Il Volontariato come strumento di inclusione_Qualche buon esempio

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Il Volontariato come strumento di inclusione_Qualche buon esempio
Il volontariato
come strumento
di inclusione
Qualche buon esempio
Contenuti
Introduzione4
Il Volontariato come strumento di inclusione
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Croazia6
Maksimilijan Jevtić
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Mile Mrvalj
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Slobodan Čajkovac
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Programma di Volontariato per l’Inclusione della Multiple
Sclerosis Society of Split – Croazia
Zagreb City Libraries
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Danimarca15
Jan
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Osman Sari
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Helle Axelsen
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Double Minorities20
Le persone con disabilità mentale danno gioia
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Ungheria23
Károly Gulyás
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Mboh Ekale
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Tamás Horváth
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Nem adom fel! Alapítvány (Never give up! Foundation)
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The City Is For All (A Város Mindenkié)
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Irlanda
Marcella Sheridan
Tony White
Rahim Nazarali
Rothar
Third Age
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Italia
Asma Makdani
Gabriele Piovano
Rambo
L’età dell’oro delle persone “Lgbt”
Il progetto “Mamma Luigia”
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Lettonia
Arturs
Ralfs
Inara and Venta
Associazione “Otrā elpa” (Second Breath)
Associazione “Sirds siltuma darbnīca” (Heart Warmth Workshop)
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Romania
Adrian Stanulescu
Marica Ballo
Ion Chirobotia
Il volontariato dei giovani di campagna
La Fondazione Principessa Margherita di Romania
Slovacchia
Alex
Lucia
Il volontariato degli anziani alla Libreria Banská Bystrica
Volontariato per tutti
Il volontariato quale percorso verso l’impiego (Progetto Volwem)
Informazioni per contattare i partner dei progetti
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Introduzione
Il potenziale del volontariato è immenso. Esso costituisce senza dubbio uno
strumento d’inclusione e d’ integrazione sociale. Tuttavia, nel configurare il
progetto Volunteering as a Tool for Inclusion (VTI) siamo partiti dalla consapevolezza che ciò non rappresenta cosa ovvia per le persone e i gruppi marginalizzati. Certo, esistono progetti e programmi atti a coinvolgere nel volontariato,
persone appartenenti ai gruppi più vulnerabili (“utenti” che diventano volontari). Tuttavia, si sente ancora l’esigenza di modalità di adesione più spontanee.
I coordinatori del volontariato sono spesso riluttanti a coinvolgere i gruppi marginalizzati, in quanto non sanno come avvicinarli e come affrontare la questione. Spesso, temono che tale coinvolgimento richieda un dispendio eccessivo
di tempo e di energie (cosa probabilmente vera all’ inizio), senza conseguire
risultati soddisfacenti.
D’altro canto, le persone disabili o disoccupate (e, in qualche paese, perfino gli
anziani) potrebbero non essere pronti ad impegnarsi nel volontariato, considerandolo incompatibile con la loro condizione, o temendo di non essere i benvenuti. In molti casi, non immaginano neppure di poter diventare volontari.
Attuando il Progetto VTI ci siamo accorti che esistono molti eccellenti esempi
di come il volontariato possa promuovere l’inclusione, esempi che desideriamo
condividere con altri per mettere in evidenza i vantaggi, tanto per i volontari,
quanto per le organizzazioni che li coinvolgono.
In questo documento, troverete cinque esempi di buone pratiche per ciascun
Paese partner (Croazia, Danimarca, Ungheria, Irlanda, Italia, Lettonia, Romania e Slovacchia). Alcuni di essi sono la descrizione di progetti o programmi;
altri sono storie individuali di volontari che, a dispetto delle difficoltà in cui si
trovavano, hanno scelto di dedicarsi al volontariato. Nonostante la possibile
sovrapposizione fra alcuni di questi esempi, riteniamo che ciascuna storia
costituisca un “unicum”, fornendo preziose indicazioni circa le motivazioni e i
benefici del volontariato.
Speriamo che queste storie ispirino molte persone a partecipare al volontariato
e incoraggino i coordinatori ad ammettere le differenze all’ interno delle rispettive organizzazioni.
Jana Vlašičová
Il progetto è finanziato con un contributo della Commissione Europea.
La presente pubblicazione esprime esclusivamente il punto di vista
del suo autore. La Commissione non è responsabile per l’utilizzazione
delle informazioni ivi contenute.
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Il Volontariato come strumento di inclusione. Qualche buon esempio
Il Volontariato come Strumento d’Inclusione.
Informazioni sul Progetto
Volunteering as a Tool for Inclusion (VTI) è un progetto europeo che ha come obiettivo generale, quello di favorire l’inclusione sociale, mediante la partecipazione
dei gruppi svantaggiati e marginalizzati all’interno del mondo del volontariato,
condividendo da parte dei paesi partner esperienze/pratiche/strumenti esistenti.
Al progetto partecipano otto partner:
• Platform of Volunteer Centres and Organizations, Slovakia
• Volunteer Ireland and Dublin City Volunteer Centre, Ireland
• Frivilligcentre og Selvhjælp Danmark (FriSe), Denmark
• ÖKA – National Volunteer Centre, Hungary
• Volunteer Centre Osijek, Croatia
• PRO VOBIS – National Volunteer Centre, Romania
• brīvprātīgais.lv, Latvia
• Volontariato Torino – Vol.To, Italy
Obiettivi
1. Condividere fra i Paesi partner le esperienze sulle modalità di coinvolgimento,
nel volontariato, dei gruppi più deboli.
2. Porre in essere un quadro di cooperazione con gruppi differenti di volontari più
deboli:
-disabili;
-appartenenti a gruppi socialmente svantaggiati;
-disoccupati di lungo periodo;
-anziani;
-altri gruppi, come, per esempio, migranti, minoranze etniche (p.es., i Rom),
ecc…
3. Porre in essere uno schema di formazione per i coordinatori del volontariato
su come approcciare questo genere di volontari, e su come cooperare con essi.
4. Raccogliere esempi di eccellenza dei Paesi partner, come fonte d’ ispirazione
per altri centri e organizzazioni di volontariato.
5. Durata: Agosto 2013 – Luglio 2015
Output
- Una raccolta dei migliori esempi di coinvolgimento nel volontariato dei gruppi
marginalizzati (documento elettronico in Inglese e nelle lingue dei Paesi partner).
- Raccomandazioni ai coordinatori del volontariato sull’approccio ai volontari di
vari gruppi marginalizzati, sul loro coinvolgimento e coordinamento (documento
elettronico in Inglese e nelle lingue dei Paesi partner).
Per saperne di più sul progetto, contattare uno dei partner (vedi contatti alla fine
del documento)
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Il Volontariato come strumento di inclusione. Qualche buon esempio
CROAZIA
Maksimilijan Jevtić
Anni: 33
Tanto per cominciare – parliamo di me
Mi chiamo Maksimilijan. Ho deciso di impegnarmi nel volontariato con l’Ufficio
per il sostegno ai Testimoni e alle Vittime presso il Tribunale della Contea di Fiume avendo letto sui giornali che cercavano volontari. Essendo disoccupato da
più di un anno era per me, un’eccezionale occasione per sfruttare il tempo libero nel modo migliore, con il volontariato avrei potuto migliorare non soltanto
la mia comunità, ma anche me stesso.
I miei compiti come volontario
Questi consistevano nel fornire un supporto morale e informativo alle vittime
e ai testimoni di crimini, tenendoli al corrente del decorso dei procedimenti
giudiziari, dei loro diritti e delle previsioni circa l’esito previsto. Tutto ciò contribuiva a ridurre la paura e gli effetti traumatici dell’emozione per dover testimoniare in tribunale.
Nel 2011-2012, ho lavorato anche su un progetto denominato “Pari Opportunità – Volontariato Inclusivo – percorso verso una maggiore integrazione e occupabilità”. Nell’ambito del progetto, ho avuto modo di partecipare a laboratori di Pianificazione Strategica, Preparazione di Offerte, Elaborazione di Bilancio
e Rendicontazione. Ciò ha rappresentato per me un eccellente “stage”.
Il Servizio per il Sostegno alle Vittime e ai Testimoni (SSVT) mi ha fornito i seguenti moduli di formazione: “Elementi di consulenza alle vittime di violenze
sessuali” e “Sostegno alle vittime di violenza domestica”, comprensivo di elementi di Programmazione Neuro-Linguistica.
Divenuto responsabile della sezione di Fiume dello SSTV, il mio impegno di
volontario si è ampliato: oltre al sostegno alle vittime e ai volontari, ho assunto
la responsabilità di coordinare il lavoro dei volontari, di pubblicizzare le attività
dello SSTV e dei suoi affiliati, fornendo supporto all’ organizzazione, organizzando riunioni e svolgendo tante altre funzioni amministrative.
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Il Volontariato come strumento di inclusione. Qualche buon esempio
I vantaggi
Nel Dicembre del 2012, sono stato proclamato Volontario dell’ Anno della città
di Fiume. Ciò è stato possibile solo grazie al sostegno dell’Associazione per lo
Sviluppo della Società Civile (SMART) e dell’Ufficio e dell’Associazione per il Sostegno delle Vittime e dei Testimoni, di cui sono tuttora membro. Grazie a tutte
le eccellenze e competenze acquisite con il volontariato, ho ottenuto, nel Gennaio 2013, una borsa di studio per la specializzazione in Giurisprudenza.
In conclusione, il volontariato ha
cambiato la mia vita, aprendomi
molte porte che sembravano chiuse. Raccomando il volontariato a
tutti: abbiate il coraggio di cominciare. Attraverso l’aiuto disinteressato alle persone in difficoltà, noi
non solo cambiamo la loro vita e la
nostra, bensì trasformiamo il mondo
in un luogo migliore, più bello e più
umano.
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Il Volontariato come strumento di inclusione. Qualche buon esempio
Mile Mrvalj
Anni: 55
Chi sono
Da bambino, ero stato educato all’idea che la più elevata virtù umana consista
nell’aiutare le persone in difficoltà – gli anziani, i deboli e i disabili - . Fin dalla prima infanzia sono stato incoraggiato ad aiutare le persone a me vicine (compravo
provviste, aiutavo nei lavori fisici).
Aiutando la gente, partecipo al progresso dell’ Umanità. Ho passato anni nella
Sarajevo occupata, dove ho potuto ammirare tutta la grandezza del volontariato. La città, con i suoi 500.000 abitanti, era stata assediata per quattro anni,
restando senza elettricità, acqua e cibo. I bombardamenti continui costituivano
parte integrante della vita cittadina. In quegli anni, ho visto arrivare colonne di
centinaia di volontari internazionali che portavano disinteressatamente cibo,
medicine e acqua. Così vivevo e lavoravo a Sarajevo, come soldato di leva che
combatteva per sopravvivere, avendo per giunta anche l’onere della cura e della
protezione della madre malata di cancro. Neppure questa difficile condizione mi
impediva di aiutare, nel frattempo, gli altri.
Dopo la guerra, ho creato un’impresa, che però è fallita dopo dieci anni, sicché
ho perduto tutto –perfino la casa-. Cinque anni fa sono venuto a Zagabria come
senza tetto, e per tre anni ho vissuto come un cane randagio, avendo, come unica fonte di reddito, la raccolta di bottiglie. Talvolta, trovavo nei cassonetti cibo
integro e commestibile. In Croazia, una persona senza fissa dimora non ha diritti:
niente assistenza sociale, niente assistenza finanziaria della Croce Rossa, niente
assicurazione sanitaria, nessun diritto all’ avviamento al lavoro e neppure il diritto di voto!
Come ho cominciato
In quella situazione crescevano in me la fede e la speranza, mentre incontravo
persone nobili meravigliose, che mi aiutarono disinteressatamente. Desidero ricordare soprattutto un’associazione, e un progetto umanitario per i senzatetto
– la rivista “Luci della Strada” e Sanja Bunić, con il suo progetto “Da un libro a
un Tetto”, organizzato dalle Biblioteche Comunali di Zagabria. C’erano anche molti
nobili giovani che dedicavano tempo ed energie per aiutare le persone in difficoltà.
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Il Volontariato come strumento di inclusione. Qualche buon esempio
Il mio impegno come volontario
Nonostante la mia situazione di dipendenza forzata dall’ aiuto altrui, sentivo l’urgenza di fare qualcosa per gli altri senzatetto, che si trovano, generalmente, in
uno stato depressivo. Negli ultimi due anni, ho organizzato quattro mostre di
beneficenza e dozzine di lezioni sui senzatetto nelle scuole medie dei tre livelli.
Sono intervenuto in molti dibattiti e ho partecipato come volontario alle campagne di promozione del Centro del Volontariato di Zagabria, di privati cittadini, di Organizzazioni Non Governative e di molti altri. Su di me sono stati girati
quattro documentari. Nei media, sono conosciuto come il senzatetto più famoso
della Croazia. Con i miei numerosi passaggi alla televisione, alla radio e sui giornali, cerco di sensibilizzare il pubblico sui problemi e le difficoltà dei senzatetto.
L’anno scorso ho raccolto, con le mie attività umanitarie, denaro che ho distribuito fra i senzatetto. Sono impegnato nel volontariato presso due associazioni
e due fondazioni. La mia opera ha trovato riconoscimento da parte del Centro
di Volontariato di Zagabria, e sono stato proposto per l’ “Oscar del Volontariato 2013”. Sono stato il primo senzatetto a ottenere, dopo una lunga lotta con la
burocrazia, il diritto di registrarmi per la residenza presso Centro del Benessere
Sociale. Sto per creare un’associazione per il sostegno ai senzatetto: costituirà il
coronamento della mia battaglia.
I vantaggi
Vorrei infine sottolineare che: DEDICANDO TEMPO E DENARO NEL VOLONTARIATO, OTTERRETE SEMPRE PIU’ DI QUANTO AVRETE DATO! Chi capisce
questo, non ha bisogno di spiegazione, ma chi non lo capisce, non lo capirà
mai, con nessuna spiegazione!
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Il Volontariato come strumento di inclusione. Qualche buon esempio
Slobodan Čajkovac
Anni: 33
Chi sono
Come sa chi mi conosce, sono stato allevato in un orfanotrofio. Trovo delle
somiglianze fra quest’ultimo e l’impegno come volontario: ambedue sono
sospinti dall’ ansia di aiutare e comprendere altri che sono differenti da noi,
condividendo con essi le ore buone e meno buone, le quali contribuiscono tutte
a rendervi migliori e più forti. Sono entrato molto presto nel volontariato.
Come ho cominciato
Ero andato alla Croce Rossa a trovare un’amica. Questa mi aveva presentato a
Denis, coordinatore dei giovani volontari, e a Goran, suo successore. Abbiamo
parlato per un po’. Mi hanno detto che, se volevo, potevo diventare anch’io volontario e mi hanno suggerito di incontrare altri giovani volontari in occasione
della loro riunione del martedì presso la Croce Rossa. Ci ho pensato un paio di
settimane, poi sono andato ad una delle loro riunioni per vedere come funziona
la squadra dei giovani volontari.
Dopo qualche riunione, ho deciso di entrare a far parte di quest’ultima
Il mio impegno
I volontari della Croce Rossa operano all’ interno di due unità: la Croce Rossa
Giovanile e l’Unità d’Intervento. L’Unità d’Intervento si occupa della logistica,
monta le tende, garantisce la presenza ad eventi culturali, ecc… Sono sempre
pronto a fornire il mio aiuto, nulla è per me troppo difficile! Lo possono testimoniare i miei amici e colleghi volontari con i quali lavoro.
Vantaggi
Sono stato volontario della Croce Rossa per più di 10 anni e in questo periodo,
ho incontrato, fra i volontari, amici e colleghi eccezionali. Riassumendo la mia
esperienza: sono una persona sempre pronta ad aiutare, dando tutto me stesso, perché essere volontario mi rende felice.
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Il Volontariato come strumento di inclusione. Qualche buon esempio
Programma di Volontariato per l’Inclusione
della Multiple Sclerosis Society of Split
- Croazia
“I pregiudizi nei confronti dell’attitudine lavorativa dei disabili sono radicati. E’
difficile dare loro la possibilità di divenire volontari. Bisogna conoscere individualmente ogni volontario, le sue capacità e i suoi limiti. Bisogna scegliere ruoli di
volontariato appropriati e preparare i beneficiari a sostenerli”
Organizzazione: Multiple Sclerosis Society of Split
Data di fondazione: 2011
Dipendenti: 25
Volontari: 17
Fonti di finanziamento: donazioni
Obiettivi: Sviluppare un programma di volontariato inclusivo; coinvolgere
volontari disabili nel supporto ai malati di sclerosi multipla
Volontari in oggetto: disabili mentali (giovani usciti da brefotrofi)
Contatti: Zdravka Dominović, coordinatrice dei volontari
Tel. +385 21 468 225 E-mail: [email protected]
Sito: http://www.multipla-split.hr/
Attività
I volontari accompagnano i malati di sclerosi multipla in varie circostanze,
come recarsi ad appuntamenti, fare lavori domestici o svolgere attività sociali.
Svolgono attività artigianali presso Multiple Sclerosis Society, per esempio in
laboratori artigianali e per la confezione di biglietti d’auguri per compleanni.
Più in generale, questi volontari partecipano a tutte le attività, come per esempio: collaborare a laboratori fotografici, organizzare fiere artigianali, eventi,
manifestazioni di pesca, giochi di bocce, partite, cori, visite ai pazienti a domicilio e in case di riposo, aiutare negli acquisti e nell’ amministrazione, per
esempio scrivere lettere o andare alla posta.
Il coordinamento delle attività di questi volontari è affidato a un coordinatore
esperto. L’Associazione ha un partenariato a lungo termine con “Swallow”,
un’organizzazione operante nel settore dell’ inclusione sociale. I beneficiari
sono normalmente anche volontari della Società a Spalato.
Vantaggi
Alcuni dei beneficiari del volontariato della Multiple Sclerosis Society of Split
sono stati accolti facilmente, grazie alla loro esperienza di prima mano. Tuttavia, alcuni beneficiari hanno confessato più tardi, di avere avuto riserve rispetto
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Il Volontariato come strumento di inclusione. Qualche buon esempio
alle capacità dei volontari, ma di essere stati smentiti dalla loro disponibilità a
lavorare, dalla motivazione, indipendenza e affidabilità. Con il tempo, la Società ha notato il crescente favore con cui i malati di sclerosi multipla salutavano
l’arrivo di nuovi volontari. Questi riuscirono a conquistarsi una simpatia quasi
generale per la loro capacità di ascolto, la loro empatia e la loro compassione
per i pazienti, i quali hanno spesso l’impressione che la società non comprenda
i loro problemi. In uno specifico caso, la Società fu favorevolmente sorpresa
da come un volontario veniva accolto dai pazienti immobilizzati in una casa di
riposo, i quali, impressionati dalla sua sensibilità verso di loro e dalla sua grande
comunicatività, avevano stabilito con lui un rapporto privilegiato. Per esempio,
li faceva uscire per una passeggiata, per prendere un gelato o un dolce, per fare
acquisti. Questo volontario aveva perfino imparato a guidare le sedie a rotelle
evitando piccoli ostacoli. Ciò gli permetteva di garantire la sicurezza dei beneficiari, rafforzando la fiducia reciproca. Lo fecero entrare nel loro mondo, ed egli
si sentiva emotivamente coinvolto: cercava di appianare eventuali disaccordi
fra i beneficiari, non sopportando che i familiari venissero raramente, organizzava egli stesso le loro visite.
Biblioteche Municipali di Zagabria
Biblioteche - un luogo ove ciascuno può dare il suo contributo alla comunità!
Sensibilizzare, connettere e incoraggiare il cambiamento!
Organizzazione: Zagreb City Libraries
Data di fondazione: 2010
Dipendenti: 558
Volontari: 46
Fonti di finanziamento: fondi pubblici, donazioni
Obiettivi: inclusione delle persone a rischio di esclusione sociale
Volontari in oggetto: senzatetto, anziani, disabili, disoccupati di lungo periodo
Contatti: Sanja Bunic, coordinatrice, Kristina Krpan, coordinatrice
Tel. +385 1 4694-327E-mail: [email protected]
Sito: http://www.kgz.hr/
Attività
La maggior parte dei volontari opera in uno dei seguenti tre progetti:
1.Libreria Aperta: progetto per la promozione della lettura, l’educazione
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permanente,l’integrazione sociale di bimbi, giovani e adulti disabili.
2.Progetto 65 Plus: progetto dedicato all’integrazione sociale degli anziani e
all’inclusione attiva in eventi culturali e sociali, in cui gli anziani non sono semplicemente gli utilizzatori dei servizi, bensì anche i creatori del programma.
3.Un Libro, un Tetto: (http://www.eifl.net/zagreb-city-libraries-croatia) è un progetto per stimolare l’impegno attivo dei senzatetto e dei disoccupati di lungo termine nelle questioni sociali e culturali, e alla partecipazione al mercato del lavoro.
Esso ha anche l’obiettivo di opporsi agli stereotipi correnti, tanto sui senzatetto,
quanto sulle biblioteche.
I volontari forniscono il loro supporto per l’organizzazione di seminari informativi, di cultura arti e lingue, a circoli di lettura, promozione di programmi per i senzatetto, e aiutano a organizzare le manifestazioni del progetto “Porta un Amico”.
Coordinatori specializzati organizzano le loro attività, mentre i singoli danno il
loro contributo volontario alla comunità nelle varie manifestazioni della biblioteca, e spesso fanno domanda per diventare volontari.
Vantaggi
Il maggior vantaggio per i beneficiari e i volontari è costituito dall’ opportunità
di allargare la propria rete di relazioni. Ciò deriva dal sentirsi accettati, di poter
esprimere i propri valori, dall’ apertura di nuove possibilità. Inoltre, aiutano a
smontare gli stereotipi correnti sulle biblioteche come luoghi dove si possono
solo prendere in prestito i libri. Essi sono partner ideali per dei progetti. Aiutano
anche ad allargare la rete di sostegno di varie Organizzazioni Non Governative,
rendendole consapevoli delle loro risorse, (persone, spazi, contatti, ecc.), diventando infine una presenza più visibile all’interno della società.
Prima di impegnarsi con persone che rappresentano gruppi a rischio di esclusione sociale, è importante possedere informazioni su, ed entrare in contatto con organizzazioni che lavorano con loro. Si richiede spesso il supporto
ulteriore di esperti di campi diversi (psicologi, operatori sociali, giuristi, ecc.).
E’ utile organizzare ulteriori attività di formazione e monitoraggio per capiprogetto e volontari. Il flusso costante di riscontri sull’impegno dei volontari
costituisce una conferma(per i volontari), del loro ruolo benefico per individui,
progetti e organizzazioni, fornendo ad essi un’ulteriore motivazione.
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Il Volontariato come strumento di inclusione. Qualche buon esempio
DANIMARCA
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Jan
Anni: 51
“Gli anziani soli traggono grande beneficio dalla visita di persone con difficoltà
di apprendimento. Per questi, contare per gli anziani apre uno spiraglio nella loro
solitudine, accrescendo l’autostima, dice Jan - un volontario dell’ Associazione
Joy”
Ogni Giovedì, Jan prende l’autobus per recarsi nella locale Casa di Riposo per
incontrare Gunnar, di 93 anni. Jan è un volontario dell’Associazione Joy, fra i
cui membri vi sono dei disabili mentali che fanno regolarmente visita agli anziani a domicilio o nelle case di riposo. Jan è un amico, che va a trovare Gunnar da due anni. “Ho l’impressione di contare per Gunnar più del personale
dell’Associazione, che non ha tempo da dedicargli. Io invece ho tanto tempo libero. Se rimanessi a casa semplicemente dormirei, o starei a guardare un muro
e Gunnar avrebbe fatto probabilmente lo stesso. Ma,quando siamo insieme, ci
divertiamo e ridiamo insieme.”, dice Jan.
Anna Birthe è la coordinatrice delle visite alla Casa di Riposo, entusiasta del
programma: “I ricoverati fanno un’esperienza che la Casa di Riposo non potrebbe offrire, e che diffonde vita e felicità fra gli anziani ricoverati che incontrano
i volontari di Gioia.”
Portare la vita nella Casa di Riposo
Secondo Jens Christensen, project manager di “Gioia”, uno dei principali aspetti positivi del progetto è che i disabili vengono considerati una risorsa: “Questo
gruppo sociale è ai margini del mercato del lavoro. Il fatto di essere dei volontari costituisce per loro una forma di riconoscimento da parte della società.
Essi Entrano così a far parte di una comunità più ampia, dove operano usualmente molti altri, ottenendone un riconoscimento condiviso. Ne traggono
l’impressione che qualcuno possa utilizzare le loro risorse e il loro talento per
realizzare qualcosa; essi condividono la gioia di fare qualcosa di significativo
per gli altri, e di venire apprezzati per questo.
Il sorriso è contagioso
Quando è possibile, i visitatori incontrano amici con cui hanno interessi comuni: quando vengono, i volontari fanno qualcosa che gli piace insieme a qual16
Il Volontariato come strumento di inclusione. Qualche buon esempio
cuno con cui amano stare: “Gli uni e gli altri ne ricavano qualcosa. I ricoverati
hanno amicizie al di fuori delle mura della Casa di Riposo, i visitatori fanno la
differenza e questo rallegra tutti!”, dice Anna Birthe.
Gunnar conferma di essere veramente felice di queste visite:”Prima, guardavo
nel vuoto; non c’era nulla da fare. Con le visite di Jan, c’è qualcuno da aspettare”, dice Gunnar.
Jan annuisce, e aggiunge che tanto i suoi familiari, quanto i suoi amici, sono occupati: “Tutto avviene così in fretta, soprattutto per i giovani. Preferisco parlare
con i vecchi, con cui puoi stare seduto con calma. E’ divertente parlare dei vecchi tempi, guardando immagini di tram e di case con i tetti di paglia”.
Secondo Jan, il tempo trascorso insieme è importante, sia per lui che per Gunnar: “Quando parli con un’altra persona, ne ricevi qualcosa. A me e lui, dà gioia.
Quando il volto di Gunnar s’illumina di un sorriso, anch’io sorrido, e ritorno
sempre felice a casa”, dice Jan Jensen.
Osman Sari
Anni: 21
Osman Sari, di 21 anni, è Curdo e cieco. Quando è arrivato, cinque anni fa, in
Danimarca, dalla Turchia, non aveva alcuna voglia di vivere, e dipendeva completamente dalla sua famiglia. All’ istituto per ciechi ebbe modo di incontrare
altri ciechi, e scoprì che, nonostante la propria disabilità, si può avere una vita
degna e attiva. Così, cominciò una nuova vita, molto attiva.
“La mia nascita spirituale avvenne il 15 Aprile 2009 –un Mercoledì, il giorno in
cui mi resi conto che sono cieco ma ciononostante posso vivere una vita attiva.
I primi 16 anni della mia vita li ho vissuti in Turchia, dove nessuno dei miei amici,
né della mia famiglia, capiva la mia disabilità. Quando mi ricongiunsi con mio
padre in Danimarca, andai all’ Istituto per Ciechi, ed è lì che mi resi conto delle
mie chances. Vi ho ricevuto un sostegno, vi ho trovato un ambiente pieno di aspettative e di esigenze nei miei confronti, che mi ha trasformato in una persona
indipendente”, dice Osman Sari.
E’ soprattutto la possibilità di autodeterminare la propria vita, e di influire sugli altri disabili, a dare a Osman il coraggio di lavorare come volontario in Associazioni
molto diverse.
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Il Volontariato come strumento di inclusione. Qualche buon esempio
A 21 anni, “frivillige blæksprutte” (volontario-amministratore)
Lo spiccato impegno sociale di Osman lo ha portato ad operare nell’ambito di
molte organizzazioni. Oggi, è membro di diverse organizzazioni curde, dell’
Associazione Danese Ciechi e dell’ Associazione Danese dei Giovani Ciechi, del
Partito Socialista del Popolo e del Comitato degli Utenti dell’ Istituto dei Ciechi.
Osman crede che la cosa migliore di vivere in Danimarca è che può decidere
della sua vita, ed essendo attivo in molte organizzazioni, ha avuto la possibilità
di migliorare le condizioni anche di altre persone.
“Potete descrivere il volontariato come un veicolo. Immaginatevi un camion
gigantesco con molte ruote. Così sono i volontari. Quando ho dato una mano
nell’organizzare una conferenza, in primavera in una delle associazioni delle
quali faccio parte, mi sentivo come una delle ruote del gigantesco camion”,
dice Osman.
Faccio volontariato perché non posso farne a meno
Osman aveva ottime ragioni per impegnarsi nel volontariato: noia, desiderio di
uscire dall’ isolamento, consapevolezza delle proprie qualità, la ricerca di una comunità nazionale e culturale, e anche il desiderio di trovare una ragazza. Adesso
vuole solo contare per gli altri ed aiutarli.
Osman che dal suo arrivo in Danimarca si è sempre impegnato, sa che non ci
sono molti come lui nelle Associazioni. Non è molto ottimista, sapendo quanto
sia difficile far partecipare un maggior numero di appartenenti alle comunità immigrate in Danimarca, ma spera che altri rappresentanti di queste comunità si
attivino, così da non restare solo. Gli piacerebbe anche diffondere maggiormente
le diversità nelle associazioni.
Osman è diventato anche indipendente, imparando come convivere con la propria disabilità e quanto potrebbe fare per gli altri. Per esempio il suo impegno
a favore delle famiglie delle minoranze etniche con figli disabili, un campo che
richiede maggiori informazioni e conoscenza.
Sottolinea poi l’importanza dei buoni modelli, di conseguenza egli non può esimersi dal proprio impegno nel volontariato.
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Helle Axelsen
Anni: 58
Il Centro del Volontariato di Vesterbro in Danimarca, ha sviluppato e sperimentato un progetto chiamato “Il Primo Passo”, in collaborazione con l’associazione
Springboard, impegnato a spianare la strada al ritorno sul mercato del lavoro, di
persone in difficoltà- gente affetta da diversi tipi di problemi mentali. Il progetto
ha creato luoghi appropriati per l’incontro fra le persone mentalmente vulnerabili
e le organizzazioni di volontariato del territorio.
Helle Axelsen di 58 anni, è una delle beneficiarie di questa collaborazione: “Ho
sofferto di depressione dopo essere stata vittima di mobbing sul lavoro. Questo
mi ha condotto all’a associazione Springboard, che mi ha aiutato a dare alla mia
vita un nuovo indirizzo”, dice Helle.
Tramite Springboard, Helle è entrata in contatto con il Centro di Volontariato,
dove ha avuto diverse conversazioni con l’organizzatore Morten Staun, come
dice Helle: “Ho parlato con una persona meravigliosa, che mi ha aiutato a chiarire
i miei bisogni e a trovare qui, un posto come volontaria.”
La volontaria Helle si dedica alle visite amicali: “La mia motivazione per l’avvio
dell’attività di volontariato era forte, ma non avevo fiducia in me stessa. Perciò,
fu molto bello essere accolta così, tanto al Centro Volontariato che nell’ organizzazione di volontariato, ricevendo tanto sostegno per cominciare.”
Engelsborg Olsen, manager dell’ organizzazione che sta dietro il servizio di organizzazione delle visite, sottolinea l’importanza dell’accoglienza dei volontari, vitale per il successo del progetto: “Dedico molto tempo per conoscenza dei nuovi
volontari, familiarizzo con le loro forze e con le loro debolezze. E’ molto importante conoscere le loro debolezze perché ciò mi permette di sostenerli quando
ne hanno bisogno. E’ davvero importante stabilire un ottimo rapporto con i volontari, e che sappiano che li supporterò sempre.
Ora sono forte e sono pronta al prossimo passo
Il tempo trascorso da Helle nel volontariato ha portato grandi benefici a lei e agli
altri: “Il suo lavoro con noi è stato molto importante, tanto per i ricoverati che
per lei, che è tornata se stessa. Credo anzi che Helle sia cresciuta grazie al suo
lavoro, assume sempre nuove iniziative sembra più felice riacquistando buona
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Il Volontariato come strumento di inclusione. Qualche buon esempio
parte delle sue competenze”, dice Engelsborg Olsen.
Helle dice che come volontaria, ha acquisito molti nuovi contatti sociali ed esperienze positive, il che le ha ridato fiducia in se stessa. Per lei è molto importante
che qualcuno abbia voluto sostenerla e curarsi di lei. E’ di nuovo pronta a fare il
prossimo passo, e sta facendo domanda per un corso di formazione per Segretarie del Servizio Sanitario. Il fatto che stia pensando di andare a scuola per la terza
volta nella vita costituisce un po’ una sorpresa perfino per lei: “Non avrei mai immaginato di stare per acquisire una nuova formazione all’ età di 58 anni, ma non
ho paura, sono sicura di farcela!”.
Tutti possono dare il loro contributo
Il Centro di Volontariato di Vesterbro ha prodotto una guida metodologica del
progetto, nella quale si legge: “Le esperienze acquisite con il progetto dimostrano chiaramente che le persone vulnerabili dal punto di vista psicologico possono
rivelarsi volontari impegnati e pieni di risorse, apportando all’ Organizzazione
nuovi valori ed eccellenze. L’esperienza mostra anche che le organizzazioni possono fornire, con metodi relativamente semplici, una maggiore strutturazione
dell’ attività di volontariato, dando alle persone psicologicamente vulnerabili
l’opportunità di dare il proprio contributo come volontari. Alla base del progetto
sta la convinzione che il volontariato abbia molti effetti positivi per la persona, e
che tutti possano dare il proprio contributo.
Duplici Minoranze
Le Associazioni Danesi per i Disabili hanno avviato un progetto finalizzato
all’ampliamento della partecipazione alla società danese di disabili, appartenenti a una minoranza etnica, con lo scopo di lottare contro la marginalizzazione e l’isolamento sociale.
Obiettivi del Progetto
Gli appartenenti alle minoranze etniche che per giunta abbiano una disabilità,
costituiscono,per così dire, una minoranza nella minoranza, cosa che può accrescere il rischio di marginalizzazione e di isolamento sociale. L’obiettivo è
quello di promuovere le pari opportunità di accesso alla vita di comunità da
parte delle minoranze etniche e con disabilità, di rafforzare le loro reti, di ampliare la loro conoscenza e di come cogliere le opportunità offerte dalla società
danese.
Inoltre, il progetto mira a far sì che le organizzazioni riescano a coinvolgere
maggiormente nel volontariato le minoranze etniche, rafforzando così il processo di integrazione.”L’enfasi dei progetti è posta nella comprensione cul20
Il Volontariato come strumento di inclusione. Qualche buon esempio
turale della diversità nelle organizzazioni, derivante dalle loro forme di comunicazione, di reclutamento e di pianificazione delle varie attività, o dal modo
di organizzare il lavoro di volontariato”, dice la consulente progettuale Sara
Coachman-Iversen.
Importanti Risorse
Il progetto raccoglie ininterrottamente esperienze e conoscenze, e sperimenta
metodologie di attività volte a promuovere l’inclusione. Le attività consistono
in riunioni e corsi, compresa la formazione alla diversità, in cui rappresentanti
del volontariato forniscono strumenti utili per il lavoro con i gruppi beneficiari.
“Quando si reclutano e si coinvolgono nuovi gruppi di volontari, è fondamentale pensare la diversità”, dice Sara Coachman-Iversen, che aggiunge una serie
di raccomandazioni:
• identificare modelli di ruolo atti a superare le barriere, e fornire sostegno
fra le organizzazioni e i nuovi membri.
• Usare i contatti diretti e il dialogo per far pervenire il messaggio a una
platea più vasta o per reclutarvi nuovi volontari: per esempio, presso le
farmacie, i centri medici, gli ospedali,le associazioni di disabili, ecc.
• Sperimentare nuovi tipi di attività atti ad attrarre gruppi più vasti di volontari.
• Sperimentare altre forme di linguaggio nel dialogo con le minoranze etniche.
• Chiarire il fabbisogno e le risorse del gruppo di volontari, così da riflettere i
bisogni e gli interessi di una più ampia cerchia di destinatari.
• Suddividere i lavori di volontariato in lotti più piccoli, per rispondere a
domande e risorse diverse – -es. il coordinamento, la preparazione del
caffè, il football con i ragazzi, ecc. Ci sono ancora molti altri compiti appropriati anche per persone che non parlano Danese o hanno una disabilità.
Il progetto ha addestrato dei “costruttori di ponti”, aventi in comune una storia
personale di disabilità mentale o fisica e provenienti da una minoranza etnica.
Raccontando le proprie storie, essi aprono un dialogo con le organizzazioni
sulle sfide, i vantaggi e le opportunità di coinvolgere, nello sviluppo delle organizzazioni, persone con disabilità provenienti dalle comunità migranti. Si spera
che le organizzazioni li vedranno come risorse importanti, capaci di contribuire
attivamente al loro sviluppo.
Sito: www.dobbelminoriteter.dk
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Il Volontariato come strumento di inclusione. Qualche buon esempio
Le persone con disabilità mentale danno gioia
L’organizzazione Joy offre amicizia alle persone che non ricevono altre visite, è un’organizzazione sociale volontaria, composta da persone con disabilità mentale,i quali fanno visita agli anziani a domicilio e nelle case di riposo.
L’obiettivo è quello di creare un rapporto fra i visitatori amicali con disabilità
mentali o di apprendimento e gli anziani senza disabilità mentali. In tal modo,
si incrementano le relazioni sociali dei visitatori amicali, aumentando così la
loro autostima, oltre ad avere un impatto sull’altra persona.
Joy è iniziato nel 2010 e oggi oltre al servizio visite, invita una volta al mese
personaggi famosi a tenere conferenze nei locali Centri Comunitari, inoltre organizza ogni due settimane viaggi per partecipare a eventi culturali e d’estate
una festa per gli anziani e i disabili.
Joy ha 15 volontari che collaborano regolarmente, da una a sei volte al mese, e
altri 10 volontari che collaborano saltuariamente. In totale ci sono ora 12 “visitatori amicali” e 200-250 persone che partecipano all’evento annuale.
Il beneficio è reciproco
Il responsabile del progetto Jens Christensen, spiega che i volontari con disabilità di apprendimento o mentali ovviano a una carenza del volontariato,
poiché sono “visitatori amicali” di persone a cui altrimenti nessuno farebbe
visita. Potrebbe essere difficile per i consueti servizi visite, trovare persone che
rendano visita alle persone anziane nelle case di riposo, perché queste non attraggono altri tipi di volontari.
Come si diventa visitatori amicali
Per divenire visitatori amicali, occorrono gli stessi requisiti richiesti per gli altri
programmi di volontariato amicale: “Bisogna voler fare volontariato, essere
buoni, dolci e gentili con gli altri, essere costanti e riuscire a mantenere gli impegni. Questi impegni sono sempre gli stessi per tutti gli aspiranti volontari”,
dice Jens Christensen, “Ma, forse, ai volontari di Joy, occorre ricordarglielo più
spesso” aggiunge.
Se non ricevi denaro, sei più contento!
Joy è una comunità che cresce lentamente e può crescere ancor di più. Jens
Christensen valuta di poter raggiungere 40-50 membri attivi, ma aggiunge:
“Oggi ci conosciamo tutti bene, e questo è molto importante anche per il futuro”.
Per molti volontari è un onore lo stesso fatto di essere volontari: “Se non ricevi
denaro, sei ancora più contento”, dice uno dei volontari, in gioiosa attesa di
nuove esperienze come volontario.
Sito: www.besoegsvenner.dk
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Il Volontariato come strumento di inclusione. Qualche buon esempio
UNGHERIA
Károly Gulyás
Anni: 36
Nato con due gemelli, ha 36 anni. Károl Gulyás e suo fratello hanno vissuto in un
brefotrofio fin dalla più tenera età. La loro unica sorella era rimasta nella casa della
famiglia, ma né essa, né suoi genitori, erano rimasti in contatto con i due fratelli.
Crebbe comunque felicemente con suo fratello in un brefotrofio di Buda, dove è
stato sempre attivo nella vita sociale della comunità.
A 18 anni cominciò a lavorare nel brefotrofio, rimanendovi per i successivi 10 anni,
anche perché era un giovane brillante gentile e servizievole. La situazione creata
dalla perdita del lavoro costrinsero lui e il fratello a trasferirsi a Tordas, in un ricovero per disabili mentali e psichici. Egli si adattò bene al nuovo ambiente, si dedicò
all’impegno sociale, alle attività sportive e culturali organizzate dall’istituto. Károl
non vive nell’ istituto bensì con i colleghi in un appartamento vicino. Ha una relazione ed è quasi completamente autonomo. Lavora a tempo pieno all’istituto e partecipa alle attività ricreative. E’ il miglior giocatore della squadra di pallavolo, conseguendo grandi successi. Lo stesso può dirsi della sua partecipazione al gruppo di
danza, la sua grande passione.
Fin dall’ inizio, Károl ha svolto lavoro volontario per l’istituto e per la fondazione
Jövőt Nekik. L’obiettivo principale della Fondazione è quello di fornire con il supporto di genitori e volontari agli ospiti dell’ Istituto, un sostegno all’integrazione
nella società, alle loro attività fisiche e culturali e all’arricchimento delle loro opportunità. Károl svolge un’intensa attività di volontariato per l’Istituto, che può fare
affidamento per lavori volontari fuori orario quando non è impegnato con gli allenamenti o con le prove di danza. Egli è sempre disponibile per qualunque attività
di volontariato. Svolge ogni compito al meglio delle sue capacità, che si tratti di
distribuire volantini, fare le pulizie nel centro di volontariato, organizzare eventi,
prestare aiuto nell’ Istituto o prendersi cura dei giardini dei vecchi del villaggio. Insieme ad altri volontari, dà una mano per le incombenze quotidiane presso il reparto “Disabilità Gravi” di Tordas, come portare a passeggio e nutrire i pazienti, oppure
nella manutenzione dell’edificio.
Il suo compito principale come volontario, che lo soddisfa maggiormente perché
gli dà il senso di avere realizzato qualcosa, è l’insegnamento di tecniche artigianali, consistenti prevalentemente nell’uso e nel riuso della carta. Gli piace costruire fiori di carta, e tramandare i segreti dell’intrecciare la carta. Ha eccezionali doti
manuali,e un gran senso del colore e ha una grande pazienza. La sua empatia e
comunicatività sono eccezionali. E’ in grado di insegnare senza difficoltà indipendentemente dalla lingua parlata dai suoi studenti e dal fatto che siano disabili. Per
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Il Volontariato come strumento di inclusione. Qualche buon esempio
le fantastiche rose di carta che prepara, è
stato soprannominato “Il Cavaliere delle
Rose”.
Oltre ad utilizzare con successo il proprio
talento, Károl non solo ha conquistato successo e stima per se stesso, ma è stato determinante nel fare accettare ed apprezzare i disabili dalla società. Il suo lavoro
è eloquente a questo riguardo,chiunque
entra in contatto con lui ne rimane conquistato. La sua visione della vita animata
dal senso di responsabilità verso la società,
è poco comune fra i giovani dei brefotrofi. Per questo il suo caso costituisce anche
un grande successo dell’ opera di pedagoghi ed educatori.
Mboh Ekale
Anni: 39
Origini
Nato in Camerun nel 1975, ha frequentato la scuola primaria e secondaria nella
sua città natale di Kumba, laureandosi in scienze naturali presso l’Università di
Yaoundé. Grazie alla sua laurea e alla sua conoscenza approfondita dell’ Inglese
e del Francese, ha rivestito diversi ruoli in società multinazionali nel Camerun.
Ha lasciato il suo paese a causa dell’insicurezza e dei continui disordini, chiedendo asilo all’ Ungheria nel 1999, venendo trasferito in un campo profughi.
Inizio del volontariato
Nel centro di accoglienza, ricevette la visita dell’Organizzazione “Mahatma
Gandhi” per i diritti civili, fondata nel 1992, che fornisce supporto morale e giuridico ai richiedenti asilo, rifugiati, migranti e minoranze, fornendogli assistenza legale per il rilascio del permesso di soggiorno in Ungheria. Uscito dal
Centro di Accoglienza, si è fatto una vita in Ungheria, lavorando come progettista informatico freelance e programmatore, ha imparato l’ Ungherese e ha
avviato un’attività volontaria nello ambito dell’Organizzazione per i diritti civili
“Mahatma Gandhi”.
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Il Volontariato come strumento di inclusione. Qualche buon esempio
Attività
Ha svolto un ruolo importante nell’ambito di vari progetti del programma
“Combattere il razzismo e la discriminazione con la educazione e lo sport”,
come per esempio:
• Coordinatore ed insegnante dei diritti umani nelle scuole secondarie dal
2003 al 2013;
• Allenatore (gioca a football fin dall’ infanzia) della squadra di calcio “African Stars”, dell’Organizzazione “Mahatma Gandhi”, composta di profughi
e migranti, fondata nel 1994 e membro della federazione calcistica ungherese (MLSZ).
Le sue lezioni e seminari nelle scuole secondarie su temi di diritto umanitario sono state sempre ben accolte ed hanno contribuito alla promozione della
tolleranza fra varie culture. Questi eventi sono stati seguiti spesso da partite
amichevoli fra la squadra della scuola e gli African Stars. Lo sport costituisce
un modo molto efficace per combattere il razzismo e la discriminazione degli
stranieri. Molto efficace a questo fine risulta la partecipazione al campionato
ufficiale ungherese con le altre squadre della Federazione.
Mboh ha anche organizzato attivamente delle manifestazioni, fra cui la recente campagna “Ridateci le nostre ragazze” (la manifestazione ungherese nell’
ambito del movimento internazionale per il rilascio delle 276 ragazze nigeriane
rapite).
In parallelo con la sua quotidiana opera di volontariato, partecipa alla formazione delle Organizzazioni Non Governative nei settori dei media, dei diritti
umani, della formazione interculturale, completando nel 2013 il ciclo di studi
in informatica.
Sfide
Come rifugiato, ha conosciuto la discriminazione e tutti gli altri problemi connessi al suo stato. L’impiego nel volontariato delle sue doti personali gli ha
permesso di essere accettato dai partner e dalle organizzazioni ungheresi. Il
successo conseguito nelle sue attività ha completato la sua integrazione nella
società ungherese.
Vantaggi
Mboh è riuscito, non soltanto a migliorare la propria condizione, a contribuire
a una migliore comprensione reciproca fra la società ungherese e i migranti.
Contatti
Organizzazione Mahatma Gandhi per i Diritti Civili
www.gandhi.hu; [email protected]/ [email protected]
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Il Volontariato come strumento di inclusione. Qualche buon esempio
Tamás Horváth
Anni: 55
Antefatti
Commerciante, solo, divenuto senza tetto, si era stabilito nel 2008 nella residenza
temporanea della Fondazione per il Recupero alla Società, stabilendo subito buoni
rapporti con altri ospiti, ragazzi e adulti.
Come aveva iniziato l’attività di volontario
Pur essendo occupato dalla sua attività di elettricista, Tamás ha sempre trovato
tempo per gli ospiti della residenza, insegnava agli scapoli a cucinare e promuoveva le loro capacità nella residenza. Creativo e aperto, gestiva senza difficoltà i rapporti, tanto con gli ospiti della residenza, quanto fra residenti e volontari. A dispetto
dei propri problemi, organizzava attività sociali ed escursioni per i residenti.
Attività
Divenne il coordinatore dei volontari dell’unità di riabilitazione, un luogo di residenza per uomini soli senzatetto o esposti al rischio di diventarlo. Da quando aveva
cominciato a organizzare le manifestazioni di Natale, Pasqua, ecc., gli ospiti dell’
Unità vi partecipavano più volentieri. Dal Gennaio al Dicembre del 2012, Tamás ha
organizzato quasi mensilmente un evento o un programma. Aveva idee originali
per far divertire i ragazzi, aiutava le mamme a cucinare e a fare il pane insieme.
Aveva sviluppato la collaborazione fra tre residenze temporanee per le famiglie e
le residenze per il recupero degli uomini soli. Tamás si concentrava soprattutto sui
ragazzi che vivono nelle residenze temporanee per famiglie. Nel Giorno Internazionale del Fanciullo, aveva sotterrato con loro una capsula del tempo, contenente
effetti personali e diari dei ragazzi, con l’idea di aprirla insieme fra cinque anni, in
modo da non dimenticarsi gli uni degli altri. Nel corso della “Settimana del Volontario”, Tamás aveva organizzato e coordinato la costruzione del campo di gioco.
A tutti gli eventi di questi programmi avevano partecipato attivamente ragazzi e
genitori, uomini soli del centro di recupero, dipendenti e volontari della Fondazione.
Sfide
Tamás ha lavorato sodo per rifarsi una vita, lasciando la residenza. Nello stesso
tempo, si è sforzato di migliorare la vita degli altri residenti. Altre sfide sono state
l’assenza di motivazione negli ospiti della Residenza e la difficoltà di farsi accettare
dagli assistenti sociali della stessa.
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Il Volontariato come strumento di inclusione. Qualche buon esempio
Vantaggi
Grazie a Tamás, tutte le iniziative e programmi
sono divenuti più attraenti per gli ospiti della
residenza, perché gli era stato permesso di partecipare attivamente. Queste attività fatte insieme hanno contribuito anche a una migliore
accettazione dei volontari da parte degli ospiti
della residenza e a un maggior entusiasmo da
parte dei dipendenti della Fondazione. Inoltre,
seguendo l’esempio di Tamás, alcuni degli ospiti
adulti sono divenuti coordinatori dei volontari.
Tamás ha oramai lasciato la residenza temporanea, trovando un lavoro fisso e
costruendosi una vita privata equilibrata. Il volontariato e il suo riconoscimento, ivi
compreso il “Premio per il Volontario dell’ Anno” del 2012, hanno contribuito
a sviluppare la sua personalità, a superare le difficoltà e a trovare un posto nel
mondo.
Nem adom fel!
(Never give up! Foundation)
Durata del Progetto
dal 2006
Obiettivi
Promuovere l’accettazione sociale dei disabili e dei Rom, facendoli partecipare
ad attività di volontariato.
Attività
La Fondazione era stata creata nel 2006 con fondi raccolti dai musicisti di strada
disabili. Un modo nuovo di stimolare lo spirito comunitario.
Il primo grande concerto di beneficienza si tenne nel 2008, presso l’ Arena Sportiva Papp Laszló di Budapest, con il titolo “Jobb velünk a világ” (“Il mondo con noi
è migliore”) e lo slogan” Mindenki elég gazdag ahhoz, hogy másoknak segítsen!”
(“Tutti sono abbastanza ricchi da poterci aiutare!”). I giovani disabili hanno prestato i loro impegno a favore dell’organizzazione per la realizzazione dello evento.
Gli incassi furono di 11 milioni di Fiorini, corrispondenti a € 38.000. Quest’importo
è stato donato per la ristrutturazione dell’orfanotrofio di Csíksomlyó in Transilvania (Romania), fondato dal Francescano Csaba Böjte.
Dopo il successo del concerto del 2008, il programma “Jobb velünk a világ” è continuato nel 2009, ottenendo donazioni per 5,2 milioni di fiorini. Quest’importo è
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Il Volontariato come strumento di inclusione. Qualche buon esempio
stato investito nella creazione di una casa dal nome “Nemadomfel Ház” (Never
give up! House) per ragazzi Rom vulnerabili. Questo progetto mira a eliminare
le cause prime della loro povertà e discriminazione, che impediscono la loro integrazione nella società. Oggi vi sono tre “case” di questo tipo in Ungheria – a
Szendrőlád, Martonyi e Pánd.
I volontari disabili e i lavoratori della Fondazione hanno convinto le famiglie del
posto ad accettare queste case, incoraggiando i genitori dei ragazzi Rom a sostenere come volontari la loro gestione Gruppi di volontari disabili fanno visita a
questi villaggi ogni 2-3 settimane, organizzando attività per i ragazzi Rom. Per
esempio, i volontari ciechi insegnano a intrecciare cestini, arti ceramiche e musica; volontari disabili insegnano l’origami e aiutano nei lavori domestici, i volontari con disabilità intellettuali fanno giocare i ragazzi, ecc. Questi incontri sono
molto utili per tutti, incoraggiando gli ospiti della Never give up! House a non
pensare solo ai loro guai, ma invece a contribuire al miglioramento delle proprie
condizioni di vita. Costituisce un notevole successo che, nell’ ambito del progetto, i ragazzi Rom aiutino volontariamente i giovani disabili.
Successivamente, si ebbe l’idea di far partecipare i Rom del posto ad attività di
volontariato. Nella regione di Edelény, furono reclutati, utilizzando fondi europei, 100 volontari Rom. Il programma consisteva in attività di formazione svolte
da disabili e nella preparazione e progettazione, comprese le relazioni personali.
In totale, ciascun partecipante rese visita a tre istituzioni: una prigione, un convalescenziario per anziani e una residenza per anziani. Il maggior successo del
progetto è costituito dal fatto che i partecipanti continuano a svolgere la loro
opera di volontariato in queste istituzioni.
Links: http://www.nemadomfel.hu/, [email protected]
The City Is For All (A Város Mindenkié)
I partecipanti a The City is for All sono i senza fissa dimora già senza casa, le
persone con problemi abitativi e i loro sostenitori, che tutti insieme si adoperano per una società giusta ed egualitaria.
Questo gruppo si regge sul volontariato per aiutare i senzatetto a mantenere
la propria dignità, lottando per la casa. I senzatetto hanno un ruolo centrale
a tutti i livelli. The City is for All organizza campagne ed azioni per difendere
i diritti dei senzatetto, rappresentare i loro interessi e modificare la loro non
positiva immagine. Essi stessi lavorano con i media per contrastare l’idea che i
senzatetto siano irrecuperabili e senza speranza, e per mostrare che anch’essi
sono in grado di battersi per i diritti e la dignità umana.
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Il Volontariato come strumento di inclusione. Qualche buon esempio
Volontariato con The City is for All
C’è una differenza fra volontari e gli attivisti. Gli attivisti dedicano il loro tempo
libero a una battaglia sociale, sono anche i paladini di una causa, e precisamente una causa politica - politica nel senso che i cittadini si assumono una
responsabilità per i problemi della comunità. “La Città è per Tutti” è una delle
poche organizzazioni in Ungheria dove le persone interessate si organizzano
per il cambiamento della società. Nella organizzazione, i senzatetto presenti e
passati si battono per il riconoscimento in Ungheria del diritto alla casa.
Chi sono gli attivisti di The City is for All
Per quanto la maggior parte di essi siano senzatetto, l’Associazione è un’alleanza
di senzatetto e di altri. Questi ultimi aiutano a gestire l’organizzazione e a
formare e supportare i senzatetto per renderli efficaci difensori della propria
causa.
Il reclutamento – dove e come?
I soggetti che intendono divenire volontari debbono prima partecipare a tre
attività, o laboratori, organizzati dall’ associazione, dopo di che possono partecipare ad una delle riunioni periodiche del Lunedì, nel corso della quale possono divenire membri dell’ Associazione.
I vantaggi della militanza ne The City is for All
La militanza in The City is for All costituisce un’ esperienza formativa tanto per
i senzatetto quanto per i loro alleati. La pratica della comunicazione nonviolenta, lo stile di lavoro volto alla maturazione delle persone e le procedure decisionali fondate sul consenso permettono ai militanti di diverse origini sociali
di apprendere dagli altri nuove competenze sociali in un ambiente molto cooperativo. Nelle discussioni alle riunioni di gruppo settimanali, organizzando
azioni dirette e programmi e incontrando i decisori, o in corsi specifici corsi
autogestiti, i militanti accrescono la loro conoscenza circa le origini della crisi
abitativa e il sistema ungherese di assistenza e di amministrazione. I risultati
di questo apprendimento sono tangibili e coerenti con il contesto ungherese. I
problemi emergono attraverso la narrazione del vissuto e delle difficoltà concrete delle persone con problemi abitativi, che costituiscono una disfunzione
della nostra società.
Che cosa ne ricavano gli attivisti?
I senzatetto hanno un ruolo di leadership nella rappresentanza dell’ organizzazione, e molti dei membri diventano leaders sociali con il volontariato (persone consapevoli dei propri diritti, rispettose dei valori democratici, capaci di
difendere la causa della propria comunità).
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Il Volontariato come strumento di inclusione. Qualche buon esempio
IRLANDA
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Il Volontariato come strumento di inclusione. Qualche buon esempio
Marcella Sheridan
Anni: 68
Perché hai deciso di diventare volontaria?
Ho cominciato come volontaria per Third Age nel 2007, e non ho mai smesso di
esserlo. Ero entrata in contatto con essa grazie a una comunicazione presso la
mia parrocchia, e, allora, non conoscevo alcun volontario. Da allora ho acquisito
molti amici grazie a Third Age.
Ero rimasta vedova da poco e avevo bisogno di fare qualcosa, di uscire di casa,
di impegnarmi e di sviluppare i rapporti sociali. Ero sconvolta dalla morte di mio
marito Padraig –eravamo stati sposati 38 anni-tanto che avevo deciso di smettere di lavorare. Per fortuna, avevo trovato questo impegno di volontaria, appassionante e utile che ho continuato a svolgere.
Qual’ è stato il motivo determinante?
Ho studiato come insegnante nel Regno Unito, ma non ho mai insegnato da
quando sono tornata in Irlanda 32 anni fa. Pensavo che insegnare presso Third
Age. Fáilte Isteach fosse nelle mie possibilità, interessante e divertente, così mi
sono detta:”Proviamo!”.
Sono un’insegnante volontaria d’Inglese. Tutte le settimane insegno l’Inglese a
piccoli gruppi di migranti, aiutandoli a migliorare la loro vita in Irlanda con la conoscenza dell’ Inglese. Non ci avevo mai provato, e mi piace veramente!Sono anche volontaria presso il Senior Help Line, un telefono amico riservato irlandese.
Anche questo l’ho trovato molto appassionante.
Quale contributo sente di dare come volontaria?
L’ignoranza dell’ Inglese è una delle ragioni principali per cui i migranti hanno
difficoltà a inserirsi nella nostra società. A modo nostro noi volontari di Fáilte
Isteach (nel Paese siamo 600), aiutiamo a migliorare la vita delle famiglie,permettendo loro di fare cose che per noi sono ovvie, come, per esempio, fare la
spesa, andare dal medico, parlare con gl’insegnanti, ecc.
Con Senior Help Line, ascolto chi chiama, permettendogli di parlare dei suoi problemi con franchezza e in modo riservato. La solitudine degli anziani è un grave
problema in Irlanda, e sono lieta che le ore che passo al Senior Help Line servano
ad alleviarlo.
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Il Volontariato come strumento di inclusione. Qualche buon esempio
Quali sono i problemi e i vantaggi del volontariato?
Il volontariato presenta le sue difficoltà, ma esse non sono insormontabili. Inoltre,
Third Age e i miei colleghi mi aiutano. Il volontariato è stato per me molto utile.
Sono rimasta attiva, usando le mie competenze per dare un contributo positivo alla
società.
Da quando ho incominciato come volontaria, ho anche acquisito, con i corsi, molte
nuove competenze, ho allargato la cerchia dei miei amici e, ora ho una rete di contatti in tutto il mondo.
“E’una nuova vita, è cultura(…)
E’ fondamentalmente il senso di esserci per loro e di aiutarli.”
Tony White
La mia esperienza
Lavoro al “Rehab” di Usher’s Island, con ex-senzatetto tossicodipendenti che
cercano di rifarsi una vita. Qualche volta, mi limito a prendere il tè e a chiacchierare con loro, chiedendo se abbiano bisogno di aiuto per superare eventuali
problemi con il programma. Ci sono in giro molti pregiudizi sulla tossicodipendenza. Per questo incontrano spesso situazioni difficili, come per esempio, trovare un medico, a causa della loro storia.
Sono volontario da 18 mesi a tempo pieno, cinque giorni su sette. Mi fa sentire
fiducioso di poter trovare un impiego, mi fa uscire di casa e mi dà il senso di
ricominciare a fare qualcosa. Mi fa semplicemente sentire di nuovo normale.
Come ho cominciato
Ho cominciato con Simon come utente del programma “Detox and Rehab”.
Poi, cercando qualcosa da fare, sono entrato nel gruppo dei “beneficiari attivi”,
restandovi per 12 mesi. E’ lì che ho sentito parlare del volontariato. In passato
avevo lavorato in un centro per l’autismo, fraternizzando con i ricoverati e supportandoli negli allenamenti per le Paraolimpiadi. Alcuni volontari venivano 2-3
volte la settimana. Sapevo del volontariato, ma non avevo mai pensato di farlo,
finché non è venuto il mio turno.
Le mie competenze ed esperienze
Porto con me l’esperienza concreta di che cosa vuol dire essere in mezzo a una
strada come tossicodipendente. E’ una buona cosa, per chi segue un percorso
di disintossicazione e riabilitazione, sapere di non essere lasciato solo, e che c’è
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Il Volontariato come strumento di inclusione. Qualche buon esempio
la possibilità di farcela. Questo dà la fiducia necessaria per ripartire. Con la mia
esperienza, dò anche un aiuto a prendere decisioni sulle regole per i beneficiari.
Le sfide
Quando conosci gente che viene dalla strada, per loro è difficile vederti fare una
qualsiasi vita diversa. Talvolta, ti trattano in altro modo, come se fossi ancora
per la strada, come uno di loro. E’ una sfida anche quella di tornare a lavorare,
anziché alzarsi e passare la giornata a bere, rovinandoti così la vita. E’ come ricominciare dal primo giorno del tuo primo lavoro – talvolta, può essere difficile.
I vantaggi
Mi piace veramente lavorare con gli assistiti. Ho trascorso 12 anni sulla strada
per questo, sono veramente entusiasta quando li vedo arrivare, sapendo che,
se si dedicano veramente al programma, hanno l’ opportunità di farcela.
Questo mi dà forza per cercarmi un impiego, sapendo che sarò preso sul serio.
Mi dà la sicurezza che non ritornerò mai com’ero, sì, lo so.
Da poco mi sono diplomato al “DIT College”, dove ho seguito un corso di 12
settimane sul volontariato. Ho abbandonato la scuola a 11 anni: perciò, questo
diploma è stato molto importante per me.
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Il Volontariato come strumento di inclusione. Qualche buon esempio
Rahim Nazarali
Anni: 37
“La mia esperienza di vita è stata molto varia. Sono cresciuto in modo molto diverso da tanta gente in Irlanda. Ho perduto la vista e sono stato in collegio fin da
piccolo, imparando l’ alfabeto Braille. Sono nato in un altro Paese, e ho vissuto in
molti Paesi. Forse, posso condividere con altri, grazie al volontariato, questa mia
diversa esperienza di vita”.
Quando e perché sei diventato volontario?
Ho deciso di diventare volontario perché volevo avere qualcosa di interessante
da fare e acquisire nuove competenze. Avevo un po’ di tempo libero e volevo
sfruttarlo bene. A 19-20 anni, quando ero in collegio, mi occupavo dell’ Irish
Blind Sport. Ero stato membro, per un certo tempo, del Comitato Direttivo,
organizzavo programmi e allenamenti di atletica.
Di che genere di volontariato ti stai occupando?
Quando due anni fa mi hanno ridotto l’orario di lavoro, ho contattato il mio centro
di volontariato per cercare un lavoro come volontario. Mi interessava soprattutto
Samaritans Ireland, che mi ha ricontattato subito. Ho sostenuto due colloqui e un
corso di circa un anno. Lavoro al telefono amico e in diretta con coloro che sono
in difficoltà o hanno l’impulso al suicidio, e chiedono aiuto al nostro centro.
Lavoro una volta alla settimana per tre ore, e ho una guardia notturna ogni due
mesi.
L’anno scorso ho partecipato a un’interessante azione di raccolta fondi, detta
Rahimathon, per l’ Irish Wheelchair Association. Ho camminato lungo il Royal
Canal in Ireland, lungo 140 chilometri, raccogliendo € 1.800 per nuovi computer.
Ho deciso di farlo di nuovo quest’anno, camminando lungo il Grand Canal di 132
chilometri. Abbiamo avuto tanta pubblicità alla radio nazionale e su alcuni giornali. E’ molto bello; è una grande sfida; sono felice che abbia avuto tanto seguito.
Quali sfide?
A causa della mia cecità, mi chiedevo che cosa potessi fare come volontario.
Ignoravo quanto fosse fattibile lavorare con i Samaritans, sono comunque veramente bravi. Per esempio dobbiamo prendere nota di tutte le telefonate,
e siccome non sono capace di scrivere, c’è sempre un altro volontario che mi
aiuta. La sfida più ardua è stata quando ho dovuto occuparmi contemporaneamente di due interlocutori in crisi, ambedue sullo orlo del suicidio. Questo mi
35
Il Volontariato come strumento di inclusione. Qualche buon esempio
ha fatto impressione, e a un certo momento ho pensato “Dio, ce la faccio o debbo smettere?”. E’ incredibile quanto l’organizzazione mi abbia sostenuto, mi
sono sentito veramente confortato, ho deciso di continuare e credo che quelle
conversazioni telefoniche facciano per me la differenza.
Pensi di aver acquisito competenze spendibili fuori del volontariato?
I Samaritans stanno ad ascoltare come le persone si sentono veramente, stimolandole ad esprimersi. Ho notato di essere divenuto un ascoltatore più attivo nel lavoro con i miei interlocutori e anche con i miei amici. Non dò tutti quei
consigli che davo una volta, quando pretendevo di risolvere in fretta i loro problemi invece di ascoltarli, farli parlare ed arrivare essi stessi alle loro conclusioni.
“Talvolta penso “Perché sono qui sulla terra?’E’ molto importante guardarsi indietro, dicendosi felici di aver migliorato qualcosa, anche se piccolo”
Rothar
In lingua gaelica “rothar” significa “bicicletta”. Rothar
è stata fondata nel 2008 come negozio comunitario
di biciclette, che riceve in dono le biciclette dismesse,
le ripara e le rivende, oltre a svolgere servizi di riparazione di biciclette. Fra i suoi compiti: aiutare a creare
opportunità di lavoro e d’impiego, diffondere la cultura
della bicicletta, donare a scuole e gruppi svantaggiati
biciclette rimesse a nuovo, e contribuire al conseguimento degli obiettivi di riduzione dell’ inquinamento.
I volontari di Rothar
I volontari costituiscono un elemento essenziale nell’attività di Rothar. Smontano le biciclette, eseguono piccole riparazioni, mantengono gli stock e talvolta effettuano lavori per la clientela. Di solito, nei tre magazzini, lavorano fra 20
e 40 volontari.
Chi sono i volontari?
I beneficiari a cui si rivolge Rothar sono pregiudicati, senza-tetto e disoccuparti
di lungo periodo. L’organizzazione garantisce loro le stesse condizioni di lavoro
del personale in organico, inserendoli nella squadra.
L’avviamento al volontariato – dove e come?
Molti volontari trovano informazioni sul sito di Rothar, attraverso Volunteer
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Il Volontariato come strumento di inclusione. Qualche buon esempio
Ireland o la rete dei Centri Volontariato locali. Alcuni volontari sono inviati dalla
Procura o altri Enti che si occupano dei pregiudicati. In genere si tratta di un
procedimento informale, se una persona desidera diventare Volontario, l’organizzazione si adopera per dargli un’opportunità.
I vantaggi di coinvolgere i volontari
Coinvolgendo volontari con storie diverse, l’organizzazione si apre a nuovi
approcci, cosa che le permette di mantenere il proprio dinamismo. I volontari
forniscono un grosso aiuto con il loro lavoro, a rendere più efficiente l’organizzazione.
Aver saggiato i volontari permette anche all’ organizzazione di disporre di una
lista di persone da assumere dall’ interno per ruoli retribuiti. Inoltre, 25 persone
hanno già trovato un posto in altre officine di riparazione di biciclette. Infine,
il volontariato costituisce una risposta alle differenze all’ interno della società
irlandesi i dipendenti, i volontari e i clienti si incontrano, parlano e convivono.
Vi sono barriere all’impegno dei volontari?
Ci occupiamo dei problemi personali, come visite dell’assistenza sociale, cura
dei figli o colloqui con altri Enti. Talvolta, ci occupiamo dell’ assistenza aggiuntiva necessaria per i volontari con disabilità.
I vantaggi per i volontari
Molti volontari hanno competenze nell’ edilizia o nella meccanica, ma non
avevano mai avuto l’occasione di utilizzarle a livello professionale. Con il loro
impegno presso Rothar, sperimentano un’importante crescita professionale e
accrescono la fiducia nelle proprie capacità. Trovano anche uno spazio protetto, dove nessuno li interroga sulla loro storia e il loro passato, mentre imparano un mestiere e si fanno degli amici.
Third Age
“Third Age” è un’organizzazione nazionale irlandese di volontariato, che si occupa di valorizzare il contributo degli anziani alle comunità. Nel Paese ha più di 1300
Volontari, che operano per lo più in consultori, nell’ insegnamento e nella difesa
dei diritti. In particolare, nei seguenti tre programmi di livello nazionale:
-Tutors for migrant families - Fáilte Isteach (in Gaelico d’ Irlanda, significa “Ben
arrivati!”) forniscono dal 2006 tre livelli d’insegnamento dell’ Inglese parlato. Attualmente ci sono 67 centri in 21 contee, con 700 volontari che ogni settimana
svolgono i loro compiti a favore di 200 famiglie di migranti.
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Il Volontariato come strumento di inclusione. Qualche buon esempio
-Supportive Listeners gestiscono la “Senior Help Line”, un servizio nazionale di
ascolto telefonico per persone anziane.
Questo servizio d’ ascolto è riservato e
alla pari, gestito da più di 300 volontari anziani. Nel 2013, questo servizio ha
ricevuto 30.000 chiamate, molte delle
quali da persone anziane sole e isolate.
-Advocates for nursing home residents
gestiscono il SAGE (Support Advocacy
Service for Older People). In Irlanda più
di 120 difensori volontari lavorano presso più di 100 convalescenziari, e si stanno
diffondendo negli ospedali per malattie gravi e in modo diffuso nella società.
Le differenze all’ interno del Volontariato
I volontari provengono da una gran varietà di canali di reclutamento, fra cui i
centri locali di volontariato, le iniziative locali delle parrocchie, la Chiesa, gruppi
di pensionati attivi, leader nazionali, campagne nazionali di propaganda e il passaparola. Coinvolgendo nel Volontariato gruppi sociali esclusi, gli organizzatori hanno ampliato lo spettro di esperienze che i Volontari portano con sé nei
progetti. Tutti i volontari del programma Senior Help Line devono avere più di
60 anni. Infatti, gli organizzatori vogliono fornire un servizio di ascolto alla pari.
I volontari hanno storie diverse, e comprendono migranti, nomadi, anziani,
gay/lesbiche e transgender. Il volontario più anziano ha 91 anni!
I Volontari di Fáilte Isteach
Un numero crescente di volontari anziani di Fáilte Isteach proviene dall’ ambiente dei migranti anziani. Molti hanno cominciato come allievi di Inglese del
progetto. Essi portano all’organizzazione una grande esperienza e conoscenza
dall’ interno, comprendendo perfettamente i problemi e le preoccupazioni dei
migranti che studiano.
Per garantire l’inclusività del progetto, ai volontari non si richiede un titolo o
un’esperienza di insegnamento, li si forma “da zero”. Ciascun volontario riceve
un compito ben definito, conosce l’impegno di tempo che gli si richiede e sa
che può andarsene se insoddisfatto. Il maggior vantaggio per i volontari è il rafforzamento dell’autostima, per il contributo essenziale dato alla loro comunità,
e alla loro società in generale: “Non posso crederci - io, che insegno l’ Inglese a
gente di tutto il mondo!”, si dicono molti anziani volontari.
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Il Volontariato come strumento di inclusione. Qualche buon esempio
I TA L I A
39
Il Volontariato come strumento di inclusione. Qualche buon esempio
Asma Makdani
Anni: 31
La mia storia
Ho 31 anni. Sono nata e cresciuta in Marocco. Ho sposato il mio fidanzato, che
si era già trasferito in Italia, e volevo fare domanda per i documenti necessari
per vivere nel Paese. Ci ho messo un anno, perché ho dovuto tornare temporaneamente a Casablanca per seguire un corso di lingua. Ho continuato a cercare
su Internet opportunità di lavoro e corsi a Torino.
Come sono diventata volontaria
Sono entrata in contatto, tramite una vecchia conoscenza, con l’associazione
“Camminare Insieme”. Fin dall’ inizio mi sono sentita a casa. L’associazione
tratta nello stesso modo tutti coloro che partecipano alle sue attività. Mi sono
sentita non come “una Marocchina” o “un’Araba”, bensì come “una persona”.
Il mio punto di vista è stato preso in considerazione nelle discussioni e sono
stata trattata senza pregiudizi. Mi sono sentita sollevata, anche se in un momento difficile, perché mi rendevo conto che, per quanto fossi un’immigrata
in un nuovo Paese, non ero sola. I volontari dell’ Associazione mi hanno aiutato
molto - a prepararmi al test di Italiano, spiegandomi le questioni più difficili; a
procurarmi i materiali di studio, a fare acquisti allo spaccio alimentare-. Sono
stata molto fortunata a incontrare queste persone, che mi hanno aiutato e hanno avuto fiducia, sì che avrei voluto restituire loro, i favori che mi avevano fatto.
Le mie attività
Quando ho finito il corso, tutti intorno a me si sono dati da fare per trovarmi
un lavoro. Ho trovato posto come maestra in un asilo fuori Torino. Ho fatto
domanda anche come assistente volontaria di un medico a “Camminare Insieme”. Ho aiutato come receptionist, segretaria, interprete, e talvolta come
assistente personale del medico, scrivendo al computer le ricette. Il volontariato ha significato molto per me. Mi sentivo veramente parte di una società a
cui partecipavo attivamente. Ho acquisito nuove competenze professionali,
imparando ad organizzare eventi, feste e riunioni.
Le sfide
Il passaggio dal ruolo di beneficiaria a quello di volontaria è stato caratterizzato da un conflitto fra sentimenti contrastanti. Da un lato, mi sentivo felice e
40
Il Volontariato come strumento di inclusione. Qualche buon esempio
accettata, dall’ altro lato ero esposta alle aspettative di chi mi circondava. Ad
esempio, reazioni di invidia di altre migranti, da cui ricevevo anche richieste
per essere trattate in modo speciale “per motivi di fratellanza” (veniamo dallo
stesso Paese, mi devi aiutare di più). Mi ci volle parecchio per comprendere il
mio ruolo e i limiti imposti alla mia azione. Un’altra sfida è stata quella di accettare e rispettare il punto di vista degli altri. Mi sono resa conto di quanto sia importante essere pienamente consapevoli dei propri pregiudizi, e di come questi
possano venire superati solo con la modestia, l’autocoscienza, l’osservazione,
l’ascolto e l’allenamento.
Vantaggi
Sono stata volontaria dell’ Associazione per breve tempo. Tale opportunità mi
ha fatto sentire di appartenere a questa comunità. Ancor oggi, quando vado
alla comunità o allo studio medico, mi ricordo di quand’ero lì con le mie speranze, le mie paure e provo un senso di nostalgia. Con il volontariato, ho avuto
anche l’opportunità di seguire dei corsi, fra cui uno di mediazione interculturale. Il mio rapporto con “Camminare Insieme” vale più di qualunque contratto o
compenso materiale, perché è casa mia e i suoi aderenti sono la mia seconda
famiglia.
La mia storia
Gabriele Piovano
Anni: 29
Sono un giovane di 29 anni di Torino, con una patologia della spina dorsale.
La mia condizione mi ha costretto ad usare per muovermi, la sedia a rotelle
elettrica. Il 1 ° marzo 2008, ho realizzato un grande sogno, quello di andare a
vivere per conto mio, indipendente dai miei genitori. Attualmente, vivo con un
assistente che mi aiuta a fare quelle cose che non posso fare da solo. Con i miei
genitori non ho potuto essere totalmente indipendente. Si dovevano occupare
di tutto ciò che una casa comporta. Ora posso. Anche se ho un assistente 24 ore
su 24, sono io il capofamiglia e devo prendermi cura di me e della mia vita di
tutti i giorni nella sua interezza. Penso all’ assistente personale come al braccio,
e alla persona disabile come alla mente.
Come sono diventato volontario
Fin da quand’ ero bambino, mia madre mi portava con lei alle riunioni da lei
presiedute presso l’associazione ‘Spina Bifida’- dove si occupano delle persone
affette da patologie spinali, come la mia. All’età di 14 anni, ho aderito alla Croce
Rossa Italiana, dove ho lavorato come operatore telefonico, incaricato delle
chiamate di emergenza. Ciò perché penso che le persone disabili non dovreb41
Il Volontariato come strumento di inclusione. Qualche buon esempio
bero essere solo destinatarie dell’ assistenza e della attenzione della società,
ma anche assolvere, se possibile, a un ruolo attivo nella società. Ho trascorso lì
7 anni fantastici, e a 18 anni ho anche iniziato con ‘Spina Bifida’, la mia avventura di volontariato. Sono stato incaricato di presentare la realtà del volontariato
a un programma televisivo regionale, dov’ era presente, tra gli ospiti, il presidente della Consulta per le Persone in Difficoltà (CPD), Paolo Ferrero. Quella
sera, Ferrero mi ha chiesto di incontrarlo di nuovo, perché pensava che potessi
diventare, presso la CPD, un giovane volontario su cui puntare: ciò mi fece sentire al settimo cielo. Qualche giorno dopo, Paolo mi ha chiesto di far parte del
Consiglio Direttivo dell’ Associazione; ovviamente ho risposto di sì! Da allora,
ho lavorato per migliorare l’ accessibilità dei mezzi di trasporto e l’assistenza
sanitaria. Pochi mesi fa, ho compiuto un ulteriore passo nella mia carriera: sono
stato eletto vice-presidente. Sento che questa è veramente la mia strada.
Le mie attività
Ogni mattina vado a lavorare in taxi, perché il Comune di Torino dà l’opportunità,
a chi è costretto su una sedia a rotelle, di usare il taxi al costo di un biglietto di
autobus. Sul lavoro, mi occupo della prenotazione di esami e visite mediche.
Essendo molto impegnato nel sociale, spesso, dopo il lavoro, vado alle riunioni
tra Enti pubblici e associazioni, dedicate ai molti problemi dei disabili. Viaggio
sempre da solo, spesso in autobus. Per fortuna, a Torino, molti autobus sono
concepiti per le esigenze delle persone in sedia a rotelle.
Le mie sfide
Voglio essere in grado di prendere le decisioni che riguardano la mia vita, non
essere soltanto un oggetto di cura. Ho sempre creduto che ogni persona, abile
o disabile che sia, deve assumere il controllo della propria esistenza. Spesso
i genitori non lasciano che i figli divengano indipendenti, pensando di doverli
sempre proteggere, in modo che la loro vita proceda senza che ulteriori problemi si aggiungano a quelli che già ci sono. Personalmente, credo che sia sbagliato, perché si deve permettere anche ai ragazzi disabili di fare degli errori, in
modo che possano diventare più maturi e responsabili. I miei genitori sono stati
determinanti lungo questo mio ‘viaggio’. E’ grazie alla loro determinazione, al
loro amore e alla loro volontà di farmi sentire un bambino ‘normale’ che ho
questa voglia di vivere e di lottare.
Vantaggi
L’ Impegno nel volontariato è stato certamente determinante per migliorare
me stesso e permettere a me, così come ad altri, di capire quanto sia bella la
vita. Ha inoltre dimostrato che la disabilità motoria non è una disabilità totale,
e che i disabili sono esattamente come tutti gli altri. Sta innanzitutto a noi considerare noi stessi come persone normali.
La storia
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Il Volontariato come strumento di inclusione. Qualche buon esempio
Rambo
Anni: 24
Giò è un rom torinese ventiquattrenne. La sua famiglia proviene dalla Bosnia ed
è continuamente in viaggio per l’ Italia. È chiamato ‘Rambo’ a causa della passione di suo nonno per Silvester Stallone. Parlando della sua infanzia, ricorda i
suoi primi anni a Roma, dove si lavava e si cambiava prima di entrare a scuola,
restituendo i vestiti prima di tornare al campo. A 8 anni Giò si trasferisce con il
padre nei pressi di Bergamo. In una delle sue foto preferite, lo si vede in piedi
con la sorella Senada in una baracca di latta coperta di striscioni, con bandiere al suo interno. “Non avevamo, né acqua, né elettricità”, dice il giovane,
“Mia sorella e io dovevamo camminare per chilometri per riempire le nostre
taniche”. Poi Rambo ha lasciato la baracca ed è venuto a Torino a raggiungere
i suoi parenti, che lo ospitavano in una vecchia auto davanti alla loro roulotte,
nel campo nomadi di Strada dell’Arrivore. In quel periodo, la mamma era in
carcere e solo dopo il suo rilascio avrebbe deciso di affidare i figli a una comunità. Grazie all’aiuto del personale della comunità, Rambo ha frequentato per
la seconda volta la 4° Elementare, dando prova di grande cooperazione con i
compagni e gli insegnanti. Presso la comunità, ha incontrato Carla e Beppe,
che in seguito sono divenuti i suoi genitori adottivi, che hanno segnato profondamente la sua vita, cominciando con l’ interessarsi alla sua vita, col fargli visita regolarmente e accompagnandolo a passeggiare in centro solo per
farlo svagare. “Carla e Beppe mi hanno sostenuto e mi hanno spinto a leggere
e studiare. Ho viaggiato con loro in molti paesi, hanno creduto in me”dice. Giò
ha conseguito la Maturità presso l’Istituto di Steiner di Arti Grafiche di Torino,
l’anno scorso, ha partecipato ad un progetto europeo ed è risultato il primo di
ventisette. È stato insignito dal Presidente del Parlamento e gli è stato offerto
uno stage di un anno presso il Parlamento Europeo, alla Direzione Comunicazione.
Come è diventato volontario
Rambo è diventato volontario quando si è reso conto che, all’interno di Associazione di Animazione Interculturale ASAI, c’erano ragazzi di diverse culture
bisognosi del suo aiuto per avere le cose migliori della vita, e che avrebbero
potuto beneficiare della sua creatività e ispirazione.
Le sue attività
L’ASAI è stata presente a Torino per quasi venti anni. Si concentra principalmente sui minorenni, italiani e stranieri, nati qui. Grazie ai numerosi volontari
presenti in tutta la città, ASAI offre corsi di Italiano, dopo-scuola, laboratori
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Il Volontariato come strumento di inclusione. Qualche buon esempio
d’arte e altri eventi che permettono ai i partecipanti trascorrere del tempo insieme.
Nella zona di Porta Palazzo, nel centro della città, Italiani, Marocchini, Cinesi,
Egiziani e altri, provenienti da tutto il mondo, s’incontrano nel mercato più
grande della città. In questa babele di lingue e di culture, l’ASAI accoglie tutti
i giorni centinaia di minori. Quelli che frequentano il centro di Porta Palazzo
sono accolti da Giò, sempre di buon umore. È responsabile di un laboratorio
creativo per gli alunni delle scuole elementari e aiuta a organizzare le attività
pomeridiane. La sua formazione di grafico gli consente di offrire un corso di
fotografia, grazie a cui i bambini arrivano a comprendere meglio la storia e la
situazione attuale del loro quartiere. Rambo è volontario dell’ASAI e collabora
con i servizi sociali per i minori di Torino.
Vantaggi
Il volontariato non è stato difficile per Giò perché, attraverso i suoi amici, ha
appreso come l’ ASAI lavora con i ragazzi. Inizialmente, gli era un po’ difficile
familiarizzare con il mondo dei ragazzi, ma ora è riuscito a organizzare bene
le attività pomeridiane, e essi sono felici di frequentare le sue lezioni. A parte
l’ASAI, Giò ha partecipato anche ad attività e progetti di altre organizzazioni,
tra cui il Comune di Torino, i servizi sociali e diverse scuole elementari.
L’Età dell’ Oro degli“LGBT”
Organizzazione: Lambda-Torino
Durata del progetto: dal Gennaio 2014
Obiettivi
Accrescere la consapevolezza e promuovere l’inclusione degli anziani (“over
60”) lesbiche, gay e transessuali(“LGBT”) nei servizi pubblici e privati e nella
società; contrastare la solitudine e l’esclusione sociale degli anziani; contribuire
a creare una cultura dell’ inclusione promuovendo le pari opportunità per tutti, nei servizi per anziani della Provincia di Torino e creando servizi innovativi
all’altezza dei requisiti di qualità delle direttive europee per ciò che concerne
l’inclusione degli LGBT anziani.
Destinatari
Il progetto ha l’obiettivo di creare uno sportello di servizi per gli LGBT. Invecchiando, gli LGBT si trovano all’ interno di un mondo di servizi che può non
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Il Volontariato come strumento di inclusione. Qualche buon esempio
essere loro familiare. La nostra missione è quella di ovviare a questa lacuna,
sostenendo l’inclusività e la ricettività dei servizi pubblici e privati.
Il nostro obiettivo principale è quello di promuovere l’inclusione e la partecipazione effettiva di tutti gli anziani, indipendentemente dal loro orientamento
sessuale. Ma, allo stesso tempo, di non dare per scontato che gli anziani siano
asessuati. In molti casi, il fatto che essi abbiano perso il contatto con la famiglia e che non abbiano figli, può portare a una situazione di emarginazione e di
esclusione in cui gli anziani possono avere enormi problemi di solitudine, oltre
che di mancanza di assistenza per la loro vita quotidiana.
Attività
Nell’ambito del progetto, si fornirà un supporto telefonico per facilitare i contatti con le associazioni LGBT, un supporto sanitario e legale, infine, non meno
importanti, attività ricreative che aiutano a superare l’isolamento e l’esclusione
sociale. Stiamo lavorando per costruire uno spazio sicuro per anziani LGBT,
non vogliamo sostituire i servizi già esistenti, ma fornire un’opportunità di partecipazione e di collaborazione con questi anziani. Durante la prima fase del
progetto, un gruppo di 15 volontari, compresi in una fascia di età fra i 25 e i
74 anni, è stato selezionato e formato per prestare certe attività. Si tratta di
un passo importante nella promozione di un invecchiamento attivo e dell’aiuto
reciproco. L’invecchiamento attivo consente alle persone di sfruttare il loro
potenziale di benessere -fisico, sociale e mentale- per tutto il corso della vita,
partecipando alla vita sociale. L’invecchiamento avviene in un ambiente di
amici, colleghi di lavoro, vicini e familiari. Infatti, l’interdipendenza e la solidarietà tra le generazioni sono principi importanti per un invecchiamento attivo.
Il volontariato, nel nostro progetto, offre un’opportunità di mettersi in gioco
promuovendo l’integrazione sociale.
Contatti
Tel. +39 011.0361121, Fax +39 011.0361121, e-mail: lambda.torino@gmail.
com
Links
http://www.lambdatorino.it/
Il Progetto “Mamma Luigia”
Il progetto si propone di avviare un innovativo modello di residenza sociale, dove
diversi gruppi di inquilini, come ex detenuti, giovani a rischio di povertà e studenti, possano vivere insieme, condividendo una grande casa. Essi potranno anche
partecipare ad attività in comune, tra cui i pasti, laboratori, incontri settimanali,
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Il Volontariato come strumento di inclusione. Qualche buon esempio
attività di valutazione e di pianificazione,
così come corsi creativi e assistenza domiciliare. I residenti nella casa sono direttamente responsabili della gestione della
stessa, come pure di diversi programmi di
cittadinanza attiva, miranti a far partecipare la comunità del quartiere- soprattutto gli
anziani e i disabili.
Gli obiettivi del progetto sono:
1) Fornire un alloggio e un sostegno pratico per un periodo determinato, a persone in stato di disagio abitativo.
2) Fare acquisire loro competenze, al fine di dare agli stessi opportunità di
lavoro e indipendenza economica, attraverso laboratori di espressione creativa, ad esempio la progettazione di scenografie per spettacoli teatrali o producendo cartoline regalo per le occasioni speciali, come matrimoni, battesimi, ecc.
3) Sensibilizzare l’opinione pubblica sui problemi sociali attraverso mostre,
concerti e conferenze.
4) Creare opportunità di scambio e di sostegno reciproco tra gli inquilini e gli
altri cittadini, attraverso la manutenzione di aree verdi o di altri supporti pratici
volti ad aiutare le fasce di popolazione più bisognose: anziani soli, disabili;
5) Imparare a coltivare un orto sufficiente a mantenere una provvista di cibo e
creare un modello di piccola impresa nella la comunità locale.
Destinatari:
La casa dispone di sei posti, suddivisi tra i tre gruppi come segue:
• 2 persone nell’ambito del programma di libertà vigilata o appena rilasciati dal
carcere di Torino;
• 2 giovani in stato di povertà o ad alto rischio di povertà;
• 2 persone con esigenze abitative.
Il programma di residenza a breve termine coinvolgerà circa 30 persone in 12
mesi. Inoltre, quasi 100 persone, soprattutto persone del posto di oltre i 65 anni
di età, saranno coinvolte in workshop e iniziative pubbliche dei residenti della
casa. Nel progetto, saranno coinvolti 30 Volontari.
Per ulteriori informazioni, contattare:
Associazione Enrichetta Alfieri Onlus
via Paolo Borsellino, 3 c/o ex carcere “le nuove”, 10138 Torino
e-mail: [email protected]
www.enrichettaalfieri.ideasolidale.org
Tel: +39 349 7209915
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Il Volontariato come strumento di inclusione. Qualche buon esempio
LETTONIA
Arturs
Anni: 29
„Se vedo una persona con un bastone bianco,
le chiedo se ha bisogno di aiuto.“
Cosa faccio come Volontario
Tengo corsi sulla Progettazione Universale, un processo per la configurazione
di manufatti (dispositivi, sistemi e processi) fruibili tanto dagli anziani, quanto
dalle persone senza disabilità, quanto, infine, dai disabili, in una gamma di situazioni estremamente ampia. Sostengo e formo gli utenti del bastone bianco a
comprendere e utilizzare il sistema di orientamento basato sulla progettazione
stradale per non vedenti. Scrivo articoli per l‘organizzazione, oltre a fare la guida in città. Quando alla nostra organizzazione arrivano ospiti, gli faccio fare il
giro di Liepaja, seguendo un percorso adattato appositamente per le persone
con disabilità visive.
Come ho incominciato
Quand’ero all‘università, ho avuto la possibilità di andare in Olanda come lavoratore volontario. Mi sono preso un anno libero, perché volevo provare qualcosa di nuovo. Lì ho incontrato un sacco di gente che si rendeva conto di quanto
avrei potuto rendermi utile alla società, invece di restare casa a fare niente.
Quell’anno all‘estero mi ha motivato a continuare col volontariato in Lettonia.
Al ritorno, mi è stato offerto un ruolo di Volontario all’ Associazione Ciechi di
Liepaja.
Le mie competenze ed esperienze
Non stare a casa quando puoi essere utile, si possono aiutare ad educare gli altri, per esempio insegnando loro il sistema di orientamento. Sono stato avviato
a questo sistema in Belgio. Allora mi ero chiesto:”Perché questa strada è qui?”
Mi ero informato, e mi avevano detto che esiste un sistema di orientamento
stradale, che è universale. Così ho iniziato a studiare. Ho imparato il sistema
di orientamento dei Paesi Bassi. Ho cominciato a pensare a quanti non hanno
neppure una conoscenza di base di questo sistema. Così tornando in patria,
ho incominciato a insegnare alla gente come navigare seguendo il sistema di
orientamento.
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Il Volontariato come strumento di inclusione. Qualche buon esempio
Le mie sfide
Spesso mi rendo conto di dover motivare molte persone e a volte, ho bisogno
di motivare anche me stesso. Avere come me un obiettivo -studiare per diventare una guida- aiuta. E’difficile, ma, se non ti sforzi, se non ti concentri, dicendoti che si può, non ce la farai mai. A volte, già la stessa distanza fisica costituisce una sfida, come per esempio arrivare da casa alla sede dell‘organizzazione
quando l‘autobus è pieno. Educare e formare le persone e’ una sfida, che mi
richiede tanto sforzo. Già arrivare dal punto A al punto B richiede concentrazione. Per esempio, se il tempo è cattivo e c‘è il vento, devo veramente sforzarmi
per distinguere il rumore dei semafori, evitando incidenti.
Vantaggi
Ho acquisito molti contatti e migliorato il mio Inglese facendo le visite guidate
in questa lingua. Si diventa più coraggiosi, per poter dimostrare che i disabili
non devono rimanere a casa. Nella vita quotidiana, mi muovo con l‘aiuto di un
bastone bianco, quando la gente mi vede passare sulle strisce segnaletiche, comincia a capire e mi fa strada. Anche la mia capacità di comunicazione è migliorata. Con il volontariato ho incontrato molte persone nuove. In strada mi sento
più sicuro. E‘ molto meglio andare all’organizzazione a salutare la gente, che
stare a casa davanti al computer a postare commenti su ciò che riesci a vedere
lì. Preferisco andare a cercare le novità, a vedere come posso aiutare, o andare
a parlare della Progettazione Universale e insegnare agli altri a muoversi a piedi
grazie al Sistema di Orientamento.
Ralfs
Anni: 33
„Le soluzioni ci sono. Se lo si desidera, si trovano! Se non facciamo nulla per noi
stessi e non educhiamo le persone, allora non serve a nulla lamentarsi. Ma siamo
noi a soffrirne. “Ci si mette insieme. Sai che devi andare lì, che ti aspettano. Ti
senti necessario e apprezzato. Sono orgoglioso di essere un volontario. Sta a noi
decidere se essere pigri e non fare nulla,oppure essere attivi ed esserne felici!”
Come sono diventato volontario
Ho aderito a „Otrā elpa“ quattro anni fa. Quest‘ organizzazione gestisce tre negozi di beneficenza e un caffè. Seleziono i diversi articoli vestiti, libri, ecc., che
l’associazione vende per procurarsi i fondi per i diversi progetti sociali e per finalità benefiche. I doni devono essere suddivisi fra quelli adatti a essere venduti, quelli da distribuire nelle prigioni, nei centri di emergenza o nei ricoveri per
gli animali, e quelli da buttare. Sorveglio anche per evitare furti. Sistemo i libri
sugli scaffali in ordine alfabetico e confeziono ed applico i cartellini con i prezzi.
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Il Volontariato come strumento di inclusione. Qualche buon esempio
Come ho cominciato
Avevo sentito parlare alla radio dei negozi di beneficenza. All‘inizio ho fatto
semplicemente una donazione di oggetti da vendere. Mi è piaciuto il posto e
ne ho trovato piacevole l’atmosfera. Allora, ho fatto pulizia a casa dato via ogni
sorta di oggetti, rimanendone soddisfatto. Invece di tenere cose inutili, ho potuto darle per fare felice qualcun altro. Più tardi, l‘organizzazione mi ha chiesto
di diventare volontario nel tempo libero. Ho appreso che una parte del denaro
raccolto sostiene progetti per aiutare gli altri. In un primo momento, non ho
detto della mia malattia, perché non me l’avevano chiesto. Quando l’ho dovuto
dire, mi hanno accettato così come sono, e il loro atteggiamento continua a
essere altrettanto positivo. Quando ero in ospedale, sono venuti a farmi visita
e si sono presi cura di me.
Le mie competenze ed esperienze
L’orientamento al miglioramento. Non vivere secondo determinate norme e le
aspettative degli altri.
Le sfide
All’inizio ero timido. Quando ero arrivato, mi ero fermato da qualche parte in un
angolo. Ora ho acquistato fiducia. So che cosa deve essere fatto e come, quando
non lo so, lo chiedo. Tutto è cambiato in meglio. All’inizio è stato faticoso essere pronto ad adattarsi, a essere in grado di passare da una cosa alla altra. In
generale, lavorare con gli altri non è facile. A volte, gli altri non vogliono parlare
con determinati clienti, cosicché ci devo parlare io. Quando interagisco con loro
non si sentono osservati e giudicati dal loro aspetto.
I Vantaggi
Ho imparato a comunicare con ogni genere di persone. Alcuni vengono perché
mi conoscono, e vogliono incontrarmi e parlare con me. Pensano che io sia sensibile e cordiale: per questo vengono da me e mi chiedono qualcosa. Si fanno
nuove amicizie, si acquisiscono conoscenze e si imparano un sacco di cose nuove. Si incontrano persone su cui fare affidamento, che capiscono e con cui ci
si aiuta a vicenda. Nessuno si preoccupa se sei diverso. Mi riconoscono. Ultimamente, passo meno tempo in ospedale. Vengo qui, parlo, incontro persone.
Ho smesso di aver paura della gente e sono contento di andare in pubblico per
partecipare ad attività.
“Se ti rimane qualcosa, di condividilo con gli altri se può servire a qualcosa”
50
Il Volontariato come strumento di inclusione. Qualche buon esempio
Inara e Venta
Anni: 68 e 72
“La vecchiaia è una cosa brutta; così mi diceva la mia mamma, e anch’io lodico.
- Ma vedi che stai sorridendo nonostante quella brutta cosa? - Sono orgogliosa di
essere una volontaria”
Come siamo diventate volontarie
Un paio di volte alla settimana si va in missione. La nostra organizzazione ha
solo due dipendenti: riceve prodotti alimentari, mobili da ufficio, vestiti e altre donazioni. Noi registriamo tutto e chiamiamo i beneficiari e le famiglie per
stabilire quando devono venire a ritirarli. E’ un processo lungo. Dobbiamo garantire l’assistenza a ogni famiglia, e, pertanto, dobbiamo sapere esattamente
quali doni ci siano in magazzino. I periodi più impegnativi dell’anno sono Natale, Pasqua e l’inizio dell’anno scolastico. Potrebbe non sembrare molto, ma
l’organizzazione ha sempre bisogno di due braccia in più per dare una mano.
Inara: Sono diventata volontaria due anni fa. Avevo lavorato tutta la vita e fino
ad allora, non avevo avuto molto tempo libero. Ci si abitua ad essere sempre
occupati tutto il tempo, e quando ci si sente in pensione, ci manca qualcosa.
Anche se si sta andando in pensione, v’è ancora tanta energia e tanta voglia di
fare qualcosa. E ‘bello poter aiutare qualcuno.
Venta: Sono la tutrice di mio nipote Arthur. Quando è andato a scuola, una
mamma mi ha chiesto se avevo sentito parlare dell’Associazione Lettone per
il Sostegno della Famiglia, dandomi il numero di telefono e l’indirizzo. Sono
venuta qua per offrire il mio aiuto. Sono stata accolta molto bene. Sono qui da
sei anni, e sono volontaria da uno.
Le nostre competenze e esperienze.
Abbiamo tempo libero e non vogliamo restare a casa. Desideriamo essere qui,
per e con altre persone per aiutarle. Ci hanno aiutato, quindi perché non restituire
ciò che possiamo - empatia, compassione e volontà di aiutare chi è in difficoltà.
Le sfide
Dopo 48 anni di lavoro si va in pensione bisogna abituarsi a stare a casa da
soli. È facile impigrirsi. Perfino per pettinarsi si impiega molto tempo, perché
comunque non c’è da andare da nessuna parte. Allora, bisogna fare il punto, e
rendersi conto che c’è molto di più da fare nella vita.
Ci sentiamo felici. Facciamo ogni cosa con gioia. Siamo orgogliose del lavoro
svolto, e gratificate dall’impressione che ci sia bisogno di noi e dalla possibilità
51
Il Volontariato come strumento di inclusione. Qualche buon esempio
di essere in contatto con le persone. È facile piacere agli altri. Sono più che lieta
di venire qui. Sai, perfino il cuore batte in modo diverso quando ci vengo, per
fare qualcosa fuori dalla routine quotidiana. Sono felice quando posso aiutare,
vedendo che le mie mani servono ancora a qualcosa, anche se è poca cosa.
Quando esco dai miei problemi quotidiani, sento un senso di calma. Altrimenti,
stando a casa cominci a pensare. Continueremo a venire finche necessario, di
nostra spontanea volontà, finché la salute ce lo permetterà, fintantoché potremo fare del bene. I nostri figli e nipoti sono cresciuti. Non ci chiamano tutti
i giorni chiedendomi cosa faccio. Ma quando mi chiamano e mi dicono: “vieni,
c’è da fare quest’azione di volontariato”, mi sento ancora necessaria. Siamo
felici di avere ancora l’occasione di andare da qualche parte. La nostra vita è
più attiva e siamo soddisfatte di noi stesse. Altrimenti, staremo a guardare la
televisione e a borbottare. Così ci sono compassione e comprensione.
“Talvolta, quando non paghi, ricevi tanto, ma, quando paghi, non ricevi ciò che
desideri. Qualcuno, senza essere pagato, fa molto di più. Viene dal cuore.”
Associazione „Otrā ELPA“ (Second Breath)
Attività pregressa: 5 anni
Dipendenti: 15
Volontari regolari: ~10 regular
Finanziamenti: donazioni, vendite da negozi di beneficienza
Finalità: gestire negozi di beneficienza per progetti sociali e assistenziali
Tipologie di volontari: giovani, disoccupati, disoccupati di lungo periodo,
persone mature, donne in maternità in attesa di rientrare al lavoro
Contatti: Sabine Sile-Eglite, Direttrice della Comunicazione, Tel. +371
28357783; E-mail: [email protected]
Sito: http://otraelpa.lv
“Oggi, un ottimo lavoro! A domani!”
Le attività
I Volontari selezionano e immagazzinano i doni (vestiti, libri, giocattoli, ecc),
secondo le loro caratteristiche; quelli da vendersi nel negozio, quelli da donarsi
a collegi, e così via. Alcuni Volontari stirano; alcuni sistemano i vestiti nel negozio altri ancora tengono la contabilità di magazzino della libreria, e un ultimo
la sorvegliano per evitare furti. In ogni negozio c’è responsabile dei volontari.
Abbiamo creato un gruppo privato su Facebook per i volontari di Otrā ELPA,
52
Il Volontariato come strumento di inclusione. Qualche buon esempio
tramite il quale quest’ultima comunica
eventuali bisogni improvvisi di assistenzaper esempio, se in un giorno particolare,
ci sia carenza di personale. Alcuni giovani
volontari si occupano di problemi specifici.
Un laureato della Università di Stoccolma
ci aiuta per le informazioni sul franchising;
un’altra, molto brava nel design, interloquisce con la linea di design dei prodotti
riciclati. Collaboriamo con Apeirons un’organizzazione per le persone con disabilità-,e con le famiglie di queste ultime.
Come parte del vero e proprio programma,
abbiamo volontari disoccupati di lungo
periodo. C’era una donna che aveva perso
il lavoro, che è stata con noi come Volontaria per un anno prima di trovare un nuovo
lavoro. Si capiva che ne aveva veramente
bisogno; che per lei si trattava di un ‘oasi,
e la aiutava anche a mantenere le proprie competenze. Il nostro volontario più
anziano ha ora 56 anni. Ha iniziato con lo smistamento dei libri, ed ora ci supporta anche per le aste di beneficenza e per gli articoli speciali, come pezzi di
antiquariato, monete, opere d’arte, ecc.
I vantaggi
Un certo numero di volontari sono poi diventati dipendenti. Ciò fornisce un’
ottima opportunità per osservare come ciascuno lavora, il suo stile e il suo atteggiamento: l’interesse per il lavoro e l’etica organizzativa. Una ragazza che
ha iniziato catalogando i libri ora è nostra dipendente. Non è ancora una bibliotecaria laureata, ma è certamente qualificata per quel tipo di lavoro. Quando ai
volontari, si assegna un compito rispondente alle sue competenze e capacità,
essi vi trovano soddisfazione, appagamento e crescita. Molti sono attratti soprattutto all’ azione sociale e dal movimento, e altri, dall’ impegno e dal sentirsi utili. Abbiamo un nucleo di Volontari più assidui, più motivati. I volontari
ci danno un ottimo riscontro e ci aiutano a vedere che cosa potrebbe essere
migliorato. Cerchiamo di dare un riconoscimento ai nostri volontari con piccoli
doni: così essi si sentono valorizzati. Non bisogna dimenticare che le persone
sono molto diverse fra di loro. Ogni persona interpreta le cose in modo diverso
e vive in modo diverso le stesse situazioni. Comunque, è fondamentale dare
ai volontari (in particolare, a quelli permanenti), un riscontro ringraziandoli, o
dicendo - “Oggi tutto bene .A domani!”.
“E ‘gratificante per loro vedere che stanno facendo qualcosa di buono,
sentire di essere parte di qualcosa di grande”
53
Il Volontariato come strumento di inclusione. Qualche buon esempio
Associazione “Sirds siltuma darbnīca”
Anche se la tecnologia è oggi in grado di prevedere le complicanze e la probabilità che un bambino nasca prematuramente, nessuna madre sarà mai pronta.
Anche se ha pronti gli abiti essenziali, tutto nel negozio è troppo grande. “Non
devi sentirti dispiaciuto per le persone. Devi aiutarle, ma non dispiacerti per loro.
Spesso non c’è bisogno di fare le cose per loro o al loro posto.
Basta dirgli – Puoi farcela “!
Attività pregressa: 2 years
Dipendenti: 2
Volontari: ~ 200
Finanziamenti: donazioni
Finalità: aiutare i bambini prematuri e i loro genitori, così come i bambini
senza cure parentali/box bambino
Tipologie di volontari: disoccupati; pre-pensionati di lungo termine; giovani
disoccupati;persone con disabilità e/o bisogni speciali; genitori single;
famiglie;assistenza sociale a lungo termine e di riabilitazione;giovani delle
scuole specializzate
Contatti: Linda Vitolina, Manager, Tel. +371 28637410;
E-mail: [email protected]
Sito: http://sirdssiltumadarbnica.lv/
Attività
I volontari producono biancheria, coperte, cappelli e calze per bambini; cuciono coperte per incubatori e coprivestiti. Stirano e preparano i pacchi da consegnare negli ospedali. Hanno bisogno di essere sostenuti, diretti e indirizzati.
Si organizzano incontri sulle nascite premature e corsi di perfezionamento sul
lavoro a maglia e all’uncinetto e di cucito, cose che alcuni volontari non avevano mai fatto. Quando si ha un’idea brillante come questa, non c’è bisogno di
andare a cercare i volontari: vengono da soli. L’informazione gira con il passaparola. Le madri che hanno ricevuto qualcosa da noi diventano poi volontarie.
Comunichiamo senza problemi con i volontari con esigenze aggiuntive di sostegno. Essendo passati attraverso traversie di ogni genere, capiamo che anche
se qualcuno vede o agisce in modo diverso da noi, ciò non significa che non ci
capisca. Trattiamo tutti i Volontari nello stesso modo, e ci aspettiamo esattamente lo stesso da parte di tutti. Diciamo sempre: “Ottimo lavoro continuate
così!” E loro continuano! Ora, nelle città più grandi dove abbiamo grandi grup54
Il Volontariato come strumento di inclusione. Qualche buon esempio
pi di volontari, abbiamo
nominato dei coordinatori. Questi sono responsabili per la diffusione
delle informazioni, per l’
organizzazione dei corsi
di perfezionamento, dei
momenti d’incontro, così
come della raccolta dei
manufatti da inviare per
l’inventariazione, la classificazione e l’imballaggio. Ultimamente, un istituto di assistenza a lungo
termine ci ha invitati a insegnare i lavori a maglia per i neonati prematuri. La
maggior parte degli assistiti ha problemi di salute mentale. Ma non importa se
alcuni di loro sono solamente in grado di avvolgere il filato su un rocchetto, o se
alcuni lavori non sono perfetti in ogni dettaglio.
Vantaggi
I volontari sono diventati più innovativi e creativi. All’inizio, solo noi che organizziamo l’attività visitavamo gli ospedali e parlavamo con i medici e le famiglie
per scoprire cosa avrebbe meglio soddisfatto le esigenze dei bambini prematuri. Ora i nostri volontari condividono le idee e la loro attuazione, e ciò è stato
apprezzato dalle famiglie e dagli ospedali. Sono attivi: hanno solo bisogno di
essere sostenuti e incoraggiati. Hanno bisogno di riconoscere l’obiettivo e di
sentirsi motivati. Grazie a questa possibilità di far parte del nostro gruppo di
volontari, sviluppano la loro personalità. C’è una ragazza con gravi problemi
di salute. Riesce a malapena a lasciare la sua casa, ma i lavori che fa sono incredibili. Si sente soddisfatta creando quei doni per i neonati prematuri e le loro
famiglie. Ci sono diversi casi come questi. Noi non compatiamo queste persone
speciali, diciamo loro “Andate avanti!”. Quando qualcuno attraversa vere difficoltà, arriva a comprendere. Qualche tempo fa non ci era chiaro, ma ora sappiamo che le persone non hanno bisogno di essere compatite, bensì di essere
sostenute, rese autonome e ricevere fiducia. Innanzitutto dell’ opportunità di
essere parte di qualcosa e di sentirsi dire che POSSONO FARE molto!
55
Il Volontariato come strumento di inclusione. Qualche buon esempio
ROMANIA
Adrian Stanulescu
Anni: 29
“Penso di essere divenuto, grazie al volontariato, più preciso nel pensare; sono in grado di raggiungere degli obiettivi all’ interno
di un team, e anche come leader dello stesso. Ai progetti a cui partecipo, cerco
sempre di dare valore aggiunto. Penso che mi aiuti a valutare sfide e successi,
ad orientarmi all’ auto-educazione, a sviluppare nuove abilità e competenze di
comunicazione, a organizzarmi, a coordinarmi, a rispettare ruoli e scadenze. Ho
imparato fin da piccolo il valore del volontariato: spesso incontravo volontari che
venivano da noi soltanto per giocare e sorridere con noi. Pian piano, ho capito che
volevo fare proprio questo.”
Adrian Stanulescu è cresciuto in un brefotrofio nella Romania del Sud. Ora ha 29
anni. Negli ultimi due anni ha dedicato al volontariato circa 1500 ore. Ha fondato
e coordinato Romanian Sports Club Association (CSR), un’associazione di sport da
palestra, che offre un’ampia gamma di attività ricreative, educative e sportive ai
ragazzi fra i 5 e i 12 anni.
Le attività settimanali dei volontari ruotano intorno alla organizzazione di eventi
che permettono ai ragazzi di conoscersi meglio socializzando. Adrian si è adoperato per procurare al club il materiale di cui ha bisogno, coordinando i volontari
che organizzano le attività dei ragazzi, con la responsabilità dell’amministrazione.
Ha organizzato un’importante iniziativa di fundraising attraverso donazioni a sostegno del club, delle partite e degli altri progetti. Partendo da questo, Adrian ha
sviluppato altri partenariati con un importante evento annuale, Scoală Altfel (Una
scuola Diversa), con varie scuole di Bucarest. Insieme al Liceo George Călinescu, ha
fondato un programma speciale di volontariato, con l’obiettivo di promuovere e
incoraggiare il volontariato dei giovani.
Ha partecipato a diverse iniziative di coordinamento di attività sportive dei ragazzi
(calciobalilla, tennis, atletica, ecc.) Adrian si occupa anche della comunicazione e
opera come elemento di collegamento.
57
Il Volontariato come strumento di inclusione. Qualche buon esempio
Marica Ballo
Anni: 72
Marica è un’anziana di 72 anni. E’ volontaria da sei anni al Centro Comunitario
delle Generazioni.
Prima di andare in pensione, la Sig.ra Marica Ballo aveva lavorato, nel Laboratorio di Metrologia, come collaboratrice tecnica all’ Istituto di Ricerca Elettrotecnica. Una volta in pensione, ha aderito al centro perché si sentiva sola e voleva fare qualcosa di utile nel tempo libero. Aveva sentito parlare del centro da
un’amica che vi partecipava come volontaria. Marica dice che per lei, il Centro
delle Generazioni, era stato un amore a prima vista, era ciò che desiderava e
voleva, ciò di cui aveva bisogno in quel momento della vita. La Fondazione è la
sua famiglia, dove conosce nuovi amici e ha l’affetto dei bambini. Marica partecipa assiduamente a tutte le attività intergenerazionali del Centro: cori, circoli
di lettura, laboratori di artigianato, attività sportive e pittura.
Esperienza acquisita con il volontariato:
− Gli anziani possono evitare la solitudine, la depressione e l’isolamento,
possono riscoprire il proprio valore nella società con l’impegno nel
volontariato a favore di altri.
− I ragazzi possono essere aiutati in quasi tutte le loro difficoltà e ottenere risultati migliori a scuola se hanno un sostegno da modelli adulti
di ruolo.
− I giovani imparano qualcosa di pratico mentre sono guidati a comportarsi nella comunità. I volontari anziani che li aiutano a integrarsi nella società contribuiscono a rafforzare la comunità e ad aver cura dei giovani affidati a centri istituzionali.
Ion Chirobotia
Chi è?
E’un giovane che vive in una regione agricola della Romania, in un comune
chiamato Izvoarele. Aveva cominciato due anni fa ad operare volontario
dell’Associazione Curba de Cultură. Ora è studente del primo anno dell’ Universi,
58
Il Volontariato come strumento di inclusione. Qualche buon esempio
Come ha cominciato?
Aveva iniziato ad operare nel volontariato per affrontare le esigenze di un’area
agricola dove per i giovani c’erano ben poche opportunità. Ion se ne accorse, ed
era curioso di vedere se si riuscisse a creare opportunità per giovani come lui.
Un insegnante del suo villaggio lo indirizzò a un nuovo centro per i giovani, a
cui Ion aderì. Inizialmente, lo fece con riserva, senza nutrire grandi aspettative.
Dopo un certo tempo, incominciò ad essere soddisfatto di partecipare attivamente a quel gruppo e a impegnarsi per il suo successo. Aveva molto da chiedere agli organizzatori del gruppo, e ne divenne un promotore e parte integrante del suo nucleo centrale iniziale.
Le attività
Ion partecipa all’organizzazione, coordinando le attività a favore dei suoi beneficiari. E’ responsabile di sovraintendere alle attività di comunicazione, relazionando sulle attività del centro giovanile. Questo è aperto tutti i giorni come biblioteca, e Ion vi organizza i quattro giovani volontari che accolgono i giovani del
villaggio, coordinandoli e raccogliendo le loro opinioni.
Per garantire l’ordinata gestione delle attività, Ion ha creato un gruppo amministrativo, che opera negli spazi del centro giovanile.
Le sfide
I problemi principali per Ion erano paura iniziale di parlare in pubblico e la difficoltà di avere a che fare con i genitori dei ragazzi che operano nel Centro. I genitori spesso pensano che per i figli, sarebbe meglio lavorare nei campi, specie
nella stagione del raccolto. Come organizzatore di Curba de Cultură, Ion cerca
di lavorare con i genitori, informandoli dei contenuti dei programmi del Centro.
I vantaggi
Ion ha accresciuto grandemente la propria fiducia in se stesso, la propria autostima, le proprie competenze nella gestione dei gruppi: “Con le attività scolastiche del progetto, sono riuscito a superare la paura di parlare davanti a uditori vasti, a conoscere persone e comprendere meglio me stesso. Nel corso del
progetto, ho fatto cose mai sperimentate prima, o che comunque a casa non
facevo: pulire, imbiancare, riordinare i libri in biblioteca.
Con il progetto, sono riuscito ad avere nuovi amici e a trascorrere il tempo piacevolmente.
59
Il Volontariato come strumento di inclusione. Qualche buon esempio
Il volontariato dei giovani di campagna
Curba de Cultură si occupa esclusivamente dei giovani che vivono i zone rurali. E’
un’Organizzazione Non Governativa dedita all’ insegnamento e alla cultura informaleealleopportunitàdipartecipazione.Principaleobiettivo:migliorareillivelloculturale e l’impegno comunitario dei giovani, in particolare dei teenagers delle regioni
agricole. Prendono questo compito sul serio, ma in modo rilassato, allegro e pieno
di humour. Il loro obiettivo è rivitalizzare l’ambiente contadino. Ha sede a Izvoarele,
un piccolo comune agricolo vicino alla città di Vălenii-de-Munte, nella Provincia di
Prahova, e un’altra sede a Roșia Montana, nella Provincia di Alba, in Transilvania.
Il reclutamento dei giovani
Curba de Cultură ha cominciato a reclutare i giovani nel 2012, cominciando dagli ex
allievi delle scuole medie superiori del comune. Con l’aiuto di un gruppo di insegnanti
di Izvoarele, erano riusciti a mettere intorno a un tavolo 7 fra ragazzi e ragazze, convincendone 6 ad unirsi all’iniziativa. Altri due si unirono alcuni mesi dopo. Il processo
di reclutamento si svolge attraverso due canali, l’uno formale e l’ altro informale. Dal
punto di vista formale, Curba de Cultură organizza nelle scuole superiori due manifestazioni di una settimana per propagandare le sue attività e reclutare volontari
– una all’ inizio dell’ autunno e una alla fine della primavera. Dal punto di vista informale, i volontari stessi reclutano altri giovani con il passaparola. Il carattere innovativo e partecipativo delle attività viene promosso in un modo che, nel linguaggio dei
volontari, potrebbe essere espresso così: “Ė molto ‘cool’: troviamo appoggio per le
nostre idee. Che cosa facciamo?Troppoo difficile spiegarlo.Vieni a vedere tu stesso!”
Come motivare e conservare i volontari
Ai volontari viene rilasciata una documentazione del loro impegno, consistente in
un certificato. Ricevono anche raccomandazioni per i loro progetti scolastici ed
extrascolastici. Vengono invitati a manifestazioni nazionali e internazionali, a corsi e scambi fra giovani, in base alle ore dedicate, alle responsabilità assunte e, in
generale, all’ impegno. Un altro importante elemento di motivazione è che i volontari hanno un posto dove possono essere se stessi, il solo luogo dove ci siano attività per il tempo libero. Hanno una sala per giochi da tavolo, una biblioteca, Wi-Fi
gratis e un cinema. Vi si progettano mensilmente le nuove iniziative dei volontari.
Un altro punto di forza è costituito dal modo informale amichevole e aperto in cui,
secondo le istruzioni, i dipendenti del centro si relazionano con i volontari. Giacché
il rispetto dell’ etichetta formale è molto rigido nelle regioni rurali, questo appare
come un a ventata di aria fresca, incoraggiando i giovani a partecipare.
60
Il Volontariato come strumento di inclusione. Qualche buon esempio
Sfide e successi
• I genitori non si convincono facilmente dei vantaggi del volontariato.
• Le autorità locali considerano le Organizzazioni Non Governative come
una “minaccia” politica.
• Non ci sono fondi dalle autorità locali e regionali per le attività di volontariato.
• Si è passati da 7 a 80 volontari in meno di 18 mesi.
• L’area coperta raggiunge ora città a 50 chilometri di distanza.
• Le ricadute positive per la comunità sono state riconosciute dai membri
della comunità e dalle Autorità.
• Le autorità locali dei comuni vicini chiedono aiuto per seguire lo stesso
modello – se possibile, in franchising.
La Fondazione Principessa Margherita
di Romania
La Fondazione Principessa Margherita di Romania è un’organizzazione non
governativa che contribuisce allo sviluppo della società civile in Romania. La
Fondazione era stata creata nel 1990 da Sua Altezza Reale la Principessa Margherita di Romania insieme al padre, Sua Maestà il Re Michele I. Essa contribuisce a rafforzare le capacità delle organizzazioni impegnate con i ragazzi e
con gli anziani. Il volontariato svolge un ruolo importante nelle sue attività. I
volontari provengono da ogni ambiente sociale.
61
Il Volontariato come strumento di inclusione. Qualche buon esempio
Il Programma del Centro Comunitario delle Generazioni – un modo per
mantenere attivi gli anziani
Il Centro Comunitario delle Generazioni è il primo centro interregionale della
Romania, aperto dal 2007. Il Centro fornisce assistenza sociale e supporto educativo a ragazzi e giovani di famiglie svantaggiate in modo pratico, innovativo
ed efficiente, in base all’ etica della solidarietà intergenerazionale. Membri
della comunità, volontari di ogni età e di ogni estrazione e anziani desiderosi
di condurre una vita attiva sono impegnati quotidianamente in attività con gli
specialisti del Centro, contribuendo al miglioramento della situazione sociale
ed educativa dei ragazzi.
Struttura del programma
Il Centro Comunitario delle Generazioni impegna 30 anziani, fra i quali 25 sono
volontari e altri 5 vengono al Centro per fare giochi di società (scacchi, ramino,
backgammon). I volontari anziani si situano nella fascia fra i 47 e i 74 anni, e si
occupano dei ragazzi in attività sociali ed educative, come cori, circoli di lettura, laboratori artigianali o attività sportive. Il loro compito nel Centro è molto
importante: essi condividono coi ragazzi la loro esperienza di vita e danno anche insegnamenti etici, aiutandoli a crescere e a svilupparsi.
In genere, i volontari vengono tramite conoscenze o per aver appreso dalla
televisione dell’esistenza del programma. Si comincia con un colloquio. Dopo
un periodo di prova di due settimane, il volontario firma un contratto e si crea
il suo fascicolo, comprensivo di curriculum, copia della carta di identità, mansionario e foglio presenze. Ogni volontario svolge la propria attività per almeno
due ore settimanali.
C’è una riunione mensile con i volontari per discutere le difficoltà incontrate nel
lavoro con i ragazzi. Fra queste:
-gli anziani tendono ad avere punti di vista diversi da quelli dei giovani e ciò può
provocare talvolta problemi di comunicazione;
-non possono partecipare ad attività fisiche per via dell’ età e delle condizioni
fisiche;
-non sono abituati a lavorare con le nuove tecnologie, non potendo così aiutare
da questo punto di vista.
Affinché gli anziani continuino le loro attività si richiedono motivazioni. Di
tanto in tanto, la Fondazione dà loro pacchi dono, materiale sanitario, viaggi e
biglietti per andare a teatro o al museo.
62
Il Volontariato come strumento di inclusione. Qualche buon esempio
SLOVACCHIA
Alex
Anni: 22
Mi chiamo Alex, ho 22 anni e ho studiato fotografia per 6 anni. Sfortunatamente, quando avevo iniziato gli studi nella scuola secondaria, ero tossicodipendente e avevo bisogno di supporto medico, E’ stato un periodo difficile.
Dopo due anni, ero affetto da bulimia nervosa. Poiché già in passato avevo
avuto bisogno dell’aiuto di altri, volevo cambiare, divenendo capace di aiutare
io gli altri. La mia passione è la natura per questo motivo lavoro in vari progetti
ambientali.
Sono diventato volontario per pura coincidenza. Mentre andavo a scuola,
lungo il mio percorso abituale passavo in un luogo dove un circo faceva i suoi
spettacoli, sentivo sempre più ostilità e disgusto per quel luogo dove gli animali soffrivano. Allora decisi di cominciare a fare qualcosa contro questo. Credo
infatti che la gente possa molto e in particolare, possa esprimersi e difendere
le cause a cui tiene. La prima organizzazione presso cui sono stato volontario è
stata Freedom for Animals nel 2014, sono diventato volontario di Greenpeace
Slovacchia. Sto lavorando già da molti anni per l’Organizzazione Freedom for
Animals. Non è un impegno molto intenso, ma mi chiamano ancora se hanno
bisogno di qualcuno negli stand informativi nelle fiere e negli eventi; organizzo
anche azioni di protesta davanti ai circhi. Per queste proteste, mi occupo di
tutto: dalla domanda di autorizzazione, agli inviti, all’azione vera e propria. Mi
faccio dare gli striscioni da Freedom for Animals. Sono diventato volontario di
Greenpeace Slovacchia nel Febbraio 2014. Faccio parte del nucleo centrale di
volontari, dando una mano per qualunque cosa: preparo i distintivi, i manifesti,
grandi e piccoli, gli striscioni, e, se necessario, do una mano a fare le pulizie.
Il nucleo dei volontari è attualmente molto ridotto, perciò ci sforziamo di accrescerne il numero. Lavoro per l’ambiente anche come impresa privata. Mi occupo del compostaggio delle comunità. Grazie all’esperienza come volontario,
so come ottenere i necessari permessi e come organizzare le squadre.
Sono disoccupato di lungo periodo, ma considero che il volontariato costituisca
un vantaggio. Mentre cerco lavoro e vado ai colloqui, posso dedicare il tempo
libero a cose che mi interessano. Il volontariato arricchisce davvero la mia vita.
Da quando sono volontario, nessuno, nelle Organizzazioni Non Governative, si
domanda se ho o non ho un lavoro. A loro interessa che cosa vorrei fare e che
cosa posso fare per l’organizzazione. Non erano venuti a sapere che sono disoc64
Il Volontariato come strumento di inclusione. Qualche buon esempio
cupato fintantoché non ci siamo conosciuti bene e siamo diventati amici. Solo
allora ho cominciato a parlare dei miei problemi con altre persone del gruppo.
Penso che i buoni rapporti siano molto importanti nel volontariato – se hai buoni rapporti con i membri dell’ organizzazione, ti fa piacere andarci e passarci
del tempo. E di converso, acquisti una grande esperienza, che puoi usare nel
lavoro e nella futura carriera.
Sono una persona molto entusiasta perciò sento di voler fare di più: sento che
posso essere utile. Lo spirito del volontariato mi manda praticamente in estasi.
Ciò che amo veramente in esso sono i contatti con la società che esso ti procura. Grazie al volontariato, incontro persone che la pensano come me e hanno
gli stessi interessi. Grazie ad esso ho scoperto che cosa mi piace: ho scoperto
che la tutela ambientale e anche quella dei diritti umani mi importano, che voglio avere un ruolo attivo per esse. Se non fossi stato volontario, non l’avrei
probabilmente mai capito.
Lucia
Anni: 31
Mi chiamo Lucia, e sono una persona molto attiva. In passato, ero un’atleta, e
uno dei miei hobbies era il tiro con l’arco. Ancor oggi, mi piace nuotare e andare in bicicletta. Quando non faccio sport, leggo – mi aiuta ad arricchire il mio
vocabolario. Sfortunatamente, sono una disoccupata di lungo periodo e per
questo sono entrata nel volontariato.
Come ho cominciato? Semplice. Ho scritto “Volontariato” su Google e ho trovato un sito con delle opportunità. C’era un annuncio dell’Associazione Slovacca per l’ Alzheimer. Cercavano volontari per compiti amministrativi. Ho mandato un’e-mail e la Project Manager mi ha risposto subito. Prima di diventare
volontaria, avevo già avuto con lei un colloquio di lavoro. La Società Slovacca
per l’ Alzheimer si occupa di persone con questa malattia. Svolge attività di prevenzione, come esercizi di memoria e formazione di persone che si curano di
questi malati. Inoltre, fanno anche opera di sensibilizzazione. Il mio compito
consiste nell’aggiornare il registro dei corsi, registrare coloro che partecipano
agli esercizi di memoria e aiutare nella contabilità, nella corrispondenza,
nell’organizzazione delle conferenze (spesso mi occupo dei fogli di presenza,
delle registrazioni, dei badges, ecc..). In sostanza, faccio ciò di cui c’è bisogno.
65
Il Volontariato come strumento di inclusione. Qualche buon esempio
Quest’attività è stata la mia prima esperienza di volontariato, e poiché mi piace
molto, ho smesso di cercarne altre. Sono volontaria dall’ Aprile del 2013 e mi
trovo veramente bene. Il personale è giovane e capace, e posso imparare molto
da loro. Sono le persone giuste al posto giusto.
Io mi muovo con la sedia a rotelle, ed è molto bello che la mia organizzazione
di volontariato sia priva di barriere architettoniche. Questo a causa dei beneficiari – tutte le aree (ingresso, ascensore, toilettes, uffici) sono rispondenti alle
esigenze dei disabili, non ho avuto problemi con l’ambiente. E’ stato il primo
luogo dove non mi sono sentita per nulla disabile. Nessuna confusione intorno
alla mia sedia a rotelle, nessuno chiedeva per esempio: “E adesso, che facciamo?”. Tutto è così naturale. Certo, la coordinatrice del volontariato – Darinka
Grniaková- mi ha posto delle domande. Mi ha chiesto cosa posso fare e di che
tipo di aiuto o sostegno ho bisogno. La nostra conversazione è stata molto aperta, cosicché non sono emerse, né difficoltà, né problemi. Posso dire che, in
un certo senso, sono felice che la mia disabilità non mi impedisca di svolgere
molte attività. Il resto dipende dai miei colleghi: devono abituarsi a me. Tutto
è questione di compromessi e aggiustamenti. La sola cosa che raccomanderei
ai coordinatori dei volontari che vogliono avviare al volontariato dei disabili è
di comunicare con rispetto, dignità e franchezza. Il disabile fa domande perché
vuol sapere se sarà in grado di eseguire determinati compiti nonostante la sua
disabilità. D’altro canto, il coordinatore deve conoscere il volontario, senza temere di chiedergli tutto quello che deve sapere. Si potrebbe riassumere così: i
disabili conoscono la loro disabilità, ma hanno bisogno di maggior esperienza
per conoscere le proprie forze e i propri limiti. Quest’esperienza si può acquisire
con il volontariato.
Il volontariato mi mette in uno stato d’animo eccezionale. Sento di poter dare
agli altri aiuto e sostegno nonostante la mia disabilità. Il volontariato mi aiuta
anche a mantenermi in contatto con la gente – grazie ad esso sono in mezzo
a loro, posso sviluppare rapporti, progredire. L’ambiente in cui opero è molto
motivante e mi ispira. Mi dà un grande senso di soddisfazione. Mi aiuta anche a
migliorare le mie capacità e a progredire. Spero di mostrare ai futuri dipendenti
che anche i disabili possono lavorare, e forse in futuro, anch’io riuscirò a fare
qualcosa di grande per loro.
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Il Volontariato come strumento di inclusione. Qualche buon esempio
Il Volontariato degli anziani alla Biblioteca Universitaria di Banská Bystrica
Il volontariato degli anziani alla Biblioteca Universitaria della università Matej
Bel è un programma del Centro Volontariato. Obiettivo principale: migliorare i
servizi della Biblioteca Universitaria, accrescendo nel contempo l’impegno dei
volontari anziani.
Il programma si basa sulla cooperazione fra volontari e dipendenti della biblioteca. Compito del Centro di Volontariato: reclutare, selezionare, formare e
motivare i volontari, e nello stesso tempo, sostenere la biblioteca con il lavoro
dei volontari anziani.
Il programma è dedicato innanzitutto agli over 50. Crea spazi per gli anziani
che possono sfruttare la loro esperienza, la loro conoscenza e le competenze
acquisite nella vita professionale pregressa. Non si richiede un’esperienza precedente di lavoro in una biblioteca.
I volontari eseguono semplici attività manuali e amministrative, il che significa
che i bibliotecari possono dedicare più tempo ai frequentatori della biblioteca,
essere più disponibili a rispondere alle richieste e dare più aiuto e sostegno di
quanto sarebbe possibile.
L’aiuto dei volontari è molto importante soprattutto nei periodi con maggiore
afflusso (all’inizio dei semestri e durante gli stessi, quando la libreria è aperta in
due turni giornalieri). Inoltre, apportano alla libreria nuove idee e nuove energie. La loro disponibilità ad aiutare migliora l’atmosfera della libreria e del suo
staff.
Vantaggi per i Volontari della Biblioteca
Attraverso i volontari, la biblioteca acquisisce ‘delle braccia in più’ che l’aiutano
a fornire i suoi servizi meglio e più in fretta. I volontari hanno l’opportunità di
essere attivi e di usare in modo utile il tempo libero.
Esperienze Acquisite
Tendiamo a credere che gli anziani abbiano molto tempo libero, invece è quasi
un caso trovare un volontario anziano che possa permettersi (anche se lo vuole)
di impegnarsi in un volontariato regolare a lungo termine, come quello di cui
trattiamo, e che sia in grado di mantenere l’ impegno. Bisogna dire chiaramente che cosa gli chiediamo e quanto tempo devono mettere a disposizione
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Il Volontariato come strumento di inclusione. Qualche buon esempio
in questo genere di volontariato.
Informazioni sul progetto
http://www.centrumdobrovolnictva.sk/aktualne-projekty/dobrovolnictvo-seniorov-v-kniznici/o-projekte (Slovak language only)
Contatti
• Univerzitná knižnica UMB, Tajovského 40, 974 01 Banská Bystrica,
Slovakia, Slávka Beracková, tel.č.: +421 48 442 5212,
e-mail: [email protected]
• Centrum dobrovoľníctva, Ružová 13, 974 11 Banská Bystrica, Slovakia
Andrea Seberíni, phone: +421-910-280242,
e-mail: [email protected]
Questo programma di volontariato ha il supporto della fondazione “Foundation Healthy City”di Banská Bystrica, Slovacchia.
“Volontariato per tutti”
Nell’ Aprile 2014, la Piattaforma dei Centri e delle Organizzazioni di Volontariato ha lanciato un progetto di volontariato inclusivo per giovani, chiamato
Volunteering for Everyone. La Piattaforma sta attualmente cooperando, per
questo progetto nazionale, con i centri di volontariato operanti nelle tre regioni
della Slovacchia: il Centro di Bratislava; quello di Nitra e quello di Košice. Il progetto è terminato a Dicembre del 2014.
I principali destinatari erano gruppi di giovani svantaggiati - disabili e malati
mentali, disoccupati, con difficoltà di apprendimento, orfani, pregiudicati, ecc.
Costoro non hanno oggi in Slovacchia molte opportunità di partecipare al volontariato. Se diventano volontari, lo fanno in genere come beneficiari di gruppi
di mutuo aiuto. Il progetto vorrebbe mutare questa situazione.
L’obiettivo principale era quello di coinvolgere almeno 75 giovani svantaggiati,
in occasioni di volontariato a breve e lungo termine presso le organizzazioni e
le comunità in cui essi vivono. In tal modo, il progetto voleva contribuire alla
loro generale presa di coscienza, aiutarli a sviluppare le proprie competenze e
la loro fiducia in se stessi, e facilitare la loro integrazione nella società. Un altro
obiettivo di progetto era quello di accrescere in questi giovani la conoscenza
delle opportunità di volontariato, e naturalmente, anche di ispirare, con il buon
esempio, attività simili. Per conseguire questi obiettivi, la Piattaforma ha coop68
Il Volontariato come strumento di inclusione. Qualche buon esempio
erato con centri di volontariato, organizzazioni che coinvolgono dei volontari
come pure organizzazioni di difesa dei diritti composte da persone svantaggiate.
Attività di progetto
- Formazione per organizzazioni disposte a coinvolgere nel volontariato giovani
svantaggiati (condotte in cooperazione con centri di volontariato), erogata in
cooperazione con esperti che lavorano con vari gruppi (persone con problemi di
vista o di udito, con malattie mentali, comunità Rom, ecc.).
- Il vero e proprio volontariato (ad hoc o a lungo termine)di giovani svantaggiati
appartenenti a varie organizzazioni, realizzate con l’aiuto e il sostegno di centri
di volontariato associati.
-Valutazione e analisi dei benefici conseguiti con il progetto realizzato, con una
pubblicazione e un convegno di mezza giornata.
Per maggiori informazioni sul progetto, contattare la Piattaforma delle Organizzazioni e dei Centri di Volontariato in Slovacchia.
Questo progetto è sostenuto dal Ministero dell’ Educazione, Scienza, Ricerca e
Sport della Repubblica Slovacca.
Il volontariato quale percorso verso l’impiego
(Progetto Volwem)
Secondo una ricerca sul volontariato effettuata in Slovacchia nel 2011, fra tutti i
gruppi socio-economici, i disoccupati mostravano il minor grado di partecipazione nel volontariato formale (solo il 13,3%, contro una partecipazione totale
della popolazione adulta del 27%). Questa ricerca ha anche mostrato che il basso livello di partecipazione al volontariato da parte dei disoccupati, non deriva
solo da mancanza di interesse, ma anche dalle barriere attinenti all’idoneità
delle metodologie di lavoro che dovrebbero generare la consapevolezza del
volontariato e l’impegno nello stesso, di questi gruppi di persone. Questi fatti
hanno indotto la piattaforma dei Centri e Organizzazioni di Volontariato e l’
Università Matej Bel a ideare e realizzare il Progetto Volwem. Questo è partito
nell’ Ottobre 2012 e si è concluso nel Settembre 2014. Era condotto da partners di tre Paesi:
-Per la Slovacchia, l’Università Matej Bel, la Piattaforma dei Centri di Volontariato e
delle Organizzazioni e quattro centri regionali di volontariato (i Centri di Nitra,
Banská Bystrica, Prešov e Košice)
-Per il Regno Unito, il Volunteer Development Scotland;
-Per la Repubblica Ceca, il Centro di Volontariato di Ústí nad Labem-.
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Il Volontariato come strumento di inclusione. Qualche buon esempio
Nel corso del progetto, i partner hanno trasferito e adattato alla Slovacchia il
sistema di verifica dell’ apprendimento non formale noto in Scozia come VSkills
for Employability (Competenze del Volontariato per l’Impiegabilità). Poi hanno
anche trasferito in Slovacchia il sistema di cooperazione di VSkills con volontari
disoccupati, basandosi sulla cooperazione attiva con i centri per l’impiego della
Repubblica Ceca. La terza parte del progetto era basata sulla cooperazione con
i datori di lavoro, con l’obiettivo di informarli dei vantaggi del volontariato e di
motivarli a prendere in considerazione, le informazioni sul volontariato ai fini
del reclutamento di nuovi dipendenti.
Tuttavia, la parte più importante è stata costituita dal coinvolgimento effettivo
dei disoccupati nel volontariato. I Centri regionali di volontariato hanno affrontato e discusso l’opportunità di coinvolgere nel volontariato più di 150 disoccupati. Sono state invitate a partecipare 96 persone – che hanno collaborato
in varie attività in 24 diverse organizzazioni. I Centri di Volontariato hanno supportato costoro ad ottenere (o sviluppare) e riconoscere competenze trasferibili al mondo del lavoro. La gamma di volontari con cui si è lavorato è stata
molto ampia - da studenti delle scuole secondarie e laureati, a disoccupati di
lungo periodo con bassi livelli di educazione-.
Esperienze Acquisite
Nonostante tutti i vantaggi del volontariato, è necessario sottolineare che, per
quanto attraverso il volontariato si cresca, si impari e si acquisiscano nuove
esperienze, ciò non costituisce una garanzia al 100% che ciò porti al successo
nella ricerca di un lavoro. Il volontariato dovrebbe essere visto piuttosto come
uno strumento per accrescere le opportunità di impiego dei disoccupati.
Principali Risultati del Progetto
• La metodologia Try It Another Way. per i Centri di Volontariato e le organizzazioni che coinvolgono volontari su come utilizzare i volontari
disoccupati.
• Una formazione certificata dei Centri di Volontariato e delle organizzazioni che coinvolgono volontari, su come operare con i volontari
disoccupati.
• D-zrucnosti pre zamestnanie - un’applicazione online per il riconoscimento e la validazione delle competenze ottenute con il Volontariato,
con il relativo manuale operativo.
• Un’indagine fra i dipendenti e gli esperti di risorse umane circa la loro
percezione delle esperienze acquisite con il volontariato.
Questo progetto è finanziato con il supporto della Commissione Europea. Questa pubblicazione riflette solo il punto di vista dell’ autore. La
Commissione non può essere considerata responsabile per qualsiasi
utilizzo che possa farsi delle informazioni ivi contenute.
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Il Volontariato come strumento di inclusione. Qualche buon esempio
Informazioni per contattare
i partner del progetto
Základné logo
Platform of Volunteer Centers and Organizations
Hviezdoslavova 119, 900 31 Stupava, Slovakia
www.dobrovolnickecentra.sk
[email protected]
Volunteer Ireland
18 Eustace Street, Temple Bar, Dublin 2, Ireland
www.volunteer.ie
[email protected]
Frivillig centre og Selvhjælp Danmark (FriSe)
Østerågade 2, 9000 Aalborg, Denmark
www.frise.dk
[email protected]
Önkentes Központ Alapitvany
Marczibányi tér 3., 1022 Budapest, Hungary
www.onkentes.hu, www.oka.hu
[email protected]
Volonterski Centar Osijek
Lorenza Jagera 12, 310 00 Osijek, Croatia
www.vcos.hr
[email protected]
Pro Vobis – Centrul National De Resurse Pentru Voluntariat
6, Rene Descartes Street, Cluj-Napoca, Romania
www.provobis.ro
[email protected]
brīvprātīgais.lv
Ziedu iela 8-8, Aizpute, LV-3456, Latvia
www.brivpratigais.lv
[email protected]
Volontariato Torino – Vol.To
Via Giolitti 21, 10123 Torino, Italy
www.volontariato.torino.it
[email protected]