Eco del Batacchio 3

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Eco del Batacchio 3
EDITORIALE
E siamo al terzo numero, signori! Compagnia come al solito per una piacevole manciata di minuti tra una lezione
e l’altra. Rapido passaggio in rivista dei bocconi più succulenti del menù. Nel SERIOUS CAT un pezzo . In
VITA DI CHIOSTRO ci concentreremo sulla tradizionale nicchiatio dell’Agostinianum (della serie “NO NON È
MORTA LA GOLIARDIA!!”). MONATTO CONSIGLIA vi offre anche questa settimana il consueto avviso di
prodotto imperdibile, utilerrimo e assolutamente design mentre in CULTURA E FINEZZA ospite ancora una
volta Pietro Metastasio. Rimane solo da dire che con questo numero nuova ondata di fortunelli che potrebbero
aggiudicarsi la copia a colori, quindi niente scrupoli e pregate di stare simpatici a chi distribuisce il giornalino. E
se per caso li prendete a insulti sulla porta come i Comunisti… beh, che non vi si rizzi più!
W
VITA DI CHIOSTRO
Ben venga maggio, cantava il poeta. E noi che figli
siamo, cantiam cantiam cantiamo! A parte le burle e i
lazzi, il 10 maggio i ragazzi dell’Agostinianum ci
regaleranno un momento di tradizione procedendo
all’annuale parata delle matricole in colorata
carnacialata (supereroi, Alice nel paese delle
meraviglie alcuni temi degli anni passati). Tutto
comincerà verso le 11.30/ 12.00 con la suddetta
processione, seguita dalla nicchiatio sulla facciata del
Collegio. I Monatti, nell’anno del loro ufficiale
rientro in Università, saranno presenti; con loro
legazioni delle altre università cittadine e, pare,
addirittura il Golia in persona!
«Durante la festa, ciascuno
si sveste dei propri abiti
sociali. Non esiste più il
borghese,
il
figlio
dell’operaio, dell’impiegato
o
dell’imprenditore.
Diventiamo tutti uguali.
Dall’esterno sembra tutto
una pagliacciata. In realtà è
un rito di passaggio, il
simbolo di un nuovo inizio.
Atletico lancio di
E nessuno è costretto a
secchiata
farlo». Tali le
Commoventi parole di un agostino fracido ma
contento. Venite a farci compagnia, gente della
Cattolica, usate diversamente e goliardicamente una
pausa pranzo!!
CULTURA…
Dice Pietro Metastasio (1698-1782):
«Voce dal sen sfuggita / poi richiamar non vale:
non si trattien lo strale, / quando dall'arco uscì»
… E FINEZZA
Ammonisce l’Anonimo scoliasta:
«Sem di cappella uscito / poi richiamar non vale:
non si trattener lo strale / quando dal pen fuggì.»
MONATTO CONSIGLIA
Si avvicina l’Estate, la spiaggia e la prova
costume; voi tutte studentesse altro non
aspettate che coordinare il topless
all’orecchino e alla borsa, e alle ciabatte…e
l’ombrellone con cosa fa pandance?
Creperanno di bile le
vostre amiche quando vi
vedranno arrivare con
questi splendidi parasole
da calzatura, perfetti per
prevenire il surriscaldamento dei pollicioni (e la
conseguente fetenza di piede, che così spesso rovina i
flirt estivi) nonchè l’abbronzatura delle scarpe
bianche!
Prezzo
imbarazzantemente
alto
(millecentanta euri) per un prodotto inutile ma
destinato a diventare la tendenza dell’Estate!
BAH, LINGUE MORTE…
«Ma perché diamine studiamo latino e greco? Lingue morte e sepolte, come tutti quelli che
le parlavano, dannazione!» È un commento che ogni bravo studente urla almeno una decina
di volte durante il liceo, solitamente fiorendolo con osservazioni più o meno colorite su
cosa Cicerone avrebbe dovuto fare con le sue pergamene o sull’antichissima professione
esercitata dalla madre di Tucidide.
Allo stesso modo, ogni bravo insegnante, almeno una decina di volte l’anno, deve render
conto ai propri studenti, cercando di convincerli dell’utilità di quelle materia su cui
sputano sangue. Molto spesso, purtroppo per gli studenti, queste difese non paiono
molto convincenti e anzi, non lo sono proprio: «Il latino apre la mente!» «E quindi?
Anche la matematica apre la mente». E ancora: «la mitologia latina e greca sono
formative!» «Come no! Zeus esempio di fedeltà, vero?» Perché allora continuiamo a
ritenere giusto e sacrosanto che i ragazzi si formino sulle lingue e i testi antichi, se non
danno nulla che non possano dare altre materie?
Come molti grandi problemi della vita trovano soluzione nei momenti più assurdi e per
puro caso, così la risposta più bella a questo interrogativo me la diede un barbone
incontrato su un treno, un clochard philosophe, se si vuole, che sembrava uscito da un
libro. Sentì che io e mio fratello stavamo discutendo di teatro greco (quanto è bello l’Edipo Re, quanta profondità
in quelle pagine!), ci si avvicinò e ci chiese: «scusate ragazzi, che cosa studiate?» «Mio fratello fa il liceo classico;
io sono al terzo anno di lettere classiche in Cattolica», risposi. Il barbone si tirò su, si aggiustò la giacca e ci strinse
calorosamente la mano dicendo: «oh! Finalmente! Due ragazzi che hanno guadagnato 2000 anni».
Tutto mi fu immediatamente chiaro.
Noi non studiamo i classici perché la lingua latina o greca sia bella e utile di per sé, dato che non lo è nè più nè
meno di tante altre. La lingua non è che un mezzo per arrivare a quello che davvero interessa, il testo, e dietro di
lui, l’uomo che un giorno di migliaia di anni fa strinse in mano uno stilo e consegnò, scrivendole, le sue parole e sé
stesso alla storia, donandosi generosamente a noi. Il classico è tale perché è eterno, come l’Uomo. E tutto questo
salta subito all’occhio, appena apriamo un qualsiasi testo antico: la lancinante malinconia dei Tristia di Ovidio, in
esilio lontano miglia e miglia da Roma, sul Mar Nero, è forse diversa da quella di un profugo imbarcato su un
gommone che abbandona la sua patria? La vitalità di Orazio trasuda dai suoi versi, pennellate vivide di vita
quotidiana e attuale: leggiamo la “satira dello scocciatore” e pensiamo “eh sì, quanti ne conosco così!”. E che dire
della bellezza di Saffo, che descrive i sintomi dell’infatuazione (il sudore che cola copioso, il cuore che batte a
mille…sono sempre quelli!)? E l’amore folle e travolgente di Catullo, i cui versi schietti rimangono impressi a
fuoco nei cuori di ogni liceale? Il commento è che Catullo piace perché lui “è uno di noi”.
Sì, l’autore antico “è uno di noi”; quelli sono uomini come noi, anzi, siamo noi proiettati duemila anni fa. Ed è per
questo che ci formiamo e formeremo i nostri figli in loro compagnia: dietro i caratteri del greco antico, dietro gli
iotacismi, gli ablativi assoluti e i composti di fero c’è tutto un mondo fatto di uomini in carne ed ossa, che hanno
camminato sulla nostra terra, hanno amato quello che amiamo noi, hanno pianto come piangiamo noi e non
aspettano altro che esserci compagni nella vita e accompagnarci con le loro esperienze, sempre presenti in quelle
pagine che hanno sfidato i secoli.
THE JUMPING FATMAN
Nel frattempo, in rete…