N°26 del 13/07/2007

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N°26 del 13/07/2007
Ann o IX n°26 - www.unicosettimanale.it - 13 luglio 2007 € 1,00
Editore: Calore s.r.l. Sede Legale: Via S. Giovanni, 50 - Villa Littorio - Laurino (Sa); Sede Redazionale: Via della Repubblica, 177 - Capaccio-Paestum (Sa) — Poste Italiane - Spedizione in a.p. - 45% - art. 2 comma 20/b legge 662/96 - Dir. Com. Business Salerno - Abb. annuale 20,00€
CAPACCIO
Marino dà lo
sfratto ad Agorà
Parco, è l’ora di
uomini nuovi
Carmine Cocozza*
“Parco, nuovo gruppo dirigente o Tarallo per sempre!” Il titolo sul settimanale Unico è di quelli che fanno
pensare, o almeno dovrebbero. Pone
degli interrogativi, nomina persone,
enuncia probabili soluzioni. Sembrerebbe una richiesta “tombale” sulla intera vicenda, come se, l’ente di cui si
parla non fosse stato presentato come
la “soluzione” ai mali atavici delle
aree interne della nostra sconfinata
provincia! Facciamo un poco di storia: all’inizio era il Parco più grande
d’Europa e nonostante racchiudesse
più territori, decisero di chiamarlo del
Cilento e del Vallo di Diano, invano
chiedemmo fosse aggiunto il toponimo “Alburni”, restammo inascoltati.
Nel tempo, permisero al gruppo dirigente di utilizzare personale e sedi che
nel tempo hanno sedimentato il toponimo di Parco del Cilento; molti si
sono giustificati affermando che intendevano una area vasta comprensiva di tutto il perimetro! Tant’è! Dopo
La Valva e i suoi professori ed insieme ai rappresentanti della comunità
del Parco (Sindaci e Presidenti di Comunità Montane, Provincia e Regione Campania), e dopo la “pianificazione” delle ingenti risorse iniziali si
è passati al “Presidente rappresentante del territorio con un consiglio di
amministrazione anch’essi considerati locali…”. Da qui bisogna partire.
Perché il “territorio” ha cominciato ha
soffrire il parco? Perché si è stati contro il commissario di nomina del centro destra e si tace su questo di centro
sinistra? Ad onor del vero al Professor Tarallo non si possono additare
tutte le responsabilità, soprattutto non
dovrebbero farlo quelle persone di sinistra e di destra che fin dall’inizio,
bellamente, hanno partecipato a scelte programmatiche e gestionali di
corto respiro, siamo tutti responsabili,
ciascuno per le responsabilità ricoperte! In tutto c’è un inizio ed una fine, le
non scelte hanno sempre fatto le fortune dei territori più popolosi, hanno
impoverito di più i poveri ed il territorio. All’esterno, si può scorgere, una
sorta di “regia” che mette in competizione uomini ed istituzioni di territori tutti interni al perimetro del parco:
competizione tra poveri, Cilento contro Vallo di Diano, mentre altrove si
giocano partite decisive.
continua a pagina 9
EBOLI
pagina 12
ROCCADASPIDE
Litorale, un
giorno di follia
pagina 3
Trasferito il
distretto sanitario
pagina 10
AGROPOLI
Domini e Giuliano:
dove va l’opposizione
pagina 5
C ONC ERT O PER LA ST ORIA
1 L UGLIO - 1 50° A NNIVERSARIO D ELLA
SPEDIZIONE D I P ISACANE
LA B ANDA D EI C ARABINIERI S I E SIBISCE
NELLA C ERTOSA D I P ADULA
A PAG. 2-8
AGROPOLI E CAPACCIO
Mancato rispetto del mito
C I L E N T O - E S TAT E
Quando Annamaria Franzoni mise piede a Camerota
Nel cercare di descrivere alcuni aspetti del
presente dei due Comuni, trovo naturale
andare a cercarmi spazio tra i racconti più
antichi del nostro mondo, vale a dire i miti,
nei cui confronti, è possibile, talvolta, nutrire uno strano e particolare interesse.
I miti narrano storie fantastiche, nelle quali
si muovono esseri immortali e mortali,
eroi e semidei, animali reali e immaginari,
esseri dalle sembianze in parte umane e
in parte animali, forze della natura personificate. Ma, come si apprende anche da
un delizioso libro scritto da un’ottima insegnante di “Diritto greco antico”.
Quando Goethe e Shelley arrivarono in Cilento, a Paestum, quando Eugenio Montale scoprì “ Palinuro, come
uno squalo smisurato, cariato d’oro”, quando Hemingway scrisse ad Acciaroli “ Il vecchio e il mare”, quando Alfonso Gatto trascorreva le sue estati a Palinuro,
quando Ungaretti arrivò nelle “Terra Promessa” del
Cilento, quando Bob Dylan fece un concerto tra i templi di Paestum Franco Battiato, quando De Andrè, De
Gregori, Miles Davis, Gianna Nannini cantarono a Palinuro, quando a Pioppi è arrivata Valeria Golino,
quando ad Agropoli è andato il tronista “ Costantino”
...quando Annamaria Franzoni mise piede a Camerota...Pagine di giornali e foto dedicate alla vacanza della
Franzoni a Marina di Camerota.
NICODEMO
BASSI
continua a pag. 12
continua a pag. 9
’interno l’inserto
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MEMORIE
n°26 13 luglio 2007
“Pisacane fallì ma il suo sacrificio è stato utile”
La banda dei carabinieri e Bassolino concludono le celebrazioni a Padula
“Pisacane ha fallito con la sua sfortunata Spedizione, ma allo stesso tempo, il
suo non è stato un sacrificio inutile.
Con le sue gesta ha alimentato negli
italiani il sentimento della patria. E’
questa l’eredità lasciata da Carlo Pisacane”. Lo ha detto il governatore della
Campania Antonio Bassolino a conclusione della tre giorni delle Celebrazioni per il 150° anniversario della Spedizione di Carlo Pisacane, che si è tenuta nella Certosa di San Lorenzo a Padula. L’appuntamento, organizzato dalla
Provincia di Salerno - Assessorato ai
Beni e alle Attività Culturali e curato
dall’Associazione Culturale Società
Aperta, per tre giorni ha visto i massimi esperti e studiosi della Storia Risorgimentale confrontarsi sui temi principali della sfortunata spedizione, sul
ruolo e la figura che Carlo Pisacane ha
avuto nel percorso della storia risorgimentale del Meridione d’Italia. Prezioso l’apporto fornito dalle relazioni dei
giovani ricercatori dell’Ateneo di Salerno che, nel corso delle loro ricerche,
così come ha dichiarato Carmine Pinto,
coordinatore del progetto, hanno aggiunto nuovi dettagli alla spedizione ricavati da archivi privati finora scono-
di Padula, restaurato a cura dell’Ufficio Patrimonio
Beni
Culturali
della Provincia di
Salerno, accoglie i
resti mortali di una
novantina di patrioti della spedizione di Pisacane,
che caddero nel
comune di Padula.
All’ingresso del
sacrario su due laAlcuni sindaci del Vallo di Diano pidi il ricordo della
parola d’ordine di
sciuti come, solo per citarne qualcuno, Pisacane usata dalla Spedizione nel
quello della famiglia Musolino in cui 1857 “L’Italia agli italiani” e la rispoesiste un carteggio inedito con Pisaca- sta alla parola d’ordine “Gli italiani per
ne. Nel corso delle celebrazioni con essa”; lungo il percorso altre pietre seuna solenne cerimonia alla presenza di polcrali dove compaiono invece i nomi
alte autorità civili e militari è stato ri- delle persone che parteciparono ed orconsegnato alla pubblica fruibilità il ganizzarono la spedizione a Genova,
“Sacrario dei 300”, luogo di riflessio- Napoli e Salerno. Alla Banda dell’Arne – come lo ha definito l’assessore ma dei Carabinieri, nota in ogni parte
provinciale alla cultura Gaetano Are- del mondo per la varietà del suo repernare – che conserva i resti di coloro che torio, per la perfezione formale delle
caddero a Padula nel corso della spe- sue esecuzioni e per il fascino che sudizione. Il Sacrario sistemato in prossi- scitano i suoi orchestrali, il compito di
mità della chiesa della SS. Annunziata far calare il sipario sulle celebrazioni
Il Gover natore f er ito ma non
domato dal potere
Bassolino Antonio, il governatore arriva all’incontro in ritardo, come è
“giusto” che sia all’appuntamento con
la storia di Carlo Pisacane. Si spazientisce perfino Peppino Cacciatore, relatore sul tema.
All’arrivo, i modi sono sbrigativi, i saluti appena accennati, la mano allungata per strette d’ordinanza, ma la mente
divaga. Scarno il viso, stanchi gli occhi,
pollice al mento, medio e indice tra il
labbro superiore e il naso a nascondere pensieri. Piegata è la testa a sottolineare il doppio mento e sguardo
lungo a scrutare la platea seduta nel
refettorio della Certosa. In cartella gli
appunti di un discorso non banale: “Pisacane ci ha lasciato un insegnamento
attuale: farsi Stato e Nazione ritrovando le ragioni di un impegno.”
Svanita è l’aureola del sindaco salvatore, oggi porta solo la croce del non
fatto ma anche di qualche errore
come la “nomina” a senatrice della sua
compagna seduta in platea tra Andria
e Paladino. È evidente la sofferenza di
un uomo che ha saputo svoltare un
territorio ma che è, oggi, costretto a
segnare il passo per aver voluto sempre mediare contro natura. La spinta
propulsiva si è esaurita, molti suoi estimatori ritirano le armi e fanno fatica a
sostenere le sue ragioni. Ci vorrebbe
una rivoluzione, ma manca il rivoluzio-
Antonio Bassolino e Gaetano Arenare
nario. S’illumina descrivendo i tratti
del “patriota napoletano che puntò
sulla povertà e sulla voglia sopita di rivoluzione del Cilento”. Forse è proprio il distacco che ha posto tra se
stesso e la voglia di rivoluzione della
gente moderna che lo ha reso irriconoscibile dai soggetti portatori di
nuove povertà che, oggi, come successe a Pisacane, sono pronti a “giustiziarlo” politicamente, s’intende, sull’altare
della restaurazione democristiana.
Ma il politico è di razza, e sa bene che
il suo futuro politico dipende da come
si giocherà la partita del nuovo soggetto politico, il costituendo Partito
Democratico. Possiamo star certi che
non mancherà di far sentire il suo ruggito di combattente.
biesse
Nella foto sopra Antonio
Bassolino e Gaetano Arenare
per la ricorrenza del 150° anniversario
della Spedizione di Pisacane. Il celebre complesso musicale bandistico diretto dal Maestro T. Col. Massimo
Martinelli si è esibito presso la Corte
esterna della Certosa di San Lorenzo
di Padula. Oltre 1500 le persone che
non si sono lasciate sfuggire la preziosa occasione e sono accorse numerose
per ascoltare le note del celebre complesso musicale bandistico. La formazione composta da 102 orchestrali in
uniforma nel suggestivo complesso
certosino ha eseguito numerosi brani
tratti dal vastissimo repertorio della
Banda, tra cui I Vespri Siciliani Sinfonia di G. Verdi , la Farandòle di G.
Bizet, la Norma (Fantasia) di Vincenzo
Bellini, la Fedelissima (Marcia d´Ordinanza dell´Arma dei Carabinieri) e l’
Inno Nazionale Italiano di Michele Novaro. Lo straripante pubblico, entusiasta, ha chiesto a gran voce che i Maestri - militari dell’Arma continuassero
a suonare. Anche in questo caso la
Banda dei Carabinieri non li ha delusi
eseguendo, fuori programma, ulteriori
brani del proprio repertorio classico napoletano.
Antonella Citro
La banda dei Carabinieri in
concerto per Pisacane
La Banda Musicale dell’Arma dei Carabinieri ha concluso in maniera superba, nella corte esterna della Certosa di Padula, con un’esibizione eccezionale, le manifestazioni collegate al
150° anniversario della Spedizione di
Carlo Pisacane. Nell’incantevole scenario di questa grande piazza circa
mille persone hanno assistito al concerto diretto dal maestro tenente colonnello Massimo Martinelli. Le note
suggestive dei 102 orchestrali, dal capiente palco preparato per l’occasione, hanno invaso il grande teatro all’aperto, facendo vibrare i muri della
foresteria della Certosa, deliziando i
presenti e dileguandosi poi verso l’immensa volta celeste. I brani proposti di
genere diverso: l’impeto melodico
della sinfonia de “I vespri Siciliani” di
Giuseppe Verdi, “La Farandole” ,
danza popolare provenzale di Geoges
Bizet, un assaggio del mondo magico
e avventuroso di “Tom Sawyer Suite”
di Franco Cesarini, la “Norma” di Vincenzo Bellini, un eccezionale medley
“Glenn Miller Story” di Glenn Miller,
“La Fedelissima” Marcia d’ordinanza
dell’arma dei Carabinieri di Luigi Cirenei e per concludere L’Inno Nazionale Italiano “Fratelli d’Italia” scritto
da Goffredo Mameli e musicato da
Michele Novarro.
È noto che la Banda Musicale dell’Ar-
Massimo Martinelli
ma dei Carabinieri è in grado di interpretare un repertorio molto vasto, dalle
tradizionali marce militari ai brani
classici e moderni. Le sue esecuzioni,
per la perfezione formale, per il fascino che suscitano i suoi orchestrali con
le loro splendide uniformi, per la loro
magnifica compostezza e la regale esibizione musicale offrono uno spettacolo unico. Il maestro d’orchestra,
Massimo Martinelli (nella foto) ha diretto i carabinieri musicisti con grande
enfasi ed ogni parte del suo corpo era
proteso verso i suoi “uomini”. Con gli
occhi riusciva a coordinarli in modo
magistrale, i suoi movimenti erano
musica come le note che fuoriuscivano dai vari strumenti. E’ stato un vero
piacere poter assistere dal vivo ad uno
spettacolo unico nel suo genere.
Gina Chiacchiaro
n°26 13 luglio 2007
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EBOLI
Un giornata di follie al mare. Eboli o Milano Marittima?
Viaggio tra gli spar tifuoco di Campolongo
E’ nostra abitudine vestire, ogni estate,
i panni del turista settentrionale, nato a
Eboli, ma residente nella nebbiosa Padania. L’uomo che non deve chiedere
mai. Faccia da pirla, lo chiama sulle
Prealpi. Abituato a svegliarsi ogni mattina alle sette, a trovare le pantofole al
punto giusto, la segretaria sempre truccata, gli appuntamenti tutti in
ordine,l’autista sotto casa, l’amante in
chat, eccetera eccetera.
L’ebolitano nordico, come ogni estate,
rientra nella sua città natale. Eboli
2007. Torna dagli amici, gli mostra il
Suv nuovo, con sei airbag, otto casse
stereo, aria condizionata da gelarti l’apparato urologo, dvd e ipod sudcoreani,
navigatore satellitare con corso di autostima, antenna satellitare con Sky
prima fila, Tim, Moggi e Tronchetti,
tutto compreso. Lasciati gli amici davanti al bar del briscolone, l’ebolitano
calato dal nord si complimenta con l’assessore Cicalese. Quest’anno il piano
traffico non è cambiato. Acceso un cero
al comune di Eboli, l’ebolitano padano
arraffa la famiglia sonnecchiosa e si dirige a mare. “Sarà una giornata rilassante” pensa. Senza sapere che...giunto
alla Marina di Eboli l’impatto è come
un piatto di cipolle, la mattina appena
svegli.
Al primo spartifuoco, il turista lumbard
ebolitano incontra sei parcheggiatori
abusivi che si contendono 100 macchine parcheggiate sul lato destro e sinistro della pineta. In fondo al tunnel pinetato, s’accorge che il lido, metà cemento e metà legno, è ancora in costru-
zione. Innestata la retromarcia con comando vocale, anche in versione vernacolare, l’ebolitano nordico si dirige
al secondo spartifuoco. Altro scenario
ingrato. Lato sinistro della pineta, tutto
occupato dalle auto in sosta selvaggia.
Sul lato destro, c’è giusto un metro e
mezzo per far passare le macchine
ferme da ore. Fila indiana solo andata.
Per il ritorno, si prega di passare dopo
le 13.
Al terzo spartifuoco, il passaggio è
bloccato da un gruppo di prostitute rumene, con tanto di dente dorato tra le
gengive. Al quarto spartifuoco, ci sono
le nigeriane e le senegalesi che si contendono spazi angusti e clienti sempre
presenti. Al quinto spartifuoco compare un cartello: “Attenzione, esercitazione quad (si legge com’è scritto) dei vigili urbani. Si prega di tornare indie-
L e p a g e l l e. . .
Mario Trevisant, Dfc, voto 3: è la star
del consiglio comunale sugli extracomuniatari. Trevisant versione duplice.
La sera in aula perde le staffe, accusando l’opposizione: “state dando un pessimo spettacolo, vergognatevi”. Il problema vero lo spiega Vincenzo Clemente, Udc: “Caro Trevisant, ti agiti
perchè non hai la maggioranza per approvare la delibera. Lo spettacolo indegno lo sta dando il centrosinistra”.
Ottenuto il soccorso di Rifondazione e
Socialisti, Trevisant è riuscito a far approvare la delibera di buoni propositi
per gli extracomunitari. La questione
vera, i 900 mila euro di fondi, si gioca
a Napoli. Trevisant non l’hanno nemmeno invitato. La mattina dopo il consiglio comunale, Trevisant autocelebra
la seduta, parlando di serata dai toni armoniosi: “e’ stata una seduta dall’alta
discussione politica”. Alta nei toni,
caro Trevisant, non certo nei contenuti. Al bluff del giorno dopo siamo abi-
tuati. Occhio, dottor Trevisant, prima
di bacchettare l’opposizione, guardi i
problemi che ha nell’Unione. Travisante Trevisant.
Antonio Corsetto, (Forza Italia), voto
7: molti lo davano per morto, politicamente. In tanti dicevano che si era assopito. I colleghi più cattivi, in aula,
sostenevano che si era alienato a Prodi.
Corsetto li ha smentiti. E da circa un
mese si dimena e denuncia tutte le storture del Palazzo. Ottima risposta a chi
gli dava del deceduto: “Il centrosinistra? Mentre in aula si parlava di fratellanza e accoglienza per gli extracomunitari, nei corridoi del comune altri
esponenti del centrosinistra scherzavano sui forni crematori per i marocchini”. Ogni settimana, parte una letterina.
A firma di [email protected] (è la sua
mail). Corsetto scrive al sindaco Re
Artù e alla corte dei suoi Lancillotti per
denunciare le anomalie frequenti in
Comune, come la nomina del prossi-
tro”. Tornando indietro, spunta un altro
cartello: “Ci avete creduto, eh? Era uno
scherzo”. Dei quad, infatti, non c’è traccia. L’inseguimento delle prostitute in
pineta e i salvataggi in riva al
mare...erano una celia dell’assessore
Cicalese, anno di (dis)grazia 2006”. Al
settimo spartifuoco il bagnante incontra
un altro cartello: “Attenzione, i quad
dei vigili urbani sono stati sequestrati
perchè il tesoriere non li ha pagati. Firmato, avvocato Franco Cardiello”.
Chiamata la segretaria con l’ultimo palmare vivente, l’ebolitano imborghesito
copre le spese dimenticate dal Lavorgna assessorato. Signori si nasce, è il
pensiero dell’emigrato. Fess a chi paga,
è la versione ebolitana.
All’ottavo spartifuoco, l’ebolitano settentriunal si ritrova nel comune di Battipaglia. Ah...sospiro orgasmico, final-
mo revisore dei conti. Corsetto dice
che i giochi sono fatti. Aspettiamo a
vedere chi ha ragione. Anche per la
gara d’appalto pe il sito internet i giochi sembravano fatti. Ma la ditta che
ha presentato il ribasso più vantaggioso per il comune...è stata scavalcata.
Misteri di via Ripa. Attendendo lumi,
registriamo con democratico piacere la
rinascita di una costola dell’opposizione. Bentornato Corsetto.
Mauro Vastola, (Margherita) 4: voto
otto per la sincerità: “solo la Margherita ha votato compatta per gli extracomunitari. I Ds si sono dimezzati, lo Sdi
si è liquefatto, l’Udeur perde pezzi”.
Tutto vero. Se non fosse, che il segretario della Margherita manda in bestia
l’ultimo alleato che gli è rimasto nel
partito: Giuseppe Bisogno. “Siete dei
pagliacci, mi dimetto”. Queste le parole dell’ex capogruppo Bisogno. A chi
era indirizzato il suo insulto. Molti
hanno pensato proprio a Vastola, che
nell’ultima delibera si è divertito a disfare la tela tessuta da Bisogno. E’ finita a urla e insulti, in aula. Pessimo
continua a pag. 9
mente un pò di organizzazione. Palme
caraibiche, panchine in legno vero, lidi
costruiti e completati, cabine dritte e sistemate, abusi tolleranti, illeciti condonati...qui, mi fermo qui, pensa gioioso
e gajardo l’ebolitano stanco. Affittata
la cabina Sony, l’ombrellone fashion, i
lettini psichiatrici, la massaggiatrice panamense, il personal trainer e l’istruttrice di aerobica per la moglie, versato
mezzo stipendio al proprietario del lido,
l’ebolitano rientrato per le vacanze si
getta in acqua. E cinque minuti dopo,
peggio degli squali, se ne esce con un
prurito da scuoiarsi vivo. Beccato dall’eritema. L’acqua è inquinata. Dall’idrovora e da tanti altri scarichi. Perchè i vigili non vigilano sui divieti di
balneazione? si chiede il turista sopraffatto da un rossore sull’ottanta per cento
del corpo. Resterà un mistero della
costa ebolitano-battipagliese. Qualcuno una spiegazione ce l’ha. Anche i
bambini senegalesi l’hanno capita. Decretati a 200 metri a destra e sinistra
dell’idrovora e a 500 metri di entrambi
i lati di foce Sele, i divieti di balneazione non vengono installati in spiaggia.
E la gente si getta in acqua che è un piacere. Per gli operatori turistici che fanno
soldi, non per il bagnante che finisce
dal dermatologo.
Nel frattempo, sul litorale ebolitano i
turisti si contendono un parcheggio di
sguincio, i lidi sono eternamente in costruzione, la spiaggia libera fa schifo
pure ai napoletani del mappatella
beach, i quad sono in esercitazione sul
viale Amendola, il salvataggio pubblico non è stato predisposto: “costa troppo- dice il sindaco- non ce lo possiamo
permettere” spiega Melchionda. Tra
tante spese inutili, viene eliminata quella che dovrebbe salvare la vita umana
degli avellinesi. Perchè loro? Perchè a
Eboli è risaputo che sulla spiaggia libera i più spericolati sono gli avellinesi,
seguiti a ruota dai russi, dagli ucraini e
dai rumeni. Gli ebolitani? Tutti nuotatori provetti. Dicono loro. E se annegano? Sono nativi di Battipaglia.
Colpito da eritema plurimo su tutta la
pelle, l’ebolitano emigrato a nord chiede ai politici una spiegazione: “ma che
schif è...ne...mi spiegat nu poc sta situazion???”. Rosania, ex sindaco, se la
ride sotto i baffi (che non ha): “Un sindaco che non trova i soldi per pulire la
spiaggia libera e salvare i bagnanti...ma
che assume 4 addetti stampa...la dice
tutta sullo stato politico confusionario
di Eboli”. Il sindaco serafico risponde:
“quello che non ha fatto Rosania, l’abbiamo fatto noi”. Di cosa parli Melchionda, è un mistero. “Parlo dei sette
lidi nuovi aperti quest’anno”. In verità,
di nuovo quest’anno ci sono solo due
lidi. Che ancora si stanno chiedendo
quale istinto suicida li abbia spinti a investire sulla spiaggia ebolitana. Sentite
questa, è di un operatore turistico di
Campolongo: “Ho partecipato alla gara
d’appalto a dicembre, a marzo ho chiesto le carte, me le hanno date a giugno,
l’8 giugno. Erano incomplete, ho dovuto fare i salti mortali, a metà giugno ho
completato l’iter. Premesso che gli uffici comunali di Eboli sono totalmente
impreparati, ho iniziato a montare cabine e rotonda dopo il 15 giugno, per
non beccarmi una denuncia penale.
Morale della favola, a inizio luglio è
iniziata la nostra stagione balneare. A
Battipaglia erano pronti già a fine maggio”. Giunti sul posto, però, altra sorpresa: “abbiamo pagato, cari e amari,
gli oneri di urbanizzazione. Quando abbiamo montato la rotonda, non c’era
niente. Corrente elettrica, assente.
Acqua, assente. Fogne e altri servizi,
niente di niente”. A fine settembre dovete smontare tutto, lo sapete? “Un
corno (versione italiana di altre cinque
lettere più dirette e volgari), noi non
smontiamo proprio niente. Abbiamo
una concessione di sei anni, valida per
tutto l’anno. Se il comune ci vuol far
smontare, ce lo dica, paghiamo la concessione solo per due mesi”. Sarà un
altro braccio di ferro, il piano spiagge
prevede che si smonti tutto: “allora
cambiatelo, sto piano spiagge”. Nel
frattempo, il turista ebolitano-padano,
semi impazzito nel caos, si ritrova il
lido Holiday spostato di 100 metri, appoggiato a un lido nuovo di salernitani
e napoletani, senza spazio per passare
con la macchina, senza posto per parcheggiare per due minuti. Si ritrova le
carcasse di alcuni lidi in cemento morti
e sepolti (Bianco). Altre rotonde in cemento, il Le Ninfe che sta montando le
cabine mentre scriviamo, il Grazia che
si è adeguato al piano spiagge, ciuffi
d’erba, montagne di spazzatura e plastica sull’arenile libero. Nella disperazione, ci si ri-getta a mare a Eboli. Ma
anche qui, acqua torbida e già sporca a
fine giugno. Di chi è la colpa? Pare che
la Procura di Salerno abbia aperto
un’inchiesta. Contro ignoti. Speriamo
che nel dimenticatoio non finisca. Estate 2007, Marina di Eboli, in attesa dei
quad, pignorati o meno, i vigili urbani
hanno denunciato tre gestori per occupazione di demanio pubblico. Il sindaco ha promesso che li chiuderà i lidi
abusivi. “Noi aspettiamo quest’evento,
nel frattempo è passata già metà estate
senza che nessuno fiatasse sui lidi abusivi”...conclude Rosania. Le conclusioni del turista ebolitano? “L’anno prossimo, amici miei, tre mesi a Milano
Marittima, nessuno me li leva. Adios”.
Francesco Faenza
SELE
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n°26 13 luglio 2007
FI inaugura un Circolo al Quadrivio
Gli oppositori di Luongo si organizzano
Grande movimento a Campagna in vista
delle prossime Elezioni Amministrative
della Primavera 2008. Si sta costruendo
l’opposizione al centrosinistra, che guida
la città da giugno 2003. È legittimo che,
chi non si riconosce in questo schieramento politico, lavori per candidarsi alla
guida della città. Ed è proprio quello che
sta facendo il centrodestra per costruire
uno schieramento omogeneo alternativo. Gli “azzurri”, secondo voci di corridoio, avrebbero già il loro candidato a
sindaco, che proporranno agli altri partiti della Casa della libertà. Si tratterebbe
dell’ingegnere Attilio Busillo, impiegato al comune di Battipaglia, anche se non
escludono le Primarie. Ma anche i “finiani” non segnano il passo. Infatti, Alleanza Nazionale ha già ufficializzato il
proprio candidato da proporre alla Cdl.
Si cercava un volto nuovo e volto nuovo
è stato. Il nome è uscito, domenica sera,
24 giugno 2007, dopo l’Assemblea generale degli oltre ottanta iscritti, convocata dal presidente Peppino Viglione, è
quello del professore Dario Luongo. Una
lotta, per ora, tutta in famiglia, perché i
due nomi fatti, quelli di Attilio Busillo e
Dario Luongo, provengono dalla stessa
famiglia, infatti uno è genero della figura, forse, più rappresentativa della destra
locale, MSI prima ed AN oggi, e l’altro
è figlio della sorella di quest’ultima.
Molto critica, invece, Forza Italia verso
l’attuale maggioranza. Infatti, evitando
di parlare, però, delle cose fatte, dicono:
“Da trenta anni amministrano sempre le
stesse persone. Prima il sindaco era Gennaro Rizzo e il suo vice era Biagio Luongo, ora siamo, più o meno, a parti invertite, ma non é cambiato nulla. Luongo,
poi, ha gravi colpe per non aver approvato il PUC. Facile costruire piazze e strade, ma quale prospettiva danno alla
città?”.
Domenica 24 giugno 2007, con inizio
alle ore 11,30 alla frazione Quadrivio del
comune di Campagna, si è tenuta la cerimonia di inaugurazione della sede del
circolo di Forza Italia. Hanno partecipato Pasquale Vessa, coordinatore organizzativo provinciale, l‘on. Mario Pepe,
commissario provinciale del Partito, e
gli onorevoli Gaetano Fasolino (ex socialista e già sindaco di Capaccio) e
Franco Brusco (già sindaco di Vibonati). Ha dato forfait, invece, l’attesissima
Mara Carfagna (showgirl e parlamentare di FI, nata a Salerno il 18 Dicembre
1976), forse più per la sua bellezza e che
per le sue qualità politiche, tanto è vero
che diversi cittadini sono andati via alla
notizia della sua “forzata assenza”.
Comunque grande entusiasmo tra gli
iscritti e simpatizzanti di FI, mentre i dirigenti del circolo hanno illustrato progetti e sulle iniziative da intraprendere.
Hanno detto alla fine dell’incontro: “Sicuramente l’apertura del circolo del partito di maggioranza relativa darà grande
impulso alla politica della città, che si
preparare a rinnovare la prossima primavera il sindaco e il consiglio comunale.
Inoltre, il partito, dopo la benedizione e
“Premio Perdifumo” ad Oreste Mottola
Per la ricostruzione dell’estate cilentana
del 1938 dello scienziato Majorana
Targa “alla carriera
giornalistica” per
Oreste Mottola. Lo
ha deliberato la
giuria del VI° premio “Dario Prisciandaro Onlus” di
Perdifumo. La premiazione avverrà
nell’ambito del IV
concorso internazionale di canto lirico riservato a
giovanissimi cantanti. Mottola riceverà un artistico attestato del comune
di Perdifumo e
targa ricordo che
saranno consegnate
il 22 luglio prossimi
presso il centro congresso dell’hotel “La Stella”. E’ quanto rende
noto la professoressa Eugenia Morabito, presidentessa dell’Associa-
zione. Nell’occasione il giornalista
presenterà la sua
ultima fatica, il
libro “Il Paese delle
ombre, al centro
del quale c’è la ricostruzione dell’estate del 1938,
quando per i boschi di Perdifumo
venne attivamente
ricercato lo scienziato Ettore Majorana. Mottola presenta alcune testimonianze con i
protagonisti
di
quegli anni lontani.
Alcuni di loro (gli
avvocati Milone e
Farzati, il pastore Andrea Amoresano) sono nel frattempo scomparsi.
gli auguri dei vertici provinciali e dei
suoi parlamentari, si é già attivato per
preparare una nuova fase nella politica
campagnese. Infatti, sono stati tenuti numerosi incontri con altre delegazioni di
partito che si ispirano e si ritrovano nella
Casa della libertà. Numerosi ed entusiasti i giovani che si riconoscono negli
ideali e nei programmi del partito del Cavaliere. L’aria che si respira, dopo il successo del centro-destra alle recenti elezioni amministrative, ha già contagiato la
città di Campagna, la quale crede fermamente in un cambio di rotta nella nostra
comunità”.
6 - Patto Trasversale contro Luongo
Ma in città, oltre all’ipotesi di centrodestra, si parla pure di un possibile “patto
trasversale contro Luongo”. Già ci sarebbero stati incontri tra gli attuali consiglieri d’opposizione Cosimo Tommasiello (in FI, con Granito alle scorse elezioni), Germano De Chiara ed Enrico
Tommasiello (Margherita) e Roberto
Monaco (ex DS...?). Questi ultimi tre
sono stati candidati nelle due liste a sostegno del candidato sindaco già due
volte Primo Cittadino, nel 1993 e 1995
con relativo scioglimento anticipato delle
Legislature, da quando è entrata in vigore l’elezione diretta. Come si è letto su
qualche organo di stampa, il gruppo di
minoranza a palazzo di città ha proposto “una grande coalizione trasversale e
senza appartenenze di partito”. Diverse
liste civiche, anche se sul candidato sindaco, per il momento non é stato stretto
nessun accordo. Rimarrebbero alla porta
gli ex due sindaci che hanno governato
prima di quello attuale, ma, “a stretto
giro di posta, anche loro potrebbero rompere gli indugi e aderire ad una coalizione che contrasterà Luongo”.
Sull’altro fronte, quello del centrosinistra, intanto si continua a lavorare nell’interesse della città, dove è dato vedere, in barba alle chiacchiere e alle sterili
polemiche, che hanno il tempo che trovano, tantissimi cantieri aperti, e già nei
prossimi giorni ci potrebbero essere le
prime uscite pubbliche. Incominceranno a fine mese le forze di sinistra (Sinistra Democratica, Verdi, Rifondazione),
ma, poi, certamente sarà la volta del nascente partito democratico. Col passare
dei mesi la temperatura aumenterà di
certo. Staremo a vedere.
Mario Onesti
STORIE…
di Ornella Trotta
“L’estate è bella
perché viene la
sera” – pensò Rosellina mentre si
fermava ad osservare le stelle. Le
osservava tutte, in
esse ritrovava i
suoi pensieri, le
sue idee, le sue fantasie.
“Le sere d’estate sono davvero belle
– si disse. I cipressi del cimitero del
paese non le avevano mai fatto paura,
le facevano compagnia. Rosellina
amava i miti, quelli più antichi, assecondavano la sua parte più semplice,
amava le storie di uomini e donne,
quelle vincenti, più forti delle divinità,
del caso, del dolore.
Rosellina un giorno aveva chiesto al
Capitano: “Raccontami una storia, una
bella storia, voglio sognare con te, voglio starti accanto, voglio ascoltare il
battito del tuo cuore, contarne i colpi
per sentire
che
sono
proprio
uguali
ai
miei”. Il capitano
non
aveva risposto.Tutto ciò che era stato
sogno all’improvviso si era tramutato
in realtà, dura, quotidiana. Il Capitano
non amava parlare molto, si limitava
ad osservarla. Parlava con gli occhi, un
tempo l’avevano accarezzata. Carezze dolci, calde, ristoratrici. Ora era
sceso il silenzio, cupo, nervoso, evitante, anche gli occhi tacevano.“Sono geloso – le aveva detto – di tutto, di
tutto”.
Rosellina ritornò a guardare le stelle,
ebbe voglia di qualcosa di fresco, aprì
il frigo, bevve una bibita ghiacciata e
riportò gli occhi al cielo stellato. Michele era un suo vecchio professore,
le inviò un sms, raccontava di suo
padre, di sentieri montani, del dolore
per la sua scomparsa. Provò compassione per il vecchio professore, aveva
perso il padre da tempo e non riusciva ancora a farsene una ragione. Le
venne in mente che del padre del Capitano non aveva mai saputo nulla.
Chi era, cosa facesse, quanto amasse
i figli, perché era morto e quanto la
sua assenza avesse pesato sul Capitano, sui suoi silenzi, sui suoi umori cangianti, sulle sue insicurezze, sulle sue
improvvise e fragorose allegrie. “Glielo chiederò – si ripromise – ho tante
cose da chiedergli, ho tante cose da
raccontargli”. Provò a scrivere un
testo di cronaca ma, era stanca, si
sdraiò in poltrona, gli occhi puntati al
cielo, alle colline, alle punte danzanti
dei cipressi, dal profondo emerse una
voce leggera: “Parlami ancora, Capitano, esci dal silenzio, ho bisogno di te”.
Notti
d’ e s t a t e
Resa dei conti in Forza Italia: Giuliano
all’attacco di Malandrino e Pesca
Quella che, nelle intenzioni di chi scrive, doveva essere una semplice chiacchierata sulle prospettive dell’opposizione ad Agropoli, s è rivelata d’improvviso come una vera e propria resa
dei conti all’interno di Forza Italia.
Gianluigi Giuliano, neo capogruppo
del partito in consiglio comunale, si lascia andare a briglie sciolte ad un’analisi impietosa della situazione politica
del suo partito, riservando parole di
stima soltanto per il candidato sindaco
della Casa delle libertà, professor Vincenzo Sarnicola, che si è dimesso dal
consiglio permettendo il subentro proprio di Giuliano. “Non si poteva pretendere da uno scienziato del livello di
Sarnicola che rimanesse a fare il consigliere comunale, la gente ha avuto la
possibilità di votarlo come sindaco ma
ha preferito altro”.
Tutt’altro che tenero il suo commento
anche nei confronti del clima disteso
che si è registrato nel corso del consiglio comunale di insediamento “non si
può giudicare il clima dal primo consiglio, certamente farò un’opposizione
costruttiva come è mio costume, ma incalzerò l’Amministrazione su quelle
che ritengo delle priorità: vigilanza, sicurezza e viabilità”.
Giudizio duro anche sulla scelta del
sindaco Alfieri di trasformare il Landolfi in parcheggio “anche se la maggioranza dei cittadini sembra d’accordo con questa scelta, io resto dell’idea
che l’impianto andava sistemato e potenziato, certamente non riconvertito”.
La sconfitta del 28 maggio sembra aver
lasciato aperte ancora tutte le ferite “per me è incomprensibile – afferma Giuliano – come mai l’elettorato dopo aver sposato in pieno
un anno fa le battaglie di Berlusconi, per l’ennesima volta si sia
orientato a confermare il proprio
sostegno amministrativo al centrosinistra. Certamente una grandissima responsabilità va attribuita ai vertici provinciali e regionali del partito: mentre Alfieri è
sceso in campo già ad ottobre noi
abbiamo dovuto aspettare Pasqua.
Abbiamo lasciato per cinque mesi
Alfieri a correre da solo, chissà
come sarebbe andata se anche la
CDL fosse stata in corsa da subito”.
Quando si accenna al ruolo di Malandrino, eletto vice-presidente del Consiglio Comunale, Giuliano diventa un
vero e proprio fiume in piena: “al suo
posto non avrei accettato. I leader veri
non si accontentano di mezze posizioni e soprattutto non si ritirano dalla
corsa più importante”. Giuliano spiega
così i retroscena delle strategie politiche portate avanti dal suo schieramento “Malandrino era da mesi il candidato designato della CDL, quando poi è
sceso in campo Alfieri, non se l’è più
sentita di candidarsi ma, cosa ancora
più grave, ha impedito che tanti esponenti autorevoli e radicati sul territorio, tanto di Forza Italia quanto di Alleanza Nazionale potessero candidarsi
al suo posto. Ha bloccato con il suo
veto sia la mia candidatura che quella
di Capo che quella di altri esponenti del
centrodestra, costringendo il partito a
ricorrere ad una persona del prestigio
di Sarnicola per buttarla in pasto ad una
campagna elettorale ormai compromessa”.
Lecito a questo punto chiedere un’opinione sull’altro suo collega consigliere
Mario Pesca. “La politica della destra
non può essere quella di chi va stringendo le mani a destra e a manca, serve
uno stile diverso se si ha intenzione di
rappresentare veramente il nostro elettorato”.
E se gli si ricorda che, comunque, i suoi
colleghi l’hanno scelto come capogruppo risponde seccato: “l’ho chiesto e
dopo quattro consiliature vissute –
ahimè - sempre dal lato dell’opposizione, ritengo che fosse quasi una scelta
obbligata da parte loro”.
Vito Rizzo
Referendum elettorale: la carica dei 1000
La carica dei 1000. Questo il dato parziale che circola tra
i promotori del Comitato per il Referendum elettorale,
attivo già da qualche settimana nel Cilento.
Mille, questa volta senza giubba di alcun colore, ma rigorosamente bipartisan, pronti a sottoscrivere i Quesiti referendari proposti dal Prof. Guzzetta, per semplificare il sistema
politico italiano con l’introduzione delle soglie di sbarramento del 4% e dell’8% rispettivamente alla Camera e al
Senato e impedire la presentazione di candidature multiple, ossia di quelle candidature presentate contestualmente in più circoscrizioni elettorali.
Animatori dell’iniziativa a livello provinciale l’Avv. Giovanni Celenta e nel nostro territorio il Dott. Carmine Del
Galdo e il Prof. Michele Siano.
Confortanti sino ad oggi i dati delle sottoscrizioni: quasi
400 ad Agropoli, 150 ad Ogliastro, 200 a Capaccio, altrettanti tra Cicerale, Rutino, Torchiara e Trentinara, rallentati
soltanto dalla difficoltà di recuperare Consiglieri comunali disponibili a presenziare all’autentica delle firme.
Alcuni Comuni, tra cui Agropoli, hanno demandato i propri uffici elettorali ad assicurare ai cittadini la possibilità di
sottoscrizione nei normali orari di apertura al pubblico.
<<Dobbiamo ringraziare quanti si stanno mettendo a disposizione per permettere ai cittadini di partecipare a questo importante strumento di democrazia diretta – afferma
5
AGROPOLI
n°26 13 luglio 2007
il dott. Del Galdo - Purtroppo gli impegni sono tanti per
tutti e stiamo riuscendo ad assicurare la nostra presenza
proprio grazie alla turnazione degli autenticatori.>>
Gli fa eco il Prof. Siano <<è importante vedere come tante
persone si avvicinino ai nostri punti di raccolta firme con
profonda convinzione ed entusiasmo. La gente è stanca dei
tanti partiti e partitini che non rappresentano alcunché se
non le rendite di posizione dei propri leader nazionali.>>
Nell’assenza totale di comunicazione da parte dei MassMedia nazionali, il Comitato promotore sta intensificando
gli sforzi per raggiungere entro fine luglio la soglia delle
500.000 firme necessarie alla convocazione dei Referendum abrogativi della legge elettorale, anche se non va trascurato l’importante opera di stimolo al parlamento che
proprio il movimento referendario sta portando avanti allo
scopo di modificare l’attuale legge elettorale e ridare ai
cittadini, magari attraverso il ritorno al sistema maggioritario, la possibilità di scegliere i propri rappresentanti istituzionali, senza deleghe in bianco alle segreterie di partito.
L’appuntamento ad Agropoli è in Piazza Vittorio Veneto,
ogni sabato e domenica a partire dalle ore 19,30, all’insegna dello slogan “meno partiti, più riforme. Ci metto la
firma!”. La mia c’è.
Vito Rizzo
Domini: un passo
indietro in politica
e un passo avanti
nella tranquillità
“Voglio dedicarmi a me stesso e alla
mia famiglia.” Afferma Antonio Domini in una piacevole chiacchierata
a margine di un festa di nozze celebrata a Roccadaspide e conclusasi a
in una bella villa (Le Ginestre) sulla
collina di Capaccio.
Si sente svuotato dentro a causa
dell’ingenerosità dei suoi concittadini che “hanno consegnato la città,
e il loro futuro, a soggetti estranei
che non vivono ad Agropoli e fanno
perfino il bagno in acque forestiere
(Santa Maria di Castellabate)”.
Le luci della piana, tra il Solofrone e
il Sele, riflettono come la tranquilla
voglia di vacanza dell’ex Sindaco ciclista. Domini è rilassato come può
esserlo un uomo che ha attraversato tre campagne elettorali in poco
più di tre anni. Per il suo futuro di
amministratore di minoranza ha
scelto un profilo basso: “Non sarà
più in prima fila a trascinare, sarò
nelle retrovie a spingere e ad accompagnare chi vorrà impegnarsi
per migliorare Agropoli”.
Ma la lingua batte dove il dente
duole: “la vicenda di Alfieri si concluderà il 2010, in occasione delle
elezioni regionali per le quali ha prenotato un posto in prima fila. È quello l’obiettivo, nemmeno troppo nascosto. Una volta raggiunto tornerà
a guardare la nostra città dall’alto di
Torchiara”.
Il “domini-pensiero” si dibatte anche
sulle sue future scelte politiche:“Sto
meditando se seguire il mio partito,
i Ds, nella transumanza verso il Partito Democratico.” In questo caso
sarebbe difficile convivere nello
stesso partito ci chi lo ha “pugnalato alle spalle”.
L’alternativa potrebbe essere quella di aderire alla Sinistra Europea seguendo Mussi nell’aggregazione
della sinistra radicale. “Deciderò a
settembre, dopo aver consultato e
confrontato tutti gli aspetti con i
miei amici e compagni. Ora mi godo
questa tranquilla estate impegnandomi nel lavoro, stando vicino ai figli
e praticando il mio sport di sempre:
il ciclismo”.
Bartolo Scandizzo
RIVERBERI
aforismi di Germano Bonora
- La ragione
ci richiama
alla realtà
delle cose,
facendoci tenere i piedi a
terra.
La
poesia ci fa
volare al di
sopra delle
nuvole. Ma
soltanto la
fede ci eleva
fino a Dio.
La fede ci fa
intuire
il
senso della
vita, innalzandoci fino
a Dio, la Verità assoluta.
- Il credente non sta mai solo,
perché è sempre in comunione
con Dio.
- Chi sostiene di aver perduto
la fede per colpa del prete, vuol
dire che credeva nel prete, non
in Dio.
- I cattolici credono al libero
arbitrio, i protestanti al servo
arbitrio. Per i primi Cristo è
tanto democratico da lasciare
gli uomini liberi perfino di catturarlo e metterlo in croce. Gli
altri credono di essere predestinati e soltanto la fede in Dio
potrà salvarli. Se così fosse, gli
uomini non sarebbero responsabili né dei peccati né dei delitti e perfino Giuda sarebbe
giustificato, come molti sostengono.
- Se è vero che Gesù con la volontaria accettazione della cattura, della condanna e della
morte di croce salva gli uomini, non per questo giustifica i
suoi assassini. In verità non è
soltanto la passione e la crocifissione a salvare gli uomini,
ma tutta la vita del Messia,
dalla Incarnazione alla Risurrezione.
- Molti preferiscono fare ciò
che gli piace, anziché ciò che
dovrebbero. Soltanto la fede in
Dio per i credenti e gli ideali
per i laici possono rendere piacevole il dovere per il dovere.
- Il perdono nobilita chi lo concede, ma non assolve automaticamente chi lo riceve, se non è
pentito.
- Il perdono facile provoca la
pretesa del perdono, senza il
necessario ravvedimento.
- Il perdonismo è la malattia
del perdono. Come il buonismo
è la malattia della bontà.
- Il pentimento sincero desidera
l’espiazione della pena prima
ancora del perdono.
- Il perdono è ammirevole sia in
ambito laico sia in ambito religioso. Ma, per acquisire anche
valenza educativa, occorre concederlo soltanto ai pentiti veri.
- Il padre buono sa aspettare
pazientemente il figlio contestatore che si ravvede.
- Si vis amari, ama: ama, se
vuoi essere amato. Pochi decenni dopo Seneca, Gesù esortava
ad amare non soltanto chi ci
ama, ma anche i nostri nemici.
6
L’INCHIESTA
n°26 13 luglio 2007
Il bel gesto di Villani, Lubritto, Paladino ed Iosca
Niente stipendio per gli incarichi accessori. Un esempio non seguito da…
Nessuno oggi, nell’estate del 2007
sotto il segno di Corona e vallettopoli,
Gomorra e monnezza bassoliniana,
pretende il doppio, triplo, atto d’eroismo del quale fu capace Filippo Matonti, nato nel 1908 a Capizzo bel
borgo di Magliano Vetere. Nel 1931,
quando aveva appena 23 anni era già
tenente e pilota dell‘aeronautica. Indispettito da un procedimento disciplinare che riteneva ingiusto, emigrò a Parigi. Nella città francese, in un primo
momento se ne stette calmo e tranquillo senza svolgere alcuna attività politica, che era l’ultimo dei suoi pensieri.
Nel 1936 scoppia la guerra civile spagnola. Filippo Matonti è ingaggiato
dai repubblicani a “contratto politico”,
vale a dire percependo 3.000 franchi di
stipendio, quando ai piloti francesi
coinvolti nella stessa causa, andavano
50mila franchi al mese. Ad “ingaggiare” Matonti sono quelli di “Giustizia e
Libertà”. In età avanzata, Filippo Matonti, tornerà a vivere nel suo paese natale e non racconterà a nessuno questa
sua avventura spagnola contribuendo
a tenere nel mistero questa sua avventura da romanzo hemingwayano.
Maginot Matonti. Sulla “linea Matonti”, ovvero della passione che non guarda al portafogli, sono Villani, Paladino, Lubritto e Iosca (nella foto a destra). Il presidente della Provincia non
riceve alcuna retribuzione come consigliere in Agro Invest, come presidente
della società “Ospitalità da Favola” che
si dedica allo sviluppo di centri storici
e nuclei rurali del Parco nazionale del
Cilento e Vallo di Diano ed è stretta in
inizi e reinizi, e come consigliere nel
Patto territoriale dell’Agro. Senza stipendio anche l’assessore provinciale
Angelo Paladino, consigliere del Consorzio aeroporto Salerno-Pontecagnano, il consigliere provinciale Renato
Iosca presidente del cda di Magna
Graecia Sviluppo di Capaccio, così
come il consigliere provinciale Antonio Lubritto consigliere del Consorzio
Ortoflorofrutticolo di Paestum. Rinunciano al cachet solo per queste cariche
accessorie, ovviamente.
La misera busta paga di Tarallo. Sarà
anche nella prima fascia del manuale
Cencelli della lottizzazione campana
ma, ma raccontò Giuseppe Tarallo che
il presidente del Parco del Cilento non
nuota nel lusso: “Il presidente se è già
un dipendente pubblico scenderà a
1800 euro e per effetto d’altre decurtazioni arriverà a 1300. Questo non consente a nessuno di lavorare per bene. Il
presidente del Parco non ha diritto a
permessi ed aspettative. Io mi sono
messo in pensione dalla mia precedente attività di docente. Sono cinque anni
che non vado in ferie”. Sarà per questo che il ministro dell’ambiente non
riesce a rinnovargli il mandato o a trovare un nuovo presidente?. Carmelo
Pizzolante, invece, direttore generale
di Sviluppo Sele Tanagro denuncia
109.530 euro di emolumenti.
Tirano la cinghia almeno il settanta per
cento degli amministratori dei Piccoli
Comuni salernitani (da mille fino a 5
mila abitanti) la maggior parte dei quali
sono concentrati proprio nell’area del
Parco Nazionale. Percepiscono metà
dell’indennità di funzione che dovrebbero avere in qualità di sindaco, assessore o presidente del consiglio comunale. Vi sono poi casi in cui il sindaco
ed anche l’intera giunta rinuncia all’indennità per non pesare sui bilanci già
magri delle piccole comunità. È il caso
di Piaggine, in provincia di Salerno
dove il sindaco ha rinunciato, oppure
di Agnone dove il primo cittadino ha
fatto lo stesso. Il gettone di presenza,
nei piccoli comuni è un optional e così
pure i rimborsi per le trasferte. Le indennità non dimezzate vanno da un minimo di 1162,03 euro per i sindaci di
comuni fino a mille abitanti, ad un
massimo di 1952,21 euro per il primo
cittadino di comuni da 3 a 5 mila abitanti; il presidente del consiglio comunale prende nella stessa realtà 195,22
euro, sempre tariffa intera, e un assessore 292,83 euro, che dimezzata diventa 146,41 euro. Anche a Colliano Lettieri ed i suoi promettono di lavorare a
gratis.
Sette per Altavilla, sei per Capaccio.
Uno pensa che i libri tipo “La casta” o
la modesta eco di questi articoli smuovano qualcosa. Invece no. Per amministrare Altavilla Silentina, meno di
7mila abitanti serve una squadra di
sette politici a carico delle casse comunali, a Capaccio – 7 volte più grande –
Pasquale Marino, più sensibile al risparmio sui costi della politica, si è
fermato a cinque assessori. Poi ognuno
fa come vuole. Vedere, per credere,
quello che è successo pochi mesi fa al
Consorzio di bonifica di Paestum dove
nonostante un milione di euro di debito si aumentarono i gettoni di presenza
di presidente ed amministratori. I de-
biti sono per i contributi previdenziali
non versati ai dipendenti avventizi e
per i diversi onerosi contenziosi in
corso. Fino all’anno scorso per il presidente e tutti i componenti degli organi di gestione elettivi del consorzio bastavano, per l’intero anno, 18mila
euro. Per gli ultimi 5 mesi di quest’anno si è reso necessaria una variazione
al bilancio, con l’aggiunta di ulteriori
23.600 euro. I motivi? Si va dal rimborso spese forfettario di cinquanta
euro al giorno da corrispondere al presidente, raddoppiando la somma che
percepiva l’ex presidente. A seguire il
gettone di presenza di 200 euro per i
componenti del consiglio e della deputazione amministrativa.
Vediamo le altre cifre pagate dalla Provincia di Salerno. Al presidente del
consiglio provinciale Carmine Pignata va solo un gettone di presenza da
cento euro per il ruolo di consigliere
della società Sviluppo Sele Tanagro.
Arriva a 20mila euro l’anno Gerardo
Giordano presidente della società
«Sviluppo Sele Picentino» di Eboli. Più
consistente (circa 65mila euro) la retribuzione di Salvatore Aversano presidente della società mista di Palazzo
Sant’Agostino «Salerno Manutenzione». Con lui ricevono 10mila euro in
qualità di componenti del Cda Enzo
Marrazzo, Domenico Sessa e Luciano
Izzo. Stesso compenso per Beniamino
Curcio amministratore delegato della
«Vd & B.» di Padula che si occupa del
coordinamento e dell’attuazione del
Patto territoriale “Bussento-Vallo di
Diano”. Infine Donato Pica presidente dell’Ato Ente di Ambito Sele raggiunge i 62mila euro. Colpisce il dato
che nella stragrande maggioranza dei
casi si tratta d’ex sindacalisti o di politici trombati.
E così, a vedere questi andazzi, è chiaro che la società civile si fa attrarre
dalla discrezionalità clientelare. Ed allora salti chi può. Come nella Valle del
Calore, meno di due anni fa. False invalidità pagate a caro prezzo, non solo
versando mazzette minimo di sette-ottomila euro, ma anche rastrellando voti
per il politico compiacente. Un meccanismo ben collaudato, che funzionava
già da tempo ed era conosciuto in ambito locale. Andiamo oltre il prosciutto – il voto – la mazzetta per sfociare
nella tecnologia. Prendi un cd- rom tra
le mani, uno dei tanti che girano per
casa, e leggi “ Sistema informativo territoriale.... Borsa di studio in pianificazione territoriale strategica”.
Per quel compact- disc, come denunciò Peppe Rinaldi, su “Libero” sono
stati sborsati oltre due milioni d’euro.
Più di 2 milioni di euro di fondi del Por
2000- 2006 ( i fondi europei gestiti
dalle Regioni) per dar vita ad una borsa
di studio per formare sessanta specialisti di questa astrusa neo- disciplina dal
sapore così politicamente corretto
che... guai a chiedere in giro cosa sia.
Siamo nel Vallo di Diano, nel cuore di
un Parco nazionale del Cilento: inutile
dire che a seguito di queste scelte tracce di cambiamenti delle condizioni di
vita delle popolazioni locali non se ne
trovano… Lo inserisci nel computer,
navighi un po’ e ci trovi – racconta Rinaldi - dentro un percorso culturale e
naturalistico che trovi su qualsiasi
guida turistica; un po’ di grafici e diagrammi per il bla- bla sul territorio,
l’economia, l’utilizzo delle risorse e,
su tutti, Bassolino in persona che stringe qualche mano durante la presentazione del progetto con una tremula
voce narrante in sottofondo che descrive la meraviglia dell’opera in corso e di
come le magnifiche sorti e progressive della zona cambieranno volto di lì
a poco. A leggere le note di presentazione del progetto stesso si scopre che
“ Il Sistema Informativo Territoriale
nasce da un’iniziativa della comunità
montana Vallo di Diano nell’intento di
avvicinare ancora maggiormente le realtà locali su cui essa esercita la propria competenza”. Vabbè, chiudiamo
questa puntata. Alla prossima.
Oreste Mottola
[email protected]
2/Continua
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n°26 13 luglio 2007
7
ALBURNI
Mascazzini: “Macchia Soprana esperienza pilota”
Il direttore generale del Ministero dell’ambiente visiona i lavori
“Ancora una volta Serre si sacrifica”,
dice Cornetta e volge lo sguardo verso
il cantiere dove i lavori vanno avanti
veloci. In pochi minuti cominciano
anche la recinzione dell’intera area. In
una zona periferica si vedono in opera
gli operai che lavorano alle grandi vasche dove sarà stoccato il percolato.
“Via, che stiamo tirando su un’esperienza modello nel campo delle discariche”. E’ soddisfatto Gianfranco Mascazzini, il monumentale direttore del
ministero dell’ambiente, in maniche di
camicia e sotto un sole che non perdona corre da un lato all’altro di Macchia
Soprana, ed abbraccia ora il sindaco
Palmiro Cornetta, e poi va via, in un
altro lato, insieme con Dario Barbirotti e Mena Arcieri presidente e direttore del consorzio di bacino Sa2. La sua
parola d’ordine è “idea intelligente di
mitigazione degli effetti ambientali”
della discarica e del sito di stoccaggio.
Traduce così : “Non ci dimentichiamo
che qui ammassiamo m…e bisogna
evitare di farne sentire l’odore anche
in futuro”. Pierangelo Cardalesi, assessore provinciale allo sport, è più ottimista e razionale. “Partecipiamo alla
sfida per un modello di grande tenuta
ecologica che produrrà energia e ri-
composizione naturalistica in un contesto dove dominano disordine e degrado”. Tutto è quasi pronto, mancano pochissimi dettagli. Il consorzio di bacino Sa2 che contemporaneamente lavora per bonificare le due vecchie discariche, quelle delle precedenti emergenze, rimaste lì a fare da bomba ecologica in quei boschi. Questa mattina della
partita dovevano essere anche i rappresentanti del commissariato per l’emergenza rifiuti. A Macchia Soprana però
non si vedono, si spera che parteciperanno alla successiva riunione che si
terrà presso la Prefettura. Ora c’è da
definire il protocollo d’intesa, l’elenco
del dare ed avere, fra il comune di
Serre ed il resto
delle istituzioni.
“Perequazione arborea” è l’altro termine che ricorre
nelle conversazioni
fra i tecnici e gli
amministratori comunali di Serre. Significa che al posto
dei quasi 6 ettari di
bosco abbattuto se
L’INGEGNERE ALESSIO CAGGIANO E
ne ripianteranno 20
IL GEOMETRA MAURIZIO BUCCELLA
ettari e saranno di-
stribuiti in diversi punti del
territorio comunale. “Almeno
un ettaro del
bosco è andato
perduto perché
il percolato non
raccolto è andato a bruciare la
matrice inferiore degli alberi.
L’ho fatto presente, quando
ero un semplice
cittadino, con
un esposto all’autorità giudiziaria”. Cornetta racconta perché non accetta il ruolo di “vandalo in
casa” che da Postiglione alla sua opposizione consiliare gli vogliono appioppare. “Qui il Ministero ci ha messo più
di 3 milioni e mezzo di euro”, aggiunge Mascazzini. “Molto meno degli otto
milioni di euro che ci volevano per
espropriare l’intera Valle della Masseria”, ribadisce il sindaco. La vicenda
ha lasciato l’amaro in bocca alla popolazione e giovedì 5 luglio se ne discu-
terà in un’assemblea popolare nella palestra comunale. L’11 luglio invece si
chiuderà il terzo lotto dei lavori a gestione provinciale e si darà il via, dopo
una conferenza dei servizi, all’attuazione della bonifica dell’immondizia
“vecchia” che è già a Macchia Soprana.
I LAVORI
Hanno lavorato in due turni da 14 ore.
Di più non si poteva fare. I lavori a
Macchia Soprana sono risultati più difficili del previsto e sono stati portati
avanti a ritmi da record. A dare ordine
all’intera organizzazione sono stati due
salernitani: il geometra Maurizio Buccella e l’ingegnere Alessio Caggiano.
L’operazione più difficile è risultata
quella della messa in sicurezza dei costoni esterni alla grande area dove oltre
700mila quintali di rifiuti saranno
prima stoccati provvisoriamente e poi
seppelliti per sempre. Della dislocazione degli impianti che serviranno ad
estrarre il biogas, i reflui e l’estrazione
del percolato è l’ambito dell’agronomo Michele Marino, responsabile tecnico del consorzio di bacino Sa2, e residente a Capaccio.
Oreste Mottola
Claudia Cardinale e Jean-Michel Jarre ad Albanella
Dal 26 al 28 luglio, nella cornice “alternativa” del Parco eolico di Albanella, si terrà il “Powerstock Festival”,
un festival di musica elettronica
che sarà svolto nel pieno rispetto
dei criteri di sostenibilità energetica e
inteso a divenire un grande momento
di sensibilizzazione, oltre che di spettacolo.
L’evento è nato da un’idea originale
di una giovane agenzia di organizzazione eventi romana, la ‘AAAvanti’, si avvarrà della collaborazione dell’ UNESCO IHP (Programma idrogeologico)
e contribuirà alla costituzione della Biblioteca dell’Acqua e della Civiltà. Sarà
madrina d’eccezione Claudia Cardinale, Ambasciatrice di Buona Volontà
UNESCO per i Diritti della Donna.
Si tratta della prima rassegna musicale internazionale dedicata allo sviluppo
sostenibile. In quanto tale, l’evento è
entrato a far parte del Decennio
ONU dell’Educazione allo Sviluppo
Sostenibile (DESS) in quanto, come dichiarato dalla Commissione Nazionale Italiana UNESCO, che coordina il
Decennio, “contribuisce a diffonderne
i principi e realizzarne gli obiettivi”.
Powerstock ha riscosso l’interesse
delle maggiori organizzazioni ambientaliste quali “Green Cross Italia” e “Le-
gambiente” e utilizzerà la consulenza
tecnico-scientifica di “Kyoto Club” per
quanto riguarda la sostenibilità dell’evento.
Tra i partner principali, inoltre, la “K
Events” del Gruppo Filmmaster (organizzatori dell’evento inaugurale delle
scorse Olimpiadi di Torino 2006) e la
“Hill & Knowlton Gaia” (prima agenzia di comunicazione ambientale italiana).
Numerose le iniziative ambientali previste durante il Festival: oltre all’azzeramento delle emissioni di CO2 del
pubblico, verrà predisposta la raccolta
differenziata dei rifiuti. Curiosità: si utilizzerà una moneta ufficiale chiamata
“Powercash” (raffigurante Aristotele)
con la quale si potrà mangiare cibo
biologico (in collaborazione con l’Istituto Nazionale per la Dieta Mediterranea) e acquistare prodotti eco-compatibili. Le strutture e gli stand saranno progettati secondo le regole della
bio-architettura. Per la comunicazione
è previsto l’utilizzo di carta riciclata.
L’evento vuole sensibilizzare i giovani
al tema dell’ambiente in chiave nuova
facendolo diventare un concetto “moderno e trendy”, come dichiarano gli
organizzatori, convinti che “per arrivare ai giovani, oggi, bisogna inventar-
si strumenti di comunicazione innovativi che sfruttino canali già consolidati
nell’immaginario collettivo quali la musica e l’arte”. “Siamo molto contenti.
Speravamo davvero di coinvolgere realtà così importanti nel progetto e ci
siamo riusciti. Il cambiamento climatico sta diventando un problema molto
serio ed è un segnale che anche le più
grandi organizzazioni internazionali inizino a sfruttare canali di comunicazione innovativi vicini ai giovani per sensibilizzarli a queste tematiche.” ha dichiarato Carlo Brancati, ideatore e
capo progetto dell’iniziativa. “Powerstock è solo un esempio, ma speriamo
che lo diventi anche per altre iniziative volte a far diventare la sostenibilità
ambientale qualcosa di mainstream ma
sopratutto di moderno, trendy e sexy.
Perché questo è il nostro obiettivo
principale”.
Dopo una lunga attesa, è stata da poco
confermata ufficialmente la presenza
di Jean-Michel Jarre, pioniere e icona
della musica elettronica, attivo da più
di trent’anni e apprezzato a livello
mondiale.
Ambasciatore di Buona Volontà UNESCO per i giovani, l’artista francese ha
dichiarato che “Powerstock rappresenta un’adeguata risposta ai bisogni
di una società sempre meno cosciente di come e cosa consuma”.
E’ stata aggiunta un’intera serata, quella di giovedì 26 Luglio, interamente dedicata all’artista. I suoi appuntamenti
dal vivo non sono molto frequenti,
dato il costo delle apparecchiature e
delle installazioni utilizzate. Basti pensare che l’artista non organizza tour,
ma soltanto faraonici singoli spettacoli in diversi paesi del mondo.
Jarre, a differenza delle due serate successive, a base di dj-set, si esibirà in un
concerto live del quale si sa già che si
tratterà di uno spettacolo di grandiosità pari ai suoi concerti più recenti
(come quelli in Marocco e Danzica),
dato che per l’evento è stata appositamente richiesta l’installazione di 2
schermi da 28mq, 1 schermo da 40mq,
1 colorweb da 144mq, 10 schermi al
plasma da 42” e dei mega-proiettori,
nonché la preparazione di fuochi d’artificio e di fiamme alte dieci metri.
La serata verrà aperta e chiusa da
gruppi di grande fama nel panorama
musicale elettronico.
Sono poi previsti altri nomi di spicco
del settore della musica elettronica e
pop internazionale: per il 27 luglio,
Moby, Klaxons, Almamegretta, Black
Strobe, Fennesz e Giuseppe La Spada,
Claudio Fabrianesi, Sid Le Rock, Metope; per il 28 luglio, Mr Oizo, The
MFA, Planet Funk, Alex Kid, Deelay,
Jake Fairley, Frank Martinig, René Breibarth.
Le prevendite dei biglietti, il cui costo
oscilla tra i 35 e i 45 euro per serata,
sono aperte nei negozi e su internet.
Diomira Cennamo
Nella foto,
Claudia Cardinale
DIANO
8
n°26 13 luglio 2007
“Tra il cielo e la terra”, per guardarsi indietro
Il professor Curcio riordina la storia del Vallo di Diano in un percorso corale
Mancava un libro che permettesse di
generare una lettura più ampia di una
storia personale, che al tempo stesso
consentisse di approfondire una vicenda comune: “Tra il cielo e la terra Scritti sparsi e diversi”, raccolta di articoli ed impressioni del professor Vincenzo Curcio (Zaccara, 333 pagine con
illustrazioni, € 18), colma un’emozione fino ad ora inespressa, o comunque
freddamente conosciuta da lettori ed
appassionati. Il titolo è ispirato a “Il
cantico del gallo silvestre”, tratto dalle
“Operette Morali” di Giacomo Leopardi, che ci mostra la dimensione aerea e
terrestre della specie animale. Le tappe
sono vivide e sinceramente (auto)biografiche: Luigi Pica, Gerardo Ritorto,
Enrico Quaranta, Vittorio Bracco, Pasquale Petrizzo, Adolfo Manzione. La
storia politica e culturale del Vallo di
Diano scaturisce da queste visioni che
fedelmente ricalcano la formazione, il
viaggio di vita perpetuo, un sogno sontuoso, la cui vetta è l’incompiuta “Città
Vallo”, aura avvolgente e chimerica
nella predisposizione dei testi. Ogni
traccia è maestoso sogno, che passa
per le letture del docente: Tolstoj e
Giovanni Raboni, Manzoni e Leonardo Sinisgalli, Scotellaro e i lirici greci.
Si può parlare di biografia intellettuale? E’ sicuramente l’ascesa ideale che
può trovare la sua sublimazione nel
Monte Carmelo, il cui impatto è simile alla scalata del Ventoux descritta da
Petrarca. E non è un caso che Luigi
Pica riecheggi in questi testi, come se
esistesse nella sua genialità l’inespressa beatitudine della caducità della vita.
Certamente, l’energia di queste parole
è contemporaneamente pacata ma brillante operazione di recupero della dignità di ogni luogo, sia esso letterario
o culturale, nell’igneo tumulto che la
piazza valdianese accoglie. La nostra
terra è raccontata per immagini, icone,
simulacri virtuosi: la sintesi è un’antologica magia, che in un’ode collettiva ci restituisce disincanto e passione
per storie e memorie che potevano risultare soltanto fragile ed infecondo
passato. Questa ricerca ci restituisce la
gestazione e la crescita di un irripetibile laboratorio culturale, aperto all’intervento civile, lontano dalle voci flebili ed indifferenti della cultura attuale. Chi scrive questa pagina di letteratura - che ricorda, nell’effervescenza e
nell’impostazione nobile, arguta e ficcante le pagine (o gli stessi commenti
televisivi) di Mario Soldati - cerca di
porre il giusto distacco tra lo spirito
fuggente del momento storico, e la riflessione sugli stessi argomenti che instillano suggestione e compianto.
Ciò contribuisce a costruire il giusto
ed equanime giudizio sulla singola
esperienza,
di
modo che ognuno
possa trarne le
proprie considerazioni. Vincenzo
Curcio è consapevole di vivere tra
cronaca e storia,
tra immaginario ed
aspirazioni, memoria e coscienza,
cercando di livellare questi elementi di raccordo, affinché sia la misura - e non la retorica - a prevalere
nella circolazione
di affetti, parole ed
emotività. L’autore è un messaggero, che corre come
Filippide, ad annunciare al popolo
una vittoria ed un
successo che si
consumano contro
la tenebra, che ha
rischiato di inghiottire il recente,
mirabile flusso di idee sulle quali fu
costruito il (non sempre perseguito)
tracciato passionale ed ambizioso del
Vallo. Cosa rimane dopo la lettura di
questo testo? L’idea del rimpianto per
quel che poteva essere, e che, purtroppo, non sarà mai.
Carmine Marino
Parco Cilento: ripar te “Ospitalità da Favola”
La Regione Campania decide di emanare l’avviso pubblico
Al via le procedure per l’attuazione di
“Ospitalità da favola”, il contratto di investimento promosso dall’Ente Parco
Nazionale del Cilento e Vallo di Diano
nell’ambito del Progetto Integrato “La
rete ecologica del Parco” di cui l’Ente
stesso
è
capofila.
Nei giorni scorsi, la Giunta regionale
della Campania ha assunto la decisione
di emanare l’avviso pubblico per la manifestazione di interesse ed il relativo
bando per la presentazione, da parte di
consorzi, delle domande di accesso al
contratto di investimento. Le istanze
dovranno essere inoltrate entro 60 giorni dalla data di pubblicazione del bando
sul Burc.
“Ospitalità da favola” è un contratto di
investimento del valore di 25 milioni
di Euro, di cui 15 milioni a valere sulla
misura 1.10 del Por Campania 20002006, e la restante quota a carico del
cofinanziamento da parte di soggetti
privati.
“Le azioni previste da ‘Ospitalità da favola’ vanno ad aggiungersi agli altri interventi che il nostro Ente sta attuando,
sempre nell’ambito del Progetto Integrato, per rendere più articolata e, soprattutto, marketing oriented l’offerta
turistica delle aree interne del Parco.
Intendiamo intercettare la domanda turistica rivolta alle tipologie ricettive non
alberghiere, che registra un tasso di crescita medio annuo del 6,5 per cento –
dichiara Angelo De Vita, direttore dell’Ente Parco Nazionale del Cilento e
Vallo di Diano - Gli operatori turistici
hanno colto l’importanza di questa opportunità, come dimostrano le 733 domande presentate per accedere al regime di aiuti previsti dal bando “de mini-
mis” per la micro-filiera del
turismo ambientale, giunto
alla fase di erogazione dei
contributi. Abbiamo finanziato 115 micro-imprese turistiche, cui vanno aggiunte le 128 PMI del comparto
dell’artigianato tradizionale, erogando contributi per
un importo complessivo di
circa 21 milioni di Euro”.
“In particolare va ricordato
che, nei mesi scorsi, la Regione Campania ha accolto
l’istanza promossa dall’Ente Parco,
anche su mandato del tavolo di concertazione del PI, di portare la dotazione
per ‘Ospitalità da favola’ dagli originari 5 milioni di Euro agli attuali 15 milioni. Questa decisione dell’Ente Regione, insieme con quella più recente
di emanare il bando, è la testimonianza più evidente del proficuo e costante
rapporto di collaborazione che intercorre tra il Parco e le Istituzioni, in primis
la Giunta regionale, l’Autorità di Gestione del Por, l’A.G.C. 01 ed il Responsabile della Misura 1.10” afferma
Giuseppe Tarallo, commissario straor-
dinario dell’Ente Parco.
Il consorzio vincitore del bando regionale, di imminente emanazione come
assicurato dal responsabile regionale
della Misura 1.10, Ettore Zucaro, avrà
il compito, fra l’altro, di realizzare e gestire un sistema integrato di residenze
turistiche nonché di creare e sviluppare, in coerenza con l’idea forza del PI,
un’offerta turistica che valorizzi i principali attrattori a forte vocazione ambientale che l’area possiede: importanti siti archeologici, impagabili risorse
naturali, significative testimonianze
storico-culturali.
Overdose da farmaci nei bambini
I farmaci per il
trattamento
della tosse e
del raffreddore
che contengono decongestionanti nasali,
antistaminici,
sedativi della
tosse ed espettoranti spesso usati negli adulti non
devono assolutamente essere utilizzati nei bambini di età inferiore a 2
anni, allo scopo di alleviare temporaneamente i sintomi delle infezioni del
tratto respiratorio superiore. Nel periodo 2004-2005, negli USA 1519
bambini di età inferiore a 2 anni sono
stati trattati al pronto soccorso per
eventi avversi, compresa l’overdose,
associati a farmaci impiegati per il
trattamento della tosse e del raffreddore. Inoltre anche, recentemente
negli Stati Uniti, il Centers for Disease Control and Prevention (CDC)
dell’FDA (12 gennaio 2007) ha descritto 3 decessi di bambini con
meno di 1 anno di età associati ad
assunzione di farmaci per la tosse e
il raffreddore. L’età dei tre bambini
variava da 1 a 6 mesi; due erano maschi. Tutti e tre i bambini presentavano livelli elevati di pseudoefedrina
(un decongestionante nasale) e dall’autopsia sono emerse nel sangue
anche tracce di paracetamolo (antipiretico), carbinoxamina (antisaminico) e/o destrometorfano (sedativo
della tosse). Tutti e tre i bambini
erano stati trovati morti in casa. Non
esistono raccomandazioni sul dosaggio per la somministrazione di farmaci da banco per la tosse e il raffreddore in bambini con età inferiore a 2 anni di età, e non sono state
studiate dosi appropriate per bambini di questa fascia di età. Le istruzioni nei farmaci da banco consigliano ai consumatori di “consultare un
medico” nei bambini in questa fascia
d’età. I medici di solito estrapolano
la dose da somministrare ai bambini
con età inferiore ai 2 anni dalle linee
guida delle dosi per adulti o per bambini più grandi.Tale estrapolazione si
basa sulla presunzione che la fisiopatologia della malattia e gli effetti del
farmaco siano simili negli adulti e nei
bambini. I genitori e chi assiste i bambini non devono somministrare farmaci per la tosse e il raffreddore in
questa fascia di età senza aver consultato prima un operatore sanitario
e devono seguire precisamente le
sue istruzioni.
Alberto Di Muria
[email protected]
n°26 13 luglio 2007
VALLO DELLA LUCANIA
Rifiuti e Campania: come ti penalizzo il Cilento
Chiera: “Si consolida il buco finanziario di Yele e Corisa 4”
Alla fine l’unica soluzione sembra
quella di andarsene con la Basilicata.
Di fronte agli ammalianti inviti che
provengono dalla terra lucana e alla
sempre più difficile coabitazione con
la “corazzata” costituita da Napoli e
provincia, l’esile Diano-Cilento,
anche in tema rifiuti, sembra davvero
non avere voce in capitolo. Lo si ricava da quanto ha affermato l’assessore
provinciale all’Ambiente Angelo Paladino nell’incontro tenuto ad Ascea il
28 giugno su tariffazione e ambiente.
“La nostra immagine viene sempre
più assimilata a quella di Napoli e
questo, in tema di gestione rifiuti, ci
penalizza non di poco, poiché in questa stagione sono calate le prenotazioni in hotel e strutture turistiche. In un
territorio in cui la voce turismo estivo
ha una sua consistenza, un calo del
15% è notevole”, afferma il politico. I
vacanzieri certo non hanno voglia di
trascorrere le ferie tra la sporcizia e
puzze varie, cioè quello che fanno vedere in tv: cumuli di spazzatura che
brucia alimentando diossina su marciapiedi e piazze. È la cartolina della
Campania in Italia e all’estero. “Da
noi, invece, ci sono alti tassi di raccolta differenziata, dal 40, sino all’80%,
ed essere assimiliati ad aree dove la
raccolta è assente è una grave penalizzazione, politica, economica e di
immagine!”. Essere un comune Riciclone non vale un granché se il resto,
altamente popoloso della regione, vive
su altre sfere, di consumo e imbarbarimento ecologico. Dove sono le discariche e gli impianti nella parte più
abitata e consumatrice della Campania? L’incontro, organizzato dal Cori-
dalla prima
sa4 e dalla seconda fase del corso di
formazione sul lavoro Pic Equal, ha
fornito molti – amari – spunti di riflessione. Anche la proposta di istituire un
sub-Ato, cioè un ambito di gestione in
tema rifiuti autonomo dalla parte nord
della provincia, è stato bocciato. Sempre il “guerriero” Paladino dichiarava
che nel disegno degli enti che dovranno gestire in tema rifiuti, ci saranno
solo ambiti territoriali a livello provinciale (Ato): in soldoni pagheremo
i nostri rifiuti con le tariffe di Pagani
o Nocera, territori che non hanno un
livello di raccolta sviluppato e dinamico come il nostro, e quindi cacceremo più soldi. Oltre a questo anche la
gestione politica dei servizi non sarà
più autonoma. Al meeting Enzo Chiera, della società Yele, denunciava oramai il consolidato buco finanziario
delle casse di Yele e Corisa causato
dalle inadempienze dei Comuni. Non
dolce con la provincia è stato il direttore del Corisa4, Gerardo Spira, che
ha delineato un quadro certo non di
collaborazione tra gli enti. “Il Consorzio Sa/4, con enorme impegno istituzionale, ha fatto di tutto per superare
le crisi, dotandosi di un proprio piano
territoriale realizzandone alcuni per
cercare di far fronte almeno alla propria emergenza. L’impianto di Vallo
Scalo ritarda nel collaudo per qualche
opinione amministrativa sulla natura
del terreno e questo, nella fase di conclusione della struttura, finita, che potrebbe risolvere il problema della raccolta differenziata. L’impianto di
Ogliastro Cilento, utilissimo per organizzarvi la raccolta degli ingombranti poi, ritarda nelle autorizzazioni or-
dinarie, mentre per quelle in deroga,
è ancora nella fase di interpretazione,
per un improprio, sprovveduto o volontario intervento dell’amministrazione Provinciale, che è giunta perfino ad inviare propri agenti di Polizia,
per accertamenti e indagini”.
Daniele Fortini, presidente di Ferderambiente, l’associazione che riunisce
soggetti in qualsiasi forma costituiti
che gestiscono pubblici servizi di igiene e risanamento ambientale, poneva
l’accento sulle politiche ambientali
degli Ato, evidenziando una contraddizione: che i nascenti Ato non hanno
personalità giuridica e, pertanto, i comuni, come componenti dei consorzi,
sono quelli che fanno le regole e sono
loro stessi i responsabili della gestione. Da qui nasce una situazione di
confusione nel passaggio ad un ambito provinciale. “Ai comuni non resta
che concorrere alla definizione dei
progetti. Ci sono 2 cose fondamentali per il passaggio alla tariffa: capire
chi ha gli impianti, per poterli offrire
a terzi e implementare le conoscenze
Parco, è l’ora di uomini nuovi
Nel parco si perdono collegamenti ferroviari, si perde l’ospitalità diffusa di
circa 1200 posti letto, molti dei quali in
zone sprovviste di aziende ricettive;
altra “guerra tra poveri” il mare contro le aree interne, il parco doveva far
interagire tutto il territorio? Pensiamo
di sì, lo pensiamo a tal punto che invano da anni chiediamo una segnaletica che consenta ai “turisti” e agli indigeni di recarsi dal mare all’interno e
viceversa… Si possono mettere insieme le autolinee presenti nel parco e costituire un consorzio a cui affidare più
corse da e per il parco, la gestione delle
tratte ferroviarie dimesse e non, in definitiva si può decidere un destino condiviso di sviluppo? Anche in questo
caso penso di sì, uniti, con un unico
progetto di sviluppo si potrà realizzare la “Città Parco” fatta di attività sostenibili, di attività culturali, (Noi da
anni ostinatamente, da asini, portiamo
avanti un progetto “la cultura quale occasione di sviluppo delle aree interne
del mezzogiorno d’Italia”), perché non
diventa patrimonio di tutti? Il parco
questo dovrebbe fare! Mettere a sistema tutti gli attori locali, Comuni, enti
pubblici, enti di ricerca, aggiungiamo
fondazioni bancarie. Non è nostro costume sfuggire alla bella provocazione
di Bartolo Scandizzo, come ne usciamo? Assumendoci le nostre responsabilità, senza congiure di baroni, perché non c’è un imperatore! Ci sono
tante donne ed uomini giovani a cui va
data una speranza, quella di restare in
questo territorio, mettendo a frutto i
propri studi e conoscenze! Infine, lo
ricordo a me, lo ricordo a tutti, c’è
l’istituto delle dimissioni, da subito va
dato un governo all’ente, lo volevamo
già fare, una “regia” ce lo ha impedi-
to, questa “regia” ha il fiato corto! Non
occorrono uomini nuovi, occorrono
uomini che fino ad ora non hanno gestito. Ci sono, la classe amministrativa
è di primordine, si faccia largo a questa. Ciascuno faccia la sua parte!
Carmine Cocozza
*Vice sindaco di Auletta
tecniche riferite ai cittadini (perciò l’esigenza
della tariffa). Altra
emergenza sottolineata
è relativa alla carenza
attuale di impiantistica.
Ha poi concluso con riferimento al passaggio
da Tarsu a Tia spiegando che “La tariffa spinge l’azienda a dotarsi di
capacità, di preparazione, di documentazione,
in quanto costretta al
rapporto con il pubblico. In un territorio come
il nostro personalizzare i servizi tramite il progetto Equal può dare una
caratterizzazione”.
Nicola Nicoletti
continua da pag.3
Pagelle...
spettaccolo, per la Margherita. Una misera pagliacciata, proprio come ha
detto Bisogno. Si fosse fermato alle
bacchettate per i suoi alleati, Vastola,
un dieci e lode nessuno glielo avrebbe
negato. Poi ha voluto strafare. Ed è finito in derapage.
Damiano Capaccio, assessore alla
cultura, voto 3: “signori e signori, per
la serata di gala di Vissi d’Arte, abbiamo invitato a Eboli, nientepopodimenoche...Gi-gi Sa-ba-niiii”. Nel vedere
i manifesti, Donato Santimone ha chiuso la concessionaria e se n’è tornato a
Bellizzi, Gerardo Rosania si è iscritto
all’Msi, al posto di Paolo Polito, Cosimo Cicia ha invitato Fabrizio Corona
al Piano di Zona. Aspettando la revoca dei domiciliari per Corona, il matrimonio bis con la Moric, una domanda alla Di Pietro assilla gli ebolitani
amanti della lirica: ma Sabani, che
c’azzecca con Vissi d’Arte? Dovesse
imitare Pavarotti e friends lo invitiamo automaticamente a Cabareboli.
Altri motivi, non ne troviamo. A Capaccio, ma perchè...?
Cariello friends, voto 4: Massimo,
l’assessore, va all’incontro con il centrosinistra alternativo a Melchionda...e
fa l’agiografia del sindaco: “ricuciamo
con lui”. Voce nel deserto. Pasquale, il
capogruppo in consiglio comunale di
Rc, è diventato improvvisamente muto
e sfatto. Molti preconizzano le sue dimissioni, ma lui si presenta puntuale.
In consiglio. E in commissione. Non
da battaglia, non fa fuochi e fiamme
più su niente. Qualcosa è cambiato nel
giro di due anni. Pasquale smunto. Cariello primo si è diplomatizzato. Cariello secondo si è abbacchiato. Sarà
la vigilia dei quarant’anni? Aspettiamo fiduciosi un battito d’ali.
Fra.Fae.
9
DALLA PRIMA
Quando
Annamaria
Franzoni...
E’ un evento? un evento culturale, musicale ?.
La Franzoni è una diva, una musa
della musica, una poetessa, un’attrice, una tronista di “Uomini e
Donne” ? E’ una nuova attrattiva
turistica che porta più gente sulle
spiagge del Cilento? Chi è AnnaMaria Franzoni ?
Semplicemente...una donna che ha
perso un figlio in circostanze terribili, che porta con sé il dolore: il
sentimento più intimo degli esseri
umani. Per questo va fotografa ?
Per questo motivo è essenziale sapere quale sia la meta della sua
estate?
Certo, è una donna che davanti
alle telecamere e con la stampa
scandalistica mostra disinvoltura,
non lesina pianti e sorrisi. Non ha
lesinato neanche nell’arte della
scrittura, mettendo sul banco delle
librerie un suo libro, “ La verità”,
tutto “ispirato” alla morte del figlio Samuele.
Insomma è una donna che non è
caduta nel dimenticatio dopo la
disgrazia avvenuta nella sua casa
di Cogne.
Ma è pur sempre una madre di un
bambino morto per omicidio. E
questa atroce certezza - nel dubbio sulla sua colpevolezza- dovrebbe essere assolutamente sufficiente per smetterla di fare gossip sulla sua vita, sul suo fisico in
costume, sulla caletta dove sceglie
di andare a mare, sui motivi per
cui ha scelto Marina Camerota
per le sue vacanze estive.
La Franzoni non è una donna qualunque, ora è un personaggio e di
pubblico ne ha tanto.
Ma quel pubblico può finalmente
guardare da un’altra parte ed evitare di tenere viva lì l’attenzione
sugli optionals della sua sofferenza, che pretende, per la sua grandezza, solo silenzio e non le luci
della ribalta ? Non dimentichiamo mai i versi di Ungaretti,
amante del Cilento, che pure perse
un figlio:
“Da Giorno per giorno”.
Passa la rondine e con essa estate,
E anch’io, mi dico, passerò…
Ma resti dell’amore che mi strazia
Non solo segno un breve appannamento
Se dall’inferno arrivo a qualche
quiete.
Marianna Bassi
10
ROCCADASPIDE
n°26 13 luglio 2007
La sfida è quella di dare un futuro alla nostra sanità
Mucciolo racconta degli sfottò di Montemarano se non gli ricorda di Roccadaspide
Come s’inserisce nel contesto regionale l’ospedale di Roccadaspide? Quali
sono le sue emergenze e quali sono i
picchi di sanità, cosiddetta di qualità,
sono stati gli argomenti dell’ultimo incontro sulla questione sanità. Il sindaco di Roccadaspide, con la sua passionalità dove è forte l’impegno per
l’ospedale, nel mentre ha ringraziato gli
ospiti, si è scusato per la disorganizzazione nel ricevimento degli inviti per
disguidi postali: “Nonostante l’enorme
situazione deficitaria della Regione
Campania in materia di sanità, grazie
ai suoi sacrifici, ha saputo far rientrare
il tutto nella norma, anche grazie al
contributo della Regione. Tuttavia, un
problema c’è e resta, ed è quello dei dipendenti, in quanto vi è una norma del
2007 che non consente le assunzioni.
Intanto i reparti sono carenti. In quest’ospedale vi lavorano primari, medici e paramedici eccezionali. L’occupazione dei posti letto è al massimo. Esiste tuttavia il problema annoso della
mancanza della Rianimazione. Per ogni
intervento chirurgico occorre far riferimento alla rianimazione dell’ospeda-
le di Agropoli. Intendo fare un appello
ai tecnici dell’ASL, ai nostri politici e
ai nostri rappresentanti regionali, di
farsi carico del problema e di consentire l’apertura della rianimazione in quest’ospedale. I comuni viciniori sono
stati sempre vicini all’ospedale. Le risposte del Direttore Sanitario e del direttore generale sono state sempre convincenti”. Il direttore generale Donato
Saracino nel suo intervento, ha spiegato perché l’ospedale di Roccadaspide va difeso ad oltranza, prima per la
caratteristica del territorio con l’annessa viabilità che non ne facilita la percorribilità e le distanze tra i paesi, che
sono enormi, poi, per la qualità dei servizi erogati. Va affrontato innanzitutto
il problema delle emergenze ed ha assicurato il suo impegno per l’attivazione della terapia intensiva. Gennaro
Mucciolo, nel suo intervento, ha difeso il suo operato e ne ha rimarcato l’alta professionalità dei primari e di tutti
gli operatori che lavorano nell’ospedale che “in altre realtà c’invidiano. È responsabilità di tutti far superare momenti difficili come questi, perché è
inutile che ce lo ripetiamo, la Regione
Campania, per quanto
riguarda la sanità attraversa momenti non
buoni. Le realtà interne debbono avere gli
stessi diritti e gli stessi doveri delle realtà
metropolitane. I cittadini sono tutti di serie
A. Non possiamo considerare che ci siano
cittadini di serie A e
cittadini di serie B. Le
realtà interne vivono
disagi che non vivono
le realtà di pianura. Qui occorre uno
sforzo in più. Per quanto mi riguarda,
sto facendo da tempo la guardia, anzi
qualche volta, c’è anche la favola tra i
colleghi (consiglieri regionali, ndr.),
che dicono: -Oggi non parli di Roccadaspide? Lo stesso Assessore Montemarano, mi dice: - Come mai non parli
di Roccadaspide, oggi? Per dire, che
questa è una realtà, mi rendo conto, che
deve essere difesa e sostenuta. Ricono-
Le incongruenze delle quali soffre l’ortopedia
Manca del materiale chirurgico di osteosintesi e di sala gessi
L’atto aziendale prevede per il biennio 2007-2009 l’attivazione di 10 posti
letto in ortopedia che sono tali solo
sulla carta. Nonostante il trasferimento del reparto, infatti, permangono 6
posti letto, mentre le altre stanze
sono chiuse. Queste sono le disposizioni della direzione sanitaria, ma nei
giorni scorsi, il reparto ha ricoverato
nove persone per venire incontro alle
richieste dell’utenza. Il tasso di occupazione dei posti letto è del 120%.
Manca, inoltre, il necessario per affrontare le urgenze. In un reparto
dove si effettuano interventi di alta
chirurgia ortopedica, mancano i chiodi, le fasce, i contenitori per il gesso.
La professionalità del personale medico e paramedico è mortificato da
gravi carenze. Non si può effettuare
un elettrocardiogramma per l’assenza della relativa apparecchiatura. I letti
si prendono da altri reparti, mancano
i comodini nelle stanze e le suppellettili per la divisione si raccattano altrove. Come accennato, manca del materiale chirurgico di osteosintesi
(chiodi) e di sala gessi. Sono state inoltrate, a riguardo, diverse richieste alla
direzione sanitaria, tuttora disattese.
«Si comunica che detto materiale è in
fase di esaurimento. Da oggi possiamo trattare solo una frattura pertrocanterica di femore 125/11 nel prossimo futuro, mentre la media è di tre
al mese. Il materiale è necessario per
fronteggiare le necessità traumatologiche e d’urgenza e chirurgiche. Si
corre il rischio, dato l’incremento di
richieste nel periodo estivo, di non
poter intervenire», recita una richiesta
del personale medico del 18 giugno,
cui ne segue un’altra. «Si precisa che
l’ultimo chiodo endomidollare è stato
utilizzato. Senza il reintegro del materiale verranno sospesi alcuni trattamenti come le fratture femorali». Con
la conseguenza di spostare un paziente affetto da frattura femorale con i
relativi rischi e sofferenze. La divisione, inoltre, deve fronteggiare il caldo
con il guasto dell’impianto di condizionamento, la cui riparazione è prevista per la prossima settimana. Già da
febbraio, però, i motori dell’impianto
avevano dato segno di cattivo funzionamento. Alcuni pazienti sono stati dimessi per il troppo caldo. Per ovviare,
sono stati sistemati alcuni condizionatori nel corridoio della divisione ortopedica. Per cui, nei giorni scorsi, i
pazienti venivano spostati con i letti
nei corridoi come degli accampati. Ma
dopo hanno preso il raffreddore per
lo sbalzo di temperatura tra la stanza
e il corridoio. Questo è il doppio
volto della sanità: carenza organizzativa dell’Asl e professionalità del personale medico e paramedico.
Francesca Pazzanese
sciamo sul piano della qualità professionale la valenza di quest’ospedale.
Non possiamo consentire a chi dirige
la chirurgia di vivere in condizioni di
disagio, perché non c’è la rianimazione.
Occorre ridurre, infine, i tempi per organizzare la lungo degenza”. Antonio
Valiante ha parlato di servizi adeguati
nella sanità. “La Regione deve avviare
dei processi di risanamento. È necessario razionalizzare, non si può fare
contenimento della spesa pubblica
senza una programmazione. Non si può
governare un servizio come quello
della sanità, senza organizzare la spesa.
Fare in modo che i flussi ordinari della
spesa corrente siano costanti e puntuali. La qualità dei servizi erogati sono il
termometro della situazione. Deve essere una sanità delle prestazioni. 273
mila abitanti, sono un quartiere di Napoli, diceva il Direttore generale (dell’ASL SA3 Donato Saracino). Se nell’ASL SA3 vi sono 5 ospedali, qualche
motivazione ci sarà pure. Ne sono una
costante, il territorio, la popolazione, la
viabilità. L’emergenza si fa dove nasce
l’esigenza. Un infartuato di Roccadaspide se è costretto ad andare a Salerno
o a Napoli deve affidarsi solo al Padreterno… ”
Cosmo Guazzo
Le voci: “Si inaugurano
reparti già esistenti”
«Qui si inaugurano reparti già esistenti
come l’ortopedia e non si apre la rianimazione», sostiene Mario Cammarota.
Il 28 giugno sono state inaugurate le
nuove sedi del distretto sanitario e del reparto di ortopedia. Il distretto è passato al
primo piano del Palazzo di giustizia,
presso gli ex uffici dei giudici di pace.
La divisione ortopedica, invece, si è trasferita dal primo al terzo piano dell’ospedale. Per il sindaco Auricchio: «Oggi si
concretizza un momento bellissimo per
il territorio. Se l’ospedale è a questi livelli è per la dedizione dei primari. Tuttavia, gli infermieri per una norma che
blocca le assunzioni, fanno turni massacranti in Cardiologia e Radiologia. Noi
sindaci dobbiamo sensibilizzare i vertici
aziendali affinché la situazione migliori.
L’assessore Montemarano ha affermato
che l’ospedale non si tocca perché non è
possibile negare la sanità al territorio. I
pazienti, però, vengono trasferiti presso
la rianimazione di Agropoli e questo non
lo meritiamo». Il direttore di Fluri ha auspicato:«Di festeggiare, a breve, l’attivazione della Rianimazione. Grazie all’incremento della qualità e della quantità
delle prestazioni, stanno diminuendo i
viaggi della speranza».
AGROPOLI/CAPACCIO
12
n°26 13 luglio 2007
La cultura sfrattata a Capaccio-Paestum
L’amministrazione Marino impone all’associazione “Agorà dei liberi di Capaccio-Paestum” di sgombrare
Primo provvedimento più impellente
dell’amministrazione Marino è quello
di togliere la sede all’unica associazione culturale che, oltre a organizzare
manifestazioni, ed essere un luogo di
incontro e confronto sta raccogliendo,
grazie al contributo di tanti cittadini,
un patrimonio di foto, documenti, libri
che permettono di non disperdere la
storia del passato del territorio di Capaccio-Paestum.
Il 22 giugno 2007, Pasquale Marino,
sindaco, Lorenzo Gerardo Tarallo,
vice-sindaco, gli assessori Roberto
Ciuccio, Vincenzo Di Lucia, Eugenio
Guglielmotti, Salvatore Nacarlo con
delibera di giunta hanno “ritenuto di
revocare le deliberazioni di G.C. n. 58
del 27/02/2004 e n.107 del 30/03/04 e,
pertanto, la concessione in comodato
d’uso a titolo gratuito all’associazione
“Agorà dei liberi di Capaccio-Paestum” onlus, di parte del fabbricato con
relativo giardino dell’ex asilo in Capaccio Capoluogo”.
La motivazione è quella di sopperire a
grosse carenze di spazi e, quindi, adibire il fabbricato non più a “centro sociale” ma ad uffici comunali. “con opportuni interventi di manutenzione
straordinaria”
L’Associazione Culturale “Agorà” indipendente, aconfessionale e apartitica nasceva l’1 giugno 2002, con i primi
dalla prima
cento aderenti, oggi 140, con lo scopo
di “creare, attuare e perseguire progetti che abbiano esclusivamente finalità
di solidarietà, sviluppo economico e
sociale; promuovere il turismo e le attività culturali legate alla salvaguardia
e valorizzazione dei valori antropologici, archeologici, architettonici, storici, musicali e tradizionali; arrecare benefici a persone sole, svantaggiate in
ragione di condizioni fisiche, psichiche, economiche, sociali e familiari”.
Le sedi erano due una in via Carducci,
l’altra “la bottega della memoria” in
due locali concessi gratuitamente da
Emilio Fermentino.
Mercoledì 2 giugno 2004 ore 18.00 il
comune di Capaccio e l’associazione
Agorà dei liberi di Capaccio Paestum
inauguravano il Centro sociale “La
bottega della memoria” nell’ex asilo
infantile Beatrice Bellelli a Capaccio
– Capoluogo in via M. Bellelli, 3 (ex
via Lauro).
Il luogo era degradato e abbandonato
ora è divenuto luogo di incontro tra anziani e giovani, ha un punto internet
con connessione veloce permette ai
giovani di poter studiare, collegarsi, e,
incontrandosi, crescere socialmente e
culturalmente. Periodicamente ci sono
incontri e confronti con personalità del
mondo della cultura, ha realizzato mostre su tradizione, pubblicato un libro
dedicato a Vincenzo Palumbo, uno dei primi fotografi, con foto degli anni
20 e 30. Ben 600 lastre ritrovate dal nipote in uno
scantinato sono state pulite, scannerizzate e sono divenute un patrimonio storico. Libri, documenti e
foto sono esposte in vetrinette e custodite.
L’imposizione di lasciare
la sede è avvenuta in modo
tale da non lasciare dubbi
sulla vera volontà dell’amministrazione, senza discuterne con i soci, senza preoccuparsi di trovare una sede altrettanto adatta allo scopo. Dove troveranno posto i
libri, le foto e i documenti che persone anziane e uomini di cultura hanno
dato all’associazione con la ferma volontà di “lasciare una testimonianza del
passato?” Dove passeranno il loro
tempo i ragazzi che ora sono lì impegnati?
Già in campagna elettorale Giuseppe
Castaldo aveva ricordato il suo impegno nel dare una sede all’associazione
ora casa di qualcuno. Certamente è
casa di libertà e di cultura. Ora, repentinamente, avviene lo sfratto. Qual è il
vero scopo? Nei mesi precedenti le elezioni le attività di incontri confronti
erano state sospese. Ben quindici erano
i soci candidati nelle varie liste. Dovevano forse essere tutti schierati per chi
avrebbe vinto? Eppure già domenica 3
giugno Luigi Ricci, socio, ora consigliere di maggioranza, chiedeva la
chiave a nome del sindaco per un sopralluogo. Il lunedì il sindaco Pasquale Marino, il direttore generale Pasquale Silenzio, l’ingegnere Greco e il consigliere Luigi Ricci con il presidente
facevano un sopralluogo. Si parlò di
una sede alternativa. Ora all’albo del
comune la delibera di sfratto…
Ma i cittadini elettori, cosa ne pensano?
Bartolo Scandizzo
I commenti a pag 13
Agropoli e Capaccio, nel mancato rispetto del mito
Come Eva Cantarella, i miti non sono
semplici favole: sono racconti tradizionali (mythos significa appunto “parola”,
“racconto”), trasmessi in origine oralmente e depositati nella memoria collettiva, ai quali era affidata una funzione
istruttiva di fondamentale importanza.
La ripetizione di questi racconti, difatti,
contribuiva a creare e consolidare
l’identità dei greci, trasmettendo l’insieme delle credenze, dei riti, delle istituzioni religiose che costituiva il loro patrimonio culturale.
Il mito, inoltre, non era narrazione fissa
e immutabile: al contrario esso poteva
cambiare ogni qualvolta veniva narrato.
Il mito era, al contempo, racconto e
creazione. Motivo per cui dello stesso
mito ci sono giunte numerose versioni,
che a volte si discostano solo in irrilevanti particolari, a volte sono radicalmente diverse e addirittura contrastanti fra loro.
Tanto Capaccio-Paestum, quanto Agropoli, costituiscono terra di miti. Per cui,
da queste parti l’abitudine di convivere
con le storie di cultura antica è ben radicata.
La premessa, a questo punto, è tale che
l’argomento che ne consegue entra a
far parte della lettura trovando l’accesso ideale.
Ora si può comodamente tenere in
mente che il mito, in questa parte di Cilento, è tutto rivolto al femminile: la
grande madre ellenica Hera Argiva, la
Madonna del Granato e quella di Costantinopoli esercitano un potere spirituale le cui radici antropologiche hanno
a che fare con la storia stessa della cultura dell’umanità. In questa parte di Cilento, dove l’odore della Grecia antica e
il sentore dell’Oriente dei Saraceni
hanno fortemente condizionato le trasformazioni e l’evoluzione della popolazione locale, la figura femminile è sempre stata e continua ad essere oggetto
di culto.
Ma le contraddizioni umane sono una
costante della vita e del mondo, con il
presente che sembra non essere mai all’altezza del passato; mentre l’antico
pare smentisca severamente il moderno.
Ecco perché ci si chiede come può, ciò
che viene divinizzato, essere preso sotto
gamba. Come può, in pratica, la figura
femminile, ergersi a protezione delle
anime di tutti e, contemporaneamente,
essere vittima, in ambito sociale, della
presunzione e dell’alterigia di una sotto
cultura di stampo maschilista?
Davvero il potere spirituale è
così lontano e diverso da quello politico? Gli Dei pagani premiavano l’intraprendenza dei
coraggiosi e stavano ben attenti a distinguere le cause giuste
da quelle illecite; Gesù, il nazareno, risulta, dalle scritture, che
sia stato non solo un maestro
di bontà ma anche di diplomazia. In entrambi i casi, potere spirituale
e potere politico quasi coincidono.
E allora, se una donna è idonea per essere venerata, a maggior ragione lo è
per governare. Ma non per gli agropolesi e i capaccesi.
Difatti, nei Consigli Comunali di Capaccio e di Agropoli non c’è traccia di
donna: la realtà politica dei due centri
non contempla l’uso dell’intelligenza,
dell’intuizione e della sensibilità femminili. Questo è un dato che relega agli ultimi posti di una classifica mondiale la
condizione culturale di due luoghi che
tendono, sempre più, a detenere primati negativi.
Non avere tra gli amministratori nessuna donna non costituisce una condizione che offende il genere femminile, ma
un dato di fatto che umilia,
oltre misura, la storia politica di Comuni simili.
Non conosco, se non in
qualche eccezione, le personalità di coloro che formano
le due Aule Consiliari, ma
non mi meraviglierei se tanta
parte di loro mettesse in evidenza peculiarità frivole e
leggiadre che, comunemente e banalmente, uomini culturalmente
trascurati attribuiscono alle donne. Conosco pettegoli maschi che fanno invidia
alla più aggiornata delle comari di borgata: qualcuno fa parte della “classe dirigente”, qualcun altro si conta tra la
“classe intellettuale”.
Donne, abbiate compassione di noi, della
inadeguatezza che tutto intorno ci circonda, della nostra scarsa attenzione nei
riguardi dell’autentica bellezza e del
puro talento, della limitatezza che diffondiamo, grossolanamente, dappertutto, forse anche tra queste pagine, e perché no, in questo pezzo, sebbene vi sia
diffuso un discreto impegno e un buon
proposito.
Oscar Nicodemo
n°26 13 luglio 2007
13
CAPACCIO
Consiglio comunale del 3 luglio dibattito tra Di Lascio e Paolino
Troncone: “Cittadini da ser vire, non da gover nare”
Il sindaco Pasquale Marino tace per
tutto lo svolgimento del Consiglio. E’
Paolo Paolino che come presidente del
Consiglio conduce l’assemblea. Giuseppe Troncone chiarisce il suo ruolo
di consigliere di opposizione con un’interrogazione preliminare. Al sindaco,
che aveva affermato di non accettare
lezioni di morale da nessuno, precisa
che “chi in campagna elettorale offende ha bisogno di lezione di morale” e
“se lei ritiene che i cittadini siano da
governare, io ritengo che siano da servire”. Intende inoltre avere chiarimenti sulle modalità delle elezioni del presidente del consiglio. Paolo Paolino risponde all’interrogazione riferendo articoli di legge. Il sindaco non risponde. La discussione dei punti all’ordine
del giorno diventa un dibattito tra il
consigliere di opposizione Luigi Di Lascio e il presidente del consiglio Paolo
Paolino. Luigi Di Lascio chiede che
venga prima informato il consiglio su
quanti e quali siano gli enti per i quali
il consiglio deve dettare i criteri di scelta per la nomina di non consiglieri, in
modo che il consiglio possa svolgere il
suo compito, affidando scopi ben definiti, rendendo così possibile anche una
verifica semestrale. Ribadisce il presidente del Consiglio citando l’articolo
di legge per cui il consiglio dà solo dei
criteri generali e spetta al sindaco la no-
ALTER
mina dei non consiglieri rappresentanti del comune presso gli enti. “Quanti
sono? Quali sono? Più di dieci?” ribatte Di Lascio. La votazione nominale
mette fine alla discussione. 15 sì, due
no: Di Lascio e Troncone, due astenuti. Anche il punto successivo per la nomina dei consiglieri e la costituzione
delle commissioni diventa un dibattito
fra i due, anche se un consigliere di
maggioranza afferma che gli interventi del consigliere Di Lascio sono una
perdita di tempo, perché i punti all’ordine del giorno sono già regolati dalla
legge. Non si capisce allora perché
debba essere riunito il consiglio. Luigi
Di Lascio propone di ridistribuire le
commissioni in modo che le persone si
trovino a discutere e decidere su mate-
rie che siano più attinenti e legate fra
loro. Le commissioni proposte sono le
cinque corrispondenti ai cinque assessorati. Di Lascio propone: Ambiente
con pianificazione territoriale e lavori
pubblici – Bilancio, finanze e demanio
– Turismo e agricoltura con attività
produttive - Cultura beni archeologici
e spettacoli – Politiche sociali, scuola e
formazione. L’emendamento viene votato: 15 no, a partire dal no del sindaco, cinque sì: Troncone e il suo gruppo
e Di Lascio.Viene votata la proposta
della maggioranza. Il consiglio termina
con una mozione contro la pena di
morte proposta da Francesco Longo,
votata all’unanimità.
Enza Marandino
Agorà, prime reazioni: è una vendetta politica
Troncone: ora Marino dimostri che non c’era nessun intento persecutorio
Da Salerno: Paolo Apolito antropologo, Tina Carrozzo, dirigente
scolastico Salerno, Giovanni Di
Canto, artista: “Siamo solidali e vicini all’Agorà- che abbiamo ben conosciuto - e riteniamo ingiusto il provvedimento del comune adottato nei
loro confronti”.
Nicola Ragni, imprenditore: “Invece dello sfratto l’ideale sarebbe che il
comune potesse trovare ancora altri
locali perché l’Agorà ha svolto
un’opera interessante in questi anni
”.
Giuseppe Troncone, ex generale
consigliere comunale: “La delibera
parla chiaro, non ci sono errori. Le
esigenze dell’ufficio tecnico sono
state anteposte a quelle della cultura.
L’amministrazione dimostri ora che
questa non è una vendetta politica.
Perché l’ufficio tecnico che in precedenza è stato spostato in via vittorio
Emanuele, deve ritornare alla vecchia
sede? Per ora attendiamo l’esito della
riunione presso l’asilo infantile di Capaccio; le soluzioni sono varie: lascia-
re in standby fino alla festa delle nostre
origini, o un trasferimento al piano inferiore, nell’ex refettorio dell’asilo. Riconosco che attualmente l’ufficio
abbia problemi di spazio, ma bisognava prima trovare una soluzione per
l’Agorà. Così è un attentato alla cultura e all’economia di Capaccio capoluogo”.
Cristina Di Geronimo, dirigente
scolastico: “L’amministrazione comunale ha commesso un grave errore:
colpire la migliore cultura che si è
prodotta in questi anni a Capaccio, attraverso il
lavoro di persone
che si muovono
con la passione
della
ricerca,
delle tracce, dell’identità di questi luoghi. Il metodo unilaterale
della giunta che
procede, senza convocare il presidente dell’associazione, riguardo lo sfrat-
to imminente, dimostra un atteggiamento di arroganza e disprezzo nei
confronti dei cittadini di Capaccio”.
Mauro Gnazzo, operatore turistico e segretario provinciale del Pdci:
“Non conosco i fatti e perché il Comune abbia assunto queste decisioni.
M’informerò e vi farò sapere”.
Peppantonio Taddeo: costruttore. “E’ una vergogna. Non ho altre
parole. Non si amministra un comune
cominciando con il perseguitare chi
promuove cultura. Ognuno ha il diritto di pensarla diversamente da chi comanda. Angelo Fasano, lo
sanno tutti, è all’opposto delle mie idee politiche. Io penso al
danno che sarà fatto ai
i tanti giovani che dentro l’Agorà hanno potuto servirsi di un
computer che le loro
famiglie non potevano
acquistargli.
A cura di Giusy Puca
Ego – Ti trovo in forma.Tonico. Insomma, la stagione elettorale sembra ti
abbia rinvigorito ...
Alter – Speriamo che gli “eletti” siano
capaci di capire che il momento è difficile e che bisogna lavorare per dopodomani. Tanto l’immediato è ormai
compromesso.
Ego – ma qualcosa si deve pur fare per
la stagione che entra!
Alter – Sì! Si occupino dell’ordinaria
amministrazione. Evitino che l’immagine di Paestum sia ulteriormente ridotta a pezzi e si organizzino per dare risposte ai problemi.
Ego – Indica un problema che dà veramente fastidio ai cittadini.
Alter – Te ne indico uno che dà fastidio
a me come a tanti altri: pensa che per
realizzare una recinzione c’è bisogno
del “piano acustico”. L’ufficio tecnico
non si accontenta della relazione di un
tecnico di fiducia, ma impone un ulteriore passaggio presso un tecnico convenzionato dal comune che opera a
Napoli. È un’altra soprintendenza!
Ego – C’è qualche speranza che qualcosa può cambiare?
Alter – Siamo nelle mani dei due “Pasquali”.
Ego – Ma tra quelli di prima e questi di
oggi, il paese ci ha guadagnato?
Alter – Credo di sì. Sarebbe tragico
così non fosse.
Ego – Oggi mi chiedo: come è stato
possibile mandare a casa Enzo Sica
senza prevedere un candidato alternativo?
Alter – Si è trattato di una demenza
senza un progetto. Oggi sono lì a mangiarsi le mani.
Ego – Però, hai sempre sostenuto che
l’amministrazione Sica era incapace di
gestire il paese. Pertanto ritieni che un
cambiamento, anche se di poco, c’è
stato.
Alter – Rispetto al nulla sì!
Ego – Tu dice che i due “Pasquali” devono gestire la normalità. Loro, invece
hanno l’ambizione di elaborare ed approvare il nuovo Piano Urbanistico Comunale, il Puc.
Alter – Spero che lo si faccia nell’interesse generale...
Ego – Sì! Ma Marino ha preso degli impegni che sono sulla bocca di tutti. E
poi, c’è il vecchio Puc di Forte. Non
può certo buttarlo a mare!
Alter – Il Comune ha il potere di spazzare via tutti gli interessi che si frapponessero tra gli interessi privati e quelli
generali. Pertanto se non si facessero
bene le cose, la responsabilità sarebbe
tutta dei politici.
Ego – Rimane il problema del mercato
EGO
ortofrutticolo conteso tra il Consorzio
di Bonifica, il demanio e i titolari delle
aziende che vi operano.
Alter – Ripeto. Il Comune può, nell’interesse generale, espropriare tutto e
consegnare quegli spazi all’interesse generale.
Ego – Un altro argomento d’interesse
generale è la banca. Come giudichi gli
ultimi avvenimenti e la scelta del nuovo
regolamento?
Alter – Siamo di fronte ad un disastro.
Il nuovo regolamento privilegia chi governa perché può essere confermato
nella gestione all’infinito.
Ego – Ma è un sistema che in altre banche funziona. Dà univocità d’indirizzo
all’azione amministrativa ed evita forti
contrapposizioni all’interno del consiglio di amministrazione.
Alter- Invece è un paradosso perché
chi più sbaglia più è premiato. Considera che se un socio non ha problemi
di affidamenti è libero di scegliere chi
vuole. Al contrario, chi vive sotto la
spada di Damocle di un fido o di un incaglio, deve per forza trovarsi un
“santo” protettore. Pertanto la situazione s’incancrenisce e diventa stagnante.
Ego – Intanto si preannuncia un cambiamento alla presidenza: Enrico Di Lascio al posto di Antonio Vecchio.
Alter – Sarà di nuovo Antonio Vecchio
il presidente. Su questo non ho dubbi
e sono pronto a scommettere.
Ego – Parliamo di politica. Walter Veltroni ha lanciato il Partito Democratico. Cosa ne pensi?
Alter – Il centro-sinistra è spaccato su
tutto. Sono l’uno contro l’altro armato.
Pertanto penso che sarà difficile che
Veltroni possa ricucire tutto in un
unico soggetto. Non può fare miracoli anche se è uno bravo.
Ego – Sembra, però, che abbia una
buona capacità d’attrazione, soprattutto tra i giovani.
Alter – Ma sono i vecchi “padroni” dei
partiti che oggi hanno in mano le chiavi del vapore. Per cui, la tendenza sarà
quella di chi tende a preservare il potere d’interdizione per preservare se
stessi.
Ego – Quindi si giocherà tutto sulla
nuova riforma elettorale?
Alter – Se Silvio Berlusconi avrà interesse ad accentuare il bipolarismo, aderirà al referendum e i piccoli saranno
fatti fuori. Se invece riterrà che è più
conveniente la riforma elettorale alla
tedesca, allora crescerà la prospettiva
di un centro moderato che aggregherà Mastella, Casini ed altri soggetti in
cerca d’autore.
SPORT
14
n°26 13 luglio 2007
Dalla piscina di Roccadaspide arriva il primo titolo nazionale
Aquilone campione d’Italia di nuoto pinnato
Ancora una volta la Coop. Soc. Nova
Social Club L’AQUILONE, società di
Altavilla Silentina che opera presso la
PISCINA del Centro Sportivo di Serra
di ROCCADASPIDE sale alla ribalta
dello sport nazionale dando lustro alle
due città cilentane e a tutto il nostro territorio. Infatti, dopo il TITOLO ITALIANO conquistato lo scorso anno dalla fantastica Iolanda Bilancieri, che conquistò
prima il posto tra le quattro della rappresentativa campana per andare ai Campionati Italiani di nuoto di Gubbio e poi
due Titoli Italiani e due di vice Campionessa Italiana, arriva per la prima volta,
dai CAMPIONATI ITALIANI ESTIVI
di VELOCITA’, svoltisi a Roma nell’ultimo week end di Giugno, anche il TITOLO ITALIANO di Nuoto Pinnato, disciplina tanto bella quanto faticosa. La
società, che svolge l’attività di scuola
nuoto ed agonistica presso la piscina coperta di Roccadaspide, torna da Roma
con quattro CAMPIONESSE ITALIANE nella staffetta 4x100 I ctg (94-95)
ed una medaglia di Bronzo in quella maschile. Un Titolo che era nell’aria ma,
nello sport come nella vita, basta un banalissimo errore fatalità per giocarsi
tutto in un solo attimo. La compagine
del presidente e responsabile tecnico Antonio Molinara, ben guidata dal tecnico
Peter Zambrano coadiuvato da Michele
Iuliano, e coordinata da Angela
Lucia Capozzoli e Gianni Fraiese, non ha lasciato spazio a nessun inconveniente riuscendo a
dare il massimo e a conquistare
davanti ad oltre 1000 persone il
gradino più alto del podio. E’ stata
un’emozione unica per i genitori,
i tecnici, dirigenti e compagni presenti perché il titolo è stato in
gioco sino agli ultimi metri per
l’agguerrita concorrenza del sodalizio romano delle Belle Arti. Dopo una
gara indimenticabile, risultano essere
CAMPIONESSE D’ITALIA, così come
citato dallo speaker della manifestazione, BILANCIERI IOLANDA, FRANCO ANGELA, VERLOTTA ROBERTA
e VESSA LUCIA. Le quattro atlete che
nuotano durante tutto l’anno a Roccadaspide, nella bellissima ed accogliente piscina del Centro L’AQUILONE, provengono da quattro realtà diverse. Bilancieri è di Roccadspide, Franco da Capaccio,
Verlotta da Castelcivita e Vessa da Castel S.Lorenzo. Ecco perché, prima, è
stato detto che questo Titolo è orgoglio di
tutto il nostro territorio. Ma la trasferta
di Roma ha riservato una grande sorpresa: la medaglia di Bronzo per quattro
atleti che non avrebbero mai immaginato di salire sul podio: ACITO PAOLO,
AVALLONE PASQUALE, DANGELO
LUCIANO e PAZZANESE LUCA. Una
Sabato 14 luglio 2007 ore 18.45
soddisfazione inaspetCORRIROCCADASPIDE
tata che però realizza
Trofeo S.Sinforosa
in
questi atleti un granXIV edizione
Gara di corsa su strada di km 8, a Roccadaspide (Sa),
circuito cittadino, riservata alle categorie amatori e
master maschili/femminili, in regola con il tesseramento FIDAL 2007.
Organizzazione a cura dell’associazione sportiva
“Sporting Calore” con il patrocinio e il contributo
del comune di Roccadaspide
Raduno: piazza xx settembre ore 17.45
Partenza: via Giuliani (antistante il palazzo municipale)
Iscrizioni
Gratuite entro le ore 18,00 di venerdi 13 luglio 2007
ai seguenti numeri: 0828/941620 (anche fax)
3409387531
3,00 euro
Premi: cestini di prodotti del parco del Cilento e
Vallo di Diano
Alle società artistici del valore di:
150,00 EURO alla prima classificata
100,00 EURO alla seconda classificata
50,00 EURO alla terza classificata
I primi trenta ritireranno il premio immediatamente
dopo l’arrivo, presso la segreteria organizzativa, mentre i classificati delle categorie MM50 MM55 MM60
MM65 ed oltre, trascorsi 30 minuti dall’ultimo arrivato.
Al TERMINE DELLA MANIFESTAZIONE “COCOMERATA” E BOCCONCINI DI BUFALA CAMPANA, FESTIVAL DELL’ORGANETTO A CURA DELL’ASSOCIAZIONE IL BIANCOSPINO DI ALBANELLA, OSPITE DON DONATO ROMANO, PARROCO DI AQUARA
de sogno. Ma il sodalizio della piscina di Roccadaspide, è salito agli onori
della cronache sportiva nazionale grazie
anche a ANTONELLA TOMMASINI,
VALENTINA ABBIENTO e VALENTINA PEDUTO per le femmine e
ALESSIO COCCARO, DAVIDE MUCCIOLO, EMANUELE BELLIGNO,
MICHELE AMENDOLA e VINCENZO ROMANO per i maschi. Anche loro
erano a Roma ed hanno offerto delle
belle prestazioni che non sono sfociate
in medaglie solo per pochissimo. E’ utile
però ricordare, che per partecipare ai
Campionati Italiani è necessario ottenere il Tempo Limite per ogni gara e distanza prevista dal regolamento. Questo
fa capire che già esserci è una grande impresa e se poi si ottengono medaglie o
buone posizioni gareggiando con Campioni Mondiali come Rampazzo o tantissimi atleti della Nazionale Italiana, il
tutto diventa davvero un sogno realizzato. Dunque, dopo solo pochissimi anni
di attività, dalla scuola nuoto di Roccadaspide, arrivano trionfi che devono far
pensare alle grandi risorse anche sportive che abbiamo nel nostro territorio ma
che, purtroppo, non sempre vengono
messe in condizione di poter emergere. A
Roccadaspide è sorta questa struttura natatoria che nel motto “ DIVERTENDOSI NUOTANDO” ha trovato la giusta
motivazione in tutti i suoi collaboratori.
La valenza sociale di questa “SCUOLA”
nuoto è un fatto ineccepibile perché tantissimi sono i ragazzi che imparando a
nuotare acquisiscono la mentalità e la
cultura che tutto si può fare con l’impegno, la volontà ed il sacrifico nel pieno rispetto delle regole, degli altri e degli ambienti; alimentano un processo di socializzazione che negli ultimi anni sta venendo meno e, soprattutto, continuano a
far diminuire il rischio di mortalità marina già notevolmente e visibilmente diminuito negli ultimi 6-7 anni. Se poi, a
questo aggiungiamo un TITOLO ITALIANO ed un podio ai Campionati Italiani, allora il futuro si presenta nel suo
abito migliore.
Antonio Molinara
Popoli & Sport a San Giovanni a Piro
Termina nel Comune di San
Giovanni a Piro la Rassegna
Internazionale itinerante
“Popoli & Sport – pulsazioni dal cuore del Mediterraneo” ideata da Pasquale
Sorrentino. Dopo gli eventi
di Roccagloriosa e Celle di
Bulgheria, impreziositi dalla
partecipazione degli ex atleti professionisti Roberto
Breda e Nando de Napoli (a
cui è stato conferito il 1°
Premio Sport & People) da Autorità politiche e religiose.
Spettacolo, sano agonismo e messaggi di solidarietà si
sono articolati tra il 24 Giugno e il 2 Luglio e in partenariato con il prestigioso Torneo Internazionale “Città del
Golfo di Policastro”, si è sviluppato un ambizioso progetto di integrazione socio-culturale tra giovani atleti di diversa nazionalità (est europeo,nord mediterraneo,ecc) che
sono stati ospitati presso le famiglie di San Giovanni a
Piro, Scario e Bosco. L’arrivo delle squadre internazionali (Svezia, Repubblica Ceca, Bulgaria, Ungheria e Grecia)
nella giornata di Domenica 24 Giugno è stato salutato
dall’entusiasmo di Scuole e Associazioni, favorendo
l’evoluzione di uno spirito europeo e multietnico che ha
orientato una cooperazione internazionale tra i popoli ponendosi come un valido strumento di concertazione e di
animosità territoriale.
L’ obiettivo principale di “Popoli & Sport” è stato quello di raggiungere un equilibrio tra riscoperta delle proprie origini e raggiungimento di una mentalità finalmen-
te europea, internazionale,
mediterranea attraverso le trepidazioni e le sensazioni che
solo la sana competizione riesce ad innescare in un contesto di opportunità sportive per
atleti normodotati e disabili.
Nel corso della Rassegna
(mercoledì 27 Giugno) si è tenuto un Triangolare di Calcio
nel pomeriggio tra le squadre
S.S. Sangiovannese Calcio,
Sporting Celle e F.C. Roccagloriosa senza finalità agonistiche, bensì di promozione
e divulgazione della “Carta del Diritto allo Sport” che è
stata sottoscritta da tutti i calciatori e i tecnici presenti e
presto sarà oltre oceano per la controfirma degli atleti del
Villaggio di Santa Teresa Libre di Coban in Guatemala,
altra nazione protagonista del Progetto di Cooperazione
Internazionale. Giovedi 28 Giugno a San Giovanni a Piro,
Piazza Giovanni Paolo II, l’European World Challenge,
(sport per disabili - Basket in carrozzina – handy bike)
presentati dagli atleti della Crazyghosts di Vincenzo Spinelli (Battipaglia), compagine che milita in Serie A2 ctg.
(Basket in carrozzina), unitamente all’esibizione di Karate a cura dell’A.S. Karate Club Centola dei Maestri Alfonso D’Angelo e Vincenzo Guzzo; di grande effetto
anche la partecipazione della Pol. Volley Basket Marina
diretta dal Prof. Enzo Colarusso. In particolare rilevanza
il Forum tematico denominato “Disabilità e Sport” presieduto da svariate Associazioni che operano nel settore
del volontariato e dell’assistenza.
n°26 13 luglio 2007
15
CALORE
Il prete “scomodo” di Forcella a Valle dell’Angelo
“Allont anare i ragazzi dalla strada è un dovere”
Il successo riscontrato della presentazione del libro di Don Luigi Merola
“Forcella tra inclusione ed esclusione
sociale”, è da attribuirsi, in gran parte,
alla notorietà dell’autore, un prete
“scomodo” per la sua opera pastorale
contrassegnata da un forte impegno sociale di promozione e di riscatto di una
delle zone a più alto rischio della città
di Napoli, ma anche all’importanza del
tema della legalità in una società difficile e complessa come quella odierna,
su cui inevitabilmente è scivolato il discorso. Pur trovandoci in una zona ancora, fortunatamente, a basso rischio
criminalità, il tema dell’inclusione e
dell’esclusione sociale è ampiamente
avvertito per la presenza sempre più
consistente di persone provenienti dai
paesi dell’est europeo. Il sindaco Salvatore Iannuzzi nell’avviare i lavori
ha spiegato i motivi della manifestazione, evidenziandone l’importanza “ai
fini della conoscenza dei meccanismi e
dei processi che portano all’illegalità”,
nonché per conoscere “ciò che Don
Luigi ha rappresentato e rappresenta
per un’efficace lotta alla criminalità,
che non voglia essere vuota retorica, e
trasferirne l’insegnamento nella Valle
del Calore” E’ seguito l’intervento,
assai forte, dallo stesso definito “sopra
le righe”, del Procuratore della Repubblica di Vallo della Lucania, Alfredo
Greco, che, richiamando l’intervista
di Don Luigi al quotidiano La Repubblica dello stesso giorno, ricorda come
egli abbia ribaltato quella che voleva
essere una punizione, “il suo trasferimento a Forcella per aver aiutato una
famiglia vittima dell’usura”, in un’opera di alto impegno sociale e culturale
con il recupero di tante coscienze alla
legalità ed all’inclusione nei processi
sociali dell’educazione e della formazione. Il suo, ha continuato, è un dito
“puntato sulle istituzioni” per quello
che non hanno saputo fare e per quello che potrebbe determinarsi in seguito al suo trasferimento da Forcella,
proprio in mattinata annunciato. Dove
lo Stato è assente, ha ripreso il Capitano dei Carabinieri di Vallo della Lucania, Daniele Campa, lo spazio, lasciato libero dalle istituzioni, viene riempito dalla criminalità, che offrendo, oltre
che illeciti guadagni, anche assistenza
e protezione crea omertà più o meno
diffusa. A sua volta il Provveditore agli
studi di Salerno Luca Iannuzzi mette
in evidenza l’importanza della scuola e
del suo radicarsi nel territorio per soddisfarne le esigenze culturali, come
mezzo di prevenzione e di superamento del crimine, come ha saputo ben fare
Don Luigi e come la sua opera in un
quartiere difficile come Forcella dimostra. Più articolato ed intessuto di spunti sociologici l’intervento di Michele
Cesaro. Plaude al fatto che la presentazione di un libro offra l’occasione ad
una comunità di incontrasi e, rifacendosi alla conclusione del libro di Don
Merola, come questi, ritiene che una
rete stabile di organizzazione aiuta a
passare dalla fase dell’emergenza ad
una di normalità. La politica ha smesso di costruire progetti per il recupero
della normalità ed è, invece necessario, come Don Merola ha dimostrato
con la sua opera, ricostruire il senso di
cittadinanza nella normalità della realtà urbana e non attraverso la televisione come avviene sempre più di frequente. Evitare le esclusioni e l’emarginazione contribuisce a creare cittadinanza in quanto si offre ai soggetti
coinvolti la possibilità di fare esperienze attraverso relazioni interpersonali.
Don Merola dimostra questa necessità
attraverso una metodologia che parla
con immediatezza alla gente con l’immissione diretta dei protagonisti che
raccontano le loro storie. Seguendoli
nel loro racconto scopriremo il senso
profondo di esse e, provando a fermarci per qualche tempo, daremo all’anima la possibilità di arrivare al raggiungimento del loro più vivo senso. A sua
volta il giudice costituzionale Prof.
Giuseppe Tesauro, dopo aver ricordato due interviste riportate in “Appendice” nel libro di Don Merola, che denotano storie di degrado e di povertà,
mette in evidenza che questi aspetti
della realtà di Forcella sono presenti in
tante parti del mondo, ma non in tutte
queste si sviluppano illegalità diffusa e
delinquenza. E’ necessario, allora, recuperare, attraverso un processo di ricostruzione delle istituzioni a base
della società, famiglia e scuola, adeguatamente supportate nei loro bisogni, il senso della legalità come acquisizione di comportamenti quotidiani.
Dopo un breve intervento della Rosa
Masullo, che ricorda l’importanza dei
piani di zona come concertazione e
sviluppo delle politiche sociali e la loro
importanza ai fini della conservazione
e della creazioni di comunità per evitare il rischio di perdita dell’identità, ha
preso la parola Tino Iannuzzi. Questi,
dopo aver messo in evidenza l’apostolato di Don Merola attraverso due direttrici, l’amore per la propria opera e
quella non meno importante per la sua
missione, ricordando Moro, ribadisce
che il paese nel suo complesso non si
salverà se non riscoprirà un nuovo
senso del dovere e se tutti verso questo obiettivo non indirizzeranno la loro
opera, come ha saputo ben fare Don
Luigi. Ad bene agendum nati sumus
(siamo nati per fare il bene), come ricorda Don Luigi nel suo libro, recita
lo stemma davanti alla Chiesa di S.
Maria a Piazza in Forcella, e verso
questo obiettivo di vita ciascuno nel
proprio ambito deve indirizzare il suo
impegno. Prende alla fine la parola
Don Merola, che, dopo aver ringraziato gli oratori intervenuti per le parole
con cui hanno tratteggiato la sua figura e la sua opera, ricorda le varie tappe
del suo impegno di educatore e di sacerdote. Arrivato a Forcella, come
sopra ricordato per punizione nell’ormai lontano 2000, celebra la sua prima
Messa con la presenza di solo tre fedeli. Di qui abbattimento e sconforto,
ma non rassegnazione ed impegno costante e continuativo nel recupero dei
ragazzi del quartiere per sottrarli alla
criminalità. Ripetere, come si sente
fare, che i ragazzi sono il futuro è un
falso assunto in quanto questi sono
prima di tutto il presente e in questo
presente bisogna salvarli per non perderli definitivamente. I giudici, scandisce, intervengono alla fine di un processo che, giudicando chi delinque,
mette sotto accusa la società, in quanto non è stata capace, attraverso le sue
istituzioni, a cominciare dalla famiglia,
di creare un’etica della responsabilità
per salvaguardarlo. Allontanare i ragazzi dalla strada dovrebbe essere un
dovere non solo delle istituzioni, ma di
tutti, essendo ormai chiaro che o ci salveremo o ci perderemo tutti insieme.
Conclude manifestando il dolore per
dover lasciare la parrocchia e ricordando Don Mazzolari precisa “che l’obbedienza è una virtù”. Lo sorregge
però, quel messaggio che con il suo
libro ha cercato e cerca di infondere a
tutti: che il suo, come quello di tutti
noi, è il cammino della speranza e che
questa non è un sogno riposto nel cassetto, ma un indirizzo di vita. A sorreggere questo cammino contribuirà, annuncia, la creazione di una fondazione, che intende promuovere, perché la
sua opera possa continuare nel tempo
e scuotere le coscienze “Ad bene agendum”, come ci indica la nostra nascita.
Pasqualino Caputi
L A LETTERA Villa Littorio, la rotonda
diventa quadrata e pericolosa
Il forestiero che arriva a Laurino rimane meravigliato nell’ammirare le bellissime opere ristrutturate e riportate
agli antichi splendori. Ne annovero alcune: il Convento, il Palazzo Ducale,
la Piazza, la via Collegiata, le mura inframmezzate da artistiche inferriate e
tante, tante altre opere. Ciò che colpisce la visione ottica è di sera.
Entrando in Laurino si vedono saggi
di luce che da terra si ergono verso il
cielo intersecandosi tra i rami degli alberi come tantissimi fili d’oro. Si potrebbe definire immaginaria visione di
paesaggio da favola, invece è realtà visibile tangibile.
Di tutto questo, come abitanti della
frazione (considerati marginali sociali) ne siamo orgogliosi.
Parimenti ammiriamo i progressi fatti
nei comuni limitrofi per l’impegno e
la dedizione degli amministratori.
A questo punto non posso che osannare e dire: viva l’economia di D’Annunzio che non si lasciava togliere il superfluo.
Passo ora a presentare la realtà del mio
paese, Villa Littorio ex Fogna, ove ancora il periodo dell’autarchia di Mussolini è imperante. Qualcosa è stata
fatta, basandosi però sul sistema del
“rattoppamento”.
La vecchia piazza Costantinopoli detta
“La Rotonda” ora è diventata quadrata. Un pezzo della piazza pavimentato
con una “sottospecie” di pietre nere ed
una striscia come un budello con i vecchi “cubetti”; metà recinzione con pilastri e ferro (e sempre per motivi di
economia); l’altra metà lasciato il vecchio muro sul quale sono state appoggiate delle pietre ed a completamento
di costante architettonica opera è stata
messa come in gabbia la statua di un
Cristo, imbrattata da più strati di colore che cola da tutte le parti.
La mia osservazione non vuole essere
vilipendio alla fede, tant’è che neanche la Chiesa ha ritenuto opportuno
benedirlo e conacrarlo al culto. (…)
Per il lavoro di pavimentazione fatta
in quel pezzo di vicolo, nessun demerito alla ditta.
Come cittadina fognese (…) esprimo
delle osservazioni: Pur sapendo che la
delibera di pavimentazione fu fatta
dalla passata amministrazione, ora riconfermatasi, i fognesi desiderano anzi
vogliono sapere se nella delibera è sancito l’uso di materiale di risulta che dei
consiglieri fognesi firmò la delibera.
Chiediamo all’amministrazione come
sia possibile fare un lavoro del genere
facendo rimettere i vecchi storti e
smussati cubetti. (…). Di certo a Laurino capoluogo questo non si sarebbe
giammai verificato. Rendo merito alla
ditta che ha lavorato con professionalità e coscienza ha fatto soltanto mettere in opera il materiale fornito dal
Comune. Noi avremmo voluto, non
marmi costosi , ma almeno del materiale sul quale non inciampare. Sarebbe stato preferibile un manto di asfalto come sono state asfalte le strade di
campagna e le tante inutili tangenziali.
Civis fognese sum Olimpia Nicoletti
CILENTO
16
IMPRONTE
n°26 13 luglio 2007
Storie di Cilentani a Salerno
Giovanni Sof ia, un nome, una stor ia
John F. Kennedy recitava: “Dobbiamo
decidere di essere i padroni, non le vittime, della nostra storia, controllando
il nostro destino senza abbandonarci
ciecamente alle emozioni o al sospetto”.
Ci sembra un’affermazione che possa
fare al caso dell’incontro con il personaggio che andremo a presentare, che
è soprattutto un incontro con la storia,
ovvero la scena madre atta a costruire
situazioni, epoche e autori.
Esistono uomini illustri che fondono
erudizione e impegno civile, che conoscono bene il passato dei loro antenati, portandosi dietro radici e rispetto;
esistono uomini che fanno sentire la
loro voce che riecheggia sulle nostre
terre e arriva alla gente.
Sono uomini che difficilmente si dimenticano perché hanno appunto lasciato un’impronta indelebile nella memoria dei loro cari e della gente tutta.
Parliamo dell’illustre avvocato Giovanni Sofia venuto a mancare nel 1997,
un Avvocato di grande spessore che ha
fatto la storia del nostro territorio e che
tutti hanno avuto modo di conoscere e
apprezzarne le grandi doti e la professionalità.
Nello studio di Piazza della Concordia,
a Salerno, aleggia un’aria carica di protagonismo dettata dal fascino di fotografie in bianco e nero degli anni ’60
che campeggiano sui muri e che riguardano convegni nazionali degli avvocati di Diritto penale comparato, insieme
a manifesti congressuali che scandiscono le tappe di impegni legati al mondo
della giurisprudenza. In tale atmosfera, abbiamo incontrato il nipote del
grande avvocato, Giovanni Sofia, che
porta il nome di suo zio con rispetto,
stima incondizionata e gratitudine,
come se portasse sul petto una medaglia incisa dagli anni e dai ricordi, dai
preziosi insegnamenti e dalle scoperte
illuminanti in materia. Il nostro avvocato-personaggio, tra l’altro cilentano
d.o.c. perché nativo di Rofrano, sembra specchiarsi nell’immagine personale che ha di sé frammista all’immagine di suo zio Giovanni che pare seguirlo in ogni suo passo o scelta, perché, come egli afferma: “La vita dell’avvocato è una vita tormentata, fatta
di vorticosi alti e bassi, di delusioni
come di esaltazioni, ma mi ritengo fortunato perché ho avuto dalla mia un
grande maestro…”.
E’proprio vero: i grandi uomini non
muoiono mai, sono coloro che hanno
avuto il coraggio di fermare una tacca
di tempo e lavorarlo bene, con consapevolezza e rettitudine.
“Non perché era mio zio ma uomini
così non esistono più…!”
Che cosa avrebbe voluto fare da grande?
“L’avvocato… Ho scelto di fare l’avvocato perché sono essenzialmente un
uomo libero…E’stata una mia scelta,
anche se contrassegnata dal carisma di
mio zio Giovannino, da cui ho appreso
tanto in termini di insegnamenti di vita
e di professione. Mio zio, don Giovanni, come in molti lo chiamavano, fu definito, da una rivista dell’epoca “Il pungolo”, il “Demostene” di Vallo della
Lucania…
Tornando a me, appena terminata la
maturità scientifica, decisi di seguirlo
al suo studio in Via Leopoldo Cassese,
in Salerno…Allora la Corte d’Appello
si trovava a Napoli… Nello studio di
mio zio Giovanni, ho visto passare i più
grandi avvocati penalisti del calibro di
Botti e De Marsico, il quale definì mio
zio suo “figlio spirituale”… Era inevitabile che respirassi quell’aria e che mi
iniziassi a tale professione! Mi laureai
nell’’82, esercitando prima ancora la
pratica forense. Superai l’esame di procuratore legale, che adesso si surclassa,
ma allora era di grande importanza per
chi scegliesse di diventare un buon avvocato.
Prima, dunque, sussisteva un praticantato, poi si diventava procuratore ma
non si poteva ancora difendere in Corte
d’Appello e d’Assise. Per anni il procuratore legale era costretto a seguire il
proprio maestro… Soltanto successivamente, dopo quattro anni, poteva definirsi avvocato! Era una prassi sicuramente imposta ma dava i suoi frutti:
erano quattro anni seri in cui si imparava a stare a contatto con i clienti, i
cancellieri…respiravi una vera e propria deontologia e ti si offriva l’opportunità di conoscere questo mondo più
da vicino, maturare nel tempo e diventare un avvocato che si sapeva imporre!
Dopo la morte di mio zio, nel ’97, il
Presidente della Camera Penale saler-
nitana, Dario Incutti, mi spinse a fondare una sede della stessa a Vallo della
Lucania, dove sono rimasto fino al
2002, quando l’avvocato Ettore Randazzo mi chiamò a far parte della Giuria… Fui eletto, così, componente della
Giunta della Camera penale fino all’ottobre 2006. Dal novembre 2006 a tutt’oggi, sono Presidente dell’Organismo
di Controllo-Unione Camere penali.
Quest’anno, poi, compie cinquant’anni la Camera Penale di Vallo della Lucania…”.
Come è cambiata la figura dell’avvocato, dando oramai per scontato che
sia cambiata rispetto al passato?
“Sì, purtroppo è cambiata e anche vistosamente…Il ceto dell’avvocatura ha
perso la luce che aveva nel passato.
Manca, ora come ora, la professionalità, il concetto di umiltà e di rispetto per
l’“anzianità”…Oggi occorre necessariamente seguire le udienze. Una volta
disse un noto avvocato: “C’è un tempo
nella vita dell’avvocato in cui non hai
i soldi per pagarti nemmeno l’olio della
lucerna…” , un’affermazione che, col
senno di poi, veniva a significare che
un vero avvocato deve andare oltre
ogni ostacolo, facendo grossi sacrifici,
se vuole diventare qualcuno…”.
Quali sono i sentimenti che ha provato e continua a provare durante il suo
cammino professionale?
“Sono sempre emozioni diverse come
se fossero le prime…Devi avere sicuramente molta elasticità mentale e rafforzarti interiormente perché la vita
dell’avvocato è caratterizzata da sentimenti contrastanti fra loro…Un giorno
ricevi una delusione, magari anche da
un tuo collega, poi vinci una causa e ti
esalti; hai gratificazioni persino dal
cliente di un tuo avversario, che viene
a complimentarsi con te e chiede di essere seguito… Intanto l’onorario, per
quanto al contrario se ne dica, non ha
alcun equivalente in termini di emozioni e sentimenti che si vivono interiormente. L’avvocato, che ha il compito
di difendere l’“ammalato sociale”,
prima di fare politica, un tempo era
solo avvocato: oggi si verifica il contrario. Un noto avvocato della Corte
d’Appello di Torino parlava di “solitudine dell’avvocato” : è proprio così: sia
che vada bene o vada male, è una figura sempre bistrattata e lasciata sola…”.
Quali sono i valori che dovrebbero costellare la vita professionale dell’avvocato?
“L’aggiornamento, la professionalità,
l’umiltà, l’onestà, il sacrificio… Mio
zio, per esempio, scindeva la professionalità dall’amicizia, tant’è che una
volta, andando a pranzo con un magistrato, non volle chiedere l’esito della
causa che lo riguardava, spiegandomi
che l’avrebbe conosciuto nella sede opportuna…L’avvocato deve compenetrarsi nell’aspetto umano ma non deve
essere connivente con il cliente. Deve
creare distacco. Potrebbe sembrare un
paradosso, ma quando si erge a giudice del proprio cliente, non fa bene l’avvocato…C’era un vecchio avvocato civilista di Napoli che aveva sulla propria scrivania tanti pupazzetti sistemati in fila, a evidenziare una linea di confine che il cliente non doveva assolutamente superare…Oggi, poi, dobbiamo
andare verso un’avvocatura specializzata: cresce il numero degli avvocati
ma ne diminuisce la qualità. I veri avvocati sono coloro che a ottanta anni
portano ancora la toga…Si dà il massimo verso i sessanta anni, quando si è
raggiunta la più alta vetta di esperienza…”.
Oltre a suo zio, da chi altri ha ricevuto preziosi insegnamenti?
“Ho ammirato personaggi come Orefice, Botti, Pesce, il magistrato Nicola
Lupo…”.
Passati e prossimi appuntamenti e
manifestazioni?
“A settembre prossimo sarà presentato
il libro dell’avvocato Ettore Randazzo
“La giustizia nonostante”(Ediz.Sellerio) di cui sarò relatore…Tra le scorse
manifestazioni, possiamo certamente
ricordare “La cerimonia in onore dell’avvocato Giovanni Sofia” avvenuta
a ottobre 2005, presso il Palazzo di giustizia di Vallo della Lucania, corredata
da un libro in suo onore “Giovanni
Sofia-L’attualità e le modernità di un
grande Avvocato”, da interventi autorevoli e dallo scoprimento di un busto
che lo rappresenta, dall’inaugurazione
della nuova sede della Camera Penale
di Vallo della Lucania e dall’intitolazione dell’Aula Magna del Consiglio
dell’Ordine”.
Quali sono i luoghi di villeggiatura
dove è solito recarsi d’estate?
“I miei luoghi si alternano fra mare e
monti… Di solito la mia pausa estiva si
snoda tra Scario e Rofrano…”.
Antiche suggestioni rofranesi?
“Rofrano è chiuso tra il Monte Bulgheria e il Monte di Novi… Ricordo i pellegrini, che, per andare a Novi, passavano per Rofrano, bivaccavano e poi
proseguivano…mi è rimasta impressa
la loro gioia di vivere, il gustare cibi
semplici…Nel periodo della mietitura
del grano, poi, si mangiava tutti insieme la pasta da una specie di bacinella
e i più furbi allargavano i denti delle
forchette per prenderne di più…C’era
tanta povertà ma si era certamente più
felici…”.
Rossella Oricchio
n°26 13 luglio 2007
CULTURA
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La mia solidarietà per chi vive nell’infer no urbano
Auguri per un’estate senza monnezza
E’ estate signori. In autostrada catrame e cemento, si parla di donne e
motori ( in avaria), nei distributori di
benzina una breve sosta, un pò di refrigerio in canottiera: riparte la corsa
verso l’agognata meta. Una topaia al
mare, condono edilizio o un albergo,
nelle coste incontaminate e violate
del mito. E’ giù paroloni e descrizioni poetiche del paesaggio. Arrivano
sagre, festival, eventi, occorre essere
in forma, premi di poesia ( anche invernacolo) e di pittura, concerti, processioni, che fatica! Alla fine si raggiunge il luogo della vacanza, si scaricano i bagagli, salvagente, computer portatili, gel e fotoromanzi. Ci si
isola per una settimana o per quindici giorni dal mondo,per modo di dire,
abbiamo pagato l’ici il gas e la luce.
Il cane lo disperdiamo nella pineta o
nei boschi del parco del cilento. Intrecciamo relazioni in discoteca,
nuovi incontri per combattere la noia,
per rigenerare le nostre batterie scariche. Nuovi amori tra l’ombra dei
pini, grigliate di pesce findus nelle
serate di gala. Angurie, vino locale
oppure quello doc, a seconda delle
tasche e bambini già viziati che giocano nei parchi, in fila per dieci, e
mangiano gelati e pizzette croccanti
a tutte le ore. E’ estate troicale, ci si
azzuffa per un ombrellone, per un
posto in prima fila del lido, per un
sorpasso azzardato ma poi, dopo
qualche cazzotto e querela si fa pace.
Tutti al concerto in piazza oppure a
quello in cui si paga, c’è la star della
televisione e tante veline abbronzate
con un orecchino sull’ombelico e un
tatuaggio sulle natiche. Tiriamo l’alba come se nulla fosse, ci tingiamo i
capelli per non invecchiare, creme
abbronzanti e anticellulite per essere
giovani e ottimisti. Sulla barca a motore senza tasse ospitiamo gli amici,
le cicche e gli avanzi di cibo li buttiamo a mare, è tutto speciale. L’importante è guardare al futuro, il futuro è
l’informatica, chi ne è al di fuori è
sfottuto per sempre non vale due voti,
ex-lire. In queste notti d’estate in cui
è obbligatorio divertirsi chi non salta
d’estate è .., ognuno conosce un
luogo segreto dove attraversare in un
azzurro mare di lenticchie purchè
non si debba camminare. Di domenica\ sabato, da Napoli, salerno e palinuro è una processione di carni in
scatola di esserei umani e di notte, al
ritorno, un rosario di auto cariche di
mozzarelle e conchiglie usate. A questa estate manca il profumo delle
dune da scoprire, l’odore dei fiori
dell’innocenza e il dolce rumore del
silenzio che ti inebria. A questa estate, come nelle estati precedenti
Centro Internazionale per le
Conoscenze Tradizionali dell’ONU:
HISPA tra le Istituzioni partecipanti
Nasce lo scorso 29 giugno 2007, in Italia a Firenze il Centro Internazionale
per le Conoscenze Tradizionali dell’ONU, voluto fortemente dall’UNESCO per affrontare i grandi temi del
cambiamenti climatici e la desertificazione.
“Le conoscenze tradizionali racchiudono quel sapere antico che ha contribuito a plasmare i nostri paesaggi e i
nostri centri storici offrendo soluzioni sempre rinnovabili per affrontare
le sfide del futuro sostenibile del pianeta” ha affermato il Presidente della
Regione Toscana accogliendo Hama
Arba Diallo segretario generale dell’UNCCD al battesimo del Centro Internazionale per le Conoscenze Tradizionali presso la sede della Presidenza della Regione.
Hispa la Scuola di Alta Formazione per
la P.A. delle Aree Protette voluta dalla
C-M. Lambro e Mingardo (SA) , è partner del Centro Internazionale e il Direttore Arch. Domenico Nicoletti è
tra i 30 esperti internazionali del Cen-
tro. “Questo riconoscimento vede coronare l’impegno di tanti anni della
Scuola che in silenzio e passione si è
dedicata ai temi d’interesse territoriale e delle comunità locali riconosciuti
dal Centro Internazionale nel quadro
dello sviluppo sostenibile e duraturo”
ha affermato Nicoletti aggiungendo,
“paesaggio, conoscenze tradizionali e
valori identitari hanno sempre pervaso le attività della Scuola HISPA dando
un costante contributo alla conoscenza e alla diffusione della cultura locale
per un nuovo modello di crescita fortemente legata alle peculiarità tradizionali, alla storia e alla cultura del territorio”.
Alla luce dei recenti sconvolgimenti
climatici è ormai certo che dobbiamo
ripensare i modelli della crescita e
dello sviluppo e per questo è utile partire dalle conoscenze tradizionali passate al vaglio di millenni di storia che
si rinnova e ci fa condividere strumenti e mezzi che utilizzano al meglio le
nostre risorse rinnovabili.
manca un progetto che non sia solo
catrame, benzina e casino. Manca
un’idea che non sia soltanto clientelare e balneare. Un’idea collettiva
che non sia soltanto un concerto ma
che nasca dall’anima di ognuno di
noi. Auguro a tutti, a partire da me
stesso, un’estate senza spazzatura e
immondizia tra le ville abusive e le
ville autorizzate e tra gli alberghi a
quraranta stelle e a quelli da due lire.
Nella munnezza mi auguro la democrazia. Non so dove Bassolino trascorrerà le sue (meritate) vacanze.
Certamente non a Scampia, Miano,
S. Giovanni a peduccio, Afragola
(dove è nato), a Terzino, a Serre o in
qualche casa della litoranea
salerno\eboli. La mia solidarietà è per
chi vive nell’inferno non solo dell’emergenza del quotidiano tra scippi, furti che costituiscono un’abitudine per quei luoghi e abitanti a cui
se non bastasse, a questa emergenza,
nel 2007, in epoca di informatica e
computer ma anche prima, devono
convivere con spazzatura e immondizia. Nell’epoca della modernità,
della trasparenza, della onestà, della
civiltà la regione deve dare, su questi
temi, risposte serie, concrete e definitive. Non passerelle estive tra miss,
festival, capri e altre stronzate varie..
Sergio Vecchio
Asso G.I.P.S per lo
sviluppo dell’artigianato
Ha riscosso interesse il convegno “I nuovi incentivi alle imprese artigiane”, organizzato
dall’Associazione Giovani Imprenditori della Piana del Sele
in collaborazione con Unimpresa, che si è tenuto presso
“La Fabbrica dei Sapori” di Via
Spineta a Battipaglia. Soddisfazione hanno espresso i due
giovani imprenditori battipagliesi, presenti negli organi direttivi dell’ ASSO.G.I.P.S.,
Amedeo Pesce (Consigliere Industria ed Artigianato) e Donato Ciociola (vice-Presidente e Consigliere Servizi e
Commercio). Notevole infatti
è stato l’afflusso di rappresentanti del mondo produttivo locale, giovani e meno giovani,
interessati al tema ma ancora
di più a dare l’adesione a questa nuova realtà associativa
che conta quasi 200 imprese.
L’incontro è servito ad informare la vasta platea sulle op-
portunità offerte dal bando
pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Regione Campania
di martedì 26 giugno 2007
destinato alle piccole e medie
imprese campane del settore
artigiano.
Molto puntuali sono stati gli
interventi dell’Amministratore di Master Project Antonio
Picone, sulle modalità di presentazione del bando, e quello
del
Vice-Presidente
ASSO.G.I.P.S. Donato Ciociola, che si è soffermato su alcuni aspetti della comunicazione
di impresa finanziati dal bando
ed in modo particolare sull’ecommerce. Incisivo come
sempre l’intervento del Direttore Generale ASSO.G.I.P.S. ,
che ha evidenziato però la esiguità dei fondi messi a disposizione rispetto al numero di
imprese artigiane presenti in
Campania.
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Periodica Italiana
n°26 13 luglio 2007
Le r icette d ell’estate d egli c hef,
maîtres e p asticcieri d i P aestum
L’estate è arrivata. I primi caldi iniziano a farsi sentire con molta vivacità. I
turisti, mai come quest’anno, scarseggiano. Cominciamo a pagare l’emergenza “spazzatura” che da qualche
anno riscontriamo nella nostra regione. Con tanta buona fede, aspettiamo
che le cose cambino. Intanto abbiamo
chiesto ad alcuni chef e maîtres che
operano nella città dei templi di darci
qualche proposta gastronomica per
l’estate. A collaborare con noi abbiamo: Giovanni Ripa di Torre del Greco,
da quest’anno chef all’Hotel Esplanade; Franco Napoleone, maître del ristorante Oasi; Marco Noce, chef del
Domus Hermanos; Maurizio Calabrese, maître del ristorante Le Trabe e Silvio Cirillo, chef pasticciere del Savoy
Beach Hotel. Gli abbinamenti del vino
sono stati curati dall’Amira Paestum.
ECCO LE LORO PROPOSTE:
Piccoli cannelloni di pasta all’uovo
con tocchetti di ricciola, mozzarella
di bufala e finocchi canditi adagiati
su salsa di cannolicchi
Di Giovanni Ripa, chef dell’Hotel
Esplanade di Paestum
Ingredienti per 4 persone: 8 sfoglie
di cannelloni, 400 g di polpa di ricciola, 200 g di mozzarella di bufala, 400 g
di cannolicchi, 1 kg di finocchi, 50 g
di burro, 150 g di parmigiano grattugiato, 1 spicchio di aglio, olio extra
vergine di oliva, sale q.b., peperoncino q.b., buccia di un’arancia e di un limone, prezzemolo q.b.
Tempo di esecuzione 20 minuti – cottura 10 min a 180°
Per la salsa di cannolicchi: soffriggere dell’aglio tritato e del peperoncino,
unire i cannolicchi e cuocere per circa
5 minuti a fuoco alto. Sgusciare i cannolicchi, privarli della sacca nera, filtrare il liquido di cottura con uno “chinoise” e unire del prezzemolo tritato e
l’erbetta dei finocchi.
Procedimento: in acqua bollente cuocere le sfoglie, raffreddarle in acqua
fredda ed asciugarle sopra un canovaccio. Tagliare a piccoli tocchetti la ricciola, la mozzarella di bufala, unire il
sale, i finocchi conditi con peperoncino, olio extra vergine di oliva, buccia di
arancia e limone, precedentemente tagliati a julienne e passarli al forno per
circa 10 min a 180°. Quando gli ingredienti sono ben freddi, amalgamare
tutto in un recipiente e farcire i cannelloni.
Composizione del piatto: imburrare
una teglia, disporre i cannelloni, spolverare con del formaggio e burro fuso.
Appena terminata la cottura, servirli in
un piatto fondo con della salsa di cannolicchi; adagiare i cannelloni e decorare con erbetta di finocchio.
Vino consigliato: Valentina Fiano Paestum Igt, Alfonso Rotolo di Rutino Cilento
***
Farfalle “OASI”
Di Franco Napoleone, maître del Ristorante Oasi di Paestum
Ingredienti per 4 persone: 400 g di
farfalle, 400 g di seppioline già sbollentate e tagliate a julienne, 3 mazzetti di rucola, 300 g di pomodorini, olio
extravergine d’oliva q.b., sale q.b., 200
g
di
provolone
a
scaglie.
Procedimento: in abbondante acqua
salata, far cuocere le farfalle, scolarle e
lasciarle raffreddare per 10 minuti. Preparare in una terrina un’insalata di pomodorini, rucola e seppie, il tutto ben
condito con olio extravergine di oliva e
sale; aggiungere le farfalle e amalgamare il tutto. Guarnire con le scaglie di
provolone.
Vino consigliato: Cilento rosato Doc,
Marino di Agropoli
***
Sovrapposizione di spatola con caponatina di verdure alla menta
Di Marco Noce, chef al Domus Hermanos di Paestum
zucca pastellati. Decorare il piatto
con dell’olio profumato alla menta.
Vino consigliato: Fiix Paestum Rosso
Igt, Cantina Rizzo di Felitto
***
Tocchetti di ananas al pepe nero su
passatina di fragoline
Di Maurizio Calabrese, maître del Ristorante Le Trabe di Paestum
Ingredienti per 4 persone. Per la sovrapposizione: 600 g di filetti di pesce
spatola, 200 g di provola di bufala. Per
la caponata: 2 melanzane, 2 zucchine,
2 mezzi peperoni rossi e gialli, 2 patate medie, 8 fiori di zucca grandi, olio di
oliva q.b., acqua gasata q.b., farina di
riso q.b., sale, foglia di menta.
Procedimento: lavare e mondare le
verdure, tagliare a fette non troppo
spesse le patate e a cubetti non troppo
grandi le restanti verdure. Dopo di che
friggere le fette di patate e spadellare le
verdure separatamente. Far raffreddare
e condire con una spruzzatina di aceto,
sale e le foglioline di menta. Dare una
forma alla caponata in degli stampini
di alluminio, come base utilizzare le
fette di patate. Preparare una pastella
con la farina di riso e l’acqua, pastellarvi i fiori di zucca e friggerli in abbondante olio di semi. Su di una piastra
scottare da ambo i lati i filetti di spatola e la provola precedentemente similmente tagliati. A cottura ultimata sovrapporli. Predisporre nel piatto lo
sformato di caponata, affiancarvi la sovrapposizione e centralmente i fiori di
Ingredienti per 4 persone: 1 ananas
di circa 1,5 kg tagliato a tocchetti –
scorzette di agrumi – 5 cucchiai di
zucchero semolato – 300 g di fragoline frullate con zucchero e limone –
pepe nero q.b. – foglia di menta – granella di mandorle – 30 g di burro –
succo di un limone – succo di 3 arance – succo di 2 mandarini – Grand
Marnier – Grappa Nonino
Procedimento: sciogliere lo zucchero
nella padella. Aggiungere il burro, lasciar sciogliere e successivamente mettere i succhi degli agrumi, il Grand
Marnier, l’ananas, le scorzette di agrumi tagliate a julienne e lasciar cuocere
qualche minuto e flambare con la grappa. Servire in un piatto fondo adagiando l’ananas sulla passatina di fragoline,
una macinata di pepe nero, la granella
di mandorle guarnendo con foglioline
di menta.
Nozze d’oro Corsetto
Rosanna Corsetto hanno
festeggiato il 50esimo anniversario del loro matrimonio circondati dalla felicità
dei figli Rosanna,Vincenzo e
Antonio e dai sorrisi del nipotino Umberto. A loro
vanno gli auguri della redazione di Unico.
Franco Martino, sindaco di Aquara, ha coronato il suo sogno
d’amore
sposando
Giusy. Ad entrambi gli
auguri della redazione.
Paola Gorrasi e Antonio Dotoli si sono
detti si sabato 30 giugno. Tanti auguri dai
familiari e dalla redazione di Unico.
Crostata di pasta frolla con crema al
limone e frutta d’estate
Di Silvio Cirillo, Chef pasticciere al
Savoy Beach Hotel di Paestum
Ingredienti e preparazione per la
pasta frolla: 500 g farina, 300 g burro,
180 g zucchero a velo, 60 g farina di
mandorle, 100 g uova, 1 g sale, ½ baccello di vaniglia, ½ limone. Lavorare
burro e zucchero, unire le uova, incorporare tutti gli altri ingredienti, foderare una tortiera da 22 cm e cuocere in
forno a 180° per 10-15 minuti.
Ingredienti e preparazione per la
crema al limone: 3 dl succo di limone,
600 g zucchero, 600 g uova intere
(circa 12), 400 g burro, zeste di 4 limoni. Scaldare il succo di limone con 300
g di zucchero e le zeste di limone. A
parte bianchire le uova con il restante
zucchero, unire le masse e cuocere alla
rosa (85°). Lasciar raggiungere la temperatura di 40°, unire il burro precedentemente ammorbidito.
Ingredienti e preparazione per il savoiardo: 250 g albume, 230 g zucchero, 160 g tuorli, 230 g farina. Montare
gli albumi con lo zucchero. Sbiancare
i tuorli ed unire al primo composto.
Aggiungere la farina con delicatezza.
Cuocere in forno a 180° per 7-10 minuti.
Altri ingredienti: 40 g marmellata di
albicocche, 100 g mirtilli, frutta fresca
di stagione ( pesche gialle, kiwi, melone, ananas e fragoline), maraschino.
Montaggio: stendere un leggero strato di marmellata di albicocca sul fondo
di frolla. Aggiungere un primo strato
di crema al limone e cospargere di mirtilli. Adagiare il savoiardo sulla crema
e bagnare con il maraschino. Aggiungere altra crema e decorare con fettine
di frutta fresca.
Vino consigliato: Lambiccato moscato, Longo di Bellizzi

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