Scarica il pdf per leggerlo offline
Transcript
Scarica il pdf per leggerlo offline
Newsletter ANEP Italia Associazione Nazionale Educazione Prenatale e Perinatale Dicembre 2013 www.anep.org Anno 1, Numero 2 Ecco il secondo numero della NEWSLETTER di Anep Italia. Con la Newsletter ci adeguiamo piacevolmente ai tempi, assicurandoci velocità di trasmissione, certezza della ricezione, riduzione dei consumi di carta e dei costi di spedizione postale, flessibilità di consultazione e comodità di archiviazione… raccogliendo per voi alcune letture interessanti circa il mondo Prenatale. Ecco i professionisti protagonisti di questo secondo numero: Rossella Guarneri Cristina Fiore Marina Enrichi Verena schmid Psicologa, counselor sistemico-relazionale, ci parla dell’uso del genogramma nel percorso Anep Formatore, Counsellor Professionista II Livello, Formatore Gordon e Prenatal Tutor. Docente della scuola ISPPE , ci parla dell’attesa. Servizio di Psicoprofilassi Ostetrica Azienda Ospedaliera Clinica Ostetrica Università di Padova. Ci parla delle indagini diagnostiche prenatali viste dal punto di vista del feto. fondatrice de “Il Marsupio” e di “D&D” ci parla della costruzione della salute del bambino dall’endo all’esogestazione. ISCRIVITI ALL’ANEP! Con questa NEWSLETTER invitiamo tutti gli interessati a compilare il modulo scaricabile dal sito www.anep.org e inviarlo via e-mail, dopo aver effettuato il pagamento della Quota Associativa 2014 (pari a 30 €). Iscrivendosi si sostiene l’ANEP Italia nella volontà di raggiungere i suoi obiettivi e si avrà anche diritto a partecipare GRATUITAMENTE ai SEg (Seminari Elettivi gratuiti) che l’ANEP mette a disposizioni dei suoi soci nel corso del 2014. Consulta il sito alla sezione: http://www.anep.org/anep-e-la-scuola-isspe/seminari-sep-e-seg/ e scoprirai che con solo 30 € potrai partecipare gratuitamente a vari Seg. Ti aspettiamo! Percorso ISPPE 2014… un percorso alla scoperta del bambino Prenatale! Ricordiamo che c’è ancora tempo per iscriversi al percorso ISPPE 2014. “Ho frequentato il percorso ISPPE nel 2010, ero iscritta al primo anno di Università (Laurea in Ostetricia) e ho deciso di unire i due percorsi. È stato un anno molto intenso, tra una lezione e l’altra non avevo il tempo di fermarmi a riflettere, la mia formazione cresceva, mille emozioni e sensazioni si accumulavano. Solo alla fine del percorso ho potuto davvero capire quale ricchezza avesse portato dentro di me il cammino nella scuola ISPPE e il conseguimento dell’esame per ottenere il titolo di prenatal tutor ne è stato il coronamento. È un percorso di crescita personale e professionale, i docenti sono professionisti di alto livello che hanno tanto da offrire e con le colleghe/i colleghi di corsi si crea un legame indissolubile… una sorta di legame magico tra persone che si apprestano a conoscere il mondo prenatale e tutto il mistero che vi è attorno. Il percorso ISPPE di ANEP Italia di Educazione Prenatale e Perinatale è proprio questo, uno spazio privilegiato in cui medicina, counselling, psicologia e pedagogia confluiscono, portando nuove luci sui nove mesi più importanti della nostra vita.” Testimonianza di una ex allieva Alice Musico Ostetrica e Prenatal Tutor Scarica la scheda di iscrizione e consulta il sito internet http://www.anep.org/scuolaISPPE.html per visualizzare il programma! Contatta la segreteria per avere ulteriori informazioni. Per info: ANEP Italia tel. (+39) 335 718 74 84 www.anep.org | [email protected] L’uso del genogramma nel percorso Anep Rossella Guarneri Nell’ambito del counseling ad indirizzo sistemico-relazionale, uno degli strumenti principe della pratica dell’operatore è il Genogramma. Lo schema concettuale del genogramma può essere fatto risalire a Murray Bowen, che, partito da una formazione psicoanalitica è passato in seguito allo studio della coppia e della famiglia in un’ottica sistemica. Esso è un albero genealogico, dove, oltre alle informazioni anagrafiche dei membri della famiglia, vengono rappresentate le relazioni; alla descrizione dei legami di parentela si aggiunge l’analisi degli elementi relazionali, emotivi ed affettivi. Nella pratica con approccio sistemico-relazionale, vengono prese in considerazione 3 generazioni. Il genogramma, attraverso una rappresentazione grafica della struttura familiare e del piano intergenerazionali, permette di evidenziare l’insieme delle relazioni esistenti tra i membri della famiglia, così come le dinamiche emotive più nascoste; si colloca in una prospettiva che è nello stesso tempo strutturale, funzionale e relazionale. L’attualità del genogramma deriva dal fatto che vicende che abbracciano più generazioni sono viste in una prospettiva che fa riferimento al presente, cioè al significato che esse possono avere nel “qui e ora”; rappresenta dunque un punto di raccordo tra il passato e il futuro. Il passato, infatti, costituisce un’eredità da recuperare per potere operare una scelta di quegli elementi che possono essere utili per il futuro e per dare un significato ed una lettura nuova agli eventi e alle relazioni. Tale strumento, e ancor di più la costruzione condivisa tra paziente e operatore, permette di evidenziare modelli di funzionamento significativi, sia di crisi che di cambiamento, aiuta il sistema a ri-significare il copione della propria storia e permette ai singoli membri di dar vita a dei racconti personali. La storia del singolo partecipa delle vicende complesse di molte persone, che hanno contribuito a determinare, in qualche modo, gli eventi e le scelte, che il soggetto si è trovato a vivere. Il genogramma è una chiave di ingresso per avere informazioni su eventi condivisi dalla famiglia, è anche un modo per fare lavorare le persone sulle proprie relazioni, fa sì che le informazioni girino nella famiglia. E’ un modo non diretto che permette di costruire relazioni all’interno delle quali riusciamo ad entrare. E’ una sorta di mappa. Le radici dei sentimenti e dei comportamenti di un individuo sono in gran parte il prodotto del percorso che la sua famiglia ha compiuto durante tre o quattro generazioni. Molti eventi, molte situazioni apparentemente riconducibili al “carattere” delle persone, trovano una loro spiegazione nelle dinamiche familiari che l’individuo si trova a vivere. La rilettura in tal senso della propria storia familiare permette, da un lato, una riappropriazione degli elementi positivi dell’eredità trasmessa, dall’altro un confronto più realistico con la propria storia individuale. In questa ottica il genogramma mostra caratteristiche di estrema sensibilità, tanto da prospettarne l’uso come strumento terapeutico a sé stante. Ho avuto modo di sperimentare una curiosa ed interessante applicazione di questo strumento, grazie alla proposta fatta da Cristina Fiore di costruire il genogramma insieme alle mamme del corso di Educazione prenatale. Il confronto intergenerazionale si impone prepotentemente nei nove mesi della gravidanza, è il momento, infatti, di assumere una nuova identità materna, paterna e di coppia. Per diventare mamma e papà si ritorna inevitabilmente tra le braccia dei propri genitori. Alcuni ripercorrendo la propria infanzia ritrovano modelli genitoriali forti ed integri, altri parziali, altri ancora li rifiutano e si oppongono. Per questo è importante una rilettura, una valutazione dell’esperienza dell’essere stato figlio. La gravidanza è tradizionalmente considerata del tutto femminile, però mentre prima rappresentava l’unico modo di “esserci socialmente” per la donna, oggi quest’ultima è presente in tutti gli ambiti collettivi, a prescindere dall’esperienza generativa, che è divenuta sempre più una scelta personale e sempre meno familiare e sociale. Tuttavia diventare mamma non può e non deve essere una scelta ed una esperienza solitaria; la famiglia nasce dall’interaffetività di coppia, che deve costruire uno “stile familiare” attraverso la negoziazione. Costruire il genogramma, con le future mamme che stanno affrontando un percorso di educazione alla relazione con il loro bambino, è utile per scoprire, raccontando “a voce alta” la propria famiglia, e riflettere su cosa oggi, nel modo di essere future mamme, e mogli di qualcuno, ci si porta dietro…..cosa si spera di cambiare e cosa…di scoprire e di imparare. Educarsi ad Accogliere Cristina Fiore Educarsi ad accogliere non è prepararsi al parto, non solo almeno. Sentire di essere sufficientemente pronti all'incontro con il nuovo arrivato permette alla coppia di concentrarsi su ciò che sta loro accadendo in Realtà, non rimanendo impigliati nel turbine che si forma intorno alla gravidanza; fatto in gran parte di Scadenze cliniche ed acquisti. L'unicità dell'esperienza legata all'attesa di quel bambino può diventare risorsa incommensurabile per affrontare i giorni del la nuova vita insieme e per ricollocare aspettative ed ansie in una dimensione Gestibile. Questa attesa... Di questo bambino. La gravidanza è un'esperienza singolare ed irripetibile, ed anche quando non è la prima, mantiene caratteristiche di unicità. E' molto importante facilitare la coppia ad impadronirsi delle caratteristiche che fanno di quell'esperienza un periodo speciale facente parte integrante della storia del nascituro. Si dice spesso, nelle fasi di crescita di un bambino, che i paragoni non solo non servano ma siano deleteri. Questo vale sia per il soggetto ricevente che per colui che fa il paragone. Far tesoro di passate esperienze non significa affatto utilizzare risposte clonate che chiudono l'atteggiamento di ascolto della persona nella sua unicità cogliendone irripetibili caratteristiche. I genitori che focalizzano le loro energie verso il nuovo arrivato, riconoscendo il loro cucciolo e vivendo quell'esperienza come diversa da ogni altra, pur simile,sviluppano un miglior attaccamento verso il Nascituro e abbassano la soglia di stress. Il bimbo in arrivo non è soggetto a subire la relazione ma è dinamicamente in contatto con i genitori, in grado di fornire risposte, purché ascoltato. Gli ultimi studi hanno ampiamente dimostrato come il nascituro sia in grado di relazionarsi con il suo Ambiente endouterino ma anche con tutti quegli stimoli che gli arrivano tramite la madre. Le sue capacità Percettive, che partono dal tatto, lo aiutano nell'esplorazione di sè e dell'altro. Gli studi sui gemelli dimostrano che essi "giocano" tra loro in modo intenzionale in una precocissima età di Gestazione. I bambini nati prematuramente dimostrano di tranquillizzarsi ascoltando la voce materna che hanno Imparato a conoscere prima di venire alla luce e riconoscono, tra le altre voci maschili, quella del padre2. Tutto questo ci suggerisce che l'unicità de ll'attesa debba essere vissuta come opportu nità per conoscere Meglio la vita che sta crescendo e per imp arare ad abituarci alla sua indipendenza. Rispetto per il nascituro non è quindisoltanto assicurargli un ambiente fisico che lo accolga alla nascita, non Solo la ricerca di uno stile di vita sano, ma anche e soprattutto il riconoscimento del suo esserci come Elemento attivo nella relazione. Egli non è un mero prolungarsi della nostra percezione, piuttosto qualcuno Di fortemente individuale che ha bisogno di essere contenuto ed educato alla vita e non coartato ed Oppresso. L'idea educativa Montessoriana3 ben sposa ai genitori in attesa, spesso maggiormente centrati sulle loro Ansie, sul controllo del "dopo‐nascita", perdendo così il contatto con il qui ed ora con il bimbo ancora in Grembo. Di fronte alla crescita di un bambino che percorre, anche troppo in fretta, varie fasi e volutive, gli strumenti A disposizione del genitore perchè sia facilitante una buona crescita del figlio sono l'ascolto, l'osservazione e il conseguente rispetto dei tempi e delle caratteristiche. Queste semplici attenzioni vengono spesso dimenticate; ancor più nel periodo endogestazionale in cui il Fatto di essere contenuto nel ventre materno favorisce un impadronirsi dell'esperienza senza lasciare lo Spazio all'introversione, al cercarsi e al cercare l'altro. Attendere è anche lasciar andare, contrastare la tendenza all'ipercontrollo, portare l'attenzione su ciò che Sta accadendo e non su ciò che accadrà, godere dei momenti che si vivono e non solo della magica Proiezione di ciò che sarà. L'educazione prenatale è soprattutto centrarsi sulla persona, i genitori sono invitati ad ascoltarsi Accettandosi per poi fare lo stesso con il loro bambino. Uno degli step più complessi legati alla genitorialità è imparare ad avere fiducia nelle proprie potenzialità. Le neomamme cercano confronto e consiglio ma il rischio è lo spostare il proprio ruolo all'esterno, Diventando spettatori. Accettare e ricercare competenze è senza dubbio corretto; delegare, invece, finisce Per svilire la persona e per non favorire l'esplicitazione delle proprie predisposizioni e capacità. Durante la gravidanza è corretto ascoltare il consiglio dell'esperto (medico, ostetrica, psicologo...)Ma è Imperativo centrarsi su di sè, valorizzando le proprie personali caratteristiche. Scelte legate all'ambiente (dove partorire ad esempio) o alle modaltà con le quali quella famiglia desidera mettere al mondo il Bambino, dovrebbero essere il meno possibile legate alla "moda" del momento o ai racconti di cui tutti Forniscono grande letteratura. La coppia, qualora ci sia, la mamma, se si tratta di famiglia monogenitoriale, Dovrebbe essere facilitata a guardare in se stessa e a rispondersi in maniera adeguata. Educarsi a queste modalità sarà estremamen te facilitante l'esperienza di una buona geni torialità, rispettosa E consapevole di talenti e limiti. La diagnosi prenatale vista dal feto Marina Enrichi Le esperienze della vita prenatale sono complesse e ricche, sono nutritive, metaboliche, sensoriali, motorie, emotive, relazionali e modellano lo sviluppo del feto attraverso l’interazione geni – ambiente. Le parole di Soulè sono illuminanti. Egli dice “il periodo prenatale avrebbe meritato da lungo tempo di occupare nella scienza il posto legittimo che gli si addice come primo capitolo della biografia della persona umana, non già il suo preambolo o la sua preistoria. Ritengo che tutti gli eventi che la triade biologica madre - feto - placenta vive nei 9 mesi di gravidanza – dai casi di disfunzionalità della placenta nel processo di filtro ai casi di distacco placentare – possano avere conseguenze sulla relazione primaria madre-bambino dopo la nascita e che anche su questo piano è necessario agire per un possibile recupero” (M. Soulè, 2001 ). La diagnosi prenatale è una esperienza di vita prenatale intensa e complessa, diretta perché è un insulto fisico (diagnosi prenatale invasiva), indiretta perché è un insulto emotivo sempre. La diagnosi prenatale invasiva prevede infatti una innaturale comunicazione tra l’ambiente fetale e il mondo esterno, in quanto la villocentesi comporta la penetrazione nel trofoblasto, l’amniocentesi comporta la penetrazione nel liquido amniotico. Trofoblasto e liquido amniotico sono spazî vitali fetali. 2. 3. 4. 5. 6. spotting; - ematomi sub-coriali Amniocentesi: - sanguinamento post prelievo Infezioni - corion-amniotiti; - infezioni subcliniche che possono essere responsabili di difficoltà respiratorie neonatali Rottura delle membrane con conseguenti oligoidramnios che può portare a deformazioni e ipoplasia polmonare Sensibilizzazione (al fattore Rh) Complicanze perinatali - parti prematuri; - basso peso alla nascita; - malformazioni; - mortalità perinatale; - di stress respiratorio Morte - aborto; - morte endouterina; - morte neonatale. (G.B.Nardelli, 1997 ; P.V. Grella, 1996 ). La diagnosi prenatale non invasiva non comporta questi rischi, ma se è positiva comporta il successivo passaggio a diagnosi prenatale invasiva e quindi espone agli stessi pericoli. Infine la diagnosi prenatale quando è positiva porta a morte, per interruzione volontaria della gravidanza, praticamente tutti i feti affetti da patologia Esperienza di invasione La diagnosi prenatale invasiva è esperienza fetale diretta di pericolo, di vita o di danno, di invasione, di emozione, dolore, sofferenza, paura che può incriversi nella memoria. La diagnosi prenatale comporta la penetrazione in spazî vitali fetali e la sottrazione di tessuti e liquidi fetali con conseguente squilibrio dell’omeostasi fetale. La villocentesi invade e sottrae trofoblasto, che svolge ruolo di primaria importanza nella regolazione dell’omeostasi materno – fetale per la secrezione di fattori ormonali, immunitari, vasoattivi, metabolici, neurotrofici (P.V. Grella, 2002 ). Esperienza di pericolo, immediato o tardivo, diretto o indiretto L’amniocentesi invade e sottrae liquido amniotico con probabili riverberi sul feto. La diagnosi prenatale invasiva comporta un pericolo immediato di rottura del sacco amniotico e lesioni ai vasi sanguigni placentari, cui possono conseguire: Infatti: 1. Sanguinamenti CVS : - perdite ematiche vaginali; - 1. Il liquido amniotico è un liquido extracorporeo fetale, l’equilibrio tra la sua produzione e rimozione è legato al benessere fetale 2. L’acqua è elemento vivo (liquido amniotico e tutto il corpo). Masaru Emoto ha mostrato l’influsso dell’ambiente sulla cristallizzazione dell’acqua (diverse influenze ambientali sulla stessa acqua, diverse forme di cristallizazione) (M. Emoto, 1999 ). 3. Il liquido amniotico bagna tutto il corpo fetale e dunque una variazione brusca e innaturale del suo volume comporta una stimolazione o vibrazione innaturale della cute fetale e quindi una innaturale informazione al Sistema Nervoso Centrale. L’effetto è immediato, basta ricordare la comune origine ectodermica di cute e SNC, che fa dire a Paul Valery “Non c’è niente di più profondo della pelle”. È esperienza diretta di emozione: dolore, sofferenza, paura Nessuno può escludere la capacità di percepire il dolore da parte del feto. Gli studi in questo senso sono ormai numerosi e il tema è di grande attualità, come dimostrato dal Congresso “Pain and brain damage in foetus and newborn” (Siena 6-7 giugno 2003). Per quanto riguarda la diagnosi prenatale invasiva: 1. il trofoblasto non ha innervazioni, ma secerne fattori neurotrofici coinvolti nella trasmissione di impulsi nervosi (P.V. Grella, 2002 ) 2. Il liquido amniotico può stimolare terminazioni nervose libere già presenti alla VII settimana (T.W. Sadler, 2002 ) La capacità del feto di percepire dolore è presente dalla VIII settimana (Volman e Pearson, 1980 ), è più tardiva la capacità di farvi fronte (P. Ranalli, 1997 ). Le risposte motorie a stimolazioni cutanee già alla IX settimana fanno pensare a reazioni di difesa a un possibile dolore (E. Tajani, G. Gragnaniello, 2001 ). Non possiamo escludere che ci sia sofferenza. Un evento disturbante causa un trauma silente che costringe il feto a erigere barriere difensive con dispendio di energie (L. Ancona, 2002 ). Non possiamo escludere la paura, che è emozione arcaica, registrata nel sistema libico, cervello arcaico, emotivo e non nella corteccia, cervello recente e razionale. Infine non possiamo escludere che questa esperienza (la diagnosi prenatale invasiva) non venga depositata nella memoria implicita. Mauro Mancia ci ha insegnato che questa memoria implicita si forma molto prima di quanto si credesse un tempo, oggi si giunge a riconoscerla negli ultimi tempi della gestazione, domani potremmo scoprire che è anche più precoce (M. Mancia, 2001 ). L’importanza della memoria implicita è legata al suo essere l’asse portante del sé, nucleo centrale, emozionale della personalità che condiziona la vita affettiva, emozionale, cognitiva e sessuale dell’adulto (M. Mancia, 2001 ). La diagnosi prenatale, sia invasiva che non invasiva è esperienza fetale indiretta attraverso la madre, attraverso le sue emozioni, il suo dolore il suo stress, le sue sensazioni negativeche possono porlo in un limbo emotivo e relazionale. Ogni intensa esperienza emotiva della madre raggiunge il feto e influenza le sue relazioni e il suo sviluppo. Gli stimoli positivi sul SNC influenzano l’equilibrio della personalità, gli stimoli negativi possono esitare in disturbi comportamentali (S. Ottaviano, 2002 ). Lo stress materno può esitare in disturbi neurocomportamentali come rilevato sia da studi sperimentali che da studi clinici (S. Ottaviano, 2002 ). Lo stress in gravidanza porta ad aumentata produzione di CRF (Corticotropin releasing factor). L’aumento del CRF e conseguentemente del cortisolo è direttamente correlato al rischio di parto prematuro (P. Panzarino, 2002 ). In base a queste osservazioni è stato proposto il dosaggio di CRF e cortisolo nelle donne in gravidanza per poter instaurare, se necessario, una psicoterapia che riduca lo stress allo scopo di ridurre il rischio di parto prematuro (P. Panzarino, 2002 ). delusioni in caso di feto morto o malformato (Matarazzo, 1992 , R. Tambelli, 1995 ). Il riconoscimento del rischio di disturbi neurocomportamentali nei figli di donne colpite da stress in gravidanza ha portato al suggerimento del dosaggio di CRF e cortisolo nei neonati allo scopo di identificare i bambini a rischio per psicopatologia (P. Panzarino, 2002 ). Il naturale silenzio delle rappresentazioni materne tra il VII e il IX mese in preparazione della naturale separazione tra madre e bambino viene a costituire uno spazio neutro favorevole all’instaurarsi di una nuova relazione. Questo stesso spazio neutro si realizza probabilmente nell’attesa dell’esito di un esame che può decidere una forzata volontaria innaturale separazione in caso di diagnosi prenatale positiva. Lo stress materno aumenta il cortisolo con riduzione dei movimenti attivi fetali e aumenta le catecolamine con riduzione degli scambi materno-fetali per vasocostrizione placentare eaumenta la frequenza cardiaca fetale (E. Tajani, G. Gragnaniello, 2001 ). Il feto sperimenta il disagio materno dato dai sensi di colpa, perché il figlio è sottoposto ad un rischio evitabile, perché è percepito il divario tra madre ideale (accogliente) e madre reale (selettiva). Il feto sperimenta un limbo emotivo, legato alla “sospensione della affettività” materna. Dice Vial “ogni esplorazione fetale, in particolare la realizzazione del cariotipo, provoca soprattutto nella madre una vera interruzione della relazione con il bambino…che riprenderà solo dopo il risultato di normalità. I genitori descrivono quasi tutti questa sospensione del loro progetto, che si manifesta con l’arresto di ogni preparativo materiale della nascita, ma anche con un distacco transitorio di questo bambino sospetto di non dover sopravvivere, nell’ansia di non attaccarsi inutilmente” (M. Vial, 1996 ). Il feto sperimenta un limbo relazionale. Durante la gravidanza si costruisce il modello operativo delle nostre relazioni future (le rappresentazioni materne in gravidanza). (D. Stern, 1985 ; M. Ammaniti, 1995 ; R. Tambelli,1995 ). Le rappresentazioni materne mostrano un particolare arricchimento nel II trimestre con culmine al VII mese (G. Fava Vizziello, 1992 ) e vanno incontro ad un silenzio alla fine della gravidanza per protegger il feto e la madre da una possibile discordanza tra bambino reale e bambino rappresentato (M. Ammaniti, 1992 ) come per prevenire Dopo l’esito negativo è prevedibile un ulteriore tempo di recupero per riprendere in mano i fili temporaneamente deposti della relazione. E per concludere la diagnosi prenatale porta a morte il 99% se non il 100% dei feti patologici e quindi rappresenta lo strumento “medico” che apre la porta alla selezione eugenetica. I medici dunque sono in prima linea. E in una prima linea di fuoco poiché “per sua essenza la medicina opera contro la selezione naturale…ne va di mezzo la sua stessa ragione di esistere. Qualora la medicina servisse di rinforzo e sostegno alla selezione naturale non sarebbe più medicina ma eugenismo”. (C. Viafora, 1997 ). Di fronte a questa realtà, che evoca fantasmi inquietanti per ognuno, le obiezioni poste sono le seguenti: 1. È una richiesta che viene dalla coppia. È vero, ma viene anche dai medici, anche dalla società 2. È un diritto aver il figlio desiderato. Sì, ma senza sconfinare nella sindrome del figlio perfetto e nella sindrome del playing God e comunque è un diritto anche quello del figlio di poter nascere (E. Mordini, 2002 ). 3. È un dovere offrire questa opportunità. Sì, ma è un dovere anche porci delle domande sul senso e sulle conseguenze del nostro agire e organizzare un counselling idoneo ad accompagnare le coppie ad una scelta veramente.informata e a un “dopo”non abbandonato (B. Mozzanega, 1997 ) 4. È un comune sentire della maggior parte delle persone. Sì, ma la maggioranza fa la legalità, non fa l’etica. 5. È fare prevenzione. Non è vero, fare prevenzione è eliminare la malattia, non il malato. 6. È una vita non degna di essere vissuta. Ognuno ha diritto a vivere la sua vita, nessuno ha diritto di decidere chi sia degno di vivere e chi no, non deve esserci una dittatura dei sani. 7. Non è una persona, non è formato. Non è vero, è un essere umano, non è una cosa, non è un animale. E inoltre è lo stesso individuo davanti il quale ci commuoviamo, tutti, quando sentiamo il battito del suo cuore, che ci informa della sua vita già 21 giorni dopo il concepimento. 8. La diagnosi prenatale è come tutti gli altri esami in gravidanza un accertamento di benessere fetale. “Se questo accertamento permettesse concreti provvedimenti terapeutici ci sarebbe un diritto del nascituro prima ancora che della coppia. Ma esiste una notevole discrepanza tra capacità diagnostica e capacità terapeutica e compito della medicina è gestire questa discrepanza con la saggezza adeguata ai valori in gioco” (C. Viafora, 1997 ). Il rischio è che la diagnosi prenatale funzioni come un controllo di qualità, come se il feto fosse un oggetto di consumo e con la conseguente svalutazione implicita di chi è sfuggito alla selezione e del disabile in generale, offrendo l’idea di una vita senza senso, di un peso per la società, di una minaccia genetica per l’umanità (E. Sgreccia, 1996 ; Ramon Lucas Lucas, 2002 ). La costruzione della salute del bambino dall’endo – all’esogestazione La matrice di base di questo ritmo è il movimento tra espansione e contrazione, con una leggera prevalenza dell’espansione sulla contrazione durante la gravidanza, il parto e l’allattamento. Verena Schmid “Recenti ricerche forniscono convincenti prove che la salute di cui godiamo durante tutta la nostra vita è determinata in buona parte dalle condizioni del nostro sviluppo in utero. Il modo in cui siamo entrati nella vita rappresenta il fattore principale di come la viviamo. Ognuno di noi, non solo le donne gravide ha una responsabilità verso le generazioni non ancora nate, il cui nome non sappiamo e i cui visi non abbiamo visto per assicurare che le loro vite siano il più possibile sane e gratificanti” P. Nathanielsz Il ritmo comportamentale della donna è costituito dal movimento tra comportamento attivo e passivo – ricettivo, tra espressione dell’energia maschile e di quella femminile, sempre con una prevalenza dell’energia femminile su quella maschile, che si farà via via più marcata nell’evolversi di gravidanza e parto. Il concetto di salute globale nel percorso nascita La definizione della salute, in base a concetti che tratterò successivamente, è essenzialmente: movimento, reattività, ritmo alternante tra due polarità. Non è né il benessere, né il malessere a costituire la salute o la malattia, ma è l’alternanza fra stati di armonia e di crisi, la capacità reattiva ad esse, a costituire la vita, la vitalità, la salute. Il dialogo, la comunicazione, la relazione ne determinano la qualità. In questo senso la nascita rappresenta una matrice per tutti gli eventi e cicli della vita. E’ anche il primo luogo di apprendimento di tali cicli. Il bambino li apprende nel suo divenire e li ripeterà, arricchendoli di nuove variabili, crescendo. La gravidanza, il parto, l’esogestazione non sono da considerarsi quindi eventi statici, con un decorso a “curva predisposta”, bensì eventi ritmici, con un movimento individuale, ma regolato dai tempi biologici e dagli eventi relazionali. Queste prevalenze sono necessarie alla donna per poter far crescere un bambino dentro di sé, partorirlo e allattarlo. Ma ricordiamoci sempre che la donna gravida non si perde in una sola polarità, ma mantiene l’oscillazione tra i due poli e quindi insieme alla crescente apertura e all’abbandono mantiene anche la sua individualità, soggettività e decisionalità. Un fattore che viene spesso trascurato. Il ritmo emozionale è quello tra apertura interiore e autoconservazione, con una leggera prevalenza dell’apertura sull’autoconservazione che diventa totale al momento del parto.. Dal punto di vista della fisiologia della salute oggi è chiaro a tutti che gli eventi della riproduzione si svolgono prevalentemente a livello del cervello arcaico, cioè del sistema limbico, del talamo e ipotalamo, dell’ipofisi e sono quindi prevalentemente involontari. In queste zone si coordinano le emozioni profonde, gli istinti vitali arcaici, le memorie profonde, la sessualità con le secrezioni endocrine e i neurotrasmettitori, gli informatori e comunicatori del corpo che producono le rispettive azioni fisiologiche nel corpo. Il cervello arcaico è la sorgente principale di quel linguaggio che favorisce la comunicazione nel corpo e tra i corpi e le emozioni di madre e bambino. Si può affermare che attraverso tali informatori la madre, a un livello profondo, è costantemente informata sullo stato di essere del suo bambino e il bambino è altrettanto informato sullo stato fisico e emozionale di sua madre. Già questa conoscenza deve indurci a porre una grande fiducia nei saperi della donna. Se poi si vuole allargare ulteriormente lo sguardo sull’ecosistema umano e sull’ambiente nel quale la donna vive, possiamo osservare dense relazioni tra ambiente e attività del cervello arcaico. In sintesi si può affermare che la salute è il risultato di una buona comunicazione cellulare, chimica e emozionale e quindi di una buona relazione tra i vari elementi componenti l’essere umano e il suo ambiente. La salute del bambino è il risultato di una buona comunicazione madre – bambino – ambiente, a livello fisiologico e emozionale. Ne emerge di riflesso l’importanza del fattore comunicativo e relazionale, prova ne è il fatto che un bambino che nasce e rimane senza relazioni, si ammala e nei casi gravi muore. Un adulto fuori da una rete relazionale altrettanto si ammala. uterina senza la possibilità di trovare un approdo, potrebbe trovare un terreno non pronto, scarso nutrimento, scarso ossigeno di cui ha estremo bisogno per la sua attività cellulare intensa, potrebbe percepire lo spavento della madre, quando scopre di essere incinta, potrebbe incontrare sensazioni ostili ecc. Ad aspettarlo nella cavità uterina vi sono i macrofaghi che possono decidere di eliminarlo o farlo crescere. Eppure l’embrione ha notevoli competenze e risorse, un potenziale generativo incredibile ed è dotato di una volontà precisa per navigare sano e salvo in mezzo a questi pericoli. Moltissimi meccanismi fisiologici lo sostengono nel suo viaggio verso il mondo, come la sua capacità di nutrirsi in modo autonomo, di annidarsi dentro l’endometrio, di usare le sue cellule multipotenti secondo i bisogni del momento, di riparare e ri-formare i tessuti lesi o incompleti, di produrre ormoni. Certo, una madre lo può aiutare ulteriormente, se è a conoscenza del suo lavoro iniziale. Glielo può facilitare, rallentando i suoi ritmi e gli impegni generali del suo organismo, praticando la respirazione profonda per fornirlo di ossigeno, pensandolo e accogliendolo per facilitargli il radicamento sereno. La capacità relazionale, l’ascolto di sé, il ritmo comportamentale sono risorse per la salute nel percorso maternità. Il ritmo e il movimento: La salute del bambino in gravidanza Nel primo trimestre: Fin dall’inizio della sua esistenza i concetti di ritmo e reattività fanno parte della sua matrice creativa. Numerosi sono i pericoli in agguato dell’embrione: appena dopo il concepimento potrebbe restare bloccato nella tuba, potrebbe venire aggredito dal sistema immunitaro materno, potrebbe non trovare il giusto ordine per formarsi, potrebbe cadere nella cavità Fin dall’inizio del suo sviluppo l’embrione attiva dei ritmi. Dopo ogni fase di sviluppo dinamico, tridimensionale vi è una pausa, entra quindi nel ritmo attivo – passivo, lo stesso ritmo della creazione del mondo (ritmo giorno-notte, 6 giorni di attività, uno di riposo e contemplazione). Gli organi si sviluppano con dei movimenti precisi: per esempio il tubo neurale inizia con la notocorda che subisce una spinta in alto e in avanti, le creste neurali si aprono come le ali di una farfalla, per poi piegarsi in un abbraccio sul tubo neurale, chiudendolo, includendo una parte del liquido amniotico (espansione – contrazione). L’intestino nasce dall’invaginazione del sacco vitellino e da altre invaginazioni, è inizialmente chiuso e si apre nella sua evoluzione ai due poli craniale e caudale in bocca, naso, ano (contrazione – espansione). Il cuore nasce all’esterno dei fogli embrionali e l’embrione, crescendo si flette in avanti e lo avvolge, lo incorpora. La dinamica della forma: L’ovulo in sviluppo non ha ancora forma, è indistinto (stadio della formazione dei tre fogli embrionali: ento- ed ectoderma, mesoderma), ma contiene nella forma archetipica la forma futura (neurotrasmettitori, informatori chimici). Ha in sé il tutto. E’ la matrice delle matrici. Ha un altissimo potenziale! La funzione dei singoli organi, secondo Fedor Freyberg, esiste prima della loro formazione, l’organo si forma di conseguenza. All’origine di ogni forma c’è la vibrazione, prima forma del movimento. Il citoplasma agisce come sostanza morfogenetica, l’acqua trasmette le vibrazioni, nell’acqua circolano i neuromediatori. La stessa genetica entra in una dinamica addirittura endogena e esogena. L’essere umano, la persona che emergerà da questo complesso processo creativo è il risultato di un processo dinamico tra genotipo, fenotipo, ambiente e fattori energetici. Il dinamismo di organizzazione è dualistico, polare. Ogni parte in sviluppo ha una tendenza autoassertiva e una tendenza integrativa (Weihs) Sempre secondo Weihs il pensiero lineare di stimolo – risposta (materialismo) già qui dev’essere sostituito da quello di un sistema, di un ordine gerarchico aperto autoregolante (dignità, libertà). I maf e l’apprendimento nel primo trimestre: Dopo 7 settimane di gravidanza si possono già osservare dei maf di rifiuto e difesa, dei maf per orientarsi, dei maf spontanei e di riflesso (su stimolo del mov. Materno) Questo ci parla per una vita psichica e sensoriale dell’embrione già attiva. Esistono memorie di questo periodo dentro di noi. Sono oceaniche, globali, non definite, forme esperienziali globali (Schindler) L’esperienza, l’apprendimento sono il presupposto dello sviluppo Le endorfine hanno un ruolo importante nell’apprendimento e sono già presenti a sette settimane, a 12 settimane hanno raggiunto i livelli pari ad una persona adulta. Il tronco encefalico (parte del sistema limbico) che si forma molto presto possiede una placca di recettori per l’ apprendimento, le emozioni, la memoria profonda. La memoria fetale è legata alla ripetizione. Apprendere e risolvere problemi per il feto è stimolante e divertente Agenti tossici come fumo, alcool, inquinamento producono una sofferenza dei neuroni, delle sinapsi, della mielina, la crescita del cervello si riduce. Infatti, se arriva nicotina o alcool nel liquido amniotico, il bambino smette di berlo. I sensi La competenza sensoriale è una delle più importanti del feto. E’ attraverso i sensi che forma il suo corpo, il suo cervello e le sue esperienze. A 24 giorni sono formati in forma microscopica tutti gli organi nei principi costruttivi di base con le tracce di tutte le funzioni elementari; A 12 settimane il feto è perfettamente in grado di coordinare e integrare attività sensoriali, motorie e attività cerebrali, di organizzare il suo comportamento. Esprime una sua personalità anche attraverso la mimica della faccia. I bisogni fisici e psichici del pre-embrione e dell’embrione: - non essere solo, orientarsi, nutrirsi, ricevere ossigeno ricevere accoglienza, ricevere protezione dagli inquinamenti ritmo endorfine, prolattina, terreno buono (umido, ricco), avversione ridotta (sistema immunitario), neurotrasmettitori, comunicazione Nel secondo trimestre Il bambino comincia ad apparire e a comunicare verso l’esterno. La sua forma diventa visibile, i suoi movimenti permettono la comunicazione sociale. I suoi sensi sono sviluppati al punto da poter percepire gli stimoli esterni. A questo punto c’è la tendenza da parte di qualcuno di considerarlo già come un essere a sé,una persona con diritti sociali e giuridici. Il difficile enigma che si sottrae alla nostra comprensione razionale è ben rappresentato dalla placenta, radici del bambino, ma formato da due organismi distinti. Il bambino è sì persona e individuo, ma contemporaneamente è una parte inscindibile del corpo materno. Può essere persona solo in quanto parte di lei. La sua salute, il suo benessere, il suo sviluppo passano attraverso la salute, il benessere della madre. La madre, curando se stessa, cura il bambino. Curando la propria salute promuove la salute del suo bambino, ora e per il futuro. Salute intesa nel senso globale, attraverso lo stile di vita, il ritmo, le relazioni, la vita emozionale. Ma può allo stesso momento nutrire e stimolare il bambino persona attraverso i canali sensoriali. A 20 settimane circa il bambino passa da uno stato totalmente introverso verso uno stato estroverso, di nuovo un movimento polare. Molti popoli festeggiano questa apertura del bambino verso il mondo con rituali specifici. La relazione e l’accoglienza del bimbo nel mondo esterno assume un suo primo significato importante. La comunicazione interiore tra madre e bambino favorisce il flusso e lo scambio placentare, base della salute fetale. Il mondo emozionale della madre con i suoi aspetti polari tra momenti sereni e momenti tesi preparano il bambino dolcemente alla polarità nella vita, la placenta filtra le tensioni e cerca di mantenere un’omeostasi a basse oscillazioni. La placent (madre, radice) cura l’adattamento del bambino. Nel terzo trimestre Nel terzo trimestre tutti i ritmi si approfondiscono. Inizia la vera preparazione alla vita extrauterina. Il bambino apprende il sonno profondo da alternare al sonno REM, apprende l’interruzione del movimento costante, a fermarsi, approfondisce le sue capacità motorie e apprende la spinta attiva, gli ormoni diventano più ciclici, ma anche più polari: abbassamenti di progesterone si alternano a rialzi di ossitocina. Tutto il sistema fisiologico spinge il bambino nella direzione del ritmo espansione-contrazione, il ritmo del respiro, il ritmo della vita. A un certo punto critico l’omeostasi offerta finora dalla placenta si arrende al ritmo e il bambino si vede costretto di iniziare una propria produzione di adrenaline, gli ormoni della reattività per eccellenza. Un bambino cresciuto e maturato così può affrontare il parto senza rischi (sempre salvo l’imponderabile). E’ pronto, il suo sistema reattivo, la sua salute sono idonei per la prova che lo aspetta. Il rispetto dei ritmi di madre e bambino sono la premessa per una nascita sana. L’interruzione dei ritmi li mette in pericolo. La nascita come approfondimento della reattivita’ Il parto fisiologico, vaginale è un elemento determinante secondo questo concetto di salute. L’intenso ritmo contrazioneespansione con la relativa produzione ormonale mette il bambino in grado di affrontare la vita non solo dal punto di vista fisico, ma anche dal punto di vista dell’aggressività. Le contrazioni uterine non sono solo da intendersi come forze espulsive, ma anche come regolatori dei nuovi sistemi di adattamento fetale. l’ossitocina stimola in parallelo la produzione di vasopressina. La vasopressina lavora con il sistema nervoso simpatico, l’ossitocina con il parasimpatico. l’ossitocina produce un aumento della circolazione sanguigna. E’ presente in dosaggi alti nell’arteria ombelicale, mentre la vasopressina è presente nelle vene ombelicali. I due ormoni regolano quindi la circolazione e il movimento dei liquidi dalla madre al feto. In caso di somministrazione di ossitocina sintetica questa polarità nei vasi ombelicali s’inverte. I due ormoni regolano anche il funzionamento e i livelli del nuovo sistema di adattamento fetale. Intervengono nella divisione del POMC più a favore dell’ACTH o del MSH, secondo le concentrazioni presenti.(Rockenschaub). La nascita vaginale con un suo inizio spontaneo, dettato dal bambino, con i suoi ritmi spontanei e fisiologici, crea le basi per il sistema di adattamento “steady state” (vedi D&D n.29), ovvero per la capacità di mantenere l’omeostasi, e successivamente per lo sviluppo del sistema “attacco e fuga”che permette al bambino di percepire i pericoli e di salvarsi con comportamenti adeguati. E’ quindi fondamentale per la sua capacità reattiva, per la sua salute fisica e psichica. E’ in fondo, un suo diritto. L’altissima produzione dell’adrenalina fetale durante il parto da al bambino la possibilità di aggredire il mondo, di andare verso il mondo, di orientarsi e prendersi il suo posto Il principio della lotta Il termine, coniato da Michel Odent, indica l’importanza per i sistemi reattivi del bambino a potersi eprimere anche sul piano comportamentale ed emozionale. La capacità di lottare produce salute. Il bambino apprende la lotta fin dall’inizio della sua esistenza. Aggredire l’endometrio con i suoi villi ne è una delle prime espressioni. Mettersi in posizione cefalica ne è un’altra. Ma l’imprinting decisivo lo riceve durante la nascita vaginale. Reagire alla pressione interna, spingersi fuori attivamente, lottare per venire al mondo sono esperienze primarie fondamentali per la vita futura. L’allenamento continua con l’allattamento al seno. Procurarsi il cibo, succhiare con tutte le forze, chiedere relazione con il pianto, reagire alle prime malattie con le competenze endogene ecc. sono solo alcune delle tappe importanti che lo attendono. Ma sopratutto sono importanti per la salute. Perché favoriscono la reattività. Il bambino ha delle competenze endogene per questa sfida che occorre conoscere, rispettare e favorire. Eccone alcune: - Le qualità motorie: il bambino si posiziona correttamente nell’utero e si spinge attivamente verso il mondo - Le qualità sensoriali: il bambino percepisce fin dalle prime settimane della gravidanza attraverso i sensi, i sensi sono la via di apprendimento e di esperienza prioritaria e gli permettono l’orientamento - Le capacità endocrine: durante il parto è fortemente coinvolto nella cotruzione del sistema ossitocico uterino e si proteggge con l’adrenalina fetale grazie alla quale promuove anche l’attaccamento e la relazione in prima persona - Le qualità del temperamento: sono riconoscibili fin dall’inizio della gravidanza e preparano la dinamica relazionale fra bambino e genitori - Le qualità emozionali: ogni bambino stimola nella madre e nel padre aspetti emozionali specifici in base alla sua costituzione emozionale Le competenze del neonato: invece sono le seguenti - il pianto (segnale che attiva la relazione, richiesta) - gli stati comportamentali: sonno profondo sonno attivo stato di transizione sonno – veglia veglia quieta veglia attiva -il riflesso di rotazione (ricerca del seno) - il riflesso di suzione, la capacità di alimentarsi - la capacità di orientarsi con l’uso dei sensi - la capacità di fermarsi, attenzione e relazione - la capacità di indurre tenerezza e atteggiamenti di accudimento negli adulti attraverso lo sguardo intenso, i movimenti del corpo, l’odore - la capacità di imitare il volto umano. Queste competenze mettono in grado il bambino di emettere dei segnali forti rispetto ai suoi bisogni. Se ottiene risposta ai suoi segnali, se si instaura un dialogo tra lui e chi lo cura, impara che vale la pena mandare dei segnali, lottare ed entrerà nel ritmo di alternanza tra richiesta e soddisfacimento, allenando la sua capacità reattiva.. Se i suoi segnali vanno a vuoto e non vengono raccolti dopo un tempo più o meno lungo il bambino si rassegna e non lotta più. Diventa “tranquillo e buono”, un bambino facile che non chiede. Ma il suo ritmo diventa statico e il suo sistema endocrino comincia a produrre del cortisolo, l’ormone della sottomissione, e comincerà ad ammalarsi più spesso. Attiva il meccanismo di stress-adattamentoesaurimento. Riconoscere al bambino il rispetto dei suoi bisogni al momento della nascita e durante l’allattamento, accoglierlo come una persona con tutti i diritti e bisogni di una persona è un obiettivo importante nella promozione della salute. Nell’esogestazione Nel primo trimestre dell’esogestazione il bambino fa un grossissimo lavoro di adattamento. Mette appunto i suoi sistemi autonomi, il sistema immunitario, endocrino e neurovegetativo, ma anche i suoi apparati fisiologici. E’ ancora aiutato dal latte materno che lo fornisce di anticorpi, ormoni e informatori e dal corpo materno che gli insegna i ritmi. Il corpo materno è un vero e proprio monitor delle funzioni fetali e interviene in modo subcorticale nel loro aggiustamento. Un bambino piccolo ha bisogno di tempo per apprendere. Inoltre nell’esogestazione apprende la relazione. interagisce prima con le persone e, successivamente con l’ambiente. Come abbiamo già visto nell’endogestazione, il bambino apprende attraverso la ripetizione. Quindi non è tanto il singolo atto, quanto la continuità di un atteggiamento a incidere sulle sue modalità di crescita. Cosa apprende un neonato? la polarità (lucebuio, fame-sazietà, frustrazione-gratificazione ecc.), i ritmi circadiani, fisiologici, attraverso sincronizzatori interni ed esterni, la relazione in cui lui è l’iniziatore, attraverso la relazione la reattività che incide anche sul suo sistema immunitario. Tutti elementi della salute. Occorre dargli il tempo e lo spazio per la ripetizione, per sperimentarsi e risperimentarsi. Questo vale anche per le prime malattie comuni. Il sistema immunitario deve sperimentarsi e apprendere come combattere le malattie. Se tutti i sintomi vengono immediatamente repressi con sostanze esogene, gli togliamo questa possibilità. Creare delle malattie artificiali attraverso i vaccini, prima che i sistemi di adattamento del bambino si siano organizzati è altrettanto deleterio dal punto di vita della salute di base. Lo stesso vale per lo svezzamento. Il cibo esogeno è un fattore estraneo per il sistema immunitario, deve imparare gradualmente a riconoscere sopratutto le proteine estranee, per cui vanno introdotte gradualmente (prima vegetali, poi animali), nel periodo in cui il bambino è pronto e nei tempi di tolleranza che segnala lui. Vale per lo sviluppo motorio. Il bambino relegato in un passeggino dalla mattina alla sera perderà la sua reattività, la sua salute. Un bambino ha bisogno di spazio per sperimentarsi, ha bisogno di capire i propri limiti e potenziali attraverso l’esperienza. Il principio della reattività è applicabile a tutto. E può diventare un criterio di osservazione che ci fa capire, se un bambino è sano o no, se è più o meno a rischio di malattia. L’eccesso di stress in tutte le fasi del percorso nascita, un parto operativo, la mancanza dell’allattamento materno, farmaci, vaccini e uno svezzamento troppo precoce ne compromettono e pregiudicano la futura salute per tutta la vita. Da qui ancora una grande responsabilità verso il non nato e il bambino piccolo di proteggerlo da inquinamenti e interferenze e di favorire la naturalità della sua nascita e crescita. La salute a lungo termine e l’origine delle malattie nel periodo perinatale Sempre di più anche nella ricerca sulla salute si ritorna all’importanza della vita pre- e perinatale. David Barker dell’Università di Southampton per esempio è arrivato alla conclusione, dopo aver esaminato più di 50 studi importanti fatti negli USA, in Svezia e Inghilterra che la salute degli oltre 50enni è stata già determinata in utero. Dice:” Dobbiamo accettare che i nove mesi prima della nascita hanno evidentemente un’influenza pregnante sulla salute in età avanzata”. Barker si è concentrato sopratutto sulle malattie cardiovascolari, su alcuni tumori e sulle malattie metaboliche. Di particolare importanza ritiene il basso peso alla nascita dovuto a iposviluppo. Dice che se il bambino riceve meno nutrimento nel secondo e terzo trimestre, mentre crescono e si perfezionano il pancreas, il fegato, la muscolatura, il cervello ecc. è più a rischio in età adulta. Esperimenti su animali dimostrano una riduzione delle cellule e della loro capacità di riparazione e rigenerazione. Inoltre il metabolismo si regola su un equilibrio di scarsa alimentazione. I rischi di sviluppare malattie metaboliche in età adulta si riduce se la persona rimane magra e continua a mangiare poco. Ma se mangia di più, il suo organismo non è in grado di affrontare il lavoro. Altri ricercatori dimostrano come l’alimentazione nel primo anno di vita possa portare a ipertensione a causa dell’alto contenuto di sale nei latti vaccini e di malattie cardiovascolare a causa del basso contenuto di colesterolo nei latti vaccini che costringe il bambino a una iperproduzione di colesterolo. Anche Nathanielsz dimostra come bambini con condizioni prenatali svaforevoli sviluppano più facilmente malattie cardiache, ipertensione, obesità, diabete e risposte alterate agli stimoli di stress nella loro vita adulta. L’intelligenza, l’orientamento sessuale, difficoltà di apprendimento, difficoltà aomportamentali e disordini emozionali sono dovuti a eccesso di stress in momenti critici del periodo perinatale. Sappiamo che disturbi neurovegetativi e comportamentali dei neonati perdurano per lo meno per tutta l’infanzia e adolescenza. Riferimenti bibliografici: Chamberlain: The mind of your newborn baby, I bambini ricordano la nascita, Bonomi ed. T. Weihs: Embriologia tra mito e scienza, Filadelfia ed.1986 Schindler: Oekologie der Perinatalzeit, Hypokrates Verlag, Stuttgart Moore, Persaud: Lo sviluppo prenatale dell’uomo D. Barker: Mothers, Babies and Health in later Life, Churchill livingstone 1998 P. Nathanielsz, Life in the Womb, the origin of Health and Disease, Promethean Press, ithaca, New York 1999 J. Liedloff, Il concetto del continuum, Meridiana ed. M. odent: Il Bebé è un mammifero, Red ed. Michel Odent parla delle correlazioni dei vissuti emozionali, dello stress e dei farmaci usati nel periodo perinatale e la condizione adolescente. Da questi esempi possiamo dedurre le analogie sugli altri piani dell’essere umano, su quello comportamentale e emozionale. V. Schmid, D&D, il giornale delle ostetriche n. 0, n. 3/4, n. 17, n. 28, n. 29 ANEP Italia ISPPE International School for Prenatal and Perinatal Education Un Percorso con una visione internazionale, aperto a tutti coloro che, per lavoro o per interesse personale, vogliono scoprire o approfondire le conoscenze riguardanti il Periodo Prenatale e il Bambino Prenatale. 12 incontri in un anno; 24 giorni; 192 ore per conoscere, apprendere e saper applicare l'arte del Dialogo Prenatale secondo tutti i più recenti supporti forniti da Medicina, Fisiologia, Biologia, Psicologia, Pedagogia e Counseling, con, alla fine del percorso, un titolo di Prenatal Tutor ® Tutti gli argomenti più interessanti e coinvolgenti riguardanti il mondo prenatale, trattati da un nucleo di docenti di grande fama internazionale. Avere una buona gestazione, strutturare un buon periodo prenatale, consente a ogni bambino di venire al mondo con maggiori capacità di relazione, con una fiducia nella Vita che è fondamentale per una personalità sana; è quella che il famoso primario ginecologo Michel Odent chiama la "Salute Primale". È intuitivo che un bimbo con un "periodo prenatale positivo" avrà più autostima e un'intelligenza più pronta e vivace; avrà maggiori possibilità di essere un individuo in buona salute e con un maggiore equilibrio psichico nelle relazioni sociali e, conseguentemente, avrà maggiori possibilità di trasformarsi in un adulto capace di essere un fattore di mutamento positivo nel Mondo. Sperando di avervi fatto cosa gradita, vi salutiamo e vi diamo appuntamento al prossimo numero della NEWSLETTER ANEP… Buona fine 2013... e tanti auguri per un 2014 ricco di novità! Intanto potete continuare a seguire le attività dell’Associazione Nazionale di Educazione Prenatale tramite il sito www.anep.org e cercando le varie sedi ANEP sparse ormai per tutta Italia! Ogni anno gli associati hanno occasione di partecipare a interessanti seminari GRATUITI, contattate la segreteria per saperne di più e avere le date dei prossimi seminari. Il secondo numero della Newsletter è a cura di Alice Musico, Ostetrica e Prenatal Tutor (diplomata nel 2013), specializzata in Acquapsicomotricità Educativa in gravidanza e infanzia 0-6 anni. Lavora presso il Centro Bene Con Sé Bene insieme (sede ANEP) di Chiavari e Genova, svolgendo corsi di Accompagnamento alla Nascita e di Educazione Prenatale, assistenza nel puerperio e assistenza alla donna in tutte le fasi della vita, dall’adolescienza alla menopausa.