Il distretto ittico di Rovigo - Lavoro Rovigo
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Il distretto ittico di Rovigo - Lavoro Rovigo
Provincia di Rovigo Settore Mercato del Lavoro IL DISTRETTO ITTICO DI ROVIGO Febbraio 2007 a cura di Raffaella Massaro 0. Premessa Il Distretto Ittico della provincia di Rovigo, istituito formalmente dalla Regione Veneto nell’aprile del 2003, nasce come naturale evoluzione di una realtà vitale e forte, ormai da secoli, nell’area del Delta del Po; un’area nella quale i sistemi produttivi si integrano perfettamente con le tradizioni e le vocazioni del luogo, con l’ambiente e la natura. La pesca, la trasformazione e la commercializzazione di prodotti ittici di qualità sono il fulcro di questo sistema, in un contesto ambientale delicato e particolare, il cui equilibrio necessita di essere salvaguardato e rispettato. Ad oggi, il Distretto Ittico della Provincia di Rovigo raggruppa 284 imprese, per un totale di oltre 3.500 addetti e per un fatturato che nel 2004 ha raggiunto i 500 milioni di euro. Estremamente pluriforme è l’attività del Distretto: abbraccia infatti la pesca strettamente intesa, l’acquacoltura, la trasformazione e la commercializzazione dei prodotti della pesca e dell’acquacoltura. Si registra, anche e in modo significativo, un’apertura nei confronti del “pescaturismo” e dell’“ittiturismo”, settori che si intende diversificare attraverso il potenziamento di attività turistico-culturali o ricettive. Il prodotto principe è sicuramente il pescato degli operatori dell’area del Delta del Po: pesce azzurro, pesce d’acqua dolce, anguille, cozze e vongole, nonché il pesce d’allevamento. Al prodotto dell’attività primaria si affianca tutta l’attività di import ed export di pesce fresco e surgelato e tutto ciò che l’industria di lavorazione e trasformazione dei prodotti ittici è in grado di produrre, principalmente ad uso alimentare: quindi, surgelati, conserve, salse e piatti pronti… sempre a base di pesce. Particolare attenzione merita il prodotto conservato, richiestissimo oggi dai consumatori ed in continua espansione: esso, nell’immediato futuro, offre al Distretto la possibilità di diversificare e aumentare la propria quota di mercato, rispetto al posizionamento attuale. 1. La dinamica economica del distretto Volendo analizzare la struttura imprenditoriale del settore primario, esso si configura ancora fortemente a carattere famigliare e questo, se da un lato rappresenta spesso un freno alla crescita e all’innovazione aziendale, dall’altro è sinonimo di una cultura del lavoro fortemente diffusa e radicata nel territorio. Si registrano, infatti, moltissime ditte individuali e poche imprese strutturate. Oltre la metà (55%) dell’attività ittica regionale è concentrata nel Polesine e ciò permette di affermare che questo settore rappresenta una risorsa importante non solo per Rovigo ma per tutto il Veneto. Movimento anagrafico delle Imprese della pesca, piscicoltura e servizi connessi anni 2000-2005 anni REGISTRATE ISCRITTE CESSATE SALDO 2000 1050 60 45 15 2001 1310 283 33 250 2002 1342 187 165 22 2003 1443 148 52 96 2004 1475 59 45 14 2005 1461 78 94 -16 2006 1491 81 56 25 Fonte: dati INFOCAMERE Imprese del settore pesca, piscicoltura e servizi connessi per forma giuridica 31.12.2006 Società Società Imprese Altre forme Totale di capitale di persone individuali 14 33 1402 31 1480 Fonte: dati INFOCAMERE La tabella riportata nella pagina seguente descrive la presenza in provincia di Rovigo delle attività della filiera ittica con questo facendo riferimento sia all’attività vera e propria della pesca e della piscicoltura che alla trasformazione e conservazione del pesce e alla sua commercializzazione. Circa il 95% delle unità locali della filiera ittica svolge le attività di pesca e piscicoltura, l’1,6% si dedica alla trasformazione e il 2,8% alla commercializzazione. Pesca e piscicoltura rappresentano rispettivamente il 46,8% e il 48,4% del totale delle attività. Interessanti sono anche i dati emergenti dall’ATLANTE DELLA COMPETITIVITA’ DELLE PROVINCE riferiti all’anno 2004. La provincia di Rovigo vede in 4^ posizione del coefficiente di specializzazione industriale la “produzione di prodotti a base di pesce, crostacei e molluschi” e all’11^ posizione la “conservazione di pesci, crostacei e molluschi: congelamento, surgelamento”. Il coefficiente di specializzazione del terziario, invece, trova al 1° posto proprio il “commercio all’ingrosso di prodotti della pesca freschi” che testimonia, di riflesso, la forte valenza dell’attività primaria che sta a monte. Nonostante il Distretto Ittico della provincia di Rovigo sia rappresentato per la maggior parte dall’attività primaria (pesca e piscicoltura), come già evidenziato, il pescato in parte non sufficiente e in parte non utilizzato dal fa si che le imprese di trasformazione abbiano un’intensa attività commerciale. UNITÀ LOCALI DELLA FILIERA ITTICA Anni 2002-2005 2002 U.L. % 2003 U.L. Addet ti 664 43,6 Pesca, piscicoltura e servizi 585 41,4 connessi Pesca 23 1,6 28 1,8 Pesca in acque marine e 553 39,1 627 41,2 lagunari e servizi connessi Pesca in acque dolci e servizi 9 0,6 9 0,6 connessi Piscicoltura Acquacoltura 766 54,2 791 52,0 Piscicoltura Acquacoltura 9 0,6 9 0,6 Piscicoltura Acquacoltura in 745 52,7 768 50,5 acque marine e lagunari e servizi connessi Piscicoltura Acquacoltura in 12 0,8 14 0,9 acque dolci e servizi connessi TOTALE 1351 95,6 1455 95,6 LAVORAZIONE E 23 1,6 25 1,6 CONSERVAZIONE DEI PRODOTTI A BASE DI PESCE Lavorazione e conservazione 17 1,2 18 1,2 dei prodotti a base di pesce Conservazione di pesce, 3 0,2 4 0,3 crostacei e molluschi mediante surgelamento, salatura etc. Preparazione e inscatolamento 3 0,2 3 0,2 di prodotti e conserve a base di pesce, crostacei e molluschi Commercio all’ingrosso di 18 1,3 23 1,5 prodotti alimentari, inclusi pesci, crostacei e molluschi Commercio all’ingrosso di 1 0,1 1 0,1 prodotti della pesca freschi Commercio all’ingrosso di 17 1,2 22 1,4 prodotti della pesca congelati, surgelati, conservati, secchi Commercio al dettaglio di pesci, 21 1,5 19 1,2 crostacei e molluschi TOTALE 39 2,8 42 2,8 TOTALE FILIERA ITTICA 1413 100,0 1522 100,0 Fonte: elaborazione CCIAA di Rovigo su dati INFOCAMERE 2004 U.L. Addet ti 710 45,5 2005 U.L. Addet ti 724 46,8 30 669 1,9 42,9 29 686 1,9 44,4 11 0,7 9 0,6 778 12 759 49,8 0,8 48,6 749 18 724 48,4 1,2 46,8 7 0,4 7 0,5 1488 29 95,3 1,9 1473 29 95,3 1,9 21 1,3 21 1,4 5 0,3 6 0,4 3 0,2 2 0,1 24 1,5 25 1,6 21 1,3 22 1,4 3 0,2 3 0,2 20 1,3 19 1,2 44 1561 2,8 100,0 44 1546 2,8 100,0 L’occupazione complessiva registrata nel 2005 dalle statistiche Infocamere per la provincia di Rovigo è di 1.554 addetti, in leggera flessione rispetto all’anno precedente. Si può comunque affermare che tale oscillazione non è preoccupante sia perchè è ripartita tra i vari settori (pesca, trasformazione, commercializzazione), sia perché le aziende che formano il distretto hanno fatto registrare un incremento di occupati in questo triennio, a fronte di una maggiore produttività. In termini tendenziali, ci si può legittimamente attendere una crescita occupazionale nell’industria e nella commercializzazione o quantomeno un consolidamento del livello attuale, in quanto si sono create le basi per una maggiore presenza sui mercati globali e quindi di un ulteriore aumento della produttività. Per quanto concerne la pesca in senso stretto è molto aleatorio fare delle previsioni in quanto è un’attività fortemente legata a fattori ambientali e biologici difficilmente scrutabili (stock, situazioni climatiche, ecc..). Potenzialmente si potrebbe avere un effetto positivo sull’occupazione dalla crescita delle attività di allevamento e dalle azioni volte alla diversificazione delle attività della pesca, soprattutto in termini turistici. Ma quale è stato l’andamento dei consumi di pesce e quali sono le tendenze prevedibili? Per avere un quadro completo si deve tener conto sia dei trend a livello mondiale, sia a livello nazionale. L’analisi sintetica ha attinto ai dati dell’indagine pubblicata nel gennaio 2005 dall’Ismea. A livello globale gli studi affermano che il consumo di pesce è triplicato, sia per effetto della crescita demografica che del miglioramento delle condizioni economiche (soprattutto per quanto concerne l’Asia). Restringendo il campo alla nostra nazione, emerge che in Italia, gli acquisti domestici di prodotti ittici hanno registrato una crescita del 5,8% in volume e del 3,9% in valore, questo è ciò che emerge dal confronto dei dati del primo semestre del 2005 con il 2004. I canali di vendita preferiti dai consumatori sono rappresentati dalla distribuzione moderna: Ipermercati, Supermercati e Discount. Infine, emerge una tendenza ad un maggiore consumo del fresco, seguito dal prodotto congelato/surgelato trasformato (superiore a quello surgelato naturale). Il consumatore è più attento alla qualità e preferisce in molti casi “un prodotto veloce”. . 2. La filiera ittica del distretto La filiera ittica del distretto è composta, come già evidenziato, dal settore primario, secondario e terziario: dal singolo pescatore alle aziende di trasformazione e commercializzazione del prodotto ittico, ai soggetti istituzionali che concorrono a formare il tessuto sociale. La realtà del settore primario formato per la maggior parte da pescatori organizzati in Cooperative, così come avviene a livello nazionale, mostra un elevato grado di destrutturazione della struttura produttiva. Questo può rappresentare un limite allo sviluppo che necessita di una continua innovazione e ricerca anche nel settore dell’allevamento e della coltura. Il settore secondario, invece, è costituito da diverse imprese ben strutturate che svolgono attività di lavorazione, trasformazione, conservazione di pesce e di prodotti a base di pesce dando importanza all’efficacia del lavoro svolto. Peraltro, l’eccellenza produttiva è il riflesso delle tecnologie, dell’impiantistica all’avanguardia e della professionalità degli operatori. A tali attori si uniscono le istituzioni con l’obiettivo unico di avviare una linea di sviluppo efficace ed efficiente del territorio. Volendo analizzare la filiera dal punto di vista tecnico-economico delle catene di fornitura, non si può negare che esistono delle discontinuità dovute alla difficoltà di assicurare, in alcuni casi, un filo diretto tra la materia prima e il consumatore finale. Per il pesce fresco possiamo dire che la filiera esiste ed è ben strutturata. Essa coinvolge, per il pesce non consumato in loco, essenzialmente il pescatore ed il commerciante all’ingrosso che poi distribuisce in Italia e all’estero i prodotti, eventualmente con la collaborazione di aziende di trasporto. Gli elementi di difficoltà emergono per i prodotti lavorati e trasformati e le motivazioni sono legate alla materia prima disponibile in loco che non risponde alle esigenze quantitative e di costo dell’industria. Le industrie di trasformazione, infatti, hanno bisogno di grossi quantitativi di materie prime per far fronte alla domanda del mercato e soprattutto di prezzi concorrenziali di approvvigionamento per operare in condizioni di economicità e garantire un prezzo del prodotto finale non troppo elevato. Esiste inoltre, come segnalano gli stessi operatori, una condizione di rivalità storica tra il mondo della pesca e il mondo industriale e commerciale, che ha di fatto fino ad ora impedito di poter anche solo immaginare una diversa concezione della filiera ittica che punti a creare valore aggiunto al prodotto pescato attraverso la trasformazione dello stesso e l’ideazione di prodotti trasformati di eccellenza. Solo il riposizionamento su un target di mercato più alto, attraverso prodotti di elevata qualità e fortemente legati al territorio, che siano in grado di soddisfare le aspettative economiche sia degli operatori del primario che dell’industria, può assicurare la nascita di una filiera certificata dei prodotti ittici trasformati. Quest’ultimo argomento è stato affrontato nei tavoli di concertazione propedeutici alla ripresentazione del distretto, creato dal Consorzio Cooperative Pescatori del Polesine, che si è anche strutturato in Organizzazione di Produttori e raggruppa 12 cooperative per un totale di quasi 1.500 soci. La crescita della produzione dei molluschi nelle ricche acque del Delta ha collocato il Consorzio di Scardovari quale una delle maggiori realtà italiane ed europee nell'allevamento e commercializzazione dei mitili e soprattutto delle vongole veraci. Attualmente con i numerosi impianti tradizionali fissi in laguna e gli impianti off-shore in mare si ha una produzione annuale di circa 4000 tonnellate di cozze, mentre nei 6500 ettari di lagune di concessione si possono superare le 9000 tonnellate di vongole veraci. La gestione della risorsa è stata sempre scrupolosamente programmata e attuata al fine di raggiungere una buona produzione e soprattutto il massimo rispetto dell'ambiente senza disturbare o incrinare il delicato equilibrio naturale che è alla base dell'attività molluchicola presente e futura. Per tale motivo la pesca viene ancor oggi effettuata esclusivamente a mano senza l'ausilio di alcun mezzo meccanico, vi è una taglia minima di raccolta, una quota massima giornaliera per pescatore, la rotazione delle zone di pesca e delle zone di riposo biologico ed infine si esercita una massiccia e costosa azione di semina di molluschi indispensabile per il mantenimento degli stock di molluschi. Proprio la pesca effettuata a mano rende il prodotto particolarmente vitale e resistente alle successive operazioni di depurazione, cernita, confezionamento e spedizione. Sebbene particolarmente faticosa e pesante per i pescatori, la pesca manuale resta una prerogativa e peculiarità del prodotto di Scardovari a garanzia assoluta della freschezza e della vitalità dei molluschi. Il Consorzio di Scardovari è anche il proprietario e gestore del più grande impianto di depurazione molluschi d'Italia dotato recentemente di moderne e sofisticate tecnologie con capacità depurative di oltre 150 tonnellate di prodotto al giorno. Unico in Italia, è presente un doppio sistema di depurazione di molluschi: • un primo impianto tradizionale a circuito aperto in vasche orizzontali (capacità 50 tonnellate al giorno). • un moderno e tecnologicamente avanzato sistema a circuito chiuso con vasche verticali secondo una impiantistica importata dal Nord Europa (100 tonnellate al giorno). In queste strutture il prodotto viene dissabbiato, lavato nonché selezionato e preparato per il successivo confezionamento. A tale riguardo l'impianto è dotato di numerose linee di packaging per la preparazione di confezione da 0,5 Kg sino a 20 kg. A garanzia della freschezza dei prodotti il Consorzio di Scardovari è dotato di un ampio ed equipaggiato parco mezzi per la distribuzione di molluschi in ogni zona d'Italia e nei principali mercati ittici Europei. Annesso all'impianto di Scardovari è presente un attrezzato e moderno laboratorio di analisi per il controllo sistematico del prodotto in tutte le fasi di produzione a garanzia della qualità e genuinità dei molluschi. Inoltre il nostro Consorzio è dotato di un centro svezzamento vongole (nursery) realizzato all'interno del "BIOTOPO" della Valle Bonello in Località Cassella. 3. L’indagine sui fabbisogni professionali Una realtà così importante per l’economia dell’area e potenzialmente anche per lo sviluppo dell’occupazione polesana riveste particolare interesse con riguardo alla definizione dei profili professionali necessari per le attività messe in essere dalle imprese del Distretto Ittico della Provincia di Rovigo, che pur non avendo oggi, come si è visto, una filiera ad alta integrazione, sia a carattere verticale che orizzontale, gode della presenza di alcuni leader sia nel settore della trasformazione dei prodotti ittici che della commercializzazione. Il Settore Mercato del Lavoro della Provincia di Rovigo con l’obiettivo di approfondire la conoscenza del settore e di conseguenza di pervenire alla definizione delle figure professionali necessarie, di quelle più ricercate e di quelle non reperibili nell’area, ha promosso un’indagine basata su colloqui con alcuni “testimoni privilegiati”: il rappresentante del Distretto Ittico della Provincia di Rovigo Massimo Barbin con il quale è stato inquadrata la problematica e individuate le industrie di trasformazione e di commercializzazione di rilievo da contattare. Secondo Massimo Barbin il concetto che meglio sintetizza la filosofia del Distretto fa riferimento al “fare sistema”, “mettere in rete gli imprenditori”. Elemento che costituisce il grande punto di forza del Distretto e il suo grande potere contrattuale. “Un aspetto, oltretutto, che esula dalla cultura imprenditoriale italiana: per questo il Distretto si propone come esempio e modello da imitare per il rilancio del Sistema Italia. Fare parte del Distretto significa sperimentare opportunità di crescita, conoscenza, sviluppo, ricerca di nuovi sbocchi commerciali, tutti obiettivi non dico preclusi ai singoli, ma per raggiungere i quali sicuramente sarebbero stati necessari tempi più lunghi e un maggiore sforzo economico”. Dal momento che il Distretto riunisce aziende che operano nel settore della pesca, della vallicoltura, della trasformazione e dalla commercializzazione di prodotti ittici di qualità la produzione risulta essere piuttosto variegata. “Dovendo indicare soltanto alcuni prodotti, ricordo la cozza di Scardovari, la vongola verace del Polesine, il pesce azzurro, l’anguilla del Delta del Po e il cefalo del Polesine, che, in virtù delle loro pregevoli caratteristiche organolettiche, sono stati inseriti nell’Albo dei Prodotti Tradizionali Italiani dal Ministero delle Politiche Agricole con Decreto Ministeriale del 18/07/2000”. Inoltre il Distretto vanta, infatti, il primato in Italia della certificazione di qualità per quanto riguarda le metodiche di lavorazione. È straordinariamente significativo il numero di aziende che ha ottenuto la certificazione di Qualità ISO 9001 per i processi di lavorazione. Il bilancio a tre anni dalla nascita del Distretto non può che essere positivo soprattutto per quanto riguarda la visibilità che ha conquistato all’estero “Il processo dell’internazionalizzazione, avviato negli anni scorsi attraverso la partecipazione a fiere specialistiche, ha permesso ad alcune aziende di conquistare una statura di livello mondiale nel campo della produzione e della trasformazione dei prodotti ittici. Ad esempio, il Distretto è stato presente alla Fiera Alimentaria di Barcellona, all’European Seafood Exposition di Bruxelles, alla Fiera agroindustriale OMEK di Budapest e al Conxemar di Vigo. Il Distretto ha intensificato gli sforzi per vincere la sfida della globalizzazione, facendo leva sulla tipicità dei prodotti e sulla qualità del made in Italy . Sull’Isola di Albarella sono stati ospitati buyer di caratura mondiale: grossisti e rappresentanti dei mercati ittici di Austria, Croazia, Francia, Germania, Grecia, Portogallo, Slovenia, Spagna e Tunisia — mercati di sicuro interesse, sia per dimensioni che per volume dei consumi — sono venuti per conoscere meglio la realtà del Distretto e le opportunità offerte dal Polesine e per avviare nuovi rapporti commerciali. L’impegno per il futuro è quello di creare un marchio d’area geografica che abbini ai prodotti di qualità l’immagine del Polesine”. All’interno del Distretto operano imprese leader a livello mondiale nel campo della produzione dei molluschi e dell’industria conserviera con vere e proprie eccellenze vocate all’esportazione Tra le imprese di rilievo si è scelto di intervistate i responsabili di : Dinon Srl, Cesare Regnoli e Figlio Srl, Mancin Nadia Srl, Finpesca Srl. Per le interviste si è utilizzata una traccia che mirava a rilevare quattro gruppi di informazioni: 1. dati identificativi dell’impresa: prodotti, addetti, fatturato, incidenza mercato estero,organizzazione 2. analisi del vantaggio competitivo e dei processi chiave: previsioni sull’evoluzione del mercato, identificazione dei fattori chiave di competitività, conoscenze cruciali per l’azienda 3. definizione dei ruoli chiave, delle figure innovative e delle relative competenze: ruolo, competenze presenti, competenze distintive, competenze da acquisire/sviluppare 4. ruolo del Distretto 3.1 Dati identificativi dell’impresa Dinon S.r.l. - L’azienda, che ha sede legale e produttiva a Porto Viro, impiega circa 100 dipendenti nel locale stabilimento e conta complessivamente, come gruppo, circa 900 addetti dislocati su diverse realtà sia nazionali che estere con un fatturato consolidato che sfiora i 50 milioni di euro. Complessivamente l’85% del personale svolge mansioni operaie. L’azienda è un gruppo importante a livello produttivo nazionale con diversificazione di prodotto dal marinato ai piatti pronti, dai prodotti vegetali alla pasta fresca. Ha due sedi in Marocco di proprietà per la lavorazione del pesce marinato e salato, ma anche con attività agricole differenziate volte a ricavare materie prime semilavorate di èlite. La presenza in Marocco è motivata anche dalla carenza nelle quantità di pesce azzurro reperibili in Italia e dal differenziale di prezzo. Nel complesso il pesce da lavorare proviene per il 40% dall’Africa, per il 50% da Asia (India in particolare): solo il restante 10% dall’Italia. Cesare Regnoli e Figlio S.r.l. - L’azienda ha sede legale a Bologna ma opera nell’unica sede produttiva di Ariano Polesine con circa 75 dipendenti e un fatturato di circa 20 milioni di fatturato. . Complessivamente il 65% del personale svolge mansioni operaie Essa inoltre rappresenta un modello di passaggio generazionale di successo con i suoi oltre 140 anni di storia. il 65% sono operai. La produzione riguarda la gastronomia ittica e i prodotti da ricorrenza tipici delle valli polesane come: l’ anguilla e la frittura marinata. La produzione è stata differenziata con l’introduzione anche della gastronomia vegetale. L’approvvigionamento di materia prima avviene per il 20% dall’Italia per il restante 80% dall’estero : il 24% dal resto d’Europa, il 20% dall’Asia, il 20% dall’Africa, e il 16% dal Sud America,. Il mercato di sbocco è rappresentato per l’85% dall’Italia per il restante 15% dal resto d’Europa. Mancin Nadia S.r.l. - Con sede a Rivà di Ariano Polesine, oltre ad impiegare circa 40 unità lavorative e realizzare un fatturato di oltre 10 milioni di euro annui, rappresenta una delle prime realtà che hanno investito sulla qualità, ottenendo la certificazione BRC e IFS, che prevedono un sistema di gestione che mira alla qualità e sicurezza igienico sanitaria dei prodotti attraverso l’approccio metodologico HACCP. Si tratta di un’azienda familiare: sono gli stessi familiari a ricoprire le mansioni dirigenziali mentre fra i dipendenti vi è una grande prevalenza di figure operaie. La produzione riguarda i prodotti ittici conservati con metodi tradizionali. L’approvvigionamento avviene in prevalenza dall’estero mentre il mercato di sbocco è per 90% nazionale. Finpesca S.r.l. - La sede legale e amministrativa si trovano nello stabilimento di proprietà ubicato in Porto Viro che si estende su una superficie di 24.000 mq. La scelta di operare prevalentemente con la Grande Distribuzione, settore nel quale Finpesca S.r.l. vanta ormai un'esperienza pluriennale, si dimostra fin da subito una strategia vincente, infatti, il fatturato dai 2.478.000 euro del 1995 passa ai 63.007.000 del 2001. Le aree produttive, dove trovano occupazione circa centoquaranta persone, sono così strutturate: • magazzino destinato all'arrivo, movimentazione e spedizione del prodotto fresco e congelato; • magazzino destinato all'arrivo ed alla lavorazione del prodotto congelato; • magazzino destinato al centro spedizione molluschi; • magazzino destinato a celle mantenimento del prodotto fresco; • locale destinato alla trasformazione e confezionamento. La distribuzione avviene in Italia per il 98% del prodotto movimentato che viene acquistato in tutto il mondo. 3.2 Analisi del vantaggio competitivo e dei processi chiave Dinon S.r.l. - Le lavorazioni presenti conservano ancora un notevole carattere artigianale. A fronte di richieste del mercato che cambiano in continuazione emerge l’esigenza di dare un valore aggiunto al prodotto anche in contrapposizione alla presenza sul mercato di farine di pesce (competitive dal punto di vista dei prezzi) provenienti dall’oriente. Il consumatore chiede prodotti puliti e tagliati e perciò è necessario perseguire una continua gastronomizzazione. Per tutti questi motivi l’azienda ha avuto una grande evoluzione sia nei processi che dal punto di vista delle professionalità necessarie. La carenza di queste professionalità costituisce una delle note dolenti. Sebbene sempre più presente, la concorrenza non si è fatta comunque sentire in modo particolare perché la tipologia dei prodotti esige una grande attenzione agli standard che non sempre i paesi terzi sono in grado di garantire. La riduzione della capacità di acquisto dei consumatori italiani ha avuto naturalmente un effetto negativo sulle vendite, ma è stata in parte compensata dall’aumento di consumi negli altri paesi europei e dalla distribuzione anche all’interno dei discount. Cesare Regnoli e Figlio S.r.l. - La congiuntura degli ultimi anni è stata caratterizzata dall’uscita dal mercato di quelle aziende che non hanno retto alle nuove richieste e nuove esigenze dei consumatori. Le aziende rimaste sul mercato sono quelle più strutturate e organizzate. La selezione non può comunque ancora considerarsi esaurita: l’aggressività sul mercato diventa maggiore perché si riduce “la torta da dividere” e quindi si esaspera la competizione. Nel bacino mediterraneo e nell’est europeo si può godere di prezzi più bassi anche data l’abbondanza di materia prima: la concorrenza porta all’ingresso di bassa qualità e questo peggiora l’immagine del prodotto e disincentiva il consumo. Innovazione tecnologica e qualità sono gli strumenti con i quali le aziende italiane possono competere. Una politica commerciale coerente dovrebbe portare a non entrare nella bagarre dei prezzi ma a proporsi per la qualità dei propri prodotti e operare per farla riconoscere al cliente. La partita sul fattore prezzo è persa in partenza, ma se si studiano condizioni di approvvigionamento e stoccaggio ottimali si può mantenere uno standard coerente con le aspettative dei consumatori e garantire ai distributori collaborazione e servizi di qualità. Perché tutto possa essere realizzato in modo visibile e corretto è necessaria una selezione attenta della materia prima, un controllo vigile dei processi produttivi, la presenza di attrezzature e strutture adeguate e la disponibilità di personale, management e tecnici all’altezza I prodotti della conservazione ittica non sono prodotti maturi ma in continua evoluzione: il consumatore si va orientando verso nuove confezioni readymeals che esprimono concezioni innovative. L’azienda è stata fondata nel 1861 e ha un riconoscimento sul mercato che nessuno mette in discussione: la sicurezza e la serietà sono requisiti che premiano. Mancin Nadia S.r.l. – La concorrenza negli ultimi anni si è fatta sentire ma il settore è comunque in espansione. La competitività dei pressi di alcuni paesi mediterranei (ad esempio il Marocco) si sta accompagnando ad un miglioramento anche nelle strutture operative. Il fattore di competitività che si deve mettere in campo è rappresentato quindi dalla ricerca della qualità totale e dello standard finalizzati a raggiungere un valore aggiunto nel prodotto finale costituito dalla presenza di meno conservanti, da una durata superiore e un gusto inalterato e naturale. Questo si può fare solo rispettando il prodotto fin dall’inizio e curando quindi l’intera filiera: pesca, conservazione, lavorazione e distribuzione. In quest’ottica la logistica costituisce un elemento decisivo. E’ perciò che l’azienda ha fatto grossi investimenti in questo ambito. A ciò si unisce una maggiore flessibilità di orari per chi lavora in produzione per adeguarsi ai tempi di consegna del pesce fresco. L’altro asset importante è costituito dalla ricerca e sviluppo di progetti per nuovi processi di produzione e di conservazione svolta anche in collaborazione con l’università. Finpesca S.r.l. – La concorrenza dei paesi asiatici (Cina in primis) non si è ancora fatta sentire in modo pressante data la velocità del ciclo del pesce e dalla necessità di garantire standard (controllati dalla UE) che i nuovi competitor non riescono ancora a fornire. La scelta di lavorare con la grande distribuzione pur essendosi rivelata una scelta vincente crea anche maggiori incertezze sul futuro. Da un lato si è perduto il rapporto fiduciario che esisteva invece con il piccolo dettagliante, dall’altro perdere anche un solo cliente significa perdere una grossa fetta di mercato. In questa realtà fortemente competitiva i processi chiave vengono individuati nella possibilità di dare tracciabilità al prodotto anche attraverso certificazioni riconosciute e scelta accurata dei fornitori. La logistica poi riveste un ruolo determinante insieme con la disponibilità di personale disponibile ad orari molto flessibili. 3.3 Definizione dei ruoli chiave, innovativi e delle relative competenze Dinon S.r.l. – Le richieste del mercato cambiano in continuazione e l’esigenza di dare un valore aggiunto al prodotto in contrapposizione ai nuovi competitor orientali ha determinato una grande evoluzione sia nei processi che dal punto di vista dei fabbisogni professionali. Nell’area c’è una grande carenza di professionalità di livelli elevati. I ruoli chiave come il controllo di qualità e il responsabile di produzione sono rivestiti da professionisti provenienti da aziende di altre aree dove hanno fatto esperienza. La difficoltà è costituita soprattutto dall’inserimento nel mondo del lavoro soprattutto in questo ambito: è come “salire su un treno in corsa”. Nell’ambiente di lavoro è molto difficile identificare con precisione il proprio ruolo e determinare le priorità. Questa è una capacità che la scuola non sviluppa: i giovani si scontrano con la difficoltà di crearsi il proprio spazio in azienda aggravata dalla presunzione di avere una formazione “finita”, mentre per imparare occorre mettere le mani in pasta. La formazione interna grazie ad una figura che svolge un ruolo di trait d’union fra il personale interno responsabile della certificazione e un laboratorio esterno al quale comunque ci si appoggia. Gli stage invece riguardano solo le funzioni amministrative. Cesare Regnoli e Figlio S.r.l. – I ruoli chiave all’interno dell’azienda si identificano nella definizione della strategia aziendale , nella analisi del mercato, pianificazione della produzione e controllo di qualità mentre sta diventando sempre più rilevante anche la gestione degli aspetti logistici del trasporto. Meno importanti gli aspetti legati alla amministrazione , controllo di gestione e del magazzino. Le figure strategiche risultano essere i logisti, programmatori della produzione e tecnici della qualità. Si cercano persone che abbiano un background culturale di base coerente con l’attività da svolgere, età relativamente giovane e forte motivazione. Si punta su persone in grado di seguire l’evoluzione del mercato, con spazi di crescita e in grado di fare un lavoro di squadra per condividere nuovi progetti comuni . In azienda si attua una sorta di autoformazione generata anche da molti scambi con l’esterno per quanto riguarda impianti, tecnologie e laboratori sperimentali. Sono stati attivati anche molti stage/tirocini con il Centro per l’Impiego di Adria. Nelle fasi della lavorazione non vengono individuate competenze tecniche specifiche se non per quanto riguarda l’impiantistica. Fondamentale è che ogni fase della produzione possa contare su una persona di riferimento in grado di gestire situazioni complesse: tanto più sono forti queste figure tanto più è facile inserire anche persone che senza una preparazione specifica possano svolgere un ruolo produttivo forte. Mancin Nadia S.r.l. – Esiste un problema di fondo nel trovare giovani ai quali “piaccia” lavorare in questo settore e di conseguenza il ricambio per il personale in forza crea dei problemi. L’azienda ha investito moltissimo in certificazioni molto avanzate che permettono di vendere all’estero un prodotto di nicchia la figura che svolge il controlli di qualità risulta quindi centrale. Si incontra difficoltà anche nel trovare manutentori, magazzinieri e responsabile del personale. Si attribuisce un ruolo importante alla formazione perché è importante capire cosa significa lavorare nell’alimentare e acquisire la capacità di lavorare in gruppo. Per la formazione si utilizzano anche consulenti esterni che seguono i reparti e sono utili per dare rimotivazione al gruppo dei lavoratori. Finpesca S.r.l. –Il settore ittico ha una sua specificità per la quale risulta particolarmente difficile trovare personale formato. Ciò vale ad esempio per le figure dei responsabili della vendita e degli esperti della qualità. Spesso l’unico modo per trovare figure professionali qualificate è quello di assumerli in uscita da altre aziende, ma questo non è evidentemente positivo per il territorio e in termini prospettici. Le competenze considerate strategiche fanno riferimento all’esperienza, conoscenza e flessibilità. Nel comparto inoltre esiste una forte difficoltà ad inserire giovani in ruoli manageriali data la grande presenza di aziende familiari. 3.4 Ruolo del Distretto Dinon S.r.l. – La costituzione del distretto ittico è ancora in una fase iniziale ma ha fornito l’opportunità agli operatori della filiera di presentarsi al mercato con la forza del settore e non con la debolezza della singola azienda. Per le aziende più grandi forse questo è stato meno significativo ma resta l’opportunità di mettere insieme le esigenze per ottenere eventuali finanziamenti e per essere rappresentati nella UE. L’individualismo è un elemento sempre presente, ma su alcune problematiche che potrebbero dare un reddito allo stesso Distretto se affrontate in comune andrebbe superato: si pensi ad esempio allo smaltimento dei rifiuti. Un altro progetto comune potrebbe essere costituito da un laboratorio di ricerca dal momento che il Laboratorio di Parma, finanziato da tutto il settore alimentare, rischia, per la sua posizione di monopolio, di diventare autoreferenziale. Se fosse impossibile un progetto comune si potrebbe iniziare utilizzando insieme macchine e strutture. La presenza di un Distretto di Filiera assomma vantaggi e svantaggi. Da un lato infatti possono essere messe in comune alcune conoscenze importanti, dall’altro i problemi che riguardano un anello della catena può avere soluzioni che non sono ottimali anche per gli altri . Cesare Regnoli e Figlio S.r.l. – Il settore ittico è per certi versi ancora giovane, almeno per quanto riguarda gli aspetti organizzativi, e la capacità di fare lobby va sperimentata e sviluppata. Questo è particolarmente rilevante a livello europea dal momento che sono le norme comunitarie a determinare il mercato. La logica della filiera risulta talvolta un limite dal momento che le problematiche sono molto spesso diverse e talvolta in conflitto, in antitesi. Al momento sembra che le aziende della filiera stiano insieme più per una “coincidenza territoriale” che per un interesse comune. I problemi che frenano una maggiore collaborazione sono legati alla concorrenza e riservatezza che impediscono un dialogo aperto. Ma sono difficili anche le collaborazioni sul piano della ricerca e delle tecnologie perché non tutti partono dallo stesso livello e chi ha già fatto della strada comprensibilmente non sempre è disponibile a condividere i risultati raggiunti. Mancin Nadia S.r.l. – La funzione principale del distretto è quella di dare visibilità alle aziende che nel mercato globale sono tutte “piccole”. Anche se esistono molte eccellenze risulta più facile ricordarsi di un territorio piuttosto che della singola azienda. Si sottolinea inoltre la funzione di lobby del Distretto che dovrebbe spingere soprattutto per una reale semplificazione burocratica. Finpesca S.r.l. – Il distretto ha un ruolo determinante se viene inteso come strumento di garanzia del processo e della tracciabilità del prodotto. La difficoltà a collaborare su progetti specifici esiste ma deve essere superata all’interno di un settore vivace e con possibilità di sviluppo che potrebbe diventare più competitivo se utilizzasse ad esempio piattaforme comuni per l’informatica o i trasporti.