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Newsletter ANEP Italia
Associazione Nazionale Educazione Prenatale e Perinatale
Dicembre 2013
www.anep.org
Anno 1, Numero 2
Ecco il secondo numero della NEWSLETTER di Anep Italia.
Con la Newsletter ci adeguiamo piacevolmente ai tempi, assicurandoci velocità di
trasmissione, certezza della ricezione, riduzione dei consumi di carta e dei costi di
spedizione postale, flessibilità di consultazione e comodità di archiviazione…
raccogliendo per voi alcune letture interessanti circa il mondo Prenatale.
Ecco i professionisti protagonisti di questo secondo numero:
Rossella Guarneri
Cristina Fiore
Marina Enrichi
Verena schmid
Psicologa, counselor
sistemico-relazionale,
ci parla dell’uso del
genogramma nel
percorso Anep
Formatore, Counsellor
Professionista II Livello,
Formatore Gordon e
Prenatal Tutor. Docente
della scuola ISPPE , ci
parla dell’attesa.
Servizio di
Psicoprofilassi
Ostetrica Azienda
Ospedaliera Clinica
Ostetrica Università di
Padova. Ci parla delle
indagini diagnostiche
prenatali viste dal
punto di vista del feto.
fondatrice de “Il
Marsupio” e di
“D&D” ci parla della
costruzione della
salute del bambino
dall’endo all’esogestazione.
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Con questa NEWSLETTER invitiamo tutti gli interessati a compilare il modulo
scaricabile dal sito www.anep.org e inviarlo via e-mail, dopo aver effettuato il
pagamento della Quota Associativa 2014 (pari a 30 €).
Iscrivendosi si sostiene l’ANEP Italia nella volontà di raggiungere i suoi obiettivi e si
avrà anche diritto a partecipare GRATUITAMENTE ai SEg (Seminari Elettivi
gratuiti) che l’ANEP mette a disposizioni dei suoi soci nel corso del 2014.
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Ti aspettiamo!
Percorso ISPPE 2014… un percorso alla
scoperta del bambino Prenatale!
Ricordiamo che c’è ancora tempo per iscriversi al percorso ISPPE 2014.
“Ho frequentato il percorso ISPPE nel 2010, ero iscritta al primo anno di Università
(Laurea in Ostetricia) e ho deciso di unire i due percorsi.
È stato un anno molto intenso, tra una lezione e l’altra non avevo il tempo di
fermarmi a riflettere, la mia formazione cresceva, mille emozioni e sensazioni si
accumulavano.
Solo alla fine del percorso ho potuto davvero capire quale ricchezza avesse portato
dentro di me il cammino nella scuola ISPPE e il conseguimento dell’esame per
ottenere il titolo di prenatal tutor ne è stato il coronamento.
È un percorso di crescita personale e professionale, i docenti sono professionisti di
alto livello che hanno tanto da offrire e con le colleghe/i colleghi di corsi si crea un
legame indissolubile… una sorta di legame magico tra persone che si apprestano a
conoscere il mondo prenatale e tutto il mistero che vi è attorno.
Il percorso ISPPE di ANEP Italia di Educazione Prenatale e Perinatale è proprio
questo, uno spazio privilegiato in cui medicina, counselling, psicologia e pedagogia
confluiscono, portando nuove luci sui nove mesi più importanti della nostra vita.”
Testimonianza di una ex allieva
Alice Musico
Ostetrica e Prenatal Tutor
Scarica la scheda di iscrizione e consulta il sito internet
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Contatta la segreteria per avere ulteriori informazioni.
Per info: ANEP Italia
tel. (+39) 335 718 74 84
www.anep.org |
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L’uso del genogramma nel
percorso Anep
Rossella Guarneri
Nell’ambito del counseling ad indirizzo
sistemico-relazionale, uno degli strumenti
principe della pratica dell’operatore è il
Genogramma.
Lo schema concettuale del genogramma può
essere fatto risalire a Murray Bowen, che,
partito da una formazione psicoanalitica è
passato in seguito allo studio della coppia e
della famiglia in un’ottica sistemica.
Esso è un albero genealogico, dove, oltre alle
informazioni anagrafiche dei membri della
famiglia, vengono rappresentate le relazioni;
alla descrizione dei legami di parentela si
aggiunge l’analisi degli elementi relazionali,
emotivi ed affettivi. Nella pratica con
approccio sistemico-relazionale, vengono
prese in considerazione 3 generazioni.
Il
genogramma,
attraverso
una
rappresentazione grafica della struttura
familiare e del piano intergenerazionali,
permette di evidenziare l’insieme delle
relazioni esistenti tra i membri della famiglia,
così come le dinamiche emotive più nascoste;
si colloca in una prospettiva che è nello stesso
tempo strutturale, funzionale e relazionale.
L’attualità del genogramma deriva dal fatto
che vicende che abbracciano più generazioni
sono viste in una prospettiva che fa
riferimento al presente, cioè al significato che
esse possono avere nel “qui e ora”;
rappresenta dunque un punto di raccordo tra il
passato
e
il
futuro.
Il passato, infatti, costituisce un’eredità da
recuperare per potere operare una scelta di
quegli elementi che possono essere utili per il
futuro e per dare un significato ed una lettura
nuova agli eventi e alle relazioni.
Tale strumento, e ancor di più la costruzione
condivisa tra paziente e operatore, permette di
evidenziare modelli di funzionamento
significativi, sia di crisi che di cambiamento,
aiuta il sistema a ri-significare il copione della
propria storia e permette ai singoli membri di
dar vita a dei racconti personali. La storia del
singolo partecipa delle vicende complesse di
molte persone, che hanno contribuito a
determinare, in qualche modo, gli eventi e le
scelte, che il soggetto si è trovato a vivere.
Il genogramma è una chiave di ingresso per
avere informazioni su eventi condivisi dalla
famiglia, è anche un modo per fare lavorare le
persone sulle proprie relazioni, fa sì che le
informazioni girino nella famiglia. E’ un
modo non diretto che permette di costruire
relazioni all’interno delle quali riusciamo ad
entrare. E’
una
sorta
di
mappa.
Le radici dei sentimenti e dei comportamenti
di un individuo sono in gran parte il prodotto
del percorso che la sua famiglia ha compiuto
durante
tre
o
quattro
generazioni.
Molti eventi, molte situazioni apparentemente
riconducibili al “carattere” delle persone,
trovano una loro spiegazione nelle dinamiche
familiari che l’individuo si trova a vivere.
La rilettura in tal senso della propria storia
familiare permette, da un lato, una
riappropriazione degli elementi positivi
dell’eredità trasmessa, dall’altro un confronto
più realistico con la propria storia individuale.
In questa ottica il genogramma mostra
caratteristiche di estrema sensibilità, tanto da
prospettarne l’uso come strumento terapeutico
a
sé
stante.
Ho avuto modo di sperimentare una curiosa
ed interessante applicazione di questo
strumento, grazie alla proposta fatta da
Cristina Fiore di costruire il genogramma
insieme alle mamme del corso di Educazione
prenatale.
Il confronto intergenerazionale si impone
prepotentemente nei nove mesi della
gravidanza, è il momento, infatti, di assumere
una nuova identità materna, paterna e di
coppia.
Per diventare mamma e papà si ritorna
inevitabilmente tra le braccia dei propri
genitori.
Alcuni ripercorrendo la propria infanzia
ritrovano modelli genitoriali forti ed integri,
altri parziali, altri ancora li rifiutano e si
oppongono.
Per questo è importante una rilettura, una
valutazione dell’esperienza dell’essere stato
figlio.
La gravidanza è tradizionalmente considerata
del tutto femminile, però mentre prima
rappresentava l’unico modo di “esserci
socialmente” per la donna, oggi quest’ultima
è presente in tutti gli ambiti collettivi, a
prescindere dall’esperienza generativa, che è
divenuta sempre più una scelta personale e
sempre
meno
familiare
e
sociale.
Tuttavia diventare mamma non può e non
deve essere una scelta ed una esperienza
solitaria; la famiglia nasce dall’interaffetività
di coppia, che deve costruire uno “stile
familiare” attraverso la negoziazione.
Costruire il genogramma, con le future
mamme che stanno affrontando un percorso
di educazione alla relazione con il loro
bambino, è utile per scoprire, raccontando “a
voce alta” la propria famiglia, e riflettere su
cosa oggi, nel modo di essere future mamme,
e mogli di qualcuno, ci si porta dietro…..cosa
si spera di cambiare e cosa…di scoprire e di
imparare.
Educarsi ad Accogliere
Cristina Fiore
Educarsi ad accogliere non è prepararsi al
parto, non solo almeno.
Sentire di essere sufficientemente pronti
all'incontro con il nuovo arrivato permette
alla coppia di concentrarsi su ciò che sta
loro accadendo in Realtà, non rimanendo
impigliati nel turbine che si forma intorno
alla gravidanza; fatto in gran parte di
Scadenze cliniche ed acquisti.
L'unicità dell'esperienza legata all'attesa di
quel bambino può diventare risorsa
incommensurabile per affrontare i giorni del
la nuova vita insieme e per ricollocare
aspettative ed ansie in una dimensione
Gestibile.
Questa attesa... Di questo bambino.
La gravidanza è un'esperienza singolare
ed irripetibile, ed anche quando non è
la prima, mantiene caratteristiche di unicità.
E' molto importante facilitare la coppia ad
impadronirsi delle caratteristiche che fanno
di quell'esperienza un periodo speciale facente
parte integrante della storia del nascituro.
Si dice spesso, nelle fasi di crescita di un
bambino, che i paragoni non solo non
servano ma siano deleteri.
Questo vale sia per il soggetto ricevente che
per colui che fa il paragone. Far tesoro di
passate esperienze non significa affatto
utilizzare risposte clonate che chiudono
l'atteggiamento di ascolto della persona nella
sua unicità cogliendone irripetibili caratteristiche.
I genitori che focalizzano le loro energie
verso il nuovo arrivato, riconoscendo il loro
cucciolo e vivendo quell'esperienza come
diversa da ogni altra, pur simile,sviluppano
un miglior attaccamento verso il
Nascituro e abbassano la soglia di stress.
Il bimbo in arrivo non è soggetto a subire
la relazione ma è dinamicamente in contatto
con i genitori, in
grado di fornire risposte, purché ascoltato.
Gli ultimi studi hanno ampiamente dimostrato
come il nascituro sia in grado di relazionarsi
con il suo Ambiente endouterino ma anche
con tutti quegli stimoli che gli arrivano
tramite la madre. Le sue capacità
Percettive, che partono dal tatto, lo aiutano
nell'esplorazione di sè e dell'altro.
Gli studi sui gemelli dimostrano che essi
"giocano" tra loro in modo intenzionale in
una precocissima età di Gestazione.
I bambini nati prematuramente dimostrano
di tranquillizzarsi ascoltando la voce
materna che hanno Imparato a conoscere prima
di venire alla luce e riconoscono, tra le altre
voci maschili, quella del padre2.
Tutto questo ci suggerisce che l'unicità de
ll'attesa debba essere vissuta come opportu
nità per conoscere
Meglio la vita che sta crescendo e per imp
arare ad abituarci alla sua indipendenza.
Rispetto per il nascituro non è quindisoltanto
assicurargli un ambiente fisico che lo accolga
alla nascita, non Solo la ricerca di uno stile
di vita sano, ma anche e soprattutto il
riconoscimento del suo esserci come
Elemento attivo nella relazione. Egli non è
un mero prolungarsi della nostra percezione,
piuttosto qualcuno
Di fortemente individuale che ha bisogno
di essere contenuto ed educato alla vita
e non coartato ed Oppresso.
L'idea educativa Montessoriana3 ben sposa
ai genitori in attesa, spesso maggiormente
centrati sulle loro Ansie, sul controllo del
"dopo‐nascita", perdendo così il contatto con
il qui ed ora con il bimbo ancora in
Grembo.
Di fronte alla crescita di un bambino che
percorre, anche troppo in fretta, varie fasi e
volutive, gli strumenti
A disposizione del genitore perchè sia
facilitante una buona crescita del figlio sono
l'ascolto, l'osservazione e il conseguente rispetto
dei tempi e delle caratteristiche.
Queste semplici attenzioni vengono spesso
dimenticate;
ancor più nel periodo endogestazionale in cui il
Fatto di essere contenuto nel ventre materno
favorisce un impadronirsi dell'esperienza
senza lasciare lo Spazio all'introversione, al
cercarsi e al cercare l'altro.
Attendere è anche lasciar andare, contrastare
la tendenza all'ipercontrollo, portare l'attenzione
su ciò che Sta accadendo e non su ciò
che accadrà, godere dei momenti che si
vivono e non solo della magica Proiezione
di ciò che sarà.
L'educazione prenatale è soprattutto
centrarsi sulla persona, i genitori sono
invitati ad ascoltarsi
Accettandosi per poi fare lo stesso con il
loro bambino.
Uno degli step più complessi legati alla
genitorialità è imparare ad avere fiducia
nelle proprie potenzialità.
Le neomamme cercano confronto
e consiglio ma il rischio è lo spostare il
proprio ruolo all'esterno,
Diventando spettatori. Accettare e ricercare
competenze è senza dubbio corretto;
delegare, invece, finisce Per svilire la persona
e per non favorire l'esplicitazione delle proprie
predisposizioni e capacità.
Durante la gravidanza è corretto ascoltare
il consiglio dell'esperto (medico, ostetrica,
psicologo...)Ma è Imperativo centrarsi su di
sè, valorizzando le proprie personali
caratteristiche. Scelte legate all'ambiente
(dove partorire ad esempio) o alle
modaltà con le quali quella famiglia desidera
mettere al mondo il Bambino, dovrebbero
essere il meno possibile legate alla "moda"
del momento o ai racconti di cui tutti
Forniscono grande letteratura. La coppia,
qualora ci sia, la mamma, se si tratta di
famiglia monogenitoriale,
Dovrebbe essere facilitata a guardare in se
stessa e a rispondersi in maniera adeguata.
Educarsi a queste modalità sarà estremamen
te facilitante l'esperienza di una buona geni
torialità, rispettosa
E consapevole di talenti e limiti.
La diagnosi prenatale vista dal
feto
Marina Enrichi
Le esperienze della vita prenatale sono
complesse e ricche, sono nutritive,
metaboliche, sensoriali, motorie, emotive,
relazionali e modellano lo sviluppo del feto
attraverso l’interazione geni – ambiente. Le
parole di Soulè sono illuminanti. Egli dice “il
periodo prenatale avrebbe meritato da lungo
tempo di occupare nella scienza il posto
legittimo che gli si addice come primo
capitolo della biografia della persona umana,
non già il suo preambolo o la sua preistoria.
Ritengo che tutti gli eventi che la triade
biologica madre - feto - placenta vive nei 9
mesi di gravidanza – dai casi di
disfunzionalità della placenta nel processo di
filtro ai casi di distacco placentare – possano
avere conseguenze sulla relazione primaria
madre-bambino dopo la nascita e che anche
su questo piano è necessario agire per un
possibile recupero” (M. Soulè, 2001 ).
La diagnosi prenatale è una esperienza di vita
prenatale intensa e complessa, diretta perché è
un insulto fisico (diagnosi prenatale invasiva),
indiretta perché è un insulto emotivo sempre.
La diagnosi prenatale invasiva prevede infatti
una innaturale comunicazione tra l’ambiente
fetale e il mondo esterno, in quanto la
villocentesi comporta la penetrazione nel
trofoblasto, l’amniocentesi comporta la
penetrazione nel liquido amniotico.
Trofoblasto e liquido amniotico sono spazî
vitali fetali.
2.
3.
4.
5.
6.
spotting; - ematomi sub-coriali
Amniocentesi: - sanguinamento post
prelievo
Infezioni
- corion-amniotiti; - infezioni
subcliniche che possono essere
responsabili di difficoltà respiratorie
neonatali
Rottura delle membrane
con conseguenti oligoidramnios che
può portare a deformazioni e ipoplasia
polmonare
Sensibilizzazione (al fattore Rh)
Complicanze perinatali
- parti prematuri; - basso peso alla
nascita; - malformazioni; - mortalità
perinatale; - di stress respiratorio
Morte
- aborto; - morte endouterina; - morte
neonatale.
(G.B.Nardelli, 1997 ; P.V. Grella, 1996 ).
La diagnosi prenatale non invasiva non
comporta questi rischi, ma se è positiva
comporta il successivo passaggio a diagnosi
prenatale invasiva e quindi espone agli stessi
pericoli. Infine la diagnosi prenatale quando è
positiva porta a morte, per interruzione
volontaria della gravidanza, praticamente tutti
i feti affetti da patologia
Esperienza di invasione
La diagnosi prenatale invasiva è esperienza
fetale diretta di pericolo, di vita o di danno, di
invasione, di emozione, dolore, sofferenza,
paura che può incriversi nella memoria.
La diagnosi prenatale comporta la
penetrazione in spazî vitali fetali e la
sottrazione di tessuti e liquidi fetali con
conseguente squilibrio dell’omeostasi fetale.
La villocentesi invade e sottrae trofoblasto,
che svolge ruolo di primaria importanza nella
regolazione dell’omeostasi materno – fetale
per la secrezione di fattori ormonali,
immunitari, vasoattivi, metabolici,
neurotrofici (P.V. Grella, 2002 ).
Esperienza di pericolo, immediato o
tardivo, diretto o indiretto
L’amniocentesi invade e sottrae liquido
amniotico con probabili riverberi sul feto.
La diagnosi prenatale invasiva comporta un
pericolo immediato di rottura del sacco
amniotico e lesioni ai vasi sanguigni
placentari, cui possono conseguire:
Infatti:
1. Sanguinamenti
CVS : - perdite ematiche vaginali; -
1. Il liquido amniotico è un liquido
extracorporeo fetale, l’equilibrio tra la
sua produzione e rimozione è legato al
benessere fetale
2. L’acqua è elemento vivo (liquido
amniotico e tutto il corpo).
Masaru Emoto ha mostrato l’influsso
dell’ambiente sulla cristallizzazione
dell’acqua (diverse influenze
ambientali sulla stessa acqua, diverse
forme di cristallizazione) (M. Emoto,
1999 ).
3. Il liquido amniotico bagna tutto il
corpo fetale e dunque una variazione
brusca e innaturale del suo volume
comporta una stimolazione o
vibrazione innaturale della cute fetale
e quindi una innaturale informazione
al Sistema Nervoso Centrale. L’effetto
è immediato, basta ricordare la
comune origine ectodermica di cute e
SNC, che fa dire a Paul Valery “Non
c’è niente di più profondo della
pelle”.
È esperienza diretta di emozione: dolore,
sofferenza, paura
Nessuno può escludere la capacità di
percepire il dolore da parte del feto. Gli
studi in questo senso sono ormai numerosi e il
tema è di grande attualità, come dimostrato
dal Congresso “Pain and brain damage in
foetus and newborn” (Siena 6-7 giugno
2003).
Per quanto riguarda la diagnosi prenatale
invasiva:
1. il trofoblasto non ha innervazioni, ma
secerne fattori neurotrofici coinvolti
nella trasmissione di impulsi nervosi
(P.V. Grella, 2002 )
2. Il liquido amniotico può stimolare
terminazioni nervose libere già
presenti alla VII settimana (T.W.
Sadler, 2002 )
La capacità del feto di percepire dolore è
presente dalla VIII settimana (Volman e
Pearson, 1980 ), è più tardiva la capacità di
farvi fronte (P. Ranalli, 1997 ).
Le risposte motorie a stimolazioni cutanee già
alla IX settimana fanno pensare a reazioni di
difesa a un possibile dolore (E. Tajani, G.
Gragnaniello, 2001 ). Non possiamo
escludere che ci sia sofferenza. Un evento
disturbante causa un trauma silente che
costringe il feto a erigere barriere difensive
con dispendio di energie (L. Ancona, 2002 ).
Non possiamo escludere la paura, che è
emozione arcaica, registrata nel sistema
libico, cervello arcaico, emotivo e non nella
corteccia, cervello recente e razionale. Infine
non possiamo escludere che questa esperienza
(la diagnosi prenatale invasiva) non venga
depositata nella memoria implicita. Mauro
Mancia ci ha insegnato che questa memoria
implicita si forma molto prima di quanto si
credesse un tempo, oggi si giunge a
riconoscerla negli ultimi tempi della
gestazione, domani potremmo scoprire che è
anche più precoce (M. Mancia, 2001 ).
L’importanza della memoria implicita è legata
al suo essere l’asse portante del sé, nucleo
centrale, emozionale della personalità che
condiziona la vita affettiva, emozionale,
cognitiva e sessuale dell’adulto (M. Mancia,
2001 ).
La diagnosi prenatale, sia invasiva che non
invasiva è esperienza fetale indiretta
attraverso la madre, attraverso le
sue emozioni, il suo dolore il suo stress, le
sue sensazioni negativeche possono porlo in
un limbo emotivo e relazionale. Ogni intensa
esperienza emotiva della madre raggiunge
il feto e influenza le sue relazioni e il suo
sviluppo.
Gli stimoli positivi sul SNC influenzano
l’equilibrio della personalità, gli stimoli
negativi possono esitare in disturbi
comportamentali (S. Ottaviano, 2002 ).
Lo stress materno può esitare in disturbi
neurocomportamentali come rilevato sia da
studi sperimentali che da studi clinici (S.
Ottaviano, 2002 ).
Lo stress in gravidanza porta ad
aumentata produzione di CRF
(Corticotropin releasing factor). L’aumento
del CRF e conseguentemente del cortisolo è
direttamente correlato al rischio di parto
prematuro (P. Panzarino, 2002 ).
In base a queste osservazioni è stato proposto
il dosaggio di CRF e cortisolo nelle donne in
gravidanza per poter instaurare, se necessario,
una psicoterapia che riduca lo stress allo
scopo di ridurre il rischio di parto prematuro
(P. Panzarino, 2002 ).
delusioni in caso di feto morto o malformato
(Matarazzo, 1992 , R. Tambelli, 1995 ).
Il riconoscimento del rischio di disturbi
neurocomportamentali nei figli di donne
colpite da stress in gravidanza ha portato al
suggerimento del dosaggio di CRF e cortisolo
nei neonati allo scopo di identificare i
bambini a rischio per psicopatologia (P.
Panzarino, 2002 ).
Il naturale silenzio delle rappresentazioni
materne tra il VII e il IX mese in preparazione
della naturale separazione tra madre e
bambino viene a costituire uno spazio neutro
favorevole all’instaurarsi di una nuova
relazione. Questo stesso spazio neutro si
realizza probabilmente nell’attesa dell’esito di
un esame che può decidere una forzata
volontaria innaturale separazione in caso di
diagnosi prenatale positiva.
Lo stress materno aumenta il cortisolo
con riduzione dei movimenti attivi fetali e
aumenta le catecolamine con riduzione degli
scambi materno-fetali per vasocostrizione
placentare eaumenta la frequenza cardiaca
fetale (E. Tajani, G. Gragnaniello, 2001 ).
Il feto sperimenta il disagio materno dato
dai sensi di colpa, perché il figlio è
sottoposto ad un rischio evitabile, perché è
percepito il divario tra madre ideale
(accogliente) e madre reale (selettiva).
Il feto sperimenta un limbo emotivo, legato
alla “sospensione della affettività” materna.
Dice Vial “ogni esplorazione fetale, in
particolare la realizzazione del cariotipo,
provoca soprattutto nella madre una vera
interruzione della relazione con il
bambino…che riprenderà solo dopo il
risultato di normalità. I genitori descrivono
quasi tutti questa sospensione del loro
progetto, che si manifesta con l’arresto di
ogni preparativo materiale della nascita, ma
anche con un distacco transitorio di questo
bambino sospetto di non dover sopravvivere,
nell’ansia di non attaccarsi inutilmente” (M.
Vial, 1996 ).
Il feto sperimenta un limbo relazionale.
Durante la gravidanza si costruisce il modello
operativo delle nostre relazioni future (le
rappresentazioni materne in gravidanza). (D.
Stern, 1985 ; M. Ammaniti, 1995 ; R.
Tambelli,1995 ).
Le rappresentazioni materne mostrano un
particolare arricchimento nel II trimestre con
culmine al VII mese (G. Fava Vizziello,
1992 ) e vanno incontro ad un silenzio alla
fine della gravidanza per protegger il feto e la
madre da una possibile discordanza tra
bambino reale e bambino rappresentato (M.
Ammaniti, 1992 ) come per prevenire
Dopo l’esito negativo è prevedibile un
ulteriore tempo di recupero per riprendere in
mano i fili temporaneamente deposti della
relazione.
E per concludere la diagnosi prenatale porta a
morte il 99% se non il 100% dei feti
patologici e quindi rappresenta lo strumento
“medico” che apre la porta alla selezione
eugenetica. I medici dunque sono in prima
linea. E in una prima linea di fuoco poiché
“per sua essenza la medicina opera contro la
selezione naturale…ne va di mezzo la sua
stessa ragione di esistere. Qualora la medicina
servisse di rinforzo e sostegno alla selezione
naturale non sarebbe più medicina ma
eugenismo”. (C. Viafora, 1997 ). Di fronte a
questa realtà, che evoca fantasmi inquietanti
per ognuno, le obiezioni poste sono le
seguenti:
1. È una richiesta che viene dalla coppia.
È vero, ma viene anche dai medici,
anche dalla società
2. È un diritto aver il figlio desiderato.
Sì, ma senza sconfinare nella
sindrome del figlio perfetto e nella
sindrome del playing God e comunque
è un diritto anche quello del figlio di
poter nascere (E. Mordini, 2002 ).
3. È un dovere offrire questa opportunità.
Sì, ma è un dovere anche porci delle
domande sul senso e sulle
conseguenze del nostro agire e
organizzare un counselling idoneo ad
accompagnare le coppie ad una scelta
veramente.informata e a un “dopo”non
abbandonato (B. Mozzanega, 1997 )
4. È un comune sentire della maggior
parte delle persone. Sì, ma la
maggioranza fa la legalità, non fa
l’etica.
5. È fare prevenzione. Non è vero, fare
prevenzione è eliminare la malattia,
non il malato.
6. È una vita non degna di essere vissuta.
Ognuno ha diritto a vivere la sua vita,
nessuno ha diritto di decidere chi sia
degno di vivere e chi no, non deve
esserci una dittatura dei sani.
7. Non è una persona, non è formato.
Non è vero, è un essere umano, non è
una cosa, non è un animale. E inoltre è
lo stesso individuo davanti il quale ci
commuoviamo, tutti, quando sentiamo
il battito del suo cuore, che ci informa
della sua vita già 21 giorni dopo il
concepimento.
8. La diagnosi prenatale è come tutti gli
altri esami in gravidanza un
accertamento di benessere fetale. “Se
questo accertamento permettesse
concreti provvedimenti terapeutici ci
sarebbe un diritto del nascituro prima
ancora che della coppia.
Ma esiste una notevole discrepanza tra
capacità diagnostica e capacità
terapeutica e compito della medicina è
gestire questa discrepanza con la
saggezza adeguata ai valori in gioco”
(C. Viafora, 1997 ).
Il rischio è che la diagnosi prenatale
funzioni come un controllo di qualità,
come se il feto fosse un oggetto di
consumo e con la conseguente
svalutazione implicita di chi è sfuggito
alla selezione e del disabile in
generale, offrendo l’idea di una vita
senza senso, di un peso per la società,
di una minaccia genetica per l’umanità
(E. Sgreccia, 1996 ; Ramon Lucas
Lucas, 2002 ).
La costruzione della salute del
bambino dall’endo –
all’esogestazione
La matrice di base di questo ritmo è il
movimento tra espansione e contrazione, con
una leggera prevalenza dell’espansione sulla
contrazione durante la gravidanza, il parto e
l’allattamento.
Verena Schmid
“Recenti ricerche forniscono convincenti
prove che la salute di cui godiamo durante
tutta la nostra vita è determinata in buona
parte dalle condizioni del nostro sviluppo in
utero. Il modo in cui siamo entrati nella vita
rappresenta il fattore principale di come la
viviamo.
Ognuno di noi, non solo le donne gravide ha
una responsabilità verso le generazioni non
ancora nate, il cui nome non sappiamo e i
cui visi non abbiamo visto per assicurare che
le loro vite siano il più possibile sane e
gratificanti”
P. Nathanielsz
Il ritmo comportamentale della donna è
costituito dal movimento tra comportamento
attivo e passivo – ricettivo, tra espressione
dell’energia maschile e di quella femminile,
sempre con una prevalenza dell’energia
femminile su quella maschile, che si farà via
via più marcata nell’evolversi di gravidanza e
parto.
Il concetto di salute globale nel percorso
nascita
La definizione della salute, in base a concetti
che tratterò successivamente, è
essenzialmente: movimento, reattività, ritmo
alternante tra due polarità. Non è né il
benessere, né il malessere a costituire la salute
o la malattia, ma è l’alternanza fra stati di
armonia e di crisi, la capacità reattiva ad esse,
a costituire la vita, la vitalità, la salute. Il
dialogo, la comunicazione, la relazione ne
determinano la qualità. In questo senso la
nascita rappresenta una matrice per tutti gli
eventi e cicli della vita. E’ anche il primo
luogo di apprendimento di tali cicli. Il
bambino li apprende nel suo divenire e li
ripeterà, arricchendoli di nuove variabili,
crescendo.
La gravidanza, il parto, l’esogestazione non
sono da considerarsi quindi eventi statici, con
un decorso a “curva predisposta”, bensì eventi
ritmici, con un movimento individuale, ma
regolato dai tempi biologici e dagli eventi
relazionali.
Queste prevalenze sono necessarie alla donna
per poter far crescere un bambino dentro di
sé, partorirlo e allattarlo. Ma ricordiamoci
sempre che la donna gravida non si perde in
una sola polarità, ma mantiene l’oscillazione
tra i due poli e quindi insieme alla crescente
apertura e all’abbandono mantiene anche la
sua individualità, soggettività e decisionalità.
Un fattore che viene spesso trascurato.
Il ritmo emozionale è quello tra apertura
interiore e autoconservazione, con una leggera
prevalenza dell’apertura
sull’autoconservazione che diventa totale al
momento del parto..
Dal punto di vista della fisiologia della salute
oggi è chiaro a tutti che gli eventi della
riproduzione si svolgono prevalentemente a
livello del cervello arcaico, cioè del sistema
limbico, del talamo e ipotalamo, dell’ipofisi e
sono quindi prevalentemente involontari. In
queste zone si coordinano le emozioni
profonde, gli istinti vitali arcaici, le memorie
profonde, la sessualità con le secrezioni
endocrine e i neurotrasmettitori, gli
informatori e comunicatori del corpo che
producono le rispettive azioni fisiologiche nel
corpo.
Il cervello arcaico è la sorgente principale di
quel linguaggio che favorisce la
comunicazione nel corpo e tra i corpi e le
emozioni di madre e bambino. Si può
affermare che attraverso tali informatori la
madre, a un livello profondo, è costantemente
informata sullo stato di essere del suo
bambino e il bambino è altrettanto informato
sullo stato fisico e emozionale di sua madre.
Già questa conoscenza deve indurci a porre
una grande fiducia nei saperi della donna. Se
poi si vuole allargare ulteriormente lo sguardo
sull’ecosistema umano e sull’ambiente nel
quale la donna vive, possiamo osservare
dense relazioni tra ambiente e attività del
cervello arcaico. In sintesi si può affermare
che la salute è il risultato di una buona
comunicazione cellulare, chimica e
emozionale e quindi di una buona relazione
tra i vari elementi componenti l’essere umano
e il suo ambiente. La salute del bambino è il
risultato di una buona comunicazione madre –
bambino – ambiente, a livello fisiologico e
emozionale. Ne emerge di riflesso
l’importanza del fattore comunicativo e
relazionale, prova ne è il fatto che un bambino
che nasce e rimane senza relazioni, si ammala
e nei casi gravi muore. Un adulto fuori da una
rete relazionale altrettanto si ammala.
uterina senza la possibilità di trovare un
approdo, potrebbe trovare un terreno non
pronto, scarso nutrimento, scarso ossigeno di
cui ha estremo bisogno per la sua attività
cellulare intensa, potrebbe percepire lo
spavento della madre, quando scopre di essere
incinta, potrebbe incontrare sensazioni ostili
ecc. Ad aspettarlo nella cavità uterina vi sono
i macrofaghi che possono decidere di
eliminarlo o farlo crescere. Eppure l’embrione
ha notevoli competenze e risorse, un
potenziale generativo incredibile ed è dotato
di una volontà precisa per navigare sano e
salvo in mezzo a questi pericoli. Moltissimi
meccanismi fisiologici lo sostengono nel suo
viaggio verso il mondo, come la sua capacità
di nutrirsi in modo autonomo, di annidarsi
dentro l’endometrio, di usare le sue cellule
multipotenti secondo i bisogni del momento,
di riparare e ri-formare i tessuti lesi o
incompleti, di produrre ormoni. Certo, una
madre lo può aiutare ulteriormente, se è a
conoscenza del suo lavoro iniziale. Glielo può
facilitare, rallentando i suoi ritmi e gli
impegni generali del suo organismo,
praticando la respirazione profonda per
fornirlo di ossigeno, pensandolo e
accogliendolo per facilitargli il radicamento
sereno.
La capacità relazionale, l’ascolto di sé, il
ritmo comportamentale sono risorse per la
salute nel percorso maternità.
Il ritmo e il movimento:
La salute del bambino in gravidanza
Nel primo trimestre:
Fin dall’inizio della sua esistenza i concetti di
ritmo e reattività fanno parte della sua matrice
creativa.
Numerosi sono i pericoli in agguato
dell’embrione: appena dopo il concepimento
potrebbe restare bloccato nella tuba, potrebbe
venire aggredito dal sistema immunitaro
materno, potrebbe non trovare il giusto ordine
per formarsi, potrebbe cadere nella cavità
Fin dall’inizio del suo sviluppo l’embrione
attiva dei ritmi. Dopo ogni fase di sviluppo
dinamico, tridimensionale vi è una pausa,
entra quindi nel ritmo attivo – passivo, lo
stesso ritmo della creazione del mondo (ritmo
giorno-notte, 6 giorni di attività, uno di riposo
e contemplazione).
Gli organi si sviluppano con dei movimenti
precisi: per esempio il tubo neurale inizia con
la notocorda che subisce una spinta in alto e
in avanti, le creste neurali si aprono come le
ali di una farfalla, per poi piegarsi in un
abbraccio sul tubo neurale, chiudendolo,
includendo una parte del liquido amniotico
(espansione – contrazione).
L’intestino nasce dall’invaginazione del sacco
vitellino e da altre invaginazioni, è
inizialmente chiuso e si apre nella sua
evoluzione ai due poli craniale e caudale in
bocca, naso, ano (contrazione – espansione).
Il cuore nasce all’esterno dei fogli embrionali
e l’embrione, crescendo si flette in avanti e lo
avvolge, lo incorpora.
La dinamica della forma:
L’ovulo in sviluppo non ha ancora forma, è
indistinto (stadio della formazione dei tre
fogli embrionali: ento- ed ectoderma,
mesoderma), ma contiene nella forma
archetipica la forma futura
(neurotrasmettitori, informatori chimici). Ha
in sé il tutto. E’ la matrice delle matrici. Ha
un altissimo potenziale! La funzione dei
singoli organi, secondo Fedor Freyberg, esiste
prima della loro formazione, l’organo si
forma di conseguenza.
All’origine di ogni forma c’è la vibrazione,
prima forma del movimento. Il citoplasma
agisce come sostanza morfogenetica, l’acqua
trasmette le vibrazioni, nell’acqua circolano i
neuromediatori.
La stessa genetica entra in una dinamica
addirittura endogena e esogena. L’essere
umano, la persona che emergerà da questo
complesso processo creativo è il risultato di
un processo dinamico tra genotipo, fenotipo,
ambiente e fattori energetici. Il dinamismo di
organizzazione è dualistico, polare. Ogni
parte in sviluppo ha una tendenza
autoassertiva e una tendenza integrativa
(Weihs)
Sempre secondo Weihs il pensiero lineare di
stimolo – risposta (materialismo) già qui
dev’essere sostituito da quello di un sistema,
di un ordine gerarchico aperto autoregolante
(dignità, libertà).
I maf e l’apprendimento nel primo
trimestre:
Dopo 7 settimane di gravidanza si possono
già osservare dei maf di rifiuto e difesa, dei
maf per orientarsi, dei maf spontanei e di
riflesso (su stimolo del mov. Materno)
Questo ci parla per una vita psichica e
sensoriale dell’embrione già attiva. Esistono
memorie di questo periodo dentro di noi.
Sono oceaniche, globali, non definite, forme
esperienziali globali (Schindler)
L’esperienza, l’apprendimento sono il
presupposto dello sviluppo
Le endorfine hanno un ruolo importante
nell’apprendimento e sono già presenti a sette
settimane, a 12 settimane hanno raggiunto i
livelli pari ad una persona adulta.
Il tronco encefalico (parte del sistema
limbico) che si forma molto presto possiede
una placca di recettori per l’ apprendimento,
le emozioni, la memoria profonda.
La memoria fetale è legata alla ripetizione.
Apprendere e risolvere problemi per il feto è
stimolante e divertente
Agenti tossici come fumo, alcool,
inquinamento producono una sofferenza dei
neuroni, delle sinapsi, della mielina, la
crescita del cervello si riduce. Infatti, se arriva
nicotina o alcool nel liquido amniotico, il
bambino smette di berlo.
I sensi
La competenza sensoriale è una delle più
importanti del feto. E’ attraverso i sensi che
forma il suo corpo, il suo cervello e le sue
esperienze.
A 24 giorni sono formati in forma
microscopica tutti gli organi nei principi
costruttivi di base con le tracce di tutte le
funzioni elementari;
A 12 settimane il feto è perfettamente in
grado di coordinare e integrare attività
sensoriali, motorie e attività cerebrali, di
organizzare il suo comportamento. Esprime
una sua personalità anche attraverso la
mimica della faccia.
I bisogni fisici e psichici del pre-embrione e
dell’embrione:
-
non essere solo,
orientarsi,
nutrirsi,
ricevere ossigeno
ricevere accoglienza,
ricevere protezione dagli inquinamenti
ritmo
endorfine, prolattina,
terreno buono (umido, ricco),
avversione ridotta (sistema immunitario),
neurotrasmettitori, comunicazione
Nel secondo trimestre
Il bambino comincia ad apparire e a
comunicare verso l’esterno. La sua forma
diventa visibile, i suoi movimenti permettono
la comunicazione sociale. I suoi sensi sono
sviluppati al punto da poter percepire gli
stimoli esterni. A questo punto c’è la tendenza
da parte di qualcuno di considerarlo già come
un essere a sé,una persona con diritti sociali e
giuridici. Il difficile enigma che si sottrae alla
nostra comprensione razionale è ben
rappresentato dalla placenta, radici del
bambino, ma formato da due organismi
distinti. Il bambino è sì persona e individuo,
ma contemporaneamente è una parte
inscindibile del corpo materno. Può essere
persona solo in quanto parte di lei. La sua
salute, il suo benessere, il suo sviluppo
passano attraverso la salute, il benessere della
madre. La madre, curando se stessa, cura il
bambino. Curando la propria salute promuove
la salute del suo bambino, ora e per il futuro.
Salute intesa nel senso globale, attraverso lo
stile di vita, il ritmo, le relazioni, la vita
emozionale. Ma può allo stesso momento
nutrire e stimolare il bambino persona
attraverso i canali sensoriali.
A 20 settimane circa il bambino passa da uno
stato totalmente introverso verso uno stato
estroverso, di nuovo un movimento polare.
Molti popoli festeggiano questa apertura del
bambino verso il mondo con rituali specifici.
La relazione e l’accoglienza del bimbo nel
mondo esterno assume un suo primo
significato importante.
La comunicazione interiore tra madre e
bambino favorisce il flusso e lo scambio
placentare, base della salute fetale. Il mondo
emozionale della madre con i suoi aspetti
polari tra momenti sereni e momenti tesi
preparano il bambino dolcemente alla polarità
nella vita, la placenta filtra le tensioni e cerca
di mantenere un’omeostasi a basse
oscillazioni. La placent (madre, radice) cura
l’adattamento del bambino.
Nel terzo trimestre
Nel terzo trimestre tutti i ritmi si
approfondiscono. Inizia la vera preparazione
alla vita extrauterina. Il bambino apprende il
sonno profondo da alternare al sonno REM,
apprende l’interruzione del movimento
costante, a fermarsi, approfondisce le sue
capacità motorie e apprende la spinta attiva,
gli ormoni diventano più ciclici, ma anche più
polari: abbassamenti di progesterone si
alternano a rialzi di ossitocina. Tutto il
sistema fisiologico spinge il bambino nella
direzione del ritmo espansione-contrazione, il
ritmo del respiro, il ritmo della vita. A un
certo punto critico l’omeostasi offerta finora
dalla placenta si arrende al ritmo e il bambino
si vede costretto di iniziare una propria
produzione di adrenaline, gli ormoni della
reattività per eccellenza. Un bambino
cresciuto e maturato così può affrontare il
parto senza rischi (sempre salvo
l’imponderabile). E’ pronto, il suo sistema
reattivo, la sua salute sono idonei per la prova
che lo aspetta.
Il rispetto dei ritmi di madre e bambino sono
la premessa per una nascita sana.
L’interruzione dei ritmi li mette in pericolo.
La nascita come approfondimento della
reattivita’
Il parto fisiologico, vaginale è un elemento
determinante secondo questo concetto di
salute. L’intenso ritmo contrazioneespansione con la relativa produzione
ormonale mette il bambino in grado di
affrontare la vita non solo dal punto di vista
fisico, ma anche dal punto di vista
dell’aggressività. Le contrazioni uterine non
sono solo da intendersi come forze espulsive,
ma anche come regolatori dei nuovi sistemi di
adattamento fetale. l’ossitocina stimola in
parallelo la produzione di vasopressina. La
vasopressina lavora con il sistema nervoso
simpatico, l’ossitocina con il parasimpatico.
l’ossitocina produce un aumento della
circolazione sanguigna. E’ presente in
dosaggi alti nell’arteria ombelicale, mentre la
vasopressina è presente nelle vene ombelicali.
I due ormoni regolano quindi la circolazione e
il movimento dei liquidi dalla madre al feto.
In caso di somministrazione di ossitocina
sintetica questa polarità nei vasi ombelicali
s’inverte. I due ormoni regolano anche il
funzionamento e i livelli del nuovo sistema di
adattamento fetale. Intervengono nella
divisione del POMC più a favore dell’ACTH
o del MSH, secondo le concentrazioni
presenti.(Rockenschaub). La nascita vaginale
con un suo inizio spontaneo, dettato dal
bambino, con i suoi ritmi spontanei e
fisiologici, crea le basi per il sistema di
adattamento “steady state” (vedi D&D n.29),
ovvero per la capacità di mantenere
l’omeostasi, e successivamente per lo
sviluppo del sistema “attacco e fuga”che
permette al bambino di percepire i pericoli e
di salvarsi con comportamenti adeguati. E’
quindi fondamentale per la sua capacità
reattiva, per la sua salute fisica e psichica. E’
in fondo, un suo diritto. L’altissima
produzione dell’adrenalina fetale durante il
parto da al bambino la possibilità di aggredire
il mondo, di andare verso il mondo, di
orientarsi e prendersi il suo posto
Il principio della lotta
Il termine, coniato da Michel Odent, indica
l’importanza per i sistemi reattivi del bambino
a potersi eprimere anche sul piano
comportamentale ed emozionale. La capacità
di lottare produce salute. Il bambino apprende
la lotta fin dall’inizio della sua esistenza.
Aggredire l’endometrio con i suoi villi ne è
una delle prime espressioni. Mettersi in
posizione cefalica ne è un’altra. Ma
l’imprinting decisivo lo riceve durante la
nascita vaginale. Reagire alla pressione
interna, spingersi fuori attivamente, lottare per
venire al mondo sono esperienze primarie
fondamentali per la vita futura. L’allenamento
continua con l’allattamento al seno.
Procurarsi il cibo, succhiare con tutte le forze,
chiedere relazione con il pianto, reagire alle
prime malattie con le competenze endogene
ecc. sono solo alcune delle tappe importanti
che lo attendono. Ma sopratutto sono
importanti per la salute. Perché favoriscono la
reattività.
Il bambino ha delle competenze endogene per
questa sfida che occorre conoscere, rispettare
e favorire. Eccone alcune:
- Le qualità motorie: il bambino si posiziona
correttamente nell’utero e si spinge
attivamente verso il mondo
- Le qualità sensoriali: il bambino percepisce
fin dalle prime settimane della gravidanza
attraverso i sensi, i sensi sono la via di
apprendimento e di esperienza prioritaria e gli
permettono l’orientamento
- Le capacità endocrine: durante il parto è
fortemente coinvolto nella cotruzione del
sistema ossitocico uterino e si proteggge con
l’adrenalina fetale grazie alla quale promuove
anche l’attaccamento e la relazione in prima
persona
- Le qualità del temperamento: sono
riconoscibili fin dall’inizio della gravidanza e
preparano la dinamica relazionale fra
bambino e genitori
- Le qualità emozionali: ogni bambino stimola
nella madre e nel padre aspetti emozionali
specifici in base alla sua costituzione
emozionale
Le competenze del neonato: invece sono le
seguenti
- il pianto (segnale che attiva la relazione,
richiesta)
- gli stati comportamentali:
sonno profondo
sonno attivo
stato di transizione sonno – veglia
veglia quieta
veglia attiva
-il riflesso di rotazione (ricerca del seno)
- il riflesso di suzione, la capacità di
alimentarsi
- la capacità di orientarsi con l’uso dei sensi
- la capacità di fermarsi, attenzione e
relazione
- la capacità di indurre tenerezza e
atteggiamenti di accudimento negli adulti
attraverso lo sguardo intenso, i movimenti del
corpo, l’odore
- la capacità di imitare il volto umano.
Queste competenze mettono in grado il
bambino di emettere dei segnali forti rispetto
ai suoi bisogni. Se ottiene risposta ai suoi
segnali, se si instaura un dialogo tra lui e chi
lo cura, impara che vale la pena mandare dei
segnali, lottare ed entrerà nel ritmo di
alternanza tra richiesta e soddisfacimento,
allenando la sua capacità reattiva.. Se i suoi
segnali vanno a vuoto e non vengono raccolti
dopo un tempo più o meno lungo il bambino
si rassegna e non lotta più. Diventa
“tranquillo e buono”, un bambino facile che
non chiede. Ma il suo ritmo diventa statico e
il suo sistema endocrino comincia a produrre
del cortisolo, l’ormone della sottomissione, e
comincerà ad ammalarsi più spesso. Attiva il
meccanismo di stress-adattamentoesaurimento.
Riconoscere al bambino il rispetto dei suoi
bisogni al momento della nascita e durante
l’allattamento, accoglierlo come una persona
con tutti i diritti e bisogni di una persona è un
obiettivo importante nella promozione della
salute.
Nell’esogestazione
Nel primo trimestre dell’esogestazione il
bambino fa un grossissimo lavoro di
adattamento. Mette appunto i suoi sistemi
autonomi, il sistema immunitario, endocrino e
neurovegetativo, ma anche i suoi apparati
fisiologici. E’ ancora aiutato dal latte materno
che lo fornisce di anticorpi, ormoni e
informatori e dal corpo materno che gli
insegna i ritmi. Il corpo materno è un vero e
proprio monitor delle funzioni fetali e
interviene in modo subcorticale nel loro
aggiustamento. Un bambino piccolo ha
bisogno di tempo per apprendere. Inoltre
nell’esogestazione apprende la relazione.
interagisce prima con le persone e,
successivamente con l’ambiente. Come
abbiamo già visto nell’endogestazione, il
bambino apprende attraverso la ripetizione.
Quindi non è tanto il singolo atto, quanto la
continuità di un atteggiamento a incidere sulle
sue modalità di crescita.
Cosa apprende un neonato? la polarità (lucebuio, fame-sazietà, frustrazione-gratificazione
ecc.), i ritmi circadiani, fisiologici, attraverso
sincronizzatori interni ed esterni, la
relazione in cui lui è l’iniziatore, attraverso la
relazione la reattività che incide anche sul
suo sistema immunitario.
Tutti elementi della salute.
Occorre dargli il tempo e lo spazio per la
ripetizione, per sperimentarsi e
risperimentarsi. Questo vale anche per le
prime malattie comuni. Il sistema
immunitario deve sperimentarsi e apprendere
come combattere le malattie. Se tutti i sintomi
vengono immediatamente repressi con
sostanze esogene, gli togliamo questa
possibilità. Creare delle malattie artificiali
attraverso i vaccini, prima che i sistemi di
adattamento del bambino si siano organizzati
è altrettanto deleterio dal punto di vita della
salute di base.
Lo stesso vale per lo svezzamento. Il cibo
esogeno è un fattore estraneo per il sistema
immunitario, deve imparare gradualmente a
riconoscere sopratutto le proteine estranee,
per cui vanno introdotte gradualmente (prima
vegetali, poi animali), nel periodo in cui il
bambino è pronto e nei tempi di tolleranza
che segnala lui.
Vale per lo sviluppo motorio. Il bambino
relegato in un passeggino dalla mattina alla
sera perderà la sua reattività, la sua salute. Un
bambino ha bisogno di spazio per
sperimentarsi, ha bisogno di capire i propri
limiti e potenziali attraverso l’esperienza. Il
principio della reattività è applicabile a tutto.
E può diventare un criterio di osservazione
che ci fa capire, se un bambino è sano o no, se
è più o meno a rischio di malattia.
L’eccesso di stress in tutte le fasi del
percorso nascita, un parto operativo, la
mancanza dell’allattamento materno, farmaci,
vaccini e uno svezzamento troppo precoce ne
compromettono e pregiudicano la futura
salute per tutta la vita.
Da qui ancora una grande responsabilità verso
il non nato e il bambino piccolo di
proteggerlo da inquinamenti e interferenze e
di favorire la naturalità della sua nascita e
crescita.
La salute a lungo termine e l’origine delle
malattie nel periodo perinatale
Sempre di più anche nella ricerca sulla salute
si ritorna all’importanza della vita pre- e
perinatale.
David Barker dell’Università di Southampton
per esempio è arrivato alla conclusione, dopo
aver esaminato più di 50 studi importanti fatti
negli USA, in Svezia e Inghilterra che la
salute degli oltre 50enni è stata già
determinata in utero. Dice:” Dobbiamo
accettare che i nove mesi prima della nascita
hanno evidentemente un’influenza pregnante
sulla salute in età avanzata”. Barker si è
concentrato sopratutto sulle malattie
cardiovascolari, su alcuni tumori e sulle
malattie metaboliche. Di particolare
importanza ritiene il basso peso alla nascita
dovuto a iposviluppo. Dice che se il bambino
riceve meno nutrimento nel secondo e terzo
trimestre, mentre crescono e si perfezionano il
pancreas, il fegato, la muscolatura, il cervello
ecc. è più a rischio in età adulta. Esperimenti
su animali dimostrano una riduzione delle
cellule e della loro capacità di riparazione e
rigenerazione. Inoltre il metabolismo si regola
su un equilibrio di scarsa alimentazione. I
rischi di sviluppare malattie metaboliche in
età adulta si riduce se la persona rimane
magra e continua a mangiare poco. Ma se
mangia di più, il suo organismo non è in
grado di affrontare il lavoro.
Altri ricercatori dimostrano come
l’alimentazione nel primo anno di vita possa
portare a ipertensione a causa dell’alto
contenuto di sale nei latti vaccini e di malattie
cardiovascolare a causa del basso contenuto di
colesterolo nei latti vaccini che costringe il
bambino a una iperproduzione di colesterolo.
Anche Nathanielsz dimostra come bambini
con condizioni prenatali svaforevoli
sviluppano più facilmente malattie cardiache,
ipertensione, obesità, diabete e risposte
alterate agli stimoli di stress nella loro vita
adulta. L’intelligenza, l’orientamento
sessuale, difficoltà di apprendimento,
difficoltà aomportamentali e disordini
emozionali sono dovuti a eccesso di stress in
momenti critici del periodo perinatale.
Sappiamo che disturbi neurovegetativi e
comportamentali dei neonati perdurano per lo
meno per tutta l’infanzia e adolescenza.
Riferimenti bibliografici:
Chamberlain: The mind of your newborn baby, I bambini
ricordano la nascita, Bonomi ed.
T. Weihs: Embriologia tra mito e scienza, Filadelfia
ed.1986
Schindler: Oekologie der Perinatalzeit, Hypokrates
Verlag, Stuttgart
Moore, Persaud: Lo sviluppo prenatale dell’uomo
D. Barker: Mothers, Babies and Health in later Life,
Churchill livingstone 1998
P. Nathanielsz, Life in the Womb, the origin of Health and
Disease, Promethean Press, ithaca, New York 1999
J. Liedloff, Il concetto del continuum, Meridiana ed.
M. odent: Il Bebé è un mammifero, Red ed.
Michel Odent parla delle correlazioni dei
vissuti emozionali, dello stress e dei farmaci
usati nel periodo perinatale e la condizione
adolescente.
Da questi esempi possiamo dedurre le
analogie sugli altri piani dell’essere umano, su
quello comportamentale e emozionale.
V. Schmid, D&D, il giornale delle ostetriche n. 0, n. 3/4,
n. 17, n. 28, n. 29
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docenti di grande fama internazionale.
Avere una buona gestazione, strutturare un buon periodo prenatale, consente a ogni bambino di venire al
mondo con maggiori capacità di relazione, con una fiducia nella Vita che è fondamentale per una personalità sana; è
quella che il famoso primario ginecologo Michel Odent chiama la "Salute Primale". È intuitivo che un bimbo con
un "periodo prenatale positivo" avrà più autostima e un'intelligenza più pronta e vivace; avrà maggiori
possibilità di essere un individuo in buona salute e con un maggiore equilibrio psichico nelle relazioni sociali e,
conseguentemente, avrà maggiori possibilità di trasformarsi in un adulto capace di essere un fattore di
mutamento positivo nel Mondo.
Sperando di avervi fatto cosa gradita, vi salutiamo e vi diamo appuntamento al
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Buona fine 2013... e tanti auguri per un 2014 ricco di novità!
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Il secondo numero della Newsletter è a cura di Alice Musico, Ostetrica e Prenatal
Tutor (diplomata nel 2013), specializzata in Acquapsicomotricità Educativa in
gravidanza e infanzia 0-6 anni. Lavora presso il Centro Bene Con Sé Bene insieme
(sede ANEP) di Chiavari e Genova, svolgendo corsi di Accompagnamento alla
Nascita e di Educazione Prenatale, assistenza nel puerperio e assistenza alla donna in
tutte le fasi della vita, dall’adolescienza alla menopausa.