sicuri di poter contare sull’appoggio di re Vittorio Emanuele II. Il nuovo sovrano, che in privato continuò a manifestare le sue antipatie personali per le nuove idee, in pubblico, invece, decise di mantenere fede alla Costituzione, per non irritare maggiormente la suscettibilità dei democratici che facevano sempre più proseliti tra le loro fila. La ragion di Stato ebbe allora il sopravvento sulle convinzioni personali e il re chiamò a ricoprire la carica di Presidente del consiglio Massimo Taparelli, marchese d’Azeglio, convinto assertore del regime costituzionale e benvoluto dalla borghesia liberale. Il suo governo, durato meno di quattro anni, dal 1849 al 1852, dovette affrontare numerosi compiti ingrati, tra cui la conclusione della Pace con l’Austria (Milano 6 agosto ’49). D’Azeglio era riuscito non solo a non far subire al Piemonte mutilazioni territoriali, ma anche a far scendere le pretese di Vienna per le indennità di guerra da 250 a 75 milioni. Quando il Parlamento, composto in maggior parte da deputati reazionari, si rifiutò di ratificare quel trattato, su consiglio dello stesso d’Azeglio, il re sciolse l’assemblea e indisse nuove elezioni rivolgendo al Paese il Proclama di Moncalieri per invitare i cittadini a eleggere deputati più responsabili. Le Leggi siccardiane Il nuovo Parlamento ratificò il trattato di Pace con l’Austria e d’Azeglio poté proseguire il suo programma di riforme per risolvere alcuni gravi problemi di politica interna. Primo fra tutti quello dei privilegi che la Chiesa godeva ancora nel Regno. Tra il marzo e l’aprile del 1850, il Parlamento, nonostante le proteste dei conservatori, approvava le cosiddette Leggi siccardiane (dal nome del ministro proponente Giuseppe Siccardi) che, tra l’altro, abolivano il diritto d’asilo nelle chiese e nei conventi per i ricercati dalla legge e il foro ecclesiastico, che stabiliva che i re- Francesco De Sanctis, giovane professore universitario, che nel ’48 aveva combattuto sulle barricate di Napoli insieme ai suoi studenti, era stato arrestato e, nel ’53, costretto a imbarcarsi «in volontario esilio» per l’America, ma allo scalo di Malta era riuscito a fuggire e a recarsi prima a Torino e poi a Zurigo, dove ricoprirà la carica di primo professore della cattedra di italiano al Politecnico federale. ligiosi anche accusati di reati comuni non potevano essere giudicati da un tribunale civile, ma da appostiti giudici ecclesiastici. La stessa legge imponeva che gli enti morali, quindi anche quelli ecclesiastici, non potevano più acquisire beni immobili senza l’autorizzazione governativa. D’Azeglio, conoscendo i limiti della dirigenza sabauda, non nascondeva i suoi dubbi sulla riunificazione dell’Italia di allora sotto il Piemonte, auspicando, invece, la creazione di una confederazione di Stati, sotto la guida dei loro sovrani legittimi, sul modello tedesco. Mazzini e Cavour, da sempre acerrimi nemici, si trovarono per una volta concordi nell’attaccare le sue idee. Mentre il primo gli mise contro le sue organizzazioni, il secondo, che lo considerava suo «empio rivale», decise di attaccarlo dall’interno, facendosi nominare prima ministro dell’agricoltura e poi delle finanze. Con un’abile e deprecabile mossa, per occupare il posto di primo ministro, da uomo di centro-destra Cavour strinse un’alleanza con il centro-sinistra di Urbano Rattazzi, formando un partito di centro, quindi si dimi- la Rivista n. 3 - Marzo 2011 51 Ritratto di Massimo d’Azeglio. se facendo in modo che la Camera votasse la sfiducia al Governo. Il 4 novembre 1852, il re lo nominava Presidente del Consiglio. Quando, dopo quasi due anni, la crisi finanziaria del Regno, lungi dall’essere risolta, si stava trasformando in crisi del Governo stesso, alimentata dagli esponenti della destra cattolica insofferenti di quelli che loro consideravano continue vessazioni contro la Chiesa, il Cavour, fece ricorso all’unico collante che lo teneva legato a Rattazzi, cioè l’anticlericalismo. Perso l’appoggio della Destra, al primo ministro non restava allora che cercare di allargare il consenso a Sinistra, favorendo il varo di alcune leggi anticlericali, volute proprio dal Ministro della Giustizia Rattazzi, che il 28 novembre 1854 presentò il disegno di legge sui conventi. Esso prevedeva la soppressione di tutte le corporazioni religiose, con l’esclusione solo di quelle delle Suore di carità e delle Suore di San Giuseppe, la cui missione di assistenza ai malati e all’istruzione era considerata benemerita. I proventi delle confische sarebbero andate a finanziare il fondo delle pensioni ai sacerdoti e ai monaci delle corporazioni soppresse. Su quel progetto si aprì un aspro dibattito non solo tra clericali e anticlericali, ma tra gli stessi uomini della sinistra, divisi in moderati e massimalisti. Il 2 marzo 1855, la legge passò alla Camera con una maggioranza di 117 voti contro 36. Ma al Senato, anche con la complicità del re, preoccupato dei rapporti con la Chiesa, quella proposta fu bocciata. 52 la Rivista n. 3 - Marzo 2011 Il sostegno del Parlamento L’atteggiamento del re e l’impossibilità di far passare la legge nel testo votato dalla Camera, il 29 aprile, costrinsero Cavour alle dimissioni. Ma, non essendoci alternative alla sua maggioranza, il successivo 4 maggio veniva richiamato al Governo. Fu un fatto politico di notevole rilevanza: la volontà del re di volerlo sostituire aveva cozzato contro il Parlamento, che ne impose il reincarico. Veniva inaugurata così la prassi che il regio Governo doveva poter contare, prima ancora che sulla fiducia del re, su quella del Parlamento. Era l’inizio di un lungo iter che avrebbe visto il re trasformarsi, a poco a poco, a solo rappresentante dell’unità statale. Il giorno dopo il suo nuovo insediamento, Cavour appoggiò l’emendamento che stabiliva che i religiosi presenti negli enti da sopprimere avevano facoltà di rimanervi «fino alla naturale estinzione delle loro comunità». Il Senato approvò, con 53 voti favorevoli e 42 contrari, la legge che, ritornata alla Camera fu licenziata in modo definitivo il 28 maggio e firmata dal sovrano il giorno dopo. La risposta della Santa Sede non si fece attendere: il 26 luglio Papa Pio IX pronunciava la scomunica contro il re, il primo ministro, tutti i membri del Governo e del Parlamento che avevano proposto e approvato quelle norme. Il consuntivo fatto a qualche decennio di distanza ha registrato che furono 335 le comunità religiose colpite dalla legge per un totale di 5.489 persone. Si apriva una ferita tra Casa Savoia e lo Stato della Chiesa che, invece di rimarginarsi, sarebbe diventata insanabile quando, dopo l’Unità, quella legge sarebbe stata estesa a tutto il Regno d’Italia. Cavour, ormai convinto dell’appoggio del Parlamento, poteva adesso lanciare i suoi programmi di politica interna ed estera. Egli mirò a fare del Piemonte uno Stato costituzionale modello, promuovendo l’economia, gli investimenti industriali e la cooperazione tra pubblico e privato. Incrementò soprattutto il commercio, fondato sul «libero scambio» interno ed estero; avviò le riforme del sistema fiscale e del codice penale; promosse la costruzione di nuove vie di comunicazione, soprattutto delle ferrovie, che esaltava come strumento di progresso; appoggiò con ogni mezzo la giovane e intraprendente borghesia industriale, che in breve tempo avrebbe dato grandi impulsi all’economia del Regno. Cavour era nato a Torino il 10 agosto 1810, dal nobile piemontese Michele Benso e da Adele de Sellon, di ricca famiglia ginevrina originaria dalla Francia. Era naturale quindi che molti ritenessero il suo anticlericalismo come conseguenza della fede calvinista della madre. Come era naturale anche che egli guardasse alla Francia per ottenere appoggi al suo disegno di trasformare il Regno sabaudo in uno Stato forte capace di competere con le altre Nazioni europee. «Penso sempre che il mio ultimo progetto sia il migliore. Finché inizio con il successivo.» Una soluzione assicurativa che protegge i risultati raggiunti con tanto impegno. Gestire un’impresa propria può essere gratificante, ma anche impegnativo. Per questo comprendiamo che vogliate proteggerla al meglio e vi offriamo una soluzione assicurativa semplice, perfettamente adeguata al vostro modello commerciale. Questo è solo uno dei preziosi servizi che offriamo quando serve aiuto. Lo chiamiamo Zurich HelpPoint. Chiedete ulteriori informazioni al vostro consulente assicurativo o visitate il sito zurich.ch/miaimpresa TEATRO MUSICALE E RISORGIMENTO IN ITALIA Viva Verdi! di Mattia Lento “Viva Verdi”, scritto sui muri e urlato a gran voce nei teatri, esprimeva al contempo l’omaggio al musicista e l’anelito all’indipendenza dallo straniero. Verdi, infatti, era un acronimo che significava Vittorio Emanuele re d’Italia. Se c’è un’espressione artistica dell’Ottocento che più di altre incarna i valori risorgimentali, questa è certamente il melodramma. Fu merito soprattutto di Giuseppe Verdi, se il teatro d’opera riuscì a rappresentare gli ideali democratici e le aspirazioni indipendentistiche degli italiani. Nato a Busseto nella provincia agricola parmense da famiglia popolare, Verdi riuscì comunque a seguire la vocazione musicale grazie a Pietro Baistrocchi e ad Antonio Barezzi, concittadini che lo supportarono nei primi passi della carriera. Nel 1832 si stabilì a Milano e quattro anni più tardi sposò Margherita Barezzi, figlia del suo benefattore. Il 1839 è l’anno in cui il non più giovanissimo Giuseppe riuscì finalmente a vedere un suo lavoro debuttare alla Scala. L’Oberto, conte di San Bonifacio, influenzato fortemente del modello donizettiano, è un’opera non del tutto risolta. Essa, tuttavia, riuscì a far ottenere al musicista un contratto con il teatro milanese. La morte della moglie e dei due figli avuti da lei, nonché l’insuccesso della commedia Un giorno di regno, rischiarono di portarlo all’abbandono 54 la Rivista n. 3 - Marzo 2011 precoce della carriera musicale. Fortunatamente il letterato Temistocle Solera lo aiutò a superare il momento di crisi e invitò Verdi a musicare un libretto da lui scritto, il Nabucco. La leggenda racconta che Verdi, non molto entusiasta del compito assegnatogli, avesse cominciato a comporre soltanto dopo aver gettato a terra con furia il manoscritto del Solera, che, apertosi, rivelò la fonte prima della sua successiva ispirazione, ovvero il famoso coro del Va pensiero. Ironia della sorte, il brano, che alcuni sostenitori della secessione vorrebbero far proprio, dà il via a una lunga serie di opere che rappresentano, al contrario, la ferma volontà di molti italiani del tempo di costituire una nazione indipendente e unita. Liberarsi dal giogo straniero Il debutto scaligero del Nabucco avvenne il 9 marzo del 1842 e sarà seguito incredibilmente da 52 repliche. L’opera si rifà alla tradizione biblica, molto di moda sui palcoscenici europei, e narra le vicende dell’omonimo re babilonese che, dopo aver ridotto in schiavitù il popolo d’Israele, è punito con la follia. Abigaille, presunta figlia del re babilonese, sostituisce Nabucco e manda a morte la di lui figlia Fenena, sua rivale d’amore. A questo punto Nabucco rinsavisce e, dopo essersi convertito al Dio degli Israeliani a causa della morte della figlia, libera gli ebrei dal giogo della schiavitù e induce Abigaille al suicidio. La trasposizione biblica serve al compositore per superare le maglie della censura. Il pubblico italiano, infatti, non fatica a rispecchiarsi nelle vicende del popolo d’Israele oppresso dall’invasore straniero. Questo processo d’identificazione non è soltanto narrativo. Dal punto di vista formale, Verdi conferisce grande importanza al coro. Sulle scene non ci sono soltanto dei personaggi ben definiti con i loro drammi ma, come nella tradizione del teatro greco, c’è un’intera comunità. Verdi scopre il popolo e ne inscena aspettative e virtù. Valori democratici e progressisti L’ideale verdiano si dimostra assai propositivo e ottimista e conquista in breve tempo le platee. Questo è il segreto della grande popolarità del parmense: egli riesce a farsi portavoce di una borghesia che, non ancora egemone, è portatrice di valori fortemente democratici e progressisti. La tecnica anticensoria di allontanare cronologicamente le vicende dal contesto contemporaneo continuerà anche successivamente. Con I lombardi alla prima crociata, però, l’esotismo è abbandonato a favore di una citazione diretta della realtà milanese. Le aspirazioni dei primi crociati milanesi portano a un nuovo processo d’identificazione del pubblico che sempre più percepisce Verdi come portavoce culturale e politico. Con Ernani, tratto da Hugo, comincia la collaborazione con il fidato librettista Francesco Maria Piave. Durante lo spettacolo andato in scena per la prima volta nel 1844 al teatro della Fenice, i veneziani intonarono insieme al coro Si ridesti il leon di Castiglia. Anche durante la messa in scena di Attila, opera poco conosciuta del Verdi, ma comunque solida dal punto di vista formale, gli accompagnamenti del coro da parte del pubblico si susseguirono. Persino l’insospettabile Macbeth fu percepito come allusione alla situazione politica contemporanea. Passione civile e anticonformismo Le opere di Verdi sono diretta conseguenza di una grande passione civile. Verdi è artista che vive nella società del tempo e che non si chiude nella torre d’avorio. Nelle sue opere non troviamo soltanto l’apologia delle aspirazioni di una classe emergente, ma anche una malcelata attrazione nei confronti delle figure ribelli al potere costituito. I masnadieri e Il corsaro sono l’esempio più fulgi- do di questo aspetto non secondario della drammaturgia verdiana. Pure la Violetta de La traviata rappresenta l’apice dell’anticonformismo verdiano e una critica al puritanesimo borghese. Citando Gramsci, possiamo dire che Verdi riuscì a incarnare lo spirito nazionalpopolare del tempo. La costituzione della Repubblica Romana, a seguito dei moti del 1848, permise all’artista di comporre un’opera dichiaratamente patriottica. La battaglia di Legnano, scritta su libretto di Salvatore Cammarano, andò in scena per la prima volta il 27 gennaio 1849 al Teatro Argentina di Roma. Le vicende sono ambientate a Milano e Como e trattano della lotta dei Comuni lombardi contro l’imperatore Federico Barbarossa. Sullo sfondo di questa battaglia si svolgono le intricate vicende di Rolando, Arrigo e di Lidia. Quest’ultima, promessa sposa di Arrigo, per volontà del padre sposa Rolando. Arrigo, creduto morto, è ritrovato da Rolando durante la battaglia. Proprio il ritorno di Arrigo scatena la gelosia di Rolando che imprigiona invano Arrigo in una torre per poterlo accusare di diserzione. Il Barbarossa viene sconfitto nella Battaglia di Legnano e tra i lombardi tornati vittoriosi, c’è anche Arrigo, in fin di vita. Il protagonista muore tenendo in pugno vicino a cuore il vessillo del Carroccio. Volontà d’indipendenza Il successo dell’opera richiamò l’attenzione di molti teatri italiani che, però, furono costretti a chiedere al musicista importanti cambiamenti dal punto di vista narrativo. Le vicende della Lega Lombarda non potevano che essere citate direttamente nella Repubblica romana! Anche in questo caso è curioso osservare come l’emblema storico delle tensioni separatistiche del Nord, fosse allora un simbolo assolutamente unitario a testimonianza della legittimità della volontà d’indipendenza italiana: miracoli dell’utilizzo improprio della storia per fini politici. Nel 1855, Giuseppe Verdi è a Parigi e scrive e I vespri siciliani, tratto da Scribe. Anche questo titolo al di fuori del contesto parigino dovette subire pesanti manomissioni per poter essere accettato dagli implacabili censori. Fu una delle ultime opere di chiaro stampo patriottico del genio musicale italiano. Il 10 gennaio 1859 Vittorio Emanuele pronunciò il famoso discorso davanti al Parlamento che sancì definitivamente la volontà del Piemonte di farsi promotore dell’unità nazionale. Il grido “Viva Verdi”, ovvero viva Vittorio Emanuele re d’Italia, divenne allora sempre più frequente nelle strade e i nei teatri italiani. Un grido che testimonia, più che gli ideali monarchici del popolo italiano, il grande ruolo culturale e politico che svolsero le note del nostro genio musicale durante il Risorgimento. la Rivista n. 3 - Marzo 2011 55 &LR¶FKHSUDWLFKLDPRGDO KDRJJLXQQRPH )DLU5HODWLRQVKLS%DQNLQJ 7XWWHOHSXEEOLFD]LRQLEDQFDULHDIIHUPDQRFKHLOFOLHQWHqLO©FHQWUR GHOO¶DWWHQ]LRQHªFRVDVLJQL¿FDFRQFUHWDPHQWHTXHVWDIUDVH" (FRPHIDUHSHUQRQSHUGHUHGLYLVWDTXHVWR©FHQWURGHOO¶DWWHQ]LRQHª IUDLWDQWLVVLPLLPSHJQLGLXQ¶D]LHQGDPRGHUQD" 'DSLGLDQQL)LQWHU%DQN=XULFKEDQFDVYL]]HUDGLTXDOLWj SHUFRUUHODSURSULDVWUDGDLQDXWRQRPLDODQRVWUDSUHVHQ]DVXO PHUFDWRqVHPSUHVWDWDPROWRULVHUYDWDPDFKLKDYROXWRFRQRVFHUFL PHJOLRKDSUHVWRVFRSHUWRFKHGDQRLLOFRQFHWWRGL©YDORULªDVVXPH XQ¶LPSRUWDQ]DPROWRULOHYDQWH )DLU5HODWLRQVKLS%DQNLQJqFLzFKHLFOLHQWLSRVVRQRFKLHGHUFLH FKHQRLGREELDPRGDUHORURSHUWXWWLLFOLHQWLFKHQRQVLDFFRQWHQWDQR GLSURPHVVHPDFKHGHVLGHUDQRSURYDUHGDYYHURTXDQWRSRVVDHVVHUH GLYHUVRLO3ULYDWH%DQNLQJ 3HUXOWHULRULLQIRUPD]LRQL!ZZZILQWHUFK )DLU5HODWLRQVKLS%DQNLQJ 6HGHFHQWUDOH)LQWHU%DQN=ULFK6$&ODULGHQVWUDVVH&+=XULJR 6HGLH$IILOLDWD/XJDQR&KLDVVR1DVVDX%DKDPDV $VVLFXUD]LRQHYLWD)LQWHU/LIH9DGX]/LHFKWHQVWHLQ Scaffale di Liber Costantino D’Orazio Massimo Montanari Paola Mastrocola Le chiavi per aprire 99 luoghi segreti di Roma L’identità italiana in cucina Togliamo il disturbo Palombi Editori, Roma, 2011 pp. 262; € 14,00 Laterza pp. 106; € 9,00 Guanda pp.280; € 17,00 (M.C.B.) - La prima edizione si è volatilizzata in pochi giorni tanto da spingere l’editore Palombi a stamparne una seconda. Francesco Palombi è la terza generazione di editori ed è specializzato nelle pubblicazioni dedicate a Roma e alla sua storia. Questo libro pregevole è una sorta di guida colta a quelle meraviglie nascoste di Roma, a tutti quei luoghi di rilievo artistico o archeologico che non sono inseriti nei circuiti turistici canonici. Il tutto poi è abilmente corredato dal gradevole insieme di illustrazioni di Danièle Ohnheiser e informazioni utili per visitare questa selezione di luoghi bizzarri come la palestra del Duce al Foro Italico oppure i resti della meridiana di Augusto nella cantina di un palazzo in via di Campo Marzio oppure il Casino del Buon Respiro di pertinenza della Presidenza del Consiglio (non durante i“ricevimenti”, peccato!). Grazie all’iniziativa dell’Avvocato Daniela Condò il volume è stato patrocinato dalla Banca Dexia Crediop che ha fatto del libro la strenna natalizia per i propri clienti. Il successo di Le chiavi per aprire 99 luoghi segreti di Roma è dovuto non solo alla cura nella presentazione di questi luoghi di difficile accesso, ma anche alla comunicazione efficace tramite la rete. Il sito dedicato al libro è www.99luoghisegreti.it e ha già diverse centinaia di fan su Facebook. Allo stesso tempo l’autore Costantino D’Orazio ha organizzato e guidato una serie di visite ai luoghi descritti nel libro. I visitatori possono così attingere alla sua fine conoscenza di storico dell’arte che già si sta dedicando ad un volume ai luoghi segreti d’Italia (uscita prevista per maggio). Il grande merito di D’Orazio è di divulgare e di dare le chiavi di accesso a questi luoghi nascosti in modo tale che non siano più solo un privilegio di pochi. Una ‘cucina italiana’ intesa come modello unitario, codificato in regole precise, non è mai esistita e non esiste tuttora. Se però la pensiamo come ‘rete’ di saperi e di pratiche, come reciproca conoscenza di prodotti e ricette provenienti da città e regioni diverse, è evidente che uno stile culinario ‘italiano’ esiste fin dal Medioevo, soprattutto negli ambienti cittadini che concentrano e rielaborano la cultura alimentare delle campagne e, al tempo stesso, la mettono in circolazione, attraverso il gioco dei mercati e i movimenti di uomini, merci, libri. Le identità non sono inscritte nei geni di un popolo, ma si costruiscono storicamente, nella dinamica quotidiana del colloquio fra uomini, esperienze, culture diverse. L’italianità della pasta, o del pomodoro, o del peperoncino è fuori discussione. Ma è anche fuori discussione che la pasta, il pomodoro, il peperoncino appartengano in origine a culture diverse. È esattamente questo il genere di identità che dobbiamo cercare nella storia alimentare e gastronomica di un’Italia che si modella come spazio di valori comuni, di saperi e di sapori condivisi. L’unità politica del paese non fa che accelerare questo processo, allargandolo a fasce più ampie della popolazione. Dapprima, la piccola borghesia cittadina, che il ricettario di Pellegrino Artusi riesce a integrare perfettamente nel nuovo spirito nazionale. Poi, con la grande guerra anche i ceti popolari cominciano a conoscersi meglio, ma spetterà ai mass-media accompagnare gli italiani nella modernità alimentare. Massimo Montanari insegna Storia medievale e Storia dell’alimentazione all’Università di Bologna. Fra i suoi lavori più importanti: L’alimentazione contadina nell’alto Medioevo (Napoli 1979); Campagne medievali (Torino 1984); Atlante dell’alimentazione e della gastronomia (curato con F. Sabban, Torino 2004). Saggio sulla libertà di non studiare Questo libro è una battaglia, perché la cultura non abbandoni la nostra vita e prima di ogni altro luogo la nostra scuola, rendendo il futuro di tutti noi un deserto. È anche un atto di accusa alla mia generazione, che ha compiuto alcune scelte disastrose e non manifesta oggi il minimo pentimento. Infine, è la mia personale preghiera ai giovani, perché scelgano loro, in prima persona, la vita che vorranno, ignorando ogni pressione, sociale e soprattutto famigliare. E perché, in un mondo che li vezzeggia, li compatisce, e ne alimenta ogni giorno il vittimismo, essi con un gesto coraggioso e rivoluzionario si riprendano la libertà di scegliere se studiare o no, sovvertendo tutti gli insopportabili luoghi comuni che da almeno quarant’anni ci governano e ci opprimono.“Ditemi se le devo ancora insegnare queste cose o no. Forse, se i ragazzi non sanno più l’italiano, vuol dire che la scuola non ha più ritenuto che fosse il caso di insegnare l’italiano. Forse tutti in Italia (o meglio, in Europa) hanno deciso questo: che non è più utile insegnare la propria lingua, e si sono dimenticati di dirlo anche a me, e allora io sono l’ultima a fare una cosa che non interessa più nessuno, e quindi è bene che smetta. Vi ricordate di quell’ultimo soldato giapponese rimasto a mitragliare per aria, a cui non avevano detto che la Seconda guerra mondiale era finita? Ecco, coswwì” Paola Mastrocola è nata nel 1956 a Torino, dove tuttora risiede. Insegna lettere in un liceo scientifico. Fino al 1999 ha pubblicato poesie e saggi sulla letteratura del Trecento e Cinquecento. Dal 2000, presso Guanda ha pubblicato cinque romanzi (La gallina volante, Palline di pane, Una barca nel bosco, Più lontana della luna e La narice del coniglio), il pamphlet narrativo La scuola raccontata al mio cane, il romanzo-favola Che animale sei?. la Rivista n. 3 - Marzo 2011 57 Scegliete chi sa scegliere. Direzione Generale e Agenzia di Città Via Giacomo Luvini 2a, CH–6900 Lugano Tel. +41 58 855 32 00 Sede Principale Via Maggio 1, CH–6900 Lugano Tel. +41 58 855 31 00 Succursali ed Agenzie Chiasso, Mendrisio, Lugano-Cassarate, Paradiso, Bellinzona, Biasca, Locarno, San Gallo, Basilea, Berna, Zurigo, St. Moritz, Celerina, Poschiavo, Castasegna, Pontresina, Coira, Davos, MC-Monaco Abbiamo scelto la trasparenza, la prudenza, la qualità del servizio. Fate anche voi la scelta giusta: scegliete BPS(SUISSE). Anche in tempi difficili. Call Center 00800 800 767 76 www.bps-suisse.ch Banca Popolare di Sondrio (SUISSE) La Banca che parla con te. LE ALPI IN LUCE DI GIOVANNI SEGANTINI (1858-1899) L’arte è amore rivestito di bellezza di Romina Michelotti L’Italia l’ha messo al mondo e la Svizzera lo ha adottato. Il 15 gennaio 1858, nella vecchia casa dei doganieri stretta tra il ponte sul fiume Sarca e lo strapiombo della rocca del Castello di Arco di Trento nasceva uno degli artisti trentini destinato a diventare fra i più famosi al mondo: Giovanni Segantini. Nella terra natia lo hanno ricordato - al centenario della sua morte - allestendo una sua collezione presso il MART, uno dei capolavori dell’architetto ticinese Mario Botta. In terra adottiva una ricca esposizione lo commemora presso la Fondation Beyeler di Basilea progettata dall’architetto italiano Renzo Piano. Bambino povero e presto orfano, la vita lo costrinse a peregrinare alla ricerca della quiete negli affetti e dell’appagamento della natura. L’arte lo salvò, perché lo costrinse ad uscire dal proprio isolamento comunicando con gli altri attraverso le sue opere e lo spinse a sondare l’intimo sentimento della vita che ritrovò nello studio della luce. “L’arte è amore rivestito di bellezza”, era il suo motto. Pittore divisionista nato tra i monti italiani del Trentino, vissuto e morto a soli 41 anni tra le montagne svizzere, sullo Schafberg sopra Pontresina nel Canton Grigioni. È la montagna, a ragion veduta, a rappresentare il luogo ideale, dove lo sguardo dell’artista scorre per rappresentare segni di universalità, che ancora oggi rie- scono a sorprenderci e verso la quale si mosse con il desiderio di spingersi sempre più in alto, verso le cime. Cercava la luce qui Segantini, sempre più pura, sempre più piena ed è essa stessa il mezzo che nei suoi dipinti ci rivela le cose nella loro innata essenza. I suoi quadri di indiscussa fama e valore, con le Alpi ed i caratteristici la Rivista n. 3 - Marzo 2011 59 60 Ritratto dell’artista. Il 15 gennaio 1858, nella vecchia casa dei doganieri stretta tra il ponte sul fiume Sarca e lo strapiombo della rocca del Castello di Arco di Trento nasceva uno degli artisti trentini destinato a diventare fra i più famosi al mondo: Giovanni Segantini. pascoli nelle vesti di modelli, sono al centro di numerose collezioni e musei a lui dedicati come la mostra istituita presso la Fondation Beyeler di Basilea, che terrà aperti i battenti fino al 25 aprile 2011. L’esposizione ospita settanta opere di cui quarantacinque dipinti e trenta disegni in prestito da importanti istituzioni pubbliche (Segantini Museum di St. Moritz, Kunsthaus di Zurigo, Minneapolis Institute of Arts di Minneapolis, Castello Sforzesco e Galleria d’arte Moderna di Milano) e da collezioni private. Nel 1999 - anno nel quale cadeva il centenario della sua morte - i Trentini lo hanno voluto ricordare con una mostra dal titolo “Segantini, la vita, la natura, la morte” presso il Mart, Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto progettato dall’architetto ticinese Mario Botta. Un’opera d’arte già di per sé il Mart: ispirato a modelli classici per le forme, come la maestosa cupola radiale che sovrasta l’intera piazza in acciaio e plexiglas, è sostenuto da molteplici e complesse soluzioni ingegneristiche. In mostra alla Fondazione Beyeler In questi mesi, sono invece gli aperti e luminosi spazi della Fondation Beyeler di Basilea, progettata dal famoso architetto italiano Renzo Piano, a custodire i capolavori di Giovanni Segantini. Ambienti che appaiono particolarmente adeguati per ospitare le opere di Giovanni Segantini e rispondono perfettamente alla contemporanea ricerca di una pura “spazialità naturale”. La collezione in essere - accompagnata anche da alcuni quadri di Monet, Cézanne e Van Gogh - é la più completa tra quelle organizzate fuori dall’Italia fino ad ora (alcuni pezzi non sono mai stati esposti al pubblico) ed è stata curata dalla stessa pronipote dell’artista. L’obiettivo deve risultare quello di far conoscere la figura di Segantini come pioniere dell’arte moderna e non solo, come spesso è connotato,“pittore della montagna”. La mostra rende conto di tutti i temi, i generi e le tecniche con cui Segantini si è confrontato, includendo una selezione di dipinti panoramici e di espressivi autoritratti. Un percorso geografico intitolando ciascuna sezione con il nome del luogo di volta in volta abitato dall’artista, che dal Trentino con un’infanzia poverissima lo conduce dapprima a Brera con gli studi accademici e in Brianza con le prime prove artistiche; poi nel villaggio grigionese di Savognin e infine a Maloja, nell’Alta Engadina. Anche e soprattutto un percorso artistico che si svolge nel segno di una progressiva purificazione dei mezzi espressivi grazie alla quale questo pittore schivo e appartato giunge ad anticipare le grandi svolte formali del Novecento. La mostra prende avvio quindi dai due gruppi di opere risalenti alla giovinezza dell’artista, vale a dire i paesaggi urbani e i ritratti che Segantini eseguì durante gli studi all’Accademia d’arte di Brera. È il periodo in cui dipinge A messa prima (1885-86), dove, di fronte ad un sacerdote che sale la lunga scalinata della chiesa di Veduggio, si respira in pieno la profonda solitudine dell’uomo di chiesa. Seguono le la Rivista n. 3 - Marzo 2011 diverse versioni di Ave Maria a trasbordo, nella quale sentimento religioso e vita campestre si fondono in un’armoniosa unità. Le Alpi prese a modello Lasciata la pianura brianzola per l’alta montagna, con la famiglia, Segantini si trasferisce a Savognin (18861894), dove approfondisce ulteriormente il confronto con la cultura contadina. Qui l’artista dipinge i primi quadri di grande formato dedicati alle Alpi svizzere e realizzati con la tecnica divisionista. Segantini apprese la possibile applicazione delle leggi dell’ottica alla pittura da Vittore Grubicy, che dall’inizio degli anni Ottanta era non solo il suo mercante, ma soprattutto una guida. Da quel momento in poi i suoi lavori saranno sempre più caratterizzati da pennellate lunghe, veloci, capaci di intrappolare la luce di una natura potente e indomita. La stessa luce che in Mezzogiorno sulle Alpi (1891) inonda e abbaglia Baba, la domestica-modella che visse con la famiglia Segantini durante il soggiorno in Engadina. A Savognin, Segantini si allontana quindi dallo stile dei primi lavori, caratterizzati da tonalità tendenzialmente scure, e tramite la scomposizione dei colori in filamenti di puri colori complementari, per lo più disposti orizzontalmente, giunge alla creazione di effetti luminosi di straordinaria intensità. Nel 1894 si trasferisce con la famiglia a Maloja in alta Engandina. Affascinato dalla luce intensa dell’alta montagna e dalla bellezza straordinaria del paesaggio, elabora nell’ultima fase della sua vita artistica un nuovo linguaggio espressivo per dar voce all’essenza di ciò che lo circonda e ad un sentimento di rispetto reverenziale per la natura e la creazione. Tra i principali dipinti di questa fase ricordiamo il suggestivo autoritratto del 1895 dove l’artista presenta di sé un’immagine quasi teatrale che sa trasmettere la personalità di un individuo solitario, a tratti enigmatico, capace di sfidare qualsiasi avversità e Primavera sulle Alpi (Raffigurazione della Primavera, 1897). Il momento culminante della parabola artistica di Segantini è il celebre Trittico delle Alpi (1896–1899) - assente giustificato presso la mostra data la sua in trasportabilità - in cui l’esistenza di uomini e animali appare armoniosamente compresa nel ciclo della natura. Verso la fine della sua vita, Segantini divenne famoso nel mondo anche per il suoi dipinti simbolisti, tra i quali La Vanità (1897) in cui emerge come per l’artista le Alpi fossero ormai diventate un luogo mentale da tradurre in miti dal significato inconscio. Di pari passo con una percezione del paesaggio montano inteso come paradiso in terra, la pittura di Segantini si fa astratta e carica di luce, come dimostra efficacemente il dipinto Paesaggio alpino (1898/99), esposto in mostra. La bella nuvola e la bella ragazza Chiudiamo l’articolo con una citazione di Hermann Hesse e di come la sensibilità di un grande artista fosse a cogliere compiutamente il senso della pittura di Segantini, capace di rivelare sensazioni sempre nuove, di far emergere i lati più intimi dell’animo umano e di trasfigurare l’osservatore per fonderlo quasi indissolubilmente con l’opera d’arte: Ave Maria a trasbordo, 1886, Museum Segantini, St. Moritz. “Elisabeth stava accanto a me davanti ad un grande quadro di Segantini ed era tutta assorta in contemplazione. Il dipinto rappresentava alcune contadine al lavoro in un magro prato alpino, e alle loro spalle, come sfondo, monti scoscesi e dentellati, che ricordavano il gruppo dello Stockhorn; inoltre, in un cielo freddo e luminoso una nuvola color avorio, disegnata in modo indicibilmente geniale. Colpiva al primo sguardo per la sua strana massa avvolta su se stessa come un gomitolo; si vedeva che era appena stata appallottolata ed impastata dal vento, e si preparava a salire per allontanarsi lentamente a volo. Evidentemente Elisabeth la capiva, poiché era tutta assorta in contemplazione. E la sua anima, altrimenti nascosta, era nuovamente apparsa sul suo volto, ridendo sommessamente dagli occhi ingranditisi, facendo sembrare morbida come quella di un bambino la bocca troppo piccola, e facendo appianare l’austera ruga tra le sopracciglia, segno di saccenteria. La bellezza e la veridicità di una grande opera d’arte costringevano la sua anima, essa stessa bella, verace e sincera, a rivelarsi. Io sedevo tranquillo lì vicino, ad osservare la bella nuvola del Segantini e la bella ragazza incantata davanti ad essa”. (H. HESSE, Peter Camenzind (1904), trad. di G. Quieto, Roma, Newton Compton, 1974, p. 109-110). A pag 59: Mezzogiorno sulle Alpi, 1891, Museum Segantini, St. Moritz. la Rivista n. 3 - Marzo 2011 61 MOVIETOUR: IL CINEMA (E LA LETTERATURA) COME PRETESTO Anche così si promuove il turismo Secondo una ricerca tra i principali tour operator internazionali 4 turisti stranieri su 10 scelgono la meta della propria vacanza in Italia dopo aver visto un film o una fiction ambientate nel nostro paese o per rivivere i luoghi e le atmosfere del proprio libro preferito. di Augusto Orsi La top five delle mete preferite comprende Roma, Venezia, i paesaggi Toscani, la Sicilia e la Campania location di importanti produzioni cinematografiche nazionali: Operazione San Gennaro, L’oro di Napoli, L’amore molesto,Le quattro giornate di Napoli, Viaggio in Italia, Così parlò Bellavista, Matrimonio all’italiana e internazionali: Mission Impossibile, Guerre Stellari nella reggia di Caserta; romanzi di successo: Il Talento di Mr Ripley in costiera amalfitana o Pompei di Robert Harris; fiction popolari: La Squadra, Un Posto al Sole, Capri e Capri 2. Nel 2007, 41 milioni e 622 mila stranieri hanno visitato l’Italia anche grazie al cinema e ai romanzi. Secondo l’Osservatorio Stampa Estera Nathan il Saggio, il trend è confermato da un’indagine su oltre 100 testate internazionali, condotta dal 2005 al 2007, per individuare il grado di visibilità e di apprezzamento della Regione Campania nel mondo. Il New York Times ha pubblicato un articolo intitolato: “Leggi il libro e poi vedi dove è ambientato”, affermando che l’offerta di itinerari turistici aumenta attraverso tour letterari. Il giornale spiega: a chi ha amato il Talento di Mr Ripley piacerà sicuramente Il Giardino, una villa che si trova in costiera amalfitana. Dello stesso avviso l’inglese Guardian: “leggendo il libro o guardando il film di Anthony Minghella si viene trasportati indietro, ai tempi in cui questa zona era relativamente sconosciuta al turismo di massa”. I pacchetti turistici di Campania Movietour A Napoli il Santa Sofia Movietour - un progetto promosso oltre che da Campania Movietour, Associazione Filmapart con la collaborazione della Soprintendenza di Napoli, dalla Mediateca Santa Sofia dell’assessorato comunale alle Politiche giovanili - da anni permet- 62 la Rivista n. 3 - Marzo 2011 Totò in una scena dell’Oro di Napoli. te a napoletani e stranieri di passeggiare per la città, facendo tappa sulle location dei film più famosi girati sul Golfo. Oltre alla proiezione iniziale delle pellicole scelte, le sequenze più belle dei film sono ricordate durante il percorso cittadino, attraverso fotogrammi e foto di scena per mettere così a confronto la Napoli del film con quella attuale. In occasione dell’uscita nelle sale di Mangia prega ama, interpretato da Julia Roberts e diretto da Ryan Murphy, Campania Movietour ha lanciato il pacchetto turistico “Mangia Prega Ama Italy Tour”, una magica esperienza di due giorni tra Roma e Napoli, per rivivere i luoghi del film e dell’omonimo best seller di Elizabeth Gilbert, un tour cinematografico nella storia e nella cultura italiana. Il percorso del personaggio interpretato da Julia Roberts, una donna che intraprende un viaggio intorno al mondo per tagliare con il passato e ritrovare se stessa, parte infatti proprio dalle due città italiane, che hanno fatto da set per la pellicola hollywoodiana. La capitale rappresenta la prima tappa del viaggio, la città in cui la protagonista prende casa per affondare nei piaceri della cultura italiana, dal cibo all’apprendimento dei costumi e della lingua: il film mostra diverse scene tra via Condotti, Villa Borghese e piazza Navona. Nel capoluogo partenopeo per la Roberts ha girato con l’attore Luca Argentero, alcune scene nelle strade di Forcella gustando la pizza di Michele e ha visitato il Pio Monte della Misericordia, per ammirare il capolavoro di Caravaggio“Le sette opere di Misericordia”. l E ING ,EAS ENTI M A ZI NAN Sofia Loen in una scena di Ieri, oggi, domani. to, movietour di spiccato interesse cinefilo è stato per me una rimpatriata e una sorta di pellegrinaggio nel cuore del Rione Sanità, uno dei più popolari e veraci quartieri di Napoli: dal palazzo dove nacque Totò, (visto solo dall’esterno e che dovrebbe diventare un museo dedicato ad uno dei più grandi ed originali attori comici italiani) al n. 109 di Santa Maria Antesecula, al balconcino dell’episodio Il guappo in L’oro di Napoli, al palazzo monumentale e spagnolesco di Questi fantasmi, al basso dove abita Adelina (Sofia Loren), nel primo episodio di Ieri, oggi, domani, alla salumeria di Pacco, doppio pacco e contropaccotto e alla piazzetta antistante la chiesa di Santa Maria della Sanità per Pianese Nunzio e ho sognato! A AND DOM AGG VANT U I ZIOD ,gINI IONE S S A NAP I Sognando alla scoperta di Napoli Attualmente i tour nella Napoli del cinema, organizzati dalla Santa Sofia Movietour sono 4, percorrendo questi itinerari in compagnia di una guida si visita la città, da via Crispi a Mergellina, da via Partenope a piazza Plebiscito, da via Paladino a via Marittima, da via S. Sofia a piazza della Sanità soffermandosi su luoghi che furono set di capolavori della storia del cinema da: Viaggio in Italia a Le quattro giornate di Napoli, a Mani sulla città, al Decameron a Mi manda Picone, a Questi fantasmi, a Vito e gli altri, a Morte di un matematico napoletano e a tanti altri Ho partecipato ad un movietour quello del rione Sanità, quello, che secondo me più si addice alla tradizione storica del cinema popolare partenopeo, legata alla vita dei bassi e dei vicoli e alla sua gente, al mondo di Eduardo e di Totò e a quello che Vittorio De sica ha immortalato nei suoi film mi sono soffermato sulle location di L’oro di Napoli, Il giudizio universale, Ieri oggi e domani, Matrimonio all’italiana. Questo ben organizza- )LPARTNERSICUROPER LEASINGElNANZIAMENTI 2ICHIEDETEUNgOFFERTALEASINGALPIáVICINO CONCESSIONARIOOPPURETELEFONATECI :àRCHERSTRASSE 3CHLIEREN 4EL &AX WWWlDISlNANCECH la Rivista n. 3 - Marzo 2011 63 “Ogni attività di Private Banking richiede un elevato livello di confidenzialità e fiducia. Crediamo fermamente nelle potenzialità del sistema di gestione bancario Ambit Apsys di SunGard per assicuralo “ con la massima efficienza. Christine Ehrat, lic.oec.publ. Membro della direzione MediBank AG Zug Ambit Apsys – per banche con più di 500 utenti AMBIT APSYS The Well Managed Bank Helping Banks better manage their customers SunGard ha progettato il sistema Ambit Private banking facendo leva sui suoi principali punti di forza: compliance ed efficienza. Inoltre, il sistema Ambit è stato integrato con funzionalità CRM che facilitano una più efficace interazione tra consulenti e clienti. Ad oggi, più di 70 banche private utilizzano questo software, che si è rivelato essere molto flessibile ed affidabile, riuscendo a soddisfare un sempre crescente numero e una complessità di richieste da parte dei loro clienti. Migrate su Ambit Apsys entro pochi mesi. Parliamone insieme. Telefono 022 929 83 00. www.sungard.com/apsys © 2010 SunGard Trademark information: SunGard, the SunGard logo, and Ambit Apsys are trademarks or registered trademarks of SunGard Data Systems Inc. or its subsidiaries in the U.S. and other countries. All other trade names are trademarks or registered trademarks of their respective holders. Sequenze di Jean de la Mulière DRAQUILA di Sabina Guzzanti LA NOSTRA VITA di Daniele Luchetti Ammettiamolo: Sabina Guzzanti è faziosa, ma, in questo caso, rimane fedele al cuore pulsante del film, che batte sulla denuncia del modo in cui è stata allestita la ricostruzione del dopo-terremoto dell’Aquila. Partendo dalla presunzione che Berlusconi fosse (oggi più di ieri, meno di domani?) in crollo di consensi, il documentario racconta di come il premier abbia scientemente (G8 docet) sfruttato una situazione tragica, come veicolo di recupero, vagheggiando di uno stucchevole nuovo “miracolo italiano”. Il tutto con il sostegno della Protezione Civile, descritta come vero e proprio braccio armato che, grazie a creativi cavilli legislativi, ha in mano non solo le emergenze nazionali, ma anche una grande quantità di eventi, grandi e piccoli, disponendo di quantità enormi di denaro aggirando, per ragioni di eccezionalità, i controlli previsti dalla legge. Guzzanti, lungo le strade del centro storico fantasma, documenta di vergognose responsabilità e tratteggia inedite pagine di vita quotidiana nei campi di accoglimento, militari o quasi, in cui addirittura il regolamento interno vieta il consumo di coca cola per non eccitare gli animi di migliaia di persone sradicate dalla propria storia, dal proprio stile di vita. Claudio (Elio Germano), un operaio edile di trent’anni, lavora in un cantiere della periferia romana. E’ sposato, ha due figli, ed è in attesa del terzo. Il rapporto con sua moglie Elena (Isabella Ragonese) è fatto di grande complicità, vitalità, sensualità. Questa esistenza felice viene sconvolta: Elena muore e Claudio non è preparato a vivere da solo. Rimuove il dolore ed elabora il suo lutto sfidando il destino, cercando di dare ai figli e a se stesso quello che non hanno avuto finora: il benessere, i soldi, i capricci, le vacanze. Si caccia in un affare più grosso di lui e quando capisce che da solo non può farcela, si vede costretto a rivolgersi agli unici di cui si fida: la sorella troppo materna (Stefania Montorsi), il fratello timido e imbranato (Raoul Bova), il pusher vicino di casa (Luca Zingaretti). Il film di Luchetti ci porta nel mondo delle nuove borgate romane (ma non solo): conglomerati di recente costruzione, esclusi dai servizi culturali della città, ma abitati dalle giovani famiglie, dai bambini. Sugli abitanti di questo mondo, persone più che personaggi, e sugli immigrati con cui dividono l’ambiente di vita e di lavoro, lo sguardo di Luchetti è fermo, senza pregiudizi, onesto, forse ottimista. IN A BETTER WORLD di Susanne Bier Il dottor Anton, medico idealista in crisi matrimoniale con la moglie Marianne, opera in un campo profughi in Sudan, ma riesce a fare finalmente ritorno a casa nella monotona tranquillità di una cittadina della provincia danese. Qui si incrociano le vite del figlio adolescente Elias, vittima dei bulli della scuola, e Christian, suo compagno di classe che vive col padre Claus, da poco rimasto vedovo. Tra i due ragazzi nasce una straordinaria e rischiosa amicizia. La solitudine, la fragilità e il dolore, però, sono in agguato e presto quella stessa amicizia si trasformerà in una pericolosa alleanza e in un inseguimento mozzafiato in cui sarà in gioco la vita stessa dei due adolescenti. Un bel melodramma raffinato anche se un poco didattico, che ha per tema la violenza e la possibilità di combatterla, e si dipana in una storia nella quale eventi imprevedibili hanno effetti drammatici sulle persone e intaccano l’immagine di luogo incantato nel quale vivere. Dalla Danimarca, generalmente percepita come una società armoniosa e ideale, ci conferma che in realtà nulla è perfetto e che il mondo perfetto in realtà non esiste. la Rivista n. 3 - Marzo 2011 65 CON DUE SPETTACOLI A ZURIGO E BASILEA Beppe Grillo ritorna in Svizzera Sono parecchi i personaggi scomodi, senza peli sulla lingua e forse neanche sullo stomaco, che negli ultimi tempi, hanno perso la platea e la voce. Come l’acqua irruente che straripa e rompe gli argini davanti agli ostacoli trovando altre strade per il suo cammino, Beppe Grillo non è tra questi. Comico sopra le righe fin dall’inizio, sguardo furente, lingua mordace, sudore abbondante, bandito dalla televisione e dall’inferno, il Grillo nazionale ha dato volti alla mafia, nomi ai corrotti e voce alle masse precarie in fermento. Di tutti i personaggi genuinamente rivoltosi lui è il più scomodo, perché non si riesce a zittirlo e la gente lo sta a sentire. Dalla politica all’ecologia, dalla cronaca all’economia, dal teatro alla piazza, dal blog seguitissimo al nuovo “Grillo is back”tour - una promessa che suona come un avvertimento o una minaccia - Beppe Grillo torna a sputare rabbia, saliva e parole, pesanti e pensati, sui palchi della Svizzera tedesca, con un nuovo, imprevedibile work in progress: senza un copione fisso, perché fissa non è la quotidianità da cui prende spunto. Il nuovo spettacolo di Beppe Grillo, è magia bianca. Telecinesi, chiaroveggenza, telepatia, teletrasporto, sono diventati realtà. I poteri paranormali della Rete sono ormai a disposizione di ognuno. Due ore per super spettatori che vogliono volare. Il palco sarà caratterizzato da un grande schermo, un ciclorama semicircolare che avvolge lo spazio in cui si muove Grillo. Un enorme fondale-display sul quale si formano di volta in volta scritte, concetti, immagini che interagiscono con le sue parole, che mimetizzano dietro la risata la preoccupazione per il degrado, morale prim’ancora che materiale, nel quale stiamo sprofondando. Un ritorno che solletica la curiosità: sia dei suoi numerosi fan, molti dei quali hanno scelto anche di appoggiare le sue campagne dichiaratamente politiche, che si sono concretizzate con la creazione del movimento 5 Stelle (a settembre è riuscito a portare a Cesena, per la sua Woodstock a 5 stelle, oltre 180.000 persone), sia di coloro che ne amano la verve comica pungente e lapidaria, mai fine a se stessa - e l’originalità. La nuova tournée di Beppe Grillo si colloca dunque all’interno di un percorso chiaro, in cui la risata sposa la necessità di farsi portavoce di informazioni e di proporsi come stimolo alla coscienza della gente. Lo spettacolo andrà in scena al Kongresshaus di Zurigo il 18 marzo, alle ore 20.30 e allo Stadtcasino (Festsaal) di Basilea il 19 marzo, sempre alla stessa ora. Costo biglietti: Zurigo: CHF. 69.- 1° Categoria CHF. 58.- 2° Categoria Basilea: CHF. 73.- 1° Categoria CHF. 61.- 2° Categoria Prevendita: www.swissticketnet.ch Ticket Hotline:0900 848 022 (CHF 1.19/ Min.) la Rivista n. 3 - Marzo 2011 67 A\YPNV A \YPPNV )LYUH ) LYUH 6SIPH 6 SIPPH )H ) HHYPYPP )HYP )YPU ) PUKPZP KP P )YPUKPZP 33HTLaPH;LYTL HTLaPH; ;LYTL 'HVWLQD]LRQLGDVRJQR *VU/LS]L[PJ(PY^H`ZH]YL[LTVKVKPNVKLY]PPS=VZ[YV]VSVUVUZ[VWPU\UHTIPLU[LWLYZVUHSL=PWVY[LYLTVKHA\YPNVLKH )LYUHHSSL=VZ[YLTL[LKHZVNUVPU0[HSPHZLUaHHSJ\UVZJHSV 7PHUVKP]VSVLZ[P]V 3\U4HY4LY.PV=LU:HI+VT +LZ[PUHaPVUP KHWLYA\YPNV )HYP )YPUKPZP 3HTLaPH;LYTL +LZ[PUHaPVUP KHWLY)LYUH )YPUKPZP 6SIPH PUJVSSHIVYHaPVULJVU 3UHQRWDWHVRZZZKHOYHWLFFRPRDO Diapason di Luca D’Alessandro Lorenzo Cherubini Jovanotti - ORA (Universal) Un album che non fa pensare, ma riflettere. Nel senso buono. Sì, perché Jovanotti è e rimarrà un mito per una generazione intera, i cui brani nessuno si scorderà mai, perché sono autentici, in un certo senso semplici, ciononostante profondi. Ora, un mélange tra energia e malinconia, tra sentimenti e vivacità, è l’essenza di un lungo lavoro durante un periodo difficile per il cantante, dopo la scomparsa della madre. Jovanotti rimane in parte nel suo stile, in certi momenti riveste tutto in un ambiente nuovo, puntando sull’elettronico e sferico come ad esempio in Tutto l’amore che ho. Ci sono poi canzoni che puntano sulla dance come Spingo il tempo al massimo o Io danzo, in cui sono coinvolti beat e sintetizzatori. Dall’altro lato si trovano brani tradizionali, come il rock di Il più grande spettacolo dopo il big bang e la ballata Le tasche piene di sassi. Pleroma - ROSSO COLORE D’AMORE (K-Tel) La Svizzera – la nuova terra d’origine del duro rock italiano? Chissà? Almeno si potrebbe pensarlo, ascoltando i Pleroma, gruppo rock-pop composto di musicisti italo-svizzeri che con il loro secondo album dal titolo Rosso Colore D’Amore ci raccomandano un menù dal sapore robusto, salato, ruvido, come dimostrano, ad esempio, i brani Vaffanculo, Solo Tu e Feel My Anger. I ragazzi stessi si definiscono degli chef del rock; dei cuochi che mescolano degli ingredienti provenienti da cis- e oltralpe in un unico pentolone; sostanze che – portate in ebollizione – emanano un’energia allucinante. Ma attenzione: in ogni menù si nasconde un dessert. Quello si manifesta in un brano fragile, quasi sensibile come Una questione di dignità. L’album è stato ideato da Thomas J. Gyger, produttore che nel passato ha collaborato con musicisti svizzeri di grande fama, come DJ Bobo e Gölä. Flabby - ANYTHING CAN HAPPEN (Rnc Music) Al momento il jazz leggero va molto forte in Italia. Jazz leggero? Pardon, qui ci vuole un chiarimento: con jazz leggero s’intende un misto tra la bossanova, lo swing, la musica da big band e quella cinematografica degli anni Sessanta, come la conosciamo da Piero Umiliani o Armando Trovajoli. E in questa categoria si inseriscono i Flabby, ovvero i deejay radiofonici Ross Pellecchia, Fab Fiore e Andrea De Sabato, che con il loro album Anything Can Happen portano avanti una tradizione musicale stabilitasi nel primo decennio di questo secolo, un genere dei ritmi soffici e leggeri, dedicati a coloro che amano girare in automobile di notte cercando un bar aperto. Il progetto è nato proprio in un ambiente così: nel lontano 1996 i tre s’incontrano in un bar, e gustandosi qualche drink, si accorgono di avere una forte passione comune – un sentimento che loro stessi riassumono nel titolo Flabby. Ascoltare per capire. Nathalie - VIVO SOSPESA (Sony) È giovane, sa suonare il pianoforte e ha una presenza sicura. Nathalie, la cantautrice di origine italo-belga, è riuscita a entusiasmare il grande pubblico al 61° Festival della Canzone Italiana con Vivo Sospesa, una ballata in cui la giovane ci racconta come speranze e possibilità insegnino a rendere il dolore un punto di forza. Il brano s’inserisce perfettamente nella tradizione del cantautorato italiano. E sono molti – primo di tutti Gianni Morandi – a vedere in lei un astro nascente dello spettacolo musicale italiano. Staremo a vedere. Al momento sono in tante, le stelle nascenti, siamo comunque certi che Nathalie, grazie alla sua eleganza, sofisticatezza e vocalità velata ha tutto il potenziale per accendersi. Intanto ci gustiamo il suo debutto, anch’esso intitolato Vivo Sospesa e, chissà, forse tra qualche tempo riparleremo del suo secondo album: qui, nel nostro diapason. la Rivista n. 3 - Marzo 2011 69 Inizia il conto alla rovescia Tutto pronto per Gusto in Scena, che, dopo due edizioni a Venezia il 13 e 14 marzo si terrà a Lugano al Palazzo dei Congressi Il programma dell’evento internazionale ideato da Marcello Coronini, che vedrà protagonisti ristorazione, vini e prodotti eccellenti, è stato presentato in conferenza stampa alla Libreria Feltrinelli di Piazza Piemonte a Milano. Forte anche la partecipazione della stampa ticinese, giunta per conoscere l’evento che verrà ospitato dalla loro città. La scelta della capitale lombarda non è casuale,anzitutto perché Milano e Lugano sono città gemelle, a sola un’ora di distanza, poi perché a Gusto in Scena sarà forte la rappresentanza della regione. In particolare a Chef in Concerto saranno presenti sei chef lombardi eccellenti, da Ilario Vinciguerra a Chicco Cerea. Saliranno poi sul palco gli esponenti del Gruppo Cuochi e Ristoratori di Lombardia, presieduto da Matteo Scibillia. Non mancheranno gli “chef del futuro” ovvero gli studenti delle scuole alberghiere, su cui Marcello Coronini ha deciso di investire invitandone circa 200. Durante la presentazione sono state illustrate le molte le novità dell’evento. La più eclatante è il tema di Chef in Concerto “Cucinare con…Cucinare senza”, sfida culturale che porterà gli chef a interpretare i propri piatti con o senza grassi. “Non dobbiamo essere medici ma oggi il nostro dovere morale è fare una cucina salubre, con grande attenzione alle materie prime. Centrale è il benessere del cliente, che non significa solo farlo stare bene a cena ma anche il giorno dopo. Se non riusciamo a comunicare che mangiare bene fa bene alla salute avremo fallito” afferma Ilario Vinciguerra, intervenuto alla conferenza stampa. “Come lo stilista presenta l’alta creazione di moda, magari poco portabile ma resa poi accessibile dal pret a porter, così le grandi ricette di Chef in Concerto potranno poi essere declinate dal pubblico in modo libero e si aprirà così un 70 la Rivista n. 3 - Marzo 2011 dibattito ampio, che interesserà l’intera società.” Afferma Marcello Coronini.“Si tratta di un vero e proprio esercizio, quasi un gioco, che viene proposto ai grandi chef per riflettere su tematiche di attualità”. Ogni chef relatore, dialogando con il giornalista che lo presenta, esprimerà per qualche minuto la sua opinione sul tema del congresso e poi eseguirà due piatti studiati per l’occasione, uno con una componente o una materia prima grassa e l’altro senza. Ogni intervento durerà circa 25/30 minuti nei quali verranno valorizzate le due situazioni contrapposte illustrando il tipo di tecnica utilizzata per sostituire i “grassi”e quindi dando spazio anche a sostanze tipo alginati, addensanti, gelificanti e azoto liquido. Verrà spiegato, anche, come si può utilizzare al meglio il “grasso” valorizzandone gli aspetti nutrizionali positivi. Indirettamente il tema si indirizzerà verso aspetti salutistici legati alla mancanza di grassi e gli chef ospiti si confronteranno con la nuova esigenza della clientela di conciliare alta cucina e linea ma anche, più in generale, sulla necessità di salubrità del piatto. Sul palco di Gusto in Scena cuochi del calibro di Antonino Cannavacciuolo, Alfonso Caputo, Riccardo De Pra, Corrado Fasolato, Giovanni Grasso, Herbert Hintner, Pietro Leemann, Pino Lavarra, Nicola Portinari, Niko Romito, Massimo Spigaroli, Paolo Teverini, Gaetano Trovato, Ilario Vinciguerra e molti altri, si destreggeranno con le due versioni dello stesso piatto. Un esercizio originale che stimolerà la creatività mettendo alla prova la capacità di esaltare gli aspetti nutrizionali positivi di entrambe le scelte. Ogni relatore illustrerà nella ricetta senza il tipo di tecnica utilizzata o le materie scelte per sostituire i grassi; in quella con evidenzierà come si possa utilizzare al meglio la componente grassa. Chef in Concerto non sarà una gara tra cuochi ma uno stimolante confronto, con l’obiettivo di far riflettere sulle varianti che rendono la cucina “gustosa”. Il tema di Chef in Concerto è attuale non solo perché sfaterà i falsi miti che attribuiscono alle materie grasse solo valori negativi, ma anche perché toccherà, anche se solo indirettamente, il tema dell’utilizzo della “nuove sostanze” e della chimica in cucina, già protagonista della prima edizione di Gusto in Scena. Tra le conferme del programma di Gusto in Scena ci sarà I Magnifici Vini, grande banco d’assaggio aperto al pubblico, tra le cantine selezionate saranno presenti alcuni produttori di Merlot del Ticino. Questo vitigno, conosciuto in tutto il mondo, ha trovato qui uno dei terroir più interessanti e le cantine produttrici negli anni hanno raggiunto livelli qualitativi molto alti. Un territorio abbastanza vasto e un numero di cantine di tutto rispetto fanno del Ticino, una delle aree più importanti al mondo per il vitigno Merlot. Grandi protagonisti saranno, inoltre, i vini sloveni e italiani, con diverse decine di aziende, provenienti dalle principali aree vinicole del nostro Paese, dalla Valtellina alla Sicilia. Il pubblico potrà così compiere un giro dell’Italia, della Svizzera e della Slovenia nel bicchiere scoprendo emozioni diverse nei vini dei tre paesi. A Gusto in Scena si potrà inoltre partecipare ad alcuni momenti speciali, come le verticali di vini particolari, dall’Amarone di Tedeschi ad altre grandi sorprese che saranno in grado di trasmettere forti emozioni. Che il vino unisca i due paesi è dimostrato dal fatto che, fino al 1815, la Svizzera includeva nei propri confini anche la Valtellina, oggi uno dei territori viticoli italiani dotati di maggiore fascino. Inoltre, la terra elvetica è da sempre uno dei mercati più importanti per la nostra enologia. Su un’importazione totale di 176 milioni di litri (+ 3,1% rispetto al 2008), l’Italia rappresenta il primo fornitore con una crescita, anche nel 2010, di + 12,4%. Tra le regioni più apprezzate Veneto, Toscana, Piemonte, Friuli Venezia Giulia, Lombardia e Sicilia. Il mercato Svizzero è considerato uno dei mercati che meglio paga la qualità e questo è dovuto anche al grande lavoro fatto negli anni dagli importatori, che hanno mantenuto il giusto valore del vino. Oggi si può dire che in Svizzera c’è un’ottima cultura del vino. Infine, Seduzioni di Gola farà scoprire i gusti più speciali. Grazie all’Isola dell’Olio si presenteranno ben 7 regioni italiane e il consumatore imparerà ad apprezzare questo prodotto straordinario, grazie ai corsi di de- gustazione orizzontali. Tra i vari prodotti ci sarà anche uno dei risi più preziosi d’Italia, prodotto dalla Riserva San Massimo, che dalle 12.30 alle 15 offrirà al pubblico un assaggio, realizzato dal Ristorante Parco Ciani, luogo di ritrovo per le serate importanti di Lugano. A concludere della conferenza stampa si è tenuto il buffet offerto dalla Collina dei Ciliegi, azienda della Valpolicella, produttrice di un grande Amarone, vino simbolo del Veneto. Una presenza non causale perché proprio la Regione Veneto sarà partner dell’evento con l’assessorato al Turismo. È IL MARCHIO CHE DISTINGUE LA MIGLIORE OSPITALITÀ ITALIANA. CERCATELO E TROVERETE ACCOGLIENZA DI QUALITÀ. Lo espongono alberghi, ristoranti, agriturismo, camping e stabilimenti balneari che hanno ottenuto la certificazione rilasciata dalle Camere di Commercio d’Italia. Per saperne di più cliccate su www.10q.it la Rivista n. 3 - Marzo 2011 71 Convivio di Domenico Cosentino Le polpettine si possono preparare con gli avanzi della sera prima (carne lessa, arrosti e “culi” di mortadella). Ben tornata polpetta Alcuni anni fa, una delegazione di giornalisti francesi – tra questi anche alcuni gastronomi -, durante una cena di lavoro con alcuni colleghi italiani, aveva espresso un duro e severo giudizio sul fatto che a Roma, nel cuore della Città Eterna, accanto monumenti storici come il Colosseo e i Fori Romani, sorgessero come funghi, locali McDonald’s. “Penso – aveva aggiunto una di loro – che a Parigi uno scempio simile non accadrà mai! Non riesco ad immaginarlo un francese che, lungo la Senna, gli Champs-Elysèes, sotto l’Arc de Triomphe, accanto al musée del Louvre, divora quella frittella di carne macinata inserita in quello pseudopanino molle e dolce ricoperto di semi di sesamo. I francesi, grazie a Dio, ancora oggi, agli immangiabili hamburger, preferiscono le loro squisite “boulette de viande”, che poi sarebbero le vostre saporite polpette”. 72 la Rivista n. 3 - Marzo 2011 Ma l’hamburger conquista anche la Francia Alcuni anni dopo, precisamente il 14 luglio 2009, alcuni quotidiani francesi, pubblicarono, a firma di Madame Jane Sigal, un articolo dal titolo: Paris Mac, l’hamburger conquista la Francia. E in tono molto sarcastico, rivolgendosi ai francesi, la signora scriveva:”Di solito il 14 luglio è un giorno di festa nazionale per il popolo francese. Oggi è un giorno triste! Perché anche se non avete potuto essere presenti sugli Champs-Elysèes per festeggiare la Presa della Bastiglia, guardando sette paracadutisti scendere giù fluttuando davanti al presidente Nicolas Sarkozy, avete certamente la possibilità di celebrare la grandeur francese con una nuova tradizione locale: mangiando un hamburger. Hamburger e cheeseburger, dopo aver “occupato” tutta l’Europa, hanno cominciato a sostituirsi alle nostre “boulette de viande” già qualche anno fa, ma lo slancio lo hanno preso negli ultimi nove mesi, e ora hanno invaso la città. In tutti i posti dove capiterete quest’estate – nei caffè di Saint Germain de Prés, nei ritrovi dell’alta moda, perfino nei ristoranti a tre stelle – avrete buone probabilità di trovare un succoso dischetto di carne di manzo macinata, quasi immancabilmente infilato dentro una molliccia pagnottella”. Il polpettone mentre viene rosolato. Addio America, ora chiamiamolo polpetta Nel dicembre dello stesso anno, certamente non per vendetta, Carlo Petrini, fondatore di Slow food, scriveva sull’Espresso: “Ma perché prendersela tanto se, dopo tutta l’Europa anche la Francia si è arresa all’hamburger. Era da aspettarselo! In fondo però, tornando in Europa, questo cuore vagabondo e con poche pretese, è solo tornato a casa, da dove era partito. Dunque, non bisogna esser tristi, ma è ora di gridare tutti insieme “Addio America. Ben tornato a casa! Ma, per favore – concludeva Carletto – finiamola di chiamarlo hamburger . Dopo una vita così travagliata in giro per il mondo, ora possiamo, finalmente, chiamarla con il suo proprio nome d’origine: Polpetta”. E bisogna aggiungere – dico io – che, da quando è nata, nel suo girovagare,la semplice, umile, ma squisita polpetta ne ha viste di “cotte e di crude”. Da cibo da portuali… Partita all’inizio dell’ottocento da Amburgo (Germania) dove era nata, ( ma in Germania sembra ce l’abbiano portata i Tartari di Gengis Kahn provenienti dalla Mongolia, che usavano frullare la carne sotto le selle dei cavalli), la polpetta schiacciata di carne macinata da mettere dentro i panini, era stato cibo da portuali che, come si sa, pur essendo a contatto con il mare, il pesce non lo amano o non se lo possono permettere. Insie- me a tanti altri emigranti di quell’epoca, si trasferì nel Nord America. E là ha cambiato nome. Tutti iniziarono a chiamarla come gli abitanti della sua città: Hamburger. La alleggerirono dei suoi ingredienti originali: solo carne macinata pressata, senza le complicazioni delle polpette, senza quegli intingoli che a voler mangiare per strada complicano solo la vita. Così, incomincia il “sogno americano”. Sogno che all’inizio è fatto di casette colorate, tutte eguali, stile Walt Disney, tali da sembrare più stazioni di benzina che ristoranti. Con tutti quei tavoli di formica – anche questi stretti, piccoli –, con camerieri e cuochi giovani, tutti vestiti uguali e frettolosi per famiglie di tutti i colori. E poi, quel pane sempre più gommoso e tutte quelle salse. Ma anche i sogni hanno un capolinea: e il suo è arrivato quando si accorse che qualcosa non funzionava più: Non riusciva a vedersi attorniato da tante persone grasse e di essere capitato in un mondo di ciccioni, di donne adipose e bambini obesi. Decise, allora, di rientrare in Europa, ma ormai nessuno la riconosceva più. Per tutti, era l’Americano, l’hamburger. Finché, un giorno qualcuno si ricordò delle polpette, quelle italiane. E che le polpette e i polpettoni sono roba da mamme, zie e nonne, che avevano ed hanno tempo e voglia di aggiungere alla carne, uova, prezzemolo, formaggio (parmigiano reggiano o pecorino) e pane inzuppato nel la Rivista n. 3 - Marzo 2011 73 che, per primo, già nel l891, ha avuto la grande idea di raccogliere, selezionare, curare, nei più piccoli dettagli, tutte le ricette che nonne, mamme e zie gli inviavano da tutta Italia, e farne stampare, a spese sue, mille copie. Fra le tante ricette ricevute, molte riguardavano, appunto, polpette e polpettoni. Il polpettone con la sua salsa al vino rosso e verdure. latte, o nel brodo. Come hamburger, sarà pure diventata famosa e cittadina del mondo, ma una mamma, non ce l’ ha mai avuta! …a Succulenti bocconcini per buongustai Ed eccola di nuovo, la Polpetta oggi, pavoneggiarsi in semplici osterie, trattorie, ma anche in ristoranti italiani d’alto bordo, diventare cibo per buongustai e palati raffinati. Finalmente servita come si deve: semplice com’era nata, fritta o accompagnata da succulenti intingoli, in larghi ed eleganti piatti senza quelle fette di pane che gli toglievano il fiato e senza quell’orrenda salsa da colore rosso che è il Tomato Ketchup. Perché, se la materia è di prima qualità, un po’ di sale e pepe basta e avanza. Fino al ‘300, nei ricettari italiani non v’era traccia della parola“polpetta”. La prima apparizione avviene nel secolo XV, grazie al libro “De Coquinaria di Mastro Martino”, cuoco dell’allora Carmelengo Patriarca di Aquilea. Più tardi, nel 1881, è Pellegrino Artusi, nel suo ben noto manuale “la Scienza in cucina e l’arte di mangiar bene”, che ci racconta come le nostre nonne preparavano le polpette e i polpettoni: “Non crediate che io abbia la pretensione d’insegnarvi a far le polpette.(…) Tritate il lesso o la carne cruda colla lunetta e tritate a parte una fetta di prosciutto grasso e magro per unirla al medesimo. Condite con parmigiano, sale pepe, alcune cucchiaiate di pappa, fatta con una midolla di pane cotta nel brodo o nel latte, legando il composto con un uovo o due a secondo della quantità. Formate tante pallottole del volume di un uovo, panatele ed friggetele nell’olio o nel lardo”. Polpette (non solo di carne) e Polpettoni… Nel libro, dove la cucina è vista più come scienza e arte, l’Artusi usa ringraziare spesso tutte le signore che gli inviano le loro ricette e l’onoravano della loro amicizia. E non poteva fare altrimenti! Visto che molto doveva loro. Di certo non sono state le mamme italiane ad imparare dalla Scienza in cucina di Pellegrino Artusi. Al contrario, egli attinse a quella vera fonte d’informazioni, a quel patrimonio famigliare costituito dai famosi quaderni sui quali generazioni di mamme e zie avevano scritto le loro ricette, trasmettendole così a figlie, nuore e nipoti. La grandezza dell’Artusi, sta nel fatto 74 la Rivista n. 3 - Marzo 2011 …per farne scorpacciate a Carnevale Prima di trasferirsi definitivamente a casa nostra, mia nonna veniva a trascorrere il finesettimana da noi. E si portava dietro alcune provviste che preparava nella sua casa di campagna. Fra queste (sapeva che ne andavo pazzo), l’impasto di carne macinata, preparato con carne di vitellone, maiale, cipolla o profumo d’aglio, formaggio pecorino, prezzemolo, pane bagnato nel latte e uova, per le polpette. Nei miei ricordi, rivedo mia nonna sempre in cucina, come una sentinella, pronta a rimestare pentole, piatti di minestre da rabboccare, pulire verdure o forni da controllare. A tavola non apparecchiava mai un posto per sé quando si pranzava. Prima serviva noi ragazzi, poi mio padre e mia madre. Solo allora, versava quel poco che era rimasto in un piatto e mangiava stando in piedi. Mia nonna era sopravvissuta alla prima e alla seconda guerra mondiale. Aveva conosciuto la fame e conosceva bene la tecnica per riciclare avanzi in cucina. Ho imparato da lei che di una mela non si butta niente e che le patate, bollite o arrostite sotto la cenere vanno mangiate con tutta la buccia. Quando iniziava a friggere le polpette, le stavo sempre accanto. In dialetto le polpette le chiamava “fria e mangi” (friggi e mangi! Mangiarle ancora calde) Nel nostro caso, però, era lei che friggeva e io mangiavo. A Carnevale, l’impasto che portava era quadruplicato. A dare una mano a friggere, veniva pure zia Rosina, sorella di mamma. Ma non mancava, quasi mai, zia Teresina, sorella di papà. E tutt’e quattro impastavano e friggevano polpette per tre giorni consecutivi: fino al Martedì Grasso”. Era il periodo della scorpacciata di polpette di carne, fritte e immerse nel ragù, ma anche polpette di patate, di riso farcite con mozzarella, di melanzane, di fiori di zucca e zucchini, di farina di ceci e pecorino grattugiato e di baccalà. E, non mancava il polpettone, che le brave donne farcivano con fette di caciocavallo, soppressata e uova soda. Mia nonna è morta a novant’anni. Fino a quel giorno non aveva mai avuto una febbre, mai stata in ospedale. Una sera, di un piovoso mese di novembre, a cena, disse di sentirsi poco bene. Andò a letto, si coricò. Si addormentò e non si è più svegliata. Zia Lucia e zia Paola (amate mie sorelle, ma con lingua biforcuta), amano ancora oggi raccontare che anche dopo il funerale, ero così avvilito, che non riuscivo a rassegnarmi alla perdita della nonna. Ero disperato: piangevo e urlavo che volevo la mia nonna. Mia madre cercava con tutti i mezzi di convincermi che la sua scomparsa era un fatto naturale e mi raccontava la“storiella”che la nonna, tanto ammalata, stava molto meglio dove era andata (lassù in Paradiso) che qua giù con noi Ma non riusciva a convincermi: sempre più disperato, continuavo a piangere, urlare che volevo la mia nonna, la volevo qui e in cucina. Fino a quando mia madre perse la pazienza. Mi prese per un LA RICETTA POLPETTINE DI CARNE AL BALSAMICO TRADIZIONALE DI MODENA Ingredienti per 4 persone: 500 g di carne macinata (250 di vitellone, 250 di maiale). Un mazzetto di prezzemolo, uno spicchio d’aglio o una cipolla (possibilmente rossa di Tropea), 2 tuorli d’uova, due fette di pane (solo la mollica) bagnato nel latte, 100 g di parmigiano reggiano o pecorino grattugiato, 50 g di farina, 5 dl di olio extravergine d’oliva, 2 cl di aceto balsamico tradizionale di Modena, sale e pepe. Come le preparo: L’impasto è quello che normalmente faceva mia nonna (solo con pecorino). Io ho deciso di servirle con delle gocce di aceto balsamico tradizionale invecchiato 12 anni. Metto la carne macinata in una zuppiera e aggiungo il pane bagnato, il mazzetto di prezzemolo tritato, lo spicchio d’aglio ( i miei nipoti preferiscono la cipolla), i tuorli d’uova, il formaggio grattugiato. Regolo di sale e pepe. Amalgamo il composto e aiutandomi con le mani, formo tante palline grosse quanto una noce. Le passo nella farina e le friggo in abbondante (le polpette devono essere immerse) olio d’oliva a 160° per 7-8 minuti, girandole un paio di volte. Le aggiusto su carta assorbente. Distribuisco le polpettine su un piatto di portata, faccio cadere a gocce l’aceto balsamico e porto a tavola ancora calde. Il vino: Quando le servo come stuzzichini: bianchi secchi fermi o con le bollicine, ma anche vini rossi giovani e fruttati. LA GASTRONOMIA ITALIANA IN SVIZZERA braccio, mi fece sedere su una panca che avevamo in cucina e disse: “Adesso basta! È ora di finirla! Vuoi dirmi veramente il motivo della tua disperazione?” “È per via delle polpette - risposi tra i singhiozzi. “Polpette? E che c’entrano le polpette?” Sì,mamma, c’entrano! Perché adesso chi mi preparerà i “fria e mangi? Chi friggerà le mie polpette?” Viva Italia Cucina tradizionale! Da noi apprezzerete la vera italianità con le nostre specialità tipiche, che normalmente solo in Italia potete apprezzare. Lasciatevi incantare dal nostro ambiente mediterraneo e da un servizio impeccabile, dalle nostre eccellenti pizze, preparate secondo le ricette originali del campione del mondo di pizzaioli e con il marchio «Vera Pizza napoletana DOC», dalle tipiche pietanze a base di carne o di pesce, nonché dalla nostra prelibata pasta fresca e dai succulenti dolci. E se amate le tradizioni culinarie del bel Paese, da noi troverete consiglio sui migliori, eccellenti vini selezionati da tutte le regioni italiane. «Buon appetito!» Il team Molino si fara piacere di accoglierla alla sua prossima visita con un cordiale «benvenuto»! Nei 17 Ristoranti MOLINO in Svizzera, Lei è un ospite sempre gradito durante tutti i 365 giorni dell’anno: MOLINO Berna Waisenhausplatz 13 3011 Berna Telefono 031/ 311 21 71 MOLINO Vevey Rue du Simplon 45 1800 Vevey Telefono 021/ 925 95 45 MOLINO Dietikon Badenerstrasse 21 8953 Dietikon Telefono 044 / 740 14 18 MOLINO Wallisellen Glattzentrum 8304 Wallisellen Telefono 044 / 830 65 36 MOLINO Friborgo 93, rue de Lausanne 1700 Friborgo Telefono 026 / 322 30 65 MOLINO Winterthur Marktgasse 45 8400 Winterthur Telefono 052 / 213 02 27 MOLINO Ginevra Place du Molard 7 1204 Ginevra Telefono 022 / 307 99 88 MOLINO Zurigo Limmatquai 16 8001 Zurigo Telefono 044 / 261 01 17 MOLINO Ginevra Centre La Praille 1227 Carouge Telefono 022 / 307 84 44 MOLINO Zurigo Stauffacherstrasse 31 8004 Zurigo Telefono 044 / 240 20 40 LE LACUSTRE Ginevra Quai Général-Guisan 5 1204 Ginevra Telefono 022 / 317 40 00 FRASCATI Zurigo Bellerivestrasse 2 8008 Zurigo Telefono 043 / 443 06 06 MOLINO Montreux Place du Marché 6 1820 Montreux Telefono 021/ 965 13 34 SEILERHAUS MOLINO Zermatt Bahnhofstrasse 52 3920 Zermatt Telefono 027 / 966 81 81 MOLINO S. Gallo Bohl 1 9000 S. Gallo Telefono 071/ 223 45 03 MOLINO Thônex 106, Rue de Genève 1226 Thônex Telefono 022 / 860 88 88 MOLINO Uster Poststrasse 20 8610 Uster Telefono 044 / 940 18 48 la Rivista n. 3 - Marzo 2011 www.molino.ch 75 Motori di Graziano Guerra Della serie modelli speciali Alfa Romeo Brera Italian Indipendent Veloce come un proiettile, precisa come pallottola, la Brera, coupé di prestigio Alfa Romeo, suscita sempre grandi emozioni. Coniuga eleganza, qualità e il confort di una berlina di lusso. In prova la versione speciale Italian Indipendent. Una macchina vera che colpisce per la tonalità molto speciale, a dire il vero è anche un po viziata, perché non accetta gli autolavaggi se non di alto lignaggio. Ma si sa, a una così bella si concede tutto. Ricorda un proiettile, un missile e non solo per la vernice, anche per la velocità che il propulsore di nuova generazione consente (là dove concesso, ben inteso). La Brera che abbiamo provato montava infatti quel 1750 TBi a benzina da 200 CV (Euro 5) che coniuga le tecnologie più avanzate nel campo dei motori ad accensione comandata, quali l’iniezione diretta di benzina, il doppio variatore di fase continuo, il turbocompressore ed un rivoluzionario sistema di controllo. Motore dalle prestazioni comparabili a un 6 cilindri, ma consuma come un 4 cilindri (medio dichiarato: 8,1 litri per 100 Km, su strada leggermente superiore). La coppia massima di 320 Nm si raggiunge a soli 1400 giri, che vuol dire massimo confort, la velocità di 235 km/h … non sulle strade svizzere. Si vola da 0 a 100 km/h in poco più di 7 secondi. Per quanto riguarda l’etichetta di rendimento energetico, invece, la categoria è la D, con valori di emissioni di CO2 nel ciclo combinato che raggiungono i 189 g/km. Il potente propulsore è abbinato a un cambio manuale a sei marce. Il prezzo del modello in prova: 44’900 franchi, ai quali si aggiungevano 5’140 per gli accessori (lavafari, 350; luci Bi-Xenon, 1200; sedili anteriori riscaldabili con comando elettrico e funzione memory, 1500; retrovisori esterni elettrici, riscaldabili e con funzione memory, 90, sedili rivestiti di pelle della serie Indipendent, 2000). Con lei, l esperienza di guida è bella come con poche altre, da 10 e lode. È sempre fedele agli impulsi del pilota, che scenderà senza i muscoli dorsali e del collo indolenziti, anche dopo tanti chilometri senza fermarsi (dopo massimo due ore è in ogni caso consigliato fare una pausa). Tiene la strada come l Alfa Romeo insegna da sempre. La sensazione di sicurezza è costante, sia in frenata normale sia in quella di emergenza. Dispone dei più sofisticati dispositivi elettronici per il controllo del comportamento dinamico della vettura (dalla frenata alla trazione), che sono stati studiati attraverso simulazioni e accurate prove in pista. Pur avendo tutto quello che oggi è disponibile (bluetooth per il cellulare, navigatore con ampio schermo, lettore CD, impianto acustico Bose con sei altoparlanti da 570 Watt e altro ancora), la parte dedicata all’informazione e all’intrattenimento avrebbe bisogno di una rinfrescata. D’altro canto, il pubblico molto individualista al quale la Brera è dedicata, potrà trovare soluzioni molto personali. Disegnata da Giugiaro acchiappa con la sua inconfondibile eleganza italiana e lo stile assolutamente irripetibile, che non significa posti castigati. Il frontale e il posteriore molto rastremati le conferiscono un’impressione di grande compattezza, ma le dimensioni sono generose: in cm è larga 183 cm, lunga 441, alta 137 e con un passo di 252. In fatto di comfort e funzionalità non scende a compromessi. la Rivista n. 3 - Marzo 2011 77 81° Salone Internazionale dell’automobile di Ginevra Italiane in vetrina Nonostante le ripercussioni della crisi finanziaria, il Salone dell’automobile di Ginevra registrerà il «tutto esaurito» anche per l’81esima edizione, in calendario dal 3 al 13 marzo. I 80’000 mq messi a disposizione dagli organizzatori non hanno consentito di soddisfare la domanda. «Avremmo potuto attribuire anche i 6’500 mq che saranno ricavati nel 2013 al disopra del padiglione 6», ha detto il presidente del Salone, Luc Argand. Nell’ambito dell’edizione 2011 - che riunirà 260 espositori di 31 paesi - saranno presentate 170 «prime» mondiali ed europee. 700’000 i visitatori attesi. Le italiane sanno fare strabuzzare gli occhi a tutti. Perché sono le più belle, ma non solo per questo. Anche per le tecnologie avanzate, come i motori twin air. E poi lo sposalizio americano, che ha riportato in auge il Gruppo Fiat e un mai sopito richiamo dall’una e dall’altra parte dell’Oceano. Gli americani hanno sempre amato il design e la tecnologia Made in Italy: Ferrari, Ducati, Vespa, e altri bei nomi che lo spazio, sempre tiranno, ci ruba, ne sono testimoni; così come gli italiani hanno sempre amato l’idea italo-americana, sia nel mondo dei motori sia in altri campi. Dalla ricerca alla scienza, dall‘arte alla moda, dal bel canto alla gastronomia. Quest’alleanza strategica ha rimesso in gioco l’arte e il business, il bello e la grande finanza, l’estro e il grande management. Ce la faranno gli italoamericani? Le prospettive sono difficili, per un’industria globale che ha una produttività di 95 milioni di unità in un mercato da 65 milioni di vetture. Certo piace quel piace, ma il bello ancor di più. E se l’estro e la genialità sapranno andare a braccetto con precisione e qualità, allora nulla sarà precluso. Incredibile, ma gli enormi conglomerati dell’industria automobilistica tedesca, giapponese e anglo-americana, si ritrovano sempre una scuderia da battere: la Ferrari! In passerella a Ginevra, in rigoroso – o quasi ordine alfabetico Ferrari –Debutto ufficiale della FF, la prima Ferrari 4x4 di sempre. Ferrari Four rompe con il passato e definisce un concetto nuovo di Gran Turismo sportiva: Una rivoluzione, non una semplice evoluzione. Motore: V12, 65°, cilindrata totale 6262cc, potenza massima 660 CV a 8000 giri/min; coppia massima 683 Nm a 6000 giri/min. Dimensioni (mm) e peso (Kg): Lunghezza 4907, larghezza 1953, h 1379; 1790 kg a secco (in allestimento base per l’Europa). Distribuzione pesi: 47% all’anteriore, 53% al posteriore. Prestazioni 78 la Rivista n. 3 - Marzo 2011 Abarth 500C. dichiarate: Velocità max 335 km/h / 0-100 km/h 3,7 secondi. Consumi / Emissioni (Combinato ECE - Con allestimento HELE): 15,4 l/100 km / CO2 360 gr/km. Abarth - Riflettori puntati sulla 695 “Tributo Ferrari”, inoltre sullo stand si potrà ammirare una Abarth 500C “esseesse” dall’elegante livrea bicolore Grigio Campovolo e Grigio Pista con “liner” cromatico bianco, un elemento che divide e contemporaneamente unisce le due anime della vettura: sopra l’eleganza di una cabrio, sotto le prestazioni da vera sportiva del kit “esseesse”. Alfa Romeo – La pluripremiata Giulietta è a Ginevra con la Quadrifoglio Verde 1750 TBi da 235 CV, rosso competizione, e la Distinctive 1.4 MultiAir Turbobenzina 170 CV“Alfa TCT”con Start&Stop, grigio antracite. Il cambio “Alfa TCT” assicura un feeling sportivo superiore ai cambi automatici convenzionali. La MiTo MY 2011 ha nuovi colori esterni e nuovi tessuti per gli interni, nuovi optional e tecnologie per il miglioramento del comfort e del feeling di guida. Rinnovato anche l’esclusivo allestimento“Quadrifoglio Verde”, esposto un modello dotato del potente propulsore 1.4 MultiAir Turbo da 170 CV, premiato come Migliore Nuovo Motore dell’Anno da una giuria internazionale di esperti. Fiat – Nello stand rinnovato importanti anteprime mondiali con protagonista il primo veicolo Fiat frutto della partnership con Chrysler Group, la nuovissima Freemont. Nata sulla base della Dodge Journey, sarà commercializzata nella seconda metà del 2011. Grand Voyager. Maserati GranCabrio Sport. Sullo stand una variante “Bright Silver Metallic” con interni in pelle nera a trazione anteriore, motore 2.0 Multijet da 170 CV. Sette posti, telecamera posteriore, navigatore con touch screen da 8,4”, cerchi in lega da 19”, climatizzatore automatico a tre zone, sensori di parcheggio posteriori, tetto apribile e Video Pack (con Dvd sul padiglione). In bella mostra inoltre la gamma “MyLife”, composta dai modelli Punto, Qubo, Bravo e Doblò, che rappresenta un modo inedito di intendere il rapporto tra tecnologia, design ed ecologia. La Fiat 500 TwinAir (berlina e cabrio) ha scelto il prestigioso palcoscenico ginevrino per presentare la nuova gamma 2011. Maserati – Debuttoa Ginevra perla nuova Maserati GranCabrio Sport – la versione della pluri-premiata cabriolet della Casa del Tridente che esalta la guida sportiva en plein air. Le potenza del V8 da 4,7 litri è stata aumentata a 450 CV per una coppia massima di 510 Nm. I consumi sono al tempo stesso stati ridotti di un ulteriore 6%. La GranCabrio Sport sarà commercializzata a partire dall’estate 2011. Lancia - A un anno dall’integrazione con Chrysler, i due marchi si fondono dando origine a una nuova dinastia che racchiude il meglio di due culture industriali: l’expertise per la “stress-free experience” e la funzionalità propri del marchio Chrysler assieme al gusto, all’innovazione e all’amore per la manifattura che da sempre contraddistinguono Lancia. Frutto di questa unione sono le vetture Lancia esposte in anteprima mondiale: la nuova Ypsilon, la nuova Thema, la nuova Flavia Concept, la nuova Flavia Cabrio Concept, il nuovo Grand Voyager e la nuova Delta. Automobili che esprimono i valori condivisi dai due marchi, dall’eleganza all’innovazione tecnologica, dalla storia secolare alla volontà di eccellere in futuro, e segnano il naturale completamento di un’integrazione nata solo 12 mesi fa, ma che oggi è divenuta una realtà realizzata in tempi record e dal potenziale enorme. Flavia Cabrio Concept. la Rivista n. 3 - Marzo 2011 79 Starbene Attività fisica per superare il cancro alla prostata Alle uova si è ristretto il colesterolo La diagnosi di un tumore non deve indurre rinchiudersi in casa. Se si riesce a fare una nuotata, una partita a tennis o una corsa nel parco, ci si può anche allungare la vita. È quanto emerge da un recente studio pubblicato sul Journal of Clinical Oncology, secondo il quale i malati di cancro alla prostata che praticano attività fisica per più di tre ore a settimana hanno il 61% di probabilità in più di sopravvivere rispetto a chi, nell’arco dei sette giorni, fa esercizio per non più di un’ora. Lo studio ha valutato l’intensità, la durata e la qualità dell’attività fisica svolta tra il 1990 e il 2008 da 2.700 uomini con accertato cancro alla prostata. È risultato che emerso che, in quel tipo di pazienti, anche solo camminare a passo spedito per almeno un’ora e mezza la settimana serviva quasi a dimezzare il rischio di morte. Perché il vantaggio fosse ancora più evidente si dovevano però considerare gli uomini che svolgevano un esercizio fisico più intenso, nell’ordine di almeno tre ore settimanali. Come questo avvenga, però non è del tutto chiaro. Una possibile spiegazione potrebbe essere legata al ruolo che l’attività fisica ha nell’aumentare la sensibilità all’insulina, influenzando di conseguenza l’attività di altri ormoni correlati alla proliferazione cellulare e alla produzione di nuovi vasi, determinanti nella crescita di un tumore. Inoltre, l’esercizio muscolare rafforza il sistema immunitario e diminuisce la concentrazione di fattori infiammatori, ma per conoscere i precisi meccanismi molecolari implicati in questi fenomeni occorreranno ulteriori studi. Meno colesterolo e più vitamina D: l’uovo dei nostri tempi, secondo uno studio americano, è molto più sano che in passato. Tanto che qualcuno prova a sfornare il proverbio “eating one egg a day is ok”, sulla falsa riga della mela al giorno che toglie il medico di torno. Ma i nutrizionisti non sono d’accordo. La ricerca è stata condotta dall’Agricultural Research Service del Dipartimento di Agricoltura americano, che ha rilevato come rispetto agli ultimi esami del contenuto nutritivo dell’uovo, datati 2002, questo prodotto abbia oggi una quantità inferiore di colesterolo nella misura del 14%. Inoltre, è emerso che le uova contengono il 64 per cento in più di vitamina D (deputata alla regolazione di calcio e fosforo nell’organismo) rispetto a quanto si era creduto finora. In particolare un uovo americano medio nel 2011 ha un contenuto di colesterolo di 185 milligrammi, a fronte del limite di 300 milligrammi consigliato dalle linee guida dei dietologi e della soglia dei 200 milligrammi giornalieri che non dovrebbe oltrepassare chi ha una propensione alle malattie cardiovascolari. Malgrado queste rivelazioni, a lume di naso appare fondato il vecchio luogo comune che suggerisce di limitare l’utilizzo di questo alimento. È vero infatti che un uovo ha una quantità di colesterolo abbondantemente al di sotto dei limiti, ma è vero anche che con un tuorlo una persona si gioca quasi i due terzi della dote giornaliera di colesterolo a propria disposizione. L’arancia è buona e fa bene, anche di sera Dici arancia e l’associazione va alla vitamina C, essenziale per ossa, denti e vasi sanguigni, oltre che come antiossidante. Le arance contengono anche flavonoidi, sempre più studiati per il loro potenziale ruolo nella protezione da alcuni tumori e dalle malattie cardiovascolari. In uno studio pubblicato dall’American Journal of Clinical Nutrition, alcuni ricercatori francesi, per 4 settimane, hanno somministrato quotidianamente a 24 uomini sovrappeso, alternandoli, mezzo litro di succo di arancia, mezzo litro di una bevanda con pari contenuto di zuccheri e calorie, con due capsule di esperidina (un flavonoide presente quasi esclusivamente negli agrumi), e la stessa bevanda con aggiunta però di due capsule inerti. Sia con il succo, sia con l’esperidina si è osservata una significativa riduzione della pressione“minima”, che non è stata rilevata con il placebo. Inoltre, con l’esperidina e con il succo si sono osservate modifiche positive della funzionalità dell’endotelio, che non è solo la sottilissima membrana che riveste i vasi sanguigni, ma è un tessuto con numerosi compiti, tra cui la regolazione del passaggio delle sostanze trasportate dal sangue e del tono dei vasi, da cui dipende la pressione. Una disfunzione dell’endotelio è una causa importante nell’inizio, e nella progressione, dell’arteriosclerosi. Quindi l’arancia è buona e fa bene, anche alla sera. Inoltre, rispetto al succo, il frutto intero resta la scelta migliore per contenuto di fibra, per capacità di saziare e perché in genere fornisce meno zuccheri. 80 la Rivista n. 3 - Marzo 2011 Secchioni si nasce e si campa più a lungo Il punto G non è un mito Lo afferma uno studio anglo/americano pubblicato su PLOS One da ricercatori delle Università di Londra e di Albuquerque: secchioni si nasce. Salvo rare eccezioni, l’apprendimento è infatti influenzato geneticamente e segue scadenze prefissate: ciò che per esempio si impara a 12 anni non può essere appreso a 10 e viceversa. Non tutto è comunque determinato e immutabile, perché anche la scuola e l’ambiente giocano un loro ruolo. Seguendo la carriera di 4mila scolari gemelli i ricercatori sono giunti alla conclusione che la predisposizione genetica incide per il 50%, l’ambiente per il 12 e l’istruzione per il 38%. E i secchioni non solo vanno bene a scuola, ma campano anche di più: un altro studio inglese su seimila bambini seguiti fino all’età adulta aveva osservato che i secchioni sono naturalmente portati a fare le scelte di vita più sane e intelligenti. A 30 anni, per esempio, pochi fumano, pochi sono obesi o in sovrappeso e pochi sono anche gli ipertesi. Il punto G non è «un mito moderno», esiste e ciò è scientificamente provato: a sostenerlo è la ginecologa francese Odile Buisson che in un libro, Chi ha paura del punto G? Il piacere femminile, un’angoscia maschile, rilancia oltralpe il dibattito sulla zona erogena delle donne tanto chiacchierata e ricercata. Tra il 2009 e il 2010 la Buisson ha realizzato una serie di ecografie del clitoride e del coito grazie a una coppia di volontari. Con l’aiuto del chirurgo Pierre Foldes, l’autrice ha realizzato una cartografia del clitoride «troppo spesso dimenticato». L’autrice si oppone fermamente ai risultati dello studio dei ricercatori inglesi del King’s College di Londra che ne ha negato l’esistenza definendolo solo un mito alimentato da riviste e terapisti sessuali. Per lei il piacere femminile «fa paura agli uomini». Il punto G, fu così chiamato per ricordare il ginecologo tedesco Ernst Grafenberg, che per primo lo descrisse oltre 50 anni fa, situandolo sulla parete frontale della vagina. la Rivista n. 3 - Marzo 2011 81 Dall’apprezzatissimo furgone Daily al peso massimo Stralis: Grazie agli innumerevoli modelli disponibili, la nuovissima gamma di mezzi Iveco offre soluzioni specifiche, dalla convenienza ideale, per ogni incarico di trasporto. IVECO (Svizzera) SA, Oberfeldstrasse 16, 8302 Kloten, tel. 044 804 73 73 Il programma completo di Iveco: conveniente su tutta la linea. www.iveco.ch Il Mondo in fiera Olio Capitale: Trieste, 18 - 21 marzo 2011 Salone degli extravergini tipici Il 90° Macef chiude con 95.000 visitatori Cibus Tour 2011: Parma, 15 - 17 aprile La filiera agroalimentare incontra i consumatori Vinitaly, Sol, Agrifood club, Enolitech: Verona, 7- 11 aprile 2011 Un poker di rassegne per l’agroalimentare made in italy I Saloni 2011: Milano, 12 - 17 aprile 50 years young la Rivista n. 3 - Marzo 2011 83 Fiere Olio Capitale: Trieste, 18 - 21 marzo 2011 Salone degli extravergini tipici L’unica fiera dedicata in esclusiva agli extra vergini, organizzata quest’anno da Aries, ripropone il ricco calendario di eventi, gli incontri con i buyer, la collaborazione con “Teatro Naturale” Olio Capitale, la quinta edizione: il Salone degli extravergini tipici si svolgerà a Trieste dal 18 al 21 marzo 2011 e a organizzarla sarà Aries. Il testimone passa da Fiera Trieste Spa all’Azienda Speciale della Camera di Commercio, che curerà le principali manifestazioni dell’ente fieristico triestino, tra cui spiccano Olio Capitale e TriestEspresso Expo. Anche quest’anno è attesa una conferma del trend di crescita che ha caratterizzato le passate edizioni: dal lancio, nel 2007, al 2010, sono cresciuti costantemente il numero degli espositori, i metri quadrati di aree espositive, i visitatori e gli incontri programmati con i buyer. La manifestazione, fiera specializzata a cadenza annuale aperta anche al pubblico non professionale, è ormai riconosciuta punto di riferimento del mercato per gli attori dell’intera filiera e diventata a tutti gli effetti vetrina d’eccellenza dell’Italia olivicola. Si tratta, infatti, dell’unica fiera in Italia che promuove l’olio in esclusiva. Già raccolte numerose adesioni, si stanno assegnando gli spazi espositivi e si prevede la presenza di tutte le principali regioni produttrici italiane, tra cui Sicilia, Puglia, Toscana, Liguria, Molise, Umbria, Calabria, senza scordare le piccole produzioni di qualità locali del Friuli Venezia Giulia. Non solo, all’evento, come ormai di consueto, prenderanno parte anche espositori stranieri, provenienti, in primis, dalle vicine Slovenia e Croazia. L’olio extravergine è l’indiscusso protagonista di una manifestazione che non prevede unicamente la presentazione e la degustazione, ma anche un ricco calendario di eventi collaterali, tra cui il Concorso Olio Capitale, unico nel suo genere in Italia e riproposto anche quest’anno, alla luce del gradimento riscosso nelle passate edizioni. Tre categorie di oli, fruttato leggero, medio e intenso, saranno giudicati da altrettante categorie, quella degli assaggiatori professionisti, dei ristoratori e dei visitatori. Il concorso è stato ideato da Teatro Naturale, il settimanale settoriale dell’oleologo Luigi Caricato, con cui è stata riconfermata la collaborazione delle scorse edizioni per l’organizzazione di ulteriori eventi collaterali. Infine, nella quattro-giorni della manifestazione con- 84 la Rivista n. 3 - Marzo 2011 vergeranno a Trieste qualificati buyer esteri, selezionati dall’Area internazionalizzazione di Aries, espressamente per cercare nuove partnership e concludere contratti commerciali. Verranno organizzati incontri bilaterali tra gli espositori e gli operatori stranieri nell’ambito dei quali potranno essere approfonditi i dettagli di eventuali nuove collaborazioni. In particolare, per la prima volta, la presenza di buyer dell’agroalimentare australiani alla ricerca dell’eccellenza e della qualità italiana. PER INFORMAZIONI Camera di Commercio Italiana per la Svizzera Seestrasse 123, CH - 8027 Zürich Tel +41 44 289 23 23 Fax +41 44 201 53 57 e-mail: [email protected] www.ccis.ch Cibus Tour 2011: Parma, 15 - 17 aprile La filiera agroalimentare incontra i consumatori Cibus Tour è una nuova manifestazione fieristica, promossa da Fiere di Parma, per dare occasione ai produttori dell’agroalimentare di stabilire un marketing engagement con i consumatori. Sarà infatti aperto al grande pubblico “Cibus Tour – Un viaggio nei saperi del territorio, nella salute e nel saper fare dell’alimentare Made in Italy”, che si terrà a Parma dal 15 al 17 aprile del 2011. Ad animare la nuova fiera saranno presenti, per la prima volta, gli attori principali della filiera agroalimentare: le grandi industrie di marca aderenti a Federalimentare, i piccoli produttori regionali, gli artigiani di Slow Food, gli agricoltori e i coltivatori della Confagricoltura, le aziende del Biologico, la Grande Distribuzione. I visitatori di Cibus Tour troveranno quindi un quadro completo della produzione alimentare Made in Italy: le piccole e medie aziende d’eccellenza che valorizzano i prodotti tipici locali; le Amministrazioni Regionali e le Collettive aziendali che, oltre ad esporre e vendere i propri prodotti, daranno spazio alla ristorazione regionale; le grandi aziende di marca che presenteranno al grande pubblico i propri format di vendita e/o somministrazione attraverso la formula del temporary shop/ restaurant; i produttori agricoli; le aziende del biologico e del biodinamico; le catene della Grande Distribuzione che faranno gustare al pubblico i propri prodotti a marca premium, in collaborazione con le aziende fornitrici e partners delle loro store brand. Confagricoltura parteciperà con un grande spazio espositivo diviso in quattro settori: il lattiero-caseario; l’ortofrutticolo; il cerealicolo; l’ittico. Alla fine di ogni settore sarà presente uno spazio espositivo per l’educazione del visitatore sulle tematiche inerenti i vari settori. Infine, una serie di stand delle varie associazioni aderenti per esporre, far gustare e vendere le produzioni ai visitatori. Un ruolo importante verrà svolto a Cibus Tour dalla Associazione degli Operatori Biologici e Biodinamici dell’Emilia Romagna (la Pro.B.E.R. che associa tremila aziende) che informerà i visitatori sulle potenzialità qualitative ed organolettiche dei prodotti biologici, segnalerà ricette gourmet, introdurrà ricette bio nei menù di alcuni importanti ristoratori italiani e organizzerà esibizioni di chef impegnati in “cooking show” e un concorso per la creazione di un ricettario Bio con le migliori ricette ideate per l’occasione. Mentre Cibus, che si terrà nel 2012, è dedicata esclusivamente agli operatori, Cibus Tour è aperta al pubblico per offrire la possibilità di scoprire, degustare ed acquistare i prodotti d’eccellenza delle regioni italiane con lo scopo di coinvolgere il pubblico in percorsi di apprendimento su sapori e territorio, coniugato con l’intrattenimento. Tre i settori che compongono la geografia di Cibus Tour: Cibus Terroir, Cibus Bio e Pianeta Nutrizione. Ad essi si aggiunge un evento nell’evento, cioè uno spazio dedicato alla cultura dei prodotti suini,“Po(r)co ma buono”, realizzato in collaborazione con Slow Food. PER INFORMAZIONI Camera di Commercio Italiana per la Svizzera Seestrasse 123, CH - 8027 Zürich Tel +41 44 289 23 23 Fax +41 44 201 53 57 e-mail: [email protected] www.ccis.ch la Rivista n. 3 - Marzo 2011 85 Fiere I Saloni 2011: Milano, 12 - 17 aprile 50 years young “50 years young” campeggia a lettere cubitali sulla pagina pubblicitaria che annuncia i prossimi Saloni. Con questo pay off i Saloni vogliono dichiarare la loro età ironicamente, con un gioco di parole che ne sottolinea la natura e lo spirito, giovane e vivace. 50 anni portati bene se dai 12.100 visitatori che li hanno visitati nel 1961 si è arrivati ai 297.460 del 2010 e se i 328 espositori iniziali distribuiti su 11.000 metri quadrati sono diventati negli ultimi anni oltre 2500 su più di 200.000 metri quadrati. Numeri importanti anche quelli delle presenze 2010 della stampa, 5.110 giornalisti da 65 Paesi, e del pubblico, oltre 32.000 le persone che hanno visitato la manifestazione nella giornata di domenica. 50 anni che non vogliono essere autocelebrati ma che guardano soprattutto al futuro, ai prossimi 50 anni, attraverso un progetto articolato che accanto alle consuete manifestazioni fieristiche – il Salone Internazionale del Mobile, il Salone Internazionale del Complemento d’Arredo, le biennali Euroluce e SaloneUfficio e il SaloneSatellite – coinvolgerà la città di Milano per offrire uno spazio di riflessione sul design, sul mondo dell’industria che lo ha reso possibile, sulla creatività e sulla cultura. Da martedì 12 a domenica 17 aprile 2011 duplice appuntamento con i Saloni, sia in Fiera sia in città, sempre in coerenza con la politica di Cosmit costantemente alla ricerca dell’equilibrio tra tradizione e innovazione nel nome della qualità. Presso il quartiere espositivo di Rho per vedere, toccare, provare il meglio che l’arredo domestico può offrire in tema di prodotti – dai letti agli armadi alle sedute agli apparecchi per l’illuminazione sia da esterni che da interni, ai mobili per ufficio – di tipologie – dal pezzo unico al coordinato – e di stile – dal classico al design al moderno – oltre a ciò che detterà le tendenze di domani. IL 90° MACEF CHIUDE CON 95.000 VISITATORI Il Macef numero novanta ha chiuso il 30 gennaio a fieramilano dopo quattro giorni molto intensi di contrattazioni. I 1.985 espositori ripartiti su oltre 105mila metri quadrati hanno ricevuto la visita di circa 95mila operatori (+5%) e hanno espresso una soddisfazione piuttosto elevata per l’andamento commerciale della manifestazione. Migliora nettamente (+10%) l’affluenza degli operatori esteri. “Un trend positivo, nonostante la congiuntura poco favorevole – commenta Marco Serioli, direttore esecutivo di Rassegne, la società del Gruppo Fiera Milano che organizza Macef, Salone Internazionale della Casa – l’ambizione di Macef è quella di tornare ad essere leader nel settore e questi segnali incoraggianti ci dimostrano che la strada tracciata è quella giusta. 86 la Rivista n. 3 - Marzo 2011 Il Macef del novantesimo ha fatto appello alla storia industriale italiana (che ha arricchito il mondo con alcune delle icone del design) e ha lanciato ancora una volta un rilevante ventaglio di novità formali, di buona tecnica e di innovazione. Quelle aziende, non poche, che anche durante la crisi hanno saputo e voluto investire nella ricerca sono state premiate. A settembre, anche grazie alla sinergia con il nuovo progetto AbitaMI, lanciato proprio nei giorni del Macef, contiamo di sviluppare ulteriormente la manifestazione”. In città invece con un molteplice progetto di cultura che si svolge in alcuni luoghi storici. Al centro di tutti gli eventi l’innovazione, delle persone e delle cose, guardando al passato e pensando al futuro. Con una formula innovativa ovvero una rappresentazione teatrale affidata a Laura Curino e prodotta dal Piccolo Teatro di Milano, Cosmit in collaborazione con la Fondazione Giannino Bassetti, FederlegnoArredo, la Camera di Commercio di Milano e quella di Monza-Brianza, racconta alcuni grandi protagonisti milanesi, designer e imprenditori del design, e si interroga sulla continuità delle idee e sull’esperienza industriale costruita intorno al loro genio creativo. In occasione del cinquantesimo anniversario del Salone del Mobile, Triennale Design Museum dedica la sua quarta edizione agli uomini e alle aziende che con la loro attività hanno contribuito a creare il sistema del design italiano.“Le fabbriche dei sogni”, dal 5 aprile 2011 al 26 febbraio 2012. Nell’anno della biennale Euroluce, Cosmit guarda al cuore di Milano, quello antico, che corrisponde all’attuale zona Piazza della Scala-Piazza San Fedele. Lì, dove il suolo si rialza lievemente, gli antichi veneravano un piccolo bosco che creava una radura protetta da alberi a loro sacri e lì si ricrea l’antico bosco sacro, il lucus come veniva chiamato dagli antichi che colpito dalla luce (lucus a lucendo) diveniva “una moltitudine di alberi I SALONI 2011 Fiera Milano, Rho martedì 12 – domenica 17 aprile 2011 Orari: dalle 09.30 alle 18.30. Ingresso riservato agli operatori del settore. Domenica 17 aprile ingresso aperto anche al pubblico. SaloneSatellite: aperto al pubblico tutti i giorni della manifestazione dalle 09.30 alle 18.30 Salone Internazionale del Mobile Salone Internazionale del Complemento d’Arredo Prodotti esposti: camere da letto, letti singoli, armadi, sale da pranzo, tinelli e soggiorni, mobili da ingresso, mobili per bambini e ragazzi, mobili singoli, tavoli e sedie, mobili in giunco, midollino e rattan, mobili da giardino, imbottiti. Elementi complementari, oggettistica, elementi di decoro, tessili. Associazioni ed enti di settore. Giornali, riviste e pubblicazione di settore. Espositori: 1.450; Padiglioni: 1-2-3-4-5-6-7-8-10-12-14-16-18-20 Superficie netta espositiva: 150.500 metri quadrati. con sentimento religioso”. Grazie alla scenografia ideata da Attilio Stocchi con “CuoreBosco” il cuore di Milano si trasforma in un nuovo visionario Theatrum Naturae e fa rinascere gli alberi, avvolti nella nebbia padana, e quello straordinario mondo sonoro prodotto dalle specie volatili che lì stanziavano: cardellini, codibugnoli, upupe, codirossi, ballerine bianche. Dal 12 al 17 aprile. E infine, la suggestiva cornice di Piazza Duomo ospita “Principia – Stanze e sostanze delle arti prossime”, mostra immaginifica sul futuro, un percorso costituito da otto ambienti progettati da Denis Santachiara in collaborazione con Solares Fondazione delle Arti e scienziati, giovani e importanti artisti. Le più innovative scoperte scientifiche vengono reinterpretate manipolando la scienza per creare opere d’arte uniche che utilizzano un principium, riconducibile essenzialmente alle ultime e più avanzate tecnologie. Dal 12 aprile al 1° maggio. I Saloni: una garanzia di qualità che dura nel tempo, definendolo. PER INFORMAZIONI Luigi Palma - Ufficio Fiere & PR Camera di Commercio Italiana per la Svizzera Seestrasse 123 - CH-8027 Zurigo Tel. +41/44/289 23 29 - Fax +41/44/201 53 57 E-Mail: [email protected] http://www.ccis.ch Euroluce Prodotti esposti: Apparecchi per l’illuminazione da esterni, da interni, a uso industriale, di spettacoli / eventi, per usi speciali e del settore ospedaliero. Sistemi di illuminazione. Sorgenti luminose. Aziende di software e consulenza per le tecnologie della luce. Associazioni ed enti di settore. Giornali, riviste e pubblicazioni di settore. Espositori: 450; Padiglioni: 9-11-13-15 Superficie netta espositiva: 41.000 metri quadrati SaloneUfficio Prodotti esposti: Arredamenti per ufficio, banche e istituti assicurativi, uffici postali, ambienti pubblici e comunità. Sedute per ufficio e comunità. Partizioni interne e rivestimenti. Impianti di sicurezza per ufficio, banche e comunità. Riscaldamento e condizionamento d’aria per ufficio. Complementi d’arredamento per ufficio. Tecnologie audio-video. Servizi. Associazioni ed enti di settore. Espositori: 120; Padiglioni: 22-24 SaloneSatellite Progettisti attesi: 700 designer inclusi gli studenti delle 20 scuole internazionali di design Padiglione: 22-24 la Rivista n. 3 - Marzo 2011 87 Fiere Vinitaly, Sol, Agrifood club, Enolitech: Verona, 7- 11 aprile 2011 Un poker di rassegne per l’agroalimentare made in italy Vinitaly, Sol, Agrifood Club ed Enolitech: il poker di manifestazioni dedicate al vino, all’olio extravergine, al food di qualità e alle tecnologie vitivinicole e olearie, rappresenta un unicum senza eguali nel panorama fieristico mondiale e registra il tutto esaurito sul fronte delle richieste di partecipazione degli espositori. Nella passata edizione di Vinitaly i visitatori esteri hanno superato quota 47.000 su un totale di quasi 153 mila presenze. Un record che segue quello degli anni precedenti ed ha portato l’incidenza delle presenze estere da 114 Nazioni a oltre il 31% (l’incidenza media italiana per le fiere internazionali è del 10%). Se i consumi domestici non danno segni di ripresa, l’export sembra l’unica strada che può dare impulso alle imprese nazionali: le esportazioni agroalimentari hanno fatto registrare un aumento del 9,3% nei primi sei mesi del 2010 rispetto al medesimo periodo del 2009. Le migliori performance sono state realizzate dai vini (+8,6%), dall’olio di oliva (+13,5%), dalle carni suine preparate e dai salumi (+13,5%), da formaggi e latticini (+15,3%) e dai prodotti dolciari (+18,5%). Vengono dall’estero anche le opportunità per l’industria impiantistica-macchinari e delle attrezzature-tecnologie per la filiera vitivinicola e olearia. Vinitaly (www.vinitaly.com) La rassegna più grande del mondo dedicata al vino e ai distillati punta decisa sugli strumenti innovativi che in questi ultimi anni hanno favorito sempre di più l’incontro tra produttori e buyer. Una formula fieristica che piace anche all’estero, tanto che sta aumentando l’interesse a partecipare come espositori da parte dei produttori di altri Paesi. Tra le novità in programma per l’edizione 2011, vi è anche un nuovo logo sotto il quale verranno proposte le iniziative legate alla ristorazione, che vedrà coinvolti i 5000 locali top italiani segnalati dalle principali guide. Nell’anno del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, il Salone del vino e dei distillati si prepara ai festeggiamenti con “La Bottiglia dell’Unità d’Italia”, progetto lanciato da Veronafiere nel corso dell’ultima edizione nell’ambito della storica visita del Presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano. Sol (www.sol-verona.it) Il Salone internazionale dell’olio extravergine di oliva di qualità, punto di riferimento del settore è giunto alla 17a edizione. Dalle richieste di partecipazione per il prossimo anno, emerge l’interesse di molte aziende a non a aderire alle collettive per mettersi in gioco autonomamente, così da sfruttare al massimo i contatti che si realizzano nei cinque giorni dell’evento. La tendenza che aveva iniziato 88 la Rivista n. 3 - Marzo 2011 a manifestarsi già nella scorsa edizione, si conferma per l’edizione 2011, insieme ad un incremento della partecipazione di collettive estere. Agrifood Club (www.agrifoodclub.it) Per gli operatori del settore enologico e oleario che vogliono ampliare la conoscenza dell’italian food, la rassegna è un’importante occasione per entrare in contatto con l’agroalimentare made in Italy. La rassegna ha conquistato operatori ed espositori, grazie anche alle degustazioni, presentate con professionalità e passione dagli stessi espositori, sommate alla presenza costante di buyer internazionali che incontrano i produttori presso l’International Meeting Point o presso i singoli stand. Enolitech (www.enolitech.it) La qualità della tradizione enogastronomica italiana è frutto anche del un know-how tecnologico che trova a Enolitech, Salone internazionale delle tecniche per la viticoltura, l’enologia e le tecnologie olivicole e olearie, il suo appuntamento di elezione. L’ampiezza dell’offerta merceologica permette alle filiere enologica e olearia di ottenere tramite questa fiera risposte innovative a qualsiasi necessità, dal campo al consumatore finale. Non solo, Enolitech si configura come una vera e propria fiera di servizio per i molti operatori professionali: degustatori, sommelier, tecnici di cantina e frantoio. PER INFORMAZIONI Camera di Commercio Italiana per la Svizzera Seestrasse 123, CH - 8027 Zürich Tel +41 44 289 23 23 Fax +41 44 201 53 57 e-mail: [email protected] www.ccis.ch Il Mondo in Camera A Perugia per l’olio d’oliva extra-vergine umbro Sardegna. Quasi un continente” Le bellezze della Regione presentate a Zurigo e a Ginevra Buon Appetito Svizzera, con il riso del Piemonte! Domenica, 13 marzo, al Pala Congressi di Lugano Grande successo a Zurigo Presentazione delle nuove annate di Barolo e Barbaresco Seminario “italian-swiss tax and legal forum 2011” Martedì 12 aprile a Losanna L’italiano commerciale alla portata di tutti Seminario presso la CCIS Il mondo in camera A Perugia per l’olio d’oliva extra-vergine umbro Siete responsabili acquisti per l’olio d’oliva di una catena distributiva svizzera? ❙ Siete grandi distributori di prodotti alimentari tra cui l’olio extra-vergine di olio d’oliva italiano? ❙ Siete giornalisti interessati al tema? La CCIS, su incarico dell’Istituto Nazionale per il Commercio Estero con la sua rete di uffici nel mondo, invita due buyer di olio d’oliva svizzeri e un giornalista dal 9 al 13 Marzo a Perugia in occasione di una tre giorni internazionale, dedicata ai produttori di olio extra-vergine di oliva umbro partecipanti al concorso Ercole Olivario (www. ercoleolivario.org). Attività previste per i distributori • visita della città di Perugia • degustazioni guidate e formazione • visite aziendali ed al territorio di produzione • incontri one to one con le aziende umbre Un programma ad hoc è previsto per i giornalisti. Interessati? per ulteriori informazioni: Fabrizio Macrì, - Marketing, CCIS Tel. 044 289 23 23 - Fax 044 201 53 57 [email protected] Domenica, 13 marzo, al Pala Congressi di Lugano Buon Appetito Svizzera, con il riso del Piemonte! “Buon Appetito Svizzera, con il riso del Piemonte!” questo l’augurio del Presidente di Confagricoltura Vercelli e Biella, Paolo Carrà, che parteciperà, con un gruppo di aziende agricole del Vercellese, alla terza edizione di Gusto in scena, che avrà luogo dal 13 al 14 marzo al Palazzo dei Congressi di Lugano. L’Azienda Agricola Boschetti di Crescentino, Ecorì di Vercelli ed l’Agricola Lodigiana di Ronsecco, presenteranno il prodotto principe del territorio, il riso, illustrando e proponendo in degustazione ai visitatori le eccellenze gastronomiche da esso derivate. Domenica 13 marzo, alle ore 17.00, interverrà l’Assessore all’Agricoltura della Regione Piemonte, Claudio Sacchetto, insieme al Presidente Carrà, all’Ente Risi Nazionale, al Presidente della Camera di Commercio di Vercelli, Giovanni Carlo Verri, ed a Illio Piana, Presidente IMA Piemonte, il primo Istituto regionale di marketing agroalimentare in Italia. A tutti i presenti verrà offerto un assaggio del piatto tipico vercellese: la Panissa. Informazioni: Lara Francesca Cucinotta Tel. 0041 (0) 44 289 23 23 - E-Mail: [email protected] Seminario “italian-swiss tax and legal forum 2011” Martedì 12 aprile 2011, ore 8.30 - 12.45 Chambre vaudoise du commerce et de l’Industrie (CVCI) Avenue d’Ouchy 47, Lausanne La Camera di Commercio Italiana per la Svizzera (CCIS), in collaborazione con Chambre vaudoise du commerce et de l’Industrie (CVCI) e l’OSEC, organizza un seminario, per le aziende straniere e in particolare svizzere, su come fare business in Italia. Alle imprese straniere che desiderano fare affari in Italia, saranno illustrate diverse modalità: dalla ricerca di di agenti o distributori italiani, alla creazione di uffici di rappresentanza, succursali o filiali. In questo contesto saranno presentati gli aspetti più importanti da un punto di vista giuridico, fiscale, del diritto al lavoro e delle assicurazioni sociali. Infine, saranno proposti esempi concreti, su come avviare un business in Italia e sulle diverse pratiche, specie amministrative, che l’investitore straniero dovrà effettuare. 90 la Rivista n. 3 - Marzo 2011 Il seminario non si rivolge esclusivamente ai consulenti specializzati, avvocati, fiscalisti, banche ,ma anche alle imprese. Il costo per il seminario è di CHF 200.--, per i soci di CCIS e CVCI, di CHF 300.--, per i non-soci. Ai partecipanti sarà fornita l’intera documentazione del seminario. Posti limitati, obbligatoria l’iscrizione. Informazioni: CCIS Ufficio di Ginevra Marianna Valle, Fabio Franceschini Tel. +41 22 906 85 95 E-Mail: [email protected] Sardegna. Quasi un continente” Le bellezze della Regione presentata a Zurigo e a Ginevra il 21 ed il 23 febbraio 2011 “Sardegna. Quasi un continente”è lo slogan che meglio aiuta a raccontare questo piccolo “pianeta”: l’isola dalle calette color smeraldo del Nord e delle spiagge tropicali del Sud, va alla conquista del mercato svizzero. I due workshop che la Camera di Commercio di Cagliari, ha organizzato con la Camera di Commercio Italiana per la Svizzera a Zurigo e a Ginevra, mirano a favorire l’incontro fra gli operatori turistici sardi e i tour operatori elvetici. Cinque parchi marini, sei naturali, 1800 chilometri di coste fra le più belle del Mediterraneo e una varietà paesaggistica degna di nota rendono unica l’offerta turistica sarda: dalle foreste del Nuorese alle lagune di Cagliari, dove nidificano i fenicotteri rosa. Ma la Sardegna è anche storia: culla della civiltà nuragica, l’Isola è costellata dai “nuraghi” le antiche torri in pietra di forma conica risalenti al II millennio a.C. circa. In Sardegna ci sono tracce anche della cultura fenicia (a Nora, Tharros e Sant’Antioco) e romana con l’anfiteatro a Cagliari. La Sardegna è nota anche per la lingua, (il sardo è una lingua neolatina); la musica (le Gli operatori turistici sardi alla presentazione di Zurigo, con Lara Cucinotta (prima a destra) del reparto marketing della CCIS “launeddas”) e le tradizioni popolari. Infine la gastronomia con i piatti a base di pesce, carne e formaggi. Soggiornare in Sardegna è facile e alla portata di tutte le tasche: si spazia dai lussuosi cinque stelle, ad un’ottima offerta di quattro stelle fino ad una vasta scelta di agriturismi. PROFILI OPERATORI TURISTICI INCOMING PRESENTI A ZURIGO E GINEVRA Hotel- Le residenze del Cormoran**** www.hotel-cormoran.com Hotel residence a sud-est della Sardegna (Villasimius) situato sul mare all’interno dell’area marina protetta. Tra i servizi collaterali: centro sub con rilascio brevetto internazionale NASE, piano bar, mini e young golf. Target di riferimento: famiglie con bambini. Tanka Village Golf & Spa**** http://www.atahotels.it/tanka/ Resort a soli 50 km da Cagliari e ad 1 km da Villasimius, inserito in un contesto naturalistico d’eccezione e affacciato direttamente sulla spiaggia di Simius nota per la sabbia bianca finissima. Specializzata nel wellness. Target di riferimento: coppie, famiglie, gruppi leisure, gruppi incentive, meeting. Hotel Relais Villa del Golfo&Spa**** www.hotelvilladelgolfo.com Il lussuoso Hotel, situato a nord della Sardegna (Cannigione) a poca distanza dalla Costa Smeralda, dispone di 65 camere e 2 ville indipendenti. Tra le attività ricreative: Yacht a vela privato, centro benessere, centro fitness. Tra i servizi collaterali: scuola di cucina, degustazioni. Target di riferimento: coppie, matrimoni, gruppi leisure, gruppi incentive, meeting. Lanthia Resort**** www.lanthiaresort.com Situato a Ogliastra, lungo la costa orientale sarda, e distante alcuni km dal porto e dall’aeroporto di Arbatax-Tortolì. Dispone di 18 camere e suite, un bar, un ristorante, un’area lounge e piscina. Target di riferimento: coppie, singles, piccole famiglie. Residence Baia delle Palme*** www.baiadellepalme.com Hotel residence situato nella costa meridionale della Sardegna (Pula) a pochi km dal sito archeologico di Nora a Pula e a 800 m dal mare. Immerso nella natura incontaminata, luogo ideale di relax. Target di riferimento: famiglie, coppie. Hotel Pullman Timia Ama***** http://www.accorhotels.com/it/hotel-3040-pullman-timiama-sardegna/index.shtml Hotel a 55 km dall’aeroporto di Cagliari e a 2 km da Villasimius, incastonato in una baia incantevole. Specializzati in sport acquatici e talassoterapia. Target di riferimento: coppie, famiglie, gruppi leisure, gruppi incentive, meeting. Baja Hotels **** www.bajahotels.it Gruppo di hotel e residence a sud-est (Castiadas), in provincia di Cagliari e al nord nella provincia di Olbia Tempio. Centro congressi, ristoranti e boutique di alta qualità. Target di riferimento: coppie, famiglie, gruppi leisure, gruppi incentive, meeting. la Rivista n. 3 - Marzo 2011 91 Il mondo in camera Presentazione delle nuove annate di Barolo e Barbaresco Grande successo a Zurigo Il direttore del Consorzio, Andrea Ferrero (a destra), e il Segretario generale della CCIS Andrea G. Lotti, introducono la conferenza stampa. Foto di gruppo con i giornalisti presenti. Uno sguardo in sala. Ad un certo punto è stato necessario spegnere la luce: nel senso che numerosi erano i visitatori che superato ampiamente il termine di chiusura, non volevano abbandonare la sala del Baur au Lac di Zurigo, dove lo scorso 31 gennaio un nutrito gruppo (37) di produttori, associati al Consorzio di Tutela di Barolo Barbaresco Alba Langhe e Roero, ha presentato i vini della zona, notoriamente fra le più votate nel panorama vitivinicolo internazionale. Molta attesa per le nuove annate di Barolo e Barbaresco, che a Zurigo erano presenti in anteprima, ma 92 la Rivista n. 3 - Marzo 2011 molta soddisfazione anche per gli altri vini proposti in degustazione a giornalisti, importatori e ristoratori. Convinti gli apprezzamenti per il Barolo 2008 e il Barbaresco 2009, e lusinghiere valutazione anche per Roero, Dolcetto, Nebbiolo, Barbera fra i rossi e Arneis, principe indiscusso fra i bianchi secchi e per il tradizionale e impareggiabile Moscato. Soddisfazione e apprezzamenti che indurranno il Consorzio e la Camera di Commercio Italiana per la Svizzera (CCIS) a riproporre l’iniziativa che il prossimo anno toccherà quota 11 per numero di edizioni. Seminario presso la CCIS L’italiano commerciale alla portata di tutti Il segretario generale della CCIS, Andrea G. Lotti, con le due relatrici; porta il saluto della Camera. I professionisti convenuti al seminario. Lo scorso 5 febbraio ha avuto luogo presso la Camera di Commercio Italiana per la Svizzera il seminario di aggiornamento sulla Certificazione PLIDA (Progetto Lingua Italiana Dante Alighieri) dell’Italiano economico-commerciale (PLIDA Commerciale) dal titolo “L’italiano commerciale alla portata di tutti”. Sono venuti in tanti interessati sia a conoscere da vicino questa certificazione, sia a partecipare ad una lezione tipo. La prima parte del seminario ha trattato la certificazione in generale e in particolar modo quella commerciale, la seconda parte invece è stata tenuta dalla docente che insegna in questi corsi, ed è anche la co-creatrice di tale certificazione, Enrica Filippi, che ha mostrato una sua lezione tipo. Il primo argomento trattato è stato “la lettera commerciale” nella sua struttura e contenuto. Si è passati poi al “contratto” analizzandone l’aspetto linguistico e interpretativo. Questa Certificazione di conoscenza della lingua italiana rilasciato dalla Società Dante Alighieri con il plauso scientifico dell’Università La Sapienza di Roma costituisce titolo preferenziale nella candidatura ad incarichi professionali ove sia ri- chiesta la conoscenza della lingua italiana. La Certificazione è ufficialmente riconosciuta dal Ministero degli Affari Esteri con la Convenzione nr. 1903 del 4.11.1993. Le prove si conformano ai livelli stabiliti dal Portfolio Linguistico Europeo (Divisione IV, Lingue Moderne del Consiglio d’Europa). La Camera di Commercio Italiana per la Svizzera ha stipulato una Convenzione con la Società Dante Alighieri per la somministrazione della Certificazione dell’Italiano economico-commerciale (PLIDA Commerciale) in Svizzera. Vi ricordiamo che tali corsi possono essere seguiti presso lo Sprachatelier. Informazioni: www.sprach-atelier.ch, [email protected] Per ulteriori domande: +41 (0)44 810 06 33 oppure +41 (0)79 200 88 47 CCIS: Lara Francesca Cucinotta +41 (0)44 289 23 23, [email protected] IUED TAG DER OFFENEN TÜR 11.00 - ca. 17.00 Uhr, ZHAW, Theaterstrasse 15c, Winterthur Am Tag der offenen Tür stellt sich das IUED Institut für Übersetzen und Dolmetschen mit seinen Studien- und Weiterbildungsangeboten der Öffentlichkeit vor. Der Tag bietet Interessierten die Möglichkeit, den Bachelorstudiengang Übersetzen mit den Vertiefungen Mehrsprachige Kommunikation, Multimodale Kommunikation und Technikkommunikation sowie die Vertiefungen Fachübersetzen und Konferenzdolmetschen aus dem Masterstudiengang Angewandte Linguistik in zahlreichen Vorlesungen und Probelektionen kennen zu lernen. Studiengangleitungen und Studiengangsekretariat sowie Studierende stehen Ihnen ausserdem gern für Fragen zur Verfügung. Es ist keine Anmeldung erforderlich. la Rivista n. 3 - Marzo 2011 93 Contatti commerciali DAL MERCATO ITALIANO Offerte di merci e servizi Abbigliamento intimo sportivo Tessitura Florida srl Viale della Meccanica 23 int. 3 I – 41012 Carpi MO Tel. 0039/059 641936 Fax 0039/059 642932 E-mail: [email protected] www.tessituraflorida.it Pasta fresca Parma PaSt sas Via Naviglio Alto 69 I – 43100 Parma Tel. 0039 0521 798120 Fax 0039 0521 705612 E-mail: [email protected] www.parmapast.it Prodotti dolciari Saladine srl Via Tavigliana 1/B I – 37023 Grezzana VR Tel. 0039 045 907461 Fax 0039 045 8650749 E-mail: [email protected] www.saladine.it Ausili per disabili Movi Group Via Dione Cassio, 15 I – 20138 Milano Tel: 0039/02 509051 Fax 0039/025061048 [email protected] www.movigroup.com Accessori per parrucchieri Annamery Via delle Industrie 10/A I – 23014 Andalo Valtellino SO Tel. 0039/ 0341 941880 Fax 0039/ 0341 941880 E-mail: [email protected] www.annamery.com Prosciutti di Parma Italfine srl Via Provinciale 46 I – 43020 Beduzzo di Corniglio PR Tel. 0039/0521 887160 Fax 0039/0521 887477 E-mail: [email protected] www.italfine.it Acciaio Everside srl via Lamarmora 58 I – 10128 Torino Tel. 0039 011 3190101 Fax 0039 011 3192450 E-mail: [email protected] Vini Azienda Agricola Lamoretti Località Casatico Strada della Nave 6 I – 43013 Langhirano PR Tel. 0039/0521 863590 Fax 0039/0521 863663 E-mail: [email protected] www.lamorettivini.com Macchine per la trasformazione della plastica 01 Machinery srl Via Bettisi 12 I - 48018 Faenza (RA) Tel. 0039/ 0546 662625 Fax: 0039/ 0546 662625 E-mail:[email protected] www.01machinery.com Macchine agricole Maschio Gaspardo Spa Via Marcello, 73 I – 35031 Campodarsego PD Tel. 0039/049 9289842 Fax. 0039/049 9289601 E-mail: [email protected] www.maschio.it Vini Cà franco Tradizioni e Vini Via Saletto n. 17 I – 31010 Roncadelle di Ormelle TV Tel: 0039/ 0422 851074 Fax: 0039/0422 851842 E-mail: [email protected] www.cafranco.com Prodotti cosmetici Davines Via Ravesini 9a I – 43126 Parma Tel. 0039/0521 965611 Fax 0039/0521 965716 Email: [email protected] www.davines.com Salumi Devodier Prosciutti srl Via Ponticella 4 I – 43037 Mulazzano Ponte di Legnano Bagni PR Tel. 0039/0521 861070 Fax 0039/0521 861071 [email protected] www.devodier.com Cerniere e chiusure per furgoni isotermici De Molli Industrie Spa Via S. Alessandro 10 I – 21040 Castronno VA Tel. 0039/033 2892146 Fax 0039/033 2893791 [email protected] www.dmgindustrie.it CERCO LAVORO › Persona seria, italiana, corrispondente in lingue estere (italiano, tedesco, inglese, spagnolo, francese), con esperienze lavorative all’estero, ricerca impiego in azienda internazionale, possibilmente nel Canton Berna. Contatti: [email protected] › Impiegato commerciale import export ricerca impiego in Svizzera. In possesso di laurea. Madrelingua italiano. Inglese buono. Francese scolastico (8 anni). Esperienza pregressa Vienna per azienda distributrice di moda all’ingrosso. Residenza: Italia. Tel: +39.0818493358 - Cell. +39.3282678638 e-mail: [email protected] 94 la Rivista n. 3 - Marzo 2011 Richieste di ricerca agenti-rappresentanti • La ditta Euroclima Spa di Brunico è una affermata realtà attiva da oltre 40 anni nel settore della produzione di centrali per il trattamento dell’aria. Costruzioni e soluzioni funzionali caratterizzate da perfezione tecnica garantiscono l’affidabilità delle unità. Uno sviluppo costante dei prodotti e dei metodi di produzione, così come l’impe- gno a favore dell’innovazione, sono per l’azienda un fattore di primaria importanza. La ditta Euroclima Spa è alla ricerca in Svizzera di piccole aziende interessate alla distribuzione dei propri prodotti all’ingrosso con cui avviare una collaborazione di lungo termine. • La ditta Pasta Julia è una delle principale imprese produttrici di pasta fresca in Italia. Nasce nel 1994 a Spello in Umbria e il suo rapido successo le permette di varcare velocemente i confini regionali e nazionali. Sicuramente il punto di forza è rappresentato dalla produzione delle paste fresche ripiene (soprattutto ravioli, tortelloni e tortellini) che grazie a sistemi produttivi e di controllo all’avanguardia assicurano ai prodotti standard qualitativi elevati. La ditta Pasta Julia è alla ricerca in Svizzera di importatori e grossisti specializzati nella distribuzione di prodotti freschi con cui avviare una collaborazione di lungo termine. • La ditta Ars Food srl di Varese Ligure è una ditta attiva dal 2003 attraverso il marchio Le bio bontà di Varese Ligure nella realizzazione di yogurt biologico. Gli innovativi processi di produzione garantiscono la sicurezza e la qualità del prodotto, realizzato nel pieno rispetto dell’ambiente. Non a caso, in pochi anni, Ars Food è diventata leader nella produzione di yogurt biologico a marchio privato per le principali catene della Grande Distribuzione. La ditta Ars Food srl è alla ricerca in Svizzera di importatori e grossisti specializzati nella distribuzione di prodotti caseari e freschi con cui avviare una collaborazione di lungo termine. • Ing. Luca Pala, inventore e ricercatore in possesso di proprietà industriale e di brevetto internazionale “Impianto di sfruttamento contemporaneo di energia eolica e solare con produzione di energia elettrica in proprio ricerca soci collaboratori e finanziatori per acquisto e sfruttamento del diritto di priorità del brevetto succitato. Per le richieste di cui sopra rivolgersi a: Camera di Commercio Italiana per la Svizzera, Seestr. 123 casella postale, 8027 Zurigo Tel. 044/289 23 23, Fax 044/201 53 57 e-mail: [email protected], www.ccis.ch DAL MERCATO SVIZZERO Ricerca di merci e servizi E-mail: [email protected] www.engimatt.ch Per ulteriori informazioni rivolgersi alla: Camera di Commercio Italiana per la Svizzera, Seestr. 123 casella postale, 8027 Zurigo Tel. 044/289 23 23, Fax 044/201 53 57 e-mail: [email protected], www.ccis.ch Offerte di merci e servizi Trasporti internazionali Huber Transport AG Riedstrasse – PF CH – 6343 Rotkreuz Tel.: ++41 417901188 Fax: ++41 417901061 [email protected] www.hubertransport.ch Trasporti internazionali Planzer Transport AG Lerzenstrasse 14 CH - 8953 Dietikon Tel: +41 447446222 E-mail: [email protected] www.planzer.ch Lattodensimetro e butirrometro Gerber Instruments AG Im Langhag 12 CH – 8307 Effretikon Tel. 0041 52 343 37 37 Fax 0041 52 343 30 70 [email protected] www.gerber-instruments.ch Materiali edili PA. MA IMPORT – EXPORT GmbH Olsbergerstrasse 6 CH - 4310 Rheinfelden Tel: +41 61 831 44 59 Fax +41 61 831 02 82 E-mail: [email protected] Mobili Hotel Engimatt Engimattstrasse 14 CH – 8002 Zürich Tel: +41 44 284 16 16 Fax +41 44 201 25 16 Per ulteriori informazioni rivolgersi alla: Camera di Commercio Italiana per la Svizzera, Seestr. 123 casella postale, 8027 Zurigo Tel. 044/289 23 23, Fax 044/201 53 57 e-mail: [email protected], www.ccis.ch Tagliando d’abbonamento Nome ....................................................................................................... Cognome ................................................................................................ Indirizzo ................................................................................................. Tel. ......................................... e-mail ................................................. Intendo sottoscrivere un abbonamento annuo (11 copie) a La Rivista al costo di 60CHF (estero: 50 euro) Data e firma ............................................................................................ la Rivista n. 3 - Marzo 2011 95 ATTIVITÀ E SERVIZI Con i suoi circa 800 Soci la Camera di Commercio Italiana per la Svizzera, fondata nel 1909, è un‘associazione indipendente ai sensi del Codice Civile Svizzero. Il suo compito precipuo consiste nella assistenza alle imprese dedite all‘interscambio tra Italia, Svizzera ed il Principato del Liechtenstein. La gamma dei suoi servizi, certificati ISO 9001, è molto variegata e comprende tra l‘altro: - Ricerche su banche dati di produttori, importatori, grossisti, commercianti, agenti/rappresentanti dei seguenti Paesi: Italia e Svizzera - Informazioni riservate su aziende italiane: visure, bilanci, assetti societari, protesti, bilanci, rapporti commerciali, ecc. (disponibili on-line in giornata) - Segnalazioni di potenziali fornitori ed acquirenti - Ricerca e mediazione di partners commerciali italiani e svizzeri - Organizzazione di incontri e workshop tra operatori, con l‘ausilio di servizi di interpretariato e segretariato - Recupero di crediti commerciali, con particolare riguardo alla ricerca di soluzioni amichevoli e extragiudiziali PUBBLICAZIONI - La Rivista periodico ufficiale mensile (11 edizioni all‘anno) Calendario delle Fiere italiane Annuario Soci Indicatori utili Italia-Svizzera Agevolazioni speciali per i Soci Seestrasse 123, Casella postale, 8027 Zurigo Tel. ++41 44 289 23 23, Fax ++41 44 201 53 57 http://www.ccis.ch, e-mail: [email protected] IVA-Nr. 326 773 - Recupero dell‘IVA svizzera in favore di operatori italiani, nonché dell‘IVA italiana per imprese elvetiche - Consulenza ed assistenza legale in materia di diritto commerciale, societario e fiscale - Assistenza e consulenza in materia doganale - Informazioni statistiche ed import/esport - Informazioni finanziarie e riservate sulla solvibilità di imprese italiane e svizzere - Ricerca di prodotti, marchi di fabbricazione e reperimento di brevetti - Azioni promozionali e di direct marketing - Arbitrato internazionale - Informazioni relative all‘interscambio, normative riguardanti gli insediamenti in Svizzera ed in Italia - Seminari e manifestazioni su temi specifici di attualità - Traduzioni - Viaggi di Studio - Certificato di Italiano Commerciale rilasciato in collaborazione con la Società Dante Alighieri di Roma - Swiss Desk Porti italiani - La CCIS fornisce informazioni su Fiere e Mostre italiane. Rappresentanza ufficiale di Fiera Milano e di VeronaFiere - Recupero crediti in Svizzera - Regolamento di Arbitrato e di Conciliazione della Camera Arbitrale della CCIS - Compra-vendita di beni immobili in Italia - Costituzione di società affiliate di imprese estere in Italia - Il nuovo diritto societario italiano - Servizi camerali Rue du Cendrier 12-14, Casella postale, 1211 Ginevra 1 Tel. ++41 22 906 85 95, Fax ++41 22 906 85 99 e-mail: [email protected] IVA-Nr. 326 773 RECUPERO IVA ITALIANA RECUPERO IVA SVIZZERA Il servizio, offerto a condizioni molto vantaggiose, è rivolto sia alle imprese svizzere che recuperano l’IVA pagata in Italia che alle imprese italiane che recuperano l’IVA pagata in Svizzera. Grazie agli accordi di reciprocità tra Italia e Svizzera la legislazione svizzera consente agli imprenditori italiani il rimborso dell’IVA svizzera. Grazie agli accordi di reciprocità tra l’Italia e la Svizzera, la legislazione italiana consente agli imprenditori svizzeri di ottenere il rimborso dell’IVA italiana. La CCIS: • fornisce la necessaria documentazione; • esamina la documentazione compilata; recapita l’istanza di rimborso in Italia all’Autorità fiscale competente; • avvia e controlla l’iter della Vostra pratica tramite il suo ufficio di Pescara; • fornisce assistenza legale La CCIS: • fornisce un servizio di informazione e prima consulenza; • diventa il Vostro rappresentate fiscale; • esamina la completezza della Vostra documentazione; • invia la documentazione alle autorità svizzere e segue l’iter della vostra pratica. Informazioni più dettagliate contattare la Camera di Commercio Italiana per la Svizzera +41 (0)44 289 23 23 RICERCA DI PARTNER COMMERCIALI Grazie alla propria rete di contatti e alla conoscenza delle esigenze e dei bisogni del mercato elvetico e di quello italiano, la Camera di Commercio offre ad imprese sia svizzere che italiane intenzionate ad esportare i propri servizi e prodotti all’estero un’accurata ricerca di controparti commerciali. Attraverso un’analisi sistematica del mercato obiettivo ed identificati i partner commerciali ritenuti più idonei per le imprese a diventare affidabili interlocutori nel settore di riferimento, viene organizzato un incontro presso le aziende target così selezionate permettendo alle imprese italiane o svizzere un rapido ed efficace ingresso sui rispettivi mercati di riferimento. Per ulteriori informazioni ed un preventivo sul servizio, potete contattarci al seguente indirizzo mail [email protected] Tomorrow needs commitment Proteggere, far fruttare e trasmettere il suo patrimonio. Oggi come ieri, il nostro impegno è guidato dalla trasparenza e da una visione a lungo termine. È con questi valori dettati dal buon senso che intratteniamo con lei una relazione duratura, basata sulla fiducia. Affrontiamo il futuro con serenità. www.ca-suisse.com