olivetti Sarkopresidenzialismo

Transcript

olivetti Sarkopresidenzialismo
Primo Piano
Responsabilità dell’istruzione superiore.
Sfide e compiti per l’università cattolica
Guy-Réal Thivierge
Dossier: Educare alla virtù
Dire virtù in una società plurale e “a responsabilità limitata”
Italo De Sandre
2
8
20
Ma lo Stato deve educare alle virtù?
Roberto Gatti
28
Tra governo del mondo e governo di sé
Michele Nicoletti
38
L’educazione alle virtù nella scuola
Luciano Corradini
46
La famiglia oggi: vi è un posto per l’educazione alle virtù?
Hervé A. Cavallera
54
I media virtuosamente intesi
Paolo Ardizzone
62
Imparare la/le virtù
Luciano Caimi
72
Eventi e Idee
Sarkopresidenzialismo?
Marco Olivetti
76
Le sfide e i nodi cruciali per l’educazione cattolica, oggi
Vincenzo A. Zani
81
Racconti pubblicitari: da Carosello all’advertainment
Patrizia Musso
92
Il Libro e i Libri
Un modo diverso di (ri)pensare l’educazione
Irene Di Dedda
La vita al tempo dell’odio
Andrea Dessardo
Il piombo e l’inchiostro
Giuseppe D’Onchia
Profili
Vittorino Chizzolini. La missione di un maestro
Mario Taccolini
dialoghi n. 4 dicembre 2007
SOMMARIO
Editoriale
Alle radici spirituali della “scelta religiosa”
Francesco Lambiasi
96
99
103
107
1
E& I
& IDEE - SARKOPRESIDENZIALISMO?
Le peculiarità che caratterizzano la V Repubblica Francese non
sono destinate a scomparire. Il sistema costituzionale
francese continuerà ad essere una singolare combinazione di
elementi parlamentari e presidenziali, con una singolare
“tendenza monarchica” del Capo dello Stato.
EVENTI
Sarkopresidenzialismo?
Marco Olivetti
C
ome cambia la V Repubblica francese all’inizio dell’era
Sarkozy? Qual è il volto del fantomatico modello semi-presidenziale all’inizio del mandato del sesto Presidente della
Repubblica eletto a suffragio universale, ora che il lungo
tour de force elettorale si è finalmente concluso e si possono misurare i
primi passi del nuovo Capo dello Stato francese in politica interna ed
internazionale?
La ragione per porsi queste domande è duplice, e va ben oltre l’imminenza del 50° anniversario della
Costituzione della V Repubblica, che Marco Olivetti
alla fine del 2008 consentirà un atten- è professore ordinario di Diritto
to bilancio sul semipresidenzialismo, costituzionale presso la Facoltà di
che ne costituisce il cuore.
Giurisprudenza dell’Università
Da un lato, infatti, è ormai defi- di Foggia e professore inviato di Diritto
nitivamente a regime la più impor- costituzionale comparato presso la
tante delle riforme costituzionali Pontificia Università “San Tommaso”
approvate in Francia nell’ultimo di Roma. Tra le sue pubblicazioni: La
mezzo secolo: quella che nel 2000 ha questione di fiducia nel sistema
ridotto da sette a cinque anni il man- parlamentare italiano, Giuffrè, Milano
dato del Presidente della Repubblica. 1996; Nuovi Statuti e forma di Governo
Dall’altro il passaggio delle con- delle Regioni, Il Mulino, Bologna 2002.
segne da Chirac a Sarkozy e le ele- È coordinatore con Raffaele Bifulco e
zioni legislative del 10 e 17 giugno Alfonso Celotto, del Commentario alla
hanno segnato la fine della “chira- Costituzione, Utet, Torino 2006.
76
dialoghi n. 4 dicembre 2007
E
dialoghi n. 4 dicembre 2007
MARCO OLIVETTI
quie” (un’egemonia sulla destra francese durata oltre trent’anni, centrata sul ruolo svolto da Jacques Chirac) e un evidente salto generazionale, che ha portato in prima linea un’équipe di uomini in buona parte
nuovi, anche se non certo estranei alle vicende dell’ultimo decennio. La
mancata rielezione a deputato di Alain Juppé nella II circoscrizione
della Gironda il 17 giugno scorso e le sue immediate dimissioni da
numero due del I Governo Fillon hanno fatto registrare l’uscita di
scena di un personaggio di notevole rilievo, che a buon diritto può
essere ritenuto l’ultimo degli chiracchiani, a lungo delfino dell’ex
Presidente.
Il combinato disposto della piena entrata a regime del quinquennato e dello stile di governo di Sarkozy sottopone la V Repubblica ad una
duplice tensione.
Fino al 2002 (data di entrata in vigore del quinquennato) il ruolo del
Presidente della Repubblica era quello di fissare i grandi orientamenti
della politica nazionale. Il Primo Ministro, a lui subordinato, era incaricato di dirigerne l’attuazione, alla guida del Governo e in raccordo con
la maggioranza parlamentare, ma non senza margini di autonomia (che,
infatti, generarono conflitti fra Presidente e Premier: fra De Gaulle e
Pompidou negli anni Sessanta, fra Pompidou e Chaban Delmas e fra
Giscard d’Estaing e Chirac negli anni Settanta e fra Mitterrand e Fabius
e poi fra Mitterrand e Rocard negli anni Ottanta). Le cose cambiavano
solo in regime di coabitazione – quando, cioè, la maggioranza parlamentare non coincideva con la maggioranza presidenziale – nel quale il
Primo Ministro diveniva il capo effettivo del Governo, mentre il
Presidente della Repubblica si vedeva confinato in un ruolo di contropotere, non del tutto dissimile da quello del Capo dello Stato in un regime parlamentare: ma questo assetto è stato nel complesso eccezionale e
si è verificato per appena 9 dei 49 anni di storia della quinta Repubblica
(negli anni 1986-88, 1993-95 e 1997-2002).
Proprio l’esigenza di evitare il ripetersi della coabitazione era stato fra i
motivi che avevano indotto a ridurre dal 7 a 5 anni il mandato del
Presidente. La finalità era eleggere sempre nello stesso anno il Presidente
ed il Parlamento, al fine di ottenere maggioranze politicamente omogenee
nei due organi.
A questo punto il sistema francese si è trasformato in un singolare
sistema di governo nel quale gli elettori scelgono in voti separati, ma di
poco successivi, dapprima un Presidente e subito dopo un Parlamento.
Perché il Presidente eletto a suffragio universale possa avere la pienezza
di poteri costituita da una maggioranza che gli consenta di governare
attraverso un Primo Ministro di sua scelta, egli deve sostanzialmente
vincere un’elezione in quattro turni: due per l’elezione presidenziale
&I
77
&I
(quest’anno il 21 aprile e il 6 maggio) e due per l’Assemblea nazionale
(quest’anno il 10 e il 17 giugno). Solo vincendo in questi quattro turni
un leader e una maggioranza sono abilitati a governare: un fatto notevole, se si considera che il sistema inglese consente al Primo Ministro di
conquistare un potere equivalente a quello del Presidente francese con
un unico voto, quello per eleggere la maggioranza parlamentare, come
ha ben notato lo stesso Sarkozy nell’intervista concessa il 20 giugno
scorso al primo canale televisivo francese.
Il risultato logico di questo complicato processo dovrebbe essere un
avvicinamento del sistema francese al governo del Primo Ministro.
Eletto alla guida di una maggioranza (o, se si preferisce, eletto con una
maggioranza da lui “trainata”), il Presidente francese diventa sempre
più il primo ministro di se stesso, ed è sempre più coinvolto nella
gestione quotidiana del governo, facendo scivolare il Premier in un
ruolo di vicepresidente esecutivo. Il raccordo Presidente-Primo
Ministro-Governo-Maggioranza parlamentare sembra condannato a
omogeneizzarsi sempre più, secondo una logica di parlamentarismo
maggioritario, con la sola differenza che il capo della maggioranza è il
Presidente e non il Premier (contrariamente a quanto accade nei regimi
parlamentari maggioritari). Non a caso i primi mesi della nuova presidenza sono stati accompagnati da sottolineature del ruolo centrale del
nuovo Capo dello Stato – che Le Figaro ha apostrofato come
l’Hyperprésident – e da continue ironie sul ruolo del Primo Ministro
François Fillon, che a molti appare un personaggio in cerca d’autore.
Tuttavia questa tendenza ad una paradossale parlamentarizzazione
della V Repubblica stile Sarkozy si è curiosamente accoppiata con
un’altra ispirazione, ben visibile dalla composizione del I e poi del II
Governo Fillon, formati rispettivamente all’indomani dell’insediamento del Presidente Sarkozy e del secondo turno delle elezioni legislative.
Il nuovo Governo è stato infatti composto all’insegna dell’ouverture,
ovvero di una composizione che include da un lato rappresentanze
delle minoranze immigrate nel Paese negli ultimi decenni e dall’altro
personalità riconducibili alla sinistra, come il nuovo ministro degli
Esteri Bernard Koutchner, la segretaria di Stato alle politiche per la
città Fadela Amara e il ministro della Cooperazione internazionale e
della francofonia, Jean-Marie Bockel, che è anche sindaco socialista
(blairiano) di Moulhouse. Una serie di nomine che hanno non poco
disorientato il partito di Sarkozy, al punto che la deputata alsaziana
Arlette Grosskost, appena eletta, ha abbandonato il gruppo parlamentare di maggioranza.
Al di là dei disegni propagandistici che hanno guidato le scelte di
Sarkozy, la sua idea di un che rappresenti tutti i francesi e sia in qual-
EVENTI
& IDEE - SARKOPRESIDENZIALISMO?
E
78
dialoghi n. 4 dicembre 2007
E
dialoghi n. 4 dicembre 2007
MARCO OLIVETTI
che modo al di sopra dei partiti («il Presidente della Repubblica non
può essere l’uomo di un partito», ha detto Sarkozy a Le Figaro il 7 giugno) è il ritorno in campo di una vecchia aspirazione gollista e sta a
dirci che il sistema francese, anche dopo il quinquennato, è irriducibile alla dicotomia fra regime parlamentare e presidenziale.
Su questa stessa linea va letto il discorso pronunciato dal Presidente
della Repubblica ad Epinal lo scorso 13 luglio, nel quale – emulando il
generale De Gaulle, che proprio nella cittadina lorenese aveva delineato le sue concezioni costituzionali, più tardi tradotte nella Carta del
1958 – il nuovo Capo dello Stato francese ha annunciato alcune linee
di riforma costituzionale ed ha al tempo stesso reso nota la formazione
di un Comitato di studio, presieduto dall’ex Primo Ministro Eduard
Balladur, ed incaricato di verificare la fattibilità delle riforme stesse. Il
Presidente ha escluso di voler voltare la pagina della V Repubblica,
&I
79
&I
distanziandosi dunque dalle spinte verso una “Sixième République”
che da anni animano (più a sinistra che a destra, in verità) il dibattito
istituzionale transalpino, ma ha osservato che i grandi cambiamenti
che hanno segnato l’ultimo mezzo secolo richiedono alcuni adeguamenti strutturali.
Da un lato Sarkozy immagina un più forte statuto dell’opposizione,
articolato in una componente organizzativa (una quota di deputati
eletti con un sistema proporzionale, da affiancarsi all’attuale sistema di
collegi uninominali maggioritari a doppio turno) e in una funzionale
(più diritti per l’opposizione nel lavoro parlamentare, oggi notoriamente blindato a favore della maggioranza e del governo).
Dall’altro il Capo dello Stato immagina un Presidente governante,
che per questo motivo sia abilitato ad esprimersi davanti all’Assemblea
nazionale una volta all’anno, e che proprio in quanto governante non
possa essere rieletto per più di due mandati.
Se le prime due proposte si muovono, nel complesso, su una linea di
parlamentarismo maggioritario, con correttivi volti ad attenuare gli eccessi maggioritari della V Repubblica, le altre due hanno un sapore presidenziale e non a caso riproducono due istituti della Costituzione statunitense
(il messaggio sullo stato dell’Unione e il XXII emendamento).
La prassi del primo Sarkozy e le sue proposte costituzionali – per
quanto ancora ad uno stato embrionale – mettono in evidenza che le
peculiarità della V Repubblica non sono destinate a scomparire nei
prossimi anni. Il sistema costituzionale francese continuerà ad essere
una singolare combinazione di elementi parlamentari e presidenziali,
con una singolare tendenza monarchica del Capo dello Stato (sia pure
con l’ovvia particolarità che se si tratta di una monarchia elettiva).
Anche per questi motivi il sistema francese continua a presentarsi
come un sistema difficilmente imitabile. Per quanto riguarda l’osservatore italiano, questo è un dato che occorre tenere bene a mente, in una
fase in cui il discorso sulle riforme sembra di tanto in tanto riemergere.
Se da questo discorso i riferimenti alla V Repubblica come ipotesi da
tradurre in italiano restassero assenti, sarebbe un buon punto di partenza: in fondo l’unico dato positivo dell’ultimo decennio di dibattiti
sulle riforme nel nostro Paese (dopo la bicamerale D’Alema) è il seppellimento del semipresidenzialismo francese.
EVENTI
& IDEE - SARKOPRESIDENZIALISMO?
E
80
dialoghi n. 4 dicembre 2007