L`esplorazioneinfinita delTimavo:scoperte nuovegalleriesommerse

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L`esplorazioneinfinita delTimavo:scoperte nuovegalleriesommerse
IL PICCOLO LUNEDÌ 19 AGOSTO 2013
Conclusala
spedizionedegli
speleosub
francesiguidati
daClaude
Touloumdjianal
PozzodeiColombi
eall’Abissodi
Trebiciano
23
speleologia » le ricerche
di Pietro Spirito
J
ean-Pierre Stephanato e
Christian More scivolano in
acqua dalla piattaforma galleggiante fissata con le corde su
due lati della cavità. Tra muta stagna, autorespiratori rebreather,
bombole Nitrox, torce e sagole
sono talmente carichi di roba
che sembra impossibile riescano a nuotare e a muoversi senza
soccombere sotto tutto quel peso. Invece fra poco spariranno
nell’acqua buia della grotta, che
hala temperaturaditredicigradi
e la trasparenza di un caffellatte,
scivolando verso un fondo che
non c’è. Sulla zattera ingombra
di materiali Marc Douchet osserva le loro sagome luminescenti
svanirelentamente.
Siamo nel Pozzo dei Colombi,
alle spalle della chiesa di San Giovanni di Duino, a un passo
dall’autostrada: è una verticale
diventicinque metricheschiude
l’uscio oscuro in mezzo alla boscaglia e finisce dritta sulla superficie del fiume Timavo, due metri sopra il livello del mare. Questaèl’ultimadelledodici finestre
aperte sul Timavo prima che il
fiume misterioso sfoci nell’Adriaticoattraversoletre bocchedelle
sue mitiche risorgive, quelle che
il poeta Virgilio voleva risonassero “con alto frastuono” . Il Pozzo
dei Colombi non si arresta sulla
superficie del fiume dove galleggia la piattaforma che fa da base
agli speleosub: da lì le sue acque
sprofondano da qualche parte
per almeno ottanta metri, molto
al di sotto del fondale marino, e
non si sa bene dove vadano a finire. Jean-Pierre, Christian e
Marc stanno cercando di scoprirlo.
A venti chilometri da qui, a
quota -329 metri, in fondo
all’Abisso di Trebiciano - altra finestra affacciata sul fiume che
non c’è - Michel Philips ha raggiunto in immersione il lago Boegan, sbucando nella galleria scoperta il giorno prima, e ora percorre sott’acqua quel corridoio
sconosciuto per diverse decine
dimetri.
La squadra di speleosub francesi, tra i migliori esploratori di
acque sommerse al mondo, è alle ultime battute della “Timavo
System Exploration 2013”, la spedizione speleosubacquea - appena terminata - organizzata dalla
Società Adriatica di Speleologia
(Sas) e dalla National Cave Diving Commettee, braccio operativo della Fédération française
d’études et de Sports Sous-Marins. La spedizione ha segnato la
nuova tappa del “Timavo
Project”, avviato nei primi anni
Novanta della Sas e dalla Commissione Grotte E. Boegan
dell’Alpina delle Giulie. Allora,
dopo due anni di esplorazioni
che diedero ottimi risultati (il record di –80 metri nel Pozzo dei
Colombi e 420 metri di nuove
galleriesommerseaTrebiciano),
le ricerche si fermarono perché,
spiega Paolo Guglia della Sas, «di
Qui sopra, la caverna nell’Abisso di Trebiciano in un antico disegno conservato ai Civici Musei di Storia e Arte. In alto e sotto, la spedizione “Timavo System Exploration 2013” (Foto A. Maizan)
L’esplorazione infinita
del Timavo: scoperte
nuove gallerie sommerse
fatto erano stati raggiunti i massimi risultati possibili ai quei tempi in termini di tecnologie e attrezzature».
Ma in vent’anni le cose sono
cambiate, e oggi le più avanzate
tecniche di immersione subacquea (ad esempio l’uso dei rebreather, autorespiratori ad elevata
autonomia) permettono di superare quei limiti. Ed è ciò che l’
équipe francese guidata da Claude Touloumdjian, decano degli
speleosub con cinquemila immersioni profonde all’attivo, è
riuscita a fare. Anche se, confessano gli esploratori francesi,
«meno di quanto sperassimo».
D’altro canto quella del fiume Timavo è una delle più lunghe esplorazioni sotterranee
della storia: quasi duecento anni di ricerche per capire come e
dove si muove il fiume nascosto di Trieste, che nasce con il
nome Reka dalla sorgente Turkove škulje nella Val Malacca,
in Croazia, a ridosso del confine con la Slovenia, attraversa in
gran parte sottoterra tre repubbliche per almeno novanta chilometri e sfocia in mare a Duino.
Da quando le acque del Reka
furono scoperte nelle Grotte di
San Canziano, nel 1823, la caccia al fiume fantasma non si è
mai fermata. Il primo vero impulso fu dato il 6 aprile 1841
dall’ingegnere minerario An-
ton Friedrich Lindner, che a forza di braccia e di mine, e a spese della propria salute, dopo
cinque mesi di sforzi riuscì a
raggiungere assieme al cavatore Luca Kral e al minatore Antonio Arich l’immenso cavernone sul fondo dell’Abisso di Trebiciano, dove da svariati millenni il Recca/Timavo scorreva allegro e indifferente agli umani.
Da allora le esplorazioni non si
sono più fermate. Da San Canziano all’Abisso dei Serpenti fino alla Lazzaro Jerko e al Pozzo
dei Colombi oggi sono dodici le
cavità abissali che precipitano
dritte sul fiume nascosto, del
quale a tutt’oggi si conosce sì e
no il 15 per cento dell’intero sviluppo. «È come provare a ricostruire l’impianto elettrico di
La zattera d’appoggio per i sub nel Pozzo dei Colombi (Foto P. Guglia)
un’antica villa avendo a disposizione solo un paio di punti luce», commenta Guglia. Non è
un caso se dai tempi della preistoria e fino all’epoca classica
le sue foci abbiano radunato
tutta una serie di divinità, compresi Diomede, Ercole e Saturno. E non è un caso se con il
passare dei secoli la voglia di
svelare i segreti del fiume invece di scemare sia aumentata, al
punto che in certi casi l’esplorazione sotterranea ha assunto i
connotati di un’opera titanica.
Come per la Grotta Luftloch, a
metà strada fra Trebiciano e
Fernetti, nella Dolina delle Cloce, dove da ben tredici anni
squadre della Sas continuano a
scavare lottando contro frane
da puntellare e la pericolosa - e
anomala - presenza di anidride
carbonica nell’aria, cercando
di raggiungere l’acqua del Timavo, che fa capolino tra i pozzi solo nella stagione delle piene, oltre i -245 metri di profondità finora raggiunti.
Al tempo di Lindner sapere
dove guizzava il Timavo era
fondamentale per immaginare
un possibile rifornimento idrico di Trieste nelle stagioni afflitte dalla siccità. Oggi l’acqua dei
nostri rubinetti arriva dalle pianure friulane, e anche se l’interesse scientifico viene sempre
al primo posto, «è la voglia di
esplorazione che ci sprona,
l’idea di andare là dove nessun
essere umano è mai stato prima», ammette Marc Douchet.
«L’acqua sarà comunque un
problema nei prossimi anni, e
le ricerche del Timavo sono
fondamentali in questo senso»,
aggiunge Sergio Dambrosi, presidente della Sas, che all’imbocco dell’Abisso di Trebiciano ha
allestito una Stazione sperimentale ipogea. «Certo per il
grande pubblico non è facile capire questo bisogno d’infilarsi
nel buio», chiosa Benjamin
Guignet, giovane cineasta francese che ha seguito passo passo con le telecamere la squadra
di Claude Touloumdjian, e ha
intenzione di produrre un film
dedicato agli speleologi di ogni
era.
I risultati della “Timavo System Exploration 2013” saranno presto resi noti nel dettaglio. «Intanto, però, possiamo
dire che il Timavo è in buona
salute - dice Marco Restaino,
uno dei più giovani speleo votati a svelare i misteri del fiume -:
nel corso delle immersioni
all’Abisso di Trebiciano sono
stati osservati decine di protei,
e questo è un buon segno». «In
quanto all’esplorazione vera e
propria - continua Restaino - il
rilievo che verrà prodotto farà
ulteriore luce su quel poco che
sappiamo del Timavo, servirà a
tracciare nuove mappe del fiume, e darà impulso a nuovi studi nell'area e alla formulazione
di nuove ipotesi riguardo le dinamiche delle acque sotterranee a cavallo dell'ormai ex confine». «Tuttavia - conclude lo
speleologo - come sempre constatiamo che le istituzioni preposte alla tutela e alla distribuzione dell’acqua continuano a
disinteressarsi di questi argomenti, nonostante il problema
e la ricerca dell' approvigionamento idirico siano una necessità stringente».
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