La caduta del fascismo, la nascita della Repubblica e la nuova

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La caduta del fascismo, la nascita della Repubblica e la nuova
La caduta del fascismo, la nascita della Repubblica e la nuova costituzione repubblicana
I disastrosi risultati bellici, la perdita di consenso del regime fascista, la polemica contro il forte
accentramento di potere nelle mani di Mussolini (dal 1939 il Gran Consiglio del Fascismo non lo si
convocava; dal 1940 Mussolini aveva assunto anche il comando delle Forze Armate) portano il
Gran Consiglio del Fascismo a votare un ordine del giorno con cui si rimette il potere nelle mani del
Sovrano (ordine Dino Grandi 24 luglio 1943).
E' una <<sfiducia politica>> al Duce. Con la riacquisizione dei poteri da parte del Sovrano il
sistema istituzionale fascista si sfascia.
Il 25 luglio 1943 il Sovrano revoca Mussolini e nomina il maresciallo Badoglio nuovo capo del
Governo. Nasce un governo di militari e funzionari fedeli al Re, Mussolini e altri fascisti vengono
arrestati.
Con i primi provvedimenti del nuovo Governo si sopprimono il PNF, la Camera dei Fasci e delle
Corporazioni, il Tribunale Speciale e, entro 4 mesi dalla fine della guerra sarà eletta una nuova
Camera dei deputati. Del vecchio assetto costituzionale sopravvivono la Corona e il Governo Regio.
Il Parlamento è privato di uno dei suoi due rami. Dunque, tutti gli atti con forza di legge vengono
adottati dal Governo nella forma di decreto legge.
Il rinnovato appoggio alla Germania nazista, il mancato sostegno agli antifascisti, l'incapacità nei
contatti con le Forze Alleate portarono alla stipula di un pessimo armistizio ( Cassibile, 3 settembre
1943). L'8 settembre, il Sovrano, la famiglia reale, Badoglio e pochi Ministri fuggono da Roma
lasciando alla mercé di tedeschi e fascisti il Paese.
Intanto nasce un nuovo Stato sovrano guidato da Mussolini ( la Repubblica Sociale Italiana), a
Brindisi si insediano i residui organi costituzionali del Regno. Gli Alleati ne riconoscono la
legittima rappresentanza. In seguito al comportamento tenuto dalla maggioranza delle Forze
Armate, il 29 settembre 1943 viene stipulato un nuovo armistizio a Malta.
Con l'avanzare delle Forze Alleate si instaura un regime di occupazione militare, quanto richiesto da
esigenze belliche, e si attribuiscono funzioni di governo alle autorità italiane, sempre sotto il
controllo degli Alleati.
L' “Italia del re” espande la propria competenza territoriale molto lentamente ( nel febbraio 1944 il
Governo si trasferisce a Salerno, ad agosto a Roma), la sovranità nazionale risulterà limitata fino
all'insediamento dell'Assemblea Costituente ed alla stipula del Trattato di Pace.
Problema centrale del nuovo governo regio è il rifiuto delle forze politiche antifasciste (CLN) di
sostenerlo malgrado l'impegno di far decidere al futuro Parlamento la questione Monarchia –
Repubblica; non si vuole condividere la responsabilità con chi ha condotto il Paese allo sfacelo.
Anzi, si chiedono le dimissioni di Vittorio Emanuele III e del Principe ereditario, con la
conseguente creazione di una Reggenza. Ma è necessario rafforzare il Governo a livello nazionale e
internazionale. Dunque, antifascisti e Monarchia (con il consenso alleato) stipulano un
compromesso (“ Patto di Salerno”, aprile 1944): il Sovrano si impegna ad uscire dalla vita pubblica
nominando il figlio Umberto Luogotenente del Regno. Il CLN si impegnerà lealmente a livello
governativo, rinviando la questione istituzionale alla futura Assemblea Costituente, eletta dal
popolo dopo la guerra.
Liberata Roma, il Patto di Salerno sarà attuato con il governo Bonomi – rappresentativo del CLN –
e l'adozione di una Costituzione provvisoria (Dec.Leg.151/1944). La scelta tra Monarchia e
Repubblica è rinviata alla futura assemblea costituente, ci si impegna per una “tregua istituzionale”,
provvisoriamente la fonte normativa primaria saranno i decreti legislativi (adottati dal Governo e
sanzionati dal Luogotenente: Decreti Legislativi Luogotenenziali).
Le vicende militari, la politica internazionale, la difficile ricostruzione del Paese e la sua
defascistizzazione mettono in crisi le compagini governative. Il sistema di Salerno però regge, il
CLN si rafforza tramite la crescente adesione popolare. Con la definitiva liberazione nasce un
governo rappresentativo di nuove forze politiche, che comprendono che lo Stato dovrà essere
riedificato su nuovi valori: il diritto di voto è esteso alle donne, gli organi degli enti locali tornano
elettivi, si avvia l'autonomia regionale, alcuni limiti ai diritti di libertà vengono cancellati.
Nell'aprile 1945 nasce la “Consulta Nazionale”, organo con poteri consultivi e di proposta nei
confronti del Governo, composta da membri di nomina governativa appartenenti al CLN.
La fine dello Stato di guerra impone la concretizzazione degli impegni del decreto 151/1944.
Intanto la tensione tra le forze politiche sale. Con il D.L.Lgt. 98/1946 (seconda Costituzione
provvisoria) si decide che la scelta tra Monarchia e Repubblica avverrà con “referendum popolare”
in contemporanea alle elezioni per l'Assemblea Costituente. Infine il Governo disporrà del potere
legislativo, tranne che in materia costituzionale elettorale e di politica estera.
Intanto si rompe la tregua istituzionale. Il 9 maggio 1946 Vittorio Emanuele III abdica a favore del
figlio Umberto. Il CLN non reagì per non minare la scadenza elettorale.
Il 2 giugno 1946 il referendum sancisce la vittoria della Repubblica con uno scarto di soli 2 milioni
di voti. L'Assemblea intanto elegge Presidente provvisorio della Repubblica Enrico de Nicola.
Con questi due eventi le limitazioni alla sovranità nazionale (derivanti dall'armistizio del settembre
1943) hanno termine. Nel febbraio 1947 si stipula il Trattato di pace, approvato poi dall'Assemblea
Costituente.
L'Assemblea sarà composta soprattutto da DC,PSIUP e PCI. Numerose forze politiche liberaldemocratiche o conservatrici si spartiranno i posti residui.
I lavori dell'Assemblea si basano sul decreto 98/1946, con il quale l'Assemblea può prorogare la
propria durata oltre il termine massimo (8 mesi). Resterà in carica fino a gennaio 1948. fu criticata
l'assegnazione dei poteri legislativi al Governo (decreto 98/1946). Si arrivò ad un compromesso. Il
Governo avrebbe trasmesso all'Assemblea i progetti di decreto. Quest'ultima avrebbe stabilito quali
lasciare all'approvazione governativa e quali invece all'Assemblea stessa.
I lavori procedono lentamente causa la scelta dei partiti di non presentare propri progetti di
costituzione rendendo così difficile e complessa l'elaborazione di un progetto comune, tenendo
conto anche delle diverse divaricazioni politiche.
Viene nominata anche una “Commissione per la Costituzione” (“ Commissione dei 75”, dal numero
dei suoi componenti, scelta in proporzione alla consistenza dei gruppi politici rappresentati
nell'Assemblea), che poi si suddividerà in tre sottocommissioni ed altri organi per elaborare
brevemente un articolato progetto. Il dibattito inizia nel marzo 1947, l'approvazione arriva il 22
dicembre 1947. La Commissione resterà in carica un altro mese per l'adozione di alcune importanti
leggi costituzionali ed ordinarie.
Solo in apparenza l'Assemblea impiegò molto a completare il suo lavoro se si tiene conto dei
problemi da risolvere e della forte eterogeneità degli schieramenti. C'era però il desiderio comune di
dare subito alla Repubblica la sua legge fondamentale. Prevalse il dialogo, anche dopo la
frammentazione del CLN (primavera 1947).